18 agosto 2009

0023 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] Urban Quality di Master

Salvatore D’Agostino:
  • Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
  • Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Qui l’articolo introduttivo


Urban Quality di Master

Santiago Calatrava ne apprezzo molto lo stile luminoso e solare nella creazione di strutture snelle, bianche e flessibili, spesso mobili (come i ponti), che danno al paesaggio intorno un aspetto più contemporaneo e tecnologico senza essere di "intralcio" al paesaggio urbano o rurale nel quale si inseriscono. La "città delle arti e delle scienze" di Valencia è un capolavoro paesaggistico e architettonico perché fonde i materiali bianchi delle strutture all'azzurro dello specchio d'acqua che circonda tutto ed è una splendida conclusione del parco creato sul letto del fiume Turia.

Mario Cucinella apprezzo il fatto di cercare spesso di proporre idee innovative e di non scopiazzare in giro forme e contenuti di moda o che fanno tendenza. La sua ricerca in campo architettonico è sempre una originale e intelligente visione del problema che cerca di sviluppare e risolvere con soluzioni razionali e attente anche al mercato e alle esigenze della gente, non campate in aria.


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16 commenti:

  1. Master,
    un mio amico di Reggio Emilia mi parla sempre entusiasta dei ponti sull’autostrada, non so a che possano servire i premi ma i tre ponti nel 2007 hanno vinto "l'European Steel Design Award”.
    Ti confesso che personalmente la sua ricerca di forme derivate dalla natura trasposte in opere ingegneristiche non mi convince. Mario Praz nel suo libro 'Filosofia dell’arredamento', parla degli oggetti primitivi e di come l’uomo anticamente non si riuscisse a emancipare dalle forme naturali.
    Io credo che l’architettura debba farlo.
    Ritornando al mio amico padano, mi ha raccontato del suo incontro con l’architetto Stefano Ferrari, artefice della riqualificazione di Piazza Prampolini a Reggio Emilia, quest'ultimo si lamentava che i bambini facessero la cingana con le loro biciclette in una fontana a pavimento che getta i suoi schizzi d’acqua verticalmente. Il mio amico rimase stupito perché pensava che quel dinamismo innescato dai bambini fossero un valore aggiunto all’opera dell’architetto. Ti confesso la penso come lui.

    Di Mario Cucinella ne abbiamo parlato con Lucio Zappalorti del blog Camminare Roma vedi ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/07/0012-oltre-il-senso-del-luogo-camminare.html
    Continuo ad avere dei dubbi sull’approccio ECO dell’architettura ma credo che sia un mio limite, devo affrontare con più rigore quest’argomento.

    Saluti,
    Salvatore D'Agostino

    P.S.: Nel prossimo commento ti riposto la replica ai commenti di Mario Cucinella su Wired, per arricchire il nostro dialogo.

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  2. Da Wired, n. 4, giugno 2009, p. 19.

    Nota introduttiva:
    RE: Quelli che «è una bufala»
    Ci avevano detto: siete pazzi a mettere Mario Cucinella in copertina. E invece la casa ricaricabile ha fatto il botto. Puro entusiasmo. Poi c’è chi ha protestato. È normale. Siamo tutti stati scottati da annunci fasulli e siamo diventati diffidenti. Purtroppo, perché per realizzare cose nuove e belle e importanti dobbiamo saper sognare. E a volte la diffidenza assomiglia al cinismo. Ciò detto, prima di pubblicare il progetto di Cucinella abbiamo atteso la Biennale di Venezia, alcuni riconoscimenti internazionali e soprattutto che un sindaco di Settimo Torinese, dicesse «la faccio io quella casa». Tra un anno le prime 45 “case 100k” saranno pronte. Ci vediamo tutti li? Intanto in questa pagina leggete chi parla di bufala e la risposta di Cucinella

    Primo commento:
    Miracoli zero
    Io credo che prima di farsi pubblicità come il nuovo guru del Eco-architettura Cucinella avrebbe fatto meglio a farci vedere una casa realizzata da Italcementi a quelle condizioni, con costi effettivi. Personalmente sarei felice che avesse ragione, ma francamente mi sembra improbabile.
    GIORGIO VIA WIRED.IT

