Alberto Pugnale - blog P R O G - ha partecipato all'inchiesta: 0041 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] P R O G di Alberto Pugnale
In questi giorni sto cercando di leggere/rileggere tutti gli interventi e i commenti di questa inchiesta per cercare di capire se è possibile trarre qualche commento conclusivo, ora che tutti i testi sono pubblicati on-line.
Rileggendo le mie risposte alle tue domande e i relativi commenti mi sento di voler fare una precisazione: la Chiesa di Longuelo non credo sia proprio un'architettura di resistenza, ma solo un esempio di architettura non particolarmente nota. Non è di resistenza nel senso che quest'opera era per l'architetto l'occasione della sua vita, e come tale Pino Pizzigoni ha cercato di giocarsi ogni possibile carta per creare qualcosa di veramente innovativo e spettacolare, senza nessuna preoccupazione per i desideri dei committenti, della futura comunità che fruirà della chiesa, dei costi, di nulla. Diciamo che l'impegno etico dell'architetto in questo specifico lavoro non è stato proprio esemplare. Quello che però è veramente meritevole riguarda il grado d'innovazione di cui questo progetto è portatore (vedi 0041 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] P R O G di Alberto Pugnale).
I riferimenti sono assolutamente internazionali e quindi la non notorietà può essere fatta ricadere nel 'pionierismo locale' e non nell'architettura di resistenza, che invece a volte è molto nota (vedi di nuovo sopra, quando ho citato Luigi Snozzi).
La non notorietà o la scarsa notorietà, come in questo caso, può dipendere da tante ragioni, e non so quanto sia utile indagarle ai fini di un costruire un dibattito interessante.
La non notorietà o la scarsa notorietà, come in questo caso, può dipendere da tante ragioni, e non so quanto sia utile indagarle ai fini di un costruire un dibattito interessante.
Allontanando però un po' lo sguardo per riflettere più in generale su questa inchiesta, emerge un atteggiamento diffuso dei partecipanti nel legare saldamente il concetto di notorietà di un architetto a quello del suo impegno etico nei confronti della sua professione. Questo è sicuramente sintomo di quanto sia importante riflettere sul concetto di notorietà all'interno di questa professione.
È però strano notare come invece poi la maggior parte dei partecipanti si sia invece interrogata sulla questione della non notorietà durante la formulazione delle risposte, e quindi sul perché dover citare un architetto non noto.
Dato che ormai ho iniziato a commentare l'intera inchiesta, mi permetto di scrivere ancora un paio di note conclusive a riguardo.
Quali sono gli aspetti che reputo positivi di questa inchiesta?
Primo: ha creato o rafforzato contatti e comunicazione tra architetti sparsi per l'Italia;
Secondo: ha incrementato la notorietà dei personaggi non noti citati. Tante volte nei propri contesti locali capita di scoprire personaggi molto interessanti, anche se solo per aspetti marginali, che al di fuori di quell'ambiente non hanno respiro. Questo può accadere vivendo, parlando e condividendo esperienze con i locali, quindi è interessante condividerlo, anche se forse al di fuori del contesto di riferimento diventa difficile cogliere gli aspetti interessanti delle persone citate;
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Terzo: il fatto di proporre un'inchiesta 'a puntate' ha invogliato le persone a leggere con continuità il tuo blog, forse più di quanto può accadere normalmente;
Quarto: qua e là tra i commenti si è parlato del medium specifico del blog, del suo uso e del suo potenziale per gli architetti, la critica dell'architettura, ecc.
Forse questo andrebbe approfondito come dicevi con post più specifici che non rischiano di perdersi facilmente come i commenti.
Forse questo andrebbe approfondito come dicevi con post più specifici che non rischiano di perdersi facilmente come i commenti.
Quali sono invece gli aspetti negativi?
Primo: la mole di testo prodotto.
È veramente difficile avere il tempo e la voglia di leggere tutti i post e tutti i commenti. Se uno si mette a fare questo lavoro alla fine è un po' come prendere gli atti di convegno e spararseli dall'inizio alla fine come se fosse un romanzo, nessuno lo fa, e non ha senso. La differenza però tra le due cose è che ogni singolo contributo di un atto di convegno può funzionare anche da solo, questa inchiesta invece funziona meglio se uno cerca di leggere l'inizio, la fine e poi la maggior parte dei contributi interni;
Secondo: (negativo o discutibile) la riduzione della partecipazione (e quindi anche della lettura) al contesto italiano.
