- Qual è l’architetto noto che apprezza e perché?
- Qual è l’architetto non noto che apprezza e perché?
Qui l’articolo introduttivo
Allure de maison di Simone Ariot
Simone Ariot mi ha risposto direttamente sul suo blog ecco il link L'Architetto preferito? Naturalmente ......
Di seguito la nostra conversazione attraverso i commenti.
Chiedere a un vicentino che abita a poche centinaia di metri da tre importanti ville venete chi sia il suo architetto preferito è quasi una presa in giro. Se lo si chiede nel 2009, nell’anno in cui si festeggia il cinquecentenario palladiano, risulta essere ancor più una provocazione.
Siamo sicuri? non direi.
Colgo la proposta di Salvatore D'Agostino che nel suo blog "Wilfing Architettura" chiede a tutti i blogger italiani che scrivono di architettura di rispondere a due semplici domande:
Qual è l´architetto noto, ancora in attività, che apprezzi e perché?
Qual è l´architetto non noto che apprezzi e perché?
Come notate si chiede "architetto ancora in attività".
Io non sono architetto e non sono esperto di architettura, ma amante. Non conosco molti nomi da poter compilare una classifica, e dovrei limitarmi a selezionare i miei amici.
Bene, rispondo con una sorta di allegoria, o panegirico che ruoti intorno al concetto.
Per me l’architetto vivente, noto o non noto, che più apprezzo è colui il quale riesce a dialogare con il presente rispettando il passato. Colui che si muove con destrezza tra fogli di carta e scalpelli del muratore, colui che si nutre di arte, musica e cultura. Una persona in grado di capire che in architettura una grande rivoluzione può anche essere la riscoperta del passato, non di tutto il passato, ma di quello che sa portarci nel futuro. Non parlo necessariamente di prendere come esempi i grandi architetti del passato, anche loro archistar, ma i piccoli e invisibili mastri architetti di cui nei libri di storia dell’architettura non c'è traccia. Parlo di coloro i quali nati e vissuti in un territorio hanno capito cosa voleva questo territorio e hanno prodotto il risultato che ha consentito a uomini e cose di rimanere nel tempo.
Parlo di uomini saggi, che hanno compreso l’arte della mediazione e del buon gusto, uomini che hanno saputo quando fermarsi, quando aggiustare, quando abbattere e quando saper costruire.
Uomini che non sono scesi a patti con il potere ma hanno mantenuto intatto l’onore e il rispetto del territorio. Uomini che prima di gridare alla tradizione per affrontare il cambiamento hanno studiato la tradizione. E il cambiamento, che diventa migliorativo, è arrivato da solo.
Non ho nomi da fare, e se li facessi non li conoscerebbe nessuno. Ma chi si riconosce nella categoria descritta può pure autocitarsi.
Simone Ariot
Simone Ariot,
concordo con il tuo punto di vista da viaggiatore attento, che riesce a guardare l’edificio anonimo che si affianca al noto (antico) archistar vicentino.
A mio parere, hai centrato in pieno lo spirito della mia inchiesta.
A tal proposito ti chiedo di fare i nomi degli architetti ‘amici’ che possiedono le qualità da te descritte. I nomi servono per arricchire il nostro ‘indice dei nomi’ spesso limitato ai soliti noti.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Nella mia città, Vicenza, stimo e apprezzo i lavori di Mirko Amatori che dimostra la possibilità di non scendere a compromessi ed eseguire solo progetti in cui crede, in cui l’attività progettuale tiene sempre conto del contesto d'inserimento e in cui ci sia la possibilità di migliorare il territorio grazie all'integrazione tra forma del paesaggio e senso della dimora/costruzione.
Emilio Alberti è un architetto vecchia scuola, che non ho mai conosciuto personalmente ma è stato insegnante di progettazione di alcuni miei amici. Ho visto una splendida colombaia di campagna trasformata in appartamento rendendo suggestivo un luogo prima quasi anonimo. In questo caso l'atto progettuale è sempre accompagnato da un tentativo di rendere didatticamente interessante l'esecuzione che si sta seguendo. Stando in tema di Architetti insegnanti cito il mio amico e collega Stefano Notarangelo per il quale vale un principio. "Non progettare mai nulla che possa andare contro i principi di quella storia dell’arte che insegna tutte le mattine al liceo".
