tag:blogger.com,1999:blog-8097689508122061662024-03-13T02:11:34.939+01:00WILFING ARCHITETTURAQuesto è un blog in transito, una scialuppa di salvataggio in navigazione precariaSalvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.comBlogger558125tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-56423867843815217322018-04-21T02:14:00.000+02:002018-04-23T09:41:10.077+02:00Secret garden via Angelo Mosso 4, Milano<div class="post">
<span class="testodi">Salvatore D’Agostino</span>
<br />
<div class="testo"><span class="capoverso"></span>Il 17 aprile <a href="https://www.facebook.com/Aluaominorosa/">Aluà</a> <a href="https://www.facebook.com/events/362326954259414/">invitava</a> ad andare ad aprire la porta del Secret Garden in via Angelo Mosso,4 a Milano, scriveva:</br></br>
“Una Mostra di Streetart all'aperto dove poter fotografare i miei nuovi #ominirosa immersi in una sorta di giardino per nulla paradisiaco ma sempre più terrestre, caotico e degradato, dove oltre a mostrare le mie opere, voglio far riflettere su come un vecchio cortile che creava un'atmosfera di mistero e curiosità ai passanti, ora sia diventato luogo di spaccio, consumo e desolazione.</br></br>
Chi ha coraggio apra quella porta!” </br></br>
Sono andato ad aprirla e mi sono commosso. Ritornato a casa, attraverso i social, ho <a href="https://www.facebook.com/groups/1629185257137099/permalink/1667495546639403/">invitato</a> ad andare ad aprire quella porta e con <a href="https://www.facebook.com/groups/1629185257137099/permalink/1667643999957891/?hc_location=ufi">alcuni </a>di essi abbiamo deciso di ritrovarci <a href="https://www.facebook.com/events/184846992143606/">domenica 21 aprile alle ore 13.00</a> per condividere la visita. </br></br> Siete tutti invitati l’ingresso è libero basta avere il coraggio di aprire la porta.</div>
<div><a href="https://1.bp.blogspot.com/-nbPWKixoxyA/Wtp_QO97OnI/AAAAAAAAHjM/QEqpFy91sms5Dm1kejRczgUcQePY29JQQCLcBGAs/s1600/secret%2Bgarden.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="473" data-original-width="690" src="https://1.bp.blogspot.com/-nbPWKixoxyA/Wtp_QO97OnI/AAAAAAAAHjM/QEqpFy91sms5Dm1kejRczgUcQePY29JQQCLcBGAs/s1600/secret%2Bgarden.jpg" /></a></div>
<div><p style="text-align:center;"> <a href="https://www.facebook.com/events/184846992143606/">Se vuoi invita chi vuoi attraverso facebook</a></p></div>
<div class="data">22 aprile 2018</div>
<div class="commenta"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2018/04/secret-garden-via-angelo-mosso-4-milano.html#comment-form">COMMENTA</a></div>
</div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-61853949576259019302018-04-20T09:24:00.000+02:002018-04-20T12:35:41.558+02:00Wilfing Architettura compie 10 anni <div class="post">
<span class="testodi">Salvatore D’Agostino</span>
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<div class="testo"><span class="capoverso"></span>Dieci anni fa il <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2008/04/0001-mondoblog.html">20 aprile del 2008</a> nasceva Wilfing Architettura con la pubblicazione di quella che sarebbe stata una lunga <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2007/12/mondoblog.html">indagine</a> sul mondo dell’architettura e la scrittura in rete. Vorrei ricordare questo decennale pubblicando, in versione integrale, un’intervista che mi è stata fatta da Rocco Rossitto per il magazine <i>I love Sicilia</i> nel novembre 2010, al di là delle risposte, che mi ricordano il fervore di quegli anni, Wilfing Architettura non vive più nel centro della Sicilia ma da due anni vive a Milano ai margini del naviglio Martesana, questo slittamento di luogo ha causato anche uno slittamento temporale che non mi permette più di essere assiduo nelle pubblicazioni. Dopo questa ricorrenza, spero di riprendere a presto.</div>
<div><a href="https://4.bp.blogspot.com/-p-vvALGcX6Y/WtmUW_DD-VI/AAAAAAAAHic/GNLg0XC96RI7YSzcMpf8olv-HIWqOqmSACLcBGAs/s1600/WA-I%2Blove%2BSicilia%2B690.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="473" data-original-width="690" src="https://4.bp.blogspot.com/-p-vvALGcX6Y/WtmUW_DD-VI/AAAAAAAAHic/GNLg0XC96RI7YSzcMpf8olv-HIWqOqmSACLcBGAs/s1600/WA-I%2Blove%2BSicilia%2B690.jpg" /></a></div>
<div class="didascalia">Intervista pubblicata su <i>I love Sicilia</i> nel novembre 2010</div>
<a name='more'></a>
<div class="domanda">Quando nasce Wilfing Architettura e se ci scrive qualcun altro oltre lei?</div>
<div class="risposta">
Nasce nello spazio dedicato agli status di Skype nel novembre 2007, mi piaceva discutere con i miei amici, dei temi inerenti l’architettura che trovavo sul Web.</br>
Nel febbraio 2008 WILFING diventa una rubrica pubblicata sul mail-magazine presS/Tletter di Luigi Prestinenza Puglisi.</br>
Il blog nasce grazie ad un suggerimento di un mio amico Daniele Diana che vive a Londra il 20 aprile 2008.</br>
La piattaforma blog mi ha offerto subito delle potenzialità nuove, l’interazione con i lettori e lo spazio informale, non redazionale, mi hanno fatto capire che c’era tanto da inventare. Trasformando la mia idea d’archivio link in creazione di contenuti originali attraverso colloqui, inchieste, pubblicazioni di articoli non accessibili sul Web, articoli personali o di altri utenti.
Al momento, per Wilfing Architettura, hanno scritto più di ottanta persone.
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<div class="domanda">Può spiegarci il "sottotitolo" del blog e in poche parole di cosa si occupa il blog?</div>
<div class="risposta">Sintetizza la stasi, l’estasi e l’e-stasi delle interazioni via Web. </br>La stasi (ovvero lo stare fermo): Wilfing è l'acronimo di <i>What Was I Looking For</i> (WILF) “<i>che cosa stavo cercando</i>” e definisce la sindrome di chi inizia una ricerca su internet e si perde nei vari link. </br>L’estasi (ovvero oltre la stasi o fuori di sé): la possibilità di estendere le nostre capacità cognitive attraverso il Web. </br>L’e-stasi (ovvero e- contrazione di electronic e stasi), che fa sì, che Wilfing Architettura sia in transito (non essendo redazionale è aperiodico), una scialuppa di salvataggio (un punto quasi invisibile nel mare Web) in navigazione precaria (può decidere in qualsiasi momento di approdare e prendere una boccata d’aria).Wilfing Architettura, con la sua scialuppa, ama navigare nelle cattive acque dell’architettura.</div>
<div><a href="https://2.bp.blogspot.com/-qnpqonF64SQ/WtmVVThVp6I/AAAAAAAAHiw/jQ65KTYWKowdbBntvCkONjL7u-C7IhaXgCLcBGAs/s1600/Header%2BWilfing%2BArchitettura%2B2008%2Bblog%2B690.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="473" data-original-width="690" src="https://2.bp.blogspot.com/-qnpqonF64SQ/WtmVVThVp6I/AAAAAAAAHiw/jQ65KTYWKowdbBntvCkONjL7u-C7IhaXgCLcBGAs/s1600/Header%2BWilfing%2BArchitettura%2B2008%2Bblog%2B690.jpg" /></a></div>
<div class="didascalia">Header Wilfing Architettura nel 2008</div>
<div class="domanda">Quanti anni ha e in quale città vive?</div>
<div class="risposta"> Due anni e mezzo, ma devi considerare che un anno nel Web equivale a 16 anni (una stima molto personale). Più che in una città vivo in un paese sui monti Erei: Leonforte.</div>
<div class="domanda">Quanto tempo dedica al blog?</div>
<div class="risposta">Il blog è un’estensione del mio lavoro come la matita o il software di disegno assistito.</div>
<div class="domanda">Immagino che Wilfing Architettura non produca ricchezza, di che si occupa nella vita?</div>
<div class="risposta">Si sbaglia, mi arricchisce molto più del lavoro che svolgo nel mio studio. Ma forse, dobbiamo stabilire che cosa s’intenda per ricchezza.</div>
<div class="data">20 aprile 2018</div>
<div class="commenta"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2018/04/wilfing-architettura-compie-10-anni.html#comment-form">COMMENTA</a></div>
</div>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-66613975181144605392016-12-07T08:30:00.000+01:002018-04-20T08:59:30.355+02:00Buon compleanno Caccia!<div class="post">
<span class="testodi">Salvatore D’Agostino</span>
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<div class="testo">
<span class="capoverso"></span>Il giorno di Sant’Ambrogio di centotre anni fa a Milano nasceva Luigi Caccia Dominioni, architetto milanese morto lo scorso tredici novembre poco prima di festeggiare il suo compleanno. Lo ricordiamo con un’intervista inedita a cura di Pierfrancesco Sacerdoti e Tommaso Cigarini, laureandi del Politecnico di Milano, che in due giorni, il quattro e il dieci novembre del 2005, si recarono nella casa in piazza Sant’Ambrogio a porre un profluvio di domande ricevendo delle risposte spontanee e spesso divertite da parte del novantunenne architetto. Pubblichiamo una riduzione dell’intervista mantenendo il tono informale e rilassato delle risposte, augurando buon compleanno Caccia!
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-6sp8-gOXifc/Wf7abPWkGBI/AAAAAAAAHEo/nxh95Wh2_1Uo6p-VVICjd3GT8rYTfQTWgCLcBGAs/s1600/Omaggio%2Ba%2BLuigi%2BCaccia%2BDominioni_rid.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="473" data-original-width="690" src="https://1.bp.blogspot.com/-6sp8-gOXifc/Wf7abPWkGBI/AAAAAAAAHEo/nxh95Wh2_1Uo6p-VVICjd3GT8rYTfQTWgCLcBGAs/s1600/Omaggio%2Ba%2BLuigi%2BCaccia%2BDominioni_rid.jpg" /></a></div>
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Disegno di Pierfrancesco Sacerdoti regalato a Luigi Caccia Dominioni per il suo centesimo compleanno
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<a name='more'></a><div class="domanda">
<b>Pierfrancesco Sacerdoti, Tommaso Cigarini</b>: Quali sono i requisiti per essere un bravo architetto?
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<div class="risposta">
<b>Luigi Caccia Dominioni</b>: Essere una persona onesta. Un architetto deve essere una persona perbene, una persona onesta negli intenti. Non deve fare per sé, deve fare per gli altri. Deve far bene per tutti e due. La priorità è il cliente, chi ti domanda. Naturalmente se domanda una cosa immorale io non gliela faccio.
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<div class="esterni">
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</div>
<div class="domanda">
Che consigli darebbe a un giovane architetto alle prime armi?
</div>
<div class="risposta">
Di fare tutto quello che gli capita, tutti i lavori che gli capitano per poter fare, e di non darsi delle arie, di essere semplice, cercare di fare quello che è possibile nel modo migliore possibile. Continuare a impegnarsi su quello che gli si presenta come caso occasionale.
</div>
<div class="domanda">
Ci sono architetti giovani che stima ed apprezza?
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<div class="risposta">
Non ne ho perché non ne conosco. Siccome non ho fatto il professore universitario, non conosco i giovani. Vedo che tanti giovani cercano di fare quello che faccio io, ma lo fanno in modo diverso. Per me è difficile conoscere i giovani. Conosco i miei nipoti, ne ho tanti, quelli che per caso conosco, ma non è che abbia la possibilità di sapere quello che fanno. Io vedo dei nipoti che fanno delle cose un po’ simili alle mie, poi ce ne ho qualcuno che invece fa per conto suo, e io preferisco quello che fa per conto suo. Apprezzo di più chi cerca una sua strada.
</div>
<div class="domanda">
Ci sono architetti della sua generazione, oggi dimenticati, che meritano di essere riscoperti?
</div>
<div class="risposta">
Ci sono i miei compagni di scuola che sono stati: Renato Castellani, Comencini e Lattuada, che hanno fatto i registi; poi Castiglioni, che ha fatto l’architetto, ma soprattutto il designer, ha organizzato i fotomontaggi, i fonomontaggi, i suonomontaggi, tutte queste cose qui. Un altro è il Castiglioni Piergiacomo, grandissimo designer. Poi: Zanuso, grande architetto e grande designer; poco dopo di me, Magistretti, grande architetto e grande designer. Poi Banfi, Belgiojoso, Peressutti, tutti bravi. Secondo me è più difficile fare una sedia che fare un grattacielo. Quando sento parlare di Norman Foster o di Frank Gehry, secondo me sono bravissimi scultori. Renzo Piano è bravissimo, ma io preferisco Magistretti, che è capace di fare certe cose che questi non hanno mai fatto. Foster ti fa la pigna a St. Moritz, alta duecento metri, splendida, poi vado a vedere le piante: c’è da aver vergogna. Sono entusiasta di Jean Nouvel, vado a vedere l’albergo che ha fatto in Provenza: ci sono delle piante da far paura. Non lo dico per invidia, perché io sono un grande sostenitore di questi qui, ma non riesco a capire come si può fare questo e quello. Si deve fare questo e quello, capisci? Questa è la differenza. Lo dico con passione, ma con sicurezza. </br>
<div class="esterni">
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</div></br>
Insomma, c’è tutta questa architettura fatta per farsi vedere, che segue le mode. Invece, secondo me, bisogna essere più seri, un pochettino più tranquilli. La serietà, insomma. Non so, io ancora oggi, che ho fatto l'edificio in corso Europa nel 1955/60, è una bella facciata, simpatica ma dentro di me ho ancora oggi un certo scrupolo ad aver fatto quella facciata perché penso che dietro quelle finestre di vetro c’è un tavolo, che va contro la finestra. Qualche ripensamento l’ho avuto, eh, pensando a certi tavoli che vanno contro i vetri, insomma, qualche errore lì c’è stato, qualche errore, insomma. Questi vetri che si aprono, ho preoccupazioni anche morali
</div>
<div class="esterni">
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</div>
<div class="risposta">
Ad esempio questa qui è la pianta che io ho già fatto un paio di volte [inizia a indicare su un disegno che si trova sul suo tavolo il progetto a La Punt], perché l’ho fatta e poi ogni tanto mi torna sotto tiro e vedo che ci sono dei piccoli errori, e allora la cambio questa pianta qui, questa pianta è una pianta che praticamente è definita da che cosa? Succede che c’è un piano regolatore che mi determina questa linea, più o meno, c’è una riga qui, e c’è una riga qui, così. Poi là, ho la strada a cui devo stare a 2.50 metri di distanza. Poi ho la lista. Questa qui è una casa che deve venir lì, quindi io non posso più muoverla, deve venir lì. La forma, questa forma qui, gliela do io, queste, uno, due, e questa linea generale è data dal piano regolatore. L’altezza è data dal piano regolatore, e io sono lì bloccato. La dimensione vien fuori 280 metri circa, totale; è troppo grande, non si vende: devo farne due. E io mi arrangio, però io so che la vista di questa casa è la sua forza ed è data da questa finestra qui. Sono circa tre metri per due, son sei metri quadri, io devo giocare su questo punto. E allora ci giro intorno, la scala è là, la scala deve essere larga 2.50 metri, gli obblighi fissi di larghezza. Entro qui, a me va benone. Ma devo riuscire a combinare queste cose, in modo tale che ci sia una possibilità di arredamento per cui, cosa succede, che queste forme che io do, partono in un certo senso da questa finestra qui e praticamente da questo camino qui. Allora cosa faccio: qui vedi che è nell'angolo, però, m’arrangio perché è nell'angolo; qui non so se lo farò o non lo farò, perché può darsi che sia troppo in dentro e allora non lo farò, magari. Però c’è una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci persone che godono questa vista. Poi, tac! Vado là, scavo qui, prima era qui, poi pian piano ho scavato di più, sono andato indietro e ho creato un posto dove eventualmente ci sta un tavolo da pranzo di otto, dieci persone, lì, separati. Poi, trovo il modo di mettere le camere, pazienza, non avranno quella qual vista, praticamente guardano su verso la montagna, pazienza, non si può aver tutto.
</div>
<div class="domanda">
E lì c’è una vista proprio dal letto, cioè sdraiato sul letto.
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<div class="risposta">
Sdraiato sul letto, qui uno tenta di vedere qualcosa. E la metto lì. Ma, soprattutto, ho: un ingresso qui, metto i cappotti qui, poi qui piazzo un bagno che c’è e non c’è, ma comunque è lì, abbastanza vicino all’ingresso, quindi vedrò come la userò e poi ho uno slargo qui, per andare nella zona cucina. Zona cucina che in pratica è qui, è a cinque metri dalla sala da pranzo, perché non è lontana, perché il tragitto qui non è lungo. Quindi io sono abbastanza vicino, posso mangiare anche lì; però, se voglio fare un pranzo, qui è abbastanza vicino. Poi, dico, uno che entra mette giù il paltò, ha una certa emozione venendo avanti, insomma, vede quattro quadri che ho messo qui, qui, qui, vede qualche cosa, ha una prospettiva, ha una lunghezza che gode, è bella perché più è lunga, più è bella; la casa è piccola, però avere una lunghezza di questo genere non è facile, e uno la gode tutta, la vede, la vista, là in fondo, insomma e quindi è un certo godimento, e poi un certo modo di muoversi, eccetera. Poi, le camere sono messe, sembrano messe così, ma invece sono messe molto bene - adesso lo dico io, non lo dite voi, lo dico io – sono messe molto bene nel senso che questo letto è là, la testa è là, la testa è qui, diciamo: un angolo dritto, un angolo dritto, cioè: una parete dritta, un angolo retto, un angolo retto, qui c’è una punta – non importa niente, ci metto un comodino – e questi si allargano, si fa bene il letto qui, questi si allargano, si fa bene il letto qui, qui c’è un angolo così, e vi è un bell’armadione per questi due qui, questo qui non hanno l’armadio qui ma hanno l’armadio qui, ce l’hanno di qui, e hanno il gabinetto qui. Qui entro, e ho una porta diritta che si ribalta giusta, che va là, poi una porta giusta che si ribalta giusta contro di qui, l’altra che si ribalta giusta e va di qui. Io normalmente, quando mi danno da mettere a posto gli appartamenti, vedo che ho sempre un paio di letti da scavalcare. Eh, no, qui non ci sono mai da scavalcare, qui uno cammina diritto e va, qui cammina diritto e va, a parte che l’uomo si muove sempre per linee curve, cioè non fa mai l’angolo retto, non fa mai. Però io quando posso, non è che sia tutto storto, tutto storto per modo di dire: è tutto dritto. È tutto storto e tutto dritto. Cioè, è storto nel senso che qui uno va, viene, gira, gira, fa quel che vuole, va, e poi si mette e va lì. Però, poi, questo è dritto, questo è dritto, però, naturalmente, uno qui va inclinato, va lì, insomma il letto è là, in un angolo, non è davanti.
</div>
<div class="domanda">
Quindi, questo flettersi delle pareti è generato proprio dai flussi delle persone.
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<div class="risposta">
Dai flussi delle persone; da un rigore, è generato da un rigore. Non è da una voluttuosità, stupida. E anche di qui, se voi guardate, questa camera qui è là, però questa apertura qui che va a guardare, siccome la vista è questa, bella, eh! Eh, poi questa camera qui non ha vista, poverina, guarda di là, eh bè, pazienza. Pazienza, è punita, però queste due, ce l’hanno. Eh insomma, c’è tutto, qui è perpendicolare, questa fa perpendicolare con questa, io arrivo di qui, e vado e vado e vado e vado e vado, ma però non trovo niente tra i piedi, eh! Trovo là in fondo il letto, là in fondo. C’è una prospettiva, qui i letti sono di qui, qui i letti sono nascosti di là, insomma, è mestiere, queste cose non sono cose così semplici, naturalmente vanno elaborate, vanno fatte tre volte, quattro volte, dieci volte. Ogni millimetro è pensato e la posizione del water, del bidet, insomma non è mai in faccia alla porta, insomma, tutte cose curate, insomma.
</div>
<div class="domanda">
Lo stesso pavimento riflette.
</div>
<div class="risposta">
Il pavimento gioca che va perpendicolare a questa vista qui, perpendicolare a questa vista qui, e poi va, viaggia. Però dopo, tac! Quando trova la porta, sul questo angolo posso cambiare la direzione, cambia la direzione, e van per così, insomma. Quindi, sai, tutte quelle domande lì, non lo so io, ci son dentro tutte, eh. È un mestiere il mio, è un mestiere, o è un’arte, fai come vuoi, insomma. Va bene, ma così non rispondo più alle vostre domande.
</div>
<div class="domanda">
Quali sono a suo avviso le architetture e i quartieri più significativi per l’architettura del Novecento a Milano?
</div>
<div class="risposta">
I bravi sono stati De Finetti, Gio Ponti. Ponti faceva le case secondo i clienti che aveva, e, quando gli capitava di poter fare, faceva abbastanza bene. Esemplari sono le case che ha fatto in via De Togni. Le case che ha fatto per la Montecatini, per Donegani, che sono fior di case, insomma. Questo per dire. E Portaluppi cos’era? Un tipo che faceva qualsiasi cosa che gli veniva in mente, però la Cascami Seta, che sta qui in via Santa Valeria è molto bella, secondo me di alta mano. Uno grande, uno che invece era un grande piantista, era Tomaso Buzzi. Il quale faceva porcate a non più finire, perché era servo del cliente, faceva troppa roba, eccetera, però era un piantista. Era l’unico piantista che ho conosciuto io bravo. L’altro era Gigi Vietti.
</div>
<div class="risposta">
Io non ho imparato niente a scuola, eh. Ho imparato da Portaluppi lo spirito, la vivacità, così, e da Ponti la correttezza. Ma, dai professori, non ho imparato niente: un po’ io ero negato a imparare perché sono sempre stato molto distratto a scuola, io non esistevo, era come se non ci fossi. Però Ponti a me è capitato, Ponti presiedeva la Triennale e ci ha fatto fare, a me e a Castiglioni, le posate, e quando abbiamo fatto queste posate non eran mai pronte, e allora lui s’è messo a far posate, e c’era la Sezione Metalli che mancava di ‘ste robe. E fatte le posate - ne ha fatte quattro o cinque tipi - noi siamo arrivati all’ultimo giorno, le abbiamo messe fuori e lui ha ritirato le sue e ha messo fuori le nostre. E poi, il mese dopo è uscito con “Stile”, dicendo: “Le più belle posate del mondo”. Questo è gran classe, insomma. Una persona che ha dieci anni più di me e che si comporta così, vuol dire avere la classe. Portaluppi, invece, era spiritoso, brillante; quando correggeva gli schizzi ex tempore che facevo, foglietti qualsiasi, non facevo niente, e lui alla fine degli schizzi ex tempore prendeva uno che aveva fatto dodici tavole e diceva: “Lei, senta, lei, cosa fa, lei, non fa niente, non fa!” Dieci, dodici tavole! Fatte in un giorno, da mattina a sera. Poi andava ai miei schizzacci schifosi, mezzi bruciati perché, nel frattempo, avevano sparato delle bombe, così, fatto sta che diceva: “Caccia sì, è un’altra roba!” Era proprio lo spirito, eh. Voglio dire: lo spirito dell’uomo. Ecco.
</div>
<div class="esterni">
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</div>
<div class="domanda">
Da quanto ci risulta lei non ha mai insegnato all'università, diversamente da alcuni suoi compagni di strada.
</div>
<div class="risposta">
Ogni tanto facevo conferenze. Anzi, non faccio mai delle conferenze, faccio dei colloqui. Per esempio l’altro giorno sono venuti qui in studio da me quindici studenti di Zurigo, l’anno scorso altri quindici, poi vengono studenti di Mendrisio, poi quelli nostri.
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<div class="domanda">
Le sarebbe piaciuto insegnare, oppure è contento di aver dedicato tutte le sue energie alla professione?
</div>
<div class="risposta">
Mi sarebbe piaciuto insegnare. Perché avevo da dire qualcosa, insomma, nel senso che forse sapevo fare imparare il mestiere a qualcuno. Ma non l’ho fatto perché non ritenevo di essere portato per questo mestiere, poi mi sono accorto che in fondo potevo dire qualcosa anch’io. Mi sono accorto, andando a fare gli esami di Stato, che c’era gente che cercava di fare le cose che facevo io, che avrei potuto fare io, ma le facevano in modo un po’ deformato, come maniera. Mentre non è una maniera, è un’essenza. Non è frivolezza, questa. Può sembrare.
</div>
<div class="domanda">
Alcuni ritengono che un architetto per essere bravo debba anche essere un intellettuale. Lei cosa ne pensa?
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<div class="risposta">
Io penso di sì, che sia giusto. Io non lo sono [ride]. Mi sono sposato con una persona che era intellettuale, e io non lo ero. Ah, però sono andato d’accordissimo. Perché era talmente intelligente, mia moglie, che sapeva dosare il giusto.
</div>
<div class="domanda">
Sua moglie che studi aveva fatto?
</div>
<div class="risposta">
Mia moglie si era laureata in Lingue, poi aveva fatto Psicologia. Ma poi era una che scriveva benissimo, parlava molto bene, insomma, era quello che si dice una persona intellettuale e colta. Io, invece, sono un rusticano, di rustica progenie.
</div>
<div class="domanda">
Ma sua moglie le dava dei consigli, nei progetti.
</div>
<div class="risposta">
No, no, mai, mai! Era di una delicatezza, estrema.
</div>
<div class="domanda">
E lei non le chiedeva consigli.
</div>
<div class="risposta">
Non le chiedevo consigli. Dovrebbe essere proibito, intanto, il matrimonio tra architetti, secondo me [ride].
</div>
<div class="esterni">
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</div>
<div class="domanda">
Però capitano!
</div>
<div class="risposta">
Io lo proibirei [ride]. No, credo che sia meglio di no.
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<div class="domanda">
Ci sono architetti che si riconoscono sempre per una specifica cifra stilistica ed altri che cambiano registro a seconda delle circostanze in cui si trovano, preferendo mantenere una unità di metodo. Sono entrambe strade valide?
</div>
<div class="risposta">
Io credo che uno deve avere un suo stile. La questione è che io faccio delle cose completamente diverse una dall’altra, perché è l’esigenza, insomma. Se mi dicono di fare un’automobile per città, è una cosa, se mi dicono di fare un’automobile da corsa, è un’altra questione. Io credo che bisognerebbe fare le case come le automobili. O le automobili come le case. Bisognerebbe adattarsi volta a volta alle condizioni. Certo, io non riesco mai a fare una casa uguale all’altra, perché non capitano mai le stesse condizioni. L’architetto è come un computer: deve decidere delle informazioni e poi fare il lavoro. Se uno registra bene le informazioni, è ben difficile che gli capiti una cosa uguale all’altra, che siano identiche, le cose. Perché, se ti capita una casa da fare sul lago di Como, che ha il sole davanti, è una cosa. Se ti capita di fare una casa a Stresa, che ha il sole dietro le spalle, e la vista è davanti, come fai? È tutto diverso; basta che il vento sia da una parte, basta che l’arrivo alla proprietà sia in un dato modo, la pendenza del terreno. Insomma, tutte queste cose, sono delle registrazioni che uno deve fare. Poi deve mettere insieme queste cose, e orientarsi come un piccione viaggiatore. Ci pensa su un po’ e poi trova la soluzione della strada. E va. Poi dopo, naturalmente, qualche cosa devi sacrificare, non è che puoi ottenere tutto da tutto. Però, in quel momento c’è la soluzione che è quella che si impone.
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<div class="domanda">
Vista la sua lunga collaborazione con Francesco Somaini, cosa pensa del rapporto arte-architettura?
</div>
<div class="risposta">
Penso che va benissimo, basta essere affiatati, insomma. Sì, ci vuole, è importantissimo. A Somaini facevo fare il pavimento e gli facevo fare anche le sculture. Gli ho fatto fare tutto, insomma. Certe volte ho paura a usare certi generi di artisti, perché o l’artista è tuo amico e capisce e collabora. Non posso preparare delle pareti così, per poi chiamare un pittore che fa quel che vuol lui, ho paura. Se ci fossero Leonardo da Vinci o Michelangelo Buonarroti li chiamo subito, ma se viene questa gente che possono essere anche bravissimi, per carità, ho paura. Ho lavorato con Fontana, con Somaini, e mi sono sempre trovato bene. Le altre volte, chiamo la gente per fare una vetrata, e se te la sbagliano cosa fai? La getti via? Non è facile il rapporto.
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<div class="domanda">
Le è capitato di…
</div>
<div class="risposta">
Di gettar via no, ma di trovarmi fregato sì. Ho sempre subìto, quindi sto molto attento.
</div>
<div class="domanda">
C’è una componente di rischio.
</div>
<div class="risposta">
Una componente di rischio altissima. Oggi gli artisti fan dei quadri che son fatti di quattro linee o di quattro colori. Non è che a me non piaccia Rothko, per carità, io lo adoro Rothko. A Fontana volevo un bene dell’anima. Però, insomma, io ho paura. Se mi fido, allora mi fido.
</div>
<div class="domanda">
Ci sono architetti, come Le Corbusier e Mendelsohn, che legavano la loro ricerca architettonica alla musica. Ama la musica? Crede ci sia un rapporto tra architettura e musica?
</div>
<div class="risposta">
Penso di sì, ma io non conosco la musica purtroppo. Insomma, mi piace, ma non me ne intendo. A me piacciono i Cherubini, mi piacciono questa gente qui. Da Mozart, insomma. Wagner a me non piace. Sono un po’ frivolo, ecco. Mi piacciono le cose un po’ leggere.
</div>
<div class="esterni">
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</div>
<div class="domanda">
Dopo molti anni di stasi Milano sembra volersi dare un profilo simile a quello di molte città europee. Ne sono un esempio i concorsi banditi per aree strategiche per il futuro sviluppo della città, che da anni richiedono una soluzione: i progetti per la Fiera, la Città della Moda, la nuova sede della Regione Lombardia, la città ideale di Santa Giulia. Cosa pensa dei progetti vincitori? Ha delle proposte in merito?
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<div class="risposta">
Non penso niente, non voglio dare risposte a niente. Io sono preoccupatissimo e ho l’impressione che tutte queste cose siano fatte con concorsi-appalto. Quindi sono concorsi che vengono assegnati a chi vince l’appalto. E fatte, secondo me, da personaggi che non sono all'altezza. Sono degli ingegneri, degli affaristi, gente che si intende di altre cose ma non di architettura. E cosa succede? Succede che vince chi fa il prezzo minore. Ma non si va a fondo dei problemi. Fanno un concorso per sistemare la Fiera fuori Milano. Il concorso lo vince l’Astaldi, con Fuksas. Benissimo. Io non l’ho vista ancora, può essere bellissima, non lo so. Risultato: c’era una bella vetrata, con questa grande cosa, anche lì si va a cercar l’effetto. È una cosa per una mostra, per far vedere agli altri che cosa? E invece si fa una cosa dove entra il sole, che devi difenderti dal sole, devi consumare dell’energia per difenderti dal sole, inquinare l’atmosfera. Insomma, la razionalità, la funzionalità che fine hanno fatto? Però vince il concorso e fanno la Fiera. Adesso devono vendere la Fiera di Milano per pagare le spese di questa cosa qui: altro concorso. Il concorso è lì: i grandi nomi vanno. Ma insomma, gli architetti di Milano non dico che debbano vincere i concorsi, ma che siano almeno in commissione per decidere chi vince. Ve l’ho già detto, insomma: Albini, Gardella, Rogers, Peressutti, Banfi, Belgioioso, Zanuso, Magistretti, Mangiarotti. Eh, insomma, dico! Si contano quindici giocatori, una squadra di quindici da rugby, quindici persone di altissima qualità, di Milano. Adesso Non ci sono. In commissione c’era Marco Romano, figlio di Giovanni Romano, una brava persona, fa l’urbanista, politicizzato. Basta. Poi c’era il professor Rumi, mio amico, professore di Storia. Io ho paura.
</div>
<div class="risposta">
Poi Zunino chiama Foster, eh, Foster ha fatto la famosa zucca a S. Moritz, dove io costruisco. Io costruisco a La Punt, lui a S. Moritz. La zucca ha gli appartamenti da 380 metri con due letti matrimoniali, due, 380 metri! Nella sala, per andare in cucina, ci sono sei gradini o cinque gradini. Cioè, una parte di casa è alta, un’altra più bassa. Ora, a S. Moritz, che tutti, novanta per cento prima o poi hanno la gamba rotta, per via delle piste da sci, non possono far le scale. Io mi auguro che gli vada bene, a questa gente, a comprar le case. A comprar le case, a questa gente. Ora, se ti trattano le case in quel modo lì, che fai 350 metri, ma con la camera da letto, una delle camere da letto di Foster, è fatta così [disegna]. Pressappoco, eh, pressappoco. Uno dei due letti matrimoniali, è qui. Qui c’è la finestra. Qui c’è la porta d’ingresso, insomma. Il bagno è qui dietro. Si entra qui. Qui c’è una fila di armadi, qui c’è una fila di armadi, così. Pressappoco. Qui c’è la finestra. Questa parete qui è inagibile perché è tutta armadi; e questa è inagibile perché è tutta armadi. Qui c’è la porta del bagno, per cui tu devi andare a letto, vieni fuori, vieni in bagno, qui, poi cammini qui. E cosa fai? Metterai un comodino qui che stenterà a passarci, poi vediamo di mettere due comodini qui, così. Poi? Non so. Mettiamo una poltrona qui e una poltrona qui. Finito? Questa parete inagibile, parete inagibile, e questa è la camera da letto, una delle due camere da letto. Su 380 metri. Io qui [mostra il progetto per La Punt] sui 200 metri, sui 130 metri, ho: uno, due, tre, quattro, cinque, sei letti. E però, però, l’armadio che è qui. Qui ho una scrivania. Qui c’è una poltrona. Qui c’è una bella parete così. Qui ci possono stare. Qui c’è il mio bel gabinetto. Qui c’è una scrivania, così. Qui c’è il suo armadio, ce l’ha qui. Il bagno è qui. Ci si cambia e ci si veste in bagno. Eh, insomma!
</div>
<div class="risposta">
Ad esempio quando ho fatto il grattacielo a Montecarlo, ho fatto una pianta che adesso non ho qui, dovrei cercarla. Avevo una scala sola, però una dentro nell'altra, cioè, una sotto l’altra, in maniera che occupavo uno spazio solo di scala e avevo due scale. E arrivando al piano, avevo undici appartamenti. Cioè, io servivo con una scala undici appartamenti. È un record, eh, mondiale. Eh, perché normalmente si riesce a servire tre, quattro, cinque appartamenti, non so, questo qui non so, questo qui è una casa che ho fatto, delle case che ho fatto a Como. Sempre basate su piante che devono essere più perfette possibile di dentro, e che però non consumassero spazio di fuori. Capisci? Eh, il trucco è lì, insomma, il trucco, eh, la serietà professionale, è lì. Ecco, per esempio, questo, è un esempio di casa, questa qui è una casa, quella là io ne avevo undici, qui però ho una scala, un ascensore, e tre appartamenti: rosa, verde, celeste. Io ho cercato di risolvere, poi dopo ho studiato le piante in modo perfetto, poi chi vende ha cambiato subito i disegnini dentro e mi ha voltato le spalle. Io avevo fatto lo studio di questi appartamenti, quindi avevo una finestra qui e una finestra qui, e un camino qui, sempre lì buttato fuori, come vedi. E questo qui faceva il leitmotiv dei tre appartamenti: uno, due e tre, eh. Cioè, avevano questa sala importante, e poi: uno, due, tre letti, ma sono appartamenti di cento metri, questi qui. Là trecentosessanta, quello là, eh. Questi qui sono di alta qualità, questi qui, insomma. In ogni modo, l’importante è di fare una cosa che funzioni bene e che consumi poco. Qui, lo spazio pubblico è questo qui e basta [si riferisce a scale, ascensori e pianerottoli]. Là avevo qualche andito, ma però relativamente avevo una scala sola, bensì che due, poi dopo si è messa a disposizione questa, insomma, insomma, è la serietà.
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<div class="risposta">
Temo che questa gente, non so, io mi auguro che abbiano trovato dei professionisti che li istruiscano bene, che riescano poi. Ma a me fa paura, fa paura, fa paura che diventano. Tu fai un grattacielo, ma devi fare un grattacielo che funzioni, deve avere le porte di sicurezza, per uno, due, tre, quattro, cinque, sei appartamenti. Funzionale, no, insomma. Ora mi domando e dico: cosa succederà di Milano City se la progetteranno loro?
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<div class="domanda">
Si può dire che a Milano c’è stato un decadimento culturale?
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<div class="risposta">
Io non lo so, non posso dire. Può darsi che siano più bravi di me. Può darsi che impegnati e stimolati da persone intelligenti. Tutto può darsi.
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<div class="domanda">
L’area di piazza Fontana è stata oggetto di molti progetti e richiede da anni una sistemazione. Lei cosa proporrebbe?
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<div class="risposta">
Piazza Fontana. Eh sì. Io posso raccontare di piazza S. Babila. Ecco, la fontana di piazza S. Babila, per dire [prende un foglio]. Io sono uno scrupoloso. Allora, cosa è stato il leitmotiv della fontana? Adesso non mi ricordo la pianta quale sia, neanche, bene. Però, quello che vi dico è questo: il leitmotiv di piazza S. Babila è stato fare in modo che un dottore chiamato d’urgenza, non perda neanche un secondo di tempo. Va bene? E vada dall'ammalato che magari salva, o magari lo uccide. Mettiamo che questo qui sia la piazza S. Babila [disegna]. Il perché della piazza S. Babila, se volete andare a vedere, prendete la pianta e la esaminate, vedrete che c’è una specie di coso fatto così e così [disegna], per così dire; questa diagonale che vien fuori qui, viene fuori perché in questo modo l’attraversamento più rapido è permesso malgrado la fontana. Capite? La fontana è qui, mettiamo, no, mettiamo che sia fatta così. Adesso non lo so come è fatta, è fatta così, cosà e cosà, insomma, va bè. È fatta in modo che da qui, da un coso o l’altro, uno attraversando, fa una scorciatoia. Ecco. Questo è il leitmotiv, è quella cosa sufficiente, come il vento, o l’arrivo della villa, o l’orientamento, è quello che m’ha dato la motivazione a dar la forma alla fontana. Quindi, è lo stesso pensiero sui pittori che non sanno più fare niente. Perché? Non hanno, poveretti, non hanno più la base, la base d’appoggio su cui [batte con il pugno sul tavolo]. Io ho delle basi, cerco l’appoggio per fare il salto al trampolino, no? Ci vuole l’asse a sbalzo, qui, su cui fare il salto, il salto, presalto e poi far la capriola, e fare il trampolino, perché hai la base su cui fare il balzo. Il pittore, che una volta aveva la rappresentazione della realtà, adesso si trova col foglio vuoto, e non sa cosa fare, secondo me. Cioè, non hanno queste pulsioni dall’interno come ha Rothko, per cui riesce a fare cose magnifiche lo stesso. Insomma, è difficile, eh.
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<div class="domanda">
Nell'intervista che le ha fatto Irace<a href="#footnote1"><span class="refnote" id="refnote1"></span></a> ha affermato che dopo la guerra il centro storico andava lasciato com'era, mentre bisognava fare un ring di parchi e grattacieli nella fascia compresa fra i navigli e i bastioni. Tuttavia l’area in questione era densamente edificata già allora. Crede che sarebbe stato giusto demolire gli edifici esistenti per fare spazio al verde e ai grattacieli?
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<div class="risposta">
C’era un momento a Milano in cui si poteva tentare di tenere il centro com'era, circondandolo con i navigli e la circonvallazione. La grande demolizione che c’era nel dopoguerra, si poteva utilizzare per fare delle oasi di verde. Insomma, c’è stata la lotta contro i grattacieli, mentre il grattacielo andava premiato per farci attorno il verde. Tu hai lì la possibilità di far centomila metri cubi. Dagliene duecento, però obbliga a liberare le zone a terra, cioè fare tutto questo verde, e fare un ring in giro a Milano costellato di grattacieli. Fossi stato chiamato, avrei fatto così.
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<div class="domanda">
Condivide le trasformazioni urbanistiche del centro di Milano proposte negli anni cinquanta, ad esempio la Racchetta, gli Assi Attrezzati e il Centro Direzionale?
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<div class="risposta">
Il Centro Direzionale credo che sia abbastanza giusto. La Racchetta è stata un fallimento, no? Ma poi sono sempre state fatte purtroppo delle mezze misure, ecco. Anche del Centro Direzionale praticamente non si è fatto niente.
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<div class="domanda">
E gli Assi Attrezzati?
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<div class="risposta">
E gli Assi Attrezzati, cosa hanno fatto? Io non ho partecipato, purtroppo. Ho sbagliato. Bisognava partecipare di più e dare idee, e io non le ho date. Mi sono sbagliato. Bisognava essere più decisi nel salvare il centro di Milano, ma bisognava operare. Vi chiedo scusa per la mia debolezza. A me danno fastidio le chiesuole, le conventicole, questi gruppi. Allora pur di non entrare me ne tengo fuori.
</div>
<div class="domanda">
In alcuni casi la realizzazione dei suoi edifici ha comportato la distruzione di parti del tessuto storico di Milano. Secondo lei sono giustificabili operazioni di questo tipo in un tessuto ormai così compromesso come quello di Milano?
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<div class="risposta">
Io mi son trovato con la strada che era già fatta, insomma. E i terreni erano liberi, mica li ho gettati giù io. Io ho fatto bene e male lì, non è che siano tanto delle gran cose, però non ho vergogna. Praticamente l’ho fatto quasi da solo, perché, tra una storia e l’altra, ce ne ho uno, due, tre da una parte, due in faccia, sono cinque case. Vercelloni li criticò chiamandoli gli 'armigeri neri' di Dominioni. Anche se di fianco c’è Magistretti, che ci sta bene.
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<div class="domanda">
Per diversi anni ha abitato e lavorato a Montecarlo. Quali sono stati i motivi di questo trasferimento e cosa pensa dello sviluppo di questa città? Vede delle analogie tra Milano e Montecarlo?
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<div class="risposta">
Sono andato a Montecarlo perché a Milano non c’era gran lavoro. Non solo: ma mia moglie stava bene al mare o in montagna e stava male a Milano. Quindi, la ragione era dovuta a ragioni familiari. Per cui o stavo a S. Moritz, o stavo al mare. A Milano non potevo stare. Per cui, mi è capitato un lavoro importante: un grattacielo di trentatre piani. E il mio cliente di Milano ha detto: “vuoi farlo? Però bisogna andare a stare a Montecarlo, perché in Francia è obbligatorio che la direzione lavori sia fatta dal professionista che progetta l’edificio. Io ho fatto il progetto e devo fare la direzione lavori, insieme ad altri architetti. Eh. Invece in Italia non si fa. Per cui cosa succede: che uno fa il progetto per un grattacielo, e progetta il soffitto. Rivestito di lastre di Carrara di due metri per quattro. L’ingegnere deve fare la cosa con le lastre due per quattro. Io sono andato a Montecarlo e ho fatto il rivestimento di due per due, piastrelline. E ho inventato io il colore, eccetera, eccetera; la forma, eccetera, eccetera; ho inventato il miscelamento, in maniera che non era continuo, insomma, ho fatto delle righe, che ci sono e non ci sono, ma si intravedono. E ho inventato la soluzione: perché avevo la direzione lavori. Cioè, la direzione lavori mi ha imposto, ecco le cose… mi ha imposto la soluzione di una facciata diversa da quella che avrei fatto normalmente con un rivestimento in marmo. Ho fatto diverso, ho dovuto inventare un tipo di piastrellina, e da una cosa nasce l’altra. Risultato: ho dovuto andare, c’era il motivo di mia moglie, ho dovuto prendere la residenza lì. Perché dovevo fare la direzione lavori. Ero obbligato. Dopo ho fatto cinque o sei case vicino a Montecarlo. Ero motivato. Quando ho finito questi lavori sono rientrato in Italia.
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<div class="didascalia">
Il grattacielo di Parc Saint Roman, nel Principato di Monaco
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<div class="domanda">
Cosa pensa dello sviluppo di Montecarlo?
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<div class="risposta">
Uno schifo. Eppure la soluzione per Montecarlo era così semplice: grattacieli. Il posto è bellissimo, è un anfiteatro naturale magnifico. Obbligate a fare dei grattacieli [batte il pugno sul tavolo], e proibite le costruzioni orizzontali! Loro, invece, hanno fatto tutte costruzioni orizzontali, e hanno tolto la vista a tutti. C’è un magnifico anfiteatro, fai diciotto bottiglie da vino, così: ta, ta, ta, ta, ta, ché la vista passa dappertutto, viene una cosa magnifica. Sono bravissimi nel fare le strade, nel fare gli svincoli. Adesso hanno fatto una nuova stazione di Montecarlo, è magnifica. E lì, bastava fare queste cose, con tutte queste bottiglie, in questo anfiteatro, e non fare le tavolette di cioccolata che portano via la vista, han rovinato tutti i boschi. È uno schifo. Si salva solo il mio grattacielo. Il quale è fatto bene, e ha una forma particolare, anche perché – nessuno lo sa – è tangente esattamente al confine col paese limitrofo, che è Fontvieille. Fontvieille è Francia. Se tu metti il piede fuori da quella linea lì, la casa vale, non so, due milioni al metro, mentre dentro vale dodici milioni al metro. E quindi la forma, in buona parte, è data dal perimetro della frontiera.
</div>
<div class="domanda">
Quando progetta i suoi edifici pensa che debbano durare per sempre o che abbiano una durata limitata nel tempo?
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="didascalia">
Foto di Stefano Suriano
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</a>
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</div>
<div class="risposta">
Bella domanda, perché devo dire che sono così superficiale che non ci penso, insomma. So benissimo che le cose durano relativamente nel tempo. Costruisco perché la costruzione sia valida nel tempo. Cerco. Il progetto è una cosa. La costruzione è un’altra. La costruzione è fatta di materiali che possono essere imperituri, e altri che sono perituri. Cerco di costruire con materiali piuttosto resistenti. Però succede quel che è successo per esempio lì in via Ippolito Nievo con la facciata celeste: ho dovuto rifare completamente la facciata. È caduto un pezzo di cinque metri quadri, senza far male a nessuno, per mia fortuna, anche se era dopo cinquant’anni, quindi la responsabilità non c’è più, ma insomma… resta sempre l’angoscia. Ho dato subito il consiglio di scender giù tutto, però ho chiamato prima il professor Finzi – non Leo Finzi, che è lo strutturista, ma l’altro Finzi – e a lui ho fatto fare uno studio stratigrafico, ed è risultato che c’era un distacco quasi del settanta per cento della facciata ed ho dovuto scender giù tutto. E rifare. Però era costruito in modo che dovesse resistere. Però era costruito in modo che dovesse resistere.
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<div class="esterni">
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</div>
<div class="domanda">
E poi ha messo dei pezzi più piccoli?
</div>
<div class="risposta">
No, li ho messi uguali. Perché lì il distacco non è stato del rivestimento dall'intonaco è stato il distacco dell’intonaco dal muro, che ha ceduto. Quindi non è colpa del clinker, o di chi ha fatto il rivestimento, è stato colpa dell’intonaco fatto sotto, che non ha tenuto. Però, sai, cinquant'anni. No, la risposta è la pianta la si fa perché deve andar bene per sempre, in un certo senso. Naturalmente, gli elementi che costituiscono poi la casa sono: la scala, l’ascensore, gli impianti, eccetera, eccetera. Tendo a costruire sempre con materiali piuttosto resistenti, oppure poveri, quindi le mie facciate sono fatte di clinker, di ceramica o di pietra: <a href="http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture900/schede/p3010-00190/">la Biblioteca Vanoni a Morbegno </a>è fatta di ciottoli di fiume, quindi quella non cadrà mai. Oppure sono fatte di intonaco. Va bene allora più o meno ho risposto.
