2 settembre 2009

0034 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] DES-ART-CHITECTURE di Laura Aquili & Ergian Alberg

Salvatore D’Agostino:
  • Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
  • Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Qui l’articolo introduttivo


DES-ART-CHITECTURE di Laura Aquili & Ergian Alberg

L'architetto in attività (noto) che più adoriamo è sicuramente Zaha Hadid ed il motivo è semplice: abbiamo avuto la fortuna di lavorare nel suo studio londinese per lei ed è stata davvero un grande maestro per noi. E lo è tutt'ora.

L'architetto non abbastanza noto rispetto a quanto meriterebbe e che stimiamo è Luigi Moretti: il suo progetto in Corso Italia è uno dei più begli edifici di Milano, ma dato che la tua inchiesta chiede di dare un nome di un architetto vivente, ti diciamo Igor Kebel degli Elastik: perchè è giovane, è un amico ed è talentuoso. Abbiamo molta stima per lui.


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5 commenti:

  1. Anch'io ho avuto un amico che ha lavorato per la Hadid, ma di certo non ne parla in questo modo...
    Anzi...

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  2. Laura & Ergian,
    Zaha Hadid nel suo ultimo post ‘Visions For The City Of London’ 12 giugno 2009, sul suo blog propone una nuova idea di pianificazione urbana per Londra.
    Pone ai cittadini londinesi una semplice domanda: non tenendo conto delle infrastrutture esistenti come immagini gli edifici nel prossimo futuro e soprattutto come laveremo e abiteremo nei diversi quartieri?
    Questo dialogo ha innescato un processo interattivo, basato sul contrasto di forze opposte, che servirà a ideare un nuovo masterplan per Londra.
    Interessante il diagramma.

    Qui il link: http://zahahadidblog.com/exhibition-highlights/2009/06/12/visions-for-the-city-of-london

    Tralasciando Renzo Piano e il suo masterplan per Genova non credete che gli architetti italiani abbiano abbandonato – ingiustificatamente - da anni i PRG (utilizzo un termine forse obsoleto ma tecnicamente usato nei nostri comuni)? Perché?
    Forse non dovrei, ma per carattere sono interessato più a fare domande che non a pontificare idee logore.
    Concordo con voi su Luigi Moretti un architetto molto poco conosciuto.
    A proposito di Igor Kebel degli Elastik mi piace molto il loro sito ‘simil blog’, invece conosco poco la loro architettura, cercherò di recuperare.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  3. Matteo,
    senza scadere nei contenuti sarei curioso delle opinioni del tuo amico.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    P.S.: Evitando sfoghi da rancorosi licenziati.

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  4. Beh..per non andare nel volgare: "schiavista", "arrivista" e "fa più pubblicità che architettura" può bastare?
    Ho tanti amici che i primi anni "si fanno le ossa" in grandi studi, così poi uno nel curriculum può mettere qualche medaglietta (e poi andare a fare il direttore della sicurezza nei cantieri di Cesenatico); ma essere architetti (o ingegneri), anche se appena laureati, significa comunque avere una dignità come professionisti (che hanno studiato, fatto il proprio percorso di studi e sudato l'iscrizione).
    Quindi lavorare in un posto in cui non solo ti pagano poco e ti fanno vedere "poco" della professione ma oltretutto c'è una gara all'ultimo sangue a chi fa di più per farsi bello col capo mi sembra oltremodo assurdo.
    Mi rendo altresì conto che questa ormai è la normale condizione di lavoro di molti professionisti del settore.
    Le colf sono trattate meglio (come già ho detto a Rem).

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  5. ---> Matteo,
    sull’architettura iconica o brand/pubblicità occorrerebbe un’analisi approfondita e non semplici considerazioni da blog/blogger.
    A tal proposito di suggerisco l’ultimo numero di Lotus (se vuoi posso farti pervenire gli articoli), dove ci sono degli spunti interessanti.
    Invece una riflessione seria sulle condizioni del lavoro del ‘neo architetto e non solo’ a mio parere potrebbe essere fatta sui blog.
    Anzi, credo che sia la sede più consona, poiché difficilmente le riviste o le rubriche specifiche dei giornali possono occuparsene.
    Ecco alcuni dei motivi in un elenco succinto e parziale:
    • Il ciclo del cemento interessa il 17% del PIL italiano;
    • Le maggiori ‘Real Estate’ finanziano le fonti d’informazione suddette;
    • L’inchiesta giornalistica che non sia pruriginosa o politica virale è scomparsa (forse non è mai esistita);
    • Gli enti statali sono gestiti dalla politica;
    • I contratti di lavoro sono ‘fardelli’ per gli snelli 740;
    • L’idea diffusa dell’abitazione come mq/mc e non come qualità di vita;
    • Incapacità a pensare collettivamente.

    Credo che il lavoro dell’architetto sia un argomento interessante che solo i blogger, intesi non come neo-critici/giornalisti che cercano di farsi accreditare dalla stampa ufficiale, possono fare.
    Certo occorrerebbe una rivoluzione culturale, quasi copernicana, che sposti i post dei blog (che spesso imitano il peggio del giornalismo italiano) a essere concreti, attenersi a fonti autorevoli e produrre notizie sui fatti e non opinioni su opinioni che si auto fagocitano in quel nulla indistinto della non notizia.
    Capire i mali profondi della nostra professione ci può aiutare a uscire da questa retorica crisi d’idee dell’architettura.
    Capire anche che un blog può essere uno strumento importate solo se si emancipa dai luoghi comuni e racconti la sua verità (ovviamente discutibile) come fece l’architetto Salam Pax ai tempi della guerra in Iraq è fondamentale.
    Mi chiedo perché i blog non cominciano a raccontare la guerra ancora in corso dei cementificatori nelle nostre città?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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