Nella mia città un buon lavoro l'ho visto fare dallo studio Balbo, dove Paolo e la figlia Chiara sono specializzati in restauri, come quello magnifico sviluppato nel palazzo Pojana di proprietà Fortuna. Un esempio molto interessante vicentino è rappresentato dal noto studio Albanese. Non voglio parlare di Flavio, l'architetto senza titolo, genio delle pubbliche relazione e dalle grandi capacità innovative in grado di dedicarsi solo a ciò che rappresenti il bello, ma dell'entourage di giovani architetti e designer che lavorano per lui. Questi ragazzi vengono assunti spesso appena laureati ed hanno la possibilità di crescere professionalmente molto velocemente grazie alla possibilità di cimentarsi in progetti che piccoli studi di provincia difficilmente riescono a gestire. Alcuni nomi tra queste giovani leve sono il designer Giulio Contin, gli architetti Francesco dal Toso, Dario Coppola, Andrea Garzotto. La cosa interessante è che quando questi giovani architetti prendono forma e autonomia si staccano gradatamente dallo studio, divenendo autonomi al 100%. Una sorta di studio Università, in cui si lavora e si impara, per poi restituire alla collettività quanto appreso, come dovrebbe essere da mission per molte altre professioni ( avvocato, giornalista...).
Tra i giovani neo architetti poi vorrei segnalare Giovanni Piovene (ndr intervista su WA qui), che lavora a Venezia, dal quale ho sentito fare bei discorsi sull’architettura.
Simone,
il tuo viaggio tra gli architetti vicentini arricchisce la nostra mappa.
Una cartina di eterogenee qualità che si sovrappone a fatica alla cartina dei professionisti banali e speculatori che hanno cambiato in peggio la nostra Italia in meno di mezzo secolo.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA
Simone Ariot mi ha risposto direttamente sul suo blog ecco il link L'Architetto preferito? Naturalmente ......
Di seguito la nostra conversazione attraverso i commenti.
Chiedere a un vicentino che abita a poche centinaia di metri da tre importanti ville venete chi sia il suo architetto preferito è quasi una presa in giro. Se lo si chiede nel 2009, nell’anno in cui si festeggia il cinquecentenario palladiano, risulta essere ancor più una provocazione.
Siamo sicuri? non direi.
Colgo la proposta di Salvatore D'Agostino che nel suo blog "Wilfing Architettura" chiede a tutti i blogger italiani che scrivono di architettura di rispondere a due semplici domande:
Qual è l´architetto noto, ancora in attività, che apprezzi e perché?
Qual è l´architetto non noto che apprezzi e perché?
Come notate si chiede "architetto ancora in attività".
Io non sono architetto e non sono esperto di architettura, ma amante. Non conosco molti nomi da poter compilare una classifica, e dovrei limitarmi a selezionare i miei amici.
Bene, rispondo con una sorta di allegoria, o panegirico che ruoti intorno al concetto.
Per me l’architetto vivente, noto o non noto, che più apprezzo è colui il quale riesce a dialogare con il presente rispettando il passato. Colui che si muove con destrezza tra fogli di carta e scalpelli del muratore, colui che si nutre di arte, musica e cultura. Una persona in grado di capire che in architettura una grande rivoluzione può anche essere la riscoperta del passato, non di tutto il passato, ma di quello che sa portarci nel futuro. Non parlo necessariamente di prendere come esempi i grandi architetti del passato, anche loro archistar, ma i piccoli e invisibili mastri architetti di cui nei libri di storia dell’architettura non c'è traccia. Parlo di coloro i quali nati e vissuti in un territorio hanno capito cosa voleva questo territorio e hanno prodotto il risultato che ha consentito a uomini e cose di rimanere nel tempo.
