8 ottobre 2009

0064 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] The diary of Jakob Knulp di Giacomo Butte

Salvatore D’Agostino:
  • Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
  • Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Qui l’articolo introduttivo

The diary of Jakob Knulp di Giacomo Butte

Perché ha capito (e messo in atto) che l'importanza dei network su scala globale.
Perché ha capito che l'architettura nel 21 secolo deve affrontare nuove sfide.

Non so se questa risposta è adatta alla domanda ma io direi i vari Design Institute Cinesi.
Sono un'anomalia del contesto cinese. Sono enormi e sono loro a costruire la Cina. Inoltre ogni progetto deve passare attraverso i loro studi per ottenere i permessi.
Quindi sono loro ad avere un reale effetto sul contesto cinese non gli studi di fama che fanno un museo o un grattacielo.
Mi piacerebbe che l'attenzione si spostasse su questi istituti ed uffici tecnici perché se davvero vogliamo migliorare la qualità del costruito a loro dobbiamo rivolgerci.

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13 commenti:

  1. Giacomo,
    le tue risposte sono coerenti e vanno al nocciolo del tema dell’architettura contemporanea.
    La globalizzazione economica mette in mostra solo gli aspetti glamour (poiché sono legati alle logiche di marketing), l’Architecture for Humanity si pone una domanda che cosa c’è dietro la bellezza commerciale? Dando risposte concrete con il contributo di 40.000 professionisti di tutto il mondo e realizzando delle opere sicure e sostenibili nelle aree più delicate.
    I Design Institute Cinesi dovrebbero essere i nostri ‘uffici tecnici’, dove vengono dati le autorizzazioni necessarie per le opere edilizie.
    Penso che la tua riflessione, in questo periodo di suicidi di massa, camuffati dietro tragedie naturali, sia matura e lungimirante.: «Mi piacerebbe che l'attenzione si spostasse su questi istituti ed uffici tecnici perché se davvero vogliamo migliorare la qualità del costruito a loro dobbiamo rivolgerci.»
    Occorre una maggiore attenzione come occorre una diffusa qualità architettonica partendo anche dalla filosofia dell’Architecture for Humanity .

    Gli italiani invece di pensare al belpaese e al turismo dovrebbero iniziare a prendersi cura di se stessi.
    Un sindaco non può far finta di vedere l’edificazione selvaggia del suo paese e poi ergersi paladino della ricostruzione.
    Il cementificio che ha fornito e costruito la casa abusiva non dovrebbe fornire il cemento per risanare il guasto da lui procurato.
    La ruspa che ha piallato la montagna non dotrebbe essere la stessa che sta spalando il fango.
    Ci troviamo di fronte a un’Italia bifronte corruttrice e salvatrice.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  2. Salvatore,
    nell'ultimo anno possiamo ricordare diversi fallimenti del costruito: in Abruzzo, in Sichuan, ultimamente a Messina per non citarne altri nel Sud Est asiatico.
    Quello che mi stupi' mesi fa erano le similitudini delle critiche fatte agli eventi accaduti in Sichuan e quelli in Abruzzo.
    Non siamo noi parte del Primo Mondo che "esporta" democrazia, civilta', tecnologia?
    In queste situazioni l'architettura cosa ha da dire? Cosa fa? Cosa potrebbe fare? In fondo un architetto, detto magari in una maniera un po' troppo semplice, e' qualcuno che e' sensibile per la realta' costruita. Come possiamo ritirarci nello studio/atelier e lasciare che fuori avvengano certe porcate?
    Oggi c'e' bisogno di azione, di attenzione, perche' non possono essere anche gli architetti (e tutto il sistema mediatico)a farsi avanti e diventare parte attiva del contesto reale, quotidiano, territoriale?
    Perche' le note riviste di architettura anziche' pubblicare per l'ennesima volta l'edificio piu' "IN" del momento non fanno una bella inchiesta sulle speculazioni? Oppure un libretto che spieghi ai cittadini come verificare se la casa che stanno comprando sia costruita in maniera accettabile?
    saluti,
    giacomo butte