    Secondo commento:
    Apprezzo l'intento di dimostrare che è possibile realizzare edifici a basso consumo energetico a poco costo, ma il progetto termotecnico è completamente ERRATO!
    Nell'edificio che sto progettando a Pianezza (To) dimostro che NON è più necessario alcun impianto di riscaldamento all'interno delle abitazioni. L'appartamento sarà riscaldato semplicemente dall'aria recuperata (anche se precauzionalmente inserirò uno scaldasalviette elettrico nei bagni). E poi perché il fotovoltaico è la finanza creativa del futuro? Fa schifo!
    CATELLO SOCCAVO VIA MAIL

    Terzo commneto:
    Ho appena chiamato lo studio Cucinella e mi hanno spiegato che l'impianto fotovoltaico non è incluso, la superficie è quella commerciale, gli oneri di urbanizzazione non sono inclusi e guardando il progetto non ci sono ascensori. È apprezzabile lo sforzo verso una nuova idea di edilizia ma non prendiamoci in giro con questi famosi lOOk.
    ROBERTO VIA WIRED.IT

    Risposta di Mario Cucinella:
    I miracoli non sono di questa terra e la casa 1OOk non fa eccezione. A riguardo volevo precisare alcuni punti. Il valore corrisponde a un edificio industrializzato con caratteristiche non paragonabili alla classica casetta speculativa o palazzina marmorizzata.
    Il progetto apre un nuovo scenario su una casa da poter personalizzare in base alle proprie risorse perché è stata pensata per i ceti più poveri e non per gli speculatori che vedono nel basso prezzo la possibilità di far crescere i loro profitti. Non include il costo del terreno per due ragioni: una perla variabilità del prezzo e l'altra perché l'ambizione è che diventi una iniziativa pubblica dove non gravino ne i costi dei terreni, ne gli oneri amministrativi. E tutto questo ha una sua logica se si vuole veramente affrontare l'accesso alla casa delle popolazioni più in difficoltà. Poter offrire un alloggio semplice da completare in funzione delle proprie risorse è anche una risposta a chi la casa non ce l'ha per nulla. Per quanto riguarda il fotovoltaico è un po' come andare a comprare un'automobile e pretendere che la benzina sia inclusa. Non funziona cosi. L'opportunità è proprio quella di accedere al fotovoltaico sapendo che quel che si compra si ripaga da solo nel tempo e che diventerà una piccola risorsa economica. E questo ha tanto più senso per i redditi bassi che si vedono nel tempo valorizzare il proprio investimento, magari meglio che con i subprime o la finanza spazzatura. Se poi questo fa aumentare la sensibilità ambientale e fa capire come le riduzioni di CO2 siano comportamenti etici e civili da parte di tutti, mi sembra che abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Un energetico saluto.
    MARIO CUCINELLA

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  3. Anch'io sulla casa 100k avevo già espresso i miei dubbi (anche direttamente sul blog di Master): non riesco a togliermi dalla testa che Cucinella sia più pubblicità che sostanza.
    Cavolo, se togliamo gli oneri amministrativi ed il costo del terreno io una casa così riesco a farla anche a 70k (Probabilmente perchè non chiederei una parcella come quella di Cucinella)!!
    Ma lo sapete quanto incidono gli oneri amministrativi o no?!?
    Insomma, con queste affermazioni Cucinella non solo si mette in ridicolo, ma rafforza l'opinione che gli architetti vivano letteralmente "fuori dal mondo"

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  4. Volevo aggiungere: con questo non voglio denigrare la scelta di Master.
    Penso che anch'io quattro o cinque anni fa avrei fatto gli stessi nomi.

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  5. Luigi Prestinenza Puglisi scrive di Calatrava che riesce a rendere “organiche strutture ingegneristicamente complesse”.Mi sembra un giudizio azzeccato, bivalente, perché l'organicità si può leggere sia in senso strettamente letterale (per l'apparente naturalismo di forme bianche come ossa di scheletri spolpati) sia in senso culturale (per la presenza di una logica di sistema costituente un valore aggiunto che rende il tutto qualcosa di più della somma delle singole parti).
    E scrive anche : "se l'ingegneria tradizionale si muove alla ricerca della soluzione spazialmente ed esteticamente più ricca, tra le molte tecnicamente equivalenti, per Calatrava essa è solo strumento per dare forma alla ricerca spaziale trasformandosi da arte della razionalità in arte della possibilità.”
    Qualcuno ha definito quella di Calatrava una "architettura variabile", e mi piace pensare che lo stesso Calatrava gradirebbe una pedalata di bambini su qualcuno dei suoi ponti!

