Il concetto d'identità non si addice alla rete.
Identità (dal vocabolario De Mauro):
Etimologia: dal lat. tardo identitāte(m), der. di idem "stesso, medesimo".
1. uguaglianza assoluta, corrispondenza perfetta: identità di vedute; identità di due firme; identità di due concetti, identità di significato tra due parole
2. l'insieme dei caratteri peculiari che contraddistinguono un individuo, un gruppo di individui e sim.: essere consapevole della propria identità, perdere la propria identità; l'identità culturale di una nazione | il complesso delle generalità, l'insieme delle caratteristiche fisiche e dei dati anagrafici che consentono il riconoscimento di una persona: stabilire, accertare, provare l'identità di qcn.
Giovanni Mendola ideatore del blog Identità e città ha partecipato all'inchiesta con: 0013 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] Identità e città di Giovanni Mendola
Voglio lasciare alcuni flashback avuti mentre rileggevo alcune interessanti considerazioni :
Voglio lasciare alcuni flashback avuti mentre rileggevo alcune interessanti considerazioni :
- Architettura senza valore;
- Cemento del risparmio;
- Periferie urbane;
- Ambiente naturale;
- Politica pubblica dal basso.
Partendo dal primo concetto potrei riferirmi al libro di Tom Wolfe “Maledetti Architetti” dove viene ricostruito il percorso del modernismo e di tutte le idee funzionaliste che fino ad oggi hanno deturpato il nostro paesaggio, architettura che doveva essere intesa solo per il popolo comune, diventata poi qualcosa di più costoso e più pregiato.
Il valore delle cose che si valuta in base al loro interesse comune con il passare del tempo può aumentare e può diminuire drasticamente. Sono un nostalgico delle ville liberty della vecchia Palermo, abbattute per volontà di una amministrazione che non ha avuto il fiuto e la capacità di valutare il giusto valore delle cose.
Sono un nostalgico delle vecchie conglomerazioni cementizie che fin dai tempi antichi riuscivano a resistere per almeno un secolo o molto più; sono nostalgico delle vecchie città policentriche fatte di giardini e orti urbani dove luoghi di aggregazione accomunavano intere famiglie crescendo in ambianti sani i loro figli; sono un nostalgico dell’acqua pulita, del mare pulito, del nostro territorio naturale non ancora sovrastato dalla città a base di organi esosomatici.
Sono convinto che un’architettura, oggi, per essere più “ricca”, ha bisogno della più totale interdisciplinarità e partecipazione, che parti da basso e che accetti le sfide politiche. Mi riferisco alle capacità di Giancarlo De Carlo:
Concludo dicendo soltanto che oggi c’è assolutamente bisogno di partecipazione e di regolamentazione da tutte le angolazione. Una sfida da portare avanti, convincendo prima i più scettici e poi i più distanti dal buon senso della vita.
La politica, nata per aiutare il popolo, sembra diventata una disciplina complessa, su cui molti fanatici fanno constatazioni interessanti ma allo stesso tempo, a parere mio, azzardate, come la proiezione futuristica dell’ipotetica costruzione di partiti come la Lega Sud2, ormai pronta ad avanzare le proprie prospettive futuriste.
Sono un nostalgico delle vecchie conglomerazioni cementizie che fin dai tempi antichi riuscivano a resistere per almeno un secolo o molto più; sono nostalgico delle vecchie città policentriche fatte di giardini e orti urbani dove luoghi di aggregazione accomunavano intere famiglie crescendo in ambianti sani i loro figli; sono un nostalgico dell’acqua pulita, del mare pulito, del nostro territorio naturale non ancora sovrastato dalla città a base di organi esosomatici.