Non tutti i partecipanti sono architetti praticanti, anche se architetti di formazione, e forse proprio per questi (come me) non è molto interessante la limitazione dell'inchiesta al nostro contesto italiano;
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Terzo: è relativo alla riproposizione di questo lavoro come libro.
Su questo punto, non mi convince l'idea di costruire dei racconti paralleli accomunati da una parola chiave.
Ho paura che questo possa portare ad una generalizzazione e classificazione approssimativa e poco utile di concetti più complessi, che andrebbero indagati diversamente.
Per farti un esempio che mi viene in mente: diverse volte vengono usate parole come 'architettura digitale' che però non sono molto ricchi di significato, e neanche precisi.
Anzi, sono vaghi e poco utili, invece di chiarire confondono le idee.
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Allora perché non eliminare il termine e spiegare il concetto?
22 settembre 2010
Intersezioni --->OLTRE IL SENSO DEL LUOGO
COMMENTA
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L'indice dell'inchiesta:
Prologo: Maledetti imbianchini
Gli interventi:
Note conclusive sull'inchiesta:
L'indice dell'inchiesta:
Prologo: Maledetti imbianchini
Gli interventi:
- 3XN [1]
- Aadrl [1]
- Abcarius & Burns [1]
- AKT (Adams Kara Taylor) [1]
- Alberti, Emilio [1]
- Alles Wird Gut [1]
- Altro Modo [1]
- Altro_studio (Anna Rita Emili) [1]
- Amatori, Mirko [1]
- Antòn Garcìa-Abril & Ensamble Studio [1]
- Aragona, Guido [1]
- Aravena, Alejandro [1]
- Archingegno [1]
- Architecture&Vision [1]
- Architecture for Humanity (Cameron Sinclair) [1]
- Archi-Tectonics [1]
- Asymptote Architects [1]; [2]
- Atelier Bow Wow [1]
- Ban, Shigeru [1]
- Barozzi-Veiga [1]
- Baukuh [1]
- Baumschlager & Eberle [1]
- Blogger donne (Lacuocarossa, Romins, Zaha, LinaBo, Denise e tante altre) [1]; [2]
- Bollinger+Grohmann [1]
- BM [1]
- C&P (Luca Cuzzolin e Pedrina Elena) [1]
- C+S (Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini) [1]
- Calatrava, Santiago [1]; [2]; [3]; [4]
- Campo Baeza, Alberto [1]
- Carta, Maurizio [1]
- CASE (David Fano) [1]
- Catalano, Claudio [1]
- Cirugeda, Santiago [1]
- Clément, Gilles [1]
- Cogliandro, Antonino [1]
- Contemporary Architectural Practice - Ali Rahim [1]
- Contin, Giulio [1]
- Coppola, Dario [1]
- Cosenza, Roberto [1]
- Critical garden [1]
- Cucinella, Mario [1]; [2]; [3]
- Dal Toso, Francesco [1]
- De Carlo, Giancarlo [1]
- Decq, Odile [1]
- Design Institute Cinesi [1]
- Diffuse, Luca [1]; [2]
- Diller Scofidio+Renfro [1]; [2]
- Dogma [1]
- Douglis, Evan [1]
- Duminuco, Enzo [1]
- Eifler, John [1]
- Eisenman, Peter [1]; [2]
- Elastik (Igor Kebel) [1]
- EMBT | Enric Miralles - Benedetta Tagliabue | Arquitectes associats [1]; [2]
- Emergent Architecture (Tom Wiscombe) [1]
- Ferrater, Carlos [1]
- Florio, Riccardo [1]
- FOA [1]
- Galantino, Mauro [1]
- Garzotto, Andrea [1]
- Gehl Architects [1]
- Gehry, Frank Owen [1]; [2]
- Gelmini, Gianluca [1]
- Grasso Cannizzo, Maria Giuseppina [1]; [2]
- Graziano, Andrea [1]; [2]
