- Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
- Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
1 - Paolo Soleri.
A mio parere uno dei più “attuali” e non perché da un po' di tempo a questa parte, una certa sfera mediatica ha sfiorato la sua figura.
Dico Paolo Soleri perché ha sempre creduto in un'idea di architettura “diversa”, incurante della gloria che molte occasioni avrebbero potuto procurargli.
Soleri frequenta lo studio di F.L. Wright, ma si discosta dall’aura del maestro, pur riconoscendone l’ampia genialità.
Non costruisce nemmeno l’un percento di quanto fece il maestro di Taliesin, ma con le poche realizzazioni ho portato avanti un modello nuovo di architettura, che fonda nell’uomo le proprie radici, facendolo convergere con concetti sociali, psicologici ed ecologici.
Conia il concetto di Arcologia, un “concetto organico”, tornando quasi ad uno stadio primordiale di architettura, cercando di avere uno sfruttamento ecologico del luogo. Pensa a fitti ecosistemi urbani creati dall’uomo alla ricerca continua di un equilibrio con la natura, della quale ne studia e ne comprende la struttura.
Resta continuamente aperto all’aspetto tecnologico, cioè a tutti i processi evolutivi a cui l’uomo si sottopone.
In Arcosanti, Paolo Soleri riesce a creare questi sistemi, riuscendo a realizzare ciò che Yona Friedman definisce utopie Realizzabili.
Ma per capire Soleri, non bastano poche righe, bisognerebbe leggere quanto è riportato nei suoi quaderni, ed ammirare gli innumerevoli progetti riproposti sui suoi sketchbooks.
2 - Giuseppe Parito.
Giovane architetto catanese, socio fondatore dello studio associato Monoarchitetti.
Non conosco personalmente Giuseppe Parito, ma una certa curiosità verso la sua opera mi è sopraggiunta anche dopo che, quasi per caso ne sentii parlare da Roberto Zappalà nel corso di una lezione tenuta presso Scenario Pubblico a degli studenti catanesi. Zappalà non si occupa di architettura, bensì di danza. Lui lo spazio lo “configura” a modo suo. Nel corso della discussione, ci parlò di Parito con una certa ammirazione e rispetto sottolineandone un’idea di architettura aperta a contaminazioni provenienti da altre arti e di come lo stesso Parito partecipò con una certa “devozione” alla creazione di Scenario Pubblico, diventandone poi Art Director.
Ma al di là della conoscenza personale, quando si parla di architettura, bisogna principalmente focalizzare l’analisi sulle realizzazioni, dove la cura del dettaglio, della praticità e del “valore aggiunto”, la fanno da padrone.
Un’architettura che si fonda su una cultura situazionista, ricercando negli aspetti del sociale e realizzando per l’uomo lo spazio nel quale potersi esprimere.
Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA
A mio parere uno dei più “attuali” e non perché da un po' di tempo a questa parte, una certa sfera mediatica ha sfiorato la sua figura.
Dico Paolo Soleri perché ha sempre creduto in un'idea di architettura “diversa”, incurante della gloria che molte occasioni avrebbero potuto procurargli.
Soleri frequenta lo studio di F.L. Wright, ma si discosta dall’aura del maestro, pur riconoscendone l’ampia genialità.
Non costruisce nemmeno l’un percento di quanto fece il maestro di Taliesin, ma con le poche realizzazioni ho portato avanti un modello nuovo di architettura, che fonda nell’uomo le proprie radici, facendolo convergere con concetti sociali, psicologici ed ecologici.
Conia il concetto di Arcologia, un “concetto organico”, tornando quasi ad uno stadio primordiale di architettura, cercando di avere uno sfruttamento ecologico del luogo. Pensa a fitti ecosistemi urbani creati dall’uomo alla ricerca continua di un equilibrio con la natura, della quale ne studia e ne comprende la struttura.
Resta continuamente aperto all’aspetto tecnologico, cioè a tutti i processi evolutivi a cui l’uomo si sottopone.
In Arcosanti, Paolo Soleri riesce a creare questi sistemi, riuscendo a realizzare ciò che Yona Friedman definisce utopie Realizzabili.
Ma per capire Soleri, non bastano poche righe, bisognerebbe leggere quanto è riportato nei suoi quaderni, ed ammirare gli innumerevoli progetti riproposti sui suoi sketchbooks.
2 - Giuseppe Parito.
Giovane architetto catanese, socio fondatore dello studio associato Monoarchitetti.