Sono convinto che un’architettura, oggi, per essere più “ricca”, ha bisogno della più totale interdisciplinarità e partecipazione, che parti da basso e che accetti le sfide politiche. Mi riferisco alle capacità di Giancarlo De Carlo:
«Per uscire dalla sterile situazione di isolamento in cui si trova l’architettura, è importante che la gente partecipi ai processi di trasformazione delle città e dei territori ma è anche importante che la cultura architettonica si interroghi su come rendere l’architettura intrinsecamente partecipabile; o, in altre parole, come cambiare le concezioni, i metodi e gli strumenti dell’architettura perché diventi limpida, comprensibile, assimilabile: e cioè flessibile, adattabile, significante in ogni sfaccettatura. Dunque io credo che non serve una teoria della partecipazione mentre invece occorre l’energia creativa necessaria a uscire dalle viscosità dell’autonomia e a confrontarsi con gli interlocutori reali che si vorrebbero indurre a partecipare»1.L’aspetto politico di Giancarlo De Carlo rimane una sorta di scelta obbiettiva delle azioni, nè anarchica nè strettamente legata alla correnti politiche, ciò non significa che la posizione di De Carlo sia estranea ad un orientamento politico della società, ma i motivi di maggiore interesse e gli spunti di riflessione più pertinenti, rispetto al tema della partecipazione, si colgono a partire dal suo modo di intendere e di fare architettura.
Concludo dicendo soltanto che oggi c’è assolutamente bisogno di partecipazione e di regolamentazione da tutte le angolazione. Una sfida da portare avanti, convincendo prima i più scettici e poi i più distanti dal buon senso della vita.
La politica, nata per aiutare il popolo, sembra diventata una disciplina complessa, su cui molti fanatici fanno constatazioni interessanti ma allo stesso tempo, a parere mio, azzardate, come la proiezione futuristica dell’ipotetica costruzione di partiti come la Lega Sud2, ormai pronta ad avanzare le proprie prospettive futuriste.
Nulla di più sbagliato per chi vuole unita e diversa questa Italia3. Semplificare la politica non vuol dire semplificare e ridurre il numero di partiti ma diminuire la complessità con cui la politica si approccia al popolo e al concetto stesso di democrazia.
Riferendomi alle osservazioni fatte dal prof. Giovanni Sartori4 nel libro “La democrazia in trenta lezioni”, le elezioni esprimono, nel loro complesso l’opinione pubblica, un popolo sovrano che non ha nulla di suo da dire, senza opinioni proprie, non conta nulla, e finché restiamo nel contesto della democrazia elettorale, del demos che si limita ad eleggere i suoi rappresentanti, questo stato di cose non pone problemi seri, in genere il pubblico non sa quasi nulla di politica e non interessa più di tanto. Possiamo quindi dire che la democrazia elettorale non decide le questioni, ma decide chi deciderà le questioni.
Per questo è utile parlare di politiche pubbliche che partono dal basso; la “partecipazione”, ad esempio, è prendere parte attivamente e volontariamente di persona. “Volontariamente” è una specificazione importante perché, se la gente viene costretta a partecipare a forza, questa è mobilitazione dall’alto e non partecipazione dal basso.
Partendo dal fatto che le istituzioni sono poco efficaci nell’azione di territorio, dalla crisi sui servizi per l’impiego, sull’impatto economico della crisi sui redditi dei lavoratori, la mancanza di rapidità d’azione per la costruzione e attuazione dei servizi pubblici e privati, la quale dovrebbe caratterizzare il numero la qualità dei servizi offerti5, fatti per il popolo ed al servizio del popolo, ed è per questo che si richiede piena efficacia delle politiche attive sul territorio.
Riferendomi adesso ai dibattiti del Forum PA6 (dove per “PA” si intende Pubblica Amministrazione) del maggio 2010 appena passato, riguardo alle tematiche inerenti al merito, all’innovazione, alla semplificazione politica, all’efficacia delle organizzazioni (pubbliche, private, sociali) è immediata la percezione del desiderio di un cambiamento culturale che parte da una compartecipazione di stakeholder e utenti. Sinergie capaci di cambiare il volto della città.
Produrre valore e ridurre lo spreco di risorse, la sfida che oggi, ogni politica attiva sul territorio dovrebbe tendere ad ottimizzare, per produrre valore e così poter ridurre lo spreco7.