- Graypants (Seth Grizzle e Jon Junker) [1]
- Gregotti, Vittorio [1]
- Guidacci, Raimondo [1]
- Hadid, Zaha [1]; [2]; [3]: [4]
- Hensel, Michael [1]
- Herzog & De Meuron [1]; [2]
- Holl, Steven [1]
- Hosoya Schaefer architects [1]
- Ingels, Bjarke [1]
- Ishigami, Junya [1]
- Kahn, Louis [1]
- Kakehi, Takuma [1]
- Knowcoo Design Group [1]
- Kokkugia [1]
- Koolhaas, Rem [1]; [2]; [3]
- Kudless, Andrew [1]
- Kuma, Kengo [1]; [2]
- Lacaton e Vassal [1]
- Lancio, Franco [1]
- Libeskind, Daniel [1]
- Le Corbusier [1]
- Lomonte, Ciro [1]
- Lynn, Greg [1]
- MAB [1]
- Made In [1]
- Mau, Bruce [1]
- MECANOO [1]
- Melograni, Carlo [1]
- Menges, Achim [1]
- Moodmaker [1]
- Morphosis [1]
- Munari, Bruno [1]
- Murcutt, Glenn [1]; [2]
- MVRDV [1]
- Najle, Ciro [1]
- Njiric, Hrvoje [1]
- Notarangelo, Stefano [1]
- Nouvel, Jean [1]
- Ofis [1]
- Oosterhuis, Kas [1]
- Oplà+ [1]
- Oxman, Neri [1]
- Palermo, Giovanni [1]
- Pamìo, Roberto [1]
- Parito, Giuseppe [1]
- Park, Sangwook [1]
- Piano, Renzo [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
- Piovene, Giovanni [1]
- Pellegrini, Pietro Carlo [1]
- Pizzigoni, Pino [1]
- Porphyrios, Demetri [1]
- R&Sie(n) (Francois Roche) [1]; [2]; [3]; [4]
- RARE office [1]
- Raumlabor [1]
- Rogers, Richard [1]
- Ruffi, Lapo [1]
- Salmona, Rogelio [1]
- SANAA (Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa) [1]; [2]; [3]; [4]
- Sandbox [1]
- Sanei Hopkins [1]
- Sauer, Louis [1]
- Schuwerk, Klaus [1]
- Servino, Beniamino [1]
- Siza, Alvaro [1]; [2]; [3]; [4]; [5];[6]
- Soleri, Paolo [1]
- SOM [1]
- Sottsass, Ettore [1]
- Souto de Moura, Eduardo [1]; [2]; [3]
- Spacelab Architects (Luca Silenzi e Zoè Chantall Monterubbiano) [1]
- SPAN (Matias Del Campo+Sandra Manninger) [1]
- Spuybroek, Lars [1]
- Studio Albanese [1]
- Studio Albori [1]
- Studio Balbo [1]
- StudioMODE + MODELab [1]
- Supermanoeuvre [1]
- Tecla Architettura [1]
- Tepedino, Massimo [1]
- Terragni, Giuseppe [1]
- Tscholl, Werner [1]
- Tschumi, Bernard [1]
- Uap Studio [1]
- Uda [1]
- UN Studio (Ben Van Berkel) [1]; [2]
- Vanelli, Nildo [1]
- Vanucci, Marco (Open System) [1]
- Verdelli, Roberto [1]
- Vulcanica Architettura [1]
- Wiscombe, Tom [1]
- Zoelly, Pierre [1]
- Zordan, Filippo [1]
- Zucca, Maurizio [1]
- Zucchi, Cino [1]
- Zumthor, Peter [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
Note conclusive sull'inchiesta:
- Il codice delle micrologie di Matteo Seraceni
- Architettura POP degli OPLA+
- Perché non eliminare il termine e spiegare il concetto? di Alberto Pugnale
- Commento a “oltre il senso del luogo” di Emanuele Papa
- In medium stat virtus (la virtù è nel medium) di Rossella Ferorelli
- Si preferisce 'chi non fa il filosofo' di Francesco Alois
- Per la città partecipata di Giovanni Mendola
- Off topic 'Città come stati d'animo' di Nicola Perchiazzi
- Oltre il senso degli architetti (le suocere)
- Note a margine di Paolo Valente
- Errata Corrige di Nicola Montuschi
Alberto,
RispondiEliminatralascio gli aspetti positivi.
Una nota soltanto sul quarto punto positivo: blog (o similari).
