1 novembre 2010

0005 [WILFING] T R A C C I A M E N T I / de rerum politica


 mail 01 novembre 2010 13:08:
salvatore
ho scritto questi pensieri poco fa, dopo aver letto lo scambio tra te ed ugo rosa
non so se sia pertinente ma mi è uscito dal cuore più che dal cervello e te lo spedisco nella sua integrità di bozza
un saluto
c

0001 [WILFING] Sul perché Ugo Rosa si sente migliore, screditando verbalmente gli uomini di destra

Recentemente un mio commento sul blog di Ugo Rosa, ha stimolato questa reazione: In nome di cosa mi sento migliore…


ecco a cosa porta la visione viziata del contorno, del parergon politico, perdendo di vista il fatto che mentre noi ci coccoliamo con soffici stronzate la gente normale paga: pagano quelli più fragili, quelli che non hanno avuto il privilegio di nascere in una famiglia benestante, quelli malati, quelli che non sono abbastanza gradevoli d’aspetto per sperare in un lavoro d’immagine e quelli che la vita non ha dotato di intelligenza brillante o di un’immaginazione che li renda capaci di reinventarsi in modo proficuo e di sopravvivere a un mercato caimano

il fatto che chi ci governa abbia una visione raccapricciante della donna e della cultura non è cosa secondaria, ma lo è senz’altro l’aderire alle regole del gossip nel fare controinformazione, piegarsi inevitabilmente al suo volere e fare il suo gioco anche al contrario

è inutile sentirsi migliori per qualcosa che rimane comunque secondario rispetto al fatto di saper governare con determinazione e talento civile questo paese, perché attualmente accetterei il peggiore dei puttanieri al governo, tappandomi il naso, se davvero sapesse condurre il paese su una strada migliore - accetterei i suoi difetti e il nanismo di taluni politici, se non fosse anche nanismo di intenti e di valori politici e civili, cioè se tale nanismo non celasse l’assoluta mancanza di considerazione del valore umano, del rispetto dell’altro e del diverso

ma mi sembra che tutti i discorsi, pur sviluppati sulla base delle migliori intenzioni, conducano perversamente a un groviglio di dettagli che circondano come una corona di spine il cuore del problema senza mai raggiungerlo

cosa ricavano le persone da questo snervante accanimento nei confronti dello stile bieco dei nostri politici e come possono riuscire a districarsi e trovare il margine impalpabile che divide l’estetica di quell’ambiente dalla sua inesistente morale? Una buona parte del paese probabilmente pensa che il premier è un vincente proprio perché può circondarsi di donne belle e giovani e perché possiede una squadra di calcio: a loro non importa se tali piaceri vengono acquisiti solo ed esclusivamente tramite il denaro (spesso anche illecitamente guadagnato), perché parliamo di persone che tanto denaro non lo vedranno mai e che però ne rimangono inevitabilmente abbagliate

nessuna rivelazione piccante o squallida potrà scandalizzarli, perché tutto quel marciume si svolge all’ombra della ricchezza e del potere, e dunque il rumoreggiare dell’opposizione, martellante e monotono, non scalfisce minimamente l’immagine della divinità vincente

immagino che questo discorso dovrebbe dotarsi di una conclusione, ma non so dire quale possa essere – probabilmente ha a che vedere con la capacità di concentrarsi su una dimensione positivamente fattuale, mettendo in evidenza come gli stessi adoratori del regime saranno destinati a morire poveri, all’ombra di governanti che hanno saputo succhiar loro tutte le risorse possibili, facendo bene attenzione a non garantire la minima possibilità di riscatto e di tutela ai loro stessi elettori

raccontare che presto, sempre per la logica del dio denaro, il nostro sarà un mondo a pagamento e reso gravemente insalubre dalla mancanza di riguardo per aspetti ecologici che il mercato definisce antieconomici - ed allora per la gran parte di loro non sarà più possibile mandare i figli in una scuola decente e curarli decentemente, sarà difficile accedere ad abitazioni decenti – tutto sarà definitivamente plebeo e non garantito nell’assenza di denaro, e solo chi potrà permettersi di pagare profumatamente accederà al lusso della qualità