Evidenziare quegli aspetti inerenti all’efficienza dei processi, ma se questa non producesse efficacia nell’azione della politica, non rimarrebbe altro che ad un cambiamento della cultura politica che, a sua volta, modificherebbe gli atteggiamenti, tenendo così conto delle aspettative dei diversi attori pubblici e privati. Così il cambiamento produce valore e accresce la licenza di operare.
Tutto questo è strettamente legato al modo di agire delle politiche negli ultimi anni che, partendo dall’operato su molti casi in Italia, è evidente la carenza di servizi, che nell’ultimo quarto di secolo ha caratterizzato il nostro panorama e specialmente quello delle nostre periferie decontestualizzate e isolate dal resto del territorio, isolate insieme a chi cerca di fare ordine nel disordine come molte associazioni8, uniche nel loro lavoro di “restauro” e di riconversione dal punto di vista sociale, economico e identitario.
Sono però molte le politiche che intervengono sul territorio italiano, mosse da iniziative di tipo pubblico e di tipo privato, spinte per la maggior parte da bandi di concorso europeo e quindi da moltissimi fondi, per la maggiore non tutti sfruttati9, da destinare al territorio; in parte errato pensare che “bisogna aspettare i fondi europei per fare qualcosa”; senza ombra di dubbio che sia l’economato a guidare i bilanci e le mosse di una amministrazione10, ma lo spirito guida dovrebbe essere un altro; quello di sensibilizzare l’operato pubblico e i tecnici interessati ai singoli progetti.
Sensibilità che viene in parte dallo spirito di partecipazione, che dovrebbe stare alla base di ogni amministrazione; logica che porti ad una più trasparente iniziativa di Piano o Programma da adottare. Fondi che dovrebbero servire al popolo, perché per il popolo sono stati chiesti.
Un quadro complessivo abbastanza complesso, difficile da semplificare. Il problema che sicuramente rimane è che lo stato degradato dei nostri quartieri periferici e la qualità della vita vanno sempre più a diminuire, venendosi cosi a creare problemi collettivi ed individuali che comprendono la nostra quotidianità.
Note:
1 Franco Buncuga, “Conversazioni con Gian Carlo De Carlo”, Milano, Elèuthera, 2000.
2 Che potrebbe essere interessante dal punto di vista identitario legato al fatto che l’identità si pone essenzialmente come problema politico e sempre meno come problema scientifico.
Riferendomi alle osservazioni fatte dal prof. Giovanni Sartori4 nel libro “La democrazia in trenta lezioni”, le elezioni esprimono, nel loro complesso l’opinione pubblica, un popolo sovrano che non ha nulla di suo da dire, senza opinioni proprie, non conta nulla, e finché restiamo nel contesto della democrazia elettorale, del demos che si limita ad eleggere i suoi rappresentanti, questo stato di cose non pone problemi seri, in genere il pubblico non sa quasi nulla di politica e non interessa più di tanto. Possiamo quindi dire che la democrazia elettorale non decide le questioni, ma decide chi deciderà le questioni.
Per questo è utile parlare di politiche pubbliche che partono dal basso; la “partecipazione”, ad esempio, è prendere parte attivamente e volontariamente di persona. “Volontariamente” è una specificazione importante perché, se la gente viene costretta a partecipare a forza, questa è mobilitazione dall’alto e non partecipazione dal basso.
Partendo dal fatto che le istituzioni sono poco efficaci nell’azione di territorio, dalla crisi sui servizi per l’impiego, sull’impatto economico della crisi sui redditi dei lavoratori, la mancanza di rapidità d’azione per la costruzione e attuazione dei servizi pubblici e privati, la quale dovrebbe caratterizzare il numero la qualità dei servizi offerti5, fatti per il popolo ed al servizio del popolo, ed è per questo che si richiede piena efficacia delle politiche attive sul territorio.
Riferendomi adesso ai dibattiti del Forum PA6 (dove per “PA” si intende Pubblica Amministrazione) del maggio 2010 appena passato, riguardo alle tematiche inerenti al merito, all’innovazione, alla semplificazione politica, all’efficacia delle organizzazioni (pubbliche, private, sociali) è immediata la percezione del desiderio di un cambiamento culturale che parte da una compartecipazione di stakeholder e utenti. Sinergie capaci di cambiare il volto della città.
