11 settembre 2009

0042 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] Made in California di Davide Del Giudice

Salvatore D’Agostino:
  • Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
  • Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Qui l’articolo introduttivo


Made in California di Davide Del Giudice

Zaha Hadid perché il suo design è una continua ricerca in territori inesplorati.

Andrea Graziano (citato in OLTRE IL SENSO DEL LUOGO qui), per la sua passione per l'architettura e lo spirito di sharing che ha nei confronti dei suoi lettori.

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3 commenti:

  1. Davide,
    a proposito della Zaha Hadid lascio a te la parola sono veramente curioso della tua recente esperienza.
    Quest’architetto causa amore e odio profondo e spesso le sue architetture appaiono misteriose poiché non se ne conoscono i paradigmi costruttivi.

    Leggo il blog/link di Andrea Graziano e traspare chiaramente la sua forza di sharing.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  2. Ciao Salvatore,

    la mia eperienza è ancora troppo prematura per trarre delle considerazioni ma posso provare a rispondere lo stesso,
    sul fatto cioè che l'architettura di Zaha Hadid sia amata o odiata.

    Chi la ama è chi è capace di guardare verso il futuro e capisce che l'architettura decostruttivista è solo ormai un romantico ricordo del passato.

    Chi odia la sua architettura è perchè ama i suoi dipinti e le sue prime opere come il padiglione LF One e l'ex stazione dei pompieri Vitra per citarne alcune,
    opere che nascevano direttamente dalla sua mano.

    Chi ama la sua architettura sa che dietro i progetti ci sono dei team di architetti che dedicano tantissime energie per raggiungere la fluidità negli spazi
    delle sue opere.

    Il disegno di una superficie continua avviene attraverso software di modellazione che approssimano per mezzo di algoritmi i solidi elaborati e plasmati dal mouse, risultando delle superfici morbide e creando spazi che ricordano molto organismi viventi.

    E' una concezione di spazio molto elaborata e ottimizzata per una migliore fruizione, continuità degli ambienti e un' eleganza ricercata che contraddistingue le sue opere.

    Per controllare questa complessità abbiamo bisogno di un'infinità di disegni che permetteranno di capire come realizzare questo spazio fluido, sono questi disegni che servono a discretizzare l'elevata complessità iniziale per portarla ad un'altro livello di complessità superiore ma controllata.

    Ciò che lega il disegno continuo e la complessità controllata è lo strumento. In questo caso parliamo di strumento parametrico che diventa una filosofia di pensiero progettuale.

    Il parametricismo come lo definisce Patrik Schumacher potrebbe essere la chiave:"Modernism is based on standardization and repetition while Parametricism produces continuous variation(...)"

    via:
    http://www.patrikschumacher.com/Texts/Interview_WA_May%2009_english.htm

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  3. ----> Davide,
    primo punto: solo nelle prime opere di Zaha Hadid troviamo traccia dell’architettura diagrammatica di matrice koolhaassiana e non eisenmanniana.
    Il decostruttivismo è stato (e forse continua a esserlo) una trappola semantica;

    secondo punto: c’è un difetto cronico dell’italiano comune (permettermi una semplificazione) a non leggere dietro l’architettura la fatica e la qualità di chi lavora.
    Spesso la Zaha Hadid è considerata un’affabulatrice o meglio una furba dell’architettura alla stregua di una venditrice porta a porta di aspirapolvere o enciclopedie;

    terzo punto: l’architettura di Zaha Hadid andrebbe letta attraverso i suoi script, NURB e la parametrizzazione.

    quarto punto: grazie per il link e soprattutto per la citazione. Capire che il modernismo (che comprende il post moderno) si basa sulla standardizzazione e la ripetizione è fondamentale poiché ci permette di passare alla fase della parametrizzazione che come dice lo stesso autore produce una variazione continua e soprattutto cambia il modo di progettare.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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