</div>
<div class="domanda">
Ripensando alle sue prime opere, le rifarebbe uguali o ce n’è qualcuna che cambierebbe?
</div>
<div class="risposta">
Direi di no. Certo che cambierei, non rifarei certe cose come le ho fatte in passato. Non è che mi sia pentito di aver fatto questa casa in Piazza Sant’Ambrogio, la rifarei lo stesso, credo. Magari i tempi sono cambiati e magari avrei cambiato certe piante, certi materiali, può darsi. Però, più o meno l’avrei rifatta uguale, credo.
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<div class="didascalia">
Foto di Stefano Suriano
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</div>
<div class="domanda">
Dopo aver terminato i suoi edifici le capita di tornare a vederli per capire come vengono vissuti e se subiscono modifiche nel tempo?
</div>
<div class="risposta">
No. Direi di no. Però, quello che capita è che sempre mi accorgo di aver fatto degli errori, quello sì. Io li conto, gli errori. Però, sono abbastanza soddisfatto se ce ne sono pochi, o se non sono gravi. Però ci sono sempre, eh.
</div>
<div class="domanda">
Le farebbe piacere che le sue opere venissero tutelate o vincolate?
</div>
<div class="risposta">
Il soprintendente di Bologna mi ha chiesto di far vincolare questa casa qui, per esempio. Me l’ha chiesto lui quando mi ha conosciuto e visto lavorare, mi ha detto: "Lei deve farsi vincolare quella casa lì". Il farsi fare un vincolo può essere un vantaggio da un punto di vista anche fiscale. Non me ne importa niente, a me non importa niente, se la casa è vincolata o non vincolata. Io ho delle grane continue con la Soprintendenza: i progetti che faccio, continuamente, me li bocciano per le piante che faccio, vorrei sapere perché mi bocciano una mia pianta. cosa c’entra, non so, non riesco a capire. Quindi, è un vincolo pericolosissimo, perché se ti bloccano un lavoro, perché non te lo lasciano fare. Potrebbe essere giusto non lasciar fare i lavori su piante intelligenti, brillanti, per non rovinare quello che è un prodotto della mente, o un prodotto estetico, anche se è all'interno. Ma non è così, perché io ho dei casi di costruzioni che non valgono niente, e mi vengono impedite le modifiche per nessun motivo. È gravissimo, gravissimo, gravissimo, perché sono dei vincoli.
</div>
<div class="esterni">
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</div>
<div class="risposta">
Insomma, in un caso che mi è capitato ultimamente, sono due appartamenti da duecento metri che dovevo unire, che non posso unire, e insomma, oggi duecento metri sono quindici milioni al metro, in questa zona di Sant'Ambrogio, quindici milioni al metro per duecento, cosa sono, sono sei miliardi. Allora, impedire a una persona di usare, di non poter usare sei miliardi di appartamento, insomma, è pazzesco. Per una cosa che non esiste. Perché una pianta fatta nel 1960, fosse una pianta brillante, intelligente: è una pianta orrenda, con l’ascensore cacciato dentro, si vede che è stato fatto pochi anni fa, insomma.
</div>
<div class="domanda">
Quali sono gli elementi tipologici, di linguaggio e i materiali della tradizione milanese che ha fatto propri?
</div>
<div class="risposta">
L’intonaco, per esempio. Ma non ho usato mai il mattone. A me forse non piace tanto, mi piace Sant'Ambrogio, ma ogni cosa ha il suo tempo. Ho usato molto le materie locali, che sono l’intonaco, e la beola, e il granito. Il granito e la beola, sì, li uso molto. Le case dovrebbero sorgere sempre col materiale del sito, perché anche urbanisticamente l’aspetto estetico della città se nasce da un materiale locale, ne assume più o meno il colore. Insomma, se una casa è fatta in Toscana, ha quella terra ocra, sembra emergere dal suolo. Urbanisticamente, io vincolerei l’uso del materiale locale. E poi, proibirei l’uso del colore inventato. Cioè: bisognerebbe sempre usare il colore delle materie locali, quindi non so, lo stesso intonaco, col colore della terra locale. Insomma, fare una specie di vincolo cromatico. Un vincolo cromatico e di materiale. Questo sarebbe già abbastanza per dare una certa uniformità all’architettura, dei coefficienti di uniformità.
</div>
<div class="domanda">
E, ad esempio, ha ripreso un po’ la tipologia delle case tradizionali milanesi?
</div>
<div class="risposta">
No. Non ho mai ripreso. Io sono uno che segue la richiesta del cliente e della famiglia. Da cui ne deriva automaticamente un legame alle abitudini, al modo di vivere milanese o lombardo. Ma in ogni modo, seguo caso per caso, quando vado a Genova lavoro con i genovesi, quando vado a Montecarlo lavoro con quelli là, se sono in Svizzera lavoro per gli svizzeri. Insomma, seguo la richiesta e l’esigenza.
</div>
<div class="domanda">
Nelle sue prime opere si nota una compresenza tra elementi cartesiani ed elementi organici, mentre nei suoi progetti più recenti tendono a prevalere le forme organiche. Ci può spiegare le ragioni di questa evoluzione?
</div>
<div class="risposta">
Sì, evoluzione nel senso che ho imparato di più il mestiere, secondo me. Questo, più si impara più ci si adegua, magari che sono le vere esigenze del cliente, e i doveri dell’architetto, insomma. L’architetto deve adattarsi al cliente, deve lavorare per il cliente, quindi c’è una maggior finezza. Queste forme che voi chiamate organiche, sono dovute a un modo di muoversi degli utenti nell'edificio.
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<div class="domanda">
Ma certi elementi formali, ad esempio certe forme bombate o curve, negli elementi, che si notano di più nelle sue ultime opere.
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<div class="risposta">
Sì, mi vengono volta a volta. Non so come vi ho raccontato per piazza S. Babila era dovuto al percorso del dottore dall'impossibilità delle persone che comprano la Coca Cola di appoggiare la lattina nei bordi, ché gli cade, insomma. Quindi, la bombatura del paracarro è dovuta alla Coca Cola, cioè ad impedire a questo signore che vuol bere la Coca Cola di lasciarla lì, sul paracarro. Cosa che invece la Gae Aulenti, in piazza Cadorna, gli ha fatto i tavoli da mangiare, addirittura, per cui lì ci resta il pane, vi restano le briciole, vi resta tutto. Io sono fatto diverso, cerco di impedire questo disordine che è spontaneo, insomma.
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<div class="domanda">
Nel momento in cui affronta un progetto che importanza ha il suo linguaggio personale e quanto invece il contesto?
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<div class="risposta">
Non so se io sia persuasivo, o meno, non so; certo che io cerco di insegnare al cliente come può vivere, non lo so bene, perché non so se precede prima il progetto, o se precede prima l’esigenza. Capite cosa voglio dire? A seconda dei casi, c’è la possibilità di fare una sala in un posto e la sala da pranzo in un altro. Ché se mi viene la sala da pranzo vicino alla cucina, io sono soddisfatto e cerco di tenere la sala da pranzo vicino alla cucina, ché se non mi viene, allora trovo il modo, così, trovo modo che una sala, che è lontana dalla sala da pranzo, ha un significato di passeggiata e di escursione da un punto all'altro della casa, così mi valorizza, in un certo senso, la casa, anche la passeggiata, insomma. Quello che era la galleria di Versailles, che era lunga, non so, trecento metri, che permetteva lo svolgersi di un percorso, in un appartamento moderno è una cosa ridotta normalmente a quindici metri. Se io metto la sala all’opposto, e la camera da pranzo all'altro opposto, per quanto faccio quindici, quindici, trenta metri, quindici a tornare, quaranta. Insomma, in un certo senso obbligo un movimento che, in un certo senso, dà qualità alla casa. Però, sono io che lo faccio, o è la pianta che mi riesce e riesco a fare la pianta, depistata, dislocata una qui e una là, insomma. Certe volte è la possibilità che la pianta mi offre di fare questo gioco.
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<div class="didascalia">pianta casa Caccia Dominioni in Piazza Sant'Ambrogio, 16
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<div class="didascalia">pianta edificio residenziale in Via Ippolito Nievo, 28/a
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<div class="didascalia">pianta edificio per abitazioni, uffici e negozio in Corso Monforte, 9
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<div class="didascalia">piante edificio per abitazioni e negozi in via Santa Croce, 3
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<div class="didascalia">pianta edificio per uffici Cartiere Binda e Vip's Residence in Piazza Velasca, 7-9
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<div class="didascalia">pianta edificio residenziale in Via Giuseppe Vigoni, 13
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<div class="didascalia">pianta edificio per abitazioni, uffici e negozi in corso Italia 22-24
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<div class="didascalia">pianta complesso per uffici, negozi e abitazioni in corso Europa, 10-12, 18-20, 11-13
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<div class="didascalia">pianta condominio in piazza Carbonari, 2
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<div class="domanda">
Ecco, il vincolo.
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<div class="risposta">
Il vincolo. Allora io lo indico al proprietario e dico: guarda che è una qualità, non è un difetto. Quello che potrebbe essere un difetto può diventare una qualità. Basta decorare il corridoio, che è lungo, in modo tale che ci sia una successione di emozioni, e quindi si crea questa emozione, che è dovuta. Ma viene prima la pianta o vien prima l’idea? Non lo so. Certe volte può darsi che sia la pianta che mi imponga la soluzione, la trovata dell’idea.
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<div class="domanda">
Lei insiste sulla necessità di usare intonaci e ceramiche naturalmente colorati dalle terre che contengono. Terre e ossidi hanno tuttavia molti colori diversi, come mai allora la predilezione per tinte scure, come il bruno e il prugna, che inoltre difficilmente si ritrovano nella tradizione milanese?
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<div class="risposta">
No, vi spiego, ad esempio la casa di via Ippolito Nievo è celeste. Però è l’unica cosa che ho fatto di celeste, è l’unica. Perché? Perché ho inventato, ho cercato di inventare, un tipo di casa che fosse, direi, complanare coi serramenti; cioè: il rivestimento complanare col serramento. Quindi non gioco con lo scuro ma con la complanarità. Cioè: ho creato una specie di pane di ghiaccio, diciamo così. Pane di ghiaccio sarebbe, che cos’è, un parallelepipedo di ghiaccio. Cioè: allora, celeste e piano, senza dentro e fuori, capisci? Ed io ho fatto il celeste. Però il celeste, io sono contrario in genere all'uso del colore. E allora passo al crème caramel, perché il crème caramel non è un colore, è un sale. È una salatura del grès. Salare il grès diventa crème caramel. Allora non è un colore, è una materia: che è diverso. Cioè, delle mie case, tipo Ippolito Nievo, quella celeste è un colore, l’altra è una materia. E fatto di materia perché è vetro, ceramica, e non colore.
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<div class="domanda">
In realtà la nostra domanda era più sulla preferenza per il colore scuro rispetto al colore chiaro.
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<div class="risposta">
Io faccio anche il bianco. Le case di via Tolstoj, di quelle vie là, quelle case per uffici che ho fatto, sono belle case, sono bianchissime. Sono delle case con la gronda un po’ arrotondata, ma qui il bianco non è un colore; il nero non è un colore, se vuoi; negazione del colore, insomma. Sono contrario all’uso del colore. Mentre invece gli intonaci che uso sono sempre di un colore che va dal terra di Siena, al terra d’Ombra. I colori delle terre, sempre. Cioè tutta la serie delle terre la posso fare: rosse, terra rossa, terra gialla. Le terre vanno dal giallo al marrone scuro, e attraverso il rosso. Sono colori per così dire naturali che vanno dal rosso, al giallo, al rosso, al nero.
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<div class="domanda">
Molte volte lei si è trovato a ristrutturare abitazioni all’interno di edifici preesistenti, di cui non poteva modificare la facciata. Generalmente modifica radicalmente le suddivisioni interne, senza conservare tracce dell’assetto preesistente. Pensa che questo approccio della tabula rasa possa essere applicato ovunque, oppure ci sono casi in cui è giusto mantenere e valorizzare l’assetto spaziale precedente?
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<div class="risposta">
Certo, se è valido sì. Tabula rasa la faccio se non c’è niente, se no non lo faccio assolutamente. È questo che critico della Soprintendenza: se dentro queste piante ci fosse l’aspetto di qualche cosa che lì c’era un monastero, dove c’erano delle celle dei frati, piuttosto che laboratori, lascio tutto. Ma dove non c’è niente non posso lasciare queste costruzioni fatiscenti, fatte dodici, quindici, vent’anni fa. Non mi interessa.
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<div class="domanda">
Ma se trova, non so, un parquet decorato, un soffitto affrescato…
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<div class="risposta">
Se posso lo lascio, se posso lo tengo. Se c’è appena appena la possibilità, lo tengo, per carità. Però, quando queste cose sono fatte da gente che ha ripreso una cosa precedente, che è stata fatta vent’anni fa da un allievo di quello che ha già fatto i miei pavimenti, quando io avevo trent’anni, no. Questo che non sa neanche fare quello che faceva il mio mosaicista, lo butto via tranquillamente, insomma.
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<div class="domanda">
Ci sono critici che hanno visto un parallelismo fra alcune sue opere degli anni cinquanta e quelle coeve di Ignazio Gardella. Lei si sentiva davvero vicino a Gardella in quegli anni, oppure avvertiva maggiori affinità con altri architetti?
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<div class="risposta">
Gardella è stato mio grande amico, abbiamo lavorato insieme una quantità di volte, e sono un suo grande ammiratore. È stato un grandissimo architetto, però non è che abbia fanatismi.
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<div class="domanda">
Spesso sui libri si vede accostata questa casa di piazza Sant’Ambrogio con quella di Gardella al Parco Sempione.
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<div class="risposta">
Sì, forse una certa uniformità di modo di pensare c’è, però lui non era un piantista come me, non moriva sulla pianta. Era un fine esteta. Avevamo una certa affinità di ambiente e di educazione, per cui arrivavamo a certi modi di pensare o di vivere simili. Lui ha sposato una mia cugina, insomma eravamo vicini. Di famiglie, di educazione, di cose così; però eravamo del tutto diversi. Comunque i grandi sono stati Albini e Gardella.
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<div class="domanda">
Ci sono elementi delle sue opere milanesi che richiamano caratteri dell’architettura tradizionale engadinese, che lei conosce bene. Come mai ha sentito la necessità di usare questi elementi regionali in un contesto così diverso come quello milanese?
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<div class="risposta">
Penso che la facciata tradizionale, come quella engadinese, sia più utile per difendersi dalla luce che non una facciata in vetro. La facciata engadinese è molto intelligente: nel senso che ha piccole aperture, ma gli squarci gli permettono di andare a prendere le viste e il sole. Però, il tipo di architettura è interessante, insomma, è un’architettura intelligente. Mentre le architetture tutte vetro sono sciocche, queste architetture di difesa dall’agente atmosferico sono più serie. Non è che io porti un elemento di colore locale. Ho notato la serietà e la funzionalità vera di questa architettura: l’andare a prendere la vista, l’andare a prendere il sole in modo diverso.
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<div class="domanda">
La sua famiglia abitava da secoli nel palazzo di piazza Sant’Ambrogio. Quale rapporto la legava a questo palazzo?
</div>
<div class="risposta">
La mia famiglia abita in questo palazzo da cinquecento anni. Noi siamo venuti qui nel 1492. Mentre Cristoforo Colombo scopriva le Americhe, nel 1492, noi siamo venuti da Novara a Milano, quindi abbiamo passato il Ticino [ride]. Un po’ di differenza: lui ha fatto l’Atlantico, noi il Ticino. Quindi si capisce perché io non volo, né navigo molto. Io sono nato il giorno di Sant’Ambrogio, e per di più mio papà si chiamava Ambrogio. Non è facile, insomma. Non sono interista, che si chiamava Ambrosiano, però ho fatto l’Ambrosiana, che mi hanno disfatto: l’Ambrosiana era una pinacoteca perfetta, era diventata un classico, l’hanno distrutta. Tutto perché sono arrivati i soldi della Cassa di Risparmio, e si sono dimenticati di un lavoro museografico perfetto, secondo me.
</div>
<div class="domanda">
E non le hanno chiesto niente?
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<div class="risposta">
Niente. Non una parola. Tra l’altro credo di averlo fatto gratis, quel lavoro. Poi sono arrivati i soldi, e con i soldi hanno tolto il pavimento in veneziana, con il bordo di pietra, o di lavagna, o di beola consumata, e hanno fatto il parquet di rovere, con il bordo in giro: insomma, degno di una birreria tedesca.
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<div class="domanda">
Il fatto di vivere in un palazzo storico, a diretto contatto con la basilica di S. Ambrogio, è stato determinante nella sua scelta di diventare architetto, oppure i motivi sono stati altri?
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<div class="risposta">
No. Non ci ho pensato, non avevo dubbi di fare l’architetto perché mi divertiva disegnare, mi divertiva mettere a posto i mobili. Non era una scelta, ero come predestinato, non so perché. Mi sentivo la voglia di fare, di costruire.
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<div class="domanda">
Nel progettare la casa di Piazza S. Ambrogio quali sono i caratteri dell’antico palazzo che ha voluto riproporre?
</div>
<div class="risposta">
Niente. Non ho riproposto niente. È venuto spontaneo l’adeguarsi all’andamento, al fiato, all’atmosfera della piazza, a questa pacatezza direi di ritmo. È una specie di assonanza, di questo passo calmo, queste poche finestre… Ho cercato di rifare una costruzione da piazza Sant’Ambrogio, e da Sant’Ambrogio. Questa calma, questa serenità, questa pacatezza, ha influenzato la scelta. Ma era abbastanza difficile la ricostruzione da fare, perché questa, la bella casa, era bruciata. La brutta, che era stata fatta nel 1928, è rimasta su tutta. Quindi sono rimaste su le costruzioni di via San Vittore, di via Carducci, e l’interno, con le scale già messe lì. Quindi dovevo collegare questa parte davanti agli appartamenti e alle scale precedenti, era abbastanza difficile.
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<div class="domanda">
Come ci ha raccontato, non è raro trovare registi di cinema che hanno fatto studi di architettura, oppure architetti cinefili, dimostrando l’affinità tra le due discipline. Crede che il cinema abbia qualcosa da insegnare agli architetti?
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<div class="risposta">
Non lo so. Non è che nelle scuole di architettura sia pieno di registi. Per caso, io ero compagno di scuola di Renato Castellani, che è stato un grandissimo regista, il più grande. Era mio compagno di scuola, studiavamo insieme, sempre. E poi, indietro di un anno, c’erano Comencini e Lattuada. Ma è un caso.
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<div class="domanda">
Nei condomini di via Ippolito Nievo la posizione e il dimensionamento delle finestre dipende maggiormente dalla suddivisione interna dei locali o da criteri geometrici che regolano la composizione delle facciate?
</div>
<div class="risposta">
No, più dalle piante, sono veramente piante diverse una dall'altra. Però qualche volta, qualche aggiustamento lo si può anche fare [ride], anche dal punto di vista compositivo. Però la libertà è venuta da questa sovrapposizione di piante diverse. La libertà mi è nata da quello, dalla necessità. Cioè, è l’impianto che conta, insomma. Cioè, fai un progetto e vedi che le esigenze sono diverse un pochettino, c’è uno che ha due/tre figli, un altro che ne ha sei, uno che non ne ha nessuno; uno che prende un appartamento grande, uno che prende un appartamento piccolo, eccetera. E da lì, la necessità di esser liberi di poter fare una facciata che aderisca a piante diversificate.
<div class="esterni">
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Qualche volta la pianta diversificata la posso fare anche per mettere a posto la facciata. Solo per necessità. Normalmente cosa si fa: una facciata è dal pian terreno fino in alto tutto uguale, più o meno. È un vantaggio dal punto di vista costruttivo, è chiaramente un vantaggio. Però non è fatto per fare la Portofino, è fatto per fare una adesione alle richieste.
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<div class="domanda">
Ma lei ha studiato proprio ogni pianta per tutti i clienti?
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<div class="risposta">
Eh. Non che abbia studiato ogni pianta, ho fatto delle piante diversificate, era una casa fatta per soci di una cooperativa, praticamente. Erano già diversi. Però, per dirvi, non so, gli appartamenti sono venti; dieci sono aderenti alle piante richieste, e dieci sono inventate. Però sono inventate su una diversificazione di pianta, e di metratura, insomma.
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<div class="domanda">
E quella scelta degli ascensori nella facciata, da dove nasce?
</div>
<div class="risposta">
Nasce dalla necessità di servire con l’ascensore anche i servizi. L’ascensore c’è anche nel centro della casa. Poi c’è quello di servizio. Quello di servizio è chiaro che se è lì in mezzo serve i due. La casa è piuttosto comoda, insomma. Che poi è anche bello, questa movimentazione della facciata.
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<div class="domanda">
E come mai invece l’ascensore in mezzo alle scale, non sarebbe stato più bello lasciare libera la tromba?
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<div class="risposta">
È un vantaggio di costo inferiore. La scala crea un vuoto, che nel centro non è goduto. Se metti l’ascensore è fruito; costa molto meno. Poi è una formula mia.
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<div class="data">
7 dicembre 2016
</div>
<div class="intersezione">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2007/12/speculazione.html#.Wf3PtNDibic">SPECULAZIONE</a>
</div>
<div class="commenta">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2016/12/buon-compleanno-caccia.html#comment-form">COMMENTA</a>
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<span class="linea"></span>
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<div class="note">
<div class="testo">
<b>Pierfrancesco Sacerdoti</b> (Milano, 1979) è architetto e svolge attività didattica e di ricerca presso il Politecnico di Milano, dove ha conseguito il dottorato in Composizione Architettonica. È intervenuto come relatore in convegni internazionali ed è autore di saggi dedicati all’architettura e all’urbanistica di Milano. I suoi campi di ricerca spaziano dall’architettura di fine Ottocento, al Liberty, all’architettura del XX secolo, ai rapporti tra cinema e architettura. Dal 2003 organizza e conduce visite guidate sull’arte e l’architettura di Milano.
</div>
<div class="testo">
<b>Tommaso Cigarini</b> (Milano, 1977) è architetto con esperienze di ricerca e lavoro sia all’estero che in Italia. Nel 2001, grazie al progetto Erasmus, lavora per Laurent ed Emmanuelle Beaudouin in Francia. In Italia lavora presso gli studi Caneva-Conca e Mauro Galantino. Nel 2013 si trasferisce a Lima: lavora inizialmente presso lo studio Barclay&Crousse, nel 2015 apre il proprio studio di architettura e inizia a insegnare in un laboratorio di progettazione e museografia presso l’università UPC di architettura degli interni. Ha pubblicato saggi sull’architettura in riviste italiane ed estere. Attualmente sta svolgendo, presso l’URP di Lima, un master in Museografia presso l’Universidad Ricardo Palma.
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<div class="footnote" id="footnote1">
<a href="#refnote1"><span class="footnote"></span></a>
Luigi Caccia Dominioni. Case e cose da abitare. Stile di Caccia, a cura di F. Irace e P. Marini, fotografie di G. Basilico, catalogo della mostra (Museo di Castelvecchio, Verona, 7 dicembre 2002 - 9 marzo 2003), Marsilio, Venezia, 2002.
</div>
<div class="testo">
N.B.: Si ringrazia l'ingegnere Marco Pascucci, per aver reso 'udibili' le tracce audio dell'intervista registrata in audiocassetta.</br>Le immagini senza credit sono state reperite su 'google immagini'.
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Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-33520604506549519562015-11-23T09:30:00.000+01:002015-11-23T09:40:10.865+01:00Racconto video e twitter della mostra Paesaggi ibridi di Atelier Crilo<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L'inaugurazione del sei novembre della </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sul-percorso-espositivo-paesaggi.html" style="font-family: Verdana, sans-serif;">mostra</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> dell'Atelier Crilo e la lecture raccontati in un video di Mauro Maugeri e un live streaming twitter.</span></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="388" mozallowfullscreen="" src="https://player.vimeo.com/video/146377752?color=eb350c&byline=0&portrait=0" webkitallowfullscreen="" width="690"></iframe><b style="color: #990000;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large; text-align: justify;"><div style="text-align: center;">
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<b style="text-align: left;"><span style="color: white; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large; text-align: justify;">s</span></b></div>
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<b style="color: #990000;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large; text-align: justify;"><div style="text-align: center;">
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<b style="text-align: left;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large; text-align: justify;">streaming twitter della lecture del sette novembre <a href="https://twitter.com/search?f=tweets&vertical=default&q=%23paesaggiibridi&src=typd" target="_blank">#paesaggiibridi</a></span></b></div>
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<b style="color: #990000;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large; text-align: justify;"><div style="text-align: center;">
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Tra poco s'inizia in <a href="https://twitter.com/hashtag/vialeafrica42?src=hash">#vialeafrica42</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/sicilcima?src=hash">#sicilcima</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/futuramemeria?src=hash">#futuramemeria</a> <a href="https://t.co/CcWHNQ88r1">https://t.co/CcWHNQ88r1</a> <a href="https://t.co/LwcSFrhCW5">pic.twitter.com/LwcSFrhCW5</a><br />
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663021756131725312">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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s'inizia l'età media degli edifici è di 5 10 anni introduce il tema della demolozione <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663037128738258944">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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in europa la superfetazione è elemnto essenziale del paesaggio <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663037320833167360">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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la stratificazione significa accordarsi con l'esistente <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663037695636185089">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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il rapporto della cità di Catania con lEetna rende il paesaggio straordianrio <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663038425872863232">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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l'architettura può aggredire parti di città abbandonate come infiltrazioni <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663038771756204032">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
L'atelier Crilo premiato tra i primi 10 nel campo della visualizzazione professionale nel 2015 <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663042005375823872">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" lang="it" width="550">
<div dir="ltr" lang="it">
il disegno ha una vastita grammaticale che non bisogna dimenticare ma possedere <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663042887177928704">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" lang="it" width="550">
<div dir="ltr" lang="it">
il disegno è una pratica quotidiana, una palestra irrinunciabile <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663043337033789440">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" lang="it" width="550">
<div dir="ltr" lang="it">
la visualizzione dell'architetura è un media di comunicazione <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663043580202721281">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" lang="it" width="550">
<div dir="ltr" lang="it">
crepax un architetto in fuga <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663046235364962304">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
il disegno non è mai un processo automatico ma elaborazione continua del linguaggio <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663046716401319936">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
il processo dell'architettura è ciò che ci interessa non la visualizzazione estetica <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663048181744345088">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
per noi lo schizzo è fondamentale per prefigurare l'architettura <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggibridi?src=hash">#paesaggibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663048616513298432">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
induttivo o deduttivo Igrazio Lutri <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663052008157519873">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
<a href="https://twitter.com/luciagiuliano">@luciagiuliano</a> sulla fuga dell'arch., sul disegno dell'arch. che ha una sua caratteristica e infine come fate ad imparare <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663053064492990469">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
il nostro apprendimento si deve molto al Web <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663053515447795712">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
Io non abiterei mai in quella di lusso <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663054945411858432">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" lang="it" width="550">
<div dir="ltr" lang="it">
Alessandro Cavallaro interessante vede il processo disegnativo <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663055242007855104">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" lang="it" width="550">
<div dir="ltr" lang="it">
Salvatore Benitende come vi ponete con l'obsolescenza delle tecniche disegntative cad <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663055473814409216">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
Salvatore Benitende cosa penserebbe <a href="https://twitter.com/giannigipi">@giannigipi</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663055668509859840">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" lang="it" width="550">
<div dir="ltr" lang="it">
rem ma non credete che alcune vostre visualizzazioni siano troppo stilose?<a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663056322145972225">7 Novembre 2015</a></blockquote>
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<div dir="ltr" lang="it">
<a href="https://twitter.com/Emmanuele_Pilia">@Emmanuele_Pilia</a> tra la realtà ancora in divenire e i porgetti d'invenzioni quanto queste due si contaminano l'un l'altra?
<a href="https://twitter.com/hashtag/paesaggiibridi?src=hash">#paesaggiibridi</a></div>
— Wilfing Architettura (@Wilfing) <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/663058189676634114">7 Novembre 2015</a></blockquote>
</center>
<div style="background-color: white; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px; line-height: 14.784px; text-align: justify;">
<div style="text-align: right; text-indent: 48px;">
<div style="font-family: 'trebuchet ms', trebuchet, verdana, sans-serif; font-size: 13.2px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span></div>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: right; text-indent: 0px;">
<span style="color: #990000; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: small;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sulla-mostra-paesaggi-ibridi-di.html" target="_blank">note sulla mostra Paesaggi ibridi di Atelier Crilo</a></span></h3>
<div>
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sul-percorso-espositivo-paesaggi.html" style="color: #990000; text-decoration: none;" target="_blank"><span style="color: #990000; font-family: "verdana" , sans-serif;">note sul percorso espositivo Paesaggi ibridi di Atelier Crilo</span></a></div>
<div style="font-family: 'trebuchet ms', trebuchet, verdana, sans-serif; font-size: 13.2px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="font-family: 'trebuchet ms', trebuchet, verdana, sans-serif; font-size: 13.2px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><span style="color: #990000;">23 novembre 2015</span></b></span></div>
</div>
<div style="background-color: white; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px; line-height: 14.784px;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/racconto-video-e-twitter-della-mostra.html#comment-form" style="color: #990000; text-decoration: none;">COMMENTA</a></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">__________________________________________</span></div>
</div>
<div style="background-color: white; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px; line-height: 14.784px; text-align: start;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="font-family: 'trebuchet ms', trebuchet, verdana, sans-serif; font-size: 13.2px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La mostra inaugura un programma di eventi culturali nati sotto la direzione artistica di </span><a href="http://www.salvatoregozzo.com/" style="color: #990000; font-family: verdana, sans-serif; text-decoration: none;" target="_blank">Salvatore Gozzo</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> per lo spazio espositivo catanese #VialeAfrica42 di SicilCima e sarà visibile fino al sei dicembre.</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><br />Tutti i giorni 17:00 – 20:00 e domenica su appuntamento<br />SicilCima - Viale Africa 42, Catania<br />Per informazioni o richieste: Tel. 392.9169493 - <a href="mailto:comunicazione@sicilcima.it" target="_blank">comunicazione@sicilcima.it </a></span></div>
</div>
</div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-24453616914880629162015-11-12T09:30:00.000+01:002015-11-12T15:16:20.731+01:00Note sul percorso espositivo Paesaggi ibridi di Atelier Crilo<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i><span style="color: #990000;">di Salvatore D'Agostino</span></i></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; text-align: justify;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; text-align: justify;">Queste note completano le </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sulla-mostra-paesaggi-ibridi-di.html" style="font-family: verdana, sans-serif; text-align: justify;">note sulla mostra Paesaggi ibridi di Atelier Crilo</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; text-align: justify;">. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> Il percorso espositivo di paesaggi ibridi è, a sua volta un ibrido, creato interpretando le caratteristiche dello spazio di #VialeAfrica42, dove si alternano visualizzazioni a video con illustrazioni. S'inizia con un video che riprende l’Atelier Crilo mentre realizza Etna, un acquerello creato in occasione della mostra. L’acquerello apre e chiude la mostra. In simultanea, sulle altre quattro pareti sono proiettati dei video, con un montaggio più ritmato, dove ogni paesaggio ibrido è stato rielaborato seguendo il processo creativo, screenshot, video e disegni tecnici che svelano il tavolo da disegno dell’Atelier Crilo.</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
</span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-9rZA_PFkKbA/VkNeFReUqiI/AAAAAAAAF6Y/WdvUzwqEkQo/s1600/GIF%2Bwilfing%2Barchitettura%2Batelier%2Bcrilo%2B01.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-9rZA_PFkKbA/VkNeFReUqiI/AAAAAAAAF6Y/WdvUzwqEkQo/s1600/GIF%2Bwilfing%2Barchitettura%2Batelier%2Bcrilo%2B01.gif" /></a></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a><i> Eva Concept Tower</i>, stampato su alluminio, posta sull'unica parete libera, è il primo paesaggio ibrido che inizia il percorso delle illustrazioni<i> Atreo Skyscraper</i>, <i>Arsia Infiltration Building</i>, <i>Mark Infiltration Building</i>, <i>Beijing Filter Tower</i> stampati su tela e di seguito il ciclo delle case <i>Mo-Nei House</i>, <i>Vi House</i> e <i>Oteiza House</i> stampati su carta fotografica semilucida. Queste illustrazioni ci conducono nello spazio finale più intimo: i disegni originali fatti a mano. In uno schermo è possibile vedere le pagine dei taccuini e nella parete, su passepartout bianchi, gli acquerelli ed Etna.<br />
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-Tm6tq6eBqlU/VkNim_WIFiI/AAAAAAAAF6k/97x4YLQvfMI/s1600/GIF%2Bwilfing%2Barchitettura%2Batelier%2Bcrilo%2B02.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Tm6tq6eBqlU/VkNim_WIFiI/AAAAAAAAF6k/97x4YLQvfMI/s1600/GIF%2Bwilfing%2Barchitettura%2Batelier%2Bcrilo%2B02.gif" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Paesaggi ibridi</i> si snoda in una duplice possibilità visiva tra proiezione multipla e illustrazioni: la prima racconta la storia del processo ideativo dell’Atelier Crilo e la seconda invita a scoprire la storia dei paesaggi ibridi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
I <i>paesaggi ibridi </i>in mostra:</div>
<br /><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://www.ateliercrilo.com/eva/" target="_blank">Eva Concept Tower</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su alluminio]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Paesaggi ibridi inizia con Eva Concept Tower, un’idea per una torre, che prende spunto dalla torsione della donna in <i>Kneeling girl with red-organge cloth</i>, quadro di Egon Schiele del 1911. L’arte per Egon Schiele è essere se stessi, puro spirito creativo, nel suo diario scritto in carcere il 22 aprile 1912 annota: «<i>L'Arte non può essere moderna, l'Arte appartiene all'eternità</i>.» Eva è una torre non moderna.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://www.ateliercrilo.com/atreo/" target="_blank">Atreo Skyscraper</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su tela con telaio a spessore]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Atreo è, tra le figure mitologiche greche, quella più irascibile, accecato dal male che subisce in vita. La reinterpretazione del mito si basa sulle tensioni umane che appartengono ad ogni periodo della storia. La torre è lacerata nella corazza di metallo nero e vetro scuro con squarci che rivelano il suo interno. Le protesi sporgenti a diverse altezze sono eliporti. Nel sotterraneo c’è il nodo infrastrutturale e il cuore della salita alla torre. La natura spaziale è simile alle camere funerarie etrusche e ricorda la tomba di Atreo, il cui tesoro è parte del mito.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://www.ateliercrilo.com/arsia/" target="_blank">Arsia Infiltration Building</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su tela con telaio a spessore]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il nome Arsia deriva da una formazione vulcanica del pianeta Marte <i>Arsia Mons</i>, presente nella regione equatoriale di <i>Tharsis</i>. Arsia s’inerpica in uno stretto angolo abbandonato di città e non si appoggia in continuità con gli edifici preesistenti è corpo estraneo. Le sue parti metalliche contengono spazi serventi, scale e risalite verticali e quelle in cemento gli spazi serviti uffici e sale riunioni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://www.ateliercrilo.com/mark/" target="_blank">Mark Infiltration Building</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su tela con telaio a spessore]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Una città non è un quadro ma uno spazio di conflitti in continuo mutamento. Il ciclo di vita degli edifici si lega al ciclo economico della città. Mark è un’icona del conflitto economico, un edificio industriale in disuso, un corpo morto invaso da una nuova struttura in corten che lo penetra dall’esterno verso l’interno, ricreando nuovi spazi attraverso dei solai intermedi e una nuova superficie calpestabile. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://www.ateliercrilo.com/beijingtower/" target="_blank">Beijing Filter Tower</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su tela con telaio a spessore]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L’inquinamento della città e il grado di tossicità dell’aria sono in gran parte legati al soprannumero di cantieri e all'industria legata alla crescita del paese. La torre incorpora al suo interno una serie di strategie di filtraggio dell’aria e il suo monitoraggio. Il belvedere a sbalzo sospeso è una stazione metereologica con attività di controllo dell’aria che indica come un livellometro l’altezza dello smog e dei VOC (<i>volatile organic compounds</i>) presenti per strada. Beijing Filter Tower è un totem indicatore del livello di inquinamento ed è una macchina per l’attività di filtraggio dell’aria.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://www.ateliercrilo.com/mo-nei-house/" target="_blank">Mo-Nei House</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su carta fotografica semilucida]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Mo-nei richiama, per assonanza, la parola inglese <i>Money</i> e introduce il tema della case Mo-nei per famiglie ad alto reddito. In questo <i>paesaggio ibrido</i>, una casa bi-familiare si estende in lunghezza e, sotto lo stesso tetto, vivono in relazione due famiglie attraverso l’uso condiviso di patii interni, orti e spazi di separazione dove le due famiglie possono crescere come comunità. Mo-nei ironizza sulla fascinazione della villa dalla grande estensione in un periodo di forte crisi economica.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://www.ateliercrilo.com/vi-house-project/" target="_blank">Vi House</a></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su carta fotografica semilucida]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Al numero 15 di una città c’è una casa dal tetto a falde. Il tema della casa a falda, che il moderno ha negato, è affrontato disarticolando lo spazio interno e creando una continuità spaziale senza divisori, differenziando le zone funzionali attraverso i salti di quota. VI si riferisce all'impianto planimetrico a forma di V e all'uso del tetto come una V capovolta anche se in questo paesaggio ibrido ci sono altre storie da raccontare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://www.ateliercrilo.com/oteiza-house/" target="_blank"><b>Oteiza House</b></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">[Stampa su carta fotografica semilucida]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><div style="text-align: justify;">
«<i>Meter una pala en el aire y sacar el aire</i>» - <i>mettere una vanga nell’aria e tirar fuori l’aria</i> - è la metafora creativa dello scultore basco Jorge Oteiza, una ricerca che cerca di far uscire fuori l’aria da uno spazio compatto. Oteiza è una casa immersa in un bosco ed è scolpita alla ricerca dei vuoti per permettere all’aria del bosco di abitarla.<br />
<b><span style="color: #990000;"><br /></span></b>
<b><span style="color: #990000;">12 novembre 2015</span></b></div>
</span><br />
<div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sul-percorso-espositivo-paesaggi.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></b></span></div>
<div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">__________________________________________</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La mostra inaugura un programma di eventi culturali nati sotto la direzione artistica di </span><a href="http://www.salvatoregozzo.com/" style="font-family: verdana, sans-serif;" target="_blank">Salvatore Gozzo</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> per lo spazio espositivo catanese di #VialeAfrica42 di SicilCima e sarà visibile fino al sei dicembre.</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><br />Tutti i giorni 17:00 – 20:00 e domenica su appuntamento<br />SicilCima - Viale Africa 42, Catania<br />Per informazioni o richieste: Tel. 392.9169493 - comunicazione@sicilcima.it</span><br />
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Le fotografie del post sono di <a href="https://www.facebook.com/robertananfito">Roberta Nanfitò</a> e Atelier Crilo</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">
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<div style="background-color: white; line-height: 14.784px; text-align: start;">
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Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-26252148259972868102015-11-11T11:23:00.000+01:002015-11-12T11:02:48.358+01:00Note sulla mostra Paesaggi ibridi di Atelier Crilo<div style="text-align: justify;">
<i style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">di Salvatore D'Agostino</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000; font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-family: Verdana, sans-serif; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-TYl0eUIP98Y/VkMBgDx1C1I/AAAAAAAAF6E/R0T-xHbCMlU/s1600/Verticale_FB.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-TYl0eUIP98Y/VkMBgDx1C1I/AAAAAAAAF6E/R0T-xHbCMlU/s320/Verticale_FB.png" width="256" /></a></div>
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Lo sviluppo continuo delle tecnologie oggi affronta sfide immaginate, solo qualche decennio fa, dagli scrittori di fantascienza: mentre la sonda spaziale della Nasa <i>Kepler</i>, di recente, ha scoperto <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662022452478926848" target="_blank">Kepler 452b</a>, un pianeta simile alla terra, gli scienziati dell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, stanno cercando di scoprire l’origine del nostro pianeta verificando le teorie del <i><a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662024591980822528" target="_blank">bosone di Higgs</a></i>. Se la prima ricerca tenta di scoprire nuovi mondi, la seconda si concentra sull'origine del mondo; entrambe inseguono due linee di tempo differenti e opposte: il <i>futuro</i> e il <i>passato</i>.</div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
Sin dall'inizio della civiltà, queste antitetiche spinte temporali, <i>futuro</i> e <i>passato</i>, convivono nello sviluppo quotidiano delle tecnologie cercando di rispondere a domande semplici: <i>chi siamo? da dove veniamo? cosa ci sarà domani?</i> Per capire meglio questo strano inghippo temporale immaginiamo di utilizzare un qualsiasi software di disegno, e in pochi passaggi, anche da non esperti disegnatori, ci accorgiamo che gli sforzi degli sviluppatori del programma si concentrano su due aspetti principali: elaborare nuove gamme disegnative e riportare tutta la tavolozza espressiva del passato in digitale. Ogni tecnica disegnativa per tradizione - intesa nel suo significato latino di <i>tradere</i> che vuol dire tramandare - è tramandata nel software. <i>Futuro</i> e <i>passato</i> presenti in un solo programma.<br />
<br /></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
In architettura, queste opposte spinte temporali si ritrovano sia nel campo del disegno sia nei materiali da costruzione, ad esempio alla fine del quattrocento, l’invenzione della tecnica di rappresentazione prospettica e la riscoperta delle architetture del passato, sia greche sia romane, ha generato il linguaggio del rinascimento; come l’invenzione del cemento armato ha regalato agli architetti una nuova spazialità che, per osmosi, ha dato vita al movimento moderno. Ogni evoluzione tecnica ha offerto e offre all'architetto nuove grammatiche espressive, il <i>passato</i> si tramanda nell'inarrestabile <i>futuro</i>. I due tempi non sono scindibili, sono informazioni genetiche del pensiero umano che costituiscono il <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662028227720949761" target="_blank">DNA</a> di partenza di ogni civiltà. </div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
Il dibattito massmediatico sull'aspetto del recente sviluppo delle tecniche di disegno nel campo dell’architettura, spesso riduce l’immaginario dell’architettura ad una disputa tra i fautori del <i>futuro</i> da una parte, tra cui Patrik Schumacher, per il quale il disegno a mano è morto poiché i progettisti di oggi invece di disegnare delle linee inerti con un righello sulla carta, stanno allestendo sistemi parametrici<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sulla-mostra-paesaggi-ibridi-di.html#_edn1" name="_ednref1"><sup>1</sup></a>, e i fautori del <i>passato</i> dall'altra, tra cui Michael Graves, il quale sostiene che in un disegno eseguito a mano, sia esso su una tavoletta elettronica o su un foglio di carta, ci sono intonazioni, tracce di pensiero e ragionamenti che non possiamo ritrovare in una progettazione parametrica, il processo lineare del disegno assistito non contiene le emozioni di un disegno a mano libera, concludendo: «<i>un disegno a mano libera ci rende veramente vivi</i>.»<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sulla-mostra-paesaggi-ibridi-di.html#_edn2" name="_ednref2"><sup>2</sup></a> Il dibattito <i>passato futuro</i> s’impernia sulle qualità passate e future delle matite, confondendo la matita con l’architettura. L'architettura prima di essere costruita è sempre disegnata e, indipendentemente dalle matite usate, vive nel <i>virtuale</i> o visualizzata per mezzo dei plastici, modelli, stampe tridimensionali o vive in <i><a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662030402052366338" target="_blank">Flatlandia</a></i>, ovvero rappresentata su supporti bidimensionali sia su carta sia su schermo. L’architetto non può fare a meno del disegno per comunicare l’idea <i>virtuale</i> al committente e il processo costruttivo alle varie maestranze.</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> «</span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Il disegno nell'architettura</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> – scrive Maurizio Sacripanti in un breve<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/05/30-settembre-1953-maurizio-sacripanti.html" target="_blank"> saggio sul disegno</a></span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> – </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">è un mezzo tecnico attraverso il quale descrivere un pensiero che già a priori è “costruttivo” e che nella sua fase realizzativa si definirà concretamente</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">.» La </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">perizia disegnativa</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, riprendendo il termine di Sacripanti, è uno strumento per visualizzare un’idea costruttiva di architettura, un mezzo tecnico che è in continua evoluzione: ai pigmenti naturali, i pittori nei secoli, hanno sovrapposto quelli artificiali e oggi quelli elettrici </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">digitali</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Ogni pigmento ideato, durante questa fase evolutiva, ha offerto un mezzo diverso di dipingere. Nella realtà ogni nuova tecnica ha introdotto nuove grammatiche espressive. Nell'elaborare un disegno di architettura non esiste un mezzo disegnativo standard, adatto per tutti, ogni architetto o gruppo di architetti, usa la propria matita la cui grafite può essere naturale, artificiale, elettrica o, alternativamente, tutte quante ai fini del processo ideativo. Le tecniche disegnative del passato non sono mai state escluse dal processo creativo dell’architetto, anzi oggi è vero il contrario, c'è un interesse per la qualità ideativa dei disegni a mano che sta generando nuove opportunità per l’architettura, come scrive Helen Castle in un recente <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662034916251672576" target="_blank">volume tematico</a> su </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Architectural Design. </span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Nell'editoriale, </span><span style="line-height: 20.0727px; text-indent: 48px; white-space: pre-wrap;">Helen Castle, </span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">si preoccupa di chiarire al lettore che il numero speciale</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> de</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">lla rivista, </span></span></span><span style="white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">dedicato a Lebbeus Woods,</span></span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> non </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">è un revival sul disegno a mano poiché è una tecnica mai morta, anzi, è molto viva dato che c'è un rinnovato entusiasmo per la spontaneità del disegno a mano, che porta a numerose combinazioni generando diversi ibridi tra mano e computer. Ibridi che prefigurano nuovi scenari di architettura.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> L’architetto che ibrida il proprio disegno unendo a queste tecniche di rappresentazione quelle utilizzate in passato</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> non lo fa per melanconia, per gusto del tradizionale, per estetica vintage o perché è un hipster, viceversa perché ricerca nuove potenzialità espressive, definendo altri protocolli per l’architettura. Tra i tanti sperimentatori di queste tecniche ibride, come promemoria, vanno ricordati: i <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662036800492478464" target="_blank">taccuini</a></span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> del coerano <i>Hoon Moon</i>, che raccolgono centinaia di progetti di fantasia che, a suo parere potrebbero essere realizzati</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, tracce di questi disegni li ritroviamo nelle sue architetture che sembrano essere uscite dalle tavole dei fumettisti; la <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662037603546497028" target="_blank">ricerca</a> dello statunitense <i>Perry Kulper</i></span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> sulla rappresentazione e le varie metodologie offre nuovi inaspettati immaginari architettonici; la libertà del disegno a mano con la precisione del computer sono, infine, alla base dello <a href="https://twitter.com/Wilfing/status/662038636389638144" target="_blank">studio</a> del londinese <i>Tom Noonan</i> che utilizza la duplice espressività dei disegni ibridi per analizzare il paesaggio, tecniche che gli permettono di visualizzare il paesaggio a due velocità - </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">landscape two-speed</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; white-space: pre-wrap;">.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> Tra gli innovatori delle tecniche di disegno ibrido, in Italia si distingue il lavoro dell’<a href="http://www.ateliercrilo.com/" target="_blank">Atelier Crilo</a>, duo di architetti nato nel 2010, che utilizza nel processo di rappresentazione discipline e contributi diversi come digital painting, modellazione 3D, disegno su carta, acquerello. Ibridi disegnativi usati come mezzo per </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">trovare</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">scoprire,</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> dal greco </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">heurískein</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, nuove spazialità architettoniche. Il disegno dell’Atelier Crilo, nella prima fase, è un mezzo d'indagine intuitivo. Nella seconda fase attua un rigoroso controllo delle caratteristiche tecniche e costruttive per verificare se l’architettura disegnata sia coerente con la fattibilità degli spazi. La dualità espressiva tra il disegno a mano e quello al computer crea nuovi paesaggi. L’innovazione di questo scarto grammaticale che l’Atelier Crilo sta operando nel campo dell’architettura è il tema della mostra </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Paesaggi ibridi</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, mostra creata per lo spazio espositivo catanese di <a href="http://www.sicilcima.com/home.php" target="_blank">SicilCima</a>, il cui titolo sintetizza il processo creativo dell’Atelier Crilo, l’uso ibrido del disegno che ridefinisce il concetto di paesaggio, per sua natura non è mai statico ma soggetto a infinite ibridazioni tra il </span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">passato </span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">paesaggio e il</span><span style="font-style: italic; line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> futuro</span><span style="line-height: 1.38; text-indent: 36pt; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> paesaggio.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="line-height: 20.0727px;"> </span>I </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">paesaggi ibridi</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> dell’Atelier Crilo sono paesaggi immaginifici che speculano, con ironia, su alcuni temi controversi dell’architettura degli ultimi anni: lo sviluppo intensivo, anche in un periodo di forte recessione economica, dell’architettura verticale dei paesaggi metropolitani del pianeta terra </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Eva Concept Tower</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">,</span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> Atreo Skyscraper</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Beijing Filter Tower</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">; spazi non edificati in città densamente edificate </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Arsia Infiltration Building</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">; ruderi dentro la città di edifici che hanno dismesso da poco il proprio ciclo economico </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Mark Infiltration Building</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">; la fascinazione per le case isolate ad alto valore estetico ed economico </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Mo-Nei House</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Vi House</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> e </span><span style="font-style: italic; text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Oteiza House</span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. Una sequenza </span><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">che merita uno sguardo attento, e non solo estetico, per scoprire le storie che l’Atelier Crilo dissimula.</span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="text-indent: 48px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>