Produrre valore e ridurre lo spreco di risorse, la sfida che oggi, ogni politica attiva sul territorio dovrebbe tendere ad ottimizzare, per produrre valore e così poter ridurre lo spreco7.
Evidenziare quegli aspetti inerenti all’efficienza dei processi, ma se questa non producesse efficacia nell’azione della politica, non rimarrebbe altro che ad un cambiamento della cultura politica che, a sua volta, modificherebbe gli atteggiamenti, tenendo così conto delle aspettative dei diversi attori pubblici e privati. Così il cambiamento produce valore e accresce la licenza di operare.
Tutto questo è strettamente legato al modo di agire delle politiche negli ultimi anni che, partendo dall’operato su molti casi in Italia, è evidente la carenza di servizi, che nell’ultimo quarto di secolo ha caratterizzato il nostro panorama e specialmente quello delle nostre periferie decontestualizzate e isolate dal resto del territorio, isolate insieme a chi cerca di fare ordine nel disordine come molte associazioni8, uniche nel loro lavoro di “restauro” e di riconversione dal punto di vista sociale, economico e identitario.
Sono però molte le politiche che intervengono sul territorio italiano, mosse da iniziative di tipo pubblico e di tipo privato, spinte per la maggior parte da bandi di concorso europeo e quindi da moltissimi fondi, per la maggiore non tutti sfruttati9, da destinare al territorio; in parte errato pensare che “bisogna aspettare i fondi europei per fare qualcosa”; senza ombra di dubbio che sia l’economato a guidare i bilanci e le mosse di una amministrazione10, ma lo spirito guida dovrebbe essere un altro; quello di sensibilizzare l’operato pubblico e i tecnici interessati ai singoli progetti.
Sensibilità che viene in parte dallo spirito di partecipazione, che dovrebbe stare alla base di ogni amministrazione; logica che porti ad una più trasparente iniziativa di Piano o Programma da adottare. Fondi che dovrebbero servire al popolo, perché per il popolo sono stati chiesti.
Un quadro complessivo abbastanza complesso, difficile da semplificare. Il problema che sicuramente rimane è che lo stato degradato dei nostri quartieri periferici e la qualità della vita vanno sempre più a diminuire, venendosi cosi a creare problemi collettivi ed individuali che comprendono la nostra quotidianità.
1 ottobre 2010
Intersezioni --->OLTRE IL SENSO DEL LUOGO
Come usare WA ----------------------------------------------------------------Cos'è WA
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Note:
1 Franco Buncuga, “Conversazioni con Gian Carlo De Carlo”, Milano, Elèuthera, 2000.
2 Che potrebbe essere interessante dal punto di vista identitario legato al fatto che l’identità si pone essenzialmente come problema politico e sempre meno come problema scientifico.
Lucia Carle, Sette lezioni su identità socioculturale collettiva e territorio, Edizioni Centro AZ, Firenze, pag 65. Link
5 Il Ministero del lavoro, a fronte della crisi economica e finanziaria, sta predisponendo un Rapporto sullo stato dei servizi per l’impiego in Italia al fine di individuare e condividere con le Regioni e le Parti sociali, alcune linee guida per il rilancio del ruolo dei servizi per l’impiego pubblici e privati, quali soggetti promotori di politiche attive nei territori di riferimento. Il Ministro Sacconi a FORUM PA 2010 su "I servizi pubblici e privati per il lavoro nella crisi" | 18 maggio. Link
6 FORUM PA si è affermato negli anni come occasione unica di incontro e confronto sull’innovazione tra attori pubblici e privati. Il processo di crescita del paese ha, infatti, trovato nella pubblica amministrazione locale e centrale un soggetto trainante dell’innovazione, soprattutto quando questa ha assunto il ruolo di regia e messa in rete dei diversi soggetti protagonisti nei sistemi sociali ed economici, in un più maturo sistema di governance. Missione del Forum : un momento di approfondimento, ascolto, diffusione e valorizzazione delle più importanti iniziative di innovazione che provengono di sistemi settoriali e territoriali italiani.