Parlo di uomini saggi, che hanno compreso l’arte della mediazione e del buon gusto, uomini che hanno saputo quando fermarsi, quando aggiustare, quando abbattere e quando saper costruire.
Uomini che non sono scesi a patti con il potere ma hanno mantenuto intatto l’onore e il rispetto del territorio. Uomini che prima di gridare alla tradizione per affrontare il cambiamento hanno studiato la tradizione. E il cambiamento, che diventa migliorativo, è arrivato da solo.
Non ho nomi da fare, e se li facessi non li conoscerebbe nessuno. Ma chi si riconosce nella categoria descritta può pure autocitarsi.
Simone Ariot
Commento del 12 luglio 2009 13.46
Salvatore D’Agostino:Simone Ariot,
concordo con il tuo punto di vista da viaggiatore attento, che riesce a guardare l’edificio anonimo che si affianca al noto (antico) archistar vicentino.
A mio parere, hai centrato in pieno lo spirito della mia inchiesta.
A tal proposito ti chiedo di fare i nomi degli architetti ‘amici’ che possiedono le qualità da te descritte. I nomi servono per arricchire il nostro ‘indice dei nomi’ spesso limitato ai soliti noti.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Commento del 15 settembre 2009 4.13
Simone Ariot:Nella mia città, Vicenza, stimo e apprezzo i lavori di Mirko Amatori che dimostra la possibilità di non scendere a compromessi ed eseguire solo progetti in cui crede, in cui l’attività progettuale tiene sempre conto del contesto d'inserimento e in cui ci sia la possibilità di migliorare il territorio grazie all'integrazione tra forma del paesaggio e senso della dimora/costruzione.
Emilio Alberti è un architetto vecchia scuola, che non ho mai conosciuto personalmente ma è stato insegnante di progettazione di alcuni miei amici. Ho visto una splendida colombaia di campagna trasformata in appartamento rendendo suggestivo un luogo prima quasi anonimo. In questo caso l'atto progettuale è sempre accompagnato da un tentativo di rendere didatticamente interessante l'esecuzione che si sta seguendo. Stando in tema di Architetti insegnanti cito il mio amico e collega Stefano Notarangelo per il quale vale un principio. "Non progettare mai nulla che possa andare contro i principi di quella storia dell’arte che insegna tutte le mattine al liceo".
Nella mia città un buon lavoro l'ho visto fare dallo studio Balbo, dove Paolo e la figlia Chiara sono specializzati in restauri, come quello magnifico sviluppato nel palazzo Pojana di proprietà Fortuna. Un esempio molto interessante vicentino è rappresentato dal noto studio Albanese. Non voglio parlare di Flavio, l'architetto senza titolo, genio delle pubbliche relazione e dalle grandi capacità innovative in grado di dedicarsi solo a ciò che rappresenti il bello, ma dell'entourage di giovani architetti e designer che lavorano per lui. Questi ragazzi vengono assunti spesso appena laureati ed hanno la possibilità di crescere professionalmente molto velocemente grazie alla possibilità di cimentarsi in progetti che piccoli studi di provincia difficilmente riescono a gestire. Alcuni nomi tra queste giovani leve sono il designer Giulio Contin, gli architetti Francesco dal Toso, Dario Coppola, Andrea Garzotto. La cosa interessante è che quando questi giovani architetti prendono forma e autonomia si staccano gradatamente dallo studio, divenendo autonomi al 100%. Una sorta di studio Università, in cui si lavora e si impara, per poi restituire alla collettività quanto appreso, come dovrebbe essere da mission per molte altre professioni ( avvocato, giornalista...).
Tra i giovani neo architetti poi vorrei segnalare Giovanni Piovene (ndr intervista su WA qui), che lavora a Venezia, dal quale ho sentito fare bei discorsi sull’architettura.
Commento del
Salvatore D’Agostino:Simone,
il tuo viaggio tra gli architetti vicentini arricchisce la nostra mappa.