nei miei pensieri recenti sono le questioni primarie che continuano a chiedere spazio, e non tutto il rumore mondano che si produce attorno a delle logiche conseguenze del deteriorarsi della questione etica e morale – e non mi preoccupa certo meno della mancanza di ogni forma di affidabilità e civiltà di questo governo il fatto che dall’altra parte non esista uno straccio decente di opposizione - sono sgomenta di fronte alla noia boriosa di quasi tutti i discorsi che provengono da sinistra, e di questo avrei voglia di parlare, perché sarebbe un mio diritto poter andare a votare tra qualche mese scegliendo un candidato quantomeno decente e non dovendo apporre il mio voto sulla casella del meno peggio, ciò che non si avvicina nemmeno lontanamente alla qualità minima

di questo vorrei sentir parlare, e per questo non mi vanto di essere migliore, perché se è vero che non sarei mai uno squallido puttaniere e non agirei con tale scarsa considerazione delle leggi e del rispetto, è vero anche che non sono in grado di mettere a fuoco nessuna luminosa soluzione per questo paese che non passi attraverso tempi smisuratamente lunghi e attraverso un totale ricambio delle figure politiche, sia quelle al governo che quelle attualmente all’opposizione

le eccezioni sono desolatamente poche, stanno forse sulle dita di una sola mano
c 

1 novembre 2010 
Intersezioni --->WILFING

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7 commenti:

  1. Condivido ogni singola parola, vedo un solo monumentale ostacolo al possibile ricambio delle figure politiche, il popolo italiano, pronto ieri ad avallare leggi anti-razziali, ed oggi a far finta di nulla su premier puttanieri e/o mascalzoni.
    Forse è vero, non tutti sono così, ma come dimostrano i fatti degli ultimi decenni, la maggioranza (non solo quella politica).

    Peccato....

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  2. ---> Massimiliano,
    no ‘peccato…’ no!
    Non possiamo permettercelo.
    Non è più tempo di stare ad aspettare.
    Anch’io come dice Tracciamenti non ho ricette (termine privo di contenuto, ovviamente non usato dall’autore) e condivido che qualsiasi nuova azione positiva sia di lunga prospettiva.
    Come diceva David Foster Fallace abbiamo il dovere di essere padri di noi stessi.
    Con riferimento all’architettura vi è stata una generazione formata dopo le macerie della seconda guerra mondiale. Che chiamerei la ‘generazione del boom edilizio’ che ha stratificato 'anno dopo anno' un certo credo ‘costruttivo’ becero e molto dannoso per le nostre città.
    Dopo 60 anni ci troviamo di fronte alle macerie di una pseudo modernità all’italiana, dove non si sa chi è stato l’autore di questa psicotica malattia del ‘mattone’.
    Serve un nuovo layer, non abbiamo nessun know how di riferimento.
    Appunto, dobbiamo essere padri di noi stessi.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  3. ---> Massimiliano,
    perdona il commento di pancia.
    Il pregio e il difetto del blog è l’umore del titolare.

    ---> Tracciamenti,
    condivido questa tua analisi:
    «è vero anche che non sono in grado di mettere a fuoco nessuna luminosa soluzione per questo paese che non passi attraverso tempi smisuratamente lunghi e attraverso un totale ricambio delle figure politiche, sia quelle al governo che quelle attualmente all’opposizione».

    Per la macchina fotografica non esiste il ‘buio’.
    Nella realtà il buio è semplicemente una luce flebile. Non assenza di luce.
    Basta saper dosare un tempo lungo per far emergere la luce latente.
    Serve cercare il dosatore di ‘questo tempo lungo’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  4. parole molto belle e crude, sicuramente sincere e per quanto mi riguarda, veritiere... è un comune sentire, un disagio profondo proprio per non poter individuare una soluzione a breve termine... però io sarei propenso, così d'istinto, a parlare di lotta armata... cercando di utilizzare le armi del silenzio... vi spengo, non vi ascolto più, non vi voto più, in attesa di un silenzio dirompente, capace di comunicare solo attraverso gli occhi... [tracciamenti, grazie]

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  5. Mi piacciono le le armi del silenzio...
    Magari però, muovendoci negli interstizi, dato che sono spazi sottovalutati, in maniera flessibile e dinamica da buoni Archimede si potrebbe sollevare il mondo (esagerato eh?).
    Per ora ho imparato che:"se qualcosa non ti piace, è inutile dire è brutta o è sbagliata (gli si fà solo pubblicità, come col premier), costruisci qualcosa che ti piace modificando la realtà che ti è più vicina."
    Non si solleva il mondo, ma si prova un po di sollievo.