6 FORUM PA si è affermato negli anni come occasione unica di incontro e confronto sull’innovazione tra attori pubblici e privati. Il processo di crescita del paese ha, infatti, trovato nella pubblica amministrazione locale e centrale un soggetto trainante dell’innovazione, soprattutto quando questa ha assunto il ruolo di regia e messa in rete dei diversi soggetti protagonisti nei sistemi sociali ed economici, in un più maturo sistema di governance. Missione del Forum : un momento di approfondimento, ascolto, diffusione e valorizzazione delle più importanti iniziative di innovazione che provengono di sistemi settoriali e territoriali italiani.
7 In Italia e in più in generale nella cultura del sud l’importanza nel individuare caratteri specifici, è altrettanto importante per sostituire strategie economiche di alcune amministrazioni locali fondate esclusivamente sul bilancio, con fasi in cui si potrebbe anche individuare o per lo più riflettere sullo spreco; spreco di territorio, di intelligenza di umanità e di risorse in genere, che renderebbe facile capire una particolare situazione, qualsiasi essa sia, potere elaborare una strategia collettiva lavorativa che metta in luce le potenzialità locali per cosi cominciare a porre rimedio allo spreco.
Rimando al libro, Spreco: documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia, 1960, di Danilo Dolci e le sue esperienze siciliane su questo dibattito).
8 Caritas e tutte le Associazioni Volontarie legate alla Chiesa Cattolica, molto presenti nel territorio. Nel 2007 è uscito un libro Caritas Italiana: La città abbandonata: dove sono e come cambiano le periferie italiane, Bologna, Il Mulino, 2007. Dove si descrivono molti casi di sofferenza che affligge le nostre periferie urbane.
9 Molti i casi di mancata capacità nel prendere i fondi, per la pigrizia di chi gestisce le cose e l’assenza di meritocrazia, che in Italia purtroppo è molto diffusa.
10 Casi in cui non si prendono neanche i fondi.
10 Casi in cui non si prendono neanche i fondi.
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L'indice dell'inchiesta:
Prologo: Maledetti imbianchini
Gli interventi:
Prologo: Maledetti imbianchini
Gli interventi:
Gli architetti dell’inchiesta
- 3XN [1]
- Aadrl [1]
- Abcarius & Burns [1]
- AKT (Adams Kara Taylor) [1]
- Alberti, Emilio [1]
- Alles Wird Gut [1]
- Altro Modo [1]
- Altro_studio (Anna Rita Emili) [1]
- Amatori, Mirko [1]
- Antòn Garcìa-Abril & Ensamble Studio [1]
- Aragona, Guido [1]
- Aravena, Alejandro [1]
- Archingegno [1]
- Architecture&Vision [1]
- Architecture for Humanity (Cameron Sinclair) [1]
- Archi-Tectonics [1]
- Asymptote Architects [1]; [2]
- Atelier Bow Wow [1]
- Ban, Shigeru [1]
- Barozzi-Veiga [1]
- Baukuh [1]
- Baumschlager & Eberle [1]
- Blogger donne (Lacuocarossa, Romins, Zaha, LinaBo, Denise e tante altre) [1]; [2]
- Bollinger+Grohmann [1]
- BM [1]
- C&P (Luca Cuzzolin e Pedrina Elena) [1]
- C+S (Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini) [1]
- Calatrava, Santiago [1]; [2]; [3]; [4]
- Campo Baeza, Alberto [1]
- Carta, Maurizio [1]
- CASE (David Fano) [1]
- Catalano, Claudio [1]
- Cirugeda, Santiago [1]
- Clément, Gilles [1]
- Cogliandro, Antonino [1]
- Contemporary Architectural Practice - Ali Rahim [1]
- Contin, Giulio [1]
- Coppola, Dario [1]
- Cosenza, Roberto [1]
- Critical garden [1]
- Cucinella, Mario [1]; [2]; [3]
- Dal Toso, Francesco [1]
- De Carlo, Giancarlo [1]
- Decq, Odile [1]
- Design Institute Cinesi [1]
- Diffuse, Luca [1]; [2]
- Diller Scofidio+Renfro [1]; [2]