Non conosco personalmente Giuseppe Parito, ma una certa curiosità verso la sua opera mi è sopraggiunta anche dopo che, quasi per caso ne sentii parlare da Roberto Zappalà nel corso di una lezione tenuta presso Scenario Pubblico a degli studenti catanesi. Zappalà non si occupa di architettura, bensì di danza. Lui lo spazio lo “configura” a modo suo. Nel corso della discussione, ci parlò di Parito con una certa ammirazione e rispetto sottolineandone un’idea di architettura aperta a contaminazioni provenienti da altre arti e di come lo stesso Parito partecipò con una certa “devozione” alla creazione di Scenario Pubblico, diventandone poi Art Director.
Ma al di là della conoscenza personale, quando si parla di architettura, bisogna principalmente focalizzare l’analisi sulle realizzazioni, dove la cura del dettaglio, della praticità e del “valore aggiunto”, la fanno da padrone.
Un’architettura che si fonda su una cultura situazionista, ricercando negli aspetti del sociale e realizzando per l’uomo lo spazio nel quale potersi esprimere.
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Leggi:- incipit
- Conferenze e talks of architettura by Antonino Saggio
- POISON.GALORE di Sergio Polano
- E-Cloud di Alessio Erioli
- Il parallelografo di Paolo Mancini
- Amate l'architettura
- Gradozero di Davide Cavinato
- PEJA TransArchitecture research di Emmanuele Pilia
- DNA di Nicodemo Dell'Aquila
- L’Archimigrante di Marco Calvani
- Vers une architecture di Alessandro Russo
- Camminare Roma
- Identità e città di Giovanni Mendola
- Il blog della cosa di Emanuele Papa
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- DEA-ARCHITECTURE di Nicola Montuschi
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- Architettura effimera di Emiliano Cristini
- La capanna in paradiso di Enrico Bardellini
- De Architectura di Pietro Pagliardini
- Architettura moderna di Vilma Torselli
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- Architettura, tempo, spazio e materia di Claudio Catalano
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- Il papua di Fabio Massimo Rocchi
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- Il nido e la tela di ragno di Rossella Ferorelli
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- Firmiamo la lettera
- DES-ART-CHITECTURE di Laura Aquili & Ergian Alberg
- Played in Italy di Mario Gerosa
- SANSMOT di Gianluca Saibene
- Del visibile di Luigi Codemo
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- Mi manca chiunque di Luca Diffuse
Maurizio,
RispondiEliminaFrancois Choay, nel suo libro ‘La città. Utopie e realtà’, Einaudi, 1973, classifica l’urbanistica di D.L. Wright, come urbanistica naturalistica.
La sua teoria di città ‘Broadacre’ coniuga l’architettura e la natura che, senza soluzione di continuità, ritroviamo ad Arcosanti.
Credo che nel prossimo aggiornamento del libro della critica francese, sotto F.L. Wright andrebbe messo Paolo Soleri, un architetto migrante lungimirante, poiché per una congiuntura politica/culturale l’Italia preferisce fare accomodare fuori dalle sue mura gli architetti più interessanti.
In Italia, le città sono costruite dagli imprenditori che schizzano i loro progetti su aree di campagna intonse per poi farsi firmare il progetto dal tecnico compiacente di turno.
Choay dovrebbe aggiungere un nuovo capitolo (senza retorica poiché è la nostra realtà), l’urbanistica edile.
Per fortuna Soleri è un’oasi di pace e di sana utopia reale (ossimoro voluto), ti passo il link google map di Arcosanti, ecco l’oasi: http://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode=&q=arcosanti&sll=34.53997,-112.445154&sspn=0.020539,0.029998&ie=UTF8&ll=34.342568,-112.100657&spn=0.002573,0.005794&t=k&z=18
La tua citazione dell’architetto catanese Parito mi rincuora perché svela il senso nascosto di quest’inchiesta.
Qualche anno fa Parito, sulla presS/Tletter, invitava a riflettere sul senso dell’abitare odierno.
Condivisi molte delle sue idee e rincarai la dose su alcune sue affermazioni vedi qui---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2005/09/bar-atei-bariate-abitare.html
Nel mio scritto giocavo anagrammando la parola ‘abitare’ che passava dal BAR ATEI, ovvero le idee spesso da bar degli atei dell’architettura a BARIATE un incoraggiamento nei confronti degli architetti a non tener conto della realtà, alla fine citavo una frase di Gianni Rodari: «avevo in mente di tutto fuor che la scuola. […] Raccontavo ai bambini, un po’ per simpatia un po’ per la voglia di giocare, storie senza il minimo riferimento alla realtà né al buonsenso».
Fare l’architetto oggi significa abbandonare i riferimenti alla realtà e al buonsenso dell’architettura edile, occorre andare oltre.
L’architettura di oggi è in trans (almeno spero), come possiamo notare nelle tue architetture all’interno di Second Life.
Saluti,
Salvatore D’Agostino