Pubblico un’errata corrige di Nicola Montuschi.
Dopo più di un anno la sua vecchia risposta gli è sembrata frettolosa e svogliata.
Nicola, non solo ha cambiato idea, ma anche blog e adesso si trova a Guimaraes in Portogallo per completare il suo percorso di studi.
Dopo più di un anno la sua vecchia risposta gli è sembrata frettolosa e svogliata.
Nicola, non solo ha cambiato idea, ma anche blog e adesso si trova a Guimaraes in Portogallo per completare il suo percorso di studi.
Presto, ma non so quando, uscirà la versione cartacea di quest'inchiesta.
- Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
- Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Visionver di Nicola Montuschi
Premettendo che io al momento non sono un architetto, ma sono ancora uno studente. Di questi argomenti, ho avuto e avrò molto tempo per concentrare le mie energie nello scoprire aspetti, se vogliamo dire leggermente più poetici, dei conti economici, delle relazioni con i committenti, delle problematiche strutturali e di cantiere. Di tutte quelle situazioni più reali che non siano di andare e scoprire, se non sperimentare lo spazio ed il luogo. Se non altro anche il tempo d’ogni opera costruita ed idealizzata o concepita come utopistica visione propria del mondo.
Tutto questo lavoro che inconsciamente svolgo e spero, anzi sono sicuro che altri come me svolgono nel momento universitario è estremamente finalizzato al raggiungimento di un mio linguaggio, una mia morfologia dell'essere e dell'esternare l'emozione, il sentimento che io vedo e pretendo di vedere in ogni opera che è eretta al cielo od orizzontale come un parco lineare o a puntuali interventi costituenti un discorso più ampio.Tutta questa ricerca, e se vogliamo vedere questo come presa di posizione, mi porta a volere entrare più nel profondo, in quanto come sappiamo la relatività del bello e del brutto trascende la soggettività che l'artista-architetto introduce consapevolmente o inconsapevolmente nelle proprie "cose".
Ciò detto ritorniamo al mondo appartenente alle cose e agli uomini, il mondo del 2010, il mondo dove tutto ha un tempo, questo è quello che noi siamo, padroni del tempo e dello spazio?
Io non credo che noi siamo i padroni di questo, siamo utilizzatori, usufruitori per un tempo limitato del nostro tempo e del nostro spazio, quindi il concetto di monumentalità se non museo delle cere che talvolta idolatrato dal nostro bel paese è a mio avviso decaduto in un posticcio, pasticcio, di concetti arcaici ormai superati.
Il mondo che si viene prefiggendo con il pollice verde: riuso, riciclo, smontabilità, concetto di primo-secondo-terzo verde, auto sufficienza energetica, impatto nullo, vertical farm, idroponica, pareti e tetti verdi, edifici vivi che respirano, tutto questo discorso che in questo tempo sta superando la sua fase d’incubazione è tal volta troppo divinizzato anch’esso, dimenticando per comodità che non basta mischiare ovvi ingredienti del logico vivere verde per fare un buon organismo architettonico.
Quello che non vedo, oltre pochi casi, è il vero sentimento espressivo nell'arte, la vera emozione che viene fuori guardando una cascata d'acqua, o cogliendo un sasso da un percorso, o la sinuosa espressione dell'essere che tocca una vibrante creatura viva che è una costruzione, che vive e respira e si modifica in quanto la staticità non fa più parte del mondo.Apprezzo quindi molti artisti contemporanei che esprimono se stessi anche in maniere totalmente differenti, ma quello che molte volte manca in loro, anzi quello che abbonda è la freddezza, l'asetticismo, la mancanza di sentimento. Il voler troppo lasciare se stessi in quello che viene fatto come un libro, forse dimenticandosi la misura dell'uomo e della natura delle cose.