    Vilma

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  6. ---> Matteo,
    il linguista Tullio De Mauro da tempo pensa che occorra creare una scuola per gli insegnanti e non semplici corsi ‘falsi’ di aggiornamento. È evidente che gli architetti italiani sono molto in ritardo nei confronti di questi temi. Mario Cucinella con Wired (fattore importante) ha lanciato una sfida.
    Gli architetti tardivi digitali ancora galleggiano in un’ignoranza non più perdonabile, non possiamo pensare più con i vecchi codici linguistici questo lo sanno bene i nativi digitali.
    Mi chiedo, quando l’Italia uscirà fuori da questa struttura gerontocratica che non riesce a capire quali sono le strade giuste da perseguire?
    Mi chiedo, come possiamo ancora pretendere che gl’ insegnanti (tardivi digitali) possono agevolare la formazione delle nostre generazioni?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. ---> Vilma,
    provo a riflettere partendo da questa tua frase: «Qualcuno ha definito quella di Calatrava una "architettura variabile", e mi piace pensare che lo stesso Calatrava gradirebbe una pedalata di bambini su qualcuno dei suoi ponti!»
    Io credo di sì, ma ancora non riesco a capacitarmi di come si possa pensare alla costruzione di un ponte pedonale escludendo il pedone diversamente abile.
    Ebbene circa un anno fa avevo scritto questo post: 0019 [SPECULAZIONE] Architettoniche barriere culturali. Calatrava a Venezia (http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2008/08/0019-speculazione-architettoniche.html ) prendendo spunto da un articolo di Anna Detheridge.
    Mi è arrivato questo commento da parte di Roberto Scano, un giovane veneziano diversamente abile: «Vorrei precisare che la nostra iniziativa non è "no ponte" ma è "un ponte per tutti".
    Come ha spiegato calatrava in un comunicato stampa, la colpa della mancata accessibilità sarebbe del Comune di Venezia e non sua.»
    La colpa è del comune che non ha dato il permesso di rifare ex-novo il progetto, ma il progetto originale era stato pensato senza l’accessibilità del pedone diversamente abile.
    Ti suggerisco di leggere quest’articolo di Der Pilger (Il Pellegrino) ‘La fuga delle rotelle’ (http://derpilger.splinder.com/post/19296951 ) riporto uno stralcio: «"Senti ma come e' che sei finito li' esattamente?"
    "Mah, niente, sono venuto un paio di volte in olanda come turista e ho capito che questo era un altro pianeta. In albergo mi si era rotta una ruota della carrozzina e me l'hanno riparata gratis. Sono andato in giro per la citta' senza problemi, la gente era perfino gentile con me. Mi sono detto 'ma chi cazzo me lo fa fare di stare in quel paese?'. Allora ho chiesto la pensione, ho venduto casa e ho preso la residenza qui. Mi sono fatto una assicurazione medica e quella mi copre le spese dell'assistenza."»
    L’architetto e il sindaco non dovevano costruire quel ponte l’architettura non può più dimenticarsi delle minime norme di accessibilità. Dovevano correggere l’errore.
    Le città italiane attente a edulcorare i circuiti turistici dimenticano di tutelare la vita della gente comune.
    Occorre più che mai ricostruire le nostre città senza evitare di affrontare la sua complessità.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  8. Adesso non vorrei fare il puntiglioso, ma uno come Calatrava, anche se c'erano poi tutti questi fattori contro, non dovrebbe COMUNQUE porsi il problema delle barriere architettoniche?!?
    O gli architetti solitamente se ne infischiano, tranne pochi pirla che come me anche per privati si pongono il problema della visitabilità??

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  9. Matteo,
    non sei puntiglioso l’architettura deve saper affrontare in modo egregio l’accessibilità, pensare che i diversamente abili siano un problema nel 2009 è da folli.
    I diversamente abili sono parte integrante del nostro vivere civile.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  10. Salvatore, hai ragione, ma guarda che su quel ponte c'è molta disinformazione, si dice di tutto e il contrario di tutto, ancora non si sa se l'ovovia era nelle previsioni, se basta adeguarlo con un semplice montascale, se i lavori così travagliati sono stati chiusi in fretta, c'è un collaudo positivo, l'amministrazione ha taciuto e tace, nessuno prende posizione per dire chi è colpevole di ché ......... Personalmente non ho capito bene cosa sia successo, mi sembrerebbe una soluzione troppo facile dare tutte le colpe al progettista ......

