- Qual è l’architetto noto che apprezza e perché?
- Qual è l’architetto non noto che apprezza e perché?
Qui l’articolo introduttivo
DigitAG& di Andrea Graziano (citato su OLTRE IL SENSO DEL LUOGO qui e qui)
Nessuno....... ho smesso di apprezzare, venerare, seguire archistar.Da un bel pezzo non mi preoccupo (ed occupo) più dell'estetica ma cerco di valutare progetti ed realizzazioni in base al processo progettuale, al percorso ed alle regole
Ma se proprio dovessi fare un nome direi: Glenn Murcutt.
Uno dei pochi architetti che con il suo atteggiamento di rispetto verso l'ambiente, sostenibilità e attenzione per la Terra mi ha impressionato. La sua architettura leggera, che "tocca" solo la terra, che non pretende di essere per sempre e definitiva mi vede ancora concorde! Direi che forse la sua è un'architettura..... non presuntuosa nell'esistere!
La sostenibilità in questo momento è uno dei temi sicuramente emergenti, anche se in Italia sta diventando una farsa come tutte le altre cose. Il termine "eco-chic" che ho sentito l'altro mese alla radio la dice veramente tutta su come affrontiamo le cose!
Esiste un livello di notorietà condiviso ed ufficiale? Se ti dicessi Tom Wiscombe di Emergent Architecture per la comunità è uno noto o uno sconosciuto?
Scusa, ti chiedo questo perché ormai (mi dicono) di essere in un territorio alieno e la mia consuetudine e ordinarietà risulta a molti un territorio sconosciuto.
Comunque se dovesse essere ancora sconosciuto direi che affronta in maniera sistemica il progetto e tenta di proporre soluzioni che non offrono soluzioni per addizioni (ovvero un problema ---> una soluzione, altro problema ---> altro dispositivo per risolverla.... e alla fine ci troviamo con un bell'aggregato di tonnellate di dispositivi).
Il pensare il progetto affrontando l'intero sistema delle problematiche e fornirne una soluzione coerente credo che sia ormai necessario se non urgente.
Ma se proprio dovessi fare un nome direi: Glenn Murcutt.
Uno dei pochi architetti che con il suo atteggiamento di rispetto verso l'ambiente, sostenibilità e attenzione per la Terra mi ha impressionato. La sua architettura leggera, che "tocca" solo la terra, che non pretende di essere per sempre e definitiva mi vede ancora concorde! Direi che forse la sua è un'architettura..... non presuntuosa nell'esistere!
La sostenibilità in questo momento è uno dei temi sicuramente emergenti, anche se in Italia sta diventando una farsa come tutte le altre cose. Il termine "eco-chic" che ho sentito l'altro mese alla radio la dice veramente tutta su come affrontiamo le cose!
Esiste un livello di notorietà condiviso ed ufficiale? Se ti dicessi Tom Wiscombe di Emergent Architecture per la comunità è uno noto o uno sconosciuto?
Scusa, ti chiedo questo perché ormai (mi dicono) di essere in un territorio alieno e la mia consuetudine e ordinarietà risulta a molti un territorio sconosciuto.
Comunque se dovesse essere ancora sconosciuto direi che affronta in maniera sistemica il progetto e tenta di proporre soluzioni che non offrono soluzioni per addizioni (ovvero un problema ---> una soluzione, altro problema ---> altro dispositivo per risolverla.... e alla fine ci troviamo con un bell'aggregato di tonnellate di dispositivi).
Il pensare il progetto affrontando l'intero sistema delle problematiche e fornirne una soluzione coerente credo che sia ormai necessario se non urgente.