Come architetto contemporaneo apprezzo Renzo Piano, per la calma e la tranquillità con la quale svolge il suo compito, per l'attenzione al dettaglio, per la spinta ad andare oltre che cerca sempre di inserire nelle sue opere, per la sua vera umanità. Le sue architetture sono dei gioielli, delle macchine perfette, degli organismi vibranti che sempre danno qualche cosa al mondo senza assorbire e focalizzare il luogo dove esse si trovano, il monumentalismo in lui è poco accennato, non pecca di scellerato eclettismo.
Completamente opposti MVRDV, il loro macchinismo mi affascina, il pizzico utopico che vedo nei loro lavori è per me inno alla scoperta, una pagina che viene voltata e chiusa, un nuovo capitolo d’idealizzazione di un mondo che sempre di più si avvicina e si evolve, l'evoluzione che loro mostrano, il cambiamento.
Vedo nelle loro espressioni il tempo che muta, l'unica pecca è a mio avviso una morfologia troppo serrata e scatolare, semplice ed economica nella concezione, ma troppo forse rigida e complicata diviene contrastante con una linea più calda della terra.
BaumRaum, è la progettazione non nota che apprezzo. Una vera simbiosi con il mondo che ci circonda, nel quale noi facciamo parte, l'abitazione ed il vivere diviene insito di un rapporto di vera coesione con la vita, con le piante, con il terreno, approfondire queste tematiche con sistemi d’impatto zero quali fitodepurazione, trattamento acque piovane per usi domestici, indipendenza dalle reti tradizionali rendono affascinante il foglio bianco che si viene creando.
Ampliare le proprie vedute e rompere la canonizzazione delle cose è indispensabile per una comprensione del mondo più completa e meno sistemistica in chiave economica, che emozione vogliamo trasmettere?
Che cosa siamo?
Cosa vogliamo lasciare al futuro?
Il nostro piccolo può ancora cambiare le cose?
L'importante è non piegarsi mai a ideali futili e facili ma seguire il proprio cuore e non sempre la testa.
Premettendo che io al momento non sono un architetto, ma sono ancora uno studente. Di questi argomenti, ho avuto e avrò molto tempo per concentrare le mie energie nello scoprire aspetti, se vogliamo dire leggermente più poetici, dei conti economici, delle relazioni con i committenti, delle problematiche strutturali e di cantiere. Di tutte quelle situazioni più reali che non siano di andare e scoprire, se non sperimentare lo spazio ed il luogo. Se non altro anche il tempo d’ogni opera costruita ed idealizzata o concepita come utopistica visione propria del mondo.
Tutto questo lavoro che inconsciamente svolgo e spero, anzi sono sicuro che altri come me svolgono nel momento universitario è estremamente finalizzato al raggiungimento di un mio linguaggio, una mia morfologia dell'essere e dell'esternare l'emozione, il sentimento che io vedo e pretendo di vedere in ogni opera che è eretta al cielo od orizzontale come un parco lineare o a puntuali interventi costituenti un discorso più ampio.Tutta questa ricerca, e se vogliamo vedere questo come presa di posizione, mi porta a volere entrare più nel profondo, in quanto come sappiamo la relatività del bello e del brutto trascende la soggettività che l'artista-architetto introduce consapevolmente o inconsapevolmente nelle proprie "cose".
Ciò detto ritorniamo al mondo appartenente alle cose e agli uomini, il mondo del 2010, il mondo dove tutto ha un tempo, questo è quello che noi siamo, padroni del tempo e dello spazio?
Io non credo che noi siamo i padroni di questo, siamo utilizzatori, usufruitori per un tempo limitato del nostro tempo e del nostro spazio, quindi il concetto di monumentalità se non museo delle cere che talvolta idolatrato dal nostro bel paese è a mio avviso decaduto in un posticcio, pasticcio, di concetti arcaici ormai superati.
Il mondo che si viene prefiggendo con il pollice verde: riuso, riciclo, smontabilità, concetto di primo-secondo-terzo verde, auto sufficienza energetica, impatto nullo, vertical farm, idroponica, pareti e tetti verdi, edifici vivi che respirano, tutto questo discorso che in questo tempo sta superando la sua fase d’incubazione è tal volta troppo divinizzato anch’esso, dimenticando per comodità che non basta mischiare ovvi ingredienti del logico vivere verde per fare un buon organismo architettonico.