- Dogma [1]
- Douglis, Evan [1]
- Duminuco, Enzo [1]
- Eifler, John [1]
- Eisenman, Peter [1]; [2]
- Elastik (Igor Kebel) [1]
- EMBT | Enric Miralles - Benedetta Tagliabue | Arquitectes associats [1]; [2]
- Emergent Architecture (Tom Wiscombe) [1]
- Ferrater, Carlos [1]
- Florio, Riccardo [1]
- FOA [1]
- Galantino, Mauro [1]
- Garzotto, Andrea [1]
- Gehl Architects [1]
- Gehry, Frank Owen [1]; [2]
- Gelmini, Gianluca [1]
- Grasso Cannizzo, Maria Giuseppina [1]; [2]
- Graziano, Andrea [1]; [2]
- Graypants (Seth Grizzle e Jon Junker) [1]
- Gregotti, Vittorio [1]
- Guidacci, Raimondo [1]
- Hadid, Zaha [1]; [2]; [3]: [4]
- Hensel, Michael [1]
- Herzog & De Meuron [1]; [2]
- Holl, Steven [1]
- Hosoya Schaefer architects [1]
- Ingels, Bjarke [1]
- Ishigami, Junya [1]
- Kahn, Louis [1]
- Kakehi, Takuma [1]
- Knowcoo Design Group [1]
- Kokkugia [1]
- Koolhaas, Rem [1]; [2]; [3]
- Kudless, Andrew [1]
- Kuma, Kengo [1]; [2]
- Lacaton e Vassal [1]
- Lancio, Franco [1]
- Libeskind, Daniel [1]
- Le Corbusier [1]
- Lomonte, Ciro [1]
- Lynn, Greg [1]
- MAB [1]
- Made In [1]
- Mau, Bruce [1]
- MECANOO [1]
- Melograni, Carlo [1]
- Menges, Achim [1]
- Moodmaker [1]
- Morphosis [1]
- Munari, Bruno [1]
- Murcutt, Glenn [1]; [2]
- MVRDV [1]
- Najle, Ciro [1]
- Njiric, Hrvoje [1]
- Notarangelo, Stefano [1]
- Nouvel, Jean [1]
- Ofis [1]
- Oosterhuis, Kas [1]
- Oplà+ [1]
- Oxman, Neri [1]
- Palermo, Giovanni [1]
- Pamìo, Roberto [1]
- Parito, Giuseppe [1]
- Park, Sangwook [1]
- Piano, Renzo [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
- Piovene, Giovanni [1]
- Pellegrini, Pietro Carlo [1]
- Pizzigoni, Pino [1]
- Porphyrios, Demetri [1]
- R&Sie(n) (Francois Roche) [1]; [2]; [3]; [4]
- RARE office [1]
- Raumlabor [1]
- Rogers, Richard [1]
- Ruffi, Lapo [1]
- Salmona, Rogelio [1]
- SANAA (Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa) [1]; [2]; [3]; [4]
- Sandbox [1]
- Sanei Hopkins [1]
- Sauer, Louis [1]
- Schuwerk, Klaus [1]
- Servino, Beniamino [1]
- Siza, Alvaro [1]; [2]; [3]; [4]; [5];[6]
- Soleri, Paolo [1]
- SOM [1]
- Sottsass, Ettore [1]
- Souto de Moura, Eduardo [1]; [2]; [3]
- Spacelab Architects (Luca Silenzi e Zoè Chantall Monterubbiano) [1]
- SPAN (Matias Del Campo+Sandra Manninger) [1]
- Spuybroek, Lars [1]
- Studio Albanese [1]
- Studio Albori [1]
- Studio Balbo [1]
- StudioMODE + MODELab [1]
- Supermanoeuvre [1]
- Tecla Architettura [1]
- Tepedino, Massimo [1]
- Terragni, Giuseppe [1]
- Tscholl, Werner [1]
- Tschumi, Bernard [1]
- Uap Studio [1]
- Uda [1]
- UN Studio (Ben Van Berkel) [1]; [2]
- Vanelli, Nildo [1]
- Vanucci, Marco (Open System) [1]
- Verdelli, Roberto [1]
- Vulcanica Architettura [1]
- Wiscombe, Tom [1]
- Zoelly, Pierre [1]
- Zordan, Filippo [1]
- Zucca, Maurizio [1]
- Zucchi, Cino [1]
- Zumthor, Peter [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
Epilogo: Il massimo di diversità nel minimo spazio
Note conclusive sull'inchiesta:
- Il codice delle micrologie di Matteo Seraceni
- Architettura POP degli OPLA+
- Perché non eliminare il termine e spiegare il concetto? di Alberto Pugnale
- Commento a “oltre il senso del luogo” di Emanuele Papa
- In medium stat virtus (la virtù è nel medium) di Rossella Ferorelli
- Si preferisce 'chi non fa il filosofo' di Francesco Alois
- Per la città partecipata di Giovanni Mendola
- Off topic 'Città come stati d'animo' di Nicola Perchiazzi
- Oltre il senso degli architetti (le suocere)
- Note a margine di Paolo Valente
- Errata Corrige di Nicola Montuschi
Giovanni,
RispondiEliminaTom Wolfe va maneggiato con cura.
