27 maggio 2009

0001 [WILFING] Sul perché Ugo Rosa si sente migliore, screditando verbalmente gli uomini di destra

La rubrica WILFING nasce per registrare alcune reazioni e dialoghi sul Web.

Recentemente un mio commento sul blog di Ugo Rosa, ha stimolato questa reazione: In nome di cosa mi sento migliore…

Ugo,
il 17 marzo Adriano Sofri ha pubblicato questa nota su
Facebook: Titolo: «Risposta alla sfida su che cos'è destra e che cosa sinistra. Gianfranco Romani, sfottendo qui la mia "smisurata cultura", del che lo perdono volentieri, mi sfida a dire "una cosa di destra e una di sinistra". Lui crede che non valga più la pena di distinguere. Io sì. Ecco un piccolo campione. Sinistra: la mano sinistra; destra: la mano destra. (Non è una battuta. E' la bella questione del mancinismo). Destra: il chiodo; sinistra: il nodo. Sinistra: il piacere della somiglianza; destra: la paura della differenza. Sinistra: la Caritas diocesana; destra: monsignor Fisichella. Destra: l'essere stati di sinistra, e il rinnegarlo; sinistra: essere stati di sinistra, e farne tesoro. Destra: credere di sapere chi si è e che cosa si vuole (e chiamarlo "identità"); sinistra: sapere chi non si è più, che cosa non si vuole più. Destra: lapidare l'adultera; sinistra: scarabocchiare col dito per terra per distogliere i lapidatori, escogitare l'espediente del "Chi è senza peccato..." per confondere i lapidatori, far scappare l'adultera. Potrei continuare molto a lungo, praticamente senza finire. Una sola appendice: di sinistra è anche ammettere che le cose che penserebbe o farebbe una buona sinistra potrebbe pensarle e farle anche qualcuna, o qualcuno, di destra. Perché ci sono più cose al mondo eccetera».

Ti sembrerà strano, concordo e mi identifico sia nell'idea di sinistra di Adriano Sofri che nei tuoi otto punti del buon uomo di sinistra.
Per dar forza a queste idee ti sottopongo la visione delle prime pagine di due contrapposti quotidiani sulla recente vicenda di cr
onaca:

Non credo che ci sia bisogno di dirci quale sia l’immagine più arguta o ironica.

Ed è proprio questa netta consapevolezza che mi ha stancato, in questi anni ho visto centinaia e migliaia di bestiari scritti dalle più brave penne del giornalismo di sinistra, ma spesso finivo per apprezzare l'arroganza della rubrica il “Riempitivo” sul Foglio di Pietrangelo Buttafuoco, perché privo di buonismo intellettuale da educatore sociale.
Sono stanco di un linguaggio e di una politica aggettivante, caratteristica principale di tutti i tuoi post, aggiunte di parole che girano a vuoto su un problema creato ad arte dalla destra: la contrapposizione contro gli uomini per evitare un serio confronto sulle idee.

Gesualdo Bufalino raccontava come nella cultura siciliana ci fosse un senso profondo di antistatalismo, un tacito accordo tra cittadini, facendo notare come era in uso segnalare i possibili pericoli istituzionali appena si ravvisavano - Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza - facendo dei gesti di allerta alle persone che s’incontravano.
Una cultura che non sembra essere solo dominio di quella siciliana. Opporsi a questa idea dominante con i semplici presupposti immorali è inutile. Non capire che la nostra cultura è intrisa dell’amore incondizionato nei confronti degli uomini di potere e non dal senso dello stato è uno sbaglio che la sinistra perpetua a fare senza soluzione di continuità.

Recentemente ho letto un libro scritto da un ignorante e quasi analfabeta di nome Vincenzo Rabito, viveva a Chiaramonte Gulfi in Sicilia narra la sua storia: «Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato in via Corsica a Chiaramonte Qulfe, d’allora provincia di Siraqusa, figlio di fu Salvatore e di Qurriere Salvatrice, chilassa 31 marzo 1899, e per sventura domiciliato nella via Tommaso Chiavola. La sua vita fu molta maletratata e molto travagliata e molto deprezata».#1
 



La sua vita è stata una perenne rincorsa ad accaparrarsi le bontà del potere di turno, semplicemente per riuscire a mangiare.
Un asservimento raccontato senza rancore, poiché culturalmente condiviso.

Ugo,
la tua risposta da intellettuale di sinistra incattivito non mi convince, temo che sia intelligenza sprecata.
Il tuo obiettivo è chiaro, ma gli strumenti con cui fai la guerra sono inefficaci.
Il mio occhiello all’articolo di Cristiano De Majo era volutamente paradossale. Un invito a riflettere ribaltando il punto di vista.

Ed essendo tu architetto, di sottopongo un quesito:
mi è stato affidato l’incarico di progettare una casa di campagna. Per mia consuetudine chiedo ai committenti di spiegarmi ciò che intendono realizzare.

Ecco la sintesi in 25 punti:


1) piscina 6x12 + spogliatoi + doccia + gazebo;
2) corte da un lato;
3) tetto in legno, gronda a sbalzo con perlinato;
4) casa estesa solo a piano terra;
5) parcheggio esterno per 6/8 auto;
6) ingresso laterale;
7) casa adagiata a partire dalla quota del terrazzamento;
8) evitare i gradini, curare i dislivelli;
9) 100/150 mq;
10) salone ampio + forno + cucina in muratura;
11) interno rustico con travi in legno;
12) una camera matrimoniale;
13) due piccole stanze da letto;
14) un bagno;
15) ripostiglio;
16) garage separato per utensili + piccola cantina;
17) giardino naturale;
18) condizionatori;
19) approvvigionamento idrico comunale;
20) pannello solare per l’acqua calda;
21) spesa iniziale massimo euro 80.000;
22) geologo, comune e progettista (cioè io) tutti amici;
23) cisterna;
24) verande;
25) spostare palo della luce.

Questa è la cultura architettonica con cui mi confronto quotidianamente, questa è la mia sfida.
Ti chiedo a che serve dare del cretino al potente di destra di turno se il tuo messaggio non incide nella cultura popolare?
Saluti,

Salvatore D’Agostino


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#1
Vincenzo Rabito, Terra matta, Einaudi, Torino, 2007, p. 3

16 maggio 2009

0005 [BLOG READER] Homophilia e nuovi blog

di Salvatore D'Agostino 
«Dopo essere esploso per tremila anni con mezzi tecnologici frammentari e puramente meccanici, il mondo occidentale è ormai entrato in una fase di implosione. Nelle ere della meccanica, avevamo operato un'estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo d'impiego tecnologico dell'elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamo rapidamente avvicinando alla fase finale dell'estensione dell'uomo: quella, cioè, in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo di conoscenza verrà collettivamente esteso all'intera società umana, proprio come, tramite i vari media abbiamo esteso i nostri sensi e i nostri nervi.» Marshall McLuhan 1
Giuseppe Granieri, esperto di cultura e comunicazione digitale e autore di un libro di recente pubblicazione Umanità accresciuta2, ama una slide del filosofo Derrick De Kerckhove dove raffigura un omino per ogni generazione: un centinaio di omini per la scrittura, una cinquantina per la stampa, due o tre per la televisione. Per Granieri oggi stiamo assistendo a un'inversione di tendenza, vi sono più media all'interno della stessa generazione: 
«Noi stessi stiamo descrivendo in corsa un mutamento.»3
L'attenzione maggiore è riversata nei confronti dei nativi digitali, la generazione che sarà educata integralmente dal Web.
«[...] ora emerge che la crescita degli accessi alla rete, come si è visto a suo tempo per la tv, è positivamente correlata con la crescita della lettura anche di opere letterarie. Secondo l'ultimo rapporto del National endowment for the arts (Economist del 15 gennaio 2009), negli Stati Uniti tra il 2002 e il 2008 i lettori di letteratura sono significativamente cresciuti dal 42 a oltre il 50 per cento. Se leggere la Recherche e Guerra e pace aiuta l'intelligenza, ora Proust e Tolstoj hanno un alleato nella rete.» Tullio De Mauro4
Il linguista individua nei nuovi media una maggiore espansione culturale.

Quest'opportunità ci può migliorare?


Il blogger Ethan Zuckerman si pone una domanda, dopo aver costatato un suo atteggiamento sbagliato dell'uso dei media: «La mia teoria, invece, è molto meno persuasiva ed elegante e può essere riassunta nell'aforisma:

«"L'homophily ci rende stupidi". Parlando solo con persone che la pensano come noi rischiamo di non cogliere sviluppi, cambiamenti e opportunità importanti. Io stesso sono stato vittima di questa trappola: nel 2004 sono rimasto così sconcertato dai risultati delle elezioni presidenziali che ho invitato qualche repubblicano a bere una birra con me per spiegarmi le sue idee (solo uno ha accettato. Grazie,Ian). Se il concetto di homophily ci confonde le idee sulla politica del nostro stesso paese, immaginate quanto potrebbero essere sbagliate le nostre idee sull'Egitto, sul Pakistan o sulle Figi!»5
Homophilia è la tendenza degli uomini di scegliere amici e idee simili alle proprie esigenze. Quest'atteggiamento porta a rifiutare il piacere della scoperta verso mondi distanti dal proprio. Un uso homophiliaco del Web ci può indurre all'autocompiacimento, evitando di leggere la complessità dei mutamenti sociali attualmente in corso/a. L'Homophilia porta a escludere, anche se il Web è per sua natura inclusivo.

Wilfing Architettura dedica questo post ai nuovi blogger ponendo ai lettori una domanda : le vostre abitudini sul Web sono homophiliaci?


Prima, una piccola parentesi perché non possiamo trascurare il dolore degli abruzzesi, v'invito a vedere un post dedicato a questa tragedia: 
“nonostante tutto è Pasqua” - video di Ferzan Ozpetek | Na3 ---> 12 Aprile 2009

A tutti i neo blogger ho posto questa domanda: Perché hai aperto un blog?


Eccovi le risposte in ordine cronologico:

Architettura radicale | Architettura radicale 15 maggio 2009

1963-1973 protagonisti, racconti, mappe, manifesti, sfide, sconfitte, testi, architetture di un decennio vitale e controverso. Semplici appunti condivisi a cura di Emanuele Piccardo:


Emanuele Piccardo: In realtà è lo strumento più semplice e veloce per diffondere un pensiero, nel caso di architetturaradicale.blogspot.com l'idea nasce dal costituire un archivio in rete sull'architettura radicale che raccolga i materiali che riguardano l'architettura radicale (testi, video,performances , installazioni, mappe) realizzate dai protagonisti attivi dal 1963 al 1973. Per ora il campo di indagine è quello italiano, frutto della mia ricerca iniziata nel 2005 e terminata nel 2008 (di prossima uscita undvd, entro settembre 2009) quando ho realizzato interviste video a: Andrea Branzi/archizoom, Lapo Binazzi/UFO, Cristiano Toraldo di Francia/Superstudio, Dario e Lucia Bartolini/archizoom, Alberto Breschi/Zzigguratt, Carlo Caldini/9999, Pietro Derossi/Gruppo Strum, Gianni Pettena, Ugo La Pietra, Bruno Orlandoni, Brunetto De Batté.


Wittgenstein: architettura e giochi linguistici | Architettura = Ingegneria = Arte ---> 29 aprile 2009

Trovo sempre inutili i discorsi generazionali specialmente sulla presunta 'stupidità' delle nuove generazioni. Matteo Seraceni non è un'eccezione e fa parte di quel gruppo cospicuo che eccelle tra i banali di ogni generazione. Questo suo lungo articolo dimostra la sua acutezza. Un’architettura che consideri il linguaggio come viaggio, un’architettura dal linguaggio nomade.


«Gli uomini non hanno mai abitato il mondo, ma sempre la descrizione che di volta in volta la religione, la filosofia, la scienza hanno dato del mondo.» Umberto Galimberti6:
Matteo Seraceni: Mi cogli di sorpresa.
Non credo che il blog sia chissà cosa...quello che mi ha spinto ad aprire arching è la mia cocciutaggine penso; ti faccio due esempi per farti capire come sono fatto.

Cinque anni fa ho preso in affitto il mio attuale appartamento e c'erano degli spazi configurati molto male; non potendo abbattere le pareti non riuscivo ad infilarci alcun mobile "preconfezionato". Così sono andato al Castorama, ho acquistato delle assi di legno, un seghetto alternativo, viti, chiodi, ecc.. e mi sono fatto i mobili da solo (ovviamente, da buon ingegnere :) prima sono stati disegnati a CAD, quindi scomposti nei vari pezzi e quotati). Ovviamente non sono capolavori, ma superano sicuramente il truciolato IKEA e, soprattutto, sono su misura per la mia casa (e per Orazio).

Ancora, quando studiavo all'università, per l'esame di Tecnica delle Costruzioni il professore (ovviamente) ci aveva consigliato l'acquisto delle sue dispense; purtroppo queste non erano fatte benissimo. Così mi sono rintanato in biblioteca e, fra Belluzzi, Pozzati ed altri simpaticoni, mi sono riscritto da solo gli argomenti e poi ho studiato su quelli.

Insomma, quello che voglio dire è che ho cercato di creare col mio blog quello che avrei voluto già trovare sulla rete (e che, ovviamente, non sono mai riuscito a trovare); il mio scopo è quello di riuscire a ricollegare i campi dell'ingegneria, dell'architettura e dell'arte, che spesso sono considerati "stagni". 
Ma non è uno slogan il mio: sono fermamente contrario alla parcellizzazione del sapere e credo che una buona architettura debba fondarsi su valori artistici e tecnici, anziché essere sempre più autoreferenziale.
Sono contro quei professionisti che prendono il proprio mestiere alla leggera e, per ignoranza o convenienza, fanno architettura in modo pessimo. 
Io per primo tento costantemente di tenermi aggiornato, e penso proprio che il blog possa essere un buon strumento di condivisione (e scontro, perché no) di idee.

Maddalena | Arturo e l'architettura ---> 24 aprile 2009

Arturo La Pietra si è deciso - forse si è ostinato - a spiegare l'architettura a sua zia la quale crede che tutte le cose abbiano un'utilità e non un senso estetico. Ci riuscirà?:


Arturo La Pietra: Ho da poco aperto un blog (che già trascuro), mi pare, sostanzialmente con un'unica, semplice intenzione: cercare di parlare di architettura come del pane e del salame. Non che non mi piacciano la teoria e la critica (ce n'è poca in giro!), ma è sempre stata una fissazione, anche se non mi sembra di riuscirci e, confesso, non so nemmeno se sia giusto o possibile: l'architettura è una disciplina complessa, che probabilmente non ammette semplificazioni e/o riduzioni, altrimenti qualcuno ci avrebbe pensato prima di me.

In ogni caso ci sono una serie di (confuse) motivazioni con le quali giustifico la mia (disperata) intenzione e che ho proiettato su mia zia, la Vera Destinataria del blog.
Le piace la condo-villa che hanno costruito di fronte a casa sua: una palazzina blu corallo impreziosita da cornici neoclassiche in polistirolo intonacato.

Mi viene l'orticaria.
Sia chiaro, mia zia è una donna che ha studiato, sa vestirsi con un'eleganza suprema e, talvolta, sa anche, pazientemente, discutere di motori o persino di calcio con suo fratello-mio-padre, ma di architettura esistono solo le chiese nelle gite parrocchiali.

Attribuisco la responsabilità di questo paradosso ai suoi coetanei, quei miei professori in un'università chiusa in se stessa, tanto idealista quanto corrotta. Quei baroni sessantottini che pur di non accettare compromessi (!) si sono ritirati sull'olimpo accademico, parlando solo a se stessi: e infatti mia zia è rimasta zitella.


Dal Corriere Fiorentino di mercoledì 15/04/2009 | Firmiamo la lettera ---> 16 aprile 2009

Vi ricordate del caso Casamonti?

In seguito a questo evento, un gruppo di architetti toscani ha aperto un blog Firmiamo la lettera
ecco uno stralcio:
«Dobbiamo ammettere che oggi l’architettura è assente dal dibattito civile e politico: è mancata un’attività di formazione e dialogo rivolta alla cittadinanza, finalizzata alla reale percezione dell'architettura e del lavoro dei suoi addetti come valore per sé stesso e per la collettività.»
La lettera è stata firmata da 62 professionisti. I firmatari hanno chiesto e ottenuto un incontro istituzionale con il Presidente della Regione Riccardo Nencini, concordando l'apertura di un laboratorio che approfondirà i temi dello sviluppo della città e l'architettura. Dal blog alla società civile:

Firmiamo la lettera risponde Guido Incerti
: Perché ci serviva un mezzo più generale per tenere un contatto tra tutti i sottoscrittori che non fossero le mail e poi perché abbiamo deciso di cercare di allargare le sottoscrizioni.

Adesso, vedendo come si sta evolvendo, c'è chi ci chiede di togliere la firma, dato che siamo andati oltre le intenzioni e invece, per contro arrivano altre sottoscrizioni.
Abbiamo già avuto delle "polemiche" con l'ordine e dei riscontri politici, tra l'altro previsti per legge.

Il blog ci serve come documentazione aperta. I commenti al momento li facciamo generalmente tra persone del gruppo"promotore". Commenti di altri ne stiamo aspettando, ma non ne arrivano.

Anche perché stiamo cercando di portare avanti un progetto con la massima trasparenza.

Siamo sempre in progress e cerchiamo di capire dove andare, l'intento è fare conoscere delle idee e magari cominciare un dibattito aperto non solo agli architetti, dato che noi architetti, credo, non abbiamo la minima percezione di cosa pensino le persone di noi e del nostro lavoro, non lo sanno le pubbliche amministrazioni e spesso nemmeno gli architetti, vedi gli ordini professionali (fare l'Architettura intendo non l'edilizia).

Purtroppo, non si riesce a comunicare con le persone, meglio a divulgare l'architettura rendendola comprensibile. Magari partendo dalla scuola. E dalle signore che vanno al mercato il sabato mattina.

Sparirebbe un certo tipo di edilizia. Ma questo sottintende un ribaltamento del pensiero. E un po’ di fatica che tanti non vogliono fare. Forse.

In più è un ulteriore segno che un po’ ovunque mi sembra ci sono delle pentole a pressione un po’ stanche di parole, vecchi saloni e vecchie lobby e che vorrebbero fatti concreti e piccoli, giusti e mirati, segni (e con i piccoli segni che si educa, le lettere son piccole parole che a conoscerne il significato ed a combinarle bene insieme danno la poesia e la Divina Commedia, il bisturi e il filo da sutura se ben usati possono fare grandi operazioni..che metafore eh!!??). Scusa lo sfogo.


L'architettura della Rivoluzione | La capanna in paradiso ---> 8 aprile 2009

Enrico Bardellini autore del blog La Capanna in Paradiso studia la bellezza dell'archetipo, del grado zero dell'architettura, ciò che ha generato i modelli architettonici. Ha un lessico classico, evita con intelligenza le contrapposizioni con i linguaggi contemporanei e racconta attraverso le sue letture tradizionali, un’architettura dal gusto antico:


Enrico Bardellini
: Non riesco a dare una risposta secca, perché ho in realtà diversi motivi... devo mettere un po' di ordine nelle idee ... vedo comunque il blog come una specie di diario giornaliero per fissare alcune considerazioni che medito da anni, ma che raramente ho messo per iscritto, direi che per il momento lo considero un progetto aperto, una via di mezzo tra una conferenza o una lezione (il mio mestiere) e un articolo o un libro (che ho sempre evitato di scrivere sia per la mia poca attitudine sia perché ho sempre preferito il contatto diretto con le persone). Il blog forse unisce queste due cose. Penso di fare un uso del blog non esclusivo, ma cercando collaboratori esperti anche in discipline diverse. Vedremo cosa ne uscirà ...


Bisogna dare i voti alle Amministrazioni che bandiscono gare e concorsi | Amate l'architettura ---> 3 aprile 2009

Amate l'architettura, riprende la lezione di Giò Ponti. Interessante il suo parallelismo, perché il libro al quale il blog si è ispirato - uscito nel 1957 - non è altro che un protoblog. Giò Ponti l'aveva pensato come degli appunti da condividere. Sia chiaro un libro, non offre l'interazione attraverso i commenti, ma amo pensare a delle lettere private. Scritto:

«non per dettare legge, se mai per eccitare alla contraddizione: perché un libro è un colloquio, non un soliloquio: solo nella follia parliamo da soli» Giò Ponti 7:
Amate l'architettura: ci sarebbe da parlare per ore, ma volendo essere telegrafico, il blog oggi è fondamentale per comunicare, è uno strumento indispensabile per farsi conoscere oltre ad essere uno strumento di grande democrazia dove ognuno può esprimere le proprie idee. Per noi comunque rappresenta un mezzo per raggiungere i nostri fini, per altri è fine a se stesso.
Cercheremo di usarlo nel miglior modo possibile.

UNIVERSITÀ - un'altra occasione persa | Sardarch ---> 27 marzo 2009
Nicolò Fenu e Matteo Lecis Cocco-Ortu, circa un anno fa, hanno aperto un blog. La sua latenza è durata per tutto il 2008 e solo nel 2009 gli articoli diventano più frequenti. Credono che attraverso la diffusione e la condivisione delle conoscenze, si possa istaurare un dialogo produttivo e sinergico. Un dialogo aperto e non esclusivo:


Nicolò Fenu e Matteo Lecis Cocco-Ortu: Lo scopo primario del blog è creare discussione attorno all'architettura, con una luce particolare verso quello che sono le problematiche della Sardegna.
Da qui il nome Sardarch.

Un dibattito che vada al di la degli ambienti accademici e che soprattutto coinvolga gli architetti, ingegneri, giovani studenti, ma anche persone semplicemente appassionate.

Abbiamo scelto il blog come strumento di comunicazione, poiché crediamo che sia una piattaforma eccezionale, che ti aiuta in un modo immediato a creare una architectural virtual community.
La comunicazione e l'informazione si stanno spostando completamente verso la rete e perciò un blog è il modo migliore, attualmente, dove parlare di architettura.


Povero vecchio futuro | Il nido e la tela di ragno ---> 19 marzo 2009

Questo blog è un po' datato ma il numero di post lo rende fresco. L'autrice Rossella Ferorelli, dopo la lettura del libro di Nicola Emery L'architettura difficile8. Filosofia del costruire ha deciso che, per capire il nostro tempo, non si può commettere l'errore di leggerlo attraverso griglie semplificative, ma occorre affrontare il tema principale, nonché la sua latente bellezza: la complessità. Ecco perché ha aperto il suo blog:


Rossella Ferorelli
: La motivazione è espressa in modo alquanto acerbo nella pagina "Di che si tratta".

Tuttavia, poiché dal giorno dell'apertura del blog ad oggi l'idea si è delineata meglio nel mio cervello (e solo lì, data l'ancora scarsa quantità di post che mi è riuscito di produrre finora!), vedrò di dartene un'illustrazione più esaustiva.