Quello che non vedo, oltre pochi casi, è il vero sentimento espressivo nell'arte, la vera emozione che viene fuori guardando una cascata d'acqua, o cogliendo un sasso da un percorso, o la sinuosa espressione dell'essere che tocca una vibrante creatura viva che è una costruzione, che vive e respira e si modifica in quanto la staticità non fa più parte del mondo.Apprezzo quindi molti artisti contemporanei che esprimono se stessi anche in maniere totalmente differenti, ma quello che molte volte manca in loro, anzi quello che abbonda è la freddezza, l'asetticismo, la mancanza di sentimento. Il voler troppo lasciare se stessi in quello che viene fatto come un libro, forse dimenticandosi la misura dell'uomo e della natura delle cose.
Come architetto contemporaneo apprezzo Renzo Piano, per la calma e la tranquillità con la quale svolge il suo compito, per l'attenzione al dettaglio, per la spinta ad andare oltre che cerca sempre di inserire nelle sue opere, per la sua vera umanità. Le sue architetture sono dei gioielli, delle macchine perfette, degli organismi vibranti che sempre danno qualche cosa al mondo senza assorbire e focalizzare il luogo dove esse si trovano, il monumentalismo in lui è poco accennato, non pecca di scellerato eclettismo.
Completamente opposti MVRDV, il loro macchinismo mi affascina, il pizzico utopico che vedo nei loro lavori è per me inno alla scoperta, una pagina che viene voltata e chiusa, un nuovo capitolo d’idealizzazione di un mondo che sempre di più si avvicina e si evolve, l'evoluzione che loro mostrano, il cambiamento.
Vedo nelle loro espressioni il tempo che muta, l'unica pecca è a mio avviso una morfologia troppo serrata e scatolare, semplice ed economica nella concezione, ma troppo forse rigida e complicata diviene contrastante con una linea più calda della terra.
BaumRaum, è la progettazione non nota che apprezzo. Una vera simbiosi con il mondo che ci circonda, nel quale noi facciamo parte, l'abitazione ed il vivere diviene insito di un rapporto di vera coesione con la vita, con le piante, con il terreno, approfondire queste tematiche con sistemi d’impatto zero quali fitodepurazione, trattamento acque piovane per usi domestici, indipendenza dalle reti tradizionali rendono affascinante il foglio bianco che si viene creando.
Ampliare le proprie vedute e rompere la canonizzazione delle cose è indispensabile per una comprensione del mondo più completa e meno sistemistica in chiave economica, che emozione vogliamo trasmettere?
Che cosa siamo?
Cosa vogliamo lasciare al futuro?
Il nostro piccolo può ancora cambiare le cose?
L'importante è non piegarsi mai a ideali futili e facili ma seguire il proprio cuore e non sempre la testa.