Una cartina di eterogenee qualità che si sovrappone a fatica alla cartina dei professionisti banali e speculatori che hanno cambiato in peggio la nostra Italia in meno di mezzo secolo.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Intersezioni --->OLTRE IL SENSO DEL LUOGO
Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA
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Leggi:- incipit
- Conferenze e talks of architettura by Antonino Saggio
- POISON.GALORE di Sergio Polano
- E-Cloud di Alessio Erioli
- Il parallelografo di Paolo Mancini
- Amate l'architettura
- Gradozero di Davide Cavinato
- PEJA TransArchitecture research di Emmanuele Pilia
- DNA di Nicodemo Dell'Aquila
- L’Archimigrante di Marco Calvani
- Vers une architecture di Alessandro Russo
- Camminare Roma
- Identità e città di Giovanni Mendola
- Il blog della cosa di Emanuele Papa
- Nixiland di Nicoletta Carbotti
- Pensieri lasciati a macerare di Alberto Fogliato
- DEA-ARCHITECTURE di Nicola Montuschi
- Bizblog di Guido Aragona
- Architettura effimera di Emiliano Cristini
- La capanna in paradiso di Enrico Bardellini
- De Architectura di Pietro Pagliardini
- Architettura moderna di Vilma Torselli
- Urban Quality di Master
- Architettura, tempo, spazio e materia di Claudio Catalano
- Mezzo mondo di Miki Fossati
- Il papua di Fabio Massimo Rocchi
- Linea di Senso di Robert Maddalena
- Low-Res Architecture di Alessandro Rocca
- Il nido e la tela di ragno di Rossella Ferorelli
- Aedendesign
- Beyond The Light Bulb di Carlo Beltracchi
- In viaggio col taccuino di Simonetta Capecchi
- Firmiamo la lettera
- DES-ART-CHITECTURE di Laura Aquili & Ergian Alberg
- Played in Italy di Mario Gerosa
- SANSMOT di Gianluca Saibene
- Del visibile di Luigi Codemo
- Fiori di Zucca di Ugo Rosa
- Opla+
- G L U E M A R K E T
- P R O G di Alberto Pugnale
- Made in California di Davide Del Giudice
- O P E N S Y S T E M S di Marco Vanucci
- Mi manca chiunque di Luca Diffuse
- Archinlab di Maurizio Caudullo
- DigitAG& di Andrea Graziano
- Sardarch
- Cibo architettura di Barbara Falcone
- Ma architetti si nasce? di Katia
- na3
- Architettura radicale di Emanuele Piccardo
- Beyond Icons 2.0 di Silvio Carta
- Arturo e l'architettura di Arturo La Pietra
- Archiblog di Alessandro Ranellucci
seguo dall'inizio l'inchiesta di salvatore sui blogger-architetti... e credo in un'architettura fatta da processi e non (solo) da architetti ... ma trovo qui una visione del fare l'architetto assai condivisibile ("coloro i quali...hanno prodotto il risultato che ha consentito a uomini e cose di rimanere nel tempo") tanto più perchè detta da un non architetto.
RispondiEliminacommento qui (e la). salve. marco+pasian
---> Marco,
RispondiEliminacredo occorra ascoltare i non architetti, Francesco Alois ne è un esempio mirabile.
La sua definizione di architettura è pregnante, anche se io ho sempre dei dubbi sull’architettura ‘definitiva’ credo in un’architettura trasformabile nel tempo, credo in un’architettura da superfetare.
Per non perderci in chiacchiere vi faccio due esempi il duomo di Siracusa, dove è possibile leggere il tempio greco (l’unico ad eccezione del tempio di Segesta rimasto ancora in piedi naturalmente) e il ponte vecchio a Firenze amo gli sporti banali e discordanti dei bottegai.
Buon viaggio: http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&t=h&oe=UTF8&msa=0&msid=115927604629053000975.0004496dd3a606c25774a&ll=43.768483,11.253455&spn=0,359.992683&z=17&layer=c&cbll=43.768363,11.253372&panoid=isMliPbMQMzbumCXubazcg&cbp=12,210.66,,0,11.6
Saluti,
Salvatore D’Agostino
---> Errata corrige,
RispondiEliminanon Francesco Alois ma Simone Ariot.
Saluti,
Salvatore D’Agostino