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  6. concordo con marco+

    bisognerà o bisognerebbe imparare a mettere a fuoco (letteralmente) armi non convenzionali

    il silenzio, soprattutto quello commerciale e mediatico, è senz'altro uno strumento importante
    (tempo addietro da qualche parte scrivevo che non ci sarà rivoluzione fino a che l'ultimo televisore non sarà stato distrutto – e pur trattandosi di un'utopia esagerata, questa cosa a mio parere corrisponde abbastanza da vicino al vero)

    ma la questione spinosa risiede proprio nella non fattibilità di simili propositi e nel continuare a perseguire obiettivi irraggiungibili – è impensabile combattere il drago con gli stuzzicadenti /
    proprio per questo il punto critico non è rappresentato principalmente da chi ci governa (questione indotta) ma dall'elettorato - un elettorato asservito a logiche mediatico-commerciali che forse potremmo rendere più cosapevole e critico solo attraverso quella dimensione fattuale di cui scrivevo: nella professione, così come nella comunicazione quotidiana e collettiva, attraverso un innalzamento drastico dei nostri livelli di partecipazione e di investimento creativo

    cambiare la struttura e la coscienza politica di questo elettorato passerebbe senz’altro attraverso un silenzio dei media primari (utopistico, no? chi ci riesce?) ma prima ancora necessita di una riscoperta della comunicazione diretta e dell'elaborazione di strategie concrete e quotidiane di informazione che non competano con i media sullo stesso piano (sarebbe impossibile) ma che ricavino i propri spazi in ambiti reali (la scuola, il lavoro, i luoghi collettivi)

    due parole dunque: creatività e partecipazione
    non è la ricetta assoluta ma a mio parere da qui si dovrebbe partire
    scusate la lungaggine / un saluto / c

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  7. ---> Marco ed Emiliano,
    Condivido l’ossimoro e lo spirito delle ‘Armi del silenzio’.

    ---> Camilla,
    Ieri Tim Berners-Lee ha pubblicato un articolo dal titolo ‘Viva il Web’ in contrapposizione al recente articolo di Chris Anderson dal titolo ‘il Web è morto’.
    Qui il link: http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=long-live-the-web&offset=5
    Lasciamo perdere la diatriba ‘filosofica’.
    L’articolo finisce così: «Now is an exciting time. Web developers, companies, governments and citizens should work together openly and cooperatively, as we have done thus far, to preserve the Web’s fundamental principles, as well as those of the Internet, ensuring that the technological protocols and social conventions we set up respect basic human values. The goal of the Web is to serve humanity. We build it now so that those who come to it later will be able to create things that we cannot ourselves imagine».
    Vorrei soffermarmi su questo passaggio: “I governi e I cittadini devono collaborare in modo aperto e cooperativo”.
    Ovvero le tue due parole: creatività e partecipazione.
    Perfetto! Adesso abbiamo uno strumento in più per scambiarci informazioni ciò che dobbiamo creare ‘ex novo’ è la cooperazione (Berners-Lee) o la partecipazione.
    Da qualche tempo più mi connetto con l’informazione del mondo, più sento la mancanza dell’informazione del mio quotidiano.
    Osservo il mondo della mia finestra che naviga nel nulla o peggio nell’indistinto.
    Forse aspetta qualche notizia ‘scazzi’ per uscire dal coma.
    In quel coma ci vivono molti italiani.
    Italiani che privi di senso critico ‘creativo/partecipativo’ vanno alle urne convinti che il loro supereroe televisivo li possa salvare.
    Sento il bisogno impellente di uscire fuori dalla finestra del mondo.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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