11 novembre 2010
Intersezioni --->OLTRE IL SENSO DEL LUOGO
Come usare WA ----------------------------------------------------------------Cos'è WA
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L'indice dell'inchiesta:
Prologo: Maledetti imbianchini
Gli interventi:
Prologo: Maledetti imbianchini
Gli interventi:
Gli architetti dell’inchiesta
- 3XN [1]
- Aadrl [1]
- Abcarius & Burns [1]
- AKT (Adams Kara Taylor) [1]
- Alberti, Emilio [1]
- Alles Wird Gut [1]
- Altro Modo [1]
- Altro_studio (Anna Rita Emili) [1]
- Amatori, Mirko [1]
- Antòn Garcìa-Abril & Ensamble Studio [1]
- Aragona, Guido [1]
- Aravena, Alejandro [1]
- Archingegno [1]
- Architecture&Vision [1]
- Architecture for Humanity (Cameron Sinclair) [1]
- Archi-Tectonics [1]
- Asymptote Architects [1]; [2]
- Atelier Bow Wow [1]
- Ban, Shigeru [1]
- Barozzi-Veiga [1]
- Baukuh [1]
- Baumschlager & Eberle [1]
- Blogger donne (Lacuocarossa, Romins, Zaha, LinaBo, Denise e tante altre) [1]; [2]
- Bollinger+Grohmann [1]
- BM [1]
- C&P (Luca Cuzzolin e Pedrina Elena) [1]
- C+S (Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini) [1]
- Calatrava, Santiago [1]; [2]; [3]; [4]
- Campo Baeza, Alberto [1]
- Carta, Maurizio [1]
- CASE (David Fano) [1]
- Catalano, Claudio [1]
- Cirugeda, Santiago [1]
- Clément, Gilles [1]
- Cogliandro, Antonino [1]
- Contemporary Architectural Practice - Ali Rahim [1]
- Contin, Giulio [1]
- Coppola, Dario [1]
- Cosenza, Roberto [1]
- Critical garden [1]
- Cucinella, Mario [1]; [2]; [3]
- Dal Toso, Francesco [1]
- De Carlo, Giancarlo [1]
- Decq, Odile [1]
- Design Institute Cinesi [1]
- Diffuse, Luca [1]; [2]
- Diller Scofidio+Renfro [1]; [2]
- Dogma [1]
- Douglis, Evan [1]
- Duminuco, Enzo [1]
- Eifler, John [1]
- Eisenman, Peter [1]; [2]
- Elastik (Igor Kebel) [1]
- EMBT | Enric Miralles - Benedetta Tagliabue | Arquitectes associats [1]; [2]
- Emergent Architecture (Tom Wiscombe) [1]
- Ferrater, Carlos [1]
- Florio, Riccardo [1]
- FOA [1]
- Galantino, Mauro [1]
- Garzotto, Andrea [1]
- Gehl Architects [1]
- Gehry, Frank Owen [1]; [2]
- Gelmini, Gianluca [1]
- Grasso Cannizzo, Maria Giuseppina [1]; [2]
- Graziano, Andrea [1]; [2]
- Graypants (Seth Grizzle e Jon Junker) [1]
- Gregotti, Vittorio [1]
- Guidacci, Raimondo [1]
- Hadid, Zaha [1]; [2]; [3]: [4]
- Hensel, Michael [1]
- Herzog & De Meuron [1]; [2]
- Holl, Steven [1]
- Hosoya Schaefer architects [1]
- Ingels, Bjarke [1]
- Ishigami, Junya [1]
- Kahn, Louis [1]
- Kakehi, Takuma [1]
- Knowcoo Design Group [1]
- Kokkugia [1]
- Koolhaas, Rem [1]; [2]; [3]
- Kudless, Andrew [1]
- Kuma, Kengo [1]; [2]
- Lacaton e Vassal [1]
- Lancio, Franco [1]
- Libeskind, Daniel [1]
- Le Corbusier [1]
- Lomonte, Ciro [1]
- Lynn, Greg [1]
- MAB [1]
- Made In [1]
- Mau, Bruce [1]
- MECANOO [1]
- Melograni, Carlo [1]
- Menges, Achim [1]
- Moodmaker [1]
- Morphosis [1]
- Munari, Bruno [1]
- Murcutt, Glenn [1]; [2]
- MVRDV [1]
- Najle, Ciro [1]
- Njiric, Hrvoje [1]
- Notarangelo, Stefano [1]
- Nouvel, Jean [1]
- Ofis [1]
- Oosterhuis, Kas [1]
- Oplà+ [1]
- Oxman, Neri [1]
- Palermo, Giovanni [1]
- Pamìo, Roberto [1]
- Parito, Giuseppe [1]
- Park, Sangwook [1]
- Piano, Renzo [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
- Piovene, Giovanni [1]
- Pellegrini, Pietro Carlo [1]
- Pizzigoni, Pino [1]
- Porphyrios, Demetri [1]
- R&Sie(n) (Francois Roche) [1]; [2]; [3]; [4]
- RARE office [1]