<div style="text-align: right; text-indent: 48px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="white-space: pre-wrap;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sul-percorso-espositivo-paesaggi.html" target="_blank">Leggi le note sul percorso espositivo Paesaggi ibridi di Atelier Crilo</a></span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><span style="color: #990000;">11 novembre 2015</span></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sulla-mostra-paesaggi-ibridi-di.html#comment-form">COMMENTA</a></b></span><br />
<span style="font-family: verdana, sans-serif;">__________________________________________</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La mostra inaugura un programma di eventi culturali nati sotto la direzione artistica di </span><a href="http://www.salvatoregozzo.com/" style="font-family: verdana, sans-serif;" target="_blank">Salvatore Gozzo</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> per lo spazio espositivo catanese #VialeAfrica42 di SicilCima e sarà visibile fino al sei dicembre.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Tutti i giorni 17:00 – 20:00 e domenica su appuntamento</span><br />
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-small;">SicilCima - Viale Africa 42, Catania</span><br />
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Per informazioni o richieste: Tel. 392.9169493 - </span><a href="mailto:comunicazione@sicilcima.it" style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: small;">comunicazione@sicilcima.it</a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><b style="line-height: 14.784px; text-align: start;"><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></b>
<b style="line-height: 14.784px; text-align: start;"><span style="font-size: xx-small;">Note al testo: </span></b></span></div>
<div>
<div style="background-color: white; line-height: 14.784px; text-align: start;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="background-color: transparent; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><sup><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sulla-mostra-paesaggi-ibridi-di.html#_ednref1" name="_edn1">1</a> </sup>lecture</span><span style="color: #222222; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">: </span><span style="color: #222222; font-style: italic; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Parametric Order—21st Century Architectural Order</span><span style="color: #222222; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">,</span><span style="background-color: transparent; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> febbraio 2012 all’Havard University<a href="http://www.patrikschumacher.com/Videos/vid_17.html" target="_blank">*</a></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="background-color: transparent; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><sup><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2015/11/note-sulla-mostra-paesaggi-ibridi-di.html#_ednref2" name="_edn2">2</a> </sup>Michael Graves, </span><span style="background-color: transparent; font-style: italic; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Architecture and the Lost Art of Drawing</span><span style="background-color: transparent; line-height: 14.784px; text-align: start; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, New York Time, 1 settembre 2012<a href="http://www.nytimes.com/2012/09/02/opinion/sunday/architecture-and-the-lost-art-of-drawing.html?_r=0" target="_blank">*</a></span></span></span></div>
<div style="font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
</span></div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-40541610685954014202015-10-30T10:30:00.000+01:002015-11-11T17:53:54.306+01:00Paesaggi ibridi | Atelier Crilo<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000; font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>di Salvatore D'Agostino</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il sei novembre alle ore 19.00 si inaugurerà <i>Paesaggi ibridi</i> di <a href="http://www.ateliercrilo.com/" target="_blank">Atelier Crilo</a>, mostra che <span style="white-space: pre-wrap;">ho curato e immaginato per lo spazio espositivo catanese di Viale Africa 42 e che resterà aperta fino al sei dicembre. La mostra inaugura </span></span></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #141823; line-height: 15.456px; text-align: left;">un programma di eventi culturali nati sotto la direzione artistica di <a href="http://www.salvatoregozzo.com/" target="_blank">Salvatore Gozzo</a>. </span><span style="white-space: pre-wrap;">I</span>l sette novembre alle 17.00 l'Atelier Crilo racconterà la propria esperienza e dialogherà con i presenti. Chiunque volesse porre una domanda, anche se non sarà presente, può farlo qui, scrivendo un commento.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Xbh60weQ4R8/VjMYmT78_hI/AAAAAAAAF4c/gS1fQADcGh0/s1600/futura.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Xbh60weQ4R8/VjMYmT78_hI/AAAAAAAAF4c/gS1fQADcGh0/s1600/futura.gif" /></a></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
</span>
<br />
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
</span>
<br />
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /><br /><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Apertura 6 novembre ore 19:00 fino al 6 dicembre 2015</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Lecture 7 novembre ore 17:00</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Orari 9:00 – 12:30 / 15:30 – 20:00</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">SicilCima - Viale Africa 42, Catania </span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per informazioni o richieste si prega di contattare l'Ufficio Comunicazione e Pubbliche Relazioni di <a href="http://www.sicilcima.com/" target="_blank">SicilCima s.r.l</a> </span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Salvatore Gozzo Tel. 392.9169493 - <a href="mailto:comunicazione@sicilcima.it">comunicazione@sicilcima.it</a></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">SicilCima s.r.l. Via Falcone e Borsellino, 20 95042 - Grammichele (CT)</span></div>
</div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-26741309537347628452014-11-23T08:30:00.000+01:002015-06-19T12:27:39.826+02:000055 [SPECULAZIONE] Dialogo di fine biennale con Cino Zucchi<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Gentile Cino Zucchi,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">mi chiamo Salvatore D’Agostino e sono il curatore di Wilfing Architettura le vorrei fare un'intervista, da pubblicare in occasione della chiusura della Biennale Architettura di Venezia.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Cordialmente,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Salvatore D’Agostino</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Caro Salvatore,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">grazie della richiesta; io però non sono né un critico né un teorico, sono un architetto. Una volta finito un lavoro, lo considero chiuso dal punto di vista intellettuale, e passo al successivo. Le cose che avevo lasciato indietro per fare la Biennale mi sono cadute in testa tutte in un sol colpo, non lasciandomi tempo per altro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per cui, declinerei gentilmente il suo invito a rispondere alle domande. Oppure, se preferisce, rispondo a tutte con una sola frase, che ho rubato a Paul Valéry:</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Se mi si chiede che cosa ho voluto dire, rispondo che non ho voluto dire, ma ho voluto fare, e che è stata l'intenzione del fare, che ha voluto ciò che io ho detto.</span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un caro saluto, mi scusi ancora,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Cino Zucchi :-)</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-hoirSU2oHVM/VHDJKeYn0FI/AAAAAAAAEig/ZlqQ3vh6760/s1600/Raphael%2BImpeduglia%2Bper%2BCino%2BZucchi%2B-%2BWilfing%2BArchitettura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-hoirSU2oHVM/VHDJKeYn0FI/AAAAAAAAEig/ZlqQ3vh6760/s1600/Raphael%2BImpeduglia%2Bper%2BCino%2BZucchi%2B-%2BWilfing%2BArchitettura.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span id="docs-internal-guid-f83f2ad1-d891-a2c8-9d8d-06484285366e"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="background-color: white; color: #333333; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Illustrazione di </span><span style="vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Laurent Impeduglia remake, per Cino Zucchi, di </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Smurf house</span><span style="background-color: white; color: #333333; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> (2008)</span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana; font-size: 15px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">23 novembre 2014</span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Intersezioni ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/speculazione.html" target="_blank">SPECULAZIONE</a></span></i></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"></span><b></b></span><br />
<div style="text-align: center;">
<div style="margin: 0px;">
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/11/0055-speculazione-dialogo-di-fine.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></span></b></div>
</div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-60643021498793610712014-11-09T08:01:00.000+01:002014-11-09T08:15:14.502+01:000003 [MURO] 9 novembre 1989 venticinque anni dopo, circa, di Pietro Motisi<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«[...] Un racconto parallelo è il reportage di Pietro Motisi a Berlino, venticinque anni dopo la "<i>domanda veloce con un effetto enorme</i>". Un diario di viaggio ibrido, volutamente ambiguo nella narrazione, che intreccia riflessioni, citazioni, fotografie con pellicola, istantanee polaroid e immagini digitali.<br />Un racconto che v’invito a leggere e osservare. Un racconto che finisce con una foto digitale che incornicia una foto polaroid dove appare, sulla parete della stanza in cui ha vissuto, un manifesto con su scritto “Show you are not afraid” ossia "Non aver paura di mostrare". Senza punto esclamativo, né intimidazione, né evocazione. È la visione di una narrazione possibile nella Berlino di oggi.» (<i>Salvatore D'Agostino</i>)</span></blockquote>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/11/0002-muro-9-novembre-1989-linformazione.html#.VF8UKGd5ObM" target="_blank">Qui</a> puoi leggere la versione integrale.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #85200c; font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="line-height: 17.25px; white-space: pre-wrap;"><b><b><span style="font-size: large;">Testi e foto di Pietro Motisi</span></b></b></span></span></div>
</div>
<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;">Giovedì 20 febbraio</span></b></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Si ripropone un nuovo buio da scrivere, l'azione di svuotamento indotta si compie lasciando spazio ad interrogazioni più prosaiche anche se per questo non meno importanti:</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i>Dove inizia il viaggio?</i></span></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
La risposta arriva pronta e dinamica come le ore:</div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<i>Inizia nel momento stesso in cui di esso comincia il pensiero.</i></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
Nuovi stimoli arrivano forti e immediati ma un insolito primaverile crepuscolo rimanda il desiderio stesso. A un domani che non tarderà, almeno per il momento.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-qL6_hrbar8M/U3og44AhpzI/AAAAAAAAEDQ/g0s0XlWoaO8/s1600/01.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-qL6_hrbar8M/U3og44AhpzI/AAAAAAAAEDQ/g0s0XlWoaO8/s1600/01.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a>«<i>La vera semplicità e nudità della vita dell'uomo nelle età primitive implicavano questo vantaggio, per lo meno: lasciavano l'uomo ospite della natura. Quando si era ristorato con cibo e con sonno, egli meditava nuovamente il suo viaggio</i>.» (da: Henry D. Thoreau, <i>Walden ovvero vita nei boschi</i>)</blockquote>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-UxT93LL34HM/U3ohd_gSMjI/AAAAAAAAEDg/BJWtkBXYA6w/s1600/02.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-UxT93LL34HM/U3ohd_gSMjI/AAAAAAAAEDg/BJWtkBXYA6w/s1600/02.jpg" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;">Venerdì 21 febbraio</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Nel suo giorno la luce torna generosa a rivelare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il cammino comincia al primo mattino, la mente torna ad eccitarsi e comincia la ricerca.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il centro, anche se rischioso luogo pregno di cliché, rappresenta un'ottima chance per cercare occhi nuovi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-jg0FdltsTL8/U3ohpMs6j8I/AAAAAAAAEDo/m3vmoTVHgmI/s1600/03.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-jg0FdltsTL8/U3ohpMs6j8I/AAAAAAAAEDo/m3vmoTVHgmI/s1600/03.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Fantastico trovarsi travolti da un tale fermento di ricostruzione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il nuovo è già un classico, per l'essenza propria del suo processo di realizzazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-RuoTJ-BBM-8/U3oiESLlG9I/AAAAAAAAEDw/Djof_tKbsCY/s1600/04.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-RuoTJ-BBM-8/U3oiESLlG9I/AAAAAAAAEDw/Djof_tKbsCY/s1600/04.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;">Sabato 22 febbraio</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Uno straordinario senso di quiete contraddistingue questa capitale.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sia che si attraversi il centro, un parco o una periferia industriale ci si ritrova avvolti da questo regalo che è la possibilità di rivolgersi allo spazio e all'<i>altro</i> continuando a sentire il proprio respiro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-vNfTD_n45ZU/U3oiN4X-5fI/AAAAAAAAED8/nuw4FTVfU2E/s1600/05.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-vNfTD_n45ZU/U3oiN4X-5fI/AAAAAAAAED8/nuw4FTVfU2E/s1600/05.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-44jTj73-YfI/U3oih9VX3dI/AAAAAAAAEEA/VofvYyD5KG0/s1600/06.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-44jTj73-YfI/U3oih9VX3dI/AAAAAAAAEEA/VofvYyD5KG0/s1600/06.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;">Domenica 23 febbraio</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Ancora nuovo spazio torna a far risuonare il cammino. Suggerisce di non piantare i nostri piedi e ricordarci sempre del cielo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-vrmRN9zROPc/U3oisH5RlkI/AAAAAAAAEEI/1WcZpG5Suso/s1600/07.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-vrmRN9zROPc/U3oisH5RlkI/AAAAAAAAEEI/1WcZpG5Suso/s1600/07.jpg" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-eamu3-YOc8A/U3oi01id2BI/AAAAAAAAEEQ/IymHVOrRphc/s1600/08.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-eamu3-YOc8A/U3oi01id2BI/AAAAAAAAEEQ/IymHVOrRphc/s1600/08.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span><br />
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;">Lunedì 24 febbraio</span></b></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
Non solo apologie suggerisce il nuovo.</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Se lo si affronta con sincerità esso stanca l'occhio e le membra. Manipolazione e catalizzazione del momento critico sono fondamentali per proiettare la nuova azione.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KkmPsPlFG4s/U3ojme7IzMI/AAAAAAAAEEc/A4OlbQXWuPs/s1600/09.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-KkmPsPlFG4s/U3ojme7IzMI/AAAAAAAAEEc/A4OlbQXWuPs/s1600/09.jpg" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il clima primaverile quasi imbarazza e aggredisce con le sue ombre nette. Ogni passo pare riposto dove qualcuno ha già pensato che ciò accadesse.Si lavora al crepuscolo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-PVAx8HTwInI/U3oj7AXKfTI/AAAAAAAAEEk/LgqceJCi6Hc/s1600/10.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-PVAx8HTwInI/U3oj7AXKfTI/AAAAAAAAEEk/LgqceJCi6Hc/s1600/10.jpg" /></a></div>
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<b><span style="color: #990000;">Martedì 25 febbraio</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Comincia a delinearsi ciò che, prendendo la luce di questi luoghi per scriverne un'immagine, va restituito in termini di energie.Relazionarsi al paesaggio non può mai essere un'azione avulsa dal contatto di chi vi abita. Essi spesso non dispongono di un filtro estetico attraverso cui suggerire le forme, ma di certo sono i detentori dell'etica attraverso la quale è possibile una lettura più vera.</div>
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<br /></div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-MAswT6wClF8/U3okRrgAh9I/AAAAAAAAEEs/Aa0JG2CFgJ0/s1600/11.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-MAswT6wClF8/U3okRrgAh9I/AAAAAAAAEEs/Aa0JG2CFgJ0/s1600/11.jpg" /></a></div>
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<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
«<i>È difficile cominciare qualcosa senza prendere nulla a prestito, ma forse questa è la soluzione più generosa per permettere al prossimo di interessarsi alle nostre imprese.</i>» (<i>op. cit.</i> Henry D. Thoreau )</blockquote>
</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-awZNVQl15BI/U3okcuacg5I/AAAAAAAAEE4/WD4TBAyXdJU/s1600/12.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-awZNVQl15BI/U3okcuacg5I/AAAAAAAAEE4/WD4TBAyXdJU/s1600/12.jpg" /></a></div>
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<b><span style="color: #990000;">Mercoledì, 26 febbraio</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
La fisiologia del cammino rallenta e il pensiero si sposta.</div>
<div style="text-align: justify;">
La luce perfetta è ormai arrivata e suggerisce nuovi luoghi e nuovi giochi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo spazio trasforma.</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-jWZEOQ_RztE/U3oko9kL-tI/AAAAAAAAEFA/KX5abkBlanQ/s1600/13.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-jWZEOQ_RztE/U3oko9kL-tI/AAAAAAAAEFA/KX5abkBlanQ/s1600/13.jpg" /></a></div>
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<b><span style="color: #990000;">Giovedì 27 febbraio</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Probabilmente il picco massimo di questo viaggio. Esso offre moltissime possibilità, sono percepite e colte. Tutto però coincide con il massimo scotto da pagare. Lungi dal desistere ho le mie fotografie. Anche un ginocchio fuori uso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-TJARd2GvP7w/U3ok588Q3HI/AAAAAAAAEFI/EkOuXPwqPYg/s1600/14.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-TJARd2GvP7w/U3ok588Q3HI/AAAAAAAAEFI/EkOuXPwqPYg/s1600/14.jpg" /></a></div>
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<b><span style="color: #990000;">Venerdì 28 febbraio</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Il cammino è interrotto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tuttavia la stasi genera altro moto e diventa possibile così ripercorrere alcune vie. Si può senz'altro proiettare ed immaginare l'energia necessaria a lasciarsi attraversare da quelle che ormai rimangono le ultime visioni da fissare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Al di la di facciate, grandi o piccole, tutte le azioni di potere che rendono grandi, piccole, memorabili, detestabili, coerenti, odorabili, desiderabili, percorribili le città; determinati incontri con l'essere umano recano in sé un'emozione che porta a pensare che si è tutti molto più vicini di ciò che vogliono farci credere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-mZ-_wyH1vzw/U3olIm1susI/AAAAAAAAEFQ/VZ1EwIDJrGQ/s1600/15.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-mZ-_wyH1vzw/U3olIm1susI/AAAAAAAAEFQ/VZ1EwIDJrGQ/s1600/15.jpg" /></a></div>
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<b><span style="color: #990000;">Sabato 1 marzo</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Con l'arrivo di marzo il rivolgimento è ad est.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si recupera il tempo con lo spazio. La bicicletta è la compagna perfetta per asserire questo scopo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questo oriente si dilata e spersonalizza. La commistione di una natura sempre più presente e di grossi moduli abitativi ubriaca. Non si comprende con esattezza se si può desiderare più tornare a casa o perdersi nella macchia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-7rMudW8MhoA/U3olV8tL1rI/AAAAAAAAEFY/caawx856oPA/s1600/16.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-7rMudW8MhoA/U3olV8tL1rI/AAAAAAAAEFY/caawx856oPA/s1600/16.jpg" /></a></div>
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<span style="color: #990000;"><b>Domenica, 2 marzo</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
La mente, evolutasi con l'uomo, ha una struttura che contiene virtù e vizi di questo percorso.</div>
<div style="text-align: justify;">
C'è una tendenza a rilassarsi, a non cercare quell'eccitazione, a non vedere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-4_vHY0DcLSA/U3olj8GAuKI/AAAAAAAAEFg/_OlWLUGcz0U/s1600/17.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-4_vHY0DcLSA/U3olj8GAuKI/AAAAAAAAEFg/_OlWLUGcz0U/s1600/17.jpg" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Il doppiare certi luoghi permettendosi così di chiudere nuovi cerchi, acquisire consapevolezza spaziale e trovare occhi nuovi sorprende e torna ad eccitare. Un sentimento ricorrente di appartenenza si può anche avvertire.</span><br />
<div style="text-align: justify;">
La sublimazione di ciò è toccata dall'aver non solo doppiato luoghi, ma addirittura sconosciuti. Mai in nessuna grande città questa esperienza era stata possibile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-r_W1dxRuOOw/U3omGm9KGxI/AAAAAAAAEFo/9HOjmIKwMxs/s1600/18.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-r_W1dxRuOOw/U3omGm9KGxI/AAAAAAAAEFo/9HOjmIKwMxs/s1600/18.jpg" /></a></div>
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<b><span style="color: #990000;">Lunedì 3 marzo</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Come un "crescendo" in musica, la sorpresa di certo coglie anche il suo compositore nel momento in cui lo pensa e lo vive.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-rPY3LNEMSyg/U3omTkYG2II/AAAAAAAAEFw/HZ3Qb-X8naQ/s1600/19.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-rPY3LNEMSyg/U3omTkYG2II/AAAAAAAAEFw/HZ3Qb-X8naQ/s1600/19.jpg" /></a></div>
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Fissandone le visioni, queste, seppur forti sono tuttavia delle concentrazioni di energia utili alla memoria e alla condivisione. Ma per quanto l'arte possa esser grande, l'aver a che fare con il disagio della vita, nonostante tutto, rimane la base della sua origine.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-2HDG0JrOlMU/U3omdqPLJaI/AAAAAAAAEF8/sFIYsX6kkns/s1600/20.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-2HDG0JrOlMU/U3omdqPLJaI/AAAAAAAAEF8/sFIYsX6kkns/s1600/20.jpg" /></a></div>
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Il ritmo sorprende e lo spazio offre ancora grandi scambi. La luce è perfetta ed è bello ritrovarsi ancora una volta incapaci di abitudini accecanti.</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-PxGG3B3t1Ds/U3omquRSojI/AAAAAAAAEGA/5d4i6nNVC98/s1600/21.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-PxGG3B3t1Ds/U3omquRSojI/AAAAAAAAEGA/5d4i6nNVC98/s1600/21.jpg" /></a></div>
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<br /></div>
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<b><span style="color: #990000;">Martedì 4 marzo</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Cominciato col buio, tutto finisce all'alba.</div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
«<i>Più salivo in alto più il mio sguardo s'offuscava, e la più aspra conquista fu un'opera di buio; ma nella furia amorosa ciecamente m'avventai così in alto, così in alto che raggiunsi la preda.</i>» (Juan de la Cruz - <i>La preda</i>)</blockquote>
</span><br />
<div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="vertical-align: baseline;"></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-sxMJO1r-MJI/U3om8SYnMmI/AAAAAAAAEGI/eseqLQi_I8w/s1600/22.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-sxMJO1r-MJI/U3om8SYnMmI/AAAAAAAAEGI/eseqLQi_I8w/s1600/22.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-AGQBRTexqNQ/U3onIHT7ghI/AAAAAAAAEGQ/1kBglFKdd30/s1600/23.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-AGQBRTexqNQ/U3onIHT7ghI/AAAAAAAAEGQ/1kBglFKdd30/s1600/23.jpg" /></a></div>
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<span style="background-color: white; font-family: Verdana; font-size: 16px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<b style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; line-height: 20.533332824707px; text-align: start;"><span style="color: #990000;">9 novembre 2014</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="background-color: white; line-height: 20.533332824707px; text-align: right;">
<i><span style="color: #990000;"><b><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Intersezioni ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/muro.html" style="color: #990000; text-decoration: none;" target="_blank">Muro</a></span></b></span></i></div>
<div style="background-color: white; line-height: 20.533332824707px; text-align: center;">
<b><span style="color: #990000;"><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif; text-decoration: none;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/11/0003-muro-9-novembre-1989-venticinque.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></span></span></b></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="background-color: white; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.3333339691162px; line-height: 20.533332824707px; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">__________________________________________</span></div>
<span style="background-color: white; line-height: 20.533332824707px; text-align: start;"><b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Note: </span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Dal 20 febbraio al 4 marzo il fotografo <a href="http://www.pietromotisi.it/" target="_blank">Pietro Motisi</a> è stato a Berlino, in residenza artistica, per realizzare questo reportage per una mostra fotografica collettiva promossa e curata dal <a href="http://www.goethe.de/ins/it/pal/itindex.htm" target="_blank">Goethe-Institut Palermo</a>.
</span></span></div>
</div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-10739394420395469272014-11-09T08:00:00.000+01:002014-11-10T11:35:52.372+01:000002 [MURO] 9 novembre 1989 l'informazione prima del web<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i><span style="color: #990000;">di Salvatore D’Agostino</span></i></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con i primi tweet delle nove e tre minuti, qualche secondo dopo l’ultimo distruttivo sisma avvenuto in Italia nel 2012, nei dintorni dell’Emilia, anche la stampa italiana si è trovata spiazzata nei confronti delle informazioni veicolate da chiunque si trovi, suo malgrado, al posto giusto. Quei tweet hanno messo in pensione le vecchie procedure dei dispacci di agenzia. Oggi, chicchessia e in qualsiasi momento, può rilanciare, in contemporanea ad un evento imprevisto, delle informazioni costringendo il giornalismo ufficiale a confrontarsi con le voci informali che anticipano o a volte ridimensionano gli eventi in corso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questa della condivisone globale delle informazioni è un’idea che già, circa venticinque anni fa, Tim Berners Lee metteva a punto attraverso la scrittura di un protocollo aperto che, nell'agosto del 1991, porterà alla nascita del World Wild Web. Un’estensione cognitiva dell’uomo che in poco tempo ha trasformato e trasformerà l’umanità del pianeta terra.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Mentre Tim Berners Lee sviluppava la sua idea, nel cuore dell’Europa, il nove novembre del 1989 il corrispondente estero per l’agenzia italiana ANSA, tale Riccardo Ehrman, veniva invitato nella conferenza stampa indetta per le 18 nel ‘sottomarino’, così chiamata in codice la sala della conferenza stampa. L’invito gli era stato rivolto da Günter Pötschke, suo collega dell’agenzia stampa ADN - della allora DDR - nonché suo confidente segreto, attraverso una telefonata in codice (ricordiamoci che c’era allora la guerra fredda e i telefoni, e non solo, venivano controllati dagli agenti segreti di tutto il mondo) con l’intenzione di porre una domanda al Segretario del Comitato Centrale SED delle scienze dell'Informazione (l’equivalente odierno del portavoce del governo) Günter Schabowsk, sulle nuove disposizioni di legge di viaggio all'estero.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo la telefonata, Riccardo Ehrman si avvia con la sua auto verso l’edificio del ‘sottomarino’. Perde del tempo perché non trova parcheggio: negli ultimi tempi queste anonime conferenze stampe cominciavano ad essere sempre più frequentate a seguito dei continui cambiamenti innescati dal 1985, grazie al processo di apertura del presidente dell’URSS Michail Gorbačëv. Essendo in ritardo trova la sala piena, scavalca il cordone di sicurezza e si accovaccia con i suoi sessantanni e il blocchetto degli appunti da buon cronista sul predellino, sotto il tavolo del segretario Günter Schabowsk.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Per cinquanta minuti ascolta le consuete e noiose comunicazioni del portavoce, per poi prendere la parola e porre al segretario la domanda che Günter Pötschke gli aveva suggerito. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il portavoce, come si può vedere dal video, quasi ad aspettarsi una domanda del genere, prende un foglio che si trova sul tavolo e legge le nuove norme in materia di viaggio. Legge con precisione per non sbagliare. Fin qui tutto procede secondo la raffinata abilità retorica dei politici di quel periodo, che è quella di usare un linguaggio aperto che si presta a diverse interpretazioni.<br />
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-qNiIT2m5sJ4/VF5TQBlnd6I/AAAAAAAAEhQ/zavlDGmcvuk/s1600/Riccardo-Ehrman-690-wilfing-architettura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-qNiIT2m5sJ4/VF5TQBlnd6I/AAAAAAAAEhQ/zavlDGmcvuk/s1600/Riccardo-Ehrman-690-wilfing-architettura.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption"><div style="text-align: center;">
<a href="http://www.unesco.org/archives/multimedia/index.php?s=films_details&pg=33&id=2818#.VF42j2d5ObP" style="text-align: justify;" target="_blank">Il video integrale della conferenza stampa del segretario Günter Schabowsk</a></div>
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Dopo questa lettura, segue una «<i>domanda veloce con un effetto enorme</i>» - come </span><a href="http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-15083511.html" style="font-size: medium;" target="_blank">dirà</a><span style="font-size: small;"> Willy Brandt. Riccardo Ehrman, incalza il segretario Günter Schabowsk, chiedendo una precisazione temporale: “da quando?” La risposta, accompagnata prima da una sbirciata sui fogli della norma, è ambigua ma decisiva: “che io sappia da subito”.</span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span></td></tr>
</tbody></table>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La vicenda di Riccardo Ehrman è ambigua, un po’ come la risposta del segretario, come si vede in un repertorio di spezzoni dei telegiornali di allora raccolti dalla neo nata trasmissione di rai tre, blob, del dieci novembre di quell'anno. Ehrman dice che subito dopo la notizia tutti si catapultarono fuori a scrivere che il muro era caduto.<br />
<br /></div>
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="//www.youtube.com/embed/g_eWa7fmbrk?rel=0" width="690"></iframe></center>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Parole che ritratterà nelle interviste di questi ultimi anni, dove afferma che solo in due cercano subito di rilanciare la notizia e che solo lui aveva avuto la giusta interpretazione della risposta del segretario che aveva dato il via alla ‘caduta del muro’. Non solo, tiene anche a ribadire che la sua domanda non era per niente casuale, ma era frutto di una soffiata avuta dal collega confidente Günter Pötschke. In seguito, il giornalista Peter Brinkmann cercherà, a tutti i costi, di dimostrare che la domanda decisiva l’aveva posta lui.<br />
<br />
Questa storia della prima importate conferenza stampa del ventesimo secolo meriterebbe un racconto parallelo perché è ricca di misteri, umanità e intrecci di politiche globali, in un periodo in cui le informazioni, senza il web, erano in mano a pochi corrispondenti gestiti dalla stampa ufficiale e questi pochi avevano delle vite più da 007 o controspionaggio che da ‘giornalisti della realtà’. </div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un racconto parallelo è il reportage di Pietro Motisi a Berlino, venticinque anni dopo la «<i>domanda veloce con un effetto enorme</i>». Un diario di viaggio ibrido, volutamente ambiguo nella narrazione, che intreccia riflessioni, citazioni, fotografie con pellicola, istantanee polaroid e immagini digitali.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un racconto che v’invito a leggere e osservare. Un racconto che finisce con una foto digitale che incornicia una foto polaroid dove appare, sulla parete della stanza in cui ha vissuto, un manifesto con su scritto “Show you are not afraid” ossia "Non aver paura di mostrare". Senza punto esclamativo, né intimidazione, né evocazione. È la visione di una narrazione possibile nella Berlino di oggi.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/11/0003-muro-9-novembre-1989-venticinque.html" target="_blank">0003 [MURO] 9 novembre 1989 venticinque anni dopo, circa, di Pietro Motisi</a></span></b></div>
<br />
<br />
<div>
<b style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; line-height: 20.533332824707px; text-align: start;"><span style="color: #990000;">9 novembre 2014</span></b></div>
<div>
<div style="background-color: white; line-height: 20.533332824707px; text-align: right;">
<i><span style="color: #990000;"><b><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Intersezioni ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/muro.html" style="color: #990000; text-decoration: none;">Muro</a></span></b></span></i></div>
<div style="background-color: white; line-height: 20.533332824707px; text-align: center;">
<b><span style="color: #990000;"><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/11/0002-muro-9-novembre-1989-linformazione.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></span></span></b></div>
</div>
</div>
</span>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-30103782658038443372014-08-27T11:40:00.002+02:002014-08-27T11:45:58.628+02:00Pietro Motisi | Sudlimazione<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i><span style="color: #990000;">text by Salvatore D’Agostino</span></i></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Between 1951 and 1953 the writer and photographer Fosco Maraini, together with the editor Diego De Donato started their trip from Campania to Sicily. His intent was to «<i>put between two covers all, just all our South: magnificence and horrors</i> - writes Maraini - <i>middle class and farmers, sailors, bishops and Mafioso's, everything, i say everything</i>». But, after collecting a huge amount of materials, the project that should have been called <b><i>Nostro Sud</i></b>, was abandoned because of a wearing down «<i>owerpowered by the wealth of things, the richness of the aspects, the multitude of faces and destinies, we end up to the immense fire of South</i>». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-GJE60U1FsV0/U_2kuT5c0UI/AAAAAAAAETM/TnqhrqHWdjQ/s1600/Fosco%2BMaraini%2B690%2Bdef%2B2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-GJE60U1FsV0/U_2kuT5c0UI/AAAAAAAAETM/TnqhrqHWdjQ/s1600/Fosco%2BMaraini%2B690%2Bdef%2B2.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span id="docs-internal-guid-558ca79d-16d6-385e-7f9e-038a85c0dff8"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Fosco Maraini: Piana degli Albanesi (1952) and </span><span style="vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">La torre nuvolaria</span><span style="vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> near Termini Imerese (1952)</span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i>Nostro Sud,</i> if published, it would have been the first narrative for images of the South, just because, before the ambitious Maraini's project, photography in Sicily was used to serve something else instead of being an autonomous tale.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
The middle class of the island used photography to produce masturbatory images, often rich of classic and charmy poses. <i>The verist writers</i> such as Luigi Capuana, Federico De Roberto and Giovanni Verga used photography to collect a sample of human types or places to develop later in literature. Elio Vittorini in 1950 commissioned to the photographer Luigi Crocenzi to complete a reportage, to tell by images his romance <i>Conversazione in Sicilia</i>, but a technical incident ruined over a one thousand five hundred negatives. So Vittorini decided to use just some surviving photographs and he completed the book using images from other photographers and Renaro Guttuso's drawings. «<i>Conversazione in Sicilia</i> - writes the young photographer René Burri, after he joined Magnum photos agency - <i>was my Sicilian guide. When i arrived to that village between the mountains, it seemed to me that those stairs were leading to the sky</i>». Those photos of villages and people who he met along is journey in 1956, were sent to worldwide magazines such as <i>Life</i>, <i>Look</i>, <i>Stern</i>, <i>Paris-Match</i> and <i>Epoca</i> and represented one of the first reportages - <i>not about war</i> - realised in Sicily. Finally, film directors that from after the second War to the 60s shot more than thirty films in Sicily, from <i>La terra trema</i> (1948) by Luchino Visconti to <i>L'avventura</i> (1960) by Michelangelo Antonioni, they used this land to fix their typical scenes in their films. The worldwide diffusion of those films chatched the attention of several photographers such as Brassaï, Bruce Davidson, Herbert List, Leonard von Matt, Fulvio Roiter and David Seymour who retraced the scenes seen in the films.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
So many photographers then came to Sicily looking for the exotic, the uncontaminated, or just to accompany an anthropology usable for the infinite production of historical, books published as memory books. Sicily, since the end of the second War, becomes a set that reiterates, in most of the cases, useless places about Sicily and the Sicilians. After the never finished book Nostro Sud By Marini, so many photographers wanted to use images. Not so many of them thought of using them as writings; but between those that did, some of them achieved it. There are projects like <b><i>Paesi dell'Etna</i></b> by Enzo Sellerio and <b><i>I siciliani</i></b> by Ferdinando Scianna.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In the photos of <i>Paesi dell'Etna</i>, work realised between the 1962 and the 1967 with more than three thousand photographs, Sellerio does not look for the <i>Sicilian colour</i>, his eye is often surreal, amused and a little childish. In his journey through Etna's villages he does not seem worried to catch the strain in workers faces. For Sellerio, in those places made of lava stones, coal, agriculture, the man is territory, he is not an independent part, but territory itself: «<i>I think that a real photographer</i> - writes Enzo Sellerio - <i>has to be like a writer who writes and expresses himself by images</i>». The book will never be curated and published by the author.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-LzYsn_6krhQ/U_2i1Dy3ncI/AAAAAAAAESs/qoCFzRWLSyg/s1600/Enzo%2BSellerio%2Bunione.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-LzYsn_6krhQ/U_2i1Dy3ncI/AAAAAAAAESs/qoCFzRWLSyg/s1600/Enzo%2BSellerio%2Bunione.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">Enzo Sellerio: <i>Peasantry </i>Maletto (1963) and <i>Harvesters</i> Milo (1963)</span></span></td></tr>
</tbody></table>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<i>I Siciliani </i>or <i>Les Siciliens</i>, published at the same time in Italy by Einaudi and in France by Denoël in 1977, collects photographs of the young wandering, from the early 60s to the 1977, of Ferdinandio Scianna. The photos are simple, often slightly out of focus, frank, and they reveal a natural talent, pure and still, far from the aesthetic of Scianna's photography in which, afterwords, he would trap himself. Quoting an anecdote written by Dominique Fernandez in the prologue of the book, they are patched photographs: «<i>In this way the apron of the woman from Pietraperzia, patched as it is, truly represents the symbol of Sicily; and the woman, wearing it incarnates three thousand years of uncertain history, in motion, always restarted</i>».</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-d9cJhFbSBK0/U_2jKBq4gXI/AAAAAAAAES0/PDZQGzpaSp8/s1600/Ferdinando%2BScianna%2BGibellina%2Bdopo%2Bil%2Bterremoto%2Bdel%2B1969.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-d9cJhFbSBK0/U_2jKBq4gXI/AAAAAAAAES0/PDZQGzpaSp8/s1600/Ferdinando%2BScianna%2BGibellina%2Bdopo%2Bil%2Bterremoto%2Bdel%2B1969.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">Ferdinando Scianna: Gibellina after the earthquake of 1969</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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The photos by those two last authors do not feed on Sicilian visual stereotypes, they do not make easy connections with the past, do not fall in an excess of aesthetic and do not make an advert to promote the idea of the Isle. I wanted to write about those three photographic narrations, including <i>Nostro Sud</i> because, along the years, the relationship between photography and the photographic narrative in Sicily has been complicated; Fosco Maraini thought that: «<i>The South is still today (in its good way) the most prolific Italian reserve of philosophers, intellectuals, rhetoricians, life mentors, and (in its bad way) the sanctuary of an empty cult of the word, of the noble adjective, of the sentence that sounds great and it does say nothing</i>». Keeping out some photographs with no frills like <i>It is happening that…</i> made by Letizia Battaglia and some unreleased works by Josef Koudelka, in those last years it is been preferred to publish almanacs of verdant photos that, in the end, tell about nothing and it has been forgotten to tell us about the present days: what it is today.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-4-xKvVjnapE/U_2jq3GfEBI/AAAAAAAAETA/g_DQ8yDNKpo/s1600/Battagla%2BKoudelka%2Bdef.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-4-xKvVjnapE/U_2jq3GfEBI/AAAAAAAAETA/g_DQ8yDNKpo/s1600/Battagla%2BKoudelka%2Bdef.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">Letizia Battaglia <i>Killed while he was in the garage</i> Palermo (1976) and Josef Koudelka <i>Sicily</i> (2005)</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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In this Sicilian project, <b><i>Sudlimazione</i></b>, Pietro Motisi rereads the notion of <i>paesaggio</i>: a portion of territory to isolate because it is <i>sublime</i> and it deserves attention. He puts inside the landscape the here and now, not to be confused with modernity or contemporaneity, but in the natural and continuous evolving of time. The present day is all it is possible to see, that He wants see, by walking into it. The present day, in its inner essence, what is visible with no redundance, is the visual control of Pietro Motisi. In his journey, he did not look for exotic places, typical, historical and, if they are included, he kept them secret. The elements of the landscape, eroded by the light, natural or artificial, appear in the daily use and abuse of those who live in the territory, they are there, at least in that present day when Pietro Motisi photographed them.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i><span style="color: #990000;">photos by Pietro Motisi</span></i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i><span style="color: #990000;"><br /></span></i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-E6M21KkAF2c/U_2k3mbjmFI/AAAAAAAAETU/JAp7uSSngmE/s1600/01.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-E6M21KkAF2c/U_2k3mbjmFI/AAAAAAAAETU/JAp7uSSngmE/s1600/01.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-5c74bpAtYyU/U_2lRBIWXeI/AAAAAAAAETc/5fN9EYBz-S0/s1600/02.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-5c74bpAtYyU/U_2lRBIWXeI/AAAAAAAAETc/5fN9EYBz-S0/s1600/02.jpg" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-ocmK66_QCqU/U_2mItUDxdI/AAAAAAAAETk/Nbw7TXxBctc/s1600/02a.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-ocmK66_QCqU/U_2mItUDxdI/AAAAAAAAETk/Nbw7TXxBctc/s1600/02a.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-x2XhYrxd1XE/U_2mKkh7MRI/AAAAAAAAETs/u3HhzlSqxiY/s1600/07.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-x2XhYrxd1XE/U_2mKkh7MRI/AAAAAAAAETs/u3HhzlSqxiY/s1600/07.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-kELc8L8i-og/U_2mZTEcXnI/AAAAAAAAET0/QOmTTdCRzck/s1600/03a.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-kELc8L8i-og/U_2mZTEcXnI/AAAAAAAAET0/QOmTTdCRzck/s1600/03a.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-YwBfEAEC8v4/U_2mjbMN0HI/AAAAAAAAET8/zXH7yXeKZow/s1600/03.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-YwBfEAEC8v4/U_2mjbMN0HI/AAAAAAAAET8/zXH7yXeKZow/s1600/03.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-BicqpbOg8-U/U_2mmDkbuoI/AAAAAAAAEUE/Y7JECk1lXxg/s1600/03b.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-BicqpbOg8-U/U_2mmDkbuoI/AAAAAAAAEUE/Y7JECk1lXxg/s1600/03b.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-dGm1W4Tq_Jg/U_2moLaWl6I/AAAAAAAAEUM/oVgiY_vutNY/s1600/06.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-dGm1W4Tq_Jg/U_2moLaWl6I/AAAAAAAAEUM/oVgiY_vutNY/s1600/06.jpg" /></a></div>
<span style="color: #f3f3f3;">-</span></div>
</span>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-35999381479199916332014-08-20T11:04:00.001+02:002014-08-20T11:45:37.852+02:000054 [SPECULAZIONE] Ugo Rosa | Abitare Instant Biennale ovvero il deserto del Gobi dell’intelligenza critica<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;"><i>di Salvatore D’Agostino</i></span></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Da qualche mese Ugo Rosa, quasi ogni giorno, scrive lettere –</span><a href="https://www.facebook.com/ugo.rosa?fref=ts" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank"> <i>sul suo profilo facebook</i></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> - alla sua amica F.B. sull'arroganza dell’architettura contemporanea che condanna all’</span><a href="https://www.facebook.com/ugo.rosa/posts/10202770854545238" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">iperattualità</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Pubblico, con il consenso dell’autore, l’ultima lettera dedicata allo speciale della rivista Abitare sula biennale di architettura di Venezia.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Prima di leggere la lettera, due note a margine su due miti dell’architetto che legge e cerca la critica.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La prima: un architetto che fa il mestiere dell’architetto non deve avere come obbligo, tra i suoi requisiti, la lettura. Un buon architetto, se non può andare a vedere le architetture, legge i disegni, non ha bisogno di didascalie o scritti di supporto per imparare a progettare. Personalmente sogno libri di architettura senza parole, costituiti da solo disegni. Se è possibile non disegni accattivanti o da quadro da salotto buono e soprattutto senza foto ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">da messa in posa</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ del fotografo di architettura. Libri da sfogliare, magari da ridisegnare.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La seconda: ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">critica</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ è una parola delicatissima che ancora oggi per l’architettura viene rielaborata sui canoni d’inizio del novecento, quando alcuni bravi critici dell’arte utilizzarono il linguaggio dedicato alle opere d’arte per criticare le architetture. Da quel momento l’architettura diventa, per il nuovo critico di architettura, un’opera d’arte osservata come se fosse un oggetto. L’architettura, per sua natura, non è un’opera d’arte ed è sbagliato continuare a parafrasare, se non a scimmiottare, il linguaggio dei critici dell’arte per parlare di architettura. AAA cercasi un linguaggio specifico per la ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">critica</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ di architettura.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Di seguito la lettera del </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">19 agosto 2014 </i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">di Ugo Rosa a F. B.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-NP_vKe9eOMs/U_Ri_J5dObI/AAAAAAAAERQ/rfYeOTCnvDg/s1600/Abitare%2BInstant%2BBiennale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-NP_vKe9eOMs/U_Ri_J5dObI/AAAAAAAAERQ/rfYeOTCnvDg/s1600/Abitare%2BInstant%2BBiennale.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://beeblob.blob.core.windows.net/biennale-abitareit/sfogliabile/Italiano/A-Instant_01_ITA.html#p=6" target="_blank"><span style="font-size: small;">sfoglia Abitare Instant Biennale</span></a></td></tr>
</tbody></table>
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a><br />
<b><span style="color: #990000;"><i>di Ugo Rosa</i></span></b><br />
<br />
Cara F.B.</div>
<div style="text-align: justify;">
se vuoi avere un quadro del livello della riflessione italiana intorno all’architettura e dei suoi sfoghi editoriali <a href="http://beeblob.blob.core.windows.net/biennale-abitareit/sfogliabile/Italiano/A-Instant_01_ITA.html" target="_blank">sfoglia</a>, ti prego, l’ultimo numero di Abitare dedicato alla Biennale di Venezia.Dire che si tratta di un prodotto che umilia i suoi redattori mi dispiace un pochino perché tra loro ci sono persone che tu stessa mi hai fatto conoscere e nei cui confronti non ho motivo di disistima, tuttavia è l’unico modo onesto per definirlo. Non vi trova posto una riflessione, non vi si annida il barlume di un’idea, non c’è neppure, propriamente, scrittura. Con brutale immediatezza vi è stenografata solo la stupidità di cui oramai è capace l’editoria di settore.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non ci si può neppure indignare, proclamando che l’editore avrebbe dovuto vergognarsi di darlo alle stampe perché ho paura che fosse proprio questo ciò che l’amico desiderava (il suo, ahimè, target). Se uno di quei redattori avesse prodotto una riflessione critica qualsiasi, infatti, come avrebbe potuto trovare posto tra quei fogli? Dalla prima pagina all'ultima vi si trascinano penose descrizioni il cui unico scopo sembra quello di arrivare alle tremila battute di prammatica per giustificare i quattro soldi che si guadagnano con quella miserabile cartella (che, tanto, nessuno leggerà, visto che gli architetti, ormai, guardano solo le figure).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Vi sfilano i più triti luoghi comuni giornalistici reperibili tra le impolverate carpette della segreteria di redazione. Si comincia con “<i>Il labirinto della modernità</i>” e col “<i>racconto di un mondo in profonda metamorfosi</i>” si prosegue con “<i>Il futuro è già cominciato</i>” ci si accomoda in gondola per godersi i bagordi “<i>La Mostra Internazionale di Architettura di Venezia è già di per sé un’occasione valida per una gita in Laguna. In più questa edizione è accompagnata da un nutrito calendario di spettacoli di danza e concerti…</i>” per finire alla grande coi fuochi d’artificio “<i>la fascinazione è forte già a partire dall'atrio al piano terreno</i>” su un meraviglioso fondale dove tutto è “<i>strepitoso</i>” e “<i>straordinario</i>” tanto che sembra quasi di sognare e “<i>l’effetto è quello dell’annullamento dello spazio-tempo, una sospensione che assomiglia molto al miraggio</i>”.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Solo che questo non è un miraggio, è il deserto del Gobi dell’intelligenza critica. Attraversarlo non richiede solo forza d’animo, c’è bisogno di temerarietà e di una soglia del dolore assai elevata perché, in caso contrario, alla quarta pagina si comincia ad ululare come il malcapitato sotto i ferri del dentista immemore d’anestesia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un doloroso abbraccio</div>
