- Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
- Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Qui l’articolo introduttivo
Architettura radicale di Emanuele Piccardo
Ti rispondo soprattutto da curatore di archphoto.
La mia risposta non può essere univoca e merita una premessa. Il mio interesse oggi verso l'architettura che fa tendenza è pari a zero, non è un caso che la mia ricerca si svolga a cavallo delle discipline: arte contemporanea, fotografia e architettura; in una dimensione sociale. Insomma oggi le architetture invecchiano precocemente come il Maxxi di Zaha Hadid a Roma a differenza delle architetture moderne, ad esempio Le Corbusier, Wright o Mies; per restare in Italia Terragni, Libera, Daneri, Fiocchi, Figini e Pollini...
Cercando di rispondere alla tua domanda devo complessificare, altrimenti è come dire qual è il cantante preferito? Non ha senso, l'architetto deve avere una attenzione per il contesto in cui la sua architettura si inserisce, deve avere una precisa e chiara, dal punto di vista teorico, idea di architettura, avere un linguaggio risultato di una ricerca coerente che sappia coniugare forma e funzione. Non può quindi esserci una risposta univoca, posso affermare che Renzo Piano, Alvaro Siza e Bernard Tschumi sono gli architetti che stimo per la solidità del loro impianto teorico e la capacità che entrambi hanno di creare spazi mentali, fisici e politici. Piano etereo, leggero, trasparente; Siza poetico, solido, radicale, complesso nel modo in cui ti fa "entrare" nelle sue architetture; Bernard Tschumi per la capacità di saper coniugare lo spazio politico di un luogo con lo spazio architettonico.
Non farei una distinzione tra architetto noto e poco noto, esistono progetti buoni o se vuoi efficaci. Degli architetti che non sono considerati star ma la cui ricerca è interessante metto: i primi lavori di Lacaton & Vassal, le sperimentazioni tra neo-avanguardia e new brutalism di Anna Rita Emili/altro_studio, la radicalità delle architetture di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo ancora troppo sottovalutate. In pratica ciò che non m'interessa sono le finte sperimentazioni alla 5+1aa, Archea, Corvino e Multari, Cherubino Gambardella... dove l'aspetto mediatico è più importante della capacità di fare architettura.
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La mia risposta non può essere univoca e merita una premessa. Il mio interesse oggi verso l'architettura che fa tendenza è pari a zero, non è un caso che la mia ricerca si svolga a cavallo delle discipline: arte contemporanea, fotografia e architettura; in una dimensione sociale. Insomma oggi le architetture invecchiano precocemente come il Maxxi di Zaha Hadid a Roma a differenza delle architetture moderne, ad esempio Le Corbusier, Wright o Mies; per restare in Italia Terragni, Libera, Daneri, Fiocchi, Figini e Pollini...
Cercando di rispondere alla tua domanda devo complessificare, altrimenti è come dire qual è il cantante preferito? Non ha senso, l'architetto deve avere una attenzione per il contesto in cui la sua architettura si inserisce, deve avere una precisa e chiara, dal punto di vista teorico, idea di architettura, avere un linguaggio risultato di una ricerca coerente che sappia coniugare forma e funzione. Non può quindi esserci una risposta univoca, posso affermare che Renzo Piano, Alvaro Siza e Bernard Tschumi sono gli architetti che stimo per la solidità del loro impianto teorico e la capacità che entrambi hanno di creare spazi mentali, fisici e politici. Piano etereo, leggero, trasparente; Siza poetico, solido, radicale, complesso nel modo in cui ti fa "entrare" nelle sue architetture; Bernard Tschumi per la capacità di saper coniugare lo spazio politico di un luogo con lo spazio architettonico.
Non farei una distinzione tra architetto noto e poco noto, esistono progetti buoni o se vuoi efficaci. Degli architetti che non sono considerati star ma la cui ricerca è interessante metto: i primi lavori di Lacaton & Vassal, le sperimentazioni tra neo-avanguardia e new brutalism di Anna Rita Emili/altro_studio, la radicalità delle architetture di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo ancora troppo sottovalutate. In pratica ciò che non m'interessa sono le finte sperimentazioni alla 5+1aa, Archea, Corvino e Multari, Cherubino Gambardella... dove l'aspetto mediatico è più importante della capacità di fare architettura.
Intersezioni --->OLTRE IL SENSO DEL LUOGO
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Leggi:- incipit
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- E-Cloud di Alessio Erioli
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- PEJA TransArchitecture research di Emmanuele Pilia
- DNA di Nicodemo Dell'Aquila
- L’Archimigrante di Marco Calvani
- Vers une architecture di Alessandro Russo
- Camminare Roma
- Identità e città di Giovanni Mendola
- Il blog della cosa di Emanuele Papa
- Nixiland di Nicoletta Carbotti
- Pensieri lasciati a macerare di Alberto Fogliato
- DEA-ARCHITECTURE di Nicola Montuschi
- Bizblog di Guido Aragona
- Architettura effimera di Emiliano Cristini
- La capanna in paradiso di Enrico Bardellini
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- Architettura moderna di Vilma Torselli
- Urban Quality di Master
- Architettura, tempo, spazio e materia di Claudio Catalano
- Mezzo mondo di Miki Fossati
- Il papua di Fabio Massimo Rocchi
- Linea di Senso di Robert Maddalena
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- Firmiamo la lettera
- DES-ART-CHITECTURE di Laura Aquili & Ergian Alberg
- Played in Italy di Mario Gerosa
- SANSMOT di Gianluca Saibene
- Del visibile di Luigi Codemo
- Fiori di Zucca di Ugo Rosa
- Opla+
- G L U E M A R K E T
- P R O G di Alberto Pugnale
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- Mi manca chiunque di Luca Diffuse
- Archinlab di Maurizio Caudullo
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- Sardarch
- Cibo architettura di Barbara Falcone
- Ma architetti si nasce? di Katia
- na3
Emanuele,
RispondiEliminati ringrazio soprattutto per due risposte Altro_Studio e Maria Giuseppina Grasso Cannizzo.
Due scelte opposte ma non contraddittorie poiché l'architettura ha bisogno di utopia e di concrettezza.
Hai ragione, l'architetto siciliana è poco conosciuta rispetto a ciò che riesce a esprimere in un luogo dove l'architettura sembra l'unica latitante, stranamente non perseguita per legge.
Saluti,
Salvatore D'Agostino