- Raumlabor [1]
- Rogers, Richard [1]
- Ruffi, Lapo [1]
- Salmona, Rogelio [1]
- SANAA (Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa) [1]; [2]; [3]; [4]
- Sandbox [1]
- Sanei Hopkins [1]
- Sauer, Louis [1]
- Schuwerk, Klaus [1]
- Servino, Beniamino [1]
- Siza, Alvaro [1]; [2]; [3]; [4]; [5];[6]
- Soleri, Paolo [1]
- SOM [1]
- Sottsass, Ettore [1]
- Souto de Moura, Eduardo [1]; [2]; [3]
- Spacelab Architects (Luca Silenzi e Zoè Chantall Monterubbiano) [1]
- SPAN (Matias Del Campo+Sandra Manninger) [1]
- Spuybroek, Lars [1]
- Studio Albanese [1]
- Studio Albori [1]
- Studio Balbo [1]
- StudioMODE + MODELab [1]
- Supermanoeuvre [1]
- Tecla Architettura [1]
- Tepedino, Massimo [1]
- Terragni, Giuseppe [1]
- Tscholl, Werner [1]
- Tschumi, Bernard [1]
- Uap Studio [1]
- Uda [1]
- UN Studio (Ben Van Berkel) [1]; [2]
- Vanelli, Nildo [1]
- Vanucci, Marco (Open System) [1]
- Verdelli, Roberto [1]
- Vulcanica Architettura [1]
- Wiscombe, Tom [1]
- Zoelly, Pierre [1]
- Zordan, Filippo [1]
- Zucca, Maurizio [1]
- Zucchi, Cino [1]
- Zumthor, Peter [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
Epilogo: Il massimo di diversità nel minimo spazio
Note conclusive sull'inchiesta:
- Il codice delle micrologie di Matteo Seraceni
- Architettura POP degli OPLA+
- Perché non eliminare il termine e spiegare il concetto? di Alberto Pugnale
- Commento a “oltre il senso del luogo” di Emanuele Papa
- In medium stat virtus (la virtù è nel medium) di Rossella Ferorelli
- Si preferisce 'chi non fa il filosofo' di Francesco Alois
- Per la città partecipata di Giovanni Mendola
- Off topic 'Città come stati d'animo' di Nicola Perchiazzi
- Oltre il senso degli architetti (le suocere)
- Note a margine di Paolo Valente
- Errata Corrige di Nicola Montuschi
Nicola Montuschi,
RispondiEliminaapprezzo il tuo coraggioso finale: «L'importante è non piegarsi mai a ideali futili e facili ma seguire il proprio cuore e non sempre la testa».
Un’idea potente ma totalmente bislacca per l’attuale paesaggio ‘etico’ italiano.
Condivido il tuo approccio.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Anch' io non sono un architetto, ma penso che restando fedeli il più possibile alla natura non ci si sbaglia. Quindi completa imitazione del "reale" senza stravolgimenti o crepe. Per quanto rigurda gli aspetti meno poetici, suggerisco di dare a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare; pertanto, senza stravolgere immediatamente il "mercato", chi è più capriccioso e pretende di più dovrebbe pagare di più. La persona "umile" che si avvicina a me senza pretese e con semplicità, potrebbe essere un giusto veicolo pubblicitario ...
RispondiElimina----> Sardan,
RispondiEliminacomprendo il tuo ragionamento ma non possiamo sottovalutare la nostra cultura popolare sia urbana sia edilizia.
In Italia abbiamo una doppia anima: interna (tra le mura di casa) ed esterna (fuori il focolare).
Siamo spesso deresponsabilizzati della cura urbana.
Ovvero ci manca l’urbanità.
Spesso le migliaia, decina di migliaia di persone semplici hanno costruito (autocostruito) - ognuno la propria casetta -dove non si poteva. Tempestando d’edifici (spesso palazzine dallo stile urbano) il nostro paesaggio.
Ahimé il problema è più complesso.
Rivedrei il concetto che molta politica populista elogia come ‘Identità italiana’.
Saluti,
Salvatore D’Agostino