Le sue tesi sono affabulatrici, niente di più, inoltre scritte con il linguaggio semplificatore di un giornalismo di opinione (che non implica l’osservazione delle cose che descrive).
Condivido la tua preoccupazione vi è un’assenza di urbanità, ovvero, la capacità di vivere bene insieme.
Personalmente eviterei i concetti ‘periferia’ e ‘identità’ per individuare nello specifico - caso per caso - la complessità delle interazioni attive e civili in un territorio.
Vivere al margine di Roma non è la stessa cosa dell’equivalente di Milano.
Non solo, i margini di Roma hanno una civitas diversa, poiché ogni margine ha la sua sensibilità abitativa.
Sensibilità che cambia di giorno in giorno.
Metti in rilievo il vero problema di oggi: quale politica (da polis) attuare per le nostre città (osservate nella loro complessità)?
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Il problema che affligge oggi i nostri contesti è legato sicuramente al carattere dei quartieri. Carattere che viene dato grazie alle sensibilità degli abitanti. Il problema è un'altro : le istituzioni poco presenti nel territorio
RispondiElimina-L’Unione Europea per suo conto vuole migliorare le politiche sul territorio.
-Le istituzioni locali che dovranno fare valere la loro capacità di intervenire in tempo in modo da dare i risultati richiesti dall’Unione Europea.
Per questo è importante intervenire, la dove non si riesce percepire la sensibilità di alcune politiche, utili, ognuna a suo modo, in modo da concretizzare, nei giusti tempi, la realizzazioni delle più importanti priorità.
La città ha bisogno dell'aiuto di tutti, sia dalla parte privata sia dalla parte pubblica. Siamo tutti costruttori di politiche, siamo tutti artefici dello stesso inganno. Le politiche, quelle che esistono, sono tutte ben accette, bisognerebbe solamente saper decidere quali tra le tante sia adatta al proprio territorio. I Contratti di Quartiere ad esempio, mi sembra, siano stati efficaci in molti casi. Tante le politiche, tante le opportunità per il nostro territorio; basta solo scegliere.
Concludo dicendo che, quello che si chiede oggi a molte città europee, per ovviare alle insostenibili realtà urbane,
è il coraggio, la creatività e la sensibilità degli amministratori locali per facilitare e accogliere le richieste della comunità, che porti la vivacità ai luoghi, processi di carattere artistico ed auto-organizzativo che rendano diversi i segni delle periferie.
saluti
Giovanni L. Mendola
---> Giovanni,
RispondiEliminaio non credo che non ci sia una politica attiva nel governo attuale delle città.
Semplicemente la politica italiana non ha una spiccata cultura urbana (non speculativa) o se vuoi una sensibilità nei confronti del suo territorio.
Il sistema politico italiano andrebbe rimesso in discussione iniziando (su questo sono d’accordo con te) da noi stessi (semplici cittadini politicamente attivi).
Saluti,
Salvatore D’Agostino