- Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
- Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Qui l’articolo introduttivo
Camminare Roma risponde Lucio Zappalorti
1) Bjarke Ingels Studio BIG con base a Copenhagen (Danimarca). Architetto giovane e dinamico, che si è inserito negli ultimi anni nel panorama della ArchiStar. Nei suoi progetti parte da delle forme molto semplici e lineari, per poi elaborarle con processi altrettanto semplici, a volte quasi elementari per ottenere degli edifici complessivamente completi, funzionali e avanguardistici, con un occhio sempre attento all'ambiente e all'ecoarchitettura.
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Camminare Roma risponde Lucio Zappalorti
1) Bjarke Ingels Studio BIG con base a Copenhagen (Danimarca). Architetto giovane e dinamico, che si è inserito negli ultimi anni nel panorama della ArchiStar. Nei suoi progetti parte da delle forme molto semplici e lineari, per poi elaborarle con processi altrettanto semplici, a volte quasi elementari per ottenere degli edifici complessivamente completi, funzionali e avanguardistici, con un occhio sempre attento all'ambiente e all'ecoarchitettura.
2) Mario Cucinella (architetto anche famoso, ma non come dovrebbe essere in Italia).
Riporto parte di una sua intervista dalla rivista Wired di qualche mese fa che lo descrive perfettamente.
Lui che, parafrasando Mies van der Rohe e il suo celebre less is more, ha come motto personale more with less, di più con poco; lui che stupisce i suoi studenti universitari facendoli esercitare con gli spaghetti perché la fragilità delle costruzioni viventi per loro un concetto familiare, quasi fisico; lui che guida un team in cui oltre agli architetti impegnati sui progetti ce ne sono altri dedicati solo alla ricerca sull'energia.
Valorizzare e riqualificare. Il tutto senza confinare la gente in casermoni che ancor oggi diremmo popolari: «La mia idea è piuttosto quella di proporre una casa tipo Ikea: alto livello di design a basso costo, accessibile a tutti. Sono convinto che sia un'espressione di grande democrazia portare il design nella vita di ogni giorno. Non dobbiamo lavorare nell'esclusività»
Riporto parte di una sua intervista dalla rivista Wired di qualche mese fa che lo descrive perfettamente.
Lui che, parafrasando Mies van der Rohe e il suo celebre less is more, ha come motto personale more with less, di più con poco; lui che stupisce i suoi studenti universitari facendoli esercitare con gli spaghetti perché la fragilità delle costruzioni viventi per loro un concetto familiare, quasi fisico; lui che guida un team in cui oltre agli architetti impegnati sui progetti ce ne sono altri dedicati solo alla ricerca sull'energia.
Valorizzare e riqualificare. Il tutto senza confinare la gente in casermoni che ancor oggi diremmo popolari: «La mia idea è piuttosto quella di proporre una casa tipo Ikea: alto livello di design a basso costo, accessibile a tutti. Sono convinto che sia un'espressione di grande democrazia portare il design nella vita di ogni giorno. Non dobbiamo lavorare nell'esclusività»
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Leggi:- incipit
- Conferenze e talks of architettura by Antonino Saggio
- POISON.GALORE di Sergio Polano
- E-Cloud di Alessio Erioli
- Il parallelografo di Paolo Mancini
- Amate l'architettura
- Gradozero di Davide Cavinato
- PEJA TransArchitecture research di Emmanuele Pilia
- DNA di Nicodemo Dell'Aquila
- L’Archimigrante di Marco Calvani
- Vers une architecture di Alessandro Russo
Finalmente qualcuno con cui sono in pieno disaccordo!
RispondiEliminaDello Studio BIG ho parlato anch'io (male) nel mio blog. Penso ci sia molta utopia degna di un nuovo Boullée (ovviamente con tutti i connotati positivi che questo paragone offre).
In più mi sembra che nelle ultime realizzazioni abbia perso l'iniziale "verve" artistica e che l'ispirazione stia lasciando il posto ad un manierismo di "firma".
E' lo stesso discorso che farei per Cucinella: sta diventado, come dice Calvani qualche articolo addietro, come Fuksas, Gregotti e Aymonino.
Il fatto che uno come Cucinella diventi "moderatamente" famoso in Italia (e conduca ora il più importante studio di Bologna) dimostra come nel bel paese regni la mediocrità: le "vaschette dello squaquerone" a Bologna sono piaciute a pochi (non che questo possa essere un metro di paragone ovviamente) e proprio per questo hanno garantito molta popolarità al suo inventore; il nuovo comune è un fallimento ambientale da tutti i punti di vista ("appiccicare" dei pannelli fotovoltaici ad un edificio non lo rende ecologico); le case a 100000 euro (pubblicizzate appunto su Wired) sono un'assurdità (soprattutto per i costi) e dimostrano ancora una volta la vena "pubblicistica" delle sue affermazioni.
Anche Le Corbusier si faceva molta pubblicità, ma qualcosa delle sue architetture è rimasto nella memoria collettiva.
Vedremo cosa sarà di Cucinella.
Lucio,
RispondiEliminasicuramente il nuovo paradigma per l’architettura sembra essere il prefisso ECO.
Eco- dal greco ôikos ‘casa, abitazione’.
L’eco-architettura è una tautologia: casa-casa. Una ripetizione inutile.
Io credo che una buona architettura debba essere costruita con i principi di salubrità che caratterizzano alcuni temi specifici della eco/bio architettura.
Enfatizzare alcuni linguaggi ecologici (pale eoliche, torri del vento, giardini pensili) inserendoli in modo esclusivo nell’architettura mi sembra un’operazione di marketing, spesso furbo.
Non conosco il lavoro di Bjarke Ingels Studio BIG per formulare una critica sana. Invece da qualche tempo seguo Mario Cucinella a tal proposito ti allego la riposta che l’architetto ha dato al domenicale del sole 24 ore, che gli poneva la domanda: qual è il prossimo grande passo per l’uomo (in riferimento al quarantennale del primo passo sulla luna): «Gli edifici sono ancora fondamentalmente primitivi. Funzionano anche peggio di prima quando non c'erano le risorse e fonti energetiche. In questo nuovo inizio che chiamiamo sostenibilità la scoperta più interessante sarebbe quella della genetica della materia. Cioè sviluppare materiali che contengano già delle informazioni, dei compiti energetici. Vetri che senza energia cambiano colore, materiali che assorbono l'umidità, pareti che irraggiano calore accumulato dal sole, superfici che si autopuliscono, materiali che sono in grado di trattenere l'energia solare, che non si sporcano e che contribuiscono come in un organismo al funzionamento dell'edificio. Pitture e intonaci che diventano fotovoltaici come fanno le foglie e così via.» 19 luglio 2009
Link: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2009/anniversario-primo-uomo-sulla-luna/commenti-lettori/domenica-dieci-prossimi-passi.shtml
Resto in attesa dei nuovi sviluppi, vorrei conoscere e non fermarmi alle mie povere convinzioni.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Quello che è sempre successo in Italia e sempre succederà, è questa assurda negazione verso le "novità" i giovani, idee che forse sarebbe meglio accettarle oppure, rifletterci almeno un'attimo senza escluderle sin dal principio, visto che attualmente l'Italia non è purtroppo un prototipo di "officina" d'idee (almeno per quanto riguarda l'architettura).
RispondiEliminaCi sono dei casi isolati, che si sono fatti largo nella grande giungla italiana degli architetti con meriti importanti riconosciuti purtroppo soltanto fuori dall'Italia, esempi lampanti che possano piacere o meno:Renzo Piano che ha iniziato e si è affermato in Inghilterra e Francia, Massimiliano Fuksas le prime opere realizzate in Francia... la lista potrebbe continuare all'infinito..
Non abbiamo ancora capito che studi come BIG possono soltanto portare del bene nel nostro settore, si è parlato di "firma";e bene tutte le archistar ormai mettono le proprie firme nelle città, non c'e nulla di male come ha fatto del resto Le Corbusier, che al tempo, non tutti amavano, però aveva a disposizione una grande apertura mentale o ignoranza del tempo che gli ha permesso di sperimentare le proprie idee, e questo ha reso possibile che il grande maestro Le Corbusier ci lasciasse tutte queste "firme".
Questo in Italia, vedi Cucinella è praticamente impossibile o meglio, è possibile lottando tutti i giorni con persone che non hanno questa apertuna,che invece si dimostra e si afferma nel mondo il modello danese BIG.Efficiente,funzionale,dinamico.
Concludo dicendo spazio ai giovani architetti intraprendenti.
Lucio
Lucio,
RispondiEliminaoggi ho finito di leggere il libro di Walter Siti ‘Il canto del diavolo’ una sorta di racconto di viaggio negli Emirati Arabi, cito un passo: «L’istruzione è la chiave di tutto, per questo i ragazzi devono studiare e sapere; sono i figli che devono guidare i padri verso il futuro». p. 138
Un paradosso che racconta bene la loro contemporaneità, la nostra racconta un conflitto perenne tra le generazioni .
Padri e figli in occidente sono nemici.
Vedi il 68’.
Vedi anche l’inazione del presente poiché siamo governati da vecchi, la famosa gerontocrazia.
Spazio ai giovani con la consapevolezza che siamo in occidente.
Saluti,
Salvatore D’Agostino