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Visualizzazione post con etichetta Chiesa di Longuelo. Mostra tutti i post
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22 settembre 2010

0076 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] Perché non eliminare il termine e spiegare il concetto?


Alberto Pugnale - blog P R O G - ha partecipato all'inchiesta: 0041 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] P R O G di Alberto Pugnale 


In questi giorni sto cercando di leggere/rileggere tutti gli interventi e i commenti di questa inchiesta per cercare di capire se è possibile trarre qualche commento conclusivo, ora che tutti i testi sono pubblicati on-line.
Rileggendo le mie risposte alle tue domande e i relativi commenti mi sento di voler fare una precisazione: la Chiesa di Longuelo non credo sia proprio un'architettura di resistenza, ma solo un esempio di architettura non particolarmente nota. Non è di resistenza nel senso che quest'opera era per l'architetto l'occasione della sua vita, e come tale Pino Pizzigoni ha cercato di giocarsi ogni possibile carta per creare qualcosa di veramente innovativo e spettacolare, senza nessuna preoccupazione per i desideri dei committenti, della futura comunità che fruirà della chiesa, dei costi, di nulla. Diciamo che l'impegno etico dell'architetto in questo specifico lavoro non è stato proprio esemplare. Quello che però è veramente meritevole riguarda il grado d'innovazione di cui questo progetto è portatore (vedi 0041 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] P R O G di Alberto Pugnale).

I riferimenti sono assolutamente internazionali e quindi la non notorietà può essere fatta ricadere nel 'pionierismo locale' e non nell'architettura di resistenza, che invece a volte è molto nota (vedi di nuovo sopra, quando ho citato Luigi Snozzi).
La non notorietà o la scarsa notorietà, come in questo caso, può dipendere da tante ragioni, e non so quanto sia utile indagarle ai fini di un costruire un dibattito interessante.

Allontanando però un po' lo sguardo per riflettere più in generale su questa inchiesta, emerge un atteggiamento diffuso dei partecipanti nel legare saldamente il concetto di notorietà di un architetto a quello del suo impegno etico nei confronti della sua professione. Questo è sicuramente sintomo di quanto sia importante riflettere sul concetto di notorietà all'interno di questa professione.
È però strano notare come invece poi la maggior parte dei partecipanti si sia invece interrogata sulla questione della non notorietà durante la formulazione delle risposte, e quindi sul perché dover citare un architetto non noto.

Dato che ormai ho iniziato a commentare l'intera inchiesta, mi permetto di scrivere ancora un paio di note conclusive a riguardo.

Quali sono gli aspetti che reputo positivi di questa inchiesta?

Primo: ha creato o rafforzato contatti e comunicazione tra architetti sparsi per l'Italia; 

Secondo: ha incrementato la notorietà dei personaggi non noti citati. Tante volte nei propri contesti locali capita di scoprire personaggi molto interessanti, anche se solo per aspetti marginali, che al di fuori di quell'ambiente non hanno respiro. Questo può accadere vivendo, parlando e condividendo esperienze con i locali, quindi è interessante condividerlo, anche se forse al di fuori del contesto di riferimento diventa difficile cogliere gli aspetti interessanti delle persone citate;
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Terzo: il fatto di proporre un'inchiesta 'a puntate' ha invogliato le persone a leggere con continuità il tuo blog, forse più di quanto può accