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28 novembre 2013

A Journey through an Italy You Don't See on the News



[...] You will find these four words at the New Generations festival held in Milan on November 28, 29, and 30, but do not be deceived by my introduction, because the curators, Gianpiero Venturini and Carlo Venegoni, have chosen the best architects' studios observing, not the Italy made up of different regions, but Italy as a region of Europe. All the speeches will be pithy and to the point, with a limited number of clear ideas, thus avoiding the verbal diarrhea, often full of personal opinions, of 20th-century conferences.

[...] these are the names (and luckily today we don't need their surnames, only their web addresses) of an Italy that shares nothing with the empty, often shouted words of television. These are practical men and women who love to get their hands dirty: open, instinctive, social. They know full well that the web is a notice-board where ideas can be exchanged and shared not just in the virtual world but in the real one as well. Their approach can be summed up as "dialogue with nature, sacrifice and simplicity".

[...] A.M.O. Venezia ... is not the Venice branch of the conceptual arm of the Rem Koolhaas's O.M.A. studio. "A.M.O. Venezia" stands for "Ancient Maps of Venice". It's a free app developed by Venice university's cartography and geographical information system under Professor Francesco Guerra. The app enables you to see the changes that have taken place in Venice through historic maps from the cartography and geographic information system.


22 novembre 2013

...a proposito di nuova generazione, un viaggio dietro l’Italia del telegiornale e A.M.O. Venezia...

di Salvatore D’Agostino


... a proposito di nuova generazione, 

ci sono quattro parole passepartout, usate per comunicare bene e in fretta, che in questo inizio del ventunesimo secolo dovrebbero essere cancellate dal vocabolario, eccole:

  • ‘Festival’ e il suo epigono ‘evento’;
  • ‘Workshop’ ovvero lezioni istantanee su tutto;
  • ‘Nuova generazione’ e la speculare, ma glamour ‘new generations’;
  • Under x, y, z per fissare una barriera ‘evolutiva’ alle idee fresche e innovative.

Queste quattro parole li trovate al Festival NEW GENERATIONS che si terrà a Milano il 28, 29 e 30, ma non fatevi ingannare dalla mia introduzione perché i curatori Gianpiero Venturini e Carlo Venegoni hanno selezionato i migliori studi di architettura osservando, non l’Italia delle regioni, ma l’Italia come regione dell’Europa. Tutti gli interventi avranno il pregio della sintesi, poche ma chiare benedette idee, evitando così l’effluvio incontrollato, spesso zeppo di opinioni personali, dei convegni del ventesimo secolo.

Qui, se sei interessato, trovi il programma.









1 marzo 2011

...a proposito di San Rocco, Incompiuto siciliano e Critical futures #3...

di Salvatore D'Agostino

…San Rocco,
 

Che cos’è San Rocco?  Una rivista di architettura che ancora non ho letto.
È appena uscito il secondo dei venti numeri  previsti (la prima rivista italiana con la scadenza) dal tema/titolo ISLANDS.


27 febbraio 2009

...a proposito di bagno di sangue, Postopolis! e il potere dell'architettura...

di Salvatore D'agostino

...bagno di sangue,



Leggendo questo articolo di: Richard Waite, It's a bloodbath': architects savaged by the recession, The Architect’s Journal, 20 febbraio 2009.
Dove si racconta del ‘bagno di sangue degli architetti’, da intendersi come perdita del lavoro, causata dalla recessione economica, resto esterrefatto sull’apparente passività italiana verso questo problema. Forse perché non esistono studi di architettura ben strutturati?
Ne ho parlato, fugacemente, con Daniele A. Diana, architetto Italiano a Londra, che collabora da due anni alla progettazione di uno dei più prestigiosi aeroporti del Medio oriente.

Daniele,
[...]
ti passo questo link: http://www.architectsjournal.co.uk/news/daily-news/its-a-bloodbath-architects-savaged-by-the-recession/1990568.article
Aspetto un tuo cenno.
Saluti,
Salvatore D'Agostino
Mail spedita il 22 febbraio 2009 23.21

grazie Salvatore

Posso solo confermare quello che l'articolo scrive. Credo di averti raccontato che la nostra azienda ha dovuto fare a meno di un centinaio di persone poco prima dello scorso Natale. Studi ancora più numerosi e solidi a livello mondiale come Foster & Partners ha annunciato che sarà costretto a considerare un esubero di quattrocento persone. I progetti vengono sospesi o cancellati settimanalmente ormai da un bel po' di tempo.

Al momento non ho, e non voglio avere, il tempo per preoccuparmi di perdere il posto di lavoro, non ne ho mai avuto motivo da quando ho iniziato a lavorare, più di dieci anni fa, fortunatamente. Ma non è forse vero che non si finisce mai di fare nuove esperienze?
Se dovesse succedere: non mi mancano le risorse, probabilmente dopo un certo sconforto proverei a prenderla come un'opportunità.
Per esempio un amico, a cui è recentemente capitato, ha fatto di necessità virtù: E' stata una benedizione! Mi ha detto. Si è messo a lavorare in proprio. In altre circostanze non avrebbe avuto l'opportunità di pensare ad emanciparsi, forse. È anche vero che è un fortunato: la moglie da alcuni anni lavorava già in proprio per piccole committenze private.
Talvolta sono un po' infastidito dalle notizie che circolano, sembra che vogliano contribuire a seminare il panico (che purtroppo è comunque motivato).
Il Credit Crunch ha dato a molte aziende l'opportunità di effettuare innanzitutto una grossa scrematura: molte delle persone che sono state licenziate, spesso non erano semplicemente produttive, sopratutto rispetto ai loro guadagni.

Sappiamo bene che noi architetti non siamo impiegati delle poste ma liberi professionisti e quindi le nostre prestazioni vengono principalmente valutate secondo diversi criteri: qualità, efficacia, esperienza, attendibilità, skills (ciò che sai fare), e molto altro.... la lista può essere più o meno lunga.
È proprio in virtù della nostra libera professione che dobbiamo anche essere disposti ad accettarne pro e contro.
Rimane comunque il fatto che la crisi è vera. Molti istituti di credito hanno chiuso i battenti. Non ho la competenza per spiegarne i perché o i come, ma, nella sostanza, molti budget sono stati ridotti, dimezzati o spariti del tutto.
Se il committente chiude, l'architetto è a spasso - più o meno bravo.
Un abbraccio.
Daniele.


Mail spedita il 23 febbraio 2009 0.19


...Postopolis!,
caro salvatore
[...]
ti mando un link. dovrebbe interessarti.
http://www.storefrontnews.org/event_dete.php?eventID=88
a presto
louis [Kruger ndr]

Mail spedita il 23 febbraio 2009 0.19


Louis,

grazie per il suggerimento, ho notato che manca un blogger italiano, ma questo è normale dato che assorbiamo sempre in ritardo le innovazioni tecnologiche. Come puoi osservare, i 'blog di architettura' in Italia sono quasi inesistenti, spesso legati a logiche autoreferenziali o trasposte da altri media. Nessuno riesce a sfruttare a pieno le sue potenzialità, recentemente la rivista 'Abitare' ha aperto una pagina simile al forum/blog, interessante perché catalizza il meglio dei suoi scritti/ori, ma non è una voce indipendente.
Il problema principale di tali operazioni è la mancanza di finanziamenti economici. Negli Stati Uniti (come puoi ben vedere dal link che mi hai inoltrato) ci sono due modi per autofinanziarsi: le pubblicità sul sito (i cosiddetti clic per pagina) e le donazioni. In Italia la prima funzione è stata recentemente introdotta, ma premia solo i grandi numeri (accessi sul sito); la seconda non funziona perché le donazioni, culturalmente, si fanno solo per scopi umanitari.
Infine per ottenere facili accessi devi strutturare gli argomenti in modo tale da richiamare i possibili lettori (o guardoni che entrano nel sito e fanno numero) questo è possibile farlo in tanti modi, ma due sono più efficaci: il 'gossip notizia' anche non vera, ma pruriginosa e lo 'scandalo notizia' anche non vera, ma pruriginosa (ripetizione voluta). Anche le notizie alla 'Grillo' sono efficaci perché attirano i 'Troll', ovvero gli indignati del divano, ma questa è un'altra storia.
[...] a presto,
Salvatore D'Agostino

Mail spedita l'8 febbraio 2009 9.57





POSTOPOLIS! parola che coniuga post articolo per i blogger e polis città:


sei blogger da cinque diverse città del mondo ospiteranno una serie di dibattiti, interviste, presentazioni, pannelli, colloqui sull’approccio interdisciplinare e informale della blogosfera e la loro influenza sull’architettura.

Ecco gli invitati:
ArchDaily (English) & Plataforma Arquitectura(Spanish), David Basulto (Santiago, Chile);
BLDGBLOG , Author: Geoff Manaugh (San Francisco);
City of Sound , Author: Dan Hill (Sydney, Australia);
Subtopia , Bryan Finoki (San Francisco);
Mudd Up! , Jace Clayton (New York);
We Make Money Not Art, Regine Debatty (Paris, France).

...il potere dell'architettura...
Emanuele,
interessante vorrei linkarlo sul mio blog nella rubrica ...a proposito di…
Ti faccio una domanda con cui dopo costruisco il post, basta solo una tua risposta:
Così Vitruvio introduceva il suo lavoro, nonché il primo trattato sull’architettura ‘De Architectura’: «Fino a quando il tuo spirito divino e la tua volontà, o Cesare Imperator, erano impegnati a conquistare il dominio sul mondo e i tuoi concittadini, ormai abbattuti i tuoi nemici tutti grazie al tuo invincibile valore, traevano vanto dal tuo trionfo e dalla tua vittoria e tutte le popolazioni sottomesse stavano in attesa di un tuo cenno e il popolo romano e il Senato liberati dalla paura cominciavano a farsi guidare dai tuoi disegni politici e dalle tue decisioni altamente autorevoli, non osavo, in mezzo a situazioni così impegnative, pubblicare quanto sull'architettura avevo già scritto e le idee cui avevo dato sviluppo dopo lunghe riflessioni, trattenuto com'ero dal timore di andare incontro alla tua irritazione, disturbandoci in un momento poco opportuno.
Quando notai però che tu non ti prendevi cura soltanto della vita pubblica della comunità e dell'organizzazione dello stato, ma anche dell'opportunità di dare sviluppo all'edilizia pubblica, in modo tale che per opera tua non solo lo stato risultasse accresciuto grazie alle nuove province, ma la grandezza del potere si manifestasse anche nello straordinario prestigio degli edifici pubblici, ritenni di non dovere lasciare passare la prima occasione per pubblicare, dedicandoli a te, quei miei scritti sull'argomento in questione, e la ragione prima era che in relazione ai miei interessi in questo campo ero stato conosciuto da tuo padre ed ero stato un ammiratore del suo valore.»… (Vitruvio, De Architectura, Libro I, Einaudi, 1997, p. 11.)

Mail spedita il 25 febbraio 2009 19.14

Emanuele Piccardo: Vitruvio ben rappresenta questo rapporto tra l'architetto e il potere, quando afferma di non voler irritare Cesare con le sue riflessioni d'altronde è un rapporto antico quello di cui discuteranno gli ospiti che ho invitato a Genova il 5 marzo. Si discuterà, appunto, sul tema Architettura e Potere, una riflessione necessaria dopo le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni progettisti italiani con ruoli importanti, ma non si personalizzerà anzi si cercherà di esprimere un pensiero critico attraverso uno sguardo multidisciplinare sul rapporto architettura-affari-politica. Architettura intesa come rappresentazione fisica di un potere dominante: economico e politico. Alla luce della recente crisi economica che ha generato architetture di carta, in assenza di un progetto politico di città, qual è il ruolo che deve assumere l'architetto? Ha ancora senso che l'architetto sia il portavoce del mercato? Ha ancora senso parlare di etica nel fare architettura?
Una discussione tra Stefano Boeri/direttore Abitare, Massimo Ilardi/sociologo urbano, Enrico Arosio/L'espresso, gli architetti Tommaso Principi e Paolo Brescia fondatori di OBR, Giovanni Caudo/urbanista, Fabrizio Violante/critico cinematografico.

Mail spedita il 25 febbraio 2009 19.32

Architettura e Potere: Genova, 5 marzo 2009 ore 17

27 febbraio 2009 (Ultima modifica: 9 giugno 2010)


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N.B.: La vignetta di Dilbert mi è stata suggerita da Damiele Diana.

5 dicembre 2008

...a proposito di diagrammi, incrocio e fotografia...


...diagrammi,
Salottobuono,
ho sistemato l'intervista secondo il tuo/vostro suggerimento.
Interessante il libro Data Flow
a presto,
Salvatore D'Agostino
Mail spedita il 20 ottobre 2008 10.19

Grazie sì, il libro è molto bello e pieno di lavori interessanti. E' anche molto ben fatto, l'hanno curato e disegnato gli svizzeri Onlab (www.onlab.ch – gli stessi che hanno realizzato la grafica del padiglione tedesco alla Biennale di quest'anno e che hanno fatto il lifting all'attuale Domus...).
Salottobuono

Che cos'è un Data Flow Diagram?

Una semplificazione grafica dei flussi d'informazione, teorizzata nel 1978 da Tom De Marco e descritta nel suo libro Structured Analysis and Systems Specification, Paperback, 1979.


...incrocio,
ho chiesto ai miei amici Ugo Sgambetterra e Carina Peinado Sarubbi, di tradurmi una vignetta di Daniel Paz un fumettista argentino.
Grazie Ugo e Carina.

Clicca sull'immagine per ingrandire.


MALBA: http://www.malba.org.ar/web/


...fotografia,
Martino Di Silvestro un architetto/
fotografo che lavora in Svizzera mi ha spedito una mail:
Oggetto: Mormorio-Alemanno Delogu...
Perchè non pubblichi questo?

http://www.fotoinfo.net/news/detail.php?ID=447
http://liste.racine.ra.it/pipermail/s-fotografie/2008-July/001213.html
http://liste.racine.ra.it/pipermail/s-fotografie/2008-July/001214.html
nel tuo blog?

Ciao
Martino
Mail spedita il 17 ottobre 2008 16.08


Di Diego Mormorio ricordo con piacere un suo libro sulla fotografia "Un'altra lontananza", Sellerio, 1997.
Interessante il capitolo Vedute & Paesaggio (Città, giardini, periferie, lontananze) dove si può leggere un'acuta definizione di paesaggio:


Questo vicenda romana chiarisce il male profondo della nostra Italia, mi chiedo, può la politica gestire le eccellenze?
In una lettera aperta di Diego Mormorio pubblicata su libero il 13 luglio 2008 "7 anni di fotografia. Festival internazionale di Roma". Un bilancio deludente." Leggiamo:

«Ma il sindaco Veltroni – che (per la cronaca) è stato studente all’Istituto Cine-Tv – intendeva evidentemente realizzare intorno alla fotografia non tanto un progetto orientato all’approfondimento o alla crescita dello spirito critico, quanto uno dei tanti appuntamenti romani di consumo, utili alla crescita del consenso elettorale. Pensò, dunque, che non fossero necessari né uno né molti esperti, ma che bastasse la buona volontà di un fotografo, ignoto a molti, ma suo amico. Così Marco Delogu, per dirla ricordando i tanti cardinali che ha fotografato, venne creato “direttore artistico"».

Riporto un articolo apparso sul sito Associazione Italiana Giornalisti Dell'Immagine", 09 ottobre 2009:

«Dal 2009 stop al Festival Internazionale della FotoGrafia di Roma. Lo ha dichiarato all’Ansa l’assessore alla cultura Umberto Croppi, lanciando contemporaneamente la costituenda Festa Futurista e le altre iniziative culturali del comune.
Ufficialmente la causa è finanziaria: l’assessore ha detto di aver trovato una “situazione disastrosa”, anche se la passione revisionista della giunta Alemanno, dai festival del cinema "autarchici" alla celebrazione dei caduti papalini proprio durante la commemorazione della Breccia di Porta Pia il 20 settembre scorso, e l’evidente intenzione di cancellare qualsiasi ricordo delle precedenti amministrazioni di centrosinistra, fanno pensare a forti motivazioni di natura politico-ideologica. Il direttore della rassegna Marco Delogu ha dichiarato in un’intervista a Repubblica che l’edizione del 2009 si terrà ugualmente, anche senza l’appoggio comunale, per rispettare gli impegni presi a livello internazionale.
Sembra giusto ricordare che il Festival e la gestione di Delogu hanno ricevuto in passato diverse critiche, per la mancanza di un Comitato Scientifico, la discutibilità di alcune scelte, l’assenza di un serio percorso critico e storiografico, riassunte in un recente intervento di Diego Mormorio su S-Fotografie e in una seguente precisazione

Diego Mormorio nella sua successiva precisazione riporta un aneddoto:

«Ho sentito circolare una battuta: Se in Italia si fulmina una lampadina, prima fanno un convegno politico sulla lampadina, poi la sostituiscono.»

Tralasciando la vicenda Mormorio/Delogu, Alemanno/Veltroni, revival futuristico/fotografia internazionale, provinciali/provinciali, perché in Italia la retorica della politica di sinistra--->comunisti/destra--->fascisti crede che gli italiani siano gente da addomesticare con eventi culturali propagandistici e provinciali?
Perché la politica deve gestire la cultura?
L'Italia è bloccata da un manipolo cospicuo di politici che gestiscono i propri interessi a discapito della gente intelligente ormai relegata fuori orario o nel retrobottega.
La politica sembra considerare stupidi i propri elettori, spendendo soldi statali per operazioni di basso marketing elettorale.
Personalmente credo che bisogna non aver più buonsenso e disobbedire, perché la politica di destra/sinistra non rispetta le regole primarie del buon vivere, agire con intelligenza.

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3 novembre 2008

...a proposito di scuola, teatro e cinema lumbard....


...scuola,

...e se fossero gli adulti gli ignoranti? Per il linguista Tullio De Mauro i problemi della scuola devono essere affrontati educando giovani e adulti:




«Il fatto è che le classi politiche che si sono succedute dal dopoguerra a oggi non hanno saputo mettere mano alla realizzazione di un ripensamento radicale di contenuti e metodi della scuola superiore.
C'è una novella di Pirandello che mette in fila i verbali del consiglio comunale di Milocca in cui dal 1880 al 1930 si discusse di come portare l'energia elettrica nel comune senza mai portarla. La secondaria superiore è la Milocca della no
stra scuola. Chi legge le denunce fatte dai primi del novecento sul pessimo stato d'insegnamenti e apprendimenti di matematica, italiano, latino, può cambiare le date e assumerle come documenti di oggi e condirle con i tristi numeri delle statistiche comparative internazionali che si succedono dal 1971 e che solo negli ultimi due o tre anni ottengono un po' d'attenzione nella stampa.
Tutto è cambiato dai primi del novecento: i saperi, le tecniche, le professioni, gli assetti sociali e produttivi. La Milocca liceale resta pensata cent'anni fa per i giovinetti di civil condizione. Ora finalmente è affollata, come nelle altre parti del mondo, dalla quasi totalità delle leve anagrafiche. Ma, diversamente che in altre parti del mondo, i ragazzi vengono da famiglie senza libri a casa per l'80 per cento, senza abitudine alla lettura di libri e giornali per il 60 o 70 per cento, con gravi fenomeni di analfabetismo di ritorno per il 70 o 80 per cento.
Spiegare a tutti Cartesio o gli integrali è una mission
impossible. Non usciremo da Milocca senza renderci conto di ciò e senza porvi riparo, come avviene nel resto d'Europa, con un sistema nazionale di educazione degli adulti».
(Tullio De Mauro, Meno scuola per tutti, pubblicato sul settimanale: Internazionale, n. 762, 19-09-2008, pp.20-23)

...teatro,

...amo andare a teatro, perché è il luogo dell'architettura per eccellenza, la narrazione occupa uno spazio concreto, la tua visione si ri
concilia con i rapporti architettonici spesso alienati nella visone 'flat' quotidiana monitor e schermo:


«Gran parte del pubblico che va a teatro lo fa attraverso gli abbonamenti. "Spesso - continua Fo - non sa neanche quel che sta andando a vedere, va a presenziare, quando entra chiede alla maschera: "Cosa danno stasera?" Come se fosse davanti alla televisione. Va a teatro perché incontra gli amici, perché fa bene alla sua condizione sociale farsi vedere in un certo ambiente, per lo status quo. E questo fa crollare il significato del fare teatro. Io ho la fortuna di godere ancora oggi di un certo successo, ma ho una credibilità determinata dal tempo, da 60 anni di teatro. Ma i giovani che incominciano adesso fanno una fatica terribile a imporsi"».
(Lara Ricci intervista a Dario Fo, Morte accidentale del teatro, Sole 24 Ore, n.261, 21 settembre 2008, p. 52 )


e cinema lumbard...
...non capisco perché in Italia la politica assume sempre dei comportamenti 'totalitari', i pensieri del partito diventano dei pensieri unici, indissolubili, indiscutibili, vi allego l'editoriale di Gianni Canova su Duellanti di settembre, 2008, dove descrive il nuovo cinema leghista:


«Dedicato a chi non teme il conflitto
30 milioni di euro per accontentare Umberto Bossi e produrre con denaro pubblico - cioè con i soldi della famigerata "Roma ladrona" - un kolossal (Barbarossa, regia di Renzo Martinelli) che celebri le gesta del proto-leghista Alberto da Giussano e la sua battaglia contro l'Imperatore Federico I di Svevia, detto appunto il Barbarossa.
Nell'anno di Il divo e di Gomorra trionfanti a Cannes, la Raì tocca il fondo della propria vocazione servile e totale sudditanza alla lottizzazione politica scegliendo di imboccare senza vergogna e senza ritegno la strada della fiction di Stato. Altro che sostegno al nuovo cinema indipendente, alle emergenti forze creative, ai segni di rinascita: con scelte come quella di Barbarossa, Rai Fiction conferma di essere il vero macigno sulla strada di qualsiasi possibile rinnovamento del cinema italiano e della sua legittima ambizione di diventare competitivo sul piano internazionale.
Neppure con i peggiori governi democristiani si era mai giunti a tanto. Neppure il Fascismo era stato così spudorato. Se non altro perché la DC governava la Rai avendo comunque in testa un progetto culturale. E perché il Fascismo - dal canto suo - aveva avuto l'accortezza di affidare le sorti della cinematografia a un uomo colto e intelligente come Luigi Freddi (il fondatore di Cinecittà e del Centro Sperimentale di Cinematografia), che aveva scelto con decisione la strada di un cinema plasmato sul modello dell'intrattenimento hollywoodiano piuttosto che su quello della propaganda sovietica o nazista.
La Rai - con la Lega nei panni dell'azionista di riferimento - affida invece le sorti della fiction comunal-popolare a un regista come Renzo Martinelli, che non solo si esprime con battutacce sprezzanti sulle comparse romene pagate 400 euro a settimana per interpretare i valorosi lumbard (quando si dice la nemesi della fiction!), ma incarna un'idea di cinema rozzo e manicheo, in bilico fra lo zdanovismo sovietico e il Minculpop di fascistissima memoria, in cui la produzione di immagini si riduce a propaganda e dove l'ideologia prevarica su qualsiasi altra necessità estetica, espressiva o emozionale. Non è un passo falso, questo di Barbarossa. È un passo indietro che ci riporta a mezzo secolo fa, e a una visone del rapporto fra politica e cultura - con Bossi che vola sul set in Romania per dare lezioni di storia padana - a dir poco ripugnante, cortigiana e asservita.
Peccato. Dopo il successo di Garrone e Sorrentino a Cannes, speravamo che la nuova stagione del cinema e della fiction italiana potesse aprirsi sotto altri auspici. Non è così, e i tentativi di normalizzazione dell'immaginario sono già tutti pesantemente in atto.
Vorrà dire che sarà una stagione di battaglie, quella che inizia con questo settembre. E noi, da bravi duellanti, non potremo che fare la nostra parte».



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26 agosto 2008

...a proposito di opinione pubblica, xenofobia e sicurezza...

...opinione publica,
...a proposito è tempo di riprendere con dialoghi, spigolature, annotazioni, appunti, archi...pop...2.0...cult...slup...bang...boom!!!

uno strano 'non editoriale' di Giovanni De Mauro sull'ultimo Internazionale, n. 758 del 22 agosto 2008: «È inaccettabile che in democrazia un uomo che ha il monopolio dell'informazione televisiva si candidi a guidare il paese per cinque volte di seguito in quattordici anni - ma lo sarebbe anche se fosse una volta sola. Chi ricorda che questo è inaccettabile per una democrazia, passa per una persona noiosa, ovvia, che dice cose grossolane. Ma non è grossolano dire queste cose, è grossolana la realtà italiana: da una parte autodistruttiva, dall'altra letargo. Però trovo più grave il fatto che in Italia non esiste un'opinione pubblica. Sarei e sono con quel governo (dal 1996 al 2001) che aveva una maggioranza solida ma non ha fatto una legge sul conflitto di interesse. In paesi in cui esiste l'opinione pubblica, con giornali indipendenti che la formano, uno condannato per corruzione dalla magistratura in primo, secondo e terzo grado, sarebbe stato punito dall'opinione pubblica. Ma da noi non c'è memoria. Nanni Moretti, il 13 agosto 2008» Il direttore fa parlare il girontodista Nanni Moretti che abbandona l'attacco diretto al 'Caimano' e sposta il problema sulla gente. Per il regista, l'italiano non ha nessuna influenza sulla politica;

...xenofobia,

l'Italia e la xenofobia per il fumettista
Gipi nella sua rubrica su Internazionale: L'opinionista clicca sull'immagine;



vignetta pubblicata su Internazionale n. 758, del 22 agosto 2008, p. 15


e sicurezza...
l'Italia e la sicurezza secondo il fumettista argentino Daniel Paz; clicca sull'immagine;

huhu
vignetta pubblicata su Internazionale n. 758, del 22 agosto 2008, p. 98


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8 giugno 2008

...a proposito di architettura in mutande, brache politiche e uomo resort...


...architettura in mutande,
"Quello che gli artisti hanno trovato nel sistema delle gallerie, dei curatori e nel mercato dell’arte, gli architetti lo hanno trovato nelle vetrine e negli stilisti. Anzi, afferma La Cecla, gli architetti hanno direttamente «preso il posto della maglietta firmata, sono diventati quella maglietta e quel paio di mutande». E una volta che sono diventati mutande, anche i mass media si sono accorti degli architetti." Tratto da: Pierluigi Panza, 'La moda ha ucciso l'architettura', Corriere della Sera del 22 maggio 2008.

L'antropologo Franco La Cecla non ha tutti i torti, ma i problemi in Italia sono da ricercare tra: i palazzinari, i tecnici compiacenti e gli accademici borbottoni (Segue: Pierluigi Panza 'Architetti: la moda non fa paura' Corriere della Sera del 23 maggio 2008). Benvenuti nell'Italia 2;

...brache politiche,
«La qualità dell’architettura è sempre stata, in larga parte, dettata dalla politica, soprattutto la qualità dell’architettura pubblica, la qualità dell’architettura monumentale […] Io credo che è molto pericoloso non vedere se ci sono responsabilità nel governo del territorio, nel governo della città, nella distribuzione e organizzazione delle opere di architettura, queste stanno alla politica. […] E’ molto pericoloso far credere, a noi architetti, di essere così potenti da poter perfino determinare le scelte politiche, quanto invece il nostro ruolo, fondamentale, è un ruolo di traduzione in vetro, in pietra, in ferro, in cemento di scelte che non prendiamo noi, quindi io trovo che quest’atteggiamento di denuncia così confusa e generalizzata dell’architettura rischi poi di nascondere le vere responsabilità, che ripeto sono politiche». Stefano Boeri a Radio Tre 'Fahrenheit', Declinare la democrazia, del 30 maggio 2008. Lo ripeto anch’io: in Italia le responsabilità sono politiche. Palazzo Italia 2;

...uomo resort...
«Occorre diffidare del viaggio, quando non è una necessità o una forma di vita. Dettato dalla curiosità, è l’espressione dell’irresponsabilità umanistica». Renato Solmi. Per chi si è perso ‘Festarch’ interessante sezione video dell’evento, quest’anno dedicato al ‘Turismo planetario’. Italia 2 resort.

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23 maggio 2008

...a proposito di sgarbi architettonici, rito tridentino e architettura moderna...



...sgarbi architettonici,
Vittorio Sgarbi: «Parlo di pensiero perché è quello che sembra mancare oggi agli architetti: depensanti e ignari della storia». Vorrei sapere dal critico Vittorio Sgarbi chi sono gli architetti che possono costruire in Italia?;

...rito tridentino,

un'articolo o meglio una bufala coinvolge l'architetto Massimiliano Fuksas.
In un'intervista a cura di Bruno Volpe, si parla della sua conversione grazie al nuovo Papa Joseph Ratzinger, della chiesa a tre navate che sta costruendo a Foligno (sono due cubi sovrapposti pelle-involucro) e della sua architettura consevatrice. Sullo stesso giornale potete leggere gli articoli di Luciano Moggi. Uno scherzo da prete?;

e architettura moderna...

infine segnalo un vecchio articolo di Pierluigi Panza in risposta alle tesi di Roger Scruton e Nikos A. Salingaros. Il ritratto di un'Italia architettonicamente vincente?


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