WA sedimenta storie e possibili tracce, cercando di dare senso storico ai dialoghi in rete.
Il Web non ha memoria spetta al critico/storico tracciare un percorso storico.
Sul potenziale, dipende esclusivamente dal titolare (come definisce Antonio Sofi i blogger) non dallo strumento (piattaforma).
Eviterei l’approccio snob di Tom Wolf (il giornalista americano più incompetente sui temi di architettura) che si vanta - da dandy mediatico - di non leggere i blog.
Alcune note sui tre aspetti negativi che hai evidenziato:
PRIMO [SENZA LIMITI]
Condivido la lettura trasversale, non integrale dell’inchiesta.
Non va sottovalutato uno degli aspetti più complessi della nostra contemporaneità.
Cioè come fare sintesi dei nostri Wilfing?
A tal proposito, riporto un dialogo tra Jean-Claude Carrière e Umberto Eco:
JCC «Ma se oggi disponiamo davvero di tutto, senza filtro, di una somma senza limiti di informazioni accessibili sui nostri computer, cosa diventerà la memoria? Quale significato avrà questa parola? Quando avremo accanto alle nostre domande e anche a quelle che non riusciranno a formulare, cosa ci resterà da conoscere?
Quando la nostra protesi saprà tutto, assolutamente tutto, cosa dovremmo imparare?
UE L’arte della sintesi
JCC Sì. E l’atto stesso di imparare. Perché a imparare s’impara.
UE Sì, imparare a controllare un’informazione di cui non possiamo verificare l’autenticità. È ovviamente il dilemma degli insegnanti. Per fare i compiti, gli studenti vanno a cercare in Internet senza sapere se tali informazioni sono esatte. E come potrebbero? In questi casi il consiglio che do agli insegnati è di chiedere ai loro studenti, al momento del compito, di fare la seguente ricerca: a proposito del soggetto proposto, trovate dieci siti di informazione diversi e confrontateli. Si tratta di esercitare il proprio senso critico di fronte a Internet, di imparare a non prendere tutto per oro colato».
SECONDO [ITALIA]
L’Italia che osservo (con tutti i limiti dell’osservazione parziale) sembra combattuta tra due opposti:
IL PRONVICIALISMO: vivere di riflesso senza mai mettere in discussione il proprio operato.
L’ESTEROFILIA: il confronto non critico con l’altrove: in Francia, in Spagna, in Inghilterra queste cose non succedono (‘perdona la parola’ ovvero senza la profondità diatopica: tutto è uguale).
All’inizio dell’inchiesta avevo l’urgenza di capire chi dialoga, come e perché in rete. Riducendo inevitabilmente il campo dell’indagine.
TERZO [LIBRO]
L’inchiesta non è nata per essere trasposta in un supporto cartaceo.
Ho accolto il suggerimento in corso d’opera.
Per questo motivo ho reputato opportuno utilizzare una formula editoriale Web ovvero on-demand.
Condivido totalmente ciò che dici sulle TAG-concetti, infatti il progetto ha subito una mutazione.
Una condivisione un po’ tardiva poiché mentre cercavo le possibili tassonomie per i commenti, al 22° post sono uscito fuori di senno.
Reputando l’operazione totalmente inutile.
Nel libro saranno riportati pezzetti di commenti eliminando qualsiasi ricorso alle folksonomie.
Grazie per il consiglio.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Visto che mi coinvolge da vicino, vorrei essere io a rispondere agli aspetti negativi:
RispondiElimina1) E' vero. La mole di testo è tanta. Credo però che questa quantità sia in qualche modo correlata alla volontà di Salvatore di preservare la non "esclusività" di questa inchiesta. Sarebbe stato fin troppo facile scremare e scegliere contenuti e autori in base alle risposte e alla notorietà dei singoli.
Invece Salvatore ha scelto volontariamente di dare parola a tutti (blogger o architetti più o meno noti, studenti, "opinionisti"), senza fare classifiche (come invece abbiamo visto fare in molti) nè censure.
Personalmente ritengo che molti interventi siano assolutamente inutili e non aggiungono alcunchè all'inchiesta; ma proprio per questo sono indispensabili.