Fondamentalmente, avverto come colonna sonora del nostro tempo un rumore di fondo estremamente confuso e, in generale, soffro nel constatare come imprendibile a tutto, a tutti, com'è il tutto (per dirla con Zanzotto) sia la realtà, la nostra epoca.
E allora, per quel che mi compete o presto competerà, mi sono messa in testa di indagare come si evolve il mondo; e poiché non sono certamente in grado di delineare scenari per mio solo, modestissimo conto, il mio desiderio principale è - come probabilmente avrai sentito anche da parte di altri - creare una rete di blog/blogger e siti che parlino di architettura in maniera non banale e, quel che più conta, avendo in testa una visione più o meno precisa (o quantomeno decisa) di come sarà il futuro. Io, per me, sto lentamente mettendo insieme la mia.

Da qui lo stesso titolo del blog. Il nido è l'allegoria prima dell'architettura; la tela di ragno è questa rete; entrambe le metafore sono in chiave "naturale" perché credo in una sorta di neo-organicismo (tecnologico) che è ancora tutto da scrivere. Da scrivere soprattutto teoricamente, ci tengo a sottolineare. Perché sono tra quei pochi che ritengono che per ogni buona pratica ci voglia una buona teoria collettiva-connettiva. Perché nella mia mitologia personale c'è ancora il Bauhaus come iniziatore della modernità, su un gradino ben più alto dei vari Le Corbusier e Wright. Giusto per dare un'idea.

Ma conosco Wilfing Architettura, ovviamente. E mi onora l'invito a parlare del mio progetto, quale che sia l'uso che vorrai fare di queste notizie, perché ritengo davvero di grande valore il lavoro che fai. Io ho molta fiducia nello strumento blog. È datato, probabilmente, e probabilmente non se ne fa l'uso corretto, come dici. Eppure non posso che pensare che al suo interno si possa scrivere (sic) la contemporaneità, perché un paio di volte mi ha dato la possibilità di fare incontri che hanno davvero cambiato il mio modo di vedere le cose e regalato orizzonti assai più ampi di quelli illustratimi dall'università.

Il tuo post del 5 aprile mi fa venire una gran fame di leggere cos'altro riuscirai a mettere insieme con le risposte a queste domande.


Ricercatori di verità | ARCH'IT ---> 20 novembre 2008

No, non ho sbagliato, mi piaceva presentarvi Ugo Rosa con questo suo articolo, forse di rottura con la sua fase critica, perché ha deciso di aprire un blog Fiori di zucca dedicandosi ad altro:

«Non si occuperà di architettura (abbiamo già dato…) ma di quello che succede nel paese dei papi.»:
Ugo Rosa: …e perché no?

14 maggio 2009
Intersezioni --->BLOG READER
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Note:
1Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, EST, Milano, 1997, p. 9
2Giuseppe Granieri, Umanità accresciuta, Laterza, Bari, 2009. Link
3Programma radio tre, Fahrenheit, 'Il web: apocalittici e integrati', 6 maggio 2009 Link
4Tullio De Mauro, La rete ridisegna la scuola, Internazionale, n. 791, 16 aprile 2009 Link
5Ethan Zuckerman, Homophily, serendipity, xenophilia, Blog dell'autore, 25 aprile 2008 Link. Tradotto in italiano Link
6Umberto Galimberti, Parole nomadi, Feltrinelli, 2006, p. 9
7Giò Ponti, Amate l'architettura, Vitali e Ghianda, Genova, 1957
8Nicola Emery, L'architettura difficile. Filosofia del costruire, Marinotti, 2007

9 maggio 2009

Google ha deciso di fare le bizze

Mi è stato segnalato che ci sono dei problemi tecnici.
Appare tutto un po’ sottosopra.
Ecco un esempio:

Se vi succede qualcosa di simile, per favore, potete fare un print screen e inviarmi una mail? Grazie.
Dei blogmaster mi hanno detto che non dipende da me. Occorre aspettare.
Rinvio la pubblicazione del mio post a lunedì sperando che il problema non persista.

E se Google, improvvisamente, scomparisse?


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N.B.: Grazie a Emma e Ugo.