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  3. Prima parte:
    Giacomo,
    le domande che poni implicano una maggiore attenzione al sistema.
    A d esempio le riviste ‘IN’ non possono pubblicare qualcosa di diverso poiché vivono di pubblicità.
    Due riflessione sul sistema pubblicitario:

    Prima:
    Nel novembre 2006 Camilla Baresani scrive, sul domenicale del Sole 24 ore, una recensione negativa sul cibo servito nel ristorante di Dolce & Gabbana. Questi ultimi incavolatissimi ritirano la loro pubblicità dal giornale e ne dicono di cotte e di curde alla giornalista in una puntata di Daria Bignardi ‘Le invasioni barbariche’.
    Dopo due mesi il giornale per acquietare gli animi pubblica una recensione positiva a firma di Davide Paolini.
    Un riepilogo qui ---> http://www.romanelpiatto.it/pecoranerablog/articolo.asp?id=44
    Video ---> http://www.youtube.com/watch?v=4NNEs69DHhg

    Seconda:
    «Gli imprenditori devono minacciare i media di non dare più pubblicità perché non diffondano la paura della crisi. » Silvio Berlusconi durante una conferenza stampa a palazzo Ghigi il 26 giugno 2009

    Ripeto solo riflessioni che ci devono fare riflettere.
    Io credo che le riviste non possono e non hanno il potere di veicolare la cultura ‘architettonica', una piccola speranza potrebbe venire dai blog, ma come puoi constatare spesso diventano dei bla bla bla blog ovvero dei blag cadono nel gioco della semplificazione marketing dei media.
    In questi giorni sto leggendo ‘Sotto il ponte che non si farà’ di Matteo Bottari, alla fine del romanzo c’è un articolo non pubblicato da Domus (direzione Boeri) di Domenico Cogliandro, racconta senza la semplificazione del venditore porta a porta la vicenda della non progettazione del Ponte sullo stretto.
    Ti riporto l’epilogo: «Devo anche ricordare, ad onor del vero, che ad un certo punto, in quel di Bologna, uno dei presenti, docente universitario, se non ricordo male, si alzò e mi zittì opponendo alle mie argomentazioni, un “Ma lei, che titoli ha per parlar di questo?”»
    Giacomo sai bene che in Italia i ‘Titoli’ per parlare si ottengono con gli accrediti del buon paraculo.
    Poiché i ‘Titoli’ li danno le riviste ‘IN’ o l’accademia e non certo i blog.