2) L'inchiesta poteva avere come risposta architetti di qualsiasi paese. Se intendi invece la limitazione a "blogger" italiani (o meglio, italofoni, visto che alcuni comunque vivono all'estero), penso la scelta sia dovuta alla volontà di "esplorare" l'ambito italiano dei blogger di architettura; mi sembra che lo stesso Salvatore spiegasse in un post come i blog italiani siano estremamente frammentati rispetto ai corrispettivi di oltralpe: l'inchiesta è un ottimo esperimento per verificare questo stato della blogosfera.
3) Qualsiasi riduzione a libro di "altri" media risulta sempre approssimativa (come del resto i film tratti dai libri o i fumetti tratti dai film, ecc.). C'è da dire però che il formato "cartaceo" ad oggi (nonostante i-pad e simili) risulta probabilmente ancora il miglior supporto disponibile per la consultazione e divulgazione.
Condivido invece la perplessittà sull'adozione di parole con un significato alquanto "vago" da parte dei blogger (ma questo, lo sappiamo, è una tara di molti architetti: molti si mettono in bocca parole di filosofi e scienziati senza minimamente conoscere le cose di cui stanno parlando). A mio parere il problema non è del libro, è degli "utilizzatori" di questi concetti (e su questo potrei dilungarmi all'infinito...Heidegger ci ha scritto sopra migliaia di pagine).
Probabilmente dovrebbero essere loro i primi a fare chiarezza con se stessi.
Probabilmente occorrerebbe un secondo libro per spiegare i "concetti" malamente utilizzati dagli architetti (a cominciare dal concetto di "relatività" di Einstein per finire alla "decostruzione" derridiana).
Ciao
Matteo
Grazie dei commenti, anche se spiace un po' limitarsi a parlare degli aspetti negativi. Se nei rapporti di coppia si parlasse sempre e solo del male non si sopravviverebbe a lungo!
RispondiEliminaSul primo punto non ho molto da aggiungere. Ho ben chiara la filosofia di fondo, ma questo approccio rende comunque la mole di testo elevata, e la lunga lettura rimane un punto dolente, è intrinseco nella scelta, che comunque mi sembra ben giustificata.
Sul secondo punto invece credo ci sia propo un po' di confusione sul concetto di limitazione al contesto italiano, di blogger, ecc. Cosa vuol dire frammentata rispetto all'estero? Si può fare un confronto Italia-resto del mondo così? Siamo sicuri che tutti gli intervistati siano effettivamente blogger e non usino un blog per altri scopi, tipo solo per tenersi in ordine il materiale su questa comoda piattaforma, facile da gestire e aggiornare? C'è qualcosa che veramente non mi convince in questo secondo punto, e non sono un esterofilo. Però ogni indagine, ricerca, ecc deve avere un suo contesto di riferimento, e deve trovare una giustificazione.
Sul terzo punto invece di nuovo poco da aggiungere. Non capisco solo cosa c'entra qui il riferimento al supporto cartaceo e al libro e agli utilizzatori quando mi riferivo all'uso di parole chiave e via di seguito, slegato dal medium.
---> Matteo,
RispondiElimina1) SPRITO DELL’INCHIESTA
Hai semplificato bene la lettura complessa che risiede dietro una ‘non selezione’.
2) GENERAZIONE DELLA RETE
Nel 2003 Marco Brizzi e Luigi Prestinenza Puglisi pubblicarono un libro dal titolo ‘Generazione della rete’ in qualche modo fu un primo report sulle mutazioni digitali in corso.
Libro che andrebbe comparato con le dinamiche ‘reali’ avvenute in questi ultimi sette anni (cosa che farò nei prossimi post).
La mia urgenza era di focalizzare l’attenzione su ciò che avviene nella rete italiana oggi, com’è e il suo grado di qualità.
Negli anni dell’eccitazione digitale Wiliam J. Mitchell scrisse un bel libro (ovvio contiene molto ottimismo che andrebbe ridimensionato) ‘La città dei bits’ curato da Sergio Polano nel 1995.
Sottotitolo: Spazi, luoghi e autostrade informatiche.
Trascuro i contenuti (non serve per questo commento) e mi soffermo sul parallelismo della ‘rete’ intesa come ‘città dei bits’.
Con OLTRE IL SENSO DEL LUOGO ho voluto fare un viaggio nella geografia - lingua italiana - delle scritture in rete.
Camminando per le vie di una città, non puoi usare l’artificio di un’osservazione parziale.