<div style="text-align: justify;">
ur</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-EsJckGbG3vo/U_RjsV2Jg3I/AAAAAAAAERY/JyKEcBk5RFg/s1600/Deserto%2Bdel%2BGobi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-EsJckGbG3vo/U_RjsV2Jg3I/AAAAAAAAERY/JyKEcBk5RFg/s1600/Deserto%2Bdel%2BGobi.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;">20 agosto 2014</span></b></div>
<span style="color: #990000; font-size: x-small;"><div style="text-align: right;">
<i>Intersezioni ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/speculazione.html" target="_blank">SPECULAZIONE</a></i></div>
</span><b><div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/08/0054-speculazione-ugo-rosa-abitare.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></span></b></div>
</b></span>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-19949993767800220582014-08-05T16:35:00.000+02:002014-09-04T10:24:49.672+02:000015 [WILFING] Come leggere l'architettura transnazionale e vivere felici<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;"><i>di Salvatore D’Agostino</i></span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Pubblico l'introduzione eliminata dal post </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/0015-colloquio-italia-inghilterra-con.html" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">0015 Colloquio Italia ---> Inghilterra con Davide Del Giudice</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, come promesso a </span><a href="https://twitter.com/aRCHIfETISH" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">@aRCHIfETISH</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> autore del blog </span><a href="http://www.archifetish.com/" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Archifetish</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span></div>
<div>
<center>
<blockquote class="twitter-tweet" lang="it">
Sembra quasi farti piacere la Hadid| 0015 Colloquio Italia ---> Inghilterra con Davide Del Giudice <a href="http://t.co/C4MIItRpun">http://t.co/C4MIItRpun</a> via <a href="https://twitter.com/Wilfing">@Wilfing</a><br />
— archifETICISTA (@aRCHIfETISH) <a href="https://twitter.com/aRCHIfETISH/statuses/494032791189716994">29 Luglio 2014</a></blockquote>
<script async="" charset="utf-8" src="//platform.twitter.com/widgets.js"></script></center>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">È arrivato il momento di cambiare il punto di osservazione (<i>ndr per l’aporia/rubrica <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2007/12/fuga-di-cervelli.html">fuga di cervelli</a></i>) e scrutare le dinamiche del nostro paese osservando la vita dei cittadini che abitano il pianeta terra, oggi, nel 21° secolo. Una dilatazione di prospettiva che da subito si rileva complicata perché è impossibile semplificare le infinite culture abitative esistenti nel nostro pianeta. Per orientare questo dialogo ci aiutiamo delle analisi del sociologo Leslie Sklair e le usiamo come linea guida:</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«In </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">architettura, come in altri ambiti - </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">scrive Sklair</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> -, la classe capitalistica transnazionale è transnazionale perché: gli interessi economici dei suoi membri sono sempre più collegati a livello globale, piuttosto che di origine esclusivamente locale e nazionale: la TCC (ndr Transnational Capitalist Class) cerca di esercitare il controllo economico nei luoghi di lavoro, il controllo delle politiche interne e internazionali, e il controllo ideologico - culturale nella vita quotidiana attraverso forme specifiche di retorica e pratica del consumo e della concorrenza; i membri della TCC tendono a condividere l'alto livello di istruzione e il consumo i beni e servizi di lusso. Infine, i membri della TCC vogliono dare un'immagine di se stessi come dei cittadini del mondo, oltre che dei propri luoghi di nascita».</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/08/0015-wilfing-come-leggere-larchitettura.html#_edn1" name="_ednref1"><sup>1</sup></a></blockquote>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Da quest’angolazione ipotizziamo un uomo nato sul suolo inglese o italiano o cinese o emirato arabo e consideriamo che faccia parte della classe capitalistica transnazionale TCC (<i>come ipotizzato da Leslie Sklair</i>) per domandarci: che abitante è?</span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La descrizione involontaria ma verosimile, potrebbe essere quella fatta da Marc Augé all'inizio del suo fortunato - ma bislacco - libro ‘Non luoghi’ dove immagina un abitante ipotetico chiamato signor Pierre Dupont (<i>ndr come dire il signor Rossi</i>) che prima di prendere l’auto fa un prelievo al bancomat, prende l’autostrada e paga il casello automatico, parcheggia pagando dalla macchinetta, si reca all'imbarco dell’aeroporto avendo già fatto tutto online (<i>ndr una mia prima aggiunta poiché nel 1992 non esisteva</i>), passa il metal detector, compra al duty-free una bottiglia di cognac e una scatola di sigari pagando con la carta di credito, si relaziona con i suoi collaboratori o gli affetti familiari utilizzando un computer o la vasta gamma di telefonini di nuova generazione (<i>ndr nuova aggiunta poiché non si usano più fax o Videotel come scritto nel libro</i>) e sull'aereo si rilassa sfogliando riviste o vedendo film o ascoltando musica.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi, aggiungo al racconto di Augè, Pierre Dupont andrà a Londra per chiudere un contratto e rientrare in tempo per la festa di compleanno del figlio, per poi ripartire l’indomani mattina per Dubai, dov’è stato invitato all'inaugurazione del TCC hotel. Dicevo bislacco perché Marc Augé, e di conseguenza i suoi emuli, hanno usato il neologismo <i>non luoghi</i> come tag letteraria per descrivere tutti gli abitanti del mondo, riducendo il mondo attraverso l’artificio analogico della vita dell’abitante Pierre Dupont (o il dispositivo Pierre Dupont come direbbero i critici di architettura) senza mettere in dubbio che Pierre Dupont è un abitante di una minima parte del mondo.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nel pianeta Terra, ritornando alle tesi di Sklair, ci sono sempre più abitanti globali, con lavori globali e relazioni globali per usare la metafora di Augé dei Pierre Dupont TCC. Una popolazione transnazionale che non abita i <i>non luoghi </i>ma che vive il <i>non luogo</i>, per essere più chiari, che hanno un’identità e senso civico globale e vivono il pianeta terra non in un luogo specifico ma nella sua interezza.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per intuire la vita degli ipotetici Pierre Dupont TCC v’invito a leggere i cinque pedinamenti, che la rivista Abitare ha dedicato a Renzo Piano, Norman Foster, Zaha Hadid, Jean Nouvel e Bjarke Ingels fondatore di BIG<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/08/0015-wilfing-come-leggere-larchitettura.html#_edn2" name="_ednref2"><sup>2</sup></a>. Senza cadere nella trappola delle semplificazioni linguistiche, la vita nel pianeta terra degli abitanti TCC è molto più complessa e impossibile da catalogare usando l’espediente di un’etichetta linguistica che la raggruppi. Ad esempio, i cinque architetti transnazionali proposti da Abitare hanno idee e linguaggi progettuali l’uno diverso dall'altro, sarebbe un grave errore liquidarli con tag stereotipate. Questa lettura ci aiuta a capire uno degli aspetti delle infinite declinazioni del modo di abitare il mondo. Viceversa è un errore livellare la lettura dell’architettura, come unica possibile, sul senso dell’abitare della ‘classe capitalistica transnazionale’ ovvero sui Pierre Dupont TCC.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-xH_FPbZJ0U8/U-DoWXT5KtI/AAAAAAAAEQc/FQm2SgrqGxw/s1600/Piano-hadid-abitare+690+.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-xH_FPbZJ0U8/U-DoWXT5KtI/AAAAAAAAEQc/FQm2SgrqGxw/s1600/Piano-hadid-abitare+690+.jpg" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con questo dialogo con Davide del Giudice incrociamo alcuni aspetti dell’architettura degli ipotetici abitanti TCC. Davide del Giudice non è un cervello in fuga ma un architetto che si è laureato nell'Università di Torino, ma si è formato nel pianeta Terra - <i>leggete il suo <a href="http://madeincalifornia.blogspot.it/" target="_blank">blog</a> o, se volete, un vecchio <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2008/09/0015-mondoblog-intervista-davide-del.html#.U9ZHHpR_ubM" target="_blank">dialogo</a> su Wilfing</i> - per capire l’incredibile possibilità di relazioni che ha espanso la sua cultura formativa. Dopo la laurea ha lavorato prima nello studio italiano e adesso nella sede londinese di Zaha Hadid, un architetto che progetta città ed edifici per la TCC. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Da Londra, dove si trova, gli ho rivolto qualche domanda: </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/0015-colloquio-italia-inghilterra-con.html#.U-ClceN_ubM" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">0015 Colloquio Italia ---> Inghilterra con Davide Del Giudice</a><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;">5 agosto 2014</span></b></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Intersezioni ---> </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/05/wilfing.html" style="font-size: small;"><i>WILFING</i></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/08/0015-wilfing-come-leggere-larchitettura.html#comment-form"><b>COMMENTA</b></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div>
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/08/0015-wilfing-come-leggere-larchitettura.html#comment-form"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
</a><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">__________________________________________</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<b style="text-align: start;">Note: </b></span><br />
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/08/0015-wilfing-come-leggere-larchitettura.html#_ednref1" name="_edn1" style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;"><sup>1</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">Leslie Sklair, L</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">a classe capitalistica transnazionale e l’architettura contemporanea nelle città globali</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">, Lotus, n. 138, giugno 2009, pp. 4-5.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/08/0015-wilfing-come-leggere-larchitettura.html#_ednref2" name="_edn2"><sup>2</sup></a> Nello specifico:</span></div>
<ul>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un anno: Bjarke Ingels fondatore di BIG, Abitare 528, Dicembre-Gennaio 2012<a href="http://www.abitare.it/it/in-edicola/dicembre-gennaio-528/" target="_blank">*</a></span></li>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un anno: Being Jean Nouvel, Abitare 518, Dicembre-Gennaio 2011<a href="http://www.abitare.it/it/in-edicola/being-jean-nouvel/" target="_blank">*</a></span></li>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un anno: Being Zaha Hadid, Abitare 511, Aprile 2011<a href="http://www.abitare.it/it/in-edicola/being-zaha-hadid/" target="_blank">*</a></span></li>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Tre mesi: Being Norman Foster, Abitare 507, Novembre 2010<a href="http://www.abitare.it/it/architecture/abitare-507/" target="_blank">*</a></span></li>
<li style="text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sei mesi: Being Renzo Piano, Abitare 497, Aprile 2009<a href="http://www.abitare.it/it/in-edicola/abitare-497/" target="_blank">*</a></span></li>
</ul>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-39682879693303728222014-07-29T09:38:00.001+02:002015-03-17T16:31:50.278+01:000015 Colloquio Italia ---> Inghilterra con Davide Del Giudice<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i><span style="color: #990000;">di Salvatore D’Agostino</span></i></b></span><br />
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dopo diversi dialoghi è arrivato il momento di eliminare da Wilfing Architettura la tag </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2007/12/fuga-di-cervelli.html#.U9ZDIpR_ubM" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank"><i>fuga di cervelli</i></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> poiché quando sei anni fa nasceva, l’intento era quello, e continua ad esserlo, di smontare i luoghi comuni e capire, attraverso la voce dei protagonisti, la vita dietro le parole di plastica amate dai media mainstream. Dopo sei anni la retorica dei politici e la pigrizia del giornalismo italiano, bloccati come per incanto sulla parola ‘fuga di cervelli’, usata come calco mimetico per descrivere un problema senza mai analizzare le cause, mi porta a non reiterare più questo stereotipo privo di senso e a sostituirlo con una semplice indicazione - freccia - di viaggio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-TUcdP5pXyWc/U9dFRffxJxI/AAAAAAAAEP8/Eyp2dfWdhVU/s1600/Davide+Del+Giudice.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-TUcdP5pXyWc/U9dFRffxJxI/AAAAAAAAEP8/Eyp2dfWdhVU/s1600/Davide+Del+Giudice.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con questo dialogo a Davide del Giudice ci spostiamo, solo logisticamente, a Londra per parlare dell’architettura terrestre. Davide del Giudice non è un cervello in fuga è un architetto laureatosi nell’Università di Torino, ma che si è formato nel pianeta Terra, leggete il suo </span><a href="http://madeincalifornia.blogspot.it/" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">blog</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> - o, se volete, un vecchio </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2008/09/0015-mondoblog-intervista-davide-del.html#.U9ZHHpR_ubM" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">dialogo</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> su Wilfing - per capire l’incredibile rete di relazioni che ha dilatato la sua cultura formativa. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare, prima nello studio italiano, e adesso nello sede londinese di Zaha Hadid.</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><b>Salvatore D’Agostino </b>In una <a href="http://www.cityvisionweb.com/mag/davide-del-giudice/" target="_blank">breve biografia</a> tratta dal Free Press magazine cityvision scrivevi:</span></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;">"Davide Del Giudice: is an architect who deals with computational design and digital fabrication and currently is working at Zaha Hadid Architects."</span></span></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Che cosa intendi per <i>progettazione computazionale</i> o <i>fabbricazione digitale</i>?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Davide del Giudice</b> La <i>progettazione computazionale</i> è la disciplina che applica approcci computazionali ai problemi della progettazione, siano esse legate al design, all'analisi o alle espressioni estetiche. Lo spazio in cui viviamo è costituito da gradienti di dati-informazioni in continua evoluzione e cambiamento. Uno dei maggiori vantaggi degli strumenti parametrici è quello di poter informare i processi progettuali con flussi di dati accurati e variabili nel tempo e nello spazio.</div>
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La <i>digital fabrication</i> è il processo per il quale si ottengono oggetti tridimensionali partendo da disegni digitali. Le tecniche più utilizzate sono la stampa 3d che è una tecnica di tipo additivo e il laser cutting o la fresatura CNC che sono tecniche di tipo sottrattivo.</div>
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La rapida velocità di realizzazione di modelli e prototipi ha portato ad un costante miglioramento delle tecniche e ad un abbassamento dei costi sia per quanto riguarda il materiale che l’hardware che produce i modelli. Macchine che stampano 3d homemade sono molto diffuse e accessibili a tutti. La fabbricazione digitale è molto di più che una semplice stampa 3D. Si è creata una vera e propria community sia virtuale che reale (i <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Fab_lab">fab-lab</a>) dove si possono condividere idee, tecnologie e modelli digitali. Progettazione computazionale e fabbricazione digitale sono la mente e il braccio del computational designer.</div>
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<span style="color: #990000;">Quali sono le fasi di un approccio computazionale? </span></div>
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Dall'uso di metodologie di disegno manuali agli strumenti sperimentali del design generativo le tecnologie hanno assunto un ruolo di impatto nel design architettonico. Il tema centrale di questi anni è se le tecnologie digitali possono aiutarci davvero a disegnare le città.</div>
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Sembra che stia nascendo una nuova epoca del design, con l’applicazione di questi strumenti è iniziato lo spostamento di scala da un prodotto architettonico ad un livello più macro e viceversa. Se prima si parlava di digital o parametric urbanism ora siamo tornati all'oggetto di produzione disegnato con sofisticati algoritmi generativi e realizzato con materiali intelligenti, da un sistema di rappresentazione del prodotto alla diretta materializzazione del prodotto attraverso processi specifici, definendo un nuovo bilanciamento tra autonomia dei processi e la volontà del designer.</div>
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Una moda attuale è il disegno computazionale applicato nel campo del fashion design, vediamo esoscheletri su corpi di modelle e superfici sempre più complesse generate dall'interazione di migliaia di agents che increspano le stesse superfici o le irrigidiscono o le rendono più performanti. La potenzialità degli strumenti digitali è forse stata sopravvalutata se li intendiamo come mezzi per creare migliori città del futuro, ma sottovalutata se li intendiamo per capire ed analizzare le nostre città attuali, navigando all'interno di esse per mezzo di nuovi percorsi.</div>
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Sfidando la celebre ortogonalità di Le Corbusier, gli strumenti digitali lavorano a favore di una ricerca della forma performante come faceva Frei Otto. La simulazione di agents per sistemi di adattamento complessi accoppiata alle strategie di form-finding è un percorso di ricerca che relaziona la materia con la forma. Gli strumenti digitali sono maturati fino al punto che scenari urbani possono essere previsti proiettando la ricchezza dei processi della vita contemporanea all'interno di un ordine urbano variegato e complesso. La domanda è se gli scenari urbanistici sono reali e se gli strumenti digitali possono diventare tradizionali e aspirare ad essere la rappresentazione delle dinamiche contemporanee e di un ambiente sociale imprevedibile.</div>
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<span style="color: #990000;">Qual è il tuo processo creativo?</span> </div>
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II mio processo personale al computational design è la ricerca della correlazione formale negli oggetti che disegno. Secondo la distinzione della decomposizione funzionale VS quella formale prendo in considerazione tre tipi di correlazione: formale, funzionale e form-function. Quando disegno cerco di individuare questi tre tipi di correlazione con lo scopo di ottenere oggetti equilibrati nella forma e che rispondano a concetti di funzione quali l’utilizzo dell’oggetto stesso, capacità dei materiali che la compongono e resistenza propria dell’oggetto. Sono concetti molto semplici usati da secoli ma che con l’utilizzo di strumenti digitali acquistano un nuovo significato e molteplici scenari.</div>
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Le fasi ad un approccio computazionale sono l’individuazione di un problema da risolvere o di un design da raggiungere, la scomposizione del sistema complesso in molteplici sotto sistemi più semplici, lo studio della relazione dei vari sottosistemi, l’esplicitazione delle variabili del sistema, la traduzione dei processi nel linguaggio dello strumento che stiamo usando, la fase di debug (cioè svariati test per capire se il sistema funziona in diversi scenari) e infine la ricerca del design che soddisfa i requisiti che abbiamo imposto all'inizio del processo. La descrizione potrebbe confondere e portare il lettore a pensare che questo tipo di design sia completamente lineare, ma è tutt'altro.</div>
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<span style="color: #990000;">Patrik Schumacher, in una lecture del febbraio 2012 all’<a href="http://www.youtube.com/watch?v=zG2WMVkD5dw&feature=uploademail" target="_blank">Havard University</a>, ha sostenuto che il <i>disegno è morto</i> poiché i progettisti invece di disegnare delle linee inerti con un righello sulla carta, stanno allestendo sistemi parametrici. Ci fai capire meglio questo nuovo mondo?</span></div>
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Il disegno a mano è stato abbandonato per lasciare spazio al disegno computazionale, non è un semplice passaggio dall'analogico al digitale ma si tratta di un nuovo processo di "costruire" il disegno di architettura. Ogni parte del sistema ha la propria funzione e bellezza e attraverso le relazioni stabilite dal processo di design computazionale ogni parte del disegno mantiene un'associazione con le parti reali dell'edificio diventando un intero sistema funzionante e intelligente.</div>
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Parlando del processo progettuale i team degli architetti lavorano con gli ingegneri e insieme coordinano il design attraverso un modello di scambio. Questo modello è descritto da un singolo o più script, una griglia strutturale e dei fogli di calcolo Excel che producono una singola superficie di riferimento che è usata come set-out per guidare la posizione della struttura, il cladding e la posizione dei solai. L'abilità che hanno entrambe le parti di lavorare su una superficie di riferimento come starting point permette di evolvere indipendentemente sullo sviluppo ingegneristico e sul dettaglio architettonico. Questa è l'unica via per assicurare la riuscita del coordinamento, perché il design strutturale si appoggia sulla superficie di riferimento e i dettagli del cladding di rivestimento su di essa. Durante lo sviluppo del design il disegno globale della "proto" superficie subisce diversi cambiamenti, la forma cambia dopo i vari feedback tra architetti e ingegneri attraverso una modifica sostanziale dello script mantenendo il design della proto superficie, questo permette modifiche globali al design dell'edificio e modifiche sostanziali al design di dettaglio, eliminando i tempi morti.</div>
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Sia gli architetti che gli ingegneri accedono al 3D finale e alle tabelle di valori in Excel come parte dei documenti di costruzione. L'uso di piattaforme parametriche (es.grasshopper) e strumenti di scripting (es. VB, C# e Python) permettono che il design possa venire testato e guidato con un alto livello di dettaglio da ogni subcontractors che può lavorare indipendentemente. Il focus di questo sistema che va dal parametrico verso il BIM e verso il processo di fabbricazione rimane fedele al design principale senza perdere la visione di coerenza estetica e la realtà costruttiva con le fasi di fabbricazione prima e di costruzione dopo.</div>
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Disegnare con strumenti parametrici significa poter disegnare più parti, più accuratamente, in ogni stage e infine costruire nuovi metodi per consegnare informazioni di costruzione. Mentre il <i>disegno parametrico</i> permette a noi di disegnare le variazioni il BIM è il processo attraverso il quale possiamo coordinare la costruzione.</div>
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Attualmente tutte le free form strutturali sono dei <i>lattice system</i>, cioè griglie tridimensionali, coperte dal cladding di metallo o vetro, perché questo è l'unico sistema che si può usare per negoziare le complessità geometriche con i costi di produzione. Il prossimo step sarà l'integrazione delle varie funzioni, come il trasferimento dei carichi o l'isolamento termico in sistemi multifunzionali. Questo richiederà nuovi strumenti per il design e nuove lavorazioni, ma più di ogni altra cosa nuove forme di interazione tra i vari designer, architetti e ingegneri coinvolti.</div>
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<span style="color: #990000;">Michael Graves, in un <a href="http://www.nytimes.com/2012/09/02/opinion/sunday/architecture-and-the-lost-art-of-drawing.html?pagewanted=2&_r=2" target="_blank">articolo apparso sul New York Times</a>, scrive: il disegno architettonico può essere diviso in tre tipi:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<ol>
<li><span style="color: #990000;">referential sketch (schizzi referenziali);</span></li>
<li><span style="color: #990000;">preparatory study (studio preparatorio);</span></li>
<li><span style="color: #990000;">definitive drawing (disegno definitivo).</span></li>
</ol>
</div>
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<span style="color: #990000;">Il disegno definito, spiega Graves, ormai è universalmente affidato ai computer. Lo schizzo referenziale è un lavoro di scoperta quotidiana frammentato e selettivo, un diario visivo che potrebbe non contenere solo disegni ed hanno lo scopo di catturare un’idea e non può essere replicato al computer. Lo studio preparatorio è una progressione di disegni, via via sempre più dettagliati che elaborano un progetto. Come per lo schizzo referenziale non può riflettere il processo lineare espresso dal ‘disegno assistito’. In entrambi questi tipi di disegno c’è la gioia nel creare qualcosa che derivi dall’interazione tra la mente e la mano. In un disegno eseguito a mano, sia esso su una tavoletta elettronica o su un foglio di carta, ci sono intonazioni, tracce di pensiero e ragionamenti che non possiamo ritrovare in una progettazione parametrica. Il processo lineare del disegno assistito non contiene le emozioni di un disegno a mano libera e conclude: «un disegno a mano libera ci rende veramente vivi.»</span></div>
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<span style="color: #990000;"><br /></span></div>
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<span style="color: #990000;">La progettazione parametrica non è un processo lineare? o se vuoi: quali sono le tipologie di disegno per un approccio computazionale?</span></div>
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La caratteristica che contraddistingue un architetto da un altro è la sensibilità, una qualità che si traduce nella capacità di soddisfare l’esigenza umana usando codici e tecniche algoritmiche verso territori non previsti. Nella storia del disegno una limitazione importante nell’architettura è stata la rappresentazione dei territori: l’uso della prospettiva, il compasso e le proiezioni assonometriche hanno sempre avuto il compito di valutare e analizzare l’architettura, mostrandoci però sempre una visione limitata. La società contemporanea inizia a riconoscere i fenomeni complessi come aspetti del nostro mondo, gli architetti iniziano ad applicare modelli di complessità presi in natura attraverso algoritmi in modo più efficiente impiegandoli nella progettazione e fabbricazione e dotandosi di nuove competenze e strumenti digitali.</div>
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Queste tecniche consentono l’accesso a livello teorico ad un risultato tramite strumenti di programmazione. Lo ‘<i>Script</i>’ è l’azione di scrivere un semplice programma al computer per controllare e automatizzare risultati più complessi; una serie di operazioni possono essere automatizzate per produrre un risultato in risposta a una serie di input. I software si trasformano da strumenti per disegni semplici a motori che realizzano oggetti intelligenti. Ad oggi le tecniche di progettazione computazionali sono per lo più utilizzate per l’ottimizzazione, la razionalizzazione o l’ornamento di una superficie ma la nuova ricerca nel design sugli algoritmi si concentra invece nelle potenzialità intrinseche della computazione generando spazi e traducendo fenomeni naturali in algoritmi matematici e geometrici, con lo scopo di produrre sistemi auto organizzati. Questo nuovo mestiere computazionale crea coerenza e precisione all’interno di esplorazioni formali essendoci una cognizione che ridefinisce i vincoli attraverso pattern e codici e che progressivamente migliorano i metodi di fabbricazione digitale.</div>
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Creare quindi un sistema auto organizzato e quindi imprevedibile per quanto riguarda forma e consistenza finale significa scrivere un codice come sistema non lineare, cioè non più dettato da un processo causa-effetto ma da un processo regole geometrico spaziali – geometria imprevedibile.</div>
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<br /></div>
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Ecco alcuni link per approfondire: <a href="http://www.studio-kinch.com/Research-New-Skins-Workshop-2013" target="_blank">Agents in fashion design</a> e agents in architecture: <a href="http://www.studio-kinch.com/Architecture-Kokkugia" target="_blank">qui</a> e <a href="http://www.kokkugia.com/cliff-house" target="_blank">qui</a>.</div>
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<span style="color: #990000;"><br /></span></div>
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<span style="color: #990000;">In un tuo post del 2008 avevi coniato un termine <a href="http://madeincalifornia.blogspot.it/2008/10/option-explicit-code-monkey-future-or.html" target="_blank">CODE MONKEY</a> per spiegare questa nuova evoluzione del lavoro dell’architetto, scrivevi: </span></div>
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<span style="color: #990000;"><br /></span></div>
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<span style="color: #990000;">«Dopo l'uso della matita e del tecnigrafo siamo passati al mouse e agli strumenti cad, diventando dei cad monkeys. Il futuro sarà quello di creare i nostri disegni senza tracciare nemmeno una linea ma scriptnado i codici direttamente, diventeremo così dei code monkeys come i programmatori dei videogiochi. Uno strumento che i coder usano è appunto monkey, lo script editor che ha la funzione molto utile di debugger e di help sui rhinoscript che inseriamo. Il titolo del post è nato da una puntata che ho visto in tv su un nuovo cartoon x adulti. "I due vengono definiti ‘<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Code_Monkeys" target="_blank">Code monkey</a>’, espressione che indica in termini dispregiativi i componenti più giovani e meno esperti di un team di programmatori ai quali tocca scrivere codici su codici per sopravvivere.»</span></div>
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<span style="color: #990000;"><br /></span></div>
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<span style="color: #990000;">Dopo sei anni, in pratica un secolo fa per l’evoluzione dei linguaggi e delle tecnologie odierne, resta ancora valida la tua previsione sui cad monkeys?</span></div>
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La mia previsione resta valida e aggiungo che ormai è stata anche già superata. Se prima i code monkeys erano figure che operavano nell'ombra all'interno di un team progettuale ora questa figura professionale si è evoluta ed è parte integrante del team di progettazione. Facciamo un passo indietro e capiamo di cosa si tratta. </div>
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<br /></div>
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Quando un architetto scrive un programma per risolvere un problema, ulteriori opzioni possono essere esplorate attraverso modifiche al programma scrivendo algoritmi. Un algoritmo è un particolare set di istruzioni che devono essere scritte in un linguaggio che il computer capisca, un codice.</div>
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Gli architetti disegnano i loro progetti usando linguaggi di scripting come RhinoScript (VBA o Python), JavaScript (Processing) ecc. per scrivere programmi che personalizzano il loro design all'interno del software di disegno. La potenza e la disponibilità di questi linguaggi di script si è diffusa grazie alla nascita di Grasshopper, un software di visual programming language che ha portato l'incremento dell'utilizzo dell'uso computazionale nella professione. Pensare in modo algoritmico significa prendere posizione nel ruolo interpretativo e capire i risultati che genera il codice, conoscendo come modificare il codice per esplorare nuove opzioni e speculando su eventuali sviluppi del design. Ci stiamo muovendo da un'era dove gli architetti usavano il software verso un'era in cui scrivono il software. </div>
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<br /></div>
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Il computational designer costruisce il modello 3D e crea gli strumenti del disegno, ma la sua esperienza va oltre queste tasks. Egli genera ed esplora gli spazi architettonici e i concept attraverso la scrittura e la modifica degli algoritmi che sono relativi alla posizione degli oggetti, alla configurazione degli elementi e alla relazione tra gli elementi. La creazione di queste tools personalizzate prendono posizione durante il processo di design e diventano parte integrante di essa. Questi due punti sono la chiave per capire le possibilità del computational designer e il suo ruolo nelle pratiche professionali. Perché le tecniche computazionali siano utili, esse devono diventare flessibili e si devono adattare costantemente ai cambiamenti parametrici del design architettonico. La struttura degli studi di architettura sta cambiando in risposta al lavoro del computational designer, attualmente ci sono quattro figure professionali che fanno parte di questo mondo: gli specialist group interni allo studio, i consulenti specialisti esterni allo studio, studi di minore dimensione che fanno consulenza computazionale e gli sviluppatori e disegnatori del software. </div>
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<br /></div>
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L'approccio più comune è avere i computational designers interni che lavorano insieme al team di designer. Essi esistono in grandi firme come Zaha Hadid Architects, Foster+Partners, Herzog &deMeuron, Grimshaw, Aedas, UnStudio, Som.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dal maggio 2009 lavori presso lo studio Zaha Hadid, dove hai iniziato subito con un’installazione per la biennale ‘BAAM’ d'arte e di architettura del Mediterraneo di Reggio Calabria.</div>
</span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><img src="https://lh4.googleusercontent.com/3Gw3AlRiSzmEmLbgGu0Febs7AMRafznIoDiUvLYzL5SqcAFoUuHNd2GIjGj-sRUmnzMa7PEe_rZQ1U1IptV2uC010_q8Dg6-x3qrY5OUKXzeYpMc0dYBAdaw2IyZj3BQbQ" style="-webkit-transform: rotate(0rad); border: none; margin-left: auto; margin-right: auto;" /></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Progetto redatto per <span style="text-align: justify;">la biennale BAAM’</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="color: #990000; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Qual è il processo formativo per un neo architetto all'interno di uno studio con una forte connotazione <i>autoriale</i>?</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="color: #990000; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In un'intervista di qualche anno fa Zaha Hadid ha dichiarato che non ama quando i suoi collaboratori disegnano come se dovessero imitare il suo design ma che preferisce che i designer all'interno dello studio sperimentino un proprio stile personale, sempre fresco e maturo allo stesso tempo. È un susseguirsi di micro linguaggi che si amalgamano con coerenza al linguaggio architettonico della Hadid, rendendolo sempre innovativo e pronto a rispondere alle esigenze del cliente e del programma.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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Per un neo-laureato lavorare in uno studio-atelier del genere è come sprofondare in un vortice di forme sperimentali, superfici e volumi fluidi che racchiudono al loro interno tutto ciò che è richiesto dal programma funzionale. La vera magia è riuscire a progettare "liberamente" usando forme continue che non si staccano da terra ma che si ergono come un involucro naturale e vedere come il tutto è pensato nel minimo dettaglio e che funziona; i vincoli progettuali ci sono ma sono completamente inglobati nel design dell'edificio stesso.La mia esperienza personale è stata al contrario molto più tecnica, lavorando su tematiche quali facciate controllate con strumenti parametrici, disegni esecutivi e di cantiere, discretizzazioni di geometrie complesse, automatizzazioni di processi ecc... Tutto questo però mi ha portato a scegliere una branca della progettazione che è quella del design computazionale. Solo nell'ultimo anno ho potuto lavorare progettando un edificio da zero e applicando le tecniche di modellazione poligonale per generare geometrie continue e coerenti al programma. Dopo questa esperienza ho partecipato a tre concorsi di design internazionali applicando ciò che avevo imparato e migliorando le mie skill, potendo così progettare degli oggetti di arredo che ho definito con il nome di "<i>lusso accessibile</i>".</div>
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<br /></div>
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<span style="color: #990000;">“<i>Lusso accessibile</i>”!? Mi spieghi meglio in che cosa consiste?</span></div>
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<br /></div>
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Gli oggetti che disegno li definisco appartenere ad un lusso accessibile, perché si inseriscono in una delle nuove tendenze di mercato seguendo le nuove strategie di prodotto adottate dai più famosi brand di lusso. È un lusso accessibile che fa riferimento non più alle caratteristiche intrinseche di un prodotto, ma a quello che rappresenta, ampliando così le prospettive alle quali siamo tradizionalmente abituati. Per un prodotto appartenente al nuovo lusso è opportuno utilizzare i migliori materiali e metodi di lavorazione. Per quanto riguarda la qualità, si parla di una via di mezzo tra l’artigianato e il bene di serie, parliamo quindi di “<i>mass artigianal</i>”. </div>
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<br /></div>
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<span style="color: #990000;">Mi fai vedere un esempio concreto?</span></div>
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<br /></div>
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Il <i>Papilionidae table.</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<span style="clear: left; float: left; font-family: Verdana; font-size: 15px; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><img src="https://lh5.googleusercontent.com/NZaYzlI-75lGlcjqnR9teC332hMeKip36OTqisnxTmYixS7pPhHKQhne1qRuETygs91yVt1RY-QcyTSv-OlKB3uXIlHZQHagWrWme1nAa47KgBK923_Ep5EK6k6Xj64PTQ" style="-webkit-transform: rotate(0rad); border: none;" /></span><span id="docs-internal-guid-1522f268-8105-04e6-b27e-9ee3c25ac762"></span></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<span style="color: #990000;">Facciamo un passo indietro, dicevi: «Solo nell'ultimo anno ho potuto lavorare progettando un edificio da zero»; mi potresti raccontare come si evolve un progetto nello studio-atelier di Zaha Hadid? quali sono i parametri iniziali? come viene costituito il gruppo di progettazione? che ruolo ha la figura, se c’è, di intermediazione tra Zaha Hadid e il gruppo? come vengono gestite le fasi intermediarie del processo progettuale?</span></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Durante le esperienze progettuali che ho avuto negli anni passati presso lo studio ZHA ho lavorato sempre a progetti già in fase avanzata dove mi occupavo solo di parti specifiche dell'edificio. Nell'ultimo anno ho avuto l'occasione di partecipare ad un progetto per un cliente come direct commision e ho partecipato fin dall'inizio alla fase di design.</div>
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<br /></div>
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I parametri iniziali sono quelli dello studio del sito sotto il punto di vista dei collegamenti e degli accesi, il sistema del landscape e una prima versione del programma tradotto dai valori delle aree e dei volumi in blocchi tridimensionali assemblati già con una prima idea di connessione tra le parti. Successivamente si affina la continuità di questi protovolumi per mezzo di field parametrici per quanto riguarda il landscape e per mezzo di mesh-involucro che racchiudono al loro interno i blocchi del programma.</div>
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<br /></div>
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Le fasi progettuali sono molto veloci e intense, svariate versioni vengono prodotte per avere un catalogo ricco di opzioni progettuali in stretta relazione tra il team di progetto e gli <i>associate architects </i>dello studio ZHA. Le fasi intermedie sono divise in <i>mid term</i> e <i>final submission</i>: la prima è una fase dove le diverse opzioni di progetto vengono presentate al cliente come prima proposta, nella seconda invece si scelgono solo le opzioni da portare avanti e si realizzano gli schemi architettonici, si definisce più in dettaglio l'involucro e gli interni e si producono render e filmati per il cliente, oltre al modello realizzato con tecniche di prototipazione rapida.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Dopo l'esperienza nello studio romano ti sei trasferito nella sede principale di Londra, che cosa è cambiato nella tua vita, dal punto di vista progettuale e lavorativo?</span></div>
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<br /></div>
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Dal punto di vista progettuale questa esperienza si sta rivelando molto formativa, c'è molta energia e creatività nello studio e poter seguire <i>lecture</i> all'interno dello studio e poter accedere ad un archivio di progetti in continua evoluzione è un'ulteriore possibilità per migliorare il proprio bagaglio culturale. I colleghi con cui lavoro provengono dalle migliori scuole di architettura o hanno un'esperienza precedente in altri studi internazionali, il clima è molto positivo e si cresce professionalmente di giorno in giorno. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Come saluto finale mi fai uno screenshot del tuo attuale desktop - tavolo di disegno?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Eccolo:</div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="clear: left; color: #85200c; float: left; font-family: Verdana; font-size: 15px; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><img alt="desktop_delgiudice s.jpg" src="https://lh4.googleusercontent.com/qdokFCpjM6EZ4s9XFk1bEG08aJn8pNOEuN3sKB2aZqc0iUhiKrCzjqYa9AAdoqaOI17P-lMG1hrq3CdKbQ3Nh7qHADZQTWeinVJCfhJvpn_UZhG6PBj9hucDZKLudKmrlg" style="-webkit-transform: rotate(0rad); border: none;" /></span><span id="docs-internal-guid-1522f268-810a-d3d3-e69a-1f2fb51a1b0b"></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: start;">
<span style="font-size: small;"><b style="color: #990000;">29 luglio 2014</b></span></div>
<div style="text-align: start;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"> </span><span style="font-size: small;"> </span><span style="font-size: small; font-weight: bold;"></span><span style="font-size: small;"><i><span style="font-size: x-small;">Intersezioni ---> <span style="text-decoration: underline;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/fuga-di-cervelli.html" target="_blank">Fuga di cervelli</a></span></span></i></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="color: #990000; font-weight: bold;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/0015-colloquio-italia-inghilterra-con.html#comment-form">COMMENTA</a></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
</div>
</span>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-30202656021150981222014-07-22T11:59:00.000+02:002015-02-09T08:55:45.758+01:0012 luglio 1981 | Philip K. Dick c'è una sola via d'uscita: vedere tutto come qualcosa di fondamentalmente comico<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i><span style="color: #990000;">di Salvatore D’Agostino</span></i></b></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">N</span><span style="text-align: justify;">elle ristampe di </span><i style="text-align: justify;">Lolita</i><span style="text-align: justify;">, Vladimir Nabokov, aggiunse una nota alla fine del romanzo, per rintuzzare le veemenze dei critici più corrosivi scrivendo "«realtà» (una delle poche parole che non hanno alcun senso senza virgolette)"</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_edn1" name="_ednref1" style="text-align: justify;"><sup>1</sup></a><span style="text-align: justify;"> e ad un’incalzante Alberto Arbasino che, in veste d’intervistatore, chiedeva: “Ma insomma, cos’è Lolita, in realtà?” rispondeva "Che domande… che domande… inutili… Sarebbe meglio rilassarsi, di fronte a quel libro che è soltanto una storia, e non cercarvi un “messaggio” che non c’è… La morale del libro è il libro stesso. Volete spiegarvi la sua morale? Leggetelo!".</span><span style="text-align: justify; vertical-align: super;"><sup><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_edn2" name="_ednref2">2</a></sup></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Leggendo i libri di Philip K. Dick serve ricordarsi dei consigli di Nabokov, bisogna mettere tra parentesi la parola ‘realtà’ ed evitare di cercare una ‘morale’.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Philip K. Dick rappresenta un'idea di letteratura fondata sulla moltiplicazione dei diversi piani di realtà. Estraneo all'insegnamento morale, Dick smantella con gioiosa iconoclastia i luoghi comuni e le convenzioni letterarie della letteratura borghese, fondata sul ‘messaggio del romanzo’. Costruisce trame dove il tempo è spesso fuori dai cardini, dove la realtà è ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">sempre una bolla di sapone</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’, dove l’uomo non è mai un eroe di una elitè galattica ma vive una costante difficoltà ad adattarsi al mondo:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Se volete adattarvi alla realtà, leggete Philip Roth, leggete gli scrittori di best-seller, - </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">scrive in questo testo che vi ripropongo</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> - quelli dell'establishment letterario di New York. Ma adesso state leggendo fantascienza, e io la scrivo per voi. Voglio mostrarvi quello che amo (i miei amici) e quello che odio con tutte le mie forze (le cose che succedono loro).»</span></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per Philip K. Dick la fantascienza è un romanzo di idee che decostruisce il tempo, lo spazio e la realtà. La fantascienza non è mimetica del mondo reale, è un’idea di dinamismo.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ripropongo uno scritto apparso sulla collana Urania, a quel tempo diretta da </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Fruttero & Lucentini</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> nel numero 896 del 12 luglio 1981, qualche mese prima che Philip K. Dick morisse a causa di un collasso cardiaco il 2 marzo 1982. Scritto appena prima di iniziare la querelle con Ridley Scott e il suo rifiuto di 400 mila dollari per non voler adattare il suo romanzo </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Do Androids Dream of Electric Sheep?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> alla sceneggiatura del film </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Blade Runner </i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">che uscirà nelle sale il 25 giugno 1982, tre mesi dopo la sua morte. Dirà a Ridley Scott, non ho bisogno di questi soldi - </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">anche se avendo sempre vissuto in perpetua indigenza gli avrebbero cambiato la vita</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> - ho la mia macchina da scrivere, la mia musica, il mio gatto, ho tutto e non ho bisogno di nient’altro.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In questo scritto su Urania, la più longeva rivista di urbanistica ancora attiva in Italia, ripercorre la sua vita, dove, con ironica previgente coincidenza, scrive l’epigrafe della sua lapide.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">È un invito per gli urbanisti del nostro tempo che amano la pervasività della tecnologia o per chi pensa di guarire le città attraverso l’architettura a leggere Dick per domandarsi:</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<ul><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<li>Che cos'è la realtà?</li>
<li>Che cosa caratterizza l'autentico essere umano?</li>
</span></ul>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per aiutare il '<i>vandalismo responsabile'</i> ed evitare di credere e progettare il viaggio sicuro delle <i>gated community</i> dove il messaggio implicito è: siate passivi. E soprattutto cercare di “<i>scoprire il granello del comico all'interno dell'orribile e del futile</i>”.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Buona lettura.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-QNRVjy2SIyg/U841pxnXGOI/AAAAAAAAEPI/vEZhGPgWeD4/s1600/896+e+897+urania+gif.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-QNRVjy2SIyg/U841pxnXGOI/AAAAAAAAEPI/vEZhGPgWeD4/s1600/896+e+897+urania+gif.gif" /></a></div>
<br /></div>
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><i></i></b></span><br />
<a name='more'></a><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><i>di Philip K. Dick</i></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;"> Rileggendo alcuni di questi racconti, scritti più di trent'anni fa, ripenso a un negozio di animali che si chiamava Lucky Dog. C'è una buona ragione. Ha a che fare con un aspetto non solo della mia vita, ma della vita di moltissimi scrittori a tempo pieno. Si chiama povertà.</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Adesso mi viene da ridere, a pensarci, e sento perfino un po' di nostalgia, perché sotto molti punti di vista quelli sono stati i giorni più belli della mia vita, soprattutto agli inizi degli anni Cinquanta, quando la mia carriera è cominciata. Però eravamo poveri, mia moglie Kleo e io, eravamo molto poveri. E non ci piaceva per niente. La povertà non serve a formare il carattere. Sono favole. In compenso, insegna a fare bene i conti, si contano e si ricontano i soldi. Prima di uscire per andare dal droghiere, dovete sapere esattamente quanto spendere e cosa comprare, perché se fate un errore, il giorno dopo non mangiate, e magari neanche il giorno dopo ancora.</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Così, eccomi qui al <i>Lucky Dog</i> di San Pablo Avenue, Berkeley, California, negli anni Cinquanta, a comprare mezzo chilo di carne di cavallo macinata. </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il motivo per cui faccio lo scrittore e vivo in povertà (lo ammetto per la prima volta), è che sono terrorizzato dall'Autorità, come i capufficio [<i>sic</i>], i poliziotti, gli insegnanti; voglio fare lo scrittore, così non dovrò dipendere da nessuno. Mi sembra sensato. Avevo lasciato il mio lavoro di direttore del reparto dischi in un negozio di musica e ogni notte, per tutta la notte, scrivevo racconti, di fantascienza e di </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">mainstream</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">... e vendevo fantascienza. Non mi piace molto il sapore della carne di cavallo, a dire il vero: è troppo dolce. Però mi piace non dovermi trovare dietro un bancone esattamente alle nove di mattina, in giacca e cravatta, e dover dire: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">In cosa posso servirla, signora?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> e tutto il resto. Un'altra cosa che mi è piaciuta, è l'essere stato espulso dall'Università della California per non aver voluto entrare nei Corpi di Addestramento degli Ufficiali in Riserva (accidenti, un'Autorità in uniforme e l'Autorità in persona!). E improvvisamente, mentre sto dando i 35 centesimi al commesso del </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lucky Dog</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, mi ritrovo un'altra volta di fronte alla mia nemesi personale. Quando meno me l'aspetto, eccomi ancora una volta a dover affrontare l'Autorità. Non c'è modo di sfuggire alla propria nemesi, me n'ero scordato.</span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<iframe frameborder="0" height="350" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://www.google.it/maps?cbp=13,226.41,,2,-2.76&layer=c&panoid=Twa3r-DzqnuLZCcrI8UEtQ&cbll=37.866942,-122.291503&dg=opt&ie=UTF8&t=h&source=embed&ll=37.812632,-122.291565&spn=0.189863,0.473785&z=11&output=svembed" width="690"></iframe><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">2154 San Pablo Avenue, Berkeley, Stati Uniti</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Il negozio ha chiuso l'11 marzo del 2011 perché polli, piccioni, pesci, conigli e tartarughe</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">
</span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">non rispettavano le norme igieniche.<a href="http://www.berkeleyside.com/2011/03/10/lucky-dog-pet-store-is-shut-down/">*</a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">
</span>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> </span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> L'uomo dice: - Comprate la carne per mangiarla voi?</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> È alto un metro e novanta e pesa centocinquanta chili. Mi guarda dall'alto, con occhi severi. Nella mia mente, mi sembra di avere ancora cinque anni, e di aver versato la colla sui pavimento dell'asilo.</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> - Sì, signore - ammetto. Vorrei dirgli: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sentite, io sto alzato tutta la notte a scrivere racconti di fantascienza, e sono veramente povero, ma so che le cose andranno meglio; ho una moglie che amo, un gatto che si chiama Magnificat, e una vecchia casetta che sto comprando con un mutuo di 25 dollari al mese, che è il massimo che posso permettermi...</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Ma quest'uomo si interessa di un solo aspetto della mia vita disperata ma piena di speranza. La so cosa sta per dirmi. L'ho sempre saputo. La carne di cavallo che vendono da </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lucky Dog</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> è solo per consumo animale. Ma io e Kleo la mangiamo, e adesso siamo di fronte al giudice, in tribunale: mi hanno pescato a compiere un'altra Cattiva Azione.</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Quasi mi aspetto che l'uomo dica: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Hai delle brutte abitudini.</i></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i> </i>Questo era il mio problema allora, e lo è anche adesso: ho delle brutte abitudini. Ridotto all'osso, il problema è questo: ho paura dell'autorità, ma allo stesso tempo sono pieno di risentimento, per l'autorità e per la mia paura... così mi ribello. Scrivere fantascienza è un modo per ribellarsi. Mi sono ribellato contro la Riserva dell'università, e sono stato espulso; anzi, mi hanno detto di non farmi più vedere. Me ne sono andato dal mio lavoro al negozio di dischi, un bel giorno, e non mi sono fatto più vedere. Più tardi, mi sono opposto alla guerra nel Vietnam, e sono, venuti a rovistare nei miei archivi e a rubare le mie carte, come ha riferito anche </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Rolling Stone</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Tutto quello che faccio è causato dalle mie brutte abitudini, che vanno dal prendere l'autobus al combattere per il mio paese. Ho perfino delle brutte abitudini nei confronti degli editori: sono sempre in ritardo coi contratti (anche per questo, per esempio).</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Però la fantascienza è una forma d'arte ribelle, e ha bisogno dl scrittori e di lettori con cattive inclinazioni, come per esempio quella di chiedere sempre </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Perché?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, o </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Come mai?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, o </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Chi l'ha detto?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Questo atteggiamento è sublimato in alcuni temi tipici delle mie storie, come: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">L'universo è qualcosa di reale?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> oppure: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Siamo davvero uomini, o solo macchine?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. C'è molta rabbia dentro di me. C'è sempre stata. La settimana scorsa il mio medico mi ha detto, che la pressione mi è salita di nuovo, e che adesso sembra che ci siano anche complicazioni cardiache. Io mi arrabbio moltissimo. La morte mi fa arrabbiare. La sofferenza degli uomini e degli animali mi fa arrabbiare. Ogni volta che uno dei miei gatti muore, maledico Iddio, con tutte le mie forze. Sono furioso nei suoi confronti. Mi piacerebbe poterlo avere qui, per interrogarlo, per dirgli che il mondo è tutto un gran pasticcio, che l'uomo non ha commesso nessun peccato, che non è caduto ma è stato spinto giù, e, come se non fosse abbastanza, gli è stato fatto credere di essere fondamentalmente un peccatore, e io so che non è così.</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Ho conosciuto ogni genere di persone (ho compiuto i cinquanta poco tempo fa, e questa è un'altra delle cose che mi fanno arrabbiare: quello di aver vissuto a lungo), e nella maggioranza si trattava di brave persone. I personaggi delle mie storie sono modellati su di loro. Ogni tanto, una di queste persone muore, questo mi manda su tutte le furie, mi fa impazzire dalla rabbia. </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ti sei preso il mio gatto </i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">vorrei dire a Dio</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">, e poi la mia ragazza. Cosa vuoi fare? Ascoltami, ascolta! È sbagliato quello che stai facendo.</i></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i> </i>In fondo, non sono sereno. Sono cresciuto a Berkeley, e qui ho ereditato quella coscienza sociale che poi si è sparsa per tutto il paese negli anni Sessanta, ha provocato la fine di Nixon e ha fatto finire la guerra nel Vietnam, più un sacco di altre cose buone, compreso l'intero movimento per i diritti civili. Tutti quanti a Berkeley si arrabbiano con facilità. Io una volta mi arrabbiavo con gli agenti dell'FBI che venivano a trovarmi almeno una volta alla settimana (il signor George Smith e il signor George Scruggs, della squadra politica), e mi arrabbiavo coi miei amici che erano nel Partito Comunista [ndr </span><a href="http://www.forteantimes.com/features/articles/2860/the_strange_tale_of_solarcon6.html" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">un articolo</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> sulle visite dell'FBI]; sono stato buttato fuori dall'unica riunione del Partito Comunista Americano a cui abbia partecipato, perché mi sono alzato in piedi e mi sono opposto energicamente (ossia con rabbia) a quello che stavano dicendo.</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Tutto questo succedeva agli inizi degli anni Cinquanta; e adesso eccoci qui alla fine degli anni Settanta, e ancora sono arrabbiato. In questo particolare momento sono arrabbiato a causa della mia migliore amica, una ragazza di ventiquattro anni, che si chiama Doris. Ha il cancro. Sono innamorato di qualcuno che potrebbe morire da un momento all'altro, e questo mi rende furioso contro Dio e contro il mondo, mi fa aumentare la pressione e accelerare il ritmo cardiaco. Così scrivo. Voglio scrivere della gente che amo, e metterli in un mondo fantastico, inventato dalla mia fantasia, non quello in cui veramente viviamo, perché il mondo in cui viviamo non si adatta alle mie norme. Lo so, lo so che dovrei rivedere le mie norme perché sono fuori del tempo. Dovrei adattarmi alla realtà. Non mi sono mai adattato alla realtà. È di questo che si occupa la fantascienza. Se volete adattarvi alla realtà, leggete </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Philip_Roth" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Philip Roth</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, leggete gli scrittori di best-seller, quelli dell'establishment letterario di New York. Ma adesso state leggendo fantascienza, e io la scrivo per voi. Voglio mostrarvi quello che amo (i miei amici) e quello che odio con tutte le mie forze (le cose che succedono loro).</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Ho visto Doris nella sua lotta contro il cancro sopportare dolori talmente atroci, che non riesco a crederlo. Una volta sono scappato di casa, e sono corso da un amico, letteralmente. II medico dice che Doris non vivrà a lungo, che dovrei lasciarla e dirle che lo faccio perché sta morendo. Ho cercato di farlo, non ci sono riuscito, e allora mi sono fatto prendere dal panico e sono scappato. Nella casa del mio amico ci siamo seduti e abbiamo ascoltato dischi strani (mi piace la musica strana, sia classica sia rock; mi distende). Anche lui è uno scrittore, di fantascienza; è giovane, si chiama </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/K._W._Jeter" style="font-family: Verdana, sans-serif;">K. W. Jeter</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">; è un bravo scrittore. Restammo lì seduti, poi io dissi a voce alta, a me stesso, più che altro: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">La cosa peggiore è che comincio a perdere il mio senso dell'umorismo, sul cancro.</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Poi mi resi conto di quello che avevo detto, e anche lui, e cominciammo a ridere come matti.</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Così mi viene da ridere. La nostra situazione, la situazione umana, non è né triste né dotata di senso, e solo buffa. In che altro modo chiamarla? La gente più saggia sono i clown, come </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Harpo_Marx" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Harpo Marx</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, che non parlava mai. Se potessi vedere avverato un mio desiderio, vorrei che Dio ascoltasse quello che Harpo non diceva, e capisse perché Harpo non parlava. Non dimenticate che Harpo sapeva parlare. Solo che non voleva. Forse perché non c'era niente da dire, era già stato detto tutto. O forse, se avesse parlato, avrebbe rivelato qualcosa di troppo terribile, qualcosa di cui non dovremmo renderci conto. Non lo so. Forse potreste dirmelo voi.</span></div>
</div>
</div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">
</span></span>
<br />
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<span style="font-size: x-small;"><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="//www.youtube.com/embed/MmXOBKQ6A1E" width="690"></iframe></span></span></center>
<div>
<div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Fratelli Marx, Animal Crackers, 1930</span></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Quella dello scrittore è una carriera solitaria. Uno si chiude nel suo studio, e lavora, lavora. Io, per esempio, ho lo stesso agente da 27 anni, e non l'ho mai incontrato, perché lui abita a New York e io in California. (Una volta l'ho visto alla televisione: è il tipo elegante. Gioca a baseball, che è la cosa giusta per un agente letterario.) Ho incontrato molti altri scrittori di fantascienza, e sono diventato amico di parecchi di loro. Per esempio, conosco <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Harlan_Ellison">Harlan Ellison</a> dal 1954. Harlan mi odia con tutte le sue forze. Al secondo Festival Annuale della Fantascienza di Metz, in Francia, l'anno scorso, Harlan mi ha coperto di insulti; eravamo al bar dell'albergo, e avevamo intorno un sacco di gente, soprattutto francesi. Harlan mi fece a pezzi. È stato divertente come una brutta esperienza psichedelica: dovete solo controbattere e spassarvela, non c’è alternativa.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Però voglio bene a quel piccolo bastardo. È una persona che esiste davvero. Lo stesso vale per </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alfred_Elton_van_Vogt" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Van Vogt</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Theodore_Sturgeon" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ted Sturgeon</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Zelazny" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Roger Zelazny </a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">e, soprattutto, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Norman_Spinrad" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Norman Spinrad</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> e </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Disch" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Tom Disch</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, le due persone che stimo di più al mondo. La solitudine dello scrittore è compensata dalla fratellanza fra gli scrittori. L'anno scorso, un mio sogno durato quarant'anni si è realizzato: ho conosciuto </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Heinlein" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Robert Heinlein</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Sono state le sue opere, insieme a quelle di A. E. Van Vogt che mi hanno introdotto alla fantascienza, e considero Heinlein il mio padre spirituale, anche se le nostre concezioni politiche sono totalmente opposte. Vari anni fa, quando ero ammalato, Heinlein si offrì di fare per me tutto quello che poteva, e non ci eravamo mai visti; mi telefonava per confortarmi e per sapere come stavo. Voleva comperarmi una macchina da scrivere elettrica, che Dio lo benedica. È uno dei pochi, veri gentiluomini che esistano su questa terra. Non sono d'accordo con nessuna delle idee che si leggono nei suoi libri, ma questo non c'entra niente. Una volta che dovevo un sacco di soldi all'ufficio delle imposte, e non sapevo dove trovarli, Heinlein me li prestò. Ho una grandissima stima di lui e di sua moglie; ho anche dedicato loro un libro. Robert Heinlein è un bell'uomo, ha un portamento militare; si capisce che è stato nell'esercito anche solo dal taglio dei capelli. Io invece sono un contestatore, un freak, e lui lo sa; eppure ha aiutato me e mia moglie quando ci siamo trovati nei guai. È questa la parte migliore dell'umanità, queste sono le persone e le cose che amo.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> La mia amica Doris, quella che ha il cancro, era la ragazza dl Norman Spinrad. Norman ed io siamo amici intimi da anni; abbiamo fatto un sacco di cose pazze, assieme. Tutt'e due diamo i numeri, di tanto in tanto. Norman ha il peggior carattere di questa terra. E lo sa. Beethoven era lo stesso. Io non ho nessun carattere, ed è probabilmente per questo che ho la pressione così alta: non riesco a liberarmi della rabbia che accumulo dentro. Alla fin fine, non potrei dire con chi ce l'ho veramente. Invidio moltissimo Norman perché è capace di liberarsene. È un buon scrittore e un buon amico. È questo che mi da la fantascienza: non i soldi o la fama, ma buoni amici. È questo il suo vero valore, per me. Le mogli</span><sup style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_edn3" name="_ednref3">3</a> </sup><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">vanno a vengono, le amiche pure; noi scrittori di fantascienza restiamo uniti fino alla morte, letteralmente... cosa che mi potrebbe succedere in qualsiasi momento (con mio segreto sollievo, probabilmente). Nel frattempo scrivo l‘introduzione di questa antologia, rileggendo racconti che coprono un periodo di trent'anni, e ripenso al </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lucky Dog</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, agli anni passati a Berkeley, al mio impegno politico, e a come la Legge mi stava addosso... mi è rimasta ancora un po' di paura, ma credo che l'epoca della caccia alle streghe sia finita in questo paese (per il momento, almeno). Adesso dormo bene. Ma c’era un tempo in cui restavo alzato tutta la notte, terrorizzato, aspettando che bussassero alla porta. Alla fine mi chiesero di presentarmi alla centrale, e la polizia mi interrogò per quattro ore. Sono stato perfino convocato dall'OSI (il controspionaggio dell'aviazione) e interrogato. Era una faccenda di terrorismo nella Contea di Marin: non il terrorismo delle autorità, questa volta. Saltò fuori che la casa dietro la mia era stata comprata da un gruppo di ex-carcerati neri di San Quentin. La polizia credeva che fossimo d'accordo, io e loro; continuavano a farmi vedere fotografie di neri, chiedendomi se li conoscevo. A quel punto, non ero più neppure capace di rispondere. È stato un brutto momento per il povero Phil.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Perciò, se credete che gli scrittori vivano la vita dei reclusi, circondati dai libri, vi sbagliate, almeno nel mio caso. Ho vissuto in mezzo alla strada per un paio di anni: droga. In parte è stato divertente e meraviglioso, in parte spaventoso. Ci ho scritto un romanzo, [ndr </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Un_oscuro_scrutare" target="_blank">A Scanner Darkly, 1977</a></i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">)</span><span style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19.1875px;"> </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">perciò non ne parlerò qui. La sola cosa veramente apprezzabile di quella vita era che la gente non sapeva che fossi un noto scrittore di fantascienza o, anche se lo sapeva, non gliene importava niente. La sola cosa che gli importava, era cosa potessero rubarmi. Alla fine dei due anni, tutto quello che avevo era sparito, letteralmente; compresa la casa. Allora presi l'aereo per Vancouver, in Canada, dove ero Ospite d'Onore alla Convention di Fantascienza, tenni una conferenza all'Università della Columbia Britannica<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_edn4" name="_ednref4"><sup>4</sup></a>, e decisi di fermarmi lì. Al diavolo la droga. Avevo smesso di scrivere; era stato un brutto periodo, quello. Mi ero innamorato di parecchie ragazze prive di scrupoli... avevo una vecchia Pontiac convertibile, col motore truccato, le gomme larghe e senza freni; ero sempre nei guai, sempre con problemi che non riuscivo a risolvere. È stato solo dopo aver lasciato il Canada, ed essermi stabilito qui, nella Contea di Orange, che mi sono rimesso in sesto e ho cominciato a scrivere. Ho conosciuto una ragazza normale, mi sono sposato, abbiamo avuto un bambino, Christopher. Adesso ha cinque anni<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_edn5" name="_ednref5"><sup>5</sup></a>. Mi hanno lasciato un paio di anni fa. Cose che succedono. Cosa posso dire? È come tutto il resto: o ci si mette a ridere, oppure... si chiude bottega e si muore, penso.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Una cosa che davvero mi piace è rileggere quello che ho scritto, soprattutto i miei vecchi racconti e romanzi. È come un viaggio nel tempo mentale, qualcosa di simile all'effetto che fanno certe canzoni sentite alla radio. Per esempio, quando sento <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Don_McLean" target="_blank">Don McLean</a> che canta <i>Vincent</i>, immediatamente rivedo una ragazza che si chiama Linda, porta una minigonna e guida una Camaro gialla; stiamo andando a mangiare in un posto alquanto caro, e io sono preoccupato perché non so se avrò i soldi per pagare il conto, e Linda mi racconta di essere innamorata di uno scrittore di fantascienza più vecchio di lei, e io mi immagino (oh vana follia!) che stia parlando di me, ma poi si scopre che sta parlando di Norman Spinrad, a cui l'ho presentata io stesso.</span></div>
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<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Vincent_(brano_musicale)" target="_blank">Don McLean, Vincent, 1971</a></span></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Ricompare davanti agli occhi tutta la scena; e una sensazione strana, che senz'altro avrete sperimentato anche voi. La gente mi dice che tutto di me, ogni particolare della mia vita, della mia psiche, delle mie esperienze, dei miei sogni e delle mie paure, e riprodotto esplicitamente nelle mie opere, e che potrebbe essere dedotto con precisione da queste. È vero. Perciò, quando rileggo quello che ho scritto, come i racconti di questa antologia, faccio un viaggio nella mia testa e nella mia vita, solo che si tratta della mia vecchia testa e della mia vecchia vita. Si tratta di una abreazione, come dicono gli psichiatri. C'è il tema della droga. C'è il tema filosofico, soprattutto i grandi dubbi epistemologici che ho cominciato ad avere quando ho frequentato, per poco, l'università di Berkeley. Poi nei miei racconti e nei miei romanzi, ci sono gli amici morti. I nomi delle strade! Ci ho messo anche l'indirizzo del mio agente, come se fosse quello di un personaggio (Harlan una volta ha messo in un racconto il suo numero di telefono, cosa di cui poi si è pentito). E naturalmente, c’è costantemente il tema della musica, l'amore e l'interesse per la musica. La musica è il solo filo che dà una qualche coerenza alla mia vita.</span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Vedete, se non fossi diventato uno scrittore, penso che adesso mi troverei a lavorare nell'industria musicale, quasi certamente in quella discografica. Ricordo che verso la metà degli anni Sessanta ascoltai per la prima volta <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Linda_Ronstadt">Linda Ronstadt</a>, in uno show televisivo, Nessuno ne aveva mai sentito parlare, ma io ne rimasi estasiato. Vedendola e ascoltandola, capii che mi trovavo di fronte a una delle personalità più notevoli nel campo della musica rock; potevo vedere nel tunnel del tempo, fino al futuro. Più tardi, quando ebbe inciso alcuni dischi, nessuno dei quali ebbe molto successo, ma che io comprai tutti, calcolai il mese esatto in cui avrebbe sfondato. Scrissi perfino alla Capitol Records, e dissi loro che il prossimo disco della Ronstadt sarebbe stato l'inizio di una carriera strepitosa. II suo disco seguente fu<i> Heart Like a Wheel</i>. </span></div>
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<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span style="font-size: x-small;"><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Heart_Like_a_Wheel" target="_blank">Linda Ronstadt, Heart Like a Wheel, 1974</a></span></i></span></div>
</div>
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<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> La Capitol non rispose alla mia lettera, ma non me ne importò un accidente: avevo avuto ragione, e ne ero felice. Comunque, è questo genere di cose che farei ora, se non fossi diventato uno scrittore di fantascienza. Una delle mie fantasie a occhi aperti è questa: ho scoperto Linda Ronstadt, e sono stato quello che le ha fatto firmare un contratto con la Capitol. Sulla mia lapide, avrei voluto che ci fosse scritto:</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-RdkMkzY9kXg/UhSawJRYHhI/AAAAAAAADfY/M_Yg_oTX9T8/s1600/Scopr%C3%AC+Linda+Ronstadt.jpg"><img border="0" src="https://4.bp.blogspot.com/-RdkMkzY9kXg/UhSawJRYHhI/AAAAAAAADfY/M_Yg_oTX9T8/s1600/Scopr%C3%AC+Linda+Ronstadt.jpg" /></a></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> I miei amici sorridono con compatimento della mia vita fantastica in cui scopro Linda Ronstadt, e </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Grace_Slick" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Grace Slick</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> e la </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Barbra_Streisand" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Streisand</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, eccetera eccetera. Ho un buon impianto stereo (per lo meno, sono buoni la testina e i diffusori) e una grossa raccolta di dischi, e ogni notte, dalle undici alle cinque, scrivo con una </span><a href="http://www.ilgazeboaudiofilo.com/t2948-stax-cosa-hanno-di-cosi-speciale" style="font-family: Verdana, sans-serif;">cuffia elettrostatica Stax</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> sulle orecchie. Il mio lavoro e il mio vizio mescolati: non si può sperare niente di meglio, dalla vita. Sono lì che scrivo, e nelle mie orecchie suona </span><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Bonnie_Koloc" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Bonnie Koloc</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, e nessuno può sentirlo, tranne io. La cosa buffa, è che in ogni caso non ci sarebbe nessuno a sentirlo, dal momento che tutte le mogli e le ragazze se ne sono andate da un pezzo. Questa è un'altra delle disgrazie dello scrittore: dal momento che lo scrivere richiede una concentrazione protratta tanto a lungo, tende ad allontanare mogli e ragazze, o comunque quelli con cui capita di vivere. È probabilmente il prezzo più caro che deve pagare lo scrittore. La mia unica compagnia sono due gatti. Come i miei amici drogati (ex-amici, dovrei dire, dal momento che la maggior parte, adesso, sono morti), i miei gatti non sanno che io sono un noto scrittore e, come nel caso dei miei amici drogati, preferisco così.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Mentre mi trovavo in Francia, ho vissuto l'interessante esperienza di esser famoso. Sono lo scrittore di fantascienza più amato, in Francia: il più amato di tutti (ve lo dico per quello che può valere la cosa). Ero ospite d'onore al Festival di Metz, come ho già detto, e ho tenuto un discorso, che come al solito era privo di senso. Perfino i francesi non ci capirono niente, nonostante la traduzione.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="//www.youtube.com/embed/L_3P6hzfwhc" width="690"></iframe></span></center>
<div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span id="docs-internal-guid--d73a374-a07e-cfb6-8bf4-08c01b3adf0c"><span style="font-size: x-small;"><span style="vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Frammenti con traduzione in italiano dell'intervento al </span><span style="background-color: white; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><i>Metz Science Fiction Convention</i>, </span></span></span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><span style="background-color: white; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Francia, settembre 1977. </span><a href="about:blank" style="text-decoration: none;"><span style="background-color: white; color: #1155cc; text-decoration: underline; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Qui </span></a><span style="background-color: white; vertical-align: baseline;"><span style="white-space: pre-wrap;">il video integra</span></span>le.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> C</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">’è sempre qualcosa che comincia a girarmi storto nella testa quando devo scrivere un discorso; forse mi immagino di essere una reincarnazione di Zoroastro, che porta la parola di Dio. Perciò cerco di fare meno discorsi possibile [sic]. Offritemi pure un sacco di soldi per fare un discorso, e cercherò qualche pretesto per non venire, di solito una palese bugia. Però è stato fantastico (nel senso di </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">non reale</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">) trovarmi in Francia e vedere tutti i miei libri in bellissime e costose edizioni rilegate, invece che in formato economico. I proprietari di librerie venivano a stringermi la mano. Il consiglio municipale di Metz offrì un ricevimento per noi scrittori. C’era Harlan, come ho già detto, e Roger Zelazny, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/John_Brunner" style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">John Brunner</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Harry_Harrison" style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">Harry Harrison</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Sheckley" style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">Robert Sheckley</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">. Non avevo mai incontrato Sheckley, prima: è una persona molto gentile. Brunner è diventato grasso, come me. Abbiamo fatto mangiate interminabili assieme; Brunner fece in modo da far sapere a tutti che lui parlava francese. Harry Harrison intonò l'inno fascista italiano, a voce alta, il che dimostra quanto gli importi del prestigio (Harry è l’iconoclasta dell'universo conosciuto). Editori e redattori si infilavano dappertutto, e così pure i giornalisti. Sono stato intervistato dalla mattina alle otto fino alle tre e mezzo di notte, e come sempre ho detto cose che torneranno a perseguitarmi.</span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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<br />
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="//www.youtube.com/embed/aFhsDUAZ6Co" width="690"></iframe></span></center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Mike Hodel In Conversation With Philip K. Dick, Which Aired On The Science Fiction Themed Radio Show Hour 25. Recorded In 1977, Just Before The Release Of A Scanner Darkly.</span><br /><a href="http://www.youtube.com/watch?v=fLmHDs54pVQ" style="font-size: small;">Qui</a><span style="font-size: x-small;"> un’intervista video. </span><a href="http://2010philipkdickfans.philipkdickfans.com/frank/anton.html" style="font-size: small;">Qui</a><span style="font-size: x-small;"> un’intervista per un giornale tedesco.</span></span><br />
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> È</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;"> stata la settimana più bella della mia vita. Credo di essere stato veramente felice per la prima volta, lì a Metz: non perché era famoso, ma perché tutta quella gente era eccitatissima. I francesi si eccitano come matti quando devono ordinare da mangiare al ristorante; e come le discussioni politiche che facevamo a Berkeley, solo che riguardano il cibo. Decidere quale strada prendere, comporta la presenza di dieci francesi urlanti e gesticolanti, che alla fine corrono via in dieci direzioni diverse. I francesi, come me e Spinrad, vedono le possibilità più improbabili di ogni situazione, il che spiega senza dubbio perché laggiù io sono cosi popolare. Prendete un certo numero di possibilità: io e i francesi sceglieremo le più assurde. Era come ritrovarsi a casa. Potevo diventare tranquillamente isterico fra gente abituata all'isteria, gente incapace di prendere decisioni o di eseguirle a causa del dramma inerente al processo stesso di scelta. Così sono io: paralizzato dall'immaginazione. Per me, una gomma a terra significa</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">:</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">(a) La Fine del Mondo;</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">(b) Un Indizio della Presenza di Mostri (anche se ne ho dimenticato il perché).</span></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Ecco perché amo la fantascienza, mi piace leggerla e mi piace scriverla. Lo scrittore di fantascienza non vede solo possibilità, ma possibilità assurde. Non dice solo </span><i>Ammettiamo che…</i> Dice: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Mio Dio! ammettiamo che...</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> in un isterismo frenetico. I Marziani sono sempre sul punto di arrivare. Il signor Spock è l'unico calmo. Ecco perché Spock è diventato una specie di divinità per noi: calma la nostra normale isteria. Bilancia la tendenza dei cultori di fantascienza a immaginare l'impossibile.</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Kirk (disperato): Spock, l'«Enterprise» sta per saltare in aria!</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Spock (calmo): No, Comandante, è solo saltato un fusibile.</span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Spock ha sempre ragione, anche quando sbaglia. È il tono della sua voce, la sua soprannaturale ragionevolezza. Non è un uomo come noi: è un dio. Ecco perché hanno affidato a </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Leonard_Nimoy">Leonard Nimoy</a> un programma di pseudo-scienza alla TV. Nimoy riesce a far sembrare plausibile qualsiasi cosa. Sia che cerchiamo un bottone o il cimitero degli elefanti, Nimoy calma i nostri dubbi e le nostre paure. Mi piacerebbe averlo come psichiatra; correrei da lui, in preda alle mie solite paure isteriche, e lui le farebbe svanire.</span></div>
</div>
</div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Phil (isterico): Leonard, il cielo sta cadendo!</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nimoy (calmo): No, Phil, è solo saltato un fusibile.</span></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Così mi sentirei a posto, la mia pressione scenderebbe e potrei riprendere a lavorare al romanzo che devo finire ormai da tre anni.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Nel leggere i racconti di questa antologia, dovrete ricordare sempre che la maggior parte sono stati scritti in un'epoca in cui la fantascienza era così disprezzata che virtualmente non esisteva, agli occhi dell'America. Non era molto divertente questa derisione, per noi scrittori. Ci rovinava la vita. Perfino a Berkeley (o specialmente a Berkeley) la gente ci chiedeva: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma scrivete qualcosa di serio, voi?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Non si guadagnava da vivere, erano poche le case editrici che pubblicavano fantascienza (la </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ace_Books" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ace Books</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> era la sola che pubblicasse regolarmente libri di fantascienza), ed eravamo sottoposti a ogni genere di angherie. Scegliere la carriera di scrittori di fantascienza era un atto di auto-distruzione. In effetti, la maggior parte degli scrittori, per non parlare delle gente comune, non riusciva neanche a concepire che qualcuno potesse pensarci. Il solo scrittore non di fantascienza che mi abbia trattato cortesemente è stato </span><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Herbert_Gold" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Herbert Gold</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, che ho incontrato a una festa di letterati, a San Francisco. Mi ha dato un biglietto autografo che diceva: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">A Philip K. Dick, un collega</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Ho tenuto il biglietto finché l'inchiostro non è svanito, e gli sono ancora grato per quell'atto di carità (sì, allora trattare con cortesia uno scrittore di fantascienza era un atto di carità). Per ottenere una copia del mio primo romanzo pubblicato, </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">II disco di fiamma</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, [ndr </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_disco_di_fiamma" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Solar Lottery</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, 1955] ho dovuto ordinarlo alla </span><a href="http://www.citylights.com/" style="font-family: Verdana, sans-serif;">City Light Bookshop</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> di San Francisco, una libreria specializzata in materiale eccentrico e bizzarro. Perciò, nella mia mente devo conciliare l'esperienza del 1977 a Metz, in cui il sindaco mi stringe la mano a un pranzo ufficiale, e l'esperienza degli anni Cinquanta, quando Kleo ed io campavamo con cinquanta dollari al mese, e non potevamo neppure pagare la multa per un libro riconsegnato in ritardo alla biblioteca, e se volevo leggere una rivista, dovevo andare in biblioteca perché non potevo permettermi di comprarla, e vivevamo letteralmente con un cibo da cani. Però penso che queste cose voi dobbiate saperle: soprattutto nel caso che non abbiate ancora trent'anni, siate alquanto poveri e cominciate a sentirvi disperati, sia che siate o no scrittori di fantascienza, e qualunque cosa vogliate fare nella vita. E magari avete anche molta paura, e spesso a ragione. C’è gente che muore di fame in America. Le mie difficoltà finanziarie non finirono negli anni Cinquanta; ancora a metà degli anni Sessanta non riuscivo a pagare l'affitto, né potevo permettermi di portare Christopher dal dottore, di aver la macchina o il telefono. Il mese che Christopher e sua madre mi lasciarono, avevo guadagnato nove dollari, e questo è successo non più di tre anni fa. Solo l'aiuto del mio agente, </span><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Scott_Meredith" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Scott Meredith</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, che mi ha prestato i soldi quand'ero sul lastrico, mi ha permesso di tirare avanti. Nel 1971 ho dovuto letteralmente elemosinare il mangiare dagli amici. Sia ben chiaro, non voglio farmi compatire; quello che sto cercando di dirvi è che la vostra crisi, la vostra pena, ammesso che ne abbiate una, non durerà in eterno, e che probabilmente riuscirete a sopravvivere, grazie al coraggio, all'intelligenza, e al puro istinto vitale. Ho visto ragazze di strada, prive di educazione, sopravvivere a orrori che superano qualsiasi descrizione. Ho visto le facce di uomini che avevano il cervello bruciato dalle droghe, ma che ancora riuscivano a rendersi conto di quello che erano diventati; ho visto i loro goffi tentativi di sopravvivere. Come in una poesia di </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Heine" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Heine</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Atlas: Porto quello che non può essere portato</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. E il verso seguente dice: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nel mio corpo il cuore vorrebbe spezzarsi!</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Ma questa non è la sola componente della vita, e non è il solo tema della letteratura, la mia o quella di chiunque altro, tranne forse che per gli esistenzialisti francesi. </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kabir" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Kabir</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, il poeta Sufi del sedicesimo secolo, ha scritto: </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Se non avete vissuto qualcosa fino in fondo, non è reale</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Così io lo vivo fino in fondo. Solo allora posso capirlo, non mentre lo vivo.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Se dovessi tentare un'analisi della rabbia che mi tengo dentro, e che si esprime in tante forme sublimate, probabilmente giungerei alla conclusione che la mia indignazione nasce dal vedere quello che è privo di senso. Il disordine, la forza dell'entropia: secondo me, non c’è nessuna redenzione per quello che non può essere compreso. La mia opera, considerata complessivamente, è un tentativo di ripensare alla mia vita, a tutto quello che ho fatto e ho visto, e di dargli un senso. Non so se ci sono riuscito. Per prima cosa, non posso falsificare quello che ho visto. Vedo disordine e dolore, e questo devo scrivere; ma ho visto anche coraggio e situazioni comiche, e scrivo anche questo. Ma alla fine cosa resta? Qual è la visione complessiva in grado di dare un significato a tutto?</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Quello che mi aiuta, se di aiuto si tratta, è scoprire il granello del comico all'interno dell'orribile e del futile. Studio da cinque anni solenni tomi di teologia, per il mio romanzo, e gran parte della saggezza del Mondo è transitata dalla carta stampata nel mio cervello, per essere qui elaborata e distillata sotto forma di parole nuove: parole che entrano, parole che escono, e, in mezzo, il cervello, che cerca stancamente di trovare un senso in tutto quanto. Comunque, ieri ho cominciato a leggere la voce «Filosofia indiana» sull'</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Enciclopedia della filosofia</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, un'opera in otto volumi che stimo molto. Erano le quattro di notte, ed ero esausto; è un'infinità di tempo che lavoro sul mio romanzo in questa maniera.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> E, a un certo punto, ho trovato questo passo.</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gli idealisti buddisti hanno usato varie argomentazioni per dimostrare che la percezione non è una fonte di conoscenza degli oggetti esterni distinta da chi li percepisce... Il mondo esterno si può immaginare composto da una quantità di oggetti diversi, ma possono essere visti come diversi solo perché esistono diversi tipi di esperienze di essi. Ma se le esperienze sono distinguibili in questa maniera, non c’è alcuna necessità di mantenere l'ipotesi superflua di oggetti esterni…</i></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i> </i>In altre parole, applicando il </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rasoio_di_Occam" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">rasoio di Ockham</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> al problema epistemologico di fondo </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Cos'è la realtà?</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, gli idealisti buddisti giungono alla conclusione che il credere a un mondo esterno è una </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">ipotesi superflua</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, ossia viola il principio dell'economicità, che sta alla base di tutta la scienza occidentale. Perciò, abolito il mondo esterno, possiamo dedicarci a faccende più importanti... quali che siano.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Quella notte andai a letto ridendo. Continuai a ridere per un'ora. Sto ridendo ancora. Portiamo la filosofia e la teologia al loro punto estremo (e l'idealismo buddista è probabilmente il punto estremo per entrambe), e cosa ci resta? Niente. Non esiste niente (sono riusciti anche a provare che non esiste l’Io). Come ho detto prima, c'è una sola via d'uscita: vedere tutto come qualcosa di fondamentalmente comico. Anche Kabir, che ho citato prima, vide la danza, la gioia e l'amore come via d'uscita; scrisse una poesia sul suono </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">dei braccialetti ai piedi dell'insetto che cammina</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Mi piacerebbe sentire quel suono; forse, se ci riuscissi, la mia rabbia e la mia paura, e la mia pressione alta, sparirebbero.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<b></b></span>
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><b><span style="color: #990000;">Philip K. Dick</span></b></b></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>
</b></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-color: white; line-height: 18px; text-align: start;"><b><span style="color: #990000;">22 luglio 2014</span></b></span></span></span></div>
<div style="background-color: white; font-family: 'Times New Roman'; line-height: 18px; text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><i>Intersezione ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/03/calendario.html#.U85Bx5R_ubM" style="color: #990000; text-decoration: none;" target="_blank">Calendario</a></i></span></span></span></div>
<div style="font-family: 'Times New Roman';">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span></span></div>
<div style="background-color: white; font-family: 'Times New Roman'; line-height: 18px; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></b></span></span></span></div>
<div>
<div style="background-color: white; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">__________________________________________</span></span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Note: </b></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questo testo è stato tratto dal numero 896 della collana Urania edito dalla Mondadori, uscito il 12 luglio 1981, pp. 7-20 dal titolo <i>Non saremo noi</i>. Introduceva una raccolta, in due volumi, di racconti inediti di Philip K. Dick. Il secondo volume è uscito il 26 luglio 1981, numero 897 con il titolo <i>Piccola città</i>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_ednref1" name="_edn1"><sup>1</sup></a> Vladimir Nabokov: A proposito di un libro intitolato Lolita</span></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span id="docs-internal-guid-ebd081d0-5daf-fdca-9634-52ef5bdf7011"><span style="vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_ednref2" name="_edn2"><sup>2</sup></a> Alberto Arbasino, Sessanta posizioni, Feltrinelli, Milano, 1971 </span><span style="color: #1155cc; text-decoration: underline; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><a href="http://www.giugenna.com/2011/02/09/alberto-arbasino-vladimir-nabokov/" style="text-decoration: none;">*</a></span></span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_ednref3" name="_edn3"><sup>3</sup></a> P. K. Dick ha avuto cinque matrimoni:</span><br />
<ol style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Jeanette Marlin (dal maggio al novembre '48)</span></div>
</li>
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Kleo Apostolides (dal 14 giugno 1950 al 1959)</span></div>
</li>
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Anne Williams Rubinstein (dall'1 aprile 1959 all'ottobre 1965)</span></div>
</li>
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Nancy Hackett (dal 6 luglio 1966 al 1972)</span></div>
</li>
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Leslie (Tess) Busby (dal 18 aprile 1973 al 1977)</span></li>
</span></ol>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_ednref4" name="_edn4"><sup>4</sup></a> <span style="white-space: pre-wrap;"> metà febbraio del </span><span style="white-space: pre-wrap;">1972 lesse un saggio dal titolo</span><span style="white-space: pre-wrap;"> <i>L’androide e l’umano </i>all'Università della Columbia Britannica di Vancouver e alla seconda Science Fiction Convention di Vancouver</span></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="white-space: pre-wrap;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/07/12-luglio-1981-philip-k-dick-ce-una.html#_ednref5" name="_edn5"><sup>5</sup></a> P. K. Dick ha avuto tre figli con tre mogli differenti:</span></span><br />
<ol style="margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">3° matr. Laura Archer (25 febbraio 1960)</span></div>
</li>
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">4° matr. Freya (Isa Dick Hackett ora) (15 marzo 1967). </span><a href="http://www.philipkdickfans.com/literary-criticism/interviews/q-a-with-isa-hackett-daughter-of-philip-k-dick/" style="text-decoration: none;" target="_blank"><span style="background-color: transparent; color: blue; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: underline; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Qui si può leggere un'intervista rilasciata dal figlio</span></a></div>
</li>
<li dir="ltr" style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; list-style-type: decimal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">5° matr. Christopher Kenneth (25 luglio 1973)</span></li>
</span></ol>
</div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</span></div>
<!-- Blogger automated replacement: "https://images-blogger-opensocial.googleusercontent.com/gadgets/proxy?url=http%3A%2F%2F4.bp.blogspot.com%2F-RdkMkzY9kXg%2FUhSawJRYHhI%2FAAAAAAAADfY%2FM_Yg_oTX9T8%2Fs1600%2FScopr%25C3%25AC%2BLinda%2BRonstadt.jpg&container=blogger&gadget=a&rewriteMime=image%2F*" with "https://4.bp.blogspot.com/-RdkMkzY9kXg/UhSawJRYHhI/AAAAAAAADfY/M_Yg_oTX9T8/s1600/Scopr%C3%AC+Linda+Ronstadt.jpg" -->Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-76882132851733926582014-07-14T12:06:00.002+02:002014-07-14T12:15:03.064+02:00Pietro Motisi | SUDLIMAZIONE<div style="text-align: justify;">
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span style="color: #990000;">di Salvatore D’Agostino</span></i></b></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
L’inizio:</div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tra il 1951 e il 1953 lo scrittore e fotografo Fosco Maraini accompagnato dall'editore Diego De Donato vagarono in auto dalla Campania alla Sicilia. Il loro intento era di «<i>stringere fra due copertine tutto, proprio tutto il nostro Sud: meraviglie e orrori</i> - scriveva Maraini - <i>borghesi e braccianti, contadini e marinai, vescovi e mafiosi, tutto, dico tutto</i>». Ma, dopo aver raccolto un immenso materiale, il progetto, che avrebbe dovuto chiamarsi <i>Nostro Sud</i>, non si completò per sfinimento <i>«sopraffatti dall'abbondanza delle cose, dalla ricchezza d’aspetti, dalla moltitudine di volti e destini, finimmo nell'immenso fuoco del Sud</i>». <i>Nostro Sud</i>, se pubblicato, sarebbe stato il primo racconto per immagini del sud, dato che, prima del ciclopico progetto di Maraini, la fotografia in Sicilia veniva posta a servizio di qualcos'altro anziché farsi racconto autonomo.</span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">e la fine:</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L’oggi è tutto ciò che si vede, se si vuol vedere, camminando. L’oggi, nella sua essenza, ciò che è visibile senza sovrastrutture concettuali è il dominio visivo di Pietro Motisi. Nel suo viaggio, non ha ricercato luoghi esotici, caratteristici, tipici, storici e, se ci sono, li ha celati. Gli elementi del paesaggio, erosi dalla luce naturale o artificiale, si manifestano nell'uso e abuso quotidiano di chi vive il territorio, sono lì, almeno in quell'oggi in cui Pietro Motisi li ha fotografati.</span></blockquote>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
di una mia nota per il catalogo della mostra SUDLIMAZIONE di Pietro Motisi presso la galleria fotografica <a href="http://www.p46.it/">P46</a> di Guido Risicato e Giuliano Bora.</div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-HmpSUnDGlBM/U8OsESUA8QI/AAAAAAAAELY/TtnVwcpgL1k/s1600/sudlimazioni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HmpSUnDGlBM/U8OsESUA8QI/AAAAAAAAELY/TtnVwcpgL1k/s1600/sudlimazioni.jpg" /></a></div>
<br /></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Inaugurazione sabato 19 luglio alle 18.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La mostra sarà visibile tutti i giorni, 10.00/13.00 15.00/18.00, fino al 31 agosto in Via al Porto 46 Camogli (Genova).</span></div>
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="color: white;">-</span></span></div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-20235919342852129272014-07-10T11:27:00.000+02:002014-07-17T18:07:07.577+02:000010 [HERESPHERE] Mauro Francesco Minervino | Benvenuti nell’era del realismo da divano<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><i><span style="color: #990000;"><b><span style="font-size: small;">di Salvatore D’Agostino</span></b></span></i><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Succede che, un video amatoriale pubblicato su YouTube possiede il canone del giornalismo del nostro tempo ovvero la capacità di trasformare una notizia in evento mediatico. Non importa il tipo di notizia perché, superata la soglia da notizia in evento, tutto si confonde: l’inaspettata sconfitta del Brasile, le confessioni del nuovo presunto mostro dell’adolescente Yara Gambirasio e il presunto inchino, davanti la casa di un veterano dell’ndrangheta, della statua della Madonna a Oppido Mamertina diventano gli eventi necessari per proiettare, nei diversi contenitori di massa, il realismo più redditizio per un’economia dell’informazione basata sulla quantità di ascolti o di accessi web o copie vendute. Dal momento in cui la notizia supera il limite e si trasforma in evento inizia il tormentone, fino all’arrivo di un’altra notizia-evento, spalleggiato dai migliori opinionisti.</span><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: white;">- </span></span></span></div>
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="//www.youtube.com/embed/pAMuxADSJ6Q?rel=0" width="690"></iframe></center>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Succede che, ad esempio, per non inventare niente, <a href="http://lettura.corriere.it/sette-giorni-fuori-rete/">come si legge nel racconto</a> di Beppe Severgnini della sua settimana di astinenza da internet dal 9 al 15 febbraio del 2012 che il Corriere della Sera, il giornale per cui lavora, lo chiami per - in ordine cronologico - scrivere:</span><span style="font-size: small;"> </span></span></div>
<ul style="text-align: justify;">
<li><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">un commento su Mario Monti in copertina su «Time»;</span><span style="font-size: small;"> </span></span></li>
<li><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">un commento di 150 righe sulla nuova reputazione degli italiani nel mondo;</span></span></li>
<li><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">la consueta rubrica del giovedì che riguarda Silvia Deaglio, figlia del ministro Elsa Fornero e dell’economista Mario Deaglio.</span></span></li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Succede che, tutti i giornali chiedano ai loro opinionisti - <i>che spesso lavorano da casa seduti davanti al PC</i> - di scrivere qualcosa. Ad esempio di dare un’opinione sulla notizia di Oppido, che è diventata nel frattempo un succulento evento ricco di stereotipi facili e luoghi comuni d’accatto. È ipotizzabile che nessuno di essi si sia mai sventurato, durante la propria vita, di fare almeno una vacanza a Oppido e che per dovere verso il proprio mestiere, adesso si trovino a scrivere qualcosa. Anche se nessuno degli opinionisti ha mai messo piede a Oppido tutti sembrano avere idee chiarissime su Oppido, sulla Calabria, sul Sud e soprattutto, uso la parola magica, <i>sulla gente</i>. Lo scrittore Philip Roth in un <a href="http://www.repubblica.it/mobile-rep/d/2012/11/03/news/philip_roth_non_scrivo_pi-45734099/">dialogo</a> con Nelly Kaprièlian confessa che non ha più voglia di scrivere libri e, incalzato dalla critica francese, dice il perché: «<i>Ho 78 anni, non so più cos'è l'America di oggi. La vedo alla televisione, ma non ci vivo più</i>.» Per il buon giornalismo italiano vale il contrario del disagio di Philip Roth, è possibile raccontare l’Italia vista alla televisione e, nel caso di Oppido, su YouTube: benvenuti nell'era del realismo da divano.</span><br /><span style="font-size: small;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Su Oppido e il suo delirio da ‘realismo da divano’ v’invito a leggere questa nota di Mauro Francesco Minervino scritta sulla pagina <a href="https://www.facebook.com/salvatore.dagostino/posts/540573316048171">facebook</a> che merita un’attenta lettura. Minervino da anni racconta, ciò che vede vivendo, attraversando quotidianamente la Calabria, nei suoi libri: <i>La Calabria brucia </i>(2009), <i>Statale 18</i> (2010), <i>Chi vive in Calabria / Chi ha scarsa memoria</i> (2013), su Wilfing architettura ho pubblicato una lunga intervista che, se vuoi, puoi iniziare a leggere da <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2012/04/0027-b-uso-mauro-francesco-minervino.html#.U748L0A43YQ">qui</a>.</span></span><br />
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<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #990000;"><b>Mauro Francesco Minervino</b></span> </span></div>
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<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Vedo che da qualche giorno in giro si sprecano i commenti moralizzanti in bello stile e i verbosi articoloni pieni di appoggi di seconda mano alla legalità violata e al malcostume mafioso delle processioni barcollanti. Chi ha confidenza con questi luoghi, chi vive e lavora da queste parti, sa bene che non c'è santuario, processione o cerimonia religiosa sacramentata in Calabria dal calendario della tradizione e dalle liturgie, in cui il trono mafioso e l'altare - rappresentato dal disinvolto ed eterogeneo clero paesano - siano esenti da rapporti di familiarità, intrecci di interesse e legami più o meno confessabili con le cosche e i padrini locali. Spesso formano, insieme, un solido blocco di potere storico e sociale, simbiotico per cultura, valori e consenso. Storia vecchia su cui si aprono gli occhi solo adesso?</span><span style="font-size: small;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Basti un solo, clamorosissimo, esempio: nel celebre santuario di Polsi, una frazione del paese di San Luca in Aspromonte, il capo della ‘ndrangheta viene da 100 anni eletto nel corso di un summit che si tiene nel corso di "una toccante cerimonia religiosa della fede popolare", che si ripete identica durante l’annuale festa della Madonna della Montagna.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"></span></span><br />
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<iframe frameborder="0" height="350" src="https://www.google.com/maps/embed?pb=!1m13!1m11!1m3!1d1330.495003544709!2d15.960633186265479!3d38.164400258510824!2m2!1f0!2f0!3m2!1i1024!2i768!4f13.1!5e1!3m2!1sit!2sit!4v1404984261828" style="border: 0;" width="690"></iframe></center>