    Vilma

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  11. Vilma,
    non attribuisco colpe al progettista dato che lo stesso non aveva nessun problema a rifare il progetto.
    L’idea ‘veneziana’ dei ponti a gradini che accompagnano il passaggio sotto un arco era stata elaborata da Caltarava con dei gradini addolciti e una campata ad arco ribassato.
    Possiamo ben capire che doveva rifare ex-novo e non superfetare il progetto per adeguarlo alle normative italiane sulle barriere architettoniche.
    Questa idea è stata scartata per problemi politici/burocratici/impiegatizi italiani preferendo ripiegare sull’ovovia (ancora non allestita).
    Ti riporto un commento di Roberto Scano che chiarisce questo punto:
    «Mi spiegate una cosa? Perchè quando qualcuno chiede l’applicazione di normative vigenti in materia di barriere architettoniche vengono liquidate come polemiche? Definirle polemiche è altamente offensivo per chi è disabile e non può (nonostante vi siano specifiche norme per le NUOVE opere) usufruire di un’opera pubblica.
    Lo stesso Calatrava ha dichiarato che non è colpa sua: lui ha fatto delle proposte ma il comune ha rifiutato pensando di poter ripiegare sul vaporetto e quindi violando alcune normative (tra cui una che impedisce il finanziamento di opere non accessibili… quindi facendo pure un danno economico):
    • Iter di approvazione: ogni progettista deve presentare – unitamente al progetto – una dichiarazione di conformità in cui autocertifica il rispetto alla normativa vigente in materia di progettazione accessibile (DM 236/89 per gli edifici privati e privati aperti al pubblico, DPR 503/96 per gli edifici, gli spazi e i percorsi pubblici). Dovrebbe dunque esistere la dichiarazione di conformità del progetto del ponte. Al Comune (peraltro anche committente) spetta infine di effettuare i controlli previsti.
    • Percorsi o edifici: la normativa vigente non si riferisce solo ad edifici, ma anche a percorsi pedonali e quindi al superamento dei dislivelli. Tale indicazione è ancora più evidente in materia di percorsi pubblici.
    • Servoscala: il DM 236/89 ammette l’impiego di servoscala solo in caso di edifici e realizzazioni antecedenti all’entrata in vigore della norma.
    • Finanziabilità: secondo la Legge 41/86 (art. 32, comma 20), Stato ed Enti Pubblici non possono erogare contributi o agevolazioni per la realizzazione di progetti che non rispettino le disposizioni in materia di progettazione accessibile. Nel caso del progetto in questione, potrebbero esservi pertanto gli estremi di un ricorso presso la Corte dei Conti.
    Se poi protestare per la mancata applicazione di normative che non discriminano i cittadini è polemizzare, beh, un po’ di paraocchi c’è »
    Link: http://marcomassarotto.com/2008/08/31/il-ponte-di-calatrava-a-venezia/

    Questa vicenda è paradigma della cultura italiana attentissima alle opere degli stranieri che invadano con la loro firma i centri storici e disattenta su tutto le altre parti del territorio.
    Non a caso ho citato un racconto significativo di un diversamente abile emigrato per vivere in modo civile.
    Calatrava in questo caso è stato disattento ma vittima del male profondo dell’Italia: l’indifferenza e il provincialismo POP.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  12. Volevo intervenire prima ma la discussione nata intorno alle mie scelte mi ha interessato molto.
    Personalmente ritengo degni di apprezzamento tanti architetti contemporanei, noti e non noti, ma i due citati sono forse quelli che mi hanno ispirato di più. Quando osservo un'opera architettonica o un progetto mi pongo tante domande per cercare di capire meglio e in profondità l'opera stessa, nell'osservare le architetture di Calatrava quello che mi ha sempre appassionato è l'entusiasmo che sembra trasparire, la volontà di dare un senso dinamico a strutture ingegneristiche considerate spesso fredde e statiche. Questo entusiasmo mi ha sempre spronato a non banalizzare mai qualsiasi cosa io faccia nel mio lavoro perché ogni particolare può comunicare qualcosa e comunicare entusiasmo è quello che anche io voglio fare.
    Da qui a produrre un'opera perfetta ce ne corre, e la burocrazia e le amministrazioni in Italia hanno spesso fatto del loro meglio per banalizzare le opere di grandi architetti, e mi riferisco anche al ponte di Calatrava a Venezia.
    Per Cucinella, come ho già detto, è l'idea che mi ha spinto a citarlo, poi la realizzazione del progetto in se è tutta da vedere ma se è servito a dare una spinta nella giusta direzione allora ha raggiunto il suo obiettivo, ma questa, ripeto, è solo una mia valutazione.