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  4. Seconda parte:
    Infine tu dici : «Oppure un libretto che spieghi ai cittadini come verificare se la casa che stanno comprando sia costruita in maniera accettabile?»
    Io rispondo siamo capaci di prenderci cura di noi stessi?
    Perché quelle città li abbiamo costruite noi , con la consapevolezza di risparmiare su un bene primario un tetto dove vivere sicuri.
    In una intervista BLOG ponevo una domanda a Diego Lama (del 16 marzo 2009): « SD: «Giustizia è fatta. Abbiamo sempre sostenuto che a causare il crollo dell'edificio non fu il terremoto, ma che la tragedia fu determinata dalla mano dell'uomo. Oggi ci hanno detto chi ha ammazzato i nostri cari »2 Queste sono state le considerazioni di Antonio Morelli, presidente del comitato vittime di San Giuliano. Tra i condannati c'è il sindaco che ha firmato il progetto nonché il padre di una bambina morte il 30 ottobre 2002 sotto le macerie della scuola insieme a 27 compagni/e e la maestra.
    Un padre uccide la figlia per approssimazione e imperizia ed è stridente con l'orgoglio manifestato dal presidente dell'associazione Nazionale Costruttori Edili che festeggia per il nono anno consecutivo la crescita del settore (rapporto congiunturale del maggio 2008)
    DL: Sono personalmente favorevole al boom edilizio (ma c'è davvero? dove?): lo sviluppo edilizio non è necessariamente distruzione o imbruttimento del territorio... però non riesco a capire cosa c'entra la tragedia di San Giuliano (con i suoi errori, il suo dolore, la sua unicità), cosa c'entra con il mondo dell'edilizia e dell'architettura?
    SD: Io non credo che il caso San Giuliano sia isolato, resto sempre un po’ perplesso davanti a incidenti annunciati, molta della nostra recente edilizia è precaria, costruita per inerzia, nel tentativo di massimizzare i profitti e sgravando gli extra (compiacenze clientelari/partitiche) a discapito della qualità edilizia. Qualità da intendersi nel suo significato basico: una struttura che non crei pericolo.
    In quest’ultimo ventennio di vittorie quantitative edilizie, l’architetto sembra aver abbandonato il campo più vivo e importante ‘l’abitazione dell’uomo’ e il ‘progetto della città’, nascondendosi dietro le patinate vicende dell’architettura d’eccellenza, spesso con ottimi risultati non solo formali, ma estranei alle necessità edilizie che erano richieste in quel periodo.
    Credo che l’architetto debba riflettere su quest’Italia autocostruita posticcia/pasticciata, perché osservandola meglio è l’Italia più vera e genuina, spesso maldestramente ingenua, come nel caso di San Giuliano. Non credi?
    DL: L'Italia posticcia e pasticciona è certamente interessante, non abbiamo ancora gli strumenti culturali per rifletterci senza commettere errori, semplificazioni, valutazioni sbagliate... l'architettura napoletana degli anni '60, per decenni considerata l'emblema dello scempio edilizio partenopeo, oggi - dopo più di mezzo secolo - comincia a essere rivalutata: non era tutta spazzatura...»
    Link ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/03/0023-mondoblog-byte-di-cemento.html
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  5. Si stanno riaffermando le scuole di architettura come modelli capaci cdi muovere la stoia ed i linguaggi. Un accenno ad un fatto però è necessario: gli istituti cinesi non hanno pecularietà che spinge alla ricerca, quanto al mercato. Questo dopotutto è il trend dell'architettura contemporanea. Però mi vien da chiedermi se questo è un modello di sviluppo della cultura sostenibile e/o di crescita, o meglio se non sia soltanto un'asservimento al puro mercato...

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  6. In fondo non possiamo nasconderci dietro ad un dito: chi muove le costruzioni non è lo sfigato che vuole ampliare il garage, sono i costruttori.
    Al 95% dei costruttori non frega niente della qualità dell'ambiente, del rispetto delle norme, degli inquilini degli appartamenti che progetti: vogliono fare soldi. E non gliene frega niente dell' "architettura": a loro serve un cubo da 36mq o meno in cui infilare più persone possibili e quindi se sei un professionista scrupoloso, stai ben sicuro che presto si rivolgeranno ad altri meno scrupolosi di te.
    L'unico limite possibile sono quindi i vincoli del RE e del PRG (oltre alle normative nazionali):da qui l'uniformità delle costruzioni allo "standard" minimo.
    Quindi in Cina non lo so, ma che "peso" possono avere i professionisti in Italia?
    Il restante 5% vuole opere che facciano "pubblicità":per questo chiamano Fuffas o la Hadid. Per l'anteprima di un film chiamano Clooney, mica la signora Pia che abita al secondo piano...