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Leggi:- incipit
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- POISON.GALORE di Sergio Polano
- E-Cloud di Alessio Erioli
- Il parallelografo di Paolo Mancini
- Amate l'architettura
- Gradozero di Davide Cavinato
- PEJA TransArchitecture research di Emmanuele Pilia
- DNA di Nicodemo Dell'Aquila
- L’Archimigrante di Marco Calvani
- Vers une architecture di Alessandro Russo
- Camminare Roma
- Identità e città di Giovanni Mendola
- Il blog della cosa di Emanuele Papa
- Nixiland di Nicoletta Carbotti
- Pensieri lasciati a macerare di Alberto Fogliato
- DEA-ARCHITECTURE di Nicola Montuschi
- Bizblog di Guido Aragona
- Architettura effimera di Emiliano Cristini
- La capanna in paradiso di Enrico Bardellini
- De Architectura di Pietro Pagliardini
- Architettura moderna di Vilma Torselli
- Urban Quality di Master
- Architettura, tempo, spazio e materia di Claudio Catalano
- Mezzo mondo di Miki Fossati
- Il papua di Fabio Massimo Rocchi
- Linea di Senso di Robert Maddalena
- Low-Res Architecture di Alessandro Rocca
- Il nido e la tela di ragno di Rossella Ferorelli
- Aedendesign
- Beyond The Light Bulb di Carlo Beltracchi
- In viaggio col taccuino di Simonetta Capecchi
- Firmiamo la lettera
- DES-ART-CHITECTURE di Laura Aquili & Ergian Alberg
- Played in Italy di Mario Gerosa
- SANSMOT di Gianluca Saibene
- Del visibile di Luigi Codemo
- Fiori di Zucca di Ugo Rosa
- Opla+
- G L U E M A R K E T
- P R O G di Alberto Pugnale
- Made in California di Davide Del Giudice
- O P E N S Y S T E M S di Marco Vanucci
- Mi manca chiunque di Luca Diffuse
- Archinlab di Maurizio Caudullo
Andrea,
RispondiEliminala tua prima risposta mi ha spiazzato poiché Glenn Murcutt è un architetto poco ‘digitale’.
Ma per uscire dalle derive dell’eco-chic o della New Town Aquila 2 di Silvio B. occorre leggere il lavoro dell’architetto australiano per capire come un’architettura possa essere costruita in modo ‘naturale’ con semplici tecnologie intrinseche e non facendo vedere qualche sovrapposizione sui tetti o nelle verande di pseudo eco/bio-architettura.
Non conoscevo gli Emergent Architecture per due motivi:
non riesco a leggere/studiare un’architettura se non su supporto cartaceo;
non mi fido delle fotografie patinate (conosco bene i set fotografici) e tantomeno dei rendering.L’architettura va visitata.
Dal wilfing, sugli Emergent Architecture leggo il loro approccio ‘digitale’ (occorre trovare un nome più pregnante per questa ricerca architettonica, poiché anche la teoria della blob architecture di Greg Lynn non mi convince) e l’ubicazione globale delle loro architetture, un binomio quasi inscindibile digitale/globale.
Sono convinto anch’io che occorra abbandonare i processi additivi dell’architettura compositiva e pensare a un approccio olistico dell’architettura. Ma non sono apocalittico mi piacerebbe vedere costruire con la massima professionalità le idee diverse poiché, l’uno non esclude l’altro.
Non sono un’inclusivista ma semplicemente amo le differenze e non sopporto l’idea homophiliaca della città, perché basta semplicemente camminare per le nostre strade per capire che le più belle sono quelle meno monotone o retoriche, in qualche modo quelle multistili e non monostile.
La differenza aiuta a crescere.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
@andrea-->
RispondiEliminaanch'io è da un po' che mi sono reso conto di disinteressarmi all'architettura patinata (da quando rimanevano incellofanati, negli angoli dello studio, dei numeri di riviste di cui ero abbonamento...)
Non so molto della ricerca architettonica digitale, ma l'input del tuo blog ... mi ha stimolato... e mi appunto due cose che hai detto: "valutare progetti ed realizzazioni in base al processo progettuale, al percorso ed alle regole", "pensare il progetto affrontando l'intero sistema delle problematiche e fornirne una soluzione coerente". Sono cose che condivido e perseguo. ciao, marco+pasian