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  13. Perchè mi piacciono le opere di Santiago Calatrava?
    Ho avuto la fortuna di assistere ad una lezione magistrale del Valenciano.
    Ci sono andato scettico e pieno di pregiudizi ideologici (nella mia città, Reggio Emilia, l'estrema sinistra era contro il progetto dei ponti e della nuova stazione TAV), dopo due ore sono uscito convinto di aver trovato un genio assoluto.
    Santiago Calatrava ha la doppia laurea: è contemporaneamente architetto e ingegnere.
    Calcola ciò che disegna e disegna ciò che calcola.
    La sinergia mentale che si crea tra le due discipline rende le sue opere davvero uniche. Il suo metodo di lavoro, poi, è straordinario.
    Santiago calatrava usa fotografare di persona il paesaggio prima di progettare, e poi lavora con gli acquerelli sopra le sue fotografie stampate in supporto lucido.
    Non usa autocad!
    Con la sua mano libera dipinge e cancella, cancella e ridipinge, fino a quando non ottiene il migliore risultato estetico, tutto questo senza mai perdere di vista l'aspetto strutturale.
    Ciò che Calatrava progetta dipingendo è naturalmente in grado di reggersi e di portare i carichi statici e dinamici richiesti.
    In questa triste Italia, dove troppo spesso i lavori migliori se li aggiudicano cagnacci paraculati con la laurea comprata o figli di Papà senza alcun merito, vedere lavorare finalmente un vero talento poliedrico come il Calatrava mi ha in parte riconciliato con il mondo dell'alta architettura, che ero arrivato a disprezzare totalmente.
    Ma queste sono opinioni opinabili di un vil geometra.

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  14. ---> Master,
    leggendo il tuo commento mi sono venuti in mente i lavori di Sergio Musmeci, un ingegnere italiano che aveva le stesse doti che cerchi osservando/studiando le architetture degli altri.
    La burocrazia è una favola molto italiana, la realtà mi suggerisce di dire che è l’atteggiamento piccolo borghese di chi deve usare il potere per enfatizzare gesti e atti di semplice utilità pubblica.
    Cucinella: Spero anch’io che sia ‘un’energetica provocazione’ per iniziare a parlare seriamente di alcuni temi.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  15. ---> Vil Geometra,
    il tuo racconto mi spiazza ma mi fa ben sperare.
    Vi è una cultura ‘dell’indignato da divano del centro storico’ che critica tutto ciò che è contemporaneo trascurando ampie zone costruite dai costruttori in concomitanza con i (uso la tua frase) ‘cagnacci paraculati con la laurea comprata o figli di Papà senza alcun merito’.
    La maggior parte di questi protagonisti ‘cementificatori’ abitano in comode case del centro storico, le stesse che il governo sorveglia e tutela per l’emergenza sociale chiamata ‘sicurezza’.
    Un inghippo tutto italiano ma che non voglio semplificare o banalizzare, perché è molto più complesso e non servono le facili parole ma azioni concrete.
    Sai bene che per chi come me vive in ‘terra di mafia’ le parole sono ‘aria fritta’ servono fatti e non articoli da giornale.
    Ciò che mi fa ben sperare è la tua riconciliazione con l’architettura, l’Italia degli ultimi quarant’anni sembra essersi dissociata da quest’ultima.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  16. A Vil Geometra non posso che uno deglia spetti che anche io apprezzo nell'architetto valenciano è l'approccio "completo" che ha con i suoi progetti. Alcuni anni fa andai a Roma a vedere una mostra sulle sculture (alcune anche mobili) di Calatrava e rimasi stupito dalla cura con cui erano realizzate. Erano sculture che utilizzavano tutte le leggi statiche e dinamiche della fisica allo scopo di creare effetti incredibilmente accattivanti. La stessa cura che vedo nelle sue opere architettoniche.

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