<br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">E lì finora mai nessun vescovo o prelato o parroco locale si è mai sognato di scacciare i mafiosi fuori dalla chiesa o di pronunciare i tonanti anatemi alla Bergoglio, brandendo il Vangelo contro "i fratelli che sbagliano".</span><span style="font-size: small;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Sulla scia dei fatti di Oppido accade anche che in questi giorni autori e opinion maker che a casa loro e nei loro paeselli foderati di clientelismo, previtoccioli corrotti e compari impresentabili, fino a ieri hanno comodamente taciuto e si sono curati di posizionarsi convenientemente con i poteri che a chiacchiere adesso altrettanto comodamente disdicono in pubblico (specie dopo la fatidica discesa papale dello spirito santo sulle infelici contrade calabre), colgono al volo il giro del vento per straripare in denunce smancerose. È tutto un coro di moralizzatori ipocriti che strappano facile facile l'applauso clickato nei "mi piace" degli addicted di FB e degli entusiasti delle "condivisioni" virtuali senza colpo ferire.</span><span style="font-size: small;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Eccoli i soliti campioni del "mai scalfirsi un'unghia e mai farsi nemici", quando i nemici reali, quelli della politica, della mafia, dei poteri che contano, li devi temere e guardare in faccia per combatterli davanti l'uscio di casa. Gli atti di accusa dei maestri dell'ultimo momento e le tirate retoriche e politicamente scontate sui mali della mafia, è facile farle col vento in poppa del consenso già smisurato con lo sbilanciamento calcolato dei grandi media, approfittando peraltro delle insegne accoglienti ed ecumeniche di un sommo pontefice romano che, finalmente, scomunica mafiosi e corrotti e va via senza salutare. Non mi stupisce che tra questi coraggiosi last minute brillino per tempestività e occhio alla rendita di posizione, i soliti paraculi accademici e gli eunuchi del pensiero moscio spacciato ovunque per verità fervente e rivelata.</span><span style="font-size: small;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Quando scrivevo di queste cose, anni fa, e ne pagavo salatissimamente il prezzo, avevo intorno il deserto, ero isolato e ostracizzato dal conformismo più vile, dalla violenza verbale, dalle minacce e dalle maldicenze del club bipartisan dei colletti sudici che comandano tutto in questa regione che odia la libertà: e "loro", gli intellettuali della parrochietta che salmodiano civismo in punta di penna, dietro quale santo in processione ciabattavano, dov'erano a pranzo questi maitre a manger del pensiero futile?</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Per carità, almeno un po' di dignità e di buona memoria, signori. </span></span><br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: white;"><span style="background-color: white;">- </span></span></span></span></div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-49591276463995981032014-06-12T12:20:00.000+02:002014-06-14T17:22:46.960+02:000009 [HERESPHERE] Ciro Corona scrive a Roberto Saviano: Robbe' è Scampia la risposta alla fiction<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i>di Salvatore D'Agostino</i></b></span><br />
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ci sono luoghi, mai attraversati, che tutti pensiamo di aver visto grazie alla ridondanza dei media che li ha scolpiti nel nostro immaginario visivo, Scampia è uno di questi, forse il luogo più visto ma mai visitato d’Italia.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Scampia, negli ultimi anni, è diventato il set ideale dove girare tutti i luoghi comuni - </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">gli stereotipi, le dietrologie, i titoli per nutrire la pancia dei non lettori, rimarcare le differenze di un sud senza speranza</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> - del circo ‘mediatico’. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Scampia ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">la vive</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ Ciro Corona che da anni con l’associazione ‘</span><a href="https://www.facebook.com/paginaassociazioneresistenza?fref=ts" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">(R)ESISTENZA</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ è entrato in guerra contro l’illegalità e la sua cultura camorristica. Una guerra, non un’indignazione sferzante magari arguta ed emotivamente coinvolgente da chi sta seduto comodo sul divano di casa. Quella di (R)ESISTENZA è una guerra fisica, concreta, difficile, attiva che non accetta la mistificazione e la semplificazione di chi immagina ciò che non vive.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">V’invito a leggere la lettera che Ciro Corona ha spedito, usando la bacheca di </span><a href="https://www.facebook.com/notes/ciro-corona/robbe-e-scampia-la-risposta-alla-fiction-dalle-terre-di-gomorra-alle-terre-di-ri/10152097873761569" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">facebook</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, a Roberto Saviano sceneggiatore della fiction ambientata a Scampia (una lettera - </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">heresphere</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> - dove Ciro Corona dice: questo è l’intorno di Scampia, adesso, in questo in momento):</span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><i><br /></i></span></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><i>Ciro Corona</i></span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">Caro Roberto,</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">mi ritrovo a </span><a href="https://www.facebook.com/IoNapoletanoperbene/posts/148180438666561" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">riscriverti</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> a distanza di un anno con la consapevolezza che nemmeno questa volta raccoglierai l'appello né ci sarà mai risposta. Negli ultimi giorni ci si ritrova in una nuova "</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">faida del bene</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">", dove chi dovrebbe essere garante di una "</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">rete</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">", di un lavoro di squadra, sembra essere schierato in trincea pronto ad aprire il fuoco sull'altro. Sembra, ma sappiamo che non è così. Allora facciamo un po' di chiarezza.</span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-nGre59iWcCg/U5l449xnvpI/AAAAAAAAEH0/2U00au4wl1s/s1600/Scampia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-nGre59iWcCg/U5l449xnvpI/AAAAAAAAEH0/2U00au4wl1s/s1600/Scampia.jpg" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con l'arrivo della fiction Gomorra il quartiere Scampia è ritornato sotto i riflettori mondiali per essere il territorio dove per trenta anni la camorra ha dettato legge in modo incondizionato. Denunciare lo strapotere e l'onnipotenza della camorra è cosa giusta, utile e soprattutto è un dovere, che si aspetta da te e ci si aspetta la conseguente denuncia dell'abbandono istituzionale che ne consegue (anche se non sempre quest'ultima denuncia ti diventa consequenziale).</span><br />
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">Che cosa ha allora da contestare Scampia (e Napoli) ad un atto così doveroso e nobile?</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Siamo sempre stati convinti che i territori li conoscono chi li vive (attenzione, non chi ci vive, son due cose diverse) e se dal territorio arrivano messaggi contrastanti a quanto si denuncia, due son le strade: o ci sono ottantamila omertosi e collusi a Scampia o forse bisogna ascoltare le idee divergenti.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Scampia non è più terra ostaggio di camorra, facciamo solo qualche esempio per rendere l'idea:</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<ul>
<li>delle venticinque piazze di spaccio di droga presenti sul territorio oggi ce ne sono due (basta chiedere al commissariato di zona);</li>
<li>non si spaccia più alla luce del sole blindando i cancelli dei palazzi ma si vende come in ogni piazza di spaccio d'Italia, nascosti o per corrispondenza (basta farsi un giro per il quartiere);</li>
<li>non ci sono più "<i>stanze del buco</i>" e laddove barcollavano i tossicodipendenti oggi ci sono aiuole con giostrine per bambini (si può chiedere alle forze dell'ordine, alle associazioni che ci lavorano o ai rappresentanti della Municipalità);</li>
<li>da un numero di zero denunce si è passati alla media di nove denunce al mese contro l'abusivismo edilizio, animali in cattività o tentata apertura di piazze di spaccio (si può chiedere al Commissariato di zona o allo Sportello Anticamorra);</li>
<li>si gestisce, rendendo produttivo, il primo bene agricolo confiscato alla camorra con l'inserimento lavorativo di minori dell'area penale (Basta chiedere ai servizi sociali competenti);</li>
<li>è in fase di apertura l'università: Facoltà di medicina dell'Università Federico II di Napoli;</li>
<li>la dispersione scolastica è calata tanto da portare Scampia non più al 1° posto ma al 3° o 4° posto nella "classifica" come quartiere col più alto tasso di abbandono ed evasione scolastica d'Europa (dati di due o tre anni fa, tu sarai più bravo di me con le ricerche).</li>
</ul>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;"><br /></span>
<span style="color: #990000;">Questo significa che la camorra non c'è più?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Assolutamente no. Semplicemente oggi si è ridotta a bande criminali sul Quartiere e quella che tu "<i>denunci</i>" si è spostata in altre zone, in altri quartieri, compresa quella di F4 come tu chiami l'ultimo dei Di Lauro. Noi siamo orfani di camorra, siamo orfani di manovalanza camorristica, quella reale, potente, non è mai stata realmente a Scampia, ma andava a fare allenamento nella Reggia di Caserta durante la notte, ma queste son cose che ci puoi insegnare. Tutti questi aspetti nuovi di Scampia li avrai visti di sicuro quando ultimamente, così come hai raccontato, sei venuto in incognita per le vie del quartiere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco il Quartiere e la Città vorrebbero esattamente questo, che tu parlassi del cambiamento, che si cominciassero a denunciare soprattutto i miglioramenti di questi territori. La fiction tradisce tutto questo nella misura in cui racconta al mondo intero un quartiere com'era e non com'è, annullando tutti gli sforzi e i miglioramenti di questi dieci anni. La denuncia per essere costruttiva deve dare spazio alla costruzione di alternative, se queste sono disconosciute, annientate, allora si perde anche la speranza.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In uno degli incontri fatti con Sky Italia, il regista Sollima e Kattleya, chiedemmo di inserire nel copione figure positive che potessero compensare l'immagine negativa. Ci fu detto che il copione era già stato venduto in diversi paesi del mondo - prima ancora di iniziare le riprese - e che figure positive rendevano il copione "<i>non vendibile</i>". Tuttavia riconoscendo l'errore di base, fu deciso che per "<i>compensare</i>" sarebbero stati prodotti dei cortometraggi dalle realtà del quartiere per mostrare l'altra faccia di Scampia (I corti sono andati in onda e stanno sul sito di Sky col nome di "<i>Laboratorio Mina, L'altra faccia di Gomorra</i>").<br />
<br /></div>
<center>
<iframe allowfullscreen="true" frameborder="0" height="350" src="http://player.sky.it/external/cinema/50/197033" width="690"></iframe></center>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Quindi Sky ammette che Gomorra Fiction è un'opera commerciale a tutti gli effetti e c'è bisogno d'altro per raccontare in modo imparziale il Quartiere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span style="color: #990000;">Possiamo ancora parlare di denuncia se la realtà è mistificata? Si può denunciare ciò che oggi non è più così come si racconta? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tieni presente che uno dei responsabili di produzione di Kattleya, Gianluca Arcopinto, ha lasciato l'incarico perché dilaniato dal conflitto morale... <i>lo sai vero?</i> Certo che lo sai, ne ha scritto anche un libro intanto.<br />
Io potrei essere affetto da una fase di delirio e, anche se chi vive il territorio, mi può dar ragione, ti racconto perché la tua fiction è menzognera.<br />
Oltre alla presa di coscienza di Sky appena raccontata, con la produzione si è arrivati ad un tavolo di contrattazione... <i>di sicuro lo saprai no?</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poiché non siamo per la censura abbiamo dettato delle condizioni ben precise per non alzare barricate fisiche e mediatiche durante le riprese. Le condizioni erano le seguenti:</div>
<div style="text-align: justify;">
<ol>
<li>eliminazione di molti brani neomelodici dalla fiction, innanzitutto perché non ci rispecchiamo in quella cultura e soprattutto perché ci hanno raccontato che c'è il monopolio della camorra sulle case discografiche di questi cantanti... <i>a proposito ma non ce le raccontavi anche tu in un tuo libro queste cose?</i> fa strano vedere che li utilizzi in una fiction (nella quale hai un contratto per la cura delle scene oltre ai diritti d'autore, <i>o mi sbaglio?</i>);</li>
<li>comparse filtrate dalle associazioni del territorio per evitare di coinvolgere figure "<i>ambigue</i>" com'è successo per il film Gomorra;</li>
<li>supervisione da parte del territorio rispetto a quali aziende si coinvolgevano per il noleggio di attrezzature, catering;</li>
<li>un investimento sul territorio in formazione e cultura affinché le major televisive non vengano solo a sfruttare questi territori ma lascino un minimo di benefici per chi li vive. Da qui nasce un laboratorio di cinematografia per trenta ragazzi della Città con la produzione dei cinque cortometraggi di cui parlavo prima e la nascita di una scuola di cinematografica in uno stabile comunale dismesso.</li>
</ol>
</div>
<div style="text-align: justify;">
A Scampia la produzione di Gomorra Fiction, a differenza di quanto sembra abbia fatto in altri territori (vedi indagini su boss Gallo in provincia di Napoli), non ha trattato con la camorra ma con il territorio, con la società civile. Questo dieci anni fa era impossibile, oggi è realtà e tu continui a dichiarare che qui c'è più camorra di quanto se ne racconta e che nulla è cambiato. <i>In base a cosa?</i> I fatti dicono altro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Chiarito che non è contro di te ma con la fiction che ci si scaglia (e su alcune tue scelte) termino con delle domande e un appello:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Si può ancora parlare di denuncia di una realtà?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Possibile che se si è in disaccordo con te si passa per collusi, omertosi, camorristi o invidiosi in cerca di visibilità?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Si può parlare di camorra senza legarla a dei luoghi, decontestualizzandola? </span>(certo che si può)</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Possibile che tu che non vivi più il territorio da dieci anni (per ovvi motivi) non riesca a confrontarti con chi ci butta il sangue tutti i giorni a Scampia, e se ti si chiama in causa si parla di "<i>macchina del fango</i>"?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
IL NOSTRO DESIDERIO È CHE SI POSSA SMETTERE DI PARLARE DI TERRE DI GOMORRA, CHE QUESTI TERRITORI POSSANO PASSARE NEL MONDO COME LE TERRE DOVE SI COLTIVA LA SPERANZA, SI ORGANIZZA IL CORAGGIO. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Per fare questo c'è bisogno che stiamo tutti dalla stessa parte, C'È BISOGNO DI DIALOGO, CONFRONTO (non monologhi), DI RINFORZARE LE REALTÀ POSITIVE SENZA LA PAURA DELLA COMPETIZIONE, NON È UNA GARA, NON È UNA LOTTA È UNA GUERRA CONTRO UN SISTEMA e non una gara per le copertine dei giornali. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
PER VINCERE LA GUERRA C'È BISOGNO DI SPORCARSI LE MANI, INSIEME. CHE TU POSSA ESSERE IL PORTAVOCE DI UNA NAPOLI VERA, NE HA BISOGNO SCAMPIA, NE HA BISOGNO NAPOLI, IL SUD, SOPRATTUTTO NE HAI BISOGNO TU.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-VFSotSUNvXQ/U5l-u9t7RPI/AAAAAAAAEIE/pkkPsltJqh0/s1600/Scampia+1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-VFSotSUNvXQ/U5l-u9t7RPI/AAAAAAAAEIE/pkkPsltJqh0/s1600/Scampia+1.jpg" /></a></div>
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12 giugno 2014 - <span style="text-align: right;">(R)ESISTENZA - associazione di lotta alla illegalità e alla cultura camorristica</span></div>
</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /><b><span style="color: #990000;">12 giugno 2014</span></b></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span style="font-size: x-small;">Intersezioni ---> <a href="http://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=809768950812206166#editor/target=post;postID=2897435528859832018" target="_blank">heresphere</a></span></i></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/06/0009-heresphere-ciro-corona-scrive.html#comment-form"><b>COMMENTA</b></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/06/0009-heresphere-ciro-corona-scrive.html#comment-form"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
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</a><br />
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Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-41128451277193081042014-02-27T09:50:00.000+01:002014-05-17T16:49:24.755+02:000035 [A-B USO] Mario Fillioley | Appena a sud da Siracusa<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><i>di Salvatore D’Agostino</i></span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Non-luoghi, superluoghi, iperluoghi, junkspace, generic city, anticittà, villettopoli, ecomostri, aree abusive, centri storici vs periferie sono i neologismi che la teoria urbana, in questi ultimi decenni, ha sentito l’urgenza di utilizzare per uscire fuori dagli ambiti specialistici e comunicare POP. Creando un’infinità di gadget lessicali per definire problemi complessi usando parole immediate e spendibili in pochi secondi.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Parole che il giornalismo urbano ha stereotipato trasformando la complessa geografia civica e sociale in luoghi tematici piatti e uguali. Una sorta di demenza teorica urbana che ha distrutto, se non annullato, il complesso rapporto dei luoghi con l’abitare, poiché «<i>non si può parlare del mondo come se fosse tutto uguale</i>» osserva Walter Siti<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/02/0035-b-uso-mario-fillioley-appena-sud.html#_edn1" name="_ednref1"><sup>1</sup></a>, non si può più parlare di luoghi e città usando tautologie critiche rassicuranti POP senza camminare a piedi e con gli occhi aperti.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Un camminare a piedi con gli occhi spalancati che ho ritrovato in un articolo<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/02/0035-b-uso-mario-fillioley-appena-sud.html#_edn2" name="_ednref2"><sup>2</sup></a> di Mario Fillioley. In questi anni, Fillioley, ha percorso migliaia di volte la tratta che da Siracusa lo portava nella sua villetta abusiva di famiglia a pochi chilometri da piazza Duomo. Questo più che decennale andirivieni gli ha permesso di cogliere i cambiamenti che da <b>A</b> (<i>villetta status symbol per i locali</i>) si sta trasformando in <b>B</b> (<i>luogo di turismo globale</i>). Un mutamento che il teorico urbano POP avrebbe sintetizzato con le parole anticittà, abusivismo, villettopoli.</span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-4pL6E-Zi9SA/Uw7va4XCa9I/AAAAAAAAD_E/ayLS7s9vsWA/s1600/siracusa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-4pL6E-Zi9SA/Uw7va4XCa9I/AAAAAAAAD_E/ayLS7s9vsWA/s1600/siracusa.jpg" /></span></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
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<b style="text-align: justify;"><b><i><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></i></b></b>
<b style="text-align: justify;"><b><i><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></i></b></b>
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<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></b></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<a name='more'></a><b><b><i><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">di Mario Fillioley</span></i></b></b></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Abito a Siracusa, città sulla cui costa nord, quella immediatamente accessibile per la balneazione, a un certo punto venne impiantato un polo petrolchimico. La prima conseguenza fu un improvviso arricchimento della popolazione. La seconda furono i debiti e la villetta.</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La villetta siracusana è un po' anomala: seconda casa al mare, dista pochissimi chilometri dalla prima abitazione, anch'essa sul mare. Potendo scegliere, la villetta sarebbe stato il caso di costruirsela in montagna, sugli Iblei. Però il mare cittadino era diventato impraticabile: scarichi fognari a parte, sulla costa nord si accanirono anche i moli di attracco per le petroliere, con i relativi sversamenti, e, soprattutto durante i primi anni, le ciminiere (all'epoca poco regolamentate) ci andavano giù pesante coi miasmi. Così a un certo punto non ci fidammo più di fare il bagno ai Piliceddi o a Fondaco Nuovo, e iniziò una specie di transumanza verso le acque cristalline di Fontane Bianche.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><iframe frameborder="0" height="300" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://www.google.it/maps?hl=it&ie=UTF8&t=k&ll=37.18904,15.139503&spn=0.082052,0.236549&z=12&output=embed" width="690"></iframe></span></center>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Doppiato Capo Murro di Porco, ecco la Fanusa e poi l'Arenella: un primo tratto di mare vergine e di comode spiagge sabbiose (in città solo scogli) che da lì, superando Ognina, si estendono per tutta Fontane Bianche fino al gelsomineto della Marchesa di Cassibile. Distanza dall'abitato: circa sedici chilometri. Sedici chilometri si coprono in neanche un quarto d'ora di macchina. Perché spendere tanti soldi per costruirsi una villetta a un quarto d'ora da casa? Probabilmente intervenne il fattore status symbol: non sono più un contadino, adesso faccio l'operaio specializzato, l'impiegato di concetto, il bancario, posso permettermi i figli all'università e pure la casa al mare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
In effetti le case di villeggiatura dei nobili, quelle ottocentesche o liberty, erano tutte in contrada Isola, di fronte al porto, e si chiamavano ville. Quelle di Fontane Bianche, Ognina, Arenella, Fanusa invece no: da subito (e per sempre) si chiamarono villette, anche quando superarono in numero e dimensioni quelle nobiliari dell'isola. Un sintomo linguistico, quindi, nel senso che sì, col petrolchimico avevamo più soldi, ma nemmeno tanti. Meglio costruire a due passi da casa, allora. Perché magari così i muri li tiro su io stesso quando finisco di lavorare. La domenica mio fratello e mio cognato mi vengono a dare una mano con gli spioventi del tetto: piano terra, veranda coperta e piano rialzato. E poi, se la seconda casa è vicina, controllarla, gestirla, manutenerla sarà meno costoso e più pratico.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Villeggiare dietro casa, a pensarci bene, non è un'idea cretina: conviene. Qua fa caldo fino a novembre, e visto che è così vicina possiamo usare la villetta per la scampagnata del giorno di Pasquetta, la grigliata del primo maggio, un fine settimana di tarda primavera. Quando si chiudevano le scuole, le mogli casalinghe degli operai insieme con i ragazzi si godevano mare e giardino per ben tre mesi, e il marito poteva rincasare la sera, a fine turno, giusto qualche chilometro di macchina in più, nell'attesa che arrivassero le ferie d'agosto.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Il piano regolatore non esisteva. La Regione siciliana ci metteva un bel po' ad approvare norme e deroghe sul demanio marino, la distanza dall'arenile, la tutela del paesaggio, e nel vuoto normativo io mi tiro su la villetta direttamente sulla spiaggia. Oppure mi recinto questo tratto di scogli qua e ci faccio una scala in cemento che mi porta direttamente a mollo. La discesa a mare privata. Lo scivolo per il gommone. Un cancello sulla sabbia. Poi la normativa sulla distanza dalla costa arriva: 150 metri, la metà di quella prevista in Continente. E a ruota arrivano anche le prime sanatorie: hai visto? Te l'avevo detto io: costruisci, che niente ci fa, poi pensa Dio.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Risultato: Fontane Bianche non ha un lungomare, una piazza, un marciapiede. Solo villette. Da un lato e dall'altro della Statale 115, che è l'unica strada che la attraversa (al punto che in quel tratto la chiamiamo viale dei lidi). </span></div>
<br />
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><iframe frameborder="0" height="300" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://www.google.it/maps?hl=it&ie=UTF8&t=h&ll=36.969798,15.229111&spn=0.001286,0.003696&z=18&output=embed" width="690"></iframe><br /></span></center>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L'idillio ci mise un attimo a trasformarsi in nevrosi, e la vicinanza della seconda casa giocò un ruolo fondamentale: se la villetta è a dieci minuti di macchina, non c'è nessuna cesura tra lavoro e ferie estive, e finisce che continui a fare la spola tra il mare e la città, in continuazione e per i motivi più futili. Quindi eccoli là i siracusani, motorizzatisi da poco, in coda sulla via Elorina per andare a comprare il pesce al mercato di Ortigia e poi ritornare a grigliarselo nel giardino di Fontane Bianche. Su e giù, anche più volte al giorno.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gli anni in cui io fui bambino e poi giovane, a ricordarseli adesso, furono pura schizofrenia. I divertimenti notturni, per esempio. Se ci trasferivamo in villetta, facevo sedici chilometri in motorino ad andare e altri sedici a tornare per una semplice passeggiata al Duomo. Allora i miei genitori, per evitare che io ogni notte rischiassi l'osso del collo su strade extraurbane poco illuminate e peggio asfaltate, decidevano che l'estate prossima basta, si rimane in città. Ma in un anno la moda cambiava, e la stagione successiva il posto in cui bisognava assolutamente essere ogni sera era il centro Frisio di Fontane Bianche. Motorino, chilometri, su e giù: mettiti il casco altrimenti ti scippo la testa, diceva mio padre.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vabbè, poi si cresce. Vai a fare l'università fuori, e quando torni per l'estate decidi che quest'anno no, te ne stai in villetta e non ti muovi più: sdraiato sull'amaca tesa tra i due pini (com'è rasserenante l'ombra dei pini, pensano i tuoi guardandoti leggere beato). La villetta, però, mentre tu fai l'università invecchia. Non è tanto che mostri segni di cedimenti strutturali (un po' sì: nel frattempo ha già i suoi vent'anni, e oltretutto l'ha tirata su tuo padre, nei ritagli di tempo, col fratello e il cognato) quanto che è un po' trascurata. I tuoi ci vanno di meno, perché tanto voi figli scendete giusto un paio di settimane in agosto: e allora per due settimane che fai? Non vale neanche la pena di mettersi a ridipingere le tapparelle. E se all'angolo del soffitto si forma un poco di muffa, pazienza, ci pensiamo l'anno che viene.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Finisci l'università e la villetta adesso è proprio malandata. Pure i tossici si sono accorti che ci andate poco. Subite qualche furto. L'arredamento, depauperato, è diventato spartano. Il forno in pietra ha la canna fumaria otturata dagli aghi di pino (che alberi infestanti, i pini, pensa tua madre mentre la pizza si brucia). La stufa a legna ha lo sportellino rotto. Anche la pavimentazione del vialetto d'ingresso è saltata per via delle radici (mai piantare pini in una villetta, dice il piastrellista sfregandosi le mani a tuo padre che gli sta firmando il preventivo). Tutto sommato però, ogni tanto riesci a portarci una ragazza, e la casa al mare, che con l'umidità che c'è qui d'inverno fa tanto bohème, il rumore delle onde, niente tv perché se la sono fottuta i ladri, giusto un plaid per avvolgervi stretti e non morire di tisi, insomma: se non volevi combinare niente me lo spieghi che ci siamo venuti a fare tu e io qua in pieno gennaio?</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La villetta assolveva questa funzione demografica di contrasto alla nascita zero. Ne assolveva pure un'altra: fare da sfogo per il nervoso di tuo padre. Perché in tutto quello stato d'abbandono una sola cosa era in perfetto ordine: il giardino. Tuo padre usava la villetta per scaricare le tensioni su piante e alberi: gli esseri viventi più inermi del creato. Non appena aveva un minuto libero, via in villetta a decespugliare, tosare erba, usare la sega a scoppio per tagliare rami (mai della dimensione giusta per la stufa: fu tentando di introdurvi uno di questi tronchi che si ruppe lo sportellino) e potare.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Grazie a lui, almeno il giardino è curato, sì, ma come lo è la testa di un bambino quando si teme possa prendere i pidocchi. La macchia mediterranea, un tempo lussureggiante su aiuole e vialetti, adesso è il monte di Venere glabro di una pornostar. Le siepi di oleandro, che seppero essere potenti schermature per gli sguardi del vicino, tuo padre, questo estroso coiffeur del verde, ha deciso che quest'anno si portano corte, a spazzola: look androgino, ti dice.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In questo eccessivo nitore del giardino, la decadenza della costruzione risalta ancora di più. Bisogna correre ai ripari. Un piccolo investimento iniziale, allora, giusto una rimessa in sesto, e poi darsi alle locazioni stagionali. Affittasi, anche per brevi periodi. Funziona. Coi soldi si riescono ad ammortizzare le spese di restauro e quelle di manutenzione. La villetta rinasce a un certo splendore (mitigato dal fatto che tuo padre continua a occuparsi del giardino). Solo che non è più casa tua. L'hai prima svuotata e poi riempita di suppellettili che non ti sono mai appartenute. Hai dipinto le pareti di un colore diverso. Sotto ai pini, al posto dell'amaca, c'è un salottino in tek scuro coi cuscini bianco écru. E se nei periodi in cui è sfitta ti sogni di portarci quella che nel frattempo è diventata tua moglie, l'ansia di sporcare, rovinare o rompere qualcosa condanna il bambino concepito in quel famoso gennaio a rimanere figlio unico.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La vita è andata avanti, la villetta ha cambiato funzione, ma per fortuna è ancora lì, solida: il mattone che mai tradì la famiglia italiana. Però tuo padre s'è fatto un po' anziano, si stanca. Il sabato ti obbliga ad andare lì insieme a lui, si siede sul muro a secco e inizia a impartirti ordini, affinché sia tu, il suo diretto discendente, a martoriare piante e siepi in sua vece. Prima di piantare la sega su un ramo d'acacia, esiti. Guardi tuo padre, assiso su quel trono di pietra, e speri si intenerisca. Invece lo vedi febbrile ed eccitato: un sovrano che comanda al boia l'esecuzione. Però che ci puoi fare? È tuo padre, gli devi ubbidienza. Che la pianta soffra il meno possibile, almeno.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Allora, mentre compio questa specie di deforestazione autunnale azzerando qualsiasi forma di vita vegetale a colpi di decespugliatore, mentre abbasso di altri quattro centimetri la siepe di oleandro e mi ritrovo faccia a faccia col figlio del vicino, obbligato come me dal padre a potare la stessa siepe dal lato opposto, mentre ci guardiamo l'uno negli occhi dell'altro e ci indichiamo vicendevolmente col mento il nostro rispettivo genitore, seduto sul muretto a secco che ci cazzìa perché non stiamo tagliando bene, non stiamo tagliando abbastanza, non ci stiamo mettendo la giusta dose di ebbro furore, mentre ci sorridiamo complici portandoci l'indice all'orecchio come a significare: possono dire quello che vogliono, perché tanto col rumore che fa ‘sto coso non sentiamo niente, mentre il mio terreno, il mio giardino, la mia casa sfumano nei suoi e i suoi nei miei fino a confondersi in un tutto indistinto, sento una specie di afflato, un senso di appartenenza alla comunità siracusana con cui da sempre fatico a venire a patti, e inizio a farmi domande che, se potessi, mi poterei volentieri via dalla testa.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Noi cittadini di questa poco civica città, nel fregarcene di piani regolatori e di distanze dalla costa, nel costruirci a nostro uso e consumo villette sul mare cui abbiamo freudianamente affidato il compito di risarcirci dalla perdita di un altro mare (quello della costa nord), eravamo, siamo stati, veramente nel torto? Abbiamo davvero perpetrato degli abusi edilizi? Abbiamo peccato contro le nostre stesse risorse?</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Prima che le villette mutassero destinazione d'uso, da seconde case a foresterie, io avrei risposto subito di sì, senza esitazione. Avrei aggredito chi mi avesse posto una domanda tanto stupida e gli avrei sventolato sotto al naso la piantina catastale della mia villetta, comprata da un vecchio e ligio professore di matematica, individuo dalla moralità specchiata, in regola con le cubature, le concessioni, le distanze. Avrei tacciato tutti gli abusivisti di scempio, li avrei presi per miopi e ignoranti, gretti, incapaci di comprendere come, devastando la costa con le loro costruzioni, avessero privato se stessi e la città intera dell'unica vocazione economica in possesso del nostro territorio: il turismo.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Invece qui, avvolto da una nuvola di fogliame che si stacca da queste piante che mio padre, pieno di un odio di cui non riesco a comprendere l'origine, mi incita a massacrare, penso che non lo so più se è così. Da quando anch'io, come un sacco di siracusani, affitto la mia villetta ho dovuto farci i conti: siti, portali, agenzie, tour operator. Tutti richiedono case sul mare. La mia viene spesso scartata perché il mare dista, a piedi, circa trecento metri. Una passeggiata di meno di cinque minuti.«Quali sono le case che affittate di più?», ho chiesto alle agenzie con cui lavoro di solito.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<sup><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><iframe frameborder="0" height="300" marginheight="0" marginwidth="0" scrolling="no" src="https://www.google.com/maps?t=h&q=Siracusa+SR&ie=UTF8&hq=&hnear=Siracusa,+Sicilia,+Italia&ll=37.003101,15.316926&spn=0.00257,0.007403&z=17&output=embed" width="690"></iframe><br /></span></sup>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Quelle sul mare».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Ma la mia è sul mare. Le verande si affacciano sul faro, le terrazze guardano il golfo».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Non hai capito: sul mare significa che apri la porta e cadi in acqua».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«E qual è la zona più richiesta?».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Fontane Bianche».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Siracusa negli ultimi anni ha avuto un'esplosione turistica: calo di presenze sul Continente, controtendenza assoluta nella mia città, e, per quel poco che la mia (assai circoscritta e nient'affatto scientifica) microindagine via mail ha svelato, l'esplosione di Siracusa come località balneare per famiglie e piccole comitive sembra legata a questa capacità capillare di offrire alloggi direttamente su scogliere e arenili.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Francesi, tedeschi, russi, belgi, danesi, svizzeri, inglesi, e poi veneti, friulani, lombardi, emiliani: praticamente tutti, compresi gli unni e i visigoti, cercano su internet villette sulla spiaggia o con la discesa a mare privata. Come funziona allora questo abusivismo edilizio che deprechiamo e condanniamo da decenni? Sento il ronzio del decespugliatore che mi fracassa i pensieri e me li fa tutti ispidi: vuoi vedere che quando l'abusivismo serviva a risarcire noi stessi dai veleni del petrolchimico era una cosa da terroni incivili, malandrini in ogni molecola del loro Dna, e ora, invece, che serve a rendere più comode le ferie del brianzolo col Fatto Quotidiano sotto al braccio non è poi così male?</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Spengo il decespugliatore e chiedo al figlio del vicino se anche loro affittano.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Sì – mi dice –, ma purtroppo solo nei picchi di stagione».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">A suggerirci di affittare, sia a me che a lui, è stato un altro vicino, con la casa sugli scogli. Anni fa, la villetta di questo vicino doveva addirittura essere demolita, c'erano le palle di ferro pronte, poi non se ne fece più niente. Lui, nelle more tra una sanatoria e l'altra, prese ad affittarla, e adesso è sempre piena, anche in autunno. Piena di gente molto alta e molto bionda: padri, madri, bimbi tutti bellissimi e tutti di un fototìpo catarifrangente, specie di Obelix che da piccoli devono essere caduti dentro la pentola della protezione solare cinquanta: discendenti di una stirpe vichinga residente in nazioni dove case costruite in una posizione come quella che hanno affittato qui non sono concepibili neanche in sogno.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Di questo nostro obbrobrioso paesaggio costiero balneare, dunque, non è cambiato nulla, se non i suoi fruitori.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Però è cambiato lo Zeitgeist», dico pieno di un entusiasmo da eureka al figlio del vicino.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«E che è? – s'informa quello – Un diserbante? Pure tuo padre è fissato coi diserbanti?», mi chiede.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«No. Cioè sì, pure mio padre è fissato, ma io intendevo dire che, anche se tutto è rimasto identico, adesso ci ritroviamo in un contesto sociale talmente mutato da avere invertito i fattori decisivi per risultare vincenti nell'offerta turistica: fai schifo, mia cara costa siracusana, sei devastata, ma quanto sei comoda, con queste tue villette che saltano direttamente in acqua».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Senti, fermiamoci, che mi fa male la spalla». </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il giardinaggio è così: stanca il corpo e non appaga la mente. Pure io mi fermo. Ma non provo sollievo. Penso che se funziona in questo modo, allora significa che l'obbrobrio è obbrobrio finché lo guardi da fuori, e se invece lo guardi da dentro casa tua diventa bellezza. Ecco che allora tutti vogliono diventare proprietari, fosse anche solo per una settimana, di una bella casa abusiva.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Secondo te perché?», chiedo al vicino mentre i nostri genitori si lamentano tra loro di quanto siamo sfaticati, della nostra evidente inettitudine al giardinaggio.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«E che ne so?», mi risponde lui.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Te lo dico io perché», gli faccio. «È la linea della palma che è salita, che sale ancora, che salirà all'infinito».</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«La palma?», dice lui guardando il giardino. «La palma mica è salita: sono tre anni che il punteruolo rosso ce le ha distrutte tutte, le palme, guarda qua». E mi indica due tronchi senza più foglie: due prepuzi perfettamente circoncisi e incappucciati da un contraccettivo in nylon verde, intriso di insetticida. Poi riaccende il decespugliatore. Mio padre è sempre seduto sul muro a secco. Mi sta guardando con la faccia delusa di uno che aveva pagato per vedere Tyson che stacca a morsi le orecchie e si è ritrovato al Bol'šoj tra piroette in tutù: finiscilo! abbattilo! mi sta gridando con gli occhi. Quando finalmente mi autorizza a spegnere il decespugliatore, io e il figlio del vicino ci stringiamo la mano quasi sotto alle palme. Alzare di nuovo lo sguardo verso i due totem è inevitabile:</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Certo che però ‘sto punteruolo rosso sarebbe proprio il giardiniere ideale dei nostri genitori», ci diciamo all'unisono prima di separarci</span><br />
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></b>
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">27 febbraio 2014</span></b></div>
<div>
<div style="text-align: right;">
<i><b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Intersezioni ---><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/b-uso.html" target="_blank"> A-B USO</a></span></b></i></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/02/0035-b-uso-mario-fillioley-appena-sud.html#comment-form">COMMENTA </a></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">_________________________________________ </span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Note: </b></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/02/0035-b-uso-mario-fillioley-appena-sud.html#_ednref1" name="_edn1"><sup>1</sup></a> Pubblicato grazie l'autorizzazione dell'autore, articolo apparso sul Sole 24 ore, <i>Fenomenologia della villetta</i>, 24 febbraio 2014 (<i>ndr il titolo 'fenomenologia' mi fa amare sempre di più i titolisti dei giornali</i>)</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/02/0035-b-uso-mario-fillioley-appena-sud.html#_ednref2" name="_edn2"><sup>2</sup></a> Intervista di Goffredo Fofi a Walter Siti, <i>Le maschere del presente</i>, Lo straniero, ultimo aggiornamento 31 luglio 2012<a href="http://www.lostraniero.net/archivio-2012/141-luglio-2012-n-145-/756-le-maschere-del-presente.html">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-12002008097170687972014-01-28T19:34:00.000+01:002014-01-30T11:08:52.998+01:000012 [SQUOLA] Alessandro Anselmi: il disegno di architettura<div style="background-color: white; line-height: 18.479999542236328px; text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">La parola scuola è spesso un inciampo, il suo suono trae in inganno.</span></div>
<div style="background-color: white; line-height: 18.479999542236328px; text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Non di rado viene scritta sbagliata.<br /><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/squola.html" style="color: #990000; text-decoration: none;">Squola</a> è un errore ed è il nome di questa rubrica.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i><span style="color: #990000;">di Salvatore D'Agostino</span></i></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">Marco De Rossi a quattordici anni - insieme a Edoardo Biraghi – ha creato Oilproject per realizzare un sogno:</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Il sogno è che entro dieci anni tutte le lezioni tenute nelle scuole e nelle università pubbliche vengano condivise online a beneficio, ad esempio, di chi vive in zone con una scarsa offerta didattica, combattendo così il digital divide culturale italiano. La qualità delle lezioni è giudicata dal pubblico attraverso votazioni e meccanismi di valutazione fra pari.»</span><a href="http://www.oilproject.org/pagine/IlProgetto" style="font-family: Verdana, sans-serif;">*</a></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oilproject nasce nel 2004 ed è una scuola gratuita online dove docenti, ma non solo, possono proporre contenuti. Tra i molteplici corsi che riguardano i temi dell’architettura si distinguono delle </span><a href="http://www.oilproject.org/corso/arte-e-design-lezioni-di-bruno-munari-3364.html" style="font-family: Verdana, sans-serif;">lezioni</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, pre era web, tenute da Bruno Munari a Venezia nel 1992. Con il moltiplicarsi dei canali video il sogno di dieci anni fa di Marco De Rossi si è sviluppato all’infinito. Oggi è possibile avere come insegnante Bruno Munari o Steve Jobs, il suo </span><a href="http://www.youtube.com/watch?v=oObxNDYyZPs%20" style="font-family: Verdana, sans-serif;">discorso ai neolaureati di Stanford del 2005</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> insegna più di molte lezioni frontali ascoltate sui banchi di scuola. Come le conferenze annuali </span><a href="http://www.ted.com/" style="font-family: Verdana, sans-serif;">TED</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, tradotte in quasi tutte le lingue del mondo, condividono «</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">ideas worth spreading</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">» (idee degne di essere diffuse) e le finestre aperte del MIT, attraverso i video del </span><a href="http://www.media.mit.edu/video/%20" style="font-family: Verdana, sans-serif;">medialab</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, ci regalano ore di buone lezioni online.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Senza i video amatoriali caricati da uno studente, prima su YouTube e poi su Oilproject, Stefano Bartezzaghi, forse, non gli avrebbe dedicato un capitolo del suo libro L’elmo di Don Chisciotte – Contro la mitologia della creatività e noi tutti non avremmo avuto la possibilità di ascoltare – come sospesi in un tempo non più fisico ma digitale – le sue lezioni. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Approvando i sogni di diffusione delle idee accessibili a tutti in rete, a un anno dalla morte di Alessandro Anselmi, condivido una sua lezione sul disegno di architettura, ripescata dal centro audiovisivo IUSA voluto dal critico e storico d’arte Eugenio Battisti della facoltà di Architettura di Reggio Calabria.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<b style="color: #990000;"><i>di Isidoro Pennisi</i></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il documento in questione è la sbobinatura (</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">ndr <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2012/03/0008-squola-mario-fiorentino-corviale.html#.UudjatIuJxA" target="_blank">qui</a> la storia</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">) di un contributo di Alessandro Anselmi, offerto ad una rassegna di interviste realizzate a diversi architetti italiani, protagonisti del dibattito degli anni settanta e ottanta del secolo scorso e prodotte dal Centro Audiovisivo dello IUSARC di Reggio Calabria. In quest’intervista Anselmi affronta un tema ricorrente in quel periodo: come superare procedure, approcci ed anche risultati architettonici derivanti dalle ricadute più tarde del Movimento Moderno, per proporre nuove prospettive ritenute un po’ da tutti necessarie. È giusto dire che a livello generale e generazionale questo tentativo non fu assolutamente incisivo e maturo ma, più che altro, rappresentò una forma di reazione ad aspetti e temi che i giovani protagonisti dell’epoca non capirono sino in fondo. La questione del Movimento Moderno, infatti, era già stata elaborata e forse già superata dai maestri italiani del dopoguerra. Comunque li si giudichi, infatti, è indiscutibile che la loro posizione di “continuità” fu tutt'altro che acritica. Anzi, è forse il taglio della loro riflessione che caratterizza lo sforzo compiuto e il debito che tuttora noi abbiamo. Uno sforzo riconosciuto oltre frontiera, ma non da noi.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">È in questo frangente, quindi, che crescono e si affermano una serie di architetti italiani, tra cui Anselmi, che fondano il loro tragitto esattamente sul rifiuto, anche radicale, di questa eredità italiana organizzata intorno alla scuola romana e milanese della prima parte del novecento. Anselmi, però, a mio modo di vedere, è forse l’unico tra questi che offre una via originale e meno ideologica. Il documento in questione, pur nella sua brevità, ha una sua importanza perché tra le righe è possibile intuire l’idea di questo approccio originale che può essere riassunto in questa maniera: l’architettura si fonda sulla soggettività e sull'esattezza, se la sua soggettività artistica risiede nel vedere gli uomini e la storia umana dietro i segni che organizziamo, la sua esattezza sta, soprattutto, nella scientificità con cui analizziamo e costruiamo lo spazio architettonico; una scientificità non matematica ma fondata sul disegno e sulla storia delle forme artificiali. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000; font-size: large;">Alessandro Anselmi</span></b></span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><b><br /></b></span></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><b>prima parte</b></span></b><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><b><br /></b></span></b></div>
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="388" src="//www.youtube.com/embed/wMDKmMSvQkY?list=UUFsp4qrLZpL72r1eEzXRB0g" width="690"></iframe></span></center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">L’intervista fa parte di un materiale documentario prodotto in occasione della Mostra Architettura Italiana degli anni settanta, curata da Enrico Valeriani e Giovanna De Feo, ed esposta presso la Galleria di Arte Moderna di Roma e la Triennale di Milano nel 1981<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2012/03/0008-squola-mario-fiorentino-corviale.html#.UudjatIuJxA" target="_blank">*</a></span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il progetto di cui parlerò è il frutto di un incarico che il comune di Parabita ha affidato al GRAU nel 1967. La sua realizzazione è iniziata nel 1974 per le ragioni, che tutti gli architetti conoscono bene, dovute alla burocrazia italiana. Il progetto fa parte di una ricerca particolare che in quegli anni, sia io personalmente che come componente del GRAU, si stava portando avanti. Erano anni in cui, in modo particolare, eravamo sensibili a tutti i problemi della geometria. Avevamo già sperimentato molti problemi della geometria soprattutto nel campo della geometria Euclidea e in quello della geometria classica. Ciò che abbiamo sperimentato nel momento della progettazione del Cimitero Comunale di Parabita, è il tentativo di entrare nella dimensione della geometria proiettiva. Il comune di Parabita aveva affidato a me e all’architetto Pallante l’incarico, non solo del progetto del nuovo cimitero in sé, ma anche del suo dimensionamento e della localizzazione. Noi abbiamo approfittato di questo incarico e dei suoi margini di manovra per porre fin dall’inizio un preciso limite spaziale al progetto. Infatti esso in planimetria è un quadrato che circoscriveva il campo d’intervento di questa nostra sperimentazione di tipo proiettivo. Questo quadrato è stato diviso in due spazi - o meglio in due semispazi - . Due semispazi con due leggi d’aggregazione diverse: con due tracciati regolatori diversi. Il progetto ha trovato la sua forma in questo gioco di opposizioni fra il tracciato regolatore legato al punto finito e il tracciato regolatore al punto infinito. Man mano che il progetto andava avanti abbiamo continuato un’elaborazione di forme che di volta in volta erano nel campo dell’infinito ma legate al punto finito, o nel campo del finito ma legate alla logica del punto infinito. Ad esempio, le due spirali che stanno nella parte superiore della planimetria sono chiaramente due immagini legate al punto infinito e sono le immagini archetipiche della continuità legata al punto finito. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Viceversa, la sinusoide, che è un segno tipico della legge della continuità ma legata al suo asse e cioè al punto all'infinito, è chiaramente circoscritta e determinata nella sua spazialità nel campo del punto finito. Sostanzialmente è questa la logica attraverso cui siamo andati avanti nella progettazione di questo cimitero. Adesso non voglio entrare nei particolari della costruzione dell’Ossario o nei particolari della costruzione dei muri di recinzione. Voglio soltanto dire, ad esempio, che il cimitero, anche dal punto di vista della sua soluzione tridimensionale, è collegato a questo punto di unione fra i due campi. Non voglio neanche dilungarmi molto sulla logica geometrica del progetto. Sottolineo solo il fatto che in quel periodo vivevamo un momento fondamentale della ricerca mia e del GRAU e di altri amici del GRAU in cui questi ragionamenti erano all'ordine del giorno. Non voglio nemmeno dire che questa fosse l’unica ricerca del GRAU.</span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">A fianco a questa, e già da diverso tempo, si stava sperimentando un altro tipo di ricerca, che era quella sui segni storici dell’architettura. Credo sia molto evidente che l’immagine complessiva del cimitero di Parabita derivi da un’analisi della struttura dell’ordine Corinzio;,del capitello Corinzio. È interessante notare che dal punto di vista metodologico questo doppio binario che in quegli anni guidavano la nostra ricerca, cioè da una parte la sperimentazione spaziale legata alle possibili sperimentazioni geometriche e dall’altra la ricerca del segno, attraverso un rapporto con la storia. In questo progetto è evidente. Però vorrei chiarire un fatto per evitare qualsiasi possibilità d’interpretazione storicista di questo tipo di metodo. Io credo che non c’è identità con la storia o analogia con la storia. Esiste nel metodo di progettazione un particolare momento, un particolare momento critico vorrei dire, in cui l’analisi di un oggetto storico si stacca dalla determinazione storica stessa, perde il senso della sua determinazione, e rimane in un certo senso forma vuota. È in questa condizione che, come tale, è possibile la sua ripresa, è possibile la sua nuova interpretazione. Solo in questo caso è comunque possibile avere un rapporto con questo segno, che invece in altri momenti è determinato specificamente, fa capo ad un insieme di significati, è definibile all'interno di un particolare arco della storia dell’uomo.</span></div>
<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"></span>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b>seconda parte</b></span><br />
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
<div>
<center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="388" src="//www.youtube.com/embed/R9rJCfKTOyE?list=UUFsp4qrLZpL72r1eEzXRB0g" width="690"></iframe></span></center>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Uno dei grandi vantaggi della sperimentazione architettonica intorno al rapporto con la storia e soprattutto in una sorta di metodologia del doppio binario tra approfondimento spaziale e archetipo figurativo. Credo che questo approccio possa dare oggi risultati molto positivi, se è appunto visto correttamente e nel senso che dicevo prima. Già alcuni risultati positivi, a mio modo di vedere, stanno arrivando. Innanzi tutto si è usciti dalla metodologia ortodossa del Movimento Moderno. Io non sono d’accordo con Bruno Zevi. Una cosa che mi è molto piaciuta di Bruno Zevi, però, è proprio la sua critica all'ortodossia. Una critica alla stupidità sostanziale di certi architetti. Si è usciti da questa stupidità e finalmente tutta l’area della figurazione incomincia ad essere ripresa dagli architetti. Non solo è ripreso il discorso sulla forma ma sono ripresi anche i discorsi sui metodi di analisi sulla forma. Uno di questi metodi è da sempre il disegno. Direi che in fondo il Movimento Moderno aveva messo da parte il discorso sul disegno, aveva considerato il disegno, o meglio l’autonomia del disegno, come uno degli elementi dell’Accademia. In un certo senso aveva combattuto il disegno stesso accettando, se volete, una parte soltanto del disegno: la parte tecnica, la parte che serviva ad esprimere la progettazione tra virgolette, una progettazione completamente separata da qualsiasi analisi formale. Naturalmente questo è il metodo ortodosso del Movimento Moderno, non certo la sperimentazione dei grandi maestri; non certo i grandi progetti che sono stati fatti nella prima parte di questo secolo che, invece, non soggiacciono a questo tipo di metodologia; ma questi non sono certo né progetti, né personaggi ortodossi. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dicevo, allora, che in questi ultimi tempi si è aperto di nuovo il discorso alle arti figurative, e gli architetti disegnano. Si è detto molto sul disegno degli architetti, se n’è fatta anche un’analisi sociologica giusta. Non esiste più la committenza, c’è una grande crisi nel settore della professionalità dell’architettura e quindi per sopperire a questa crisi è inevitabile che gli architetti tornino nuovamente a realizzare sulla carta i loro sogni. È un’interpretazione in parte chiusa, e in parte che fa capo ad un sociologismo che forse è corretto definirlo romantico. Un sociologismo che in fondo è ancora connesso con il Movimento Moderno, e quindi assegna molta importanza alla tecnica progettuale più che alla ricerca complessiva dell’architetto. Io credo che esistono altre ragioni, invece. Queste dipendono appunto dalla riscoperta di un metodo e dall'invenzione di un metodo nuovo in cui la ricerca della forma passa per la complessità degli strumenti della forma stessa. Quindi la riscoperta dello strumento fondamentale dell’analisi formale che è il disegno. Detto questo bisogna anche sottolineare l’abuso che negli ultimi tempi è stato fatto del disegno. Accettata la critica sociologica di cui prima si diceva, accettata la dilatazione dei campi disciplinari in una dimensione più vasta, mi sembra invece riduttivo collocarsi semplicemente sul piano del disegno in quanto architetti: questa può essere un’ulteriore riduzione del campo disciplinare invece che un’apertura del campo disciplinare.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Personalmente sono un architetto che disegna e mi piace moltissimo disegnare, però credo di avere la coscienza del limite fra un disegno che esiste in quanto tale, cioè esiste come attività artistica autonoma dall'architettura, ed un disegno che pur essendo autonomo dipende dall'architettura. Direi che la definizione più interessante, a mio avviso, è quella che definisce quest’attività del pensiero come un’attività di analisi della forma, di approfondimento dei problemi dello spazio architettonico. Questo non significa negare l’autonomia del disegno, cioè negare la validità artistica del singolo disegno, ma pur tuttavia è bene precisare che questa validità artistica esiste nella misura in cui nasce da una dimensione che, per esempio, non è quella della pittura, non è quella della scultura, ma è specificamente dell’architettura. Dall'altra parte, non si può assegnare soltanto al disegno il problema dell’analisi formale. Esiste da sempre l’analisi formale portata attraverso la critica letteraria ad esempio. Oggi esistono degli strumenti come il cinema e la fotografia. Direi che tre quarti degli architetti ormai sono degli ottimi fotografi e non vedo allora che tipo di differenza possa esistere fra il disegno e la fotografia, il disegno la fotografia e il cinema. Vorrei dire che sono possibilità della ricerca alle quali noi possiamo benissimo attingere. Il problema però è non scavalcare un determinato ambito senza la coscienza che bisogna poi ritornare dentro quello dell’architettura in veste d’architetti.</span><br />