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  7. Prima parte:
    ----> Peja,
    non sono d’accordo.
    Qualsiasi operazione edilizia è mercato.
    Qui occorre capire senza tesi ‘globali’ (o peggio con considerazioni di marketing politico costruire a Giampileri (ME) replicando il modello ‘Abruzzo’) come ogni comune possa trovare un equilibrio per tutelare se stessi e il proprio futuro.
    Cambiare la logica dei sistemi di potere facendo una semplice riflessione: come possiamo prenderci cura?
    Spero che finisca la fase dello sviluppo incondizionato o della cecità assoluta.
    Non possiamo pensare che il camorrista ignorante possa fare grandi ragionamenti ‘ambientali’ se è stato capace di sotterrare o inabissare rifiuti sotto cassa sua?
    Come non possiamo pensare che il Piano Casa non sia un ‘condono edilizio’ mascherato, occorrono leggi più serie per risolvere il problema e non aiuti ai cementificatori tout court.
    Ti cito un dialogo tratto dall’ultima puntata di Report dal titolo ‘La via del Mattone’: «CLAUDIO MAZZANTI - PRESIDENTE QUARTIERE BOLOGNINA
    Ma se noi facciamo 10 ettari di parco e alla fine compatti no? E poi facciamo dell'altro verde diffuso e lì sono di più, chi paga poi la manutenzione? Quali sono i costi? C'era invece chi diceva: no, no, ma quali storie? Abbattiamo gli indici, costruiamo ancora parco, e allora lì si apriva una discussione... Oppure non so, perché dobbiamo fare dei palazzi di dodici piani, quando invece noi dobbiamo fare palazzi più bassi? Attenzione però, palazzi più bassi, più territorio sprecato. Palazzi più alti, più spazio. Quindi anche lì si è trovato un punto di equilibrio.
    BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
    E' nato così un nuovo progetto che prevede le abitazioni, un grande parco, i servizi sociali, il centro parrocchiale, palestre, ambulatori, scuole e uffici pubblici.
    GIOVANNI GINOCCHINI - FACILITATORE
    Diciamo che il vecchio progetto prevedeva uno spazio verde su in un'area a nord e un verde molto distribuito fra le case. Il nuovo progetto individua un grande tassello verde che noi scherzosamente abbiamo chiamato "Centrai Park della Bolognina"...
    CARMINE MARMO - PARROCCHIA SAN CRISTOFORO
    Ecco questa è una modalità che potrebbe aiutare anche a proseguire proprio l'idea che c'è dentro questi laboratori, proprio quello di sollecitare, favorire la partecipazione della gente ai problemi spiccioli della vita del quartiere.
    DONNA
    Ci venne un po' anche la chiesa, che quella non deve mancare, adesso non c'è lo stesso, però ci vuole anche quello.
    BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
    Contenti la proprietà, contenti i cittadini e anche i costruttori, accorciando finalmente i tempi.
    MARCO BURIANI - PRESIDENTE ANCE BOLOGNA
    Paradossalmente sì, perché si fa la discussione prima e si evita che a progetti magari già presentati, e magari con un concorso di progettazione che ha mosso mezzo mondo etc, ci si trovi di fronte il comitato di turno che si riunisce e dice no, tutto sbagliato, tutto da rifare.
    BERNARDOIOVENE FUORI CAMPO
    II buon esito ha allargato l'esperimento a 6 quartieri nuovi e così i laboratori a Bologna sono diventati una prassi.

    VIRGILIO MEROLA - EX ASSESSORE URBANISTICA COMUNE DI BOLOGN
    Per cui il nuovo piano urbanistico di Bologna prevede che per decidere l'attuazione di piani particolareggiati o di interventi urbanistici preventivamente è obbligatorio fare laboratorio di urbanistica partecipata con i quartieri e i cittadini che intendono partecipare.
    BERNARDOIOVENE FUORI CAMPO
    Progettisti, facilitatori, cittadini e associazioni hanno discusso sul verde attrezzato per gli anziani, i bambini e i giovani e poi hanno trovato una soluzione per la vecchia e storica pensilina del mercato.

