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16 aprile 2010

0074 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] Il codice delle micrologie

| Parentesi:
L'inchiesta OLTRE IL SENSO DEL LUOGO
diventerà un libro on-demand il gruppo OPLA+ sta già lavorando alla realizzazione grafica.
Presto tutti gli autori dell’inchiesta riceveranno una mail per l’autorizzazione di rito.
Qualora ci fossero dei guadagni Wilfing Architettura li utilizzerà per un concorso d'idee.
Sono graditi i vostri suggerimenti.

Di seguito una nota critica di Matteo Seraceni blogger di
=Architettura= =Ingegneria= =Arte= - sull'inchiesta |


Ti avevo promesso un commento finale al tuo post sui blog di architettura ed eccomi qui. Da diverso tempo ormai scambiamo opinioni e penso che ormai tu abbia capito quali sono le mie idee;
OLTRE IL SENSO DEL LUOGO mi è sembrata una bella iniziativa e lo spunto per cercare di capire qualcosa in più sul panorama architettonico italiano (ma anche estero).
Mi pare più che ovvio che il sistema sia malato, a più livelli: il primo problema è di ordine sociale (o burocratico, dipende dal punto di vista) ed economico; il secondo è inerente a ciò che l'architettura rappresenta oggi per i professionisti e per la gente comune.
Per quanto riguarda il primo problema credo che già hai speso molte pagine interessanti nel tuo blog: le speculazioni, le collusioni con la mafia, l'incapacità della classe politica sono problemi reali che (purtroppo) vengono ignorati quotidianamente; difficilmente nella rete ho trovato uno spazio in cui si possa parlare apertamente di queste cose.
Oltre a questo l'incapacità del sistema di gestire un'architettura aperta a tutti; ti voglio riportare le parole di Pietro Pagliardini, nelle note al testo di Salingaros sulle archistar:
Da quel poco che mi risulta, e da quanto riesco ad intuire, non esiste alcun paragone possibile tra la forza di un sistema mediatico-culturale ormai consolidato da decenni di relazioni, amicizie, scambi di favori leciti e meno leciti nel sistema dei concorsi (d’architettura e universitari) e dall’occupazione permanente nelle varie riviste, supportato vigorosamente dal potere economico degli immobiliaristi, che poi nel caso italiano coincidono quasi sempre con i nomi più importanti dell’economia e della finanza, nei confronti di un manipolo di persone (manipolo è un modo di dire e non un riferimento politico) cui non si fa vincere un concorso che sia uno, non potendo godere appunto di scambi di favori, che non ha diffusione da parte della media, non viene praticamente citato, se non per dileggio, nelle facoltà d’architettura, non ha imprenditori di riferimento.[1]
Ovviamente non voglio combattere contro i mulini a vento e mi rendo conto benissimo che la cultura dei “media” e la corrispettiva controparte economica gestiscono ormai in maniera univoca la società (in fondo c'era da aspettarsi che il sistema capitalistico – o comunque quello che ne rimane dopo la caduta del muro – avrebbe presto inglobato in toto il campo architettonico).
Il codice architettonico diventa pertanto “brand”, l'edificio “pubblicità” e le prestazioni professionali “merce di scambio”; è impossibile pensare ad un nuovo progetto senza prima valutarne i risvolti economici. Per citare un caso concreto, quando Cucinella “appiccica” pannelli solari ai suoi edifici per farli diventare “ecosostenibili” di certo non è mosso da interessi “ecologici” (vedi il municipio di Bologna): quale migliore pubblicità che cavalcare l'onda dell'ecologismo per “vendere” il proprio marchio? Interesse confermato dall'intervista su Wired, giornale per “non addetti ai lavori” ma che riesce oggi a catturare più attenzione delle riviste del settore (perché architettura oggi è moda: ci sono articoli su riviste del settore che ormai sono più simili a quelli che appaiono su Glamour e Cosmopolitan).