<span style="color: #990000; font-family: verdana; font-weight: bold;"><br /></span>
<span style="color: #990000; font-family: verdana; font-weight: bold;">28 gennaio 2014</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="font-family: 'Times New Roman';">
<div style="font-family: verdana; text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000; font-size: x-small;"><i>Intersezioni ---> <span style="text-decoration: underline;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/squola.html" target="_blank">SQUOLA</a></span></i></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: x-small;"><span style="font-size: small;"><b style="color: #990000;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/01/0012-squola-alessandro-anselmi-il.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></b></span></span></span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-22346154797021395252014-01-14T08:00:00.000+01:002014-11-11T09:22:50.547+01:000014 [WILFING] Due punti<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><i><b>di Salvatore D'Agostino</b></i></span><br />
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Sono un blogger e un entusiasta degli spezzoni di narrativa associati casualmente, ma mi è sempre stato chiaro che il contenuto di un blog ha una vita corta. È come recitare una </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stand-up_comedy" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">stand-up comedy</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.» (Bruce Sterling)<sup><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/01/0014-wilfing-due-punti_14.html#_edn1" name="_ednref1">1</a></sup></span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Wilfing Architettura è una parte del mio tavolo da disegno che vive in rete. E, come sul mio tavolo da disegno, transitano progetti e idee con vite alterne: alcuni si dissolvono in poco tempo, altri stentano a partire, qualcuno resta a lungo. I più efficaci sostano poco tempo. C’è anche qualche amara eccezione: idee che non ho mai realizzato e che altri, nel frattempo, hanno concretizzato meglio di me. Progetti e idee che, osservati a distanza di qualche anno, se non mese, appaiono logori, forse un po’ inutili, imprecisi, ingenui, ma conservano l’energia spesa rincorrendo l’ossessione di un pensiero.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per questo motivo, quasi annualmente, ho la necessità di fare ordine sul mio tavolo web. Quest’anno ci sarà solo una novità grafica: un secondo punto sull’header (titolo).</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-tReVY4yKDvY/UtQkCcn9N0I/AAAAAAAAD7g/pbY1ApSJXFU/s1600/Header+Wilfing+Architettura+2014+blog.jpg"><img border="0" src="https://2.bp.blogspot.com/-tReVY4yKDvY/UtQkCcn9N0I/AAAAAAAAD7g/pbY1ApSJXFU/s1600/Header+Wilfing+Architettura+2014+blog.jpg" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Poiché cercherò di lavorare su due punti:</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;">primo | sulle continue metamorfosi delle idee:</span></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">nel suo libro ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">L’arte del romanzo</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ Milan Kundera scrive:</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«DEFINIZIONE. La trama meditativa del romanzo è sorretta dall’armatura di alcune parole astratte. Se non voglio cadere nel vago dove tutti credono di capire tutto senza capire nulla, devo non solo scegliere queste parole con estrema precisione, ma continuamente definirle e ridefinirle. (Si vedano DESTINO, FRONTIERA, GIOVINEZZA, LEGGEREZZA, LIRISMO, TRADIRE). Un romanzo, mi sembra, spesso non è che un lungo inseguimento di alcune definizioni sfuggenti.»</span><sup style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/01/0014-wilfing-due-punti_14.html#_edn2" name="_ednref2" style="font-family: Verdana, sans-serif;">2</a></sup></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">WA (acronimo di Wilfing Architettura) è stato ed è un lungo inseguimento di alcune ‘parole’ dove ho cercato di far coesistere «</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/p/cose-wa.html#.UtPXPtLuKbM" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank"><i>idee e utopie distanti dal mio o nostro punto di vista</i></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">». Ho incluso questa ricerca sulle parole nel post: </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/p/intersezioni.html" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">intersezione</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-P7YXY35KLAQ/UtQmLxXn1jI/AAAAAAAAD7w/xzftZtFz6ZA/s1600/Intersezione+Wilfing+Architettura.tif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-P7YXY35KLAQ/UtQmLxXn1jI/AAAAAAAAD7w/xzftZtFz6ZA/s1600/Intersezione+Wilfing+Architettura.tif" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Intersezione è un sostantivo che mi sono accorto manca di quella precisione che ricerca Milan kundera, in un primo momento ho pensato di sostituirlo contraendolo in ‘sezioni’ ma restava ancora vago, come anche le parole: rubriche, repertori, concetti, appunti, temi, contenuti. Per un po’ avevo semplificato trasponendo il concetto con un’immagine che lo rappresentasse, quindi per definire ‘<i>WA come un contenitore d’idee precarie</i>’ avevo pensato a una ‘scatola’, ma le occorrenze per scatola: cassetta, contenitore, recipiente, cofanetto non mi hanno aiutato; l’unica parola efficace e precisa era il corrispettivo in inglese: ‘box’. Non so come e non ricordo perché, mentre riflettevo sulla parola <i>box</i> mi è venuta in mente la parola ‘Aporia’. Aporia è un sostantivo nato nel 1829, secondo la definizione del Devoto Oli, e significa:</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Problema le cui possibilità di soluzione risultano annullate in partenza dalla contraddizione.»</span></blockquote>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Perfetto! mi sono detto, è la giusta sintesi per il mio tavolo da disegno in rete; non solo, l’etimo perfeziona ciò che in realtà è WA: dal greco aporía ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">difficoltà, incertezza</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La parola vaga 'intersezione' da oggi sarà sostituita da '<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/p/intersezioni.html#.UtQvs9LuKbM" target="_blank">aporie</a>'.</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><br /></span></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;">secondo | nuove aporie:</span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">la recente aporia </span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/03/calendario.html#.UtPaKtLuKbM" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Calendario</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> è stata tra le più lette dello scorso anno; è un’aporia che ha bisogno di tempo che cercherò d’intensificare nei prossimi mesi.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Le due novità saranno:</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;">Pugno, carta, forbice</b></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">un viaggio disorganizzato alla ricerca delle centinaia di riviste, fanzine, dazebao, fogli, incunaboli, magazine pubblicati in Italia ogni giorno;</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;">Buca</b></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
per ringraziare chi in questi anni mi ha spedito dei libri e che non ho mai trovato il tempo, o forse non ho mai voluto farlo, di parlarne. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il tavolo da disegno di WA, anche quest’anno, cercherà d’immergersi nella realtà di cui parla.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A dopo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;"><br /></span></b>
<b><span style="color: #990000;">14 gennaio 2014</span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-size: x-small;">Intersezioni ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/05/wilfing.html" target="_blank">WILFING</a></span></i></div>
<div style="text-align: center;">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/01/0014-wilfing-due-punti_14.html#comment-form" target="_blank"><b><span style="color: #990000;">COMMENTA</span></b></a></div>
<div style="text-align: center;">
__________________________________________</div>
<b>Note: </b><br /><div style="text-align: justify;">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/01/0014-wilfing-due-punti_14.html#_ednref1" name="_edn1"><sup>1</sup></a> Intervista collettiva, <i>Bruce Sterling: “Ci salverà l'ingenuità”</i>, La stampa, 25 gennaio 2013<a href="http://www.lastampa.it/2013/01/25/cultura/bruce-sterling-intervistato-dai-suoi-fan-qjzXvykIiVsUFNqzpupnEI/pagina.html" target="_blank">*</a> </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2014/01/0014-wilfing-due-punti_14.html#_ednref2" name="_edn2"><sup>2</sup></a> Milan Kundera, <i>L’arte del romanzo</i>, Adelphi, Milano, 1988, p. 176</div>
</span><br />
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<!-- Blogger automated replacement: "https://images-blogger-opensocial.googleusercontent.com/gadgets/proxy?url=http%3A%2F%2F2.bp.blogspot.com%2F-tReVY4yKDvY%2FUtQkCcn9N0I%2FAAAAAAAAD7g%2FpbY1ApSJXFU%2Fs1600%2FHeader%2BWilfing%2BArchitettura%2B2014%2Bblog.jpg&container=blogger&gadget=a&rewriteMime=image%2F*" with "https://2.bp.blogspot.com/-tReVY4yKDvY/UtQkCcn9N0I/AAAAAAAAD7g/pbY1ApSJXFU/s1600/Header+Wilfing+Architettura+2014+blog.jpg" -->Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-40668454899445576412013-12-31T15:46:00.000+01:002014-01-07T08:24:46.407+01:00Dieci cose che cercherò di fare grazie ai consigli di Add This<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i>di Salvatore D'Agostino</i></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dieci cose che cercherò di fare il prossimo anno grazie ai consigli di Add This: </span><a href="http://www.addthis.com/blog/2013/10/31/10-tips-to-make-your-content-more-engaging/" style="font-family: Verdana, sans-serif;">10 Tips to Make Your Content More Engaging</a></div>
<br /><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<b></b></span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><b><span style="color: #990000; font-size: large;">Nel frattempo buon tutto a tutti.</span></b></b></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>
</b></span><br />
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif; font-weight: bold;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-FtSPRBc7YyU/UsLW1MfWH3I/AAAAAAAAD6Y/umYTgxsUsbU/s1600/10.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-FtSPRBc7YyU/UsLW1MfWH3I/AAAAAAAAD6Y/umYTgxsUsbU/s1600/10.jpg" /></a></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif; font-weight: bold;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">1. Fregarmene dei dati</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Per due motivi: elimina l’ansia dei grandi eventi e perché l’architettura è un affare per onanisti. Due esempi per capirci: </div>
<ul>
<li style="text-align: justify;">l’intervista che pochissimi lettori avevano visitato o letto a <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2010/05/0039-speculazione-un-colloquio-con.html">Walter Siti</a> una sera ha registrato un picco di visite solo perché lo scrittore <a href="http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-c7c046f4-f491-4c37-8011-56bae0f178b4-ctcf.html">stava parlando</a> da Fabio Fazio;</li>
<li style="text-align: justify;">molti link hanno balzi improvvisi di visita provenienti dai siti porno.</li>
</ul>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">2. Non essere accattivante</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Non limitare la libertà.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">3. Non essere utile</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Delegare i sermoni sull'architettura ai buoni samaritani.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">4. Eliminare lo spirito di servizio</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Lasciare la notizia ‘calda’ ai professionisti dell’informazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">5. Essere il più possibile disconnesso</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Cercare di fare sempre più cose nella vita reale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">6. L’indipendenza rende liberi</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Evitare l’ottimizzazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">7. Trovare il tempo per disegnare un nuovo layout</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Eliminare tutte le impostazioni da ‘default’.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">8. Disegnare, leggere, camminare, osservare e respirare</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Fregarsene di qualsiasi test.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">9. Scrivere senza limiti</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
Un testo vive del suo contenuto non dipende dalla sua lunghezza.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-size: large;">10. Ridere leggendo i consigli per diventare un bravo blogger</span></b></div>
</b><div style="text-align: justify;">
:-)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span></div>
</div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-65751639318113178722013-12-16T11:09:00.000+01:002013-12-17T18:59:11.881+01:000053 [SPECULAZIONE] Un post dialogo con Luca Zevi curatore del padiglione italiano della XIII Mostra Internazionale di Architettura di Venezia 2012 <div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i>di Salvatore D'Agostino</i></b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il primo agosto del 2012 avevo proposto un’intervista a Luca Zevi, allora neo-curatore del padiglione italiano della XIII Biennale di architettura di Venezia 2012, ma per varie peripezie web le risposte sono arrivate il 6 dicembre 2013, qualche giorno dopo </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">la nomina di Cino Zucchi</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_edn1" name="_ednref1"><sup>1</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> come prossimo curatore del padiglione italiano 2014.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ricordo che Luca Zevi aveva ‘</span><a href="http://www.labiennale.org/doc_files/pad-italiano.pdf" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">articolato</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ la sua esposizione in tre racconti:</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;">L’oggi.</b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La narrazione del rapporto tra architettura, crescita, innovazione e industria: da Adriano Olivetti all'Architettura del Made in Italy.</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il futuro.</b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La proiezione vero il futuro: la sfida di Expo 2015.”Nutrire il pianeta” diventa una straordinaria occasione di riflettere sul rapporto tra territorio e ambiente, città e produzione agricola, e sul senso del “progetto” nel nord e sud del mondo.</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;">La sfida.</b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il Padiglione Italia, tradizionale sede della “mostra”, diventa prototipo di un nuovo modo di abitare che tiene insieme cultura dell’ambiente e green economy.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-vQcIwAmls-4/Uq641lnja8I/AAAAAAAAD5g/z_QaDGXHNGw/s1600/Luca+Zevi+curatore+del+padiglione+italiano+della+XIII+Mostra+Internazionale+di+Architettura+di+Venezia+2012.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-vQcIwAmls-4/Uq641lnja8I/AAAAAAAAD5g/z_QaDGXHNGw/s1600/Luca+Zevi+curatore+del+padiglione+italiano+della+XIII+Mostra+Internazionale+di+Architettura+di+Venezia+2012.jpg" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Tra analessi e prolessi ecco l’epilogo:</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;"><b>Salvatore D’Agostino</b> Crede che sia possibile rilanciare una nuova stagione olivettiana senza analizzare le cause storiche e sociali del suo declino?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Luca Zevi</b> Una nuova stagione che veda l’imprenditoria del Made in Italy impegnata nella formazione di una rete olivettiana animata da un grande progetto di riqualificazione del territorio italiano non solo è possibile, ma è assolutamente necessaria.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Le cause del declino della prospettiva avanzata da Adriano Olivetti sono state analizzate nel Padiglione Italia e nei molti convegni che vi si sono svolti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Adesso è il momento di agire, pena un declino inarrestabile del nostro paese. I segnali, al momento, forse non sono confortanti, ma vale sicuramente la pena di continuare a provarci.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">È ancora possibile parlare di ‘Made Italy’ senza un’analisi puntuale sulla realtà del ‘Made Italy’, la sua genesi e la sua, forse, involuzione?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Questa analisi abbiamo cominciato a farla in occasione della Biennale 2012 e stiamo continuando a svilupparla. La genesi del Made in Italy come “resistenza antropologica” dell’imprenditore italiano alla massificazione produttiva è ormai abbastanza chiara.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non so se parlerei di involuzione del Made in Italy: piuttosto della necessità di una nuova strategia di fuoriuscita dalla crisi in corso, che colpisce duramente anche questo settore. Se vogliamo superarla, dobbiamo trasformare una sommatoria di individualità geniali in un sistema complesso, capace di agire in maniera sinergica nella direzione di una rigenerazione allargata del territorio italiano nella direzione della Green Economy, che è l’unico grande businnes possibile nei prossimi decenni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Crede, osservando l’evolversi dell’evento, sia stato importante aver rilanciato l’Expo del 2015 come prospettiva per l’immediato futuro?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Expo 2015 ha assunto un tema importante, “Nutrire il pianeta”. Con il primo progetto, eminentemente paesaggistico, si è data un’interpretazione originale e pertinente a quel tema. Dal progetto alla realizzazione, come sempre, molte cose sono cambiate e ad oggi non sono in grado di prevedere l’esito finale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Se sarà un grande momento di riflessione sull'inversione di tendenza che deve conoscere il nostro modello di sviluppo nei prossimi decenni, per uscire dalla crisi in cui siamo immersi e per rilanciare l’immaginazione di un habitat sostenibile, allora sarà valsa la pena di lottare per ospitare in Italia questa grande manifestazione internazionale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">«Qui dunque, nel luogo più puzzolente di tutto il regno, il 17 luglio 1738 nacque Jean-Baptiste Grenouille.» finiva così l’incipit de ‘Il Profumo’ di Patrick Suskind<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_edn2" name="_ednref2"><sup>2</sup></a>. Questo finale sintetizza con estrema precisione la città di Londra nel pieno della ‘<i>rivoluzione industriale</i>’. L’addensarsi di cittadini verso i centri urbani industriali e la scarsa prevenzione ‘<i>igienica</i>’ portò, alla fine dell’ottocento, a elaborare le città secondo criteri di ‘<i>salubrità</i>’. Le città, per non soccombere alle continue epidemie, non potevano più essere improvvisate, ma serviva un accurato programma edilizio. Da lì a qualche decennio nacque la scienza urbana, dettata più da regole igieniche che estetiche, alla quale si diede il nome di ‘<i>urbanistica</i>’. All’inizio del novecento si svilupparono diverse idee di città caratterizzate dal rispetto verso l’ambiente ma percorrendo la storia concreta molte di quelle città hanno premiato i forti guadagni immediati immobiliari e industriali più che l’idea collettiva di ‘<i>città salubre</i>’. La sua sfida per il futuro, riprendendo quel puzzo descritto da Suskind, è stata la costruzione di un ‘<i>prototipo</i> di un nuovo modo di abitare che tiene insieme '<i>cultura dell’ambiente e green economy</i>’, è stata recepita?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In parte sì, e lo dimostra il fatto che il Padiglione Italia da me curato ha continuato e continua a vivere ben oltre la chiusura della mostra veneziana. L’affermazione che la qualità architettonica è una forza produttiva, che un’azienda che voglia lanciare la sfida ai mercati internazionali ha necessità di autorappresentarsi attraverso il progetto, ha convinto grazie alla ricerca e alla ricca documentazione che abbiamo presentato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È per questo che le architetture del Made in Italy, che abbiamo portato alla luce, stanno facendo il giro del mondo grazie all’esportazione della mostra in molti altri paesi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000;">Il suo progetto è stato selezionato tra alcuni inviti fatti dal Ministero dei Beni Culturali (ndr ricordo i nomi: Marco Brizzi, Fulvio Irace, Margherita Petranzan, Massimo Carmassi, Franco La Cecla, Edoardo Piccoli, Alberto Ferlenga, Massimo Moschini, Roberto Zancan e Cino Zucchi)<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_edn3" name="_ednref3"><sup>3</sup></a> a pochi mesi dall'apertura della mostra. Pare che anche per la XIV biennale non si sia ancora scelto il curatore (ndr domanda posta prima della nomina ufficiale di Cino Zucchi), mentre la maggior parte dei paesi partecipanti stanno lavorando da tempo all'allestimento per il proprio paese.<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_edn4" name="_ednref4"><sup>4</sup></a> Crede sia un problema, per un curatore, avere poco tempo per ideare forse la più importante vetrina sull'architettura del mondo?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È certamente un problema e mi ritengo baciato dalla sorte perché, avendo il tempo più ristretto mai concesso a un curatore (tre mesi), sono riuscito a sviluppare un discorso e a rappresentarlo in maniera efficace all’Arsenale. Si tratta di un risultato che non sarebbe stato assolutamente possibile se mi fossi trovato ad affrontare la sfida come professionista isolato. Poiché invece sono esponente dell’<a href="http://www.inarch.it/default.aspx?pag=0&lang=it" target="_blank">Istituto Nazionale di Architettura</a>, che da oltre cinquant'anni sviluppa una riflessione propositiva sul territorio italiano, ho potuto mobilitare le energie soprattutto giovani presenti nell'Istituto – <i>oltreché tanti studiosi di altre discipline che hanno collaborato con generosità e competenza</i> - facendo di quest’avventura uno straordinario momento di elaborazione intellettuale e di progettazione architettonica profondamente condivise.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma sconsiglio vivamente dal ritentare la stessa strada, affidando nuovamente la curatela del Padiglione Italia all'ultimo momento. La prossima volta potrebbe non andare bene e l’immagine del nostro paese, non sempre edificante, potrebbe gravemente risentirne.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000;">16 dicembre 2013</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<i>Intersezioni ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/speculazione.html" target="_blank">SPECULAZIONE</a></i></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #990000;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></span></b></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
__________________________________________</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Note:</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_ednref1" name="_edn1"><sup>1</sup></a> il 28 novembre 2013 - fonte <a href="http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/progetti-e-concorsi/2013-11-28/cino-zucchi-curatore-padiglione-121622.php" target="_blank">Sole 24 ore - Edilizia e territorio</a> - è stata ufficializzata la nomina di Cino Zucchi come prossimo curatore padiglione italiano della VIX Mostra Internazionale di Architettura di Venezia 2014. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_ednref2" name="_edn2"><sup>2</sup></a> Tratto dal libro ‘Il Profumo’ di Patrick Süskind, 1985.<a href="https://www.facebook.com/photo.php?fbid=539782192750055&set=a.351000951628181.80106.118102681584677&type=1&theater">*</a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_ednref3" name="_edn3"><sup>3</sup></a> Di seguito i temi proposti dai mancati curatori e la loro relazione in pdf:</div>
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<ul>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Marco Brizzi - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfdkRaTUZVSEpBMmM/edit?usp=sharing" target="_blank">Tutto è manifesto</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Fulvio Irace - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfcFVITEVBQzFDWFk/edit?usp=sharing" target="_blank">.it</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Margherita Petranzan - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfbWFBb3FhT0Q5d3M/edit?usp=sharing" target="_blank">SI 'Strada Italiana' ' Save Italy'</a>;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Massimo Carmassi - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfLUpFSTg0bjkzZkk/edit?usp=sharing" target="_blank">Un Paese Normale | A normal Country</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Franco La Cecla - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfekJocEtFRHByVW8/edit?usp=sharing" target="_blank">Da dove ricominciare?</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Edoardo Piccoli - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfLU1kazVnMnJ6X2M/edit?usp=sharing" target="_blank">al lavoro?</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Alberto Ferlenga - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfRDBMQlllY0tNUkk/edit?usp=sharing" target="_blank">Italia, territorio comune dell'architettura</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Massimo Moschini - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfVC1FdHNpTXhVVEk/edit?usp=sharing" target="_blank">La memoria attiva | OP.CIT.Y</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Roberto Zancan - <a href="https://drive.google.com/file/d/0B6uYKqTweOzfUWdRdVdvYktnTFU/edit?usp=sharing" target="_blank">Riavvicinamenti</a> -;</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Cino Zucchi ha rifiutato l’invito, come mi ha scritto in una mail del 3 agosto 2012, perché: «<i>era veramente, secondo me, oltre il tempo limite per fare un buon lavoro; gli altri miei impegni pregressi non mi avrebbero permesso di occuparmene con l’impegno richiesto da un’occasione così importante</i>.»</span></li>
</ul>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-WnYM4dnZyYk/Uq7QROqGNXI/AAAAAAAAD5w/oc2kAalLyqw/s1600/Padiglione+italiano+biennale+di+Venezia+2012.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-WnYM4dnZyYk/Uq7QROqGNXI/AAAAAAAAD5w/oc2kAalLyqw/s1600/Padiglione+italiano+biennale+di+Venezia+2012.gif" /></span></a></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0053-speculazione-una-post-dialogo-con.html#_ednref4" name="_edn4"><sup>4</sup></a> Il blog <a href="http://www.zeroundicipiu.it/2013/10/07/road-to-biennale-2014/" target="_blank">zeroundicipiù</a> in questi mesi ha monitorato le varie assegnazioni dei curatori dei padiglioni nazionali, peccato che non abbia riportato la scansione temporale delle nomine. Sembra interessante il <a href="http://storefrontnews.org/programming/events?preview=true&e=572" target="_blank">il tema aperto</a> da <a href="http://storefrontnews.org/programming/events?preview=true&e=572" target="_blank">storefront</a>, curatore del padiglione USA, che ha ricercato cinque detonatori creativi per rielaborare, riformulare, reinventare e discutere i progetti realizzati dagli architetti americani in tutto il mondo nel corso degli ultimi cento anni.</span><br />
<br /></div>
Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-85780481136868504122013-12-03T18:09:00.000+01:002013-12-04T16:04:08.812+01:000052 [SPECULAZIONE] Alberto Pugnale | Engineering Architecture: come il virtuale si fa reale<div>
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><i><b>di Salvatore D'Agostino </b></i></span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Dopo un lungo periodo di progressiva separazione, con lo sviluppo delle tecnologie informatiche architettura e ingegneria si stanno gradualmente riavvicinando. È un fenomeno che ho qui semplicemente tentato d’introdurre e che personalmente chiamo ‘<i>Engineering Architecture</i>’.» (<i>Alberto Pugnale</i>)</span></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Engineering Architecture è un termine che Alberto Pugnale ha cesellato in questi anni di esperienza didattica e lavorativa, attraverso un’accurata analisi dello sviluppo storico delle tecnologie e una ricca comparazione con testi ed esperienze globali.</span><br />
<i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></i>
<i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Engineering Architecture</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> chiarisce tre aspetti (ma ce ne sono molti altri):</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<ul><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<li>il primo spiega molti termini nati con l’uso delle tecnologie informatiche attraverso un’attenta ricostruzione storica;</li>
<li>il secondo ci aiuta a diffidare dei neologismi che cercano di incasellare le diverse esperienze delle tecnologie informatiche in architettura e ingegneria;</li>
<li>il terzo c’invita a non classificare i processi storici attraverso nette separazioni concettuali tra l’era attuale e quella storica.</li>
</span></ul>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ringrazio il professore <i>Alberto Cuomo</i> per aver acconsentito alla pubblicazione di questo saggio scritto per la rivista da lui diretta ‘<i>Bloom</i>’, n.14, settembre/ottobre/novembre 2012.<a href="http://www.composizionearchitettonica.unina.it/index.html">*</a></span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span></div>
<div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-0qlMDkV6b-4/Up2-ln7naJI/AAAAAAAAD4k/bPaC8NfcNOE/s1600/ch-pizzigoni-figura-31.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-0qlMDkV6b-4/Up2-ln7naJI/AAAAAAAAD4k/bPaC8NfcNOE/s1600/ch-pizzigoni-figura-31.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption"><div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small;"><a href="http://albertopugnale.wordpress.com/2013/04/14/the-church-of-longuelo-parametric-model-and-optimization-with-grasshopper-karamba-and-galapagos/" target="_blank">La chiesa di Longuelo</a></span><br />
<br /></div>
</td></tr>
</tbody></table>
</div>
<div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000; font-size: large;"><br /></span></b></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000; font-size: large;">ENGINEERING ARCHITECTURE: COME IL VIRTUALE SI FA REALE</span></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span><i><b><span style="color: #990000;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">di </span><a href="http://www.albertopugnale.com/" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Alberto Pugnale</a></span></b></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Negli ultimi vent'anni l’impatto del digitale in architettura è cresciuto esponenzialmente, manifestandosi nei ‘</span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Architettura_blob" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank"><i>BLOB</i></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ informi di Greg Lynn</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn1" name="_ednref1" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><sup>1</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, come anche nelle cosiddette ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">free-form</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ dei NOX</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn2" name="_ednref2" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><sup>2</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. L’aggettivo ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">free</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ identifica la libertà di generare forme architettoniche a prescindere da ogni principio compositivo, statico o costruttivo, e si estremizza, ad esempio, nella ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">trans-architettura</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ puramente virtuale di Marcos Novak<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn3" name="_ednref3"><sup>3</sup></a>. Il computer insidia il lavoro concettuale del progettista come la realizzazione delle sue opere. Attraverso la fabbricazione a controllo numerico, il ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">file-to-factory</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’, il gruppo Objectile</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn4" name="_ednref4"><sup>4</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> sfida la produzione seriale dell'industrial design. Così un unico modello digitale parametrico si concretizza in molteplici variazioni spaziali uniche, sempre nuove.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span>
<br />
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Già citando questi pochi esempi, probabilmente i più conosciuti tra quelli esposti al Centre Pompidou di Parigi nel 2003-4, in occasione della mostra “<i>Architectures non-standard</i>”<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn5" name="_ednref5"><sup>5</sup></a>, si evidenzia l’intrinseca difficoltà nell'inquadrare teoricamente e storicamente l’uso di tecnologie digitali in architettura.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
L’eterogeneità dei progetti sperimentali coinvolti è etichettata dai curatori Zeynap Mennan e Frédéric Migayrou con il termine ‘<i>non-standard</i>’. Originariamente coniato da Bernard Cache del gruppo Objectile con riferimento alla fabbricazione a controllo numerico di elementi diversi<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn6" name="_ednref6"><sup>6</sup></a>, cioè non seriali, allo stesso costo progettuale e costruttivo di quelli comunemente standardizzati, è qui semplicemente usato per richiamare la natura organica dei lavori esposti<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn7" name="_ednref7"><sup>7</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Il ‘<i>non-standard</i>’ si presta però a un’interpretazione anche più specifica, che tende a far risaltare le peculiarità e le diversità dei progetti sviluppati con l’ausilio di computer, ma non ne preclude necessariamente una lettura in continuità con periodi e movimenti architettonici passati.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
Gli approcci di critici e riviste di settore come “<i>Architectural Design</i>”, che invece coniano nuove etichette per il fenomeno del digitale a un ritmo incessante<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn8" name="_ednref8"><sup>8</sup></a>, come architettura generativa, evolutiva e il ‘<i>performative design</i>’, fanno pensare all'informatizzazione come a una pesante massa omogenea catapultata improvvisamente sull'architettura dal nulla. Sono termini che rivendicano una distanza dal passato e ne ignorano le eventuali interrelazioni.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
L’integrazione di tecniche informatiche nelle varie fasi progettuali e costruttive si radica nell'architettura stessa passando attraverso i suoi specialismi. Ricerca e innovazione ne scrivono gradualmente la storia. È un intreccio complesso che attraversa l’ingegneria strutturale e il disegno industriale, ispirandosi a campi apparentemente lontani dal mondo delle costruzioni, come l’intelligenza artificiale e il cognitivismo.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-kp7WZ9X10y4/UneBSS8oggI/AAAAAAAADyo/I5ntXhIu_e4/s1600/GIF+Engineering+Architecture+01.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-kp7WZ9X10y4/UneBSS8oggI/AAAAAAAADyo/I5ntXhIu_e4/s1600/GIF+Engineering+Architecture+01.gif" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Alcune brevi storie possono guidarci nell'impresa di sbrogliarlo, mettendo in risalto i dettagli di vicende originariamente separate, purtroppo sempre più accorpate sotto la generica etichetta ‘<i>digitale</i>’</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn9" name="_ednref9"><sup>9</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><br /></span></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;">1</span></b></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> <b><span style="color: #990000;">Il Computer-Aided Design (CAD) automatizza il lavoro paziente e preciso della rappresentazione tecnica. </span></b>Non si predispone per sua natura a stravolgere le fasi concettuali del progetto, ma facilita e velocizza il flusso di lavoro, diffondendosi a macchia d’olio negli studi professionali. Acquisito direttamente dal mondo della meccanica, si colloca cronologicamente agli albori dell’informatizzazione in architettura, ed erroneamente si tralasciano alcuni importanti tasselli, antecedenti il rilascio dei principali software commerciali datati Ottanta e Novanta.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Nello studio americano SOM (Skidmore, Owings and Merrill) i computer iniziano, infatti, a popolare il settore amministrativo già negli anni Cinquanta. Nell'arco di un decennio si allargano poi al gruppo progettuale, che vanta l’acquisto di un IBM-1620 da dedicare a studi strutturali complessi ed energetici degli edifici.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-Bk1Ya072zAM/UnfdXafchkI/AAAAAAAADy4/apUM2FeV-wE/s1600/6913.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-Bk1Ya072zAM/UnfdXafchkI/AAAAAAAADy4/apUM2FeV-wE/s1600/6913.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: white; text-align: left;"><a href="http://www-03.ibm.com/ibm/history/exhibits/asia/Philippines_3404ph07.html" target="_blank"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;">IBM 1620 system - 1966</span></a></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Architetti e ingegneri messi di fronte a rudimentali calcolatori privi di programmi seppero immaginare, più liberamente di oggi, come sviluppare una sinergia con i loro nuovi e inseparabili compagni di viaggio.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Col supporto di programmatori ed esperti d’informatica, tra i quali il partner Douglas Stoker, nonché con accordi direttamente stipulati con IBM, il gruppo di SOM, capitanato da </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Bruce_Graham" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Bruce Graham</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> e dall’ingegnere </span><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Fazlur_Khan" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Fazlur Khan</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, concepisce poi negli anni Ottanta un programma denominato Building Optimization Procedure (BOP), volto all'abbattimento dei costi di costruzione degli edifici.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Concettualmente, è un rozzo predecessore dei software che oggi chiameremmo Building Information Modeling (BIM)</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn10" name="_ednref10"><sup>10</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, i quali attraverso un unico modello tridimensionale ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">ricco</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ d’informazione raccolgono e gestiscono non solo dati geometrici, ma anche strutturali, energetici e costruttivi dell’edificio, relazionandoli tra loro e migliorando così l’interazione e il dialogo tra le figure progettuali coinvolte nel processo.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Seppur lontane anni luce da tale definizione, le doti del BOP sono comunque affini ai prodigi dei più recenti BIM per principio e concezione, ispirandosi e rispondendo direttamente a specifiche esigenze progettuali.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> La potenza delle grandi case informatiche non concede a questo e ad altri programmi firmati SOM una lunga sopravvivenza sul mercato. L’inevitabile vendita a IBM non frena però </span><a href="http://www.ctbuh.org/AboutCTBUH/OrganizationPeople/PeopleAZ/Z/JohnZils/tabid/979/language/en-GB/Default.aspx" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">John Zils</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, partner associato e attuale responsabile del gruppo strutturisti di SOM Chicago, di riflettere così su un nodo chiave dell’informatizzazione in architettura:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Eravamo abituati a crearci da soli il software su misura per quello che volevamo fare… E adesso ci troviamo a dipendere da altri che fanno le cose per noi e che, naturalmente, non le fanno nel modo in cui noi vogliamo farle. Ci troviamo sempre a dover valutare i diversi software per trovare quello che si avvicina di più alle nostre esigenze.»<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn11" name="_ednref11"><sup>11</sup></a></span></blockquote>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;">2</span></b></span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"> L’amore/odio per i computer</span></b><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;"> può in parte ricondursi alla continua presenza di tale tensione</span></b>, cioè alla naturale distanza tra il programma ideale, ipoteticamente rilasciato su misura del progettista, e il software commerciale di massa, che tenta di adattarvisi per quanto possibile.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> È il dilemma al centro delle ricerche di </span><a href="http://www.autodeskresearch.com/people/robert" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Robert Aish</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, informatico di formazione e specializzato nello studio dell’interazione uomo-macchina, che, prima in collaborazione con ARUP, poi Bentley, e infine all'interno del gruppo Autodesk Research, concepisce e sviluppa software specifici per la progettazione architettonica.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Consapevole di come i tradizionali CAD automatizzino i dati progettuali a un livello semantico troppo basso, avvalendosi di semplici linee, archi e cerchi per supportare il lavoro concettuale dell’architetto, non vuole però ingabbiare potenziali sprazzi di creatività promuovendo all'opposto, e in maniera altrettanto inefficace, lo sviluppo di programmi che già forniscono librerie di muri, porte e finestre.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Aish s’interroga quindi sull'esistenza d’invarianti all'interno del processo progettuale, ricercando quei pattern ricorrenti e generali che ne svelino il potenziale di standardizzazione informatica.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Il rilascio di prodotti come GenerativeComponents e Autodesk Revit gli permettono di affermare che ogni processo progettuale è sempre e comunque basato sulla definizione di elementi e di relazioni tra essi<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn14" name="_ednref14"><sup>14</sup></a></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. È cioè fondato sulla costruzione di spazi topologici piuttosto che metrici.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Un muro di mattoni si può quindi descrivere attraverso le proprietà base dei suoi componenti, cioè i ‘parametri’ di lunghezza, larghezza e altezza dei laterizi, nonché sfruttando una serie di equazioni che ne stabiliscono le interrelazioni geometriche, in questo caso la reciproca posizione spaziale. L’informatizzazione garantisce integrità a questo sistema, permettendo all'architetto di concentrarsi sulle modifiche numeriche delle sue ‘variabili’, all'interno di domini continui o discreti.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> È in sintesi il concetto di ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">progettazione parametrica</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’, sul quale Gramazio & Kohler</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn13" name="_ednref13"><sup>13</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, architetti e ricercatori prezzo l’ETH di Zurigo, fondano la concezione di progetti come la cantina Gantenbein, in Svizzera.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-HiexbnjEyEg/Unfldkzk5tI/AAAAAAAADzI/gmWGrNxKH44/s1600/cantina+Gantenbein.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-HiexbnjEyEg/Unfldkzk5tI/AAAAAAAADzI/gmWGrNxKH44/s1600/cantina+Gantenbein.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://www.gramaziokohler.com/web/d/projekte/52.html" style="text-align: justify;" target="_blank"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small;">Cantina Gantenbein</span></a></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Col fine di garantire ventilazione agli spazi interni e protezione dalla luce diretta, reinventano ad esempio l’uso del laterizio disposto a ‘<i>treillage</i>’. Studiano attraverso un modello parametrico del muro, sopra descritto sinteticamente, nuovi motivi che richiamino figurativamente l’uva. Realizzano poi la facciata in moduli prefabbricati a controllo numerico, assemblati in un telaio strutturale di calcestruzzo armato.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Gramazio & Kohler riciclano poi lo stesso modello parametrico del muro per progettare l’installazione del padiglione svizzero alla Biennale di Venezia 2008, come anche il prototipo Pike Loop, costruito ed esposto nel cuore di Manhattan nel 2009</span><sup style="font-family: Verdana, sans-serif;">14</sup><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Con un singolo sistema consistente di elementi e interrelazioni esplorano rapidamente molteplici configurazioni spaziali, in quella che Lars Spuybroek, del gruppo NOX, ribattezza nel suo ultimo libro come ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">architettura della variazione</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’.</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn15" name="_ednref15"><sup>15</sup></a>><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Lo stupore è assicurato se a tale lettura si affiancano un paio dei vecchi articoli di Luigi Moretti. In Forma come struttura, pubblicato su “Spazio” nel 1957</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn16" name="_ednref16"><sup>16</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, e in Ricerca matematica in architettura e urbanistica, stampato su “Moebius” nel 1971</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn17" name="_ednref17"><sup>17</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, si ritrova infatti una curiosa definizione di ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">architettura parametrica</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’, nella quale Moretti identifica come ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">parametri</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ tutte quelle variabili progettuali che l'architetto deve considerare, e alle quali deve rispondere, per soddisfare esigenze e requisiti funzionali di programma.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Peccando d’ingenuità, il suo intento è di comprendere, sistematizzare e formalizzare per quanto possibile il processo progettuale. Un’impresa che sfiora l’impossibile, ma merita una menzione per metodo, tentando d’inquadrare l’architettura all'interno di un programma di ricerca scientifico, uno dei primi svolti fondando l’IRMOU, che sta per </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">‘Istituto per la Ricerca Matematica e Operativa applicata all'Urbanistica</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’.</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><br /></span></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;">3</span></b></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;"> Tali accezioni del termine ‘<i>parametrico</i>’ non vanno però confuse con la sua declinazione prettamente geometrica.</span></b> Nella modellazione tridimensionale CAD, in programmi come Rhinoceros o 3D Studio Max, si definiscono parametriche quelle curve e superfici utilizzate per rappresentare accuratamente forme libere, organiche o particolarmente complesse, cioè non riconducibili, se non con l’approssimazione, a geometrie semplici. Nascono nel mondo dell’automotive design come frutto di una ricerca Citroën, e diventano rapidamente un supporto indispensabile dei progettisti, che possono così visualizzare e studiare virtualmente le forme dei futuri modelli di automobili.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Il primo standard di curve parametriche fu introdotto dal matematico <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Paul_de_Casteljau" target="_blank">Paul de Casteljau</a> nel 1959, il quale ne definì l’algoritmo di calcolo basandosi sui <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Polinomio_di_Bernstein" target="_blank">polinomi di Bernstein</a>. <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Pierre_B%C3%A9zier" target="_blank">Pierre Etienne Bézier</a>, ingegnere Renault, ne permise poi la diffusione durante il decennio successivo e fu quindi lui a darne il nome definitivo di ‘<i><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Curva_di_B%C3%A9zier" target="_blank">curve di Bézier</a></i>’<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn18" name="_ednref18"><sup>18</sup></a>. Ormai obsolete per la modellazione tridimensionale di forme libere, resistono invece nel settore grafico, e sono ancora implementate in programmi come Adobe Illustrator e CorelDraw.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> L’attuale standard per la rappresentazione di curve e superfici parametriche si chiama NURBS (Non Uniform Rational B-Splines)</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn19" name="_ednref19"><sup>19</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Si diffonde in architettura attraverso il software CAD Rhinoceros, e sostituisce i predecessori principalmente perché permette all'utente un miglior controllo delle geometrie create, caratteristica imprescindibile per uno strumento di progetto, quindi di modifica, più che di restituzione grafica.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Le superfici NURBS si ottengono per interpolazione di curve e si classificano, in base al metodo generativo, in skinned, proporzionali, spine, swept e d’interpolazione bidirezionale. <a href="http://www.iuav.it/Ateneo1/docenti/design-e-a/docenti-st/Massimilia/index.htm" target="_blank">Massimiliano Ciammaichella,</a> descrivendo queste cinque tipologie in “Architettura in NURBS”<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn20" name="_ednref20"><sup>20</sup></a>, evidenzia come la genesi di tali superfici segua logiche affini ai modi attraverso i quali gli architetti concepiscono gli spazi a esse sottesi. I NOX, per esempio, progettano forme libere sulla base del criterio ‘<i>skinned</i>’, cioè interpolando curve di sezioni giacenti su piani paralleli. Zaha Hadid, invece, rappresenta spesso la dinamicità dei flussi con NURBS ‘<i>proporzionali</i>’, vale a dire ottenute da generatrici convergenti in un punto.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Ben diverso era l’approccio degli architetti e ingegneri del Secondo Dopoguerra. Opere caratterizzate da un’elevata complessità spaziale, come il Kresge Auditorium di Saarinen, la stazione di servizio BP sull'autostrada Berna-Zurigo di Isler, o il ponte sul Basento di Musmeci, erano, in quel periodo, il frutto di un processo creativo-generativo che saldava indissolubilmente il contributo disciplinare strutturale a quello della ricerca formale. All'inizio del secolo, neppure Gaudí poté disegnare le guglie della sua Sagrada Familia senza prima di studiarne il comportamento meccanico: dovette simulare le proprietà base della pietra con modelli di funi catenarie, e ricondurre quindi il progetto alla risoluzione di un problema di ‘<i>form-finding</i>’, o ricerca di forma strutturale.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Separare la componente rappresentativa dell’architettura dalla sua anima conformativa era, di fatto, impossibile.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-0BlPxD9dyuI/UpzJ-5E_kpI/AAAAAAAAD3k/ALW7l5xvfMs/s1600/Saarinen--Isler-Musmeci-Gaud%C3%AC.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-0BlPxD9dyuI/UpzJ-5E_kpI/AAAAAAAAD3k/ALW7l5xvfMs/s1600/Saarinen--Isler-Musmeci-Gaud%C3%AC.gif" /></a></div>
<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> La natura parametrica di curve e superfici NURBS ne consente l’utilizzo anche come geometrie guida per lo studio e la progettazione di configurazioni spaziali più complesse. Nel caso specifico delle superfici, il più delle volte questo significa compiere un’operazione di ‘<i>paneling</i>’, cioè che discretizza la NURBS in una mesh strutturale e/o una serie di componenti assemblabili, anch’essi parametrici.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> I grid-shell della Fiera di Milano e del centro commerciale MyZeil di Francoforte, entrambi progettati da Massimiliano Fuksas, sono due recenti esempi di procedura di paneling. Da pure e astratte superfici NURBS, le società d’ingegneria incaricate della progettazione esecutiva, rispettivamente Schlaich Bergermann und Partner e Knippers Helbig, hanno ricavato, o meglio progettato e calcolato, i reticoli strutturali, come anche le esatte geometrie degli elementi vetrati di rivestimento</span><sup style="font-family: Verdana, sans-serif;">21</sup><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Il forte impatto estetico delle superfici iniziali ha guidato i progettisti nella ricerca di pattern sobri, che discretizzassero le NURBS senza aggiungervi nuovi elementi decorativi.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Xy07u-cCVfA/Up9ENeMa_qI/AAAAAAAAD5A/oi85GVMajDY/s1600/Fuksas+-+Achim+Menges+e+Jan+Knippers+2.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Xy07u-cCVfA/Up9ENeMa_qI/AAAAAAAAD5A/oi85GVMajDY/s1600/Fuksas+-+Achim+Menges+e+Jan+Knippers+2.gif" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