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  8. Seconda parte:
    LUISA LAZZARONI - CENTRO BERTASI
    E' la più grande pensilina d'Italia coperta, l'idea ed è quella che questa diventi la piazza coperta della città di Bologna e quindi dove organizzare iniziative, manifestazioni, mercatini insomma, tutto quello che viene proposto.
    BERNARDOIOVENE FUORI CAMPO
    Al laboratorio ha partecipato sia la parrocchia che il centro sociale autogestito.
    VITTORIO ZIBORDI - CENTRO SOCIALE XM24
    Data la natura delle nostre attività era anche un'esperienza sperimentale no? Confrontarsi con cittadini non solo con ambito giovanile, ma anche con pensionati, con altra soggettività. Come esperienza è importante assolutamente perché si è visto che si può stabilire un dialogo. Prima di tutto tra noi, le associazioni e il cittadino al di fuori dell'associazione. E poi, in una certa misura si è visto che anche le istituzioni nel quartiere in particolare etc hanno capito che quando l'opinione degli abitanti di un quartiere comincia ad organizzarsi allora è importante ascoltarla. E poi è gente che vota, meno male è questo. Noi magari no, però loro sì.

    BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
    A tutti sono stati dati gli strumenti per proporre valutare e decidere.
    CLAUDIO MAZZANTI - PRESIDENTE QUARTIERE BOLOGNINA
    I facilitatori che sono un punto fondamentale per dare gli strumenti ai cittadini di poter partecipare alla discussione... hanno reso e indotto alla cittadinanza di quello che significa fare un piano. Di quali sono gli interessi in campo. Di cosa significa progettare in un modo, di cosa significa progettare in un altro. E si è arrivati anche in discussioni molto animate. Si è arrivati anche a scontrarsi!

    BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
    Queste sono le testimonianze raccolte qualche anno fa dopo le assemblee.
    DONNA
    Avevamo pensato come volevamo il prato, come volevamo la scuola, come volevamo il centro sociale, come volevamo le case, i vialetti interni, cosa ci facciamo...
    BERNARDOIOVENE FUORI CAMPO
    Oltre alle associazioni partecipavano anche semplici cittadini come questo signore, che purtroppo adesso non c'è più.
    UOMO 5
    Per moltissima gente, anche dall'esperienza e dalla competenza, sia ben chiaro. Non è che ci sono solo le popolazioni della zona. Ma c'è stata una grande partecipazione e un grande interesse. Se tutte le cose che si fanno in Italia venissero elaborato come si fa qui, sarebbe un passo in avanti e non si sciuperebbe del denaro.»
    Link: http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%5E1086751,00.html

    Si parla dei risultati di un’urbanistica ‘concertata’ con la mediazione degli architetti dello studio Tasca a Bologna.

    Ne avevamo parlato in un tuo post vecchio post occorre un’urbanistica ‘contratta’ ecco alcune parole per capire e progettare le nostre città: superfetazione, disambiguità, trans e distopia.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  9. ----> LdS,
    direi ottimi spunti grazie a Giacomo Butte.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  10. ----> Matteo,
    concordo con il tuo intervento, anche se appare semplicistico, ma evidenzia due aspetti essenziali dell’architettura italiana: la logica basica dei costruttori cioè il mq/mc e la logica basica dei politici o loghi commerciali cioè l’effetto shock architettonico.
    A tal proposito t/v’invito a leggere un post di Arturo La Pietra sul suo blog Arturo e l’architettura dal titolo ‘Strasfracellato’ parla d’iniziazione all’architettura da parte del guru e maestro di vita ‘architetto Augusto Marinetti’ ecco il link: http://arturoelarchitettura.blogspot.com/2009/10/strasfracellato.html
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  11. E' molto bello e lo conoscevo già perchè l'avevo letto sul sito di REM.
    Emblematico

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  12. Salvatore... sostengo l'architettura "contratta", ho visto anch'io... le goodnews di report! ... ma ho visto pure la disfatta della legittimità di afragola (na) con l'angoscia di non individuare, a breve, nella mia testa, alcuna soluzione urbana ragionevole... da suggerire al quel sindaco distrattamente fatalista...

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