Probabilmente questo in parte spiega le risposte dei blogger, che dimostrano un'estensione diffusa di quello che De Fusco chiama “codice delle micrologie”
.
[2]
Il termine è molto felice a mio parere, perché traduce l'incredibile spezzettamento odierno, e serve da spunto per parlare della seconda parte di problemi che oggi affliggono il mondo dell'architettura. È chiaro che da tempo (a parte pochi casi isolati), si è smesso di costruire “per le persone” (lo so, è un concetto molto vago, ma credo possa rendere bene l'idea): c'è una distanza ormai abissale fra i bisogni delle persone e l'edilizia e l'urbanistica come viene intesa oggi.

Cosa significa quindi “architettura”?


È possibile discernere fra “architettura” e “edilizia” (o “architettura” e “scultura”)? Credo che in fondo sia questa la domanda che ponevi (poiché citare l'architetto di riferimento implicitamente suggerisce l'idea che questo sia legato ad un certo modo di fare architettura).
C'è un paradosso interessante: i grandi nomi sono interessati a portare avanti le proprie “idee” spesso a discapito della vivibilità stessa dell'opera, ma producono (forse) lo 0,001% dell'architettura mondiale (in pratica un numero irrisorio, che non ha paragone ad esempio nella musica o nella pittura o nella letteratura, dove ci sono correnti condivise dalla maggior parte degli artisti); dall’altra parte più del 90% del costruito potrebbe venire annoverato in una sorta di “architettura “eclettica” (a dir poco), del tutto diversa da quella dei grandi nomi, in cui gli interessi speculativi però portano a luoghi altrettanto invivibili.

Purtroppo il discorso sembra costantemente incentrato su valori formali: c’è mai qualcuno che, oltre a diagrammi, decostruzioni, postmodernismi, e chi più ne ha più ne metta, riesca veramente a progettare per chi quei luoghi li andrà ad abitare? Il Razionalismo ha fatto numerosi sbagli puntando su un’ottica illuministica di controllo del reale attraverso mezzi razionali; ma quello che vedo oggi è la stessa impostazione, attuata solo con mezzi diversi. La geometria ha perso il carattere rigido e formale iniziale e ha assunto forme mutuate dalle recenti conquiste matematiche (e da strumenti computerizzati), ma lo spirito è lo stesso: utilizzare schemi compositivi più o meno arbitrari per definire la forma architettonica.

Inoltre, come il postmoderno non è riuscito a plasmare strumenti facilmente diffondibili e chiari, allo stesso modo l'architettura odierna non offre mezzi certi per intervenire sul reale; da un parte c'è l'eccezionalità delle singole opere e gli strumenti con cui vengono realizzate, dall'altra la non bene definita finalità della stessa, il suo significato profondo.
In questo la teconologia informatica ha dato una forte scossa alla progettazione: il computer ha portato una frattura nel modo di concepire la composizione (e qui mi lego all'altro tuo post).
Oggi appare chiara la possibilità di lavorare direttamente con un “modello” tridimensionale anziché con le forme bidimensionali della progettazione “classica” (o perlomeno con un’unità di tutte le rappresentazioni, cosa che nel disegno a mano non era possibile; la costruzione di plastici o modelli offriva una certa approssimazione di quello che si fa oggi col computer, ma non avevano di certo la sua immediatezza). Quello che la matita “costringeva” ad ideare all’interno della propria testa ora viene riversato sullo schermo del computer: quindi si “sente” meno il mezzo e non ci si deve preoccupare neanche troppo di tenere a mente tutti i particolari di un progetto, visto che c’è il computer che li correggerà (come Gehry ci ha dimostrato in più occasioni). Prima si disegnava e poi si verificava col modello, ora si fa il contrario.