</span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Tuttavia, in parecchi altri progetti, la geometria di partenza è relativamente semplice, e gli sforzi dell’architetto si concentrano proprio nello studio del paneling per conferire organicità o dinamismo all'insieme. È questo il caso del Research Pavilion 2011 dell’università di Stoccarda, frutto del lavoro congiunto dei gruppi di Achim Menges e Jan Knippers<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn22" name="_ednref22"><sup>22</sup></a>. Il padiglione è infatti un poliedro relativamente semplice dalle facce ottagonali, e che si ispira liberamente ai gusci dei ricci di mare per modularità e comportamento strutturale. Il cuore del progetto è qui nello studio di tali moduli portanti a piastra, nonché nel modo in cui tra loro si giuntano formalmente e assemblano costruttivamente.</span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;"><br /></span></b>
<b style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: #990000;">4</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b> I comandi base dei CAD commerciali difficilmente permettono agli architetti di gestire complesse operazioni di paneling</b></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Ancor meno consentono di progettare muri parametrici come quelli di Gramazio & Kohler. Le case costruttrici di software, consapevoli di tali limiti, implementano quindi nei loro prodotti dei semplici ambienti di programmazione, basati, ad esempio, sui linguaggi interpretati come Visual Basic o Python. In altre parole, invitano l’utente esperto a estendere da sé le potenzialità native dei programmi, concependo nuove funzionalità attraverso lo sviluppo di piccoli codici, detti ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">script</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> All'inizio degli anni Novanta, quando le prime versioni di AutoCAD implementavano solamente il macchinoso linguaggio LISP, l’architetto </span><a href="http://scriptedbypurpose.wordpress.com/participants/neil-katz/" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Neil Katz</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, associato di SOM, già ne vantava una discreta collezione. I suoi codici formulavano parametricamente complessi pattern geometrici, e più volte hanno ispirato l’attività progettuale dello studio: l’involucro della </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lotte Tower </i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">di Seoul è stato così rapidamente disegnato e calcolato in quanto definito come entità parametrica, allo stesso modo dell’antenna per la </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Freedom Tower</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> di New York</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn23" name="_ednref23"><sup>23</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Da mezzo impiegato passivamente, la tecnologia digitale si trasforma in risorsa progettuale per formulare diversamente i problemi e costruirne poi interattivamente gli strumenti e le strategie di risoluzione.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> È il crescente fenomeno del ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">tooling</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ che, seppur etichettato comunemente anche con il termine di ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">scripting</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’, non ne è concettualmente il sinonimo ma, al contrario, l’evoluzione</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn24" name="_ednref24" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><sup>24</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Ricordiamoci, infatti, che lo scripting nasce negli anni Sessanta col mero obiettivo di automatizzare operazioni lunghe e ripetitive, che necessitavano periodiche esecuzioni dalla riga di comando</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn25" name="_ednref25" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><sup>25</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Rhinoceros, il software CAD di casa McNeel, è il programma in assoluto più utilizzato per sviluppare script in architettura. Le ragioni di tale successo sono molteplici. Nella versione 3.0, rilasciata nel 2003, già implementa un potente motore grafico NURBS, ideale per creare e gestire forme libere, combinato con RhinoScript, un ambiente di programmazione semplice ma completo, basato sul linguaggio Visual Basic. Dalla versione 4.0, invita poi anche i meno esperti a cimentarsi nello sviluppo di codici grazie a Grasshopper, un plug-in che, ispirandosi concettualmente ai diagrammi di flusso creati in </span><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Simulink" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Simulink</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> di casa MathWorks, consente agli utenti di ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">modellare</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ gli script attraverso un linguaggio grafico.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Grasshopper si basa sull'utilizzo di semplici routine e funzioni già compilate che, senza alcuna conoscenza di un linguaggio di programmazione, possono essere assemblate tra loro, direttamente dall'interfaccia grafica, per sviluppare algoritmi più complessi. Si tratta di tante piccole scatole nere che, forniti specifici dati in ingresso, eseguono una serie di istruzioni e restituiscono nuovi dati in uscita.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> I limiti di tale approccio sono evidenti e richiamano alla mente la sfortunata esperienza della ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">programmazione automatica</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’ degli anni Quaranta. I suoi fautori, tra i quali spicca il nome di </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Grace_Murray_Hopper" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Grace Murray Hopper</a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, famosa per essere stata la principale responsabile del tanto temuto ‘</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">millenium bug</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">’, si proponevano di realizzare quello che Ford concepì originariamente per la produzione di automobili: impostare, cioè, un sistema basato su parti intercambiabili, per sviluppare nuovi programmi scrivendo semplicemente codici di collegamento tra routine preconfezionate</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn26" name="_ednref26"><sup>26</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">. Un’idea valida per la catena di montaggio che, nel mondo dell’informatica, irrigidì la procedura di programmazione e si trasformò in un fallimento. La diagnosi è chiara: standardizzazione prematura e a uno sbagliato livello di astrazione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Grasshopper è per certi versi più flessibile, e ben si configura come strumento per lo studio di modelli parametrici, da implementare poi in codici più complessi. È pura illusione però presentarlo come la versione semplificata di RhinoScript. Infatti, la difficoltà del <i>tooling</i> non sta nell'apprendere un linguaggio di programmazione, ma nel saper formulare correttamente i problemi da risolvere in maniera parametrica.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">5</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;"> Le tecnologie digitali stanno radicalmente modificando anche il lavoro degli ingegneri civili.</span></b> Le tecniche numeriche di calcolo come il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_degli_elementi_finiti" target="_blank">FEM</a> (Finite Element Method) rimpiazzano in toto i metodi sperimentali di progetto e verifica delle strutture. Allo stesso modo, non si realizzano più modelli fisici per il form-finding di gusci leggeri in calcestruzzo armato o tensostrutture<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn27" name="_ednref27"><sup>27</sup></a>. Si passa invece attraverso l’ottimizzazione matematica che, sulla base di uno o più criteri di selezione, sfrutta la potenza di calcolo del computer<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn28" name="_ednref28"><sup>28</sup></a> per ricercare iterativamente la soluzione ottimale a un problema tra una serie di candidate<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn29" name="_ednref29"><sup>29</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Dal punto di vista progettuale, questo cambiamento è rilevante per almeno tre motivi.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> A differenza del form-finding classico, la topologia del sistema strutturale non è più necessariamente fissa. Può diventare quindi l’oggetto stesso del processo di ottimizzazione, come nel caso del progetto per la nuova stazione TAV di Firenze, sviluppato da Isozaki e Sasaki in occasione del concorso internazionale del 2003<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn30" name="_ednref30"><sup>30</sup></a>. Un’immensa copertura piana è qui sospesa in cielo da una struttura organica, della quale sia la topologia sia la forma finale ad albero derivano dall'uso di una versione perfezionata della tecnica ESO, cioè Evolutionary Structural Optimization<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn31" name="_ednref31"><sup>31</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-bDJROUEBc1s/UpzIHjEIANI/AAAAAAAAD3Y/dxTgcR6aFRs/s1600/Arata+Isozaki.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-bDJROUEBc1s/UpzIHjEIANI/AAAAAAAAD3Y/dxTgcR6aFRs/s1600/Arata+Isozaki.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-size: small;">La nuova stazione TAV di Firenze di Isozaki e Sasaki</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Data una configurazione spaziale iniziale, e calcolando le <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Criterio_di_von_Mises" target="_blank">tensioni di Von Mises</a> tramite analisi FEM, tale algoritmo rimuove iterativamente le parti di struttura inefficienti, minimizzando in generale lo spreco di materiale. In questo caso, è poi anche in grado di aggiungerne di nuove nei punti più critici, garantendo così all'insieme un comportamento meccanico ottimale.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Con l’ESO è stata concepita la facciata dell’edificio per uffici Akutagawa West Side, opera dell’architetto Hiroyuki Futai e del gruppo di ricerca di Hiroshi Ohmori della Nagoya University<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn32" name="_ednref32"><sup>32</sup></a>. Ed è stata poi anche curiosamente riprogettata la facciata della passione della Sagrada Familia. Si tratta di una ricerca coordinata da Jane Burry della RMIT University di Melbourne, volta a studiare eventuali analogie tra i risultati di un’ottimizzazione topologica e le forme naturali originariamente concepite da Gaudì con modelli di funi catenarie<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn33" name="_ednref33"><sup>33</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-TKUpbyCJtko/UpzOXnfNH9I/AAAAAAAAD3w/SiNdlubP6n4/s1600/uffici+Akutagawa+West+Side+-+Hiroyuki+Futai.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-TKUpbyCJtko/UpzOXnfNH9I/AAAAAAAAD3w/SiNdlubP6n4/s1600/uffici+Akutagawa+West+Side+-+Hiroyuki+Futai.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-size: small;">Edificio per uffici di Hiroyuki Futai</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Rispetto ai lavori di Heinz Isler e Frei Otto, l’ottimizzazione permette poi anche di mutare il concetto originario di form-finding, letteralmente mirato alla ricerca della forma ottimale, in quello che potremmo definire di ‘<i>form-improvement</i>’</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn34" name="_ednref34"><sup>34</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, cioè atto invece a migliorare le prestazioni di una configurazione spaziale preesistente, senza che per questo si debba raggiungere l’ottimo strutturale.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Nel crematorio di Kakamigahara, per esempio, nessun modello fisico col quale ricavare l’inverso della membrana tesa<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn35" name="_ednref35"><sup>35</sup></a> avrebbe potuto tradurre in struttura l’idea dell’architetto Toyo Ito. Attraverso l’ottimizzazione, invece, la copertura fluttuante in calcestruzzo armato, figurativamente ispirata a una nuvola, è stata modellata in una prima fase come se fosse pura scultura, e in seguito affinata strutturalmente attraverso un’analisi di sensibilità, o Sensitivity Analysis (SA)<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn36" name="_ednref36"><sup>36</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Con questa tecnica di ottimizzazione, Mutsuro Sasaki riduce l’energia potenziale elastica della membrana di copertura, modificandone iterativamente la curvatura. Basandosi sul calcolo del gradiente, infatti, l’analisi di sensitività gli permette di automatizzare il tradizionale metodo progettuale di ‘<i>trial and error</i>’, e di evitare così un ripetitivo e lento processo di disegno/verifica della forma, che richiede molteplici lanci manuali di analisi strutturali FEM<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn37" name="_ednref37"><sup>37</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-NjNuq-ZOJPQ/UpzQwl_rD_I/AAAAAAAAD38/V58ZrrQlPAY/s1600/crematorio+di+Kakamigahara.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-NjNuq-ZOJPQ/UpzQwl_rD_I/AAAAAAAAD38/V58ZrrQlPAY/s1600/crematorio+di+Kakamigahara.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #990000; font-size: small;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">Crematorio di Kakamigahara di </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: justify;">Toyo Ito</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> È la strategia utilizzata anche per il Grin Grin Park di Fukuoka e il Kitagata Community Centre di Gifu: altri due casi nei quali il progettista ha potuto considerare configurazioni spaziali free-form, strutturalmente sub-ottimali, solo grazie all’uso dell’analisi di sensitività<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn38" name="_ednref38"><sup>38</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Da semplici strumenti risolutivi, questa e altre tecniche di ottimizzazione numerica diventano, in architettura, efficaci strumenti esplorativi a supporto delle fasi concettuali del progetto. Per questa ragione, sono anche spesso identificate nella letteratura scientifica come strategie di ‘morfogenesi computazionale’</span><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn39" name="_ednref39"><sup>39</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Le ricerche che da qualche anno conduco con Mario Sassone e altri colleghi del nostro gruppo si collocano a pieno titolo all'interno di questo filone<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn40" name="_ednref40"><sup>40</sup></a>. L’obiettivo è chiaro: sviluppare e applicare tecniche di ottimizzazione per la progettazione architettonica, studiando in che misura, e secondo quali logiche, possano esse configurarsi anche come strumenti di pensiero<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn41" name="_ednref41"><sup>41</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Si parte sempre da un problema progettuale ben definito, cioè chiaramente formulabile in maniera parametrica. Per esempio, quando nel 2007 abbiamo riprogettato strutturalmente il crematorio di KaKamigahara, ne abbiamo rappresentato il guscio di copertura con una superficie NURBS in Rhinoceros: vincolati i suoi punti di controllo in corrispondenza dei pilastri, le coordinate spaziali dei restanti sono automaticamente diventate le variabili progettuali del sistema<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn42" name="_ednref42"><sup>42</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vi si abbina poi una strategia di ottimizzazione che, sulla base di uno o più criteri di selezione, svolge il ruolo di guida nel processo di studio e valutazione della forma architettonica. In parallelo con la geometria parametrica NURBS, abbiamo quindi sviluppato, attraverso uno script, un algoritmo genetico<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn43" name="_ednref43"><sup>43</sup></a>. Si tratta di una tecnica di ottimizzazione meta-euristica che, ispirandosi al principio dell’evoluzione naturale, genera ‘popolazioni’ intere di soluzioni progettuali (in questo caso configurazioni spaziali free-form), tra le quali seleziona, e ricombina iterativamente fra loro, solo le migliori. Nel nostro caso, fa così metaforicamente sopravvivere quelle superfici NURBS che, dal punto di vista strutturale, presentano in media bassi valori di spostamento verticale.</span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Un ultimo aspetto fondamentale dell’ottimizzazione è che non si limita però a risolvere unicamente questioni di statica, caratteristica invece intrinseca del form-finding basato sui modelli fisici. Tecniche come gli algoritmi genetici si possono usare, infatti, in tutti quei casi in cui una prestazione architettonica sia formulabile attraverso una funzione matematica e, tecnicamente parlando, sia quindi ‘<i>minimizzabile</i>’.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> All'interno del nostro gruppo di ricerca<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn44" name="_ednref44"><sup>44</sup></a>, Tomás Méndez Echenagucia<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn45" name="_ednref45"><sup>45</sup></a> ottimizza così l’acustica delle sale da concerti, Dario Parigi studia la geometria e il comportamento cinematico delle strutture reciproche<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn46" name="_ednref46"><sup>46</sup></a> e Paolo Basso risolve problemi economico-costruttivi dei grid-shell a forma libera<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn47" name="_ednref47"><sup>47</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Quest’ultimo tema è di particolare interesse per società d’ingegneria come la RFR parigina, originariamente fondata da Peter Rice nel 1982. Ad esempio, nella realizzazione di progetti come la stazione TGV di Strasburgo, dove il grid-shell di copertura free-form è composto di elementi vetrati a forma quadrilatera, la presenza della doppia curvatura nelle lastre diventa economicamente non trascurabile<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn48" name="_ednref48"><sup>48</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Interi gruppi di ricerca lavorano su tale problema di ottimizzazione<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn49" name="_ednref49"><sup>49</sup></a> che, prima dell’avvento del digitale, non si poteva altrimenti risolvere. Tutt'altro che a forma libera erano quindi i primi grid-shell a maglia quadrilatera di Jörg Schlaich: per garantirne la costruzione con lastre di vetro piane, egli doveva infatti disegnarli attraverso rigide regole geometriche, cioè solo per traslazione e scalatura di curve generatrici<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn50" name="_ednref50"><sup>50</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;">6</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><span style="color: #990000;">Parametrico e ottimizzazione cambiano il modo di progettare l’architettura dalla sua concezione.</span></b> La fabbricazione a controllo numerico ne trasforma invece le tecniche costruttive.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> La Son-O-House dei NOX e il muro parametrico di Gramazio & Kohler sono due esempi di come un’estrema complessità geometrica, gestita solo grazie al supporto dell’informatica, possa razionalmente realizzarsi attraverso il ‘file-to-factory’, cioè traducendo con delle macchine di derivazione industriale dei modelli digitali direttamente in costruzione<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn51" name="_ednref51"><sup>51</sup></a>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Le stazioni di Zaha Hadid per funicolare di Innsbruck sono invece un caso in cui le forme fluide dei grid-shell di copertura, riproducibili solo con l’uso di vetri a doppia curvatura, ancora richiedono costi di costruzione elevati. In pochi anni, potranno però ridursi con lo sviluppo di ‘<i>casseforme dinamiche</i>’, che permetteranno, cioè, una produzione industrializzata dei componenti trasparenti. A questo scopo, è nata ad esempio la piccola azienda start-up di </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Christian Raun Jepsen, ad Aalborg</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> (DK), che sta attualmente testando un primo prototipo di ‘<i>dynamic mould</i>’ con getti di gesso e calcestruzzo<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn52" name="_ednref52"><sup>52</sup></a>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<sup><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="//www.youtube.com/embed/3CmmYjNaGDo?rel=0" width="690"></iframe></sup>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Dopo un lungo periodo di progressiva separazione, con lo sviluppo delle tecnologie informatiche architettura e ingegneria si stanno gradualmente riavvicinando. È un fenomeno che ho qui semplicemente tentato d’introdurre e che personalmente chiamo ‘<i>Engineering Architecture</i>’.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<a href="http://labont.it/wordpress/wp-content/uploads/2012/08/eng.pdf" target="_blank"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">PDF versione cartacea rivista Bloom</span></a><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
</span><br />
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-align: start;"><b style="color: #990000;">3 dicembre 2013</b></span></div>
<div style="text-align: start;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Intersezioni ---> <a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2007/12/speculazione.html" target="_blank">SPECULAZIONE</a></span></i></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small;"><b style="color: #990000;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#comment-form" target="_blank">COMMENTA</a></b></span></div>
<div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">__________________________________________</span></div>
</div>
<div style="text-align: start;">
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Note:</span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; white-space: pre-wrap;">In questa versione web del testo, si sono aggiunti tutti i riferimenti web, l’asterisco* rimanda ai link di riferimento.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; white-space: pre-wrap;"><br /></span></div>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref1" name="_edn1"><sup>1</sup></a> LYNN G., <i>Folds, Bodies & Blobs: collected essays</i>, La lettre volée, Bruxelles, 1998.<a href="http://lettrevolee.com/spip.php?article1262&var_recherche=LYNN" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref2" name="_edn2"><sup>2</sup></a> SPUYBROEK L. (NOX), <i>Nox - </i><span style="background-color: white; font-style: italic; line-height: 19px; text-align: left;">Machining Architecture</span>, Thames & Hudson, Londra, 2004.<a href="http://www.thamesandhudson.com/NOX/9780500285190" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref3" name="_edn3"><sup>3</sup></a> Le più significative pubblicazioni di Marcos Novak sono:</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">NOVAK M.,<i> Next Babylon, soft Babylon</i>, in “Architectural Design”, n°136, novembre 1998, pp. 20-29;* NOVAK M.,<i> Speciazione, trasvergenza, allogenesi: note sulla produzione dell’alien</i>, in SACCHI L., UNALI M. (a cura di), “Architettura e cultura digitale”, Skira, Milano, 2003;<a href="http://www.skira.net/architettura-e-cultura-digitale.html" target="_blank">*</a> </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">NOVAK M., “Architectural Design”, n°157, maggio-giugno 2002, pp. 64-71;</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">NOVAK M., <i>Transmitting architecture</i>, in “Architectural Design”, n°118, ottobre 1995, pp. 42-47.<a href="http://www.mat.ucsb.edu/~marcos/Centrifuge_Site/MainFrameSet.html" target="_blank">*</a> <a href="http://www.zakros.com/liquidarchitecture/liquidarchitecture.html" target="_blank">*</a> <a href="http://sma.sciarc.edu/video/marcos-novak-liquid-architecture/" target="_blank">*</a></span></div>
</div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br />
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref4" name="_edn4"><sup>4</sup></a> Il gruppo Objectile è format dagli architetti Bernard Cache e Patrick Beaucé.<a href="http://www.archilab.org/public/1999/artistes/obje01en.htm#presentation" target="_blank">*</a>
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref5" name="_edn5"><sup>5</sup></a> MIGAYROU F. (a cura di), <i>Architectures non standard</i>, Centre Pompidou, Parigi, 2004.<a href="http://www.centrepompidou.fr/cpv/ressource.action?param.id=FR_R-3c4e69dcef22293def785d2d49a679e&param.idSource=FR_E-fa1119577d34b92cf234c452ae0cc8f" target="_blank">*</a></span><br />
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref6" name="_edn6"><sup>6</sup></a> CACHE B., BEAUCE P. (OBJECTILE), <i>Vers une mode de production non-standard</i>, in “Architectures non standard”, Centre Pompidou, Parigi, 2003 (pubblicato parzialmente). <a href="http://www.centrepompidou.fr/cpv/ressource.action?param.id=FR_R-3c4e69dcef22293def785d2d49a679e&param.idSource=FR_E-fa1119577d34b92cf234c452ae0cc8f" target="_blank">*</a> Traduzione italiana a cura di <span style="background-color: white; text-align: -webkit-left;">Teresanna Donà</span>: Verso un modo di produzione non-standard,pubblicato integralmente su ARCH’it, 5 gennaio 2004.<a href="http://architettura.it/sopralluoghi/20040104/" target="_blank">*</a></span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref7" name="_edn7"><sup>7</sup></a> Mennan Z., The question of non standard form, in “METU Journal of the Faculty of Architecture”, Vol.25, n°2, 2008, pp.171-183.<a href="http://jfa.arch.metu.edu.tr/archive/0258-5316/2008/cilt25/sayi_2/171-183.pdf" target="_blank">*</a></span><br />
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref8" name="_edn8"><sup>8</sup></a> Vedi ad esempio il recente numero di <i>Architectural Design </i>edito da Rivka e Robert Oxmanv: “<i>The New Structuralism: Design, Engineering and Architectural Technologies</i>”, luglio 2010.<a href="http://www.amazon.it/The-New-Structuralism-Architectural-Technologies/dp/0470742275" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sul termine ‘<i>performative design</i>’: OXMAN R., <i>Performance-based Design: Current Practices and Research Issues</i>, in “International Journal of Architectural Computing”, Vol.6, n°1.<a href="http://www.technion.ac.il/~rivkao/topics/publications/performance%20based%20design%20IJAC_2008.pdf" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sul termine ‘<i>digital tectonics</i>’: OXMAN R., <i>Morphogenesis in the theory and methodology of digital tectonics</i>, in “Journal of the International Association for Shell and Spatial Structures, Vol.51, n°165, pp. 195-205.<a href="http://www.iass-structures.org/index.cfm/journal.article?aID=234" target="_blank">*</a></span><br />
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref9" name="_edn9"><sup>9</sup></a> Franco Purini, ad esempio, tenta una classificazione dell’architettura ‘<i>digitale</i>’ identificandone tre ambiti, tra loro compenetrabili e sovrapponibili: il primo strumentale, cioè non organico alla concezione progettuale ma puramente di servizio, un secondo creativo, complementare al precedente, e un ultimo utopico, cioè di pura sperimentazione virtuale. Partendo però da una base così generica, tale suddivisione diventa anch'essa troppo vaga e non aiuta quindi a comprendere le reali logiche del fenomeno. Il saggio è pubblicato in: PURINI F., Digital Divide, in SACCHI L., UNALI M. (a cura di), “<i>Architettura e cultura digitale</i>”, Skira, Milano, 2003.<a href="http://www.skira.net/architettura-e-cultura-digitale.html" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un testo più specifico è invece: PICON A., <i>Digital Culture in Architecture</i>, Birkhäuser, 2010.<a href="http://www.amazon.com/Digital-Culture-Architecture-Antoine-Picon/dp/3034602596" target="_blank">*</a><br />
</span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref10" name="_edn10"><sup>10</sup></a> Per una guida completa sulla tecnologia BIM vedi: EASTMAN C., TEICHOLZ P., SACKS R., LISTON K., BIM Handbook: <i>A Guide to Building Information Modeling for Owners, Managers, Designers, Engineers, and Contractors</i>, Wiley, 2008.<a href="http://eu.wiley.com/WileyCDA/WileyTitle/productCd-0470541377.html" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref11" name="_edn11"><sup>11</sup></a> L’intervista è interamente citata da Adams N., <i>Skidmore, Owings & Merrill. SOM dal 1936</i>, Electa, 2006, pp.34-36.<a href="http://www.inmondadori.it/Skidmore-Owings-Merill-Nicholas-Adams/eai978883703183/" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Recentemente l’uso delle tecnologie digitali all’interno di SOM è stato discusso in una conferenza intitolata “Digital Design at SOM: The Past, the Present and the future”</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" mozallowfullscreen="" src="//player.vimeo.com/video/42786059" webkitallowfullscreen="" width="690"></iframe> </span></center>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">
<a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref12" name="_edn12"></a><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref14" name="_edn14"></a><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref14" name="_edn14"><sup>14</sup></a> AISH R., <i>Extensible computational design tools for exploratory architecture</i>, in KOLAREVIC B. (a cura di), “Architecture in the Digital Age: Design and Manifacturing”, Routledge, 2005, p. 17. <a href="http://www.abebooks.co.uk/Architecture-Digital-Age-Design-Manufacturing-Kolarevic/5992787067/bd" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vedi anche: SHEA K., AISH R., GOURTOVAIA M., <i>Towards integrated performance-driven generative design tools</i>, in “Automation in Construction”, Vol.14, n°2, 2005, pp. 253-264.<a href="http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0926580504000809" target="_blank">*</a></span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref13" name="_edn13"><sup>13</sup></a> I progetti e le ricerche di Gramazio & Kohler sono raccolti in: GRAMAZIO F., KOHLER M., <i>Digital Materiality in Architecture</i>, Lars Müller Publishers, 2008.<a href="http://www.amazon.com/Digital-Materiality-Architecture-Fabio-Gramazio/dp/303778122X" target="_blank">*</a> </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vedi anche: Converso S., <i>Il progetto digitale per la costruzione: Cronache di un mutamento professionale</i>, Maggioli editore, 2010, pp. 61-63, 82-87<a href="http://www.amazon.it/progetto-digitale-costruzione-mutamento-professionale/dp/8838744157" target="_blank">*</a>; e YUDINA A., <i>Matthias Kohler & Fabio Gramazio: Digital Empirics</i>, in “Monitor”, n°56, 2009, pp. 50-65.<a href="http://www.gramaziokohler.com/data/publikationen/682.pdf" target="_blank">*</a></span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref14" name="_edn14"><sup>14</sup></a> Il modello parametrico del prototipo “Pike Loop” è ben descritto in: BÄRTSCHI R., KNAUSS M., BONWETSCH T., GRAMAZIO F., KOHLER M., <i>Wiggled Brick Bond</i>, in “Advances in Architectural Geometry 2010”, Springer, 2010, pp. 137-147.<a href="http://www.gramaziokohler.com/data/publikationen/757.pdf" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref15" name="_edn15"><sup>15</sup></a> SPUYBROEK L. (a cura di),<i> Research & Design: The Architecture of Variation</i>, Thames & Hudson, 2009.<a href="http://www.amazon.com/Research-Design-The-Architecture-Variation/dp/0500342571" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref16" name="_edn16"><sup>16</sup></a> MORETTI L., <i>Forma come struttura,</i> in “Spazio” (Estratti), giugno-luglio 1957. Anche in: BUCCI F.,MULAZZANI M., <i>Luigi Moretti: Opere e scritti</i>, Electa, 2000.<a href="http://www.ibs.it/code/9788843573783/" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref17" name="_edn17"><sup>17</sup></a> MORETTI L., <i>Ricerca matematica in architettura e urbanistica</i>, in “Moebius”, n°1, pp. 30-53, 1971. Anche in: BUCCI F., MULAZZANI M., Luigi Moretti: Opere e scritti, Electa, 2000.<a href="http://www.ibs.it/code/9788843573783/" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref18" name="_edn18"><sup>18</sup></a> Una buona introduzione storica sui vari standard di curve e superfici parametriche si può trovare in: ROGERS D.F., <i>An introduction to NURBS: with historical perspective</i>, 1°Ed., Morgan Kaufmann, 2001.<a href="http://store.elsevier.com/product.jsp?isbn=9781558606692&pagename=search" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref19" name="_edn19"><sup>19</sup></a> PIEGL L., TILLER W., <i>The NURBS Book</i>, 2° Ed., Springer, 1995 (1966).<a href="http://www.springer.com/computer/image+processing/book/978-3-540-61545-3" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref20" name="_edn20"><sup>20</sup></a>> CIAMMAICHELLA M., <i>Architettura in NURBS: il disegno digitale della deformazione</i>, Testo&Immagine, 2002.<a href="http://www.academia.edu/1199129/Architettura_in_NURBS._Il_disegno_digitale_della_deformazione" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref21" name="_edn21"><sup>21</sup></a> I dettagli del progetto del grid-shell della Fiera di Milano sono pubblicati in: SCHLAICH J., SCHOBER H., KÜRSCHNER K., <i>New Trade Fair in Milan – Grid Topology and Structural Behaviour of a Free-Formed Glass-Covered Surface</i>, in “International Journal of Space Structures”, Vol.20, n°1, 2005, pp. 1-14.<a href="http://multi-science.metapress.com/content/au67282t447q7rvt/?p=e33a54e71bef489ea7c541ab86aa0b7f&pi=0" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il progetto costruttivo del MyZeil di Francoforte è invece descritto in: KNIPPERS J., HELBIG T., <i>The Frankfurt Zeil Grid Shell, in “Proceedings of the IASS Symposium 2009: Evolution and Trends in Design, Analysis and Construction of Shell and Spatial Structures</i>”, Valencia, Spagna, 2009, pp. 328-329.<a href="http://riunet.upv.es/bitstream/handle/10251/7293/PAP_SCHLAICH_1338.pdf" target="_blank">*</a></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vedi anche: KNIPPERS J., <i>Digital Technologies for Evolutionary Construction</i>, in “Computational Design Modeling. Proceedings of the DMSB 2011”, Springer, 2011, pp. 47-54.<a href="http://link.springer.com/chapter/10.1007%2F978-3-642-23435-4_6" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref22" name="_edn22"><sup>22</sup></a> LA MAGNA R., WAIMER F., KNIPPERS J., <i>Nature-inspired generation scheme for shell structures</i>, in “<i>Proceedings of the IASS-APCS Symposium 2012: From Spatial Structures to Space Structures</i>”, Seoul, Corea del Sud, 2012.<a href="http://www.iass-structures.org/index.cfm/page/activities/IS.htm" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref23" name="_edn23"><sup>23</sup></a> AQTASH A., KATZ N., <i>Computation and design of the antenna structure – Tower One</i>, in “<i>Proceedings of the 6th International Conference on Computation of Shell and Spatial Structures IASS-IACM 2008: Spanning Nano to Mega</i>”, Ithaca, NY, USA, 2008.<a href="http://multi-science.metapress.com/content/y4471434r3w10v57/" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref24" name="_edn24"><sup>24</sup></a> Non a caso alcune recenti pubblicazioni didattiche per lo sviluppo di script in architettura riportano il termine ‘<i>tooling</i>’ invece di ‘<i>scripting</i>’. Vedi ad esempio: ARANDA B., LASCH C., <i>Pamphlet Architecture 27: Tooling</i>, Princeton Architectural Press, 2005.<a href="http://www.papress.com/html/book.details.page.tpl?isbn=9781568985473" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref25" name="_edn25"></a><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref25" name="_edn25"><sup>25</sup></a> Maggiori dettagli sono riportati in: CERUZZI P.E., <i>Storia dell’informatica. Dai primi computer digitali all’era di internet</i>, Apogeo Editore, 2005.<a href="http://www.apogeonline.com/libri/9788850322084/scheda" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref26" name="_edn26"><sup>26</sup></a> È bene precisare che all'epoca scrivere codici significava perforare delle schede e non utilizzare editor di testo. Per i dettagli sulla storia della programmazione automatica si può consultare: WILKES M.,WHEELER D.J., GILL S., <i>The preparation of Programs for an Electronic Digital Computer</i>, The MIT Press, 1984, pp. 26-37<a href="http://mitpress2.mit.edu/catalog/item/default.asp?ttype=2&tid=6497" target="_blank">*</a>; e CAMPBELL-KELLY M., <i>Programming the EDSAC: Early Programming Activity at the University of Cambridge</i>, in “<i>IEEE Annals of the History of Computing</i>”, Vol. 2, n°1, 1980, pp. 7-36<a href="http://ieeexplore.ieee.org/xpl/articleDetails.jsp?tp=&arnumber=4392893&queryText%3DProgramming+Activity+at+the+University+of+Cambridge" target="_blank">*</a>. Vedi anche: CERUZZI P.E., <i>Storia dell’informatica. Dai primi computer digitali all’era di internet</i>, Apogeo Editore, 2005.</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref27" name="_edn27"><sup>27</sup></a> Lo stato dell’arte sul form-finding classico si può trovare in: OTTO F., RASCH B., <i>Finding Form: Towards an Architecture of the Minimal</i>, Axel Menges, 1996.<a href="http://www.axelmenges.de/index_e.html" target="_blank">*</a> O anche in: HENNICKE J. et al., IL 10. Grid shells, Stuttgart: Institute for Lightweight Structures (IL), 1974; e in: ISLER H., <i>New Shapes for Shells -Twenty Years After</i>, in “Bulletin of the International Association for Shell Structures”, n°71, 1979.<a href="http://www.iass-structures.org/index.cfm/journal.home" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref28" name="_edn28"><sup>28</sup></a> La potenza di calcolo è identificata da John Frazer come la più importante caratteristica dei computer nel suo libro “<i>An Evolutionary Architecture</i>”, edito dall’Architectural Association Publications nel 1995.<a href="http://www.aaschool.ac.uk/publications/ea/intro.html" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref29" name="_edn29"><sup>29</sup></a> Una buona introduzione sulle principali tecniche di ottimizzazione ingegneristica si trova in: DELLA CROCE F., TADEI R., <i>Ricerca operativa e ottimizzazione</i>, Esculapio, 2002.<a href="http://www.editrice-esculapio.com/shop/ingegneria/scienze-matematiche-chimiche-fisiche/libri-di-matematica/libri-di-ricerca-operativa-matematica/libri-per-il-politecnico-di-torino/Tadei-Della-Croce-Elementi-di-Ricerca-Operativa#.Up2xENLuKbM" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref30" name="_edn30"><sup>30</sup></a> Vedi: CUI C., OHMORI H., SASAKI M., Computational Morphogenesis of 3D Structures by Extended ESO Method, in “<i>Journal of the International Association for Shell and Spatial Structures</i>, Vol. 44, n°141, 2003, pp. 51-61.<a href="http://www.iass-structures.org/index.cfm/journal.article?aID=310" target="_blank">*</a> Il progetto di concorso per la nuova stazione TAV di Firenze è anche descritto in: SASAKI M., Flux Structure, TOTO, 2005.<a href="http://www.amazon.com/Flux-Structure-Matsuro-Sasaki/dp/4887062559" target="_blank">*</a></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref31" name="_edn31"><sup>31</sup></a> La tecnica ESO è stata originariamente sviluppata da Xie e Steven, i quali hanno pubblicato i loro risultati in: Xie Y.M.; Steven G.P., Evolutionary Structural Optimization, Springer, 1997.<a href="http://www.springer.com/engineering/mechanical+engineering/book/978-1-4471-0985-3" target="_blank">*</a></span><br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref32" name="_edn32"><sup>32</sup></a> Vedi: LEE D., SHIN S., PARK S., <i>Computational Morphogenesis Based Structural Design by Using Material Topology Optimization</i>, in “Mechanics Based Design of Structures and Machines, Vol. 35, n°1, 2007, pp. 39-58.<a href="http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/15397730601180756#.Up2zB9LuKbM" target="_blank">*</a> Vedi anche: OHMORI H., <i>Computational Morphogenesis: Its Current State and Possibility for the Future</i>, in “International Journal of Space Structures”, Vol. 25, n°2, 2010, pp. 75-82.<a href="http://multi-science.metapress.com/content/674q5692133486h3/?p=47bae9f18e8b4678a43bca659c49462f&pi=2" target="_blank">*</a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref33" name="_edn33"><sup>33</sup></a> I risultati di questa ricerca sono stati inizialmente pubblicati in: BURRY J., FELICETTI P., TANG J., BURRY M., XIE M., <i>Dynamical structural modeling: A collaborative design exploration</i>, in “International Journal of Architectural Computing”, Vol. 3, n°1,<a href="http://multi-science.metapress.com/content/vn355786lk057848/" target="_blank">*</a> 2005, pp.27-42. Poi anche in: BURRY J., BURRY M., The New Mathematics of Architecture, Thames and Hudson, 2010.<a href="http://www.thamesandhudson.com/The_New_Mathematics_of_Architecture/9780500290255" target="_blank">*</a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref34" name="_edn34"><sup>34</sup></a> Il termine ‘f<i>orm-improvement</i>’ è stato coniato dal sottoscritto a puro scopo esplicativo, e non si riferisce quindi ad alcuna tecnica riconosciuta e consolidata nella comunità scientifica di riferimento.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref35" name="_edn35"><sup>35</sup></a> Per inversione della membrana tesa s’intende quella procedura di form-finding che, sottoponendo a carico gravitazionale una superficie elastica priva di alcuna rigidezza flessionale, ricava prima uno stato di pura trazione, e ottiene poi dal suo inverso quello nel quale viga la sola compressione.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref36" name="_edn36"><sup>36</sup></a> Il progetto del crematorio di KaKamigahara è stato pubblicato su: Casabella, n°752, febbraio 2007, pp. 30-37; Architectural Review, n°1326, Agosto 2007, pp. 74-77; Detail, Vol. 48, n°7/8, luglio/agosto 2008, pp. 786-790; The Plan, n°27, giugno/luglio 2008, pp. 42-52.</span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref37" name="_edn37"><sup>37</sup></a> L’analisi di sensitività è spiegata brevemente in: SASAKI M., Flux Structures, TOTO, 2005.<a href="http://www.amazon.com/Flux-Structure-Matsuro-Sasaki/dp/4887062559" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref38" name="_edn38"><sup>38</sup></a> Ibid.</span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref39" name="_edn39"><sup>39</sup></a> Da una conversazione informale con Makoto Katayama, professore presso il Kanazawa Institute of Technology, sembrerebbe che sia stato Yasuhiko Hangai, ex docente dell’università di Tokyo, il primo a coniare il termine inglese ‘<i>Computational Morphogenesis</i>’. Con tale nome, non è però chiaro se egli volesse mettere in risalto delle differenze rispetto alla pura ottimizzazione, o se intendesse invece crearne un semplice sinonimo. Ancora oggi, è usato in maniera ambigua nella letteratura scientifica, il più delle volte col mero significato di form-finding computazionale, cioè non basato su modelli fisici ma simulazioni al computer. È questo il caso di: BLETZINGER KAI-UWE, <i>Form-finding and Morphogenesis</i>, in MUNGAN I., ABEL J.F. (a cura di), “<i>Fifty Years of Progress for Shell and Spatial Structures</i>”, Multi-Science, 2011; o anche di: OHMORI H., <i>Computational Morphogenesis: Its current State and Possibility for the Future</i>, in International Journal of Space Structures, Vol. 25, n°2, 2010.<a href="http://multi-science.metapress.com/content/674q5692133486h3/?p=8f62463422824bbda1745945cf535d18&pi=2" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref40" name="_edn40"><sup>40</sup></a> Vedi ad esempio: PUGNALE A., Engineering Architecture: Advances of a technological practice, Tesi di Dottorato discussa presso il Politecnico di Torino, Aprile 2010.</span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref41" name="_edn41"><sup>41</sup></a> Il rapporto tra tecnologia e pensiero è stato ad esempio affrontato da Walter Ong per studiare le differenze tra culture orali e quelle invece alfabetizzate. I risultati di tale ricerca sono pubblicati in: ONG W., Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Il Mulino, 1986.<a href="http://www.ibs.it/code/9788815009647/ong-walter-j-/oralita-scrittura-tecno.html" target="_blank">*</a> Nello specifico delle tecnologie digitali, Donald Norman è probabilmente l’autore più interessante a riguardo. Si può citare ad esempio: NORMAN D., Il computer invisibile, 2a Ed., Apogeo, 2005.<a href="http://www.apogeonline.com/libri/9788850323555/scheda" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref42" name="_edn42"><sup>42</sup></a> PUGNALE A., SASSONE M., Morphogenesis and Structural Optimization of Shell Structures with the Aid of a Genetic Algorithm, in “Journal of the International Association for Shell and Spatial Structures”, Vol. 48, n°155, 2007.<a href="http://vbn.aau.dk/en/publications/morphogenesis-and-structural-optimization-of-shell-structures-with-the-aid-of-a-genetic-algorithm(92702005-9328-4ebe-a223-4b2bc65b6242).html" target="_blank">*</a></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><sup><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref43" name="_edn43">43</a> </sup>Una buona introduzione sugli algoritmi genetici, in inglese Genetic Algorithms (GAs), si può trovare in: FLOREANO D., MATTIUSSI C., Manuale sulle reti neurali, Il Mulino, Bologna, 2002 (1996).<a href="http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&ISBNART=08504-1" target="_blank">*</a> Libri tecnici più completi sono invece: GOLDBERG D.E., Genetic algorithms in Search, Optimizaion & Machine Learning, Addison-Wesley, Boston, 1989;<a href="http://dl.acm.org/citation.cfm?id=534133" target="_blank">*</a> e MITCHELL M., <i>An introduction to genetic algorithms</i>, The MIT Press, Cambridge, 1998.<a href="http://mitpress.mit.edu/books/introduction-genetic-algorithms" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_edn44" name="_ednref44"></a><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref44" name="_edn44"><sup>44</sup></a> Con “nostro gruppo di ricerca” intendo quella rete ufficiosa di ex studenti e dottorandi che, sotto la guida di Mario Sassone, iniziarono a lavorare presso il Politecnico di Torino sui temi della Morfogenesi Computazionale. Alcuni membri del gruppo hanno poi continuato le loro attività all'estero, ma tuttora mantengono regolari rapporti di collaborazione professionale.</span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref45" name="_edn45"><sup>45</sup></a> Vedi: MÉNDEZ ECHENAGUCIA T.I., ASTOLFI A., JANSEN M., SASSONE M., <i>Architectural acoustic and structural form</i>, in “Journal of the International Association for Shell and Spatial Structures”, Vol. 49, n°159, 2008.<a href="http://porto.polito.it/1856055/" target="_blank">*</a> Vedi anche: SASSONE M., MÉNDEZ ECHENAGUCIA T.I., PUGNALE A., <i>On the interaction between architecture and engineering: the acoustic optimization of a RC roof shell</i>, in “Sixth International Conference on Computation of Shell & Spatial Structures: Spanning Nano to Mega, Ithaca NY, USA, 2008, p. 231.<a href="http://vbn.aau.dk/da/publications/on-the-interaction-between-architecture-and-engineering(40b9c6f9-29e0-4c81-94cf-cdf9857663f4).html" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref46" name="_edn46"><sup>46</sup></a> Vedi: PARIGI D., KIRKEGAARD P.H., SASSONE M.,<i> Hybrid optimization in the design of reciprocal structures</i>, in “Proceedings of the IASS Symposium 2012: From spatial structures to space structures”, Seoul, 2012.<a href="http://vbn.aau.dk/en/publications/hybrid-optimization-in-the-design-of-reciprocal-structures(fb3823f8-5791-47ac-99a7-46b2f22c1dde).html" target="_blank">*</a> Vedi anche: PARIGI D., KIRKEGAARD P.H., <i>Towards free-form kinetic structures</i>, in “Proceedings of the IASS Symposium 2012: From spatial structures to space structures”, Seoul, 2012.<a href="http://vbn.aau.dk/files/65338603/Towards_Free_Form_Kinetic_Structures.pdf" target="_blank">*</a> Sull'ottimizzazione delle strutture reciproche, si possono anche citare: BAVEREL O., NOOSHIN H., KUROIWA Y., Configuration processing of nexorades using genetic algorithms, in “Journal of the International Association for Shell and Spatial Structures”, Vol. 45, n°142, 2004, pp. 99-108;<a href="http://www.iass-structures.org/index.cfm/journal.article?aID=276" target="_blank">*</a> e: DOUTHE C., BAVEREL O.,<i> Design of nexorades or reciprocal frame systems with the dynamic relaxation method</i>, in “Computers and Structures”, Vol. 87, n°21-22, 2009, pp. 1296-1307.<a href="http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0045794909001862" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref47" name="_edn47"><sup>47</sup></a> Vedi ad esempio: BASSO P., DEL GROSSO A., PUGNALE A., SASSONE M., <i>Computational morphogenesis in architecture: cost optimization of free form grid shells</i>, in “Journal of the International Association for Shell and Spatial Structures”, Vol. 50, n°162, 2009.<a href="http://riunet.upv.es/bitstream/handle/10251/7061/PAP_BASSO_1154.pdf" target="_blank">*</a> Una ricerca analoga è stata anche pubblicata da Mario Sassone e dallo scrivente in: SASSONE M., PUGNALE A., <i>On optimal design of glass grid shells with quadrilateral elements</i>, in “International Journal of Space Structures”, Vol. 25, n°2, 2010.<a href="http://vbn.aau.dk/en/publications/on-the-optimal-design-of-glass-grid-shells-with-planar-quadrilateral-elements(dc106b33-6dd5-4168-88e5-3cb694ea8223).html" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref48" name="_edn48"><sup>48</sup></a> Vedi: POTTMANN H., SCHIFTNER A., BO P., SCHMIEDHOFER H., WANG W., BALDASSINI N., WALLNER J., Freeform surfaces from single curved panels, in “ACM Transactions on Graphics (TOG) - Proceedings of the ACM SIGGRAPH 2008”, Vol. 27, n°3, 2008.<a href="http://www.geometrie.tuwien.ac.at/pottmann/2008/panels08/paper_docs/panels.pdf" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref49" name="_edn49"><sup>49</sup></a> Vedi ad esempio: POTTMANN H., ASPERL A., HOFER M., KILIAN A., <i>Architectural Geometry</i>, Bentley Institute Press, 2007.<a href="http://www.bentley.com/en-US/Training/Products/Resources/Books/Architectural+Geometry.htm" target="_blank">*</a></span><br />
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref50" name="_edn50"><sup>50</sup></a> Vedi: HOLGATE A., <i>The Art of Structural Engineering. The work of Jörg Schlaich and his Team</i>, Edition Axel Menges, 1997.<a href="http://www.amazon.com/The-Art-Structural-Engineering-Schlaich/dp/3930698676" target="_blank">*</a> Vedi anche: SCHLAICH J., SCHOBER H., Glass-covered Lightweight Spatial Structures, in ABEL J.F., LEONARD J.W., PENALBA C.U. (a cura di), “Spatial, Lattice and tension structures: Proceedings of the IASS-ASCE International Symposium”, Atlanta, 1994, pp. 1-27.<a href="http://cedb.asce.org/cgi/WWWdisplay.cgi?86908" target="_blank">*</a></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref51" name="_edn51"><sup>51</sup></a> Secondo i ricercatori del gruppo danese Digital Crafting, questo è un processo di automazione del cantiere che potrebbe in futuro anche configurarsi come un nuovo ‘<i>artigianato digitale</i>’.</span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/12/0052-speculazione-alberto-pugnale.html#_ednref52" name="_edn52"><sup>52</sup></a> Diversi ricercatori e compagnie start-up stanno lavorando su questo tema. Vedi per esempio: PRONK A., VAN ROOY I., SCHINKEL P., <i>Double-curved surfaces using a membrane mould</i>, in “Proceedings of the IASS Symposium 2009: Evolution and Trends in Design, Analysis and Construction of Shell and Spatial Structures”, Valencia, 2009, pp. 618-628;<a href="http://riunet.upv.es/bitstream/handle/10251/6941/PAP_PRONK_618.pdf" target="_blank">*</a> e anche: RAUN C., KRISTENSEN M.K., KIRKEGAARD P.H., <i>Dynamic Double Curvature Mould System</i>, in “Computational Design Modeling: Proceedings of the Design Modeling Symposium Berlin 2011”, 2011.<a href="http://link.springer.com/chapter/10.1007%2F978-3-642-23435-4_33#page-1" target="_blank">*</a></span><br />
<div style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: small;">
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</span>Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-809768950812206166.post-37556095160603997302013-11-28T18:25:00.001+01:002013-11-29T18:14:11.859+01:00A Journey through an Italy You Don't See on the News<br />
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<div style="text-align: right;">
<span style="color: #990000; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><i><a href="http://wilfingarchitettura.blogspot.it/2013/11/proposito-di-nuova-generazione-un.html#.UpjLDNLuKbM" target="_blank">testo in italiano</a></i></b></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Ed9OvLoIU3c/Upd7wqMZhKI/AAAAAAAAD2k/R6d2Dq26kYM/s1600/news+blog.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-Ed9OvLoIU3c/Upd7wqMZhKI/AAAAAAAAD2k/R6d2Dq26kYM/s1600/news+blog.jpg" /></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">[...] You will find these four words at the New Generations festival held in Milan on November 28, 29, and 30, but do not be deceived by my introduction, because the curators, Gianpiero Venturini and Carlo Venegoni, have chosen the best architects' studios observing, not the Italy made up of different regions, but Italy as a region of Europe. All the speeches will be pithy and to the point, with a limited number of clear ideas, thus avoiding the verbal diarrhea, often full of personal opinions, of 20th-century conferences.</span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">[...] these are the names (and luckily today we don't need their surnames, only their web addresses) of an Italy that shares nothing with the empty, often shouted words of television. These are practical men and women who love to get their hands dirty: open, instinctive, social. They know full well that the web is a notice-board where ideas can be exchanged and shared not just in the virtual world but in the real one as well. Their approach can be summed up as "dialogue with nature, sacrifice and simplicity".</span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">[...] A.M.O. Venezia ... is not the Venice branch of the conceptual arm of the Rem Koolhaas's O.M.A. studio. "A.M.O. Venezia" stands for "Ancient Maps of Venice". It's a free <a href="https://play.google.com/store/apps/details?id=air.it.iuav.AMOVenezia">app</a> developed by Venice university's cartography and geographical information system under Professor Francesco Guerra. The app enables you to see the changes that have taken place in Venice through historic maps from the cartography and geographic information system.</span></div>
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<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
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<a href="http://www.webflakes.com/architecture/wilfing-architecture/italy-news-new-generation-festival" target="_blank"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">READ MORE >>></span></a></div>
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Salvatore D'Agostinohttp://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.com0