Sei costretto a immergerti nella sua atmosfera e solo attraverso il tuo senso delle ‘cose’ memorizzi/archivi ciò che reputi interessante.
La città per sua natura è inclusiva.
Personalmente le città tematiche mi rattristano.
Questa inchiesta non ha nessuna intenzione di concettualizzare la rete è da escludere qualsiasi ricorso alle generazioni X, Y, Z.
3) ECOLALIA
Devo a Mario Perniola il termine Ecolalia trasposto nelle scritture/dialoghi Web.
È indubbio che ci sia un’incapacità di profondità dei concetti in chi scrive.
Scritture spesso infarcite di ecolalie.
Personalmente sono disinteressato alle definizioni ‘nette’ spesso adagiate su analisi atte a confermare le proprie idee (tecnicamente wishful thinking).
Non m’interessa fare l’osservatore super partis, l’indignato o l’opinionista.
Mi piace semplicemente usare, agire, interagire e magari creare cortocircuiti utilizzando delle specifiche della rete.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
---> Alberto,
RispondiEliminaProvo a dare delle risposte (meglio offrire degli spunti).
Perdona fin d’ora il ricorso ad alcuni link che riportano a WA (rimandano a dei post di approfondimento).
Cosa vuol dire frammentata rispetto all'estero?
La blogosfera Italia sembra avere delle specificità, ecco due note:
«Da Anthony Hamelle di Linkfluence è arrivato uno studio molto interessante sulla “eurosfera”, la nuvola di contenuti e link del continente, per il momento limitata a quattro paesi: Germania, Olanda, Francia e Italia. Lo scopo era monitorare come le diverse blogosfere/infosfere nazionali si confrontassero vicendevolmente e soprattutto rispetto ai temi di attualità continentale. Particolarmente interessante è il caso italiano, che appare molto isolato, rinchiuso in se stesso, sostanzialmente disinteressato rispetto all’agenda dell’Unione e pesantemente incline alle opinioni personali piuttosto che alle analisi politiche. Da studiare il grafo sociale presentato».
Ne avevo parlato qui ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2010/01/0006-blog-reader-bla-bla-blablag.html
SD Puoi spiegare meglio il perché la blogosfera italiana è meno rilevante di quella anglosassone o francese?
WIKIO Non direi che sia meno rilevante, ma sicuramente meno matura.
Per due motivi:
il primo, per una ragione strutturale: l'Italia ha accusato un ritardo per quanto riguarda l'accesso a Internet rispetto ad altri paesi europei. In Francia 4 anni fa, quando Wikio è stato lanciato, internet era in quasi tutte le case con l'ADSL a un prezzo ragionevole. In Italia la diffusione è stata più lenta.
il secondo, per i contenuti: i blogger italiani restano isolati, non dialogano e hanno una spiccata inclinazione verso le opinioni personali.
Vedi --->http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2010/09/0001-wikio-un-colloquio-su-wikio-con.html
Si può fare un confronto Italia-resto del mondo così?
Operazione difficile io sto tentando di innescare dei meccanismi ‘non autoreferenziali’ (vedi WIKIO) per capire il nostro grado maturità.
Ma credo che sia difficile.
Siamo sicuri che tutti gli intervistati siano effettivamente blogger e non usino un blog per altri scopi, tipo solo per tenersi in ordine il materiale su questa comoda piattaforma, facile da gestire e aggiornare?
Mai detto questo.
L’idea di internet nasce dall’esigenza di avere una piattaforma comune per condividere e divulgare ricerche (nel caso specifico militari).
Personalmente è l’uso che apprezzo di più, ma nella rete esistono mille sfaccettature
SUL SECONDO PUNTO:
Nell’inchiesta ho inserito voci non residenti in Italia.
Semplicemente ho circoscritto l’indagine alla lingua italiana.
SUL TERZO PUNTO:
A proposito del libro, deve essere inteso come un PDF (integrato di altre note) con la possibilità di stampa
A proposito dei concetti o come dici: Perché non eliminare il termine e spiegare il concetto?
Io sono totalmente d’accordo con te.
L’architettura concettualizzata, tassonomica, definitiva, corre il rischio di morire nelle codifiche manualistiche o offrire argomento di discussione agli ‘ecolaliaci’.
Saluti,
Salvatore D’Agostino