Quindi da una parte si perde “controllo” sul progetto, ma dall’altra un passaggio dal 2D al 3D obbliga a definire il modello fin da subito con una certa rigorosità. Nel disegno bidimensionale alcuni dettagli potevano rimanere inespressi addirittura fino alla fase esecutiva, o differiti secondo tempo diversi; questo oggi non è più possibile.
A mio parere queste nuove possibilità dovrebbero dare lo stimolo per affiancare all'incessante ricerca della “forma” perfetta anche strumenti utili per il controllo ambientale ed urbanistico dell'edificio costruito (mentre purtroppo le case si dimostrano sempre più scadenti ed invivibili).

Quello che manca oggi è un solido movimento che cerchi di “tirare le somme” da questo coacervo di proposizioni ed esperienze più o meno significative: appare urgente oggi porre dei punti fermi da cui avviare nuovi sviluppi, anziché continuare a spezzare il grande fiume dell’architettura in una miriade di rivoli secondari.
Serve una sintesi. La penuria di trattatisti seri dimostra questo impasse. Credo sia quanto mai d’obbligo un rinnovamento globale all’interno della progettazione e della teoria architettonica sia per quello 0,001% di grandi nomi, sia per i molti professionisti che oggi risultano inadeguati alle nuove sfide che l’architettura propone.

Quale deve essere lo spirito di questa grande sintesi?


Beh...non posso rispondere a tutto (ma ti assicuro che ci sto pensando da molto).


Credo comunque che rendersi conto del baratro sia già un passo avanti.


Ricevuto l'11 gennaio 2010 pubblicato il 16 aprile 2010

Intersezioni --->OLTRE IL SENSO DEL LUOGO

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Note:

[1]
Nikos A. Salingaros, "No alle archistar", edizioni LEF, Firenze, 2009


[2] Renato De Fusco, "Storia dell'architettura contemporanea", ed. Laterza, Bari, 2000 (capitolo 8 del libro): «Nella produzione architettonica del ventennio '50-'60, quando cioè le maggiori tendenze del Movimento Moderno erano entrate in crisi, poiché l'orientamento dominante era la «contestazione del presente», le due linee operativamente percorribili risultavano rispettivamente un ripensamento della tradizione e un tendere verso soluzioni futuribili.
Che cosa è cambiato da allora? A primo acchito si può dire che tanto l'interesse per la storia quanto quello per un futuro possibile siano rimasti costanti ma con accenti notevolmente diversi: il recupero della tradizione in molti casi s'è trasformato in un dichiarato eclettismo, l'utopia s'è paradossalmente realizzata, almeno nella sua componente tecnologica. È andata invece perduta quella «contestazione del presente», ricca di spinte rivoluzionarie che, dopo la fase acuta del '68, sembra totalmente abbandonata.
Tutto il dibattito odierno risulta incentrato sulla questione della modernità, anzi su una generale condizione post-moderna (di cui l'omonima tendenza architettonica non è che un sintomo e nemmeno tra i più significativi), cui va associata, ma con le distinzioni che vedremo, la cosiddetta condizione post-industriale.
Per conservare la struttura del nostro libro, è necessario prima descrivere questa generale condizione post-moderna, non considerandola una realtà storica - equivoco che ha sempre accompagnato la storiografia del Movimento Moderno - ma come un modo di nominare, illustrare ed interpretare l'insieme dei caratteri esponenti della stagione culturale contemporanea; successivamente, una volta «costruito» questo quadro interpretativo, si potranno classificare in esso opere, fatti ed idee di architettura relative alle tendenze in atto. Nella mia prospettiva pertanto la condizione post-moderna è sostanzialmente un tipo-ideale, un «artificio» storiografico e non, come pretende la maggioranza degli autori, la già citata realtà storica, una concezione filosofica, una situazione antropologico-culturale, ecc. Tuttavia, benché queste visioni siano globali e totalizzanti - in quanto tali devianti perché di fatto ci muoviamo in un mosaico di micrologie —, esse vanno qui accennate perché contengono elementi indispensabili alla costruzione del nostro schema interpretativo». pp. 453-454

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L'indice dell'inchiesta:

Prologo: Maledetti imbianchini


Gli interventi:
  •  3XN [1]
  • Aadrl [1]
  • Abcarius & Burns [1]
  • AKT (Adams Kara Taylor) [1]
  • Alberti, Emilio [1]
  • Alles Wird Gut [1]
  • Altro Modo [1]
  • Altro_studio (Anna Rita Emili) [1]
  • Amatori, Mirko [1]
  • Antòn Garcìa-Abril & Ensamble Studio [1]
  • Aragona, Guido [1]
  • Aravena, Alejandro [1]
  • Archingegno [1]
  • Architecture&Vision [1]
  • Architecture for Humanity (Cameron Sinclair) [1]
  • Archi-Tectonics [1]
  • Asymptote Architects [1]; [2]
  • Atelier Bow Wow [1]
  • Ban, Shigeru [1]
  • Barozzi-Veiga [1]
  • Baukuh [1]
  • Baumschlager & Eberle [1]
  • Blogger donne (Lacuocarossa, Romins, Zaha, LinaBo, Denise e tante altre) [1]; [2]
  • Bollinger+Grohmann [1]
  • BM [1]
  • C&P (Luca Cuzzolin e Pedrina Elena) [1]
  • C+S (Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini) [1]
  • Calatrava, Santiago [1]; [2]; [3]; [4]
  • Campo Baeza, Alberto [1]
  • Carta, Maurizio [1]
  • CASE (David Fano) [1]
  • Catalano, Claudio [1]
  • Cirugeda, Santiago [1]
  • Clément, Gilles [1]
  • Cogliandro, Antonino [1]
  • Contemporary Architectural Practice - Ali Rahim [1]
  • Contin, Giulio [1]
  • Coppola, Dario [1]
  • Cosenza, Roberto [1]
  • Critical garden [1]
  • Cucinella, Mario [1]; [2]; [3]
  • Dal Toso, Francesco [1]
  • De Carlo, Giancarlo [1]
  • Decq, Odile [1]
  • Design Institute Cinesi [1]
  • Diffuse, Luca [1]; [2]
  • Diller Scofidio+Renfro [1]; [2]
  • Dogma [1]
  • Douglis, Evan [1]
  • Duminuco, Enzo [1]
  • Eifler, John [1]
  • Eisenman, Peter [1]; [2]
  • Elastik (Igor Kebel) [1]
  • EMBT | Enric Miralles - Benedetta Tagliabue | Arquitectes associats [1]; [2]
  • Emergent Architecture (Tom Wiscombe) [1]
  • Ferrater, Carlos [1]
  • Florio, Riccardo [1]
  • FOA [1]
  • Galantino, Mauro [1]
  • Garzotto, Andrea [1]
  • Gehl Architects [1]
  • Gehry, Frank Owen [1]; [2]
  • Gelmini, Gianluca [1]
  • Grasso Cannizzo, Maria Giuseppina [1]; [2]
  • Graziano, Andrea [1]; [2]
  • Graypants (Seth Grizzle e Jon Junker) [1]
  • Gregotti, Vittorio [1]
  • Guidacci, Raimondo [1]
  • Hadid, Zaha [1]; [2]; [3]: [4]
  • Hensel, Michael [1]
  • Herzog & De Meuron [1]; [2]
  • Holl, Steven [1]
  • Hosoya Schaefer architects [1]
  • Ingels, Bjarke [1]
  • Ishigami, Junya [1]
  • Kahn, Louis [1]
  • Kakehi, Takuma [1]
  • Knowcoo Design Group [1]
  • Kokkugia [1]
  • Koolhaas, Rem [1]; [2]; [3]
  • Kudless, Andrew [1]
  • Kuma, Kengo [1]; [2]
  • Lacaton e Vassal [1]
  • Lancio, Franco [1]
  • Libeskind, Daniel [1]
  • Le Corbusier [1]
  • Lomonte, Ciro [1]
  • Lynn, Greg [1]
  • MAB [1]
  • Made In [1]
  • Mau, Bruce [1]
  • MECANOO [1]
  • Melograni, Carlo [1]
  • Menges, Achim [1]
  • Moodmaker [1]
  • Morphosis [1]
  • Munari, Bruno [1]
  • Murcutt, Glenn [1]; [2]
  • MVRDV [1]
  • Najle, Ciro [1]
  • Njiric, Hrvoje [1]
  • Notarangelo, Stefano [1]
  • Nouvel, Jean [1]
  • Ofis [1]
  • Oosterhuis, Kas [1]
  • Oplà+ [1]
  • Oxman, Neri [1]
  • Palermo, Giovanni [1]
  • Pamìo, Roberto [1]
  • Parito, Giuseppe [1]
  • Park, Sangwook [1]
  • Piano, Renzo [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
  • Piovene, Giovanni [1]
  • Pellegrini, Pietro Carlo [1]
  • Pizzigoni, Pino [1]
  • Porphyrios, Demetri [1]
  • R&Sie(n) (Francois Roche) [1]; [2]; [3]; [4]
  • RARE office [1]
  • Raumlabor [1]
  • Rogers, Richard [1]
  • Ruffi, Lapo [1]
  • Salmona, Rogelio [1]
  • SANAA (Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa) [1]; [2]; [3]; [4]
  • Sandbox [1]
  • Sanei Hopkins [1]
  • Sauer, Louis [1]
  • Schuwerk, Klaus [1]
  • Servino, Beniamino [1]
  • Siza, Alvaro [1]; [2]; [3]; [4]; [5];[6]
  • Soleri, Paolo [1]
  • SOM [1]
  • Sottsass, Ettore [1]
  • Souto de Moura, Eduardo [1]; [2]; [3]
  • Spacelab Architects (Luca Silenzi e Zoè Chantall Monterubbiano) [1]
  • SPAN (Matias Del Campo+Sandra Manninger) [1]
  • Spuybroek, Lars [1]
  • Studio Albanese [1]
  • Studio Albori [1]
  • Studio Balbo [1]
  • StudioMODE + MODELab [1]
  • Supermanoeuvre [1]
  • Tecla Architettura [1]
  • Tepedino, Massimo [1]
  • Terragni, Giuseppe [1]
  • Tscholl, Werner [1]
  • Tschumi, Bernard [1]
  • Uap Studio [1]
  • Uda [1]
  • UN Studio (Ben Van Berkel) [1]; [2]
  • Vanelli, Nildo [1]
  • Vanucci, Marco (Open System) [1]
  • Verdelli, Roberto [1]
  • Vulcanica Architettura [1]
  • Wiscombe, Tom [1]
  • Zoelly, Pierre [1]
  • Zordan, Filippo [1]
  • Zucca, Maurizio [1]
  • Zucchi, Cino [1]
  • Zumthor, Peter [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]

23 maggio 2008

...a proposito di sgarbi architettonici, rito tridentino e architettura moderna...



...sgarbi architettonici,
Vittorio Sgarbi: «Parlo di pensiero perché è quello che sembra mancare oggi agli architetti: depensanti e ignari della storia». Vorrei sapere dal critico Vittorio Sgarbi chi sono gli architetti che possono costruire in Italia?;

...rito tridentino,

un'articolo o meglio una bufala coinvolge l'architetto Massimiliano Fuksas.
In un'intervista a cura di Bruno Volpe, si parla della sua conversione grazie al nuovo Papa Joseph Ratzinger, della chiesa a tre navate che sta costruendo a Foligno (sono due cubi sovrapposti pelle-involucro) e della sua architettura consevatrice. Sullo stesso giornale potete leggere gli articoli di Luciano Moggi. Uno scherzo da prete?;

e architettura moderna...

infine segnalo un vecchio articolo di Pierluigi Panza in risposta alle tesi di Roger Scruton e Nikos A. Salingaros. Il ritratto di un'Italia architettonicamente vincente?


Intersezioni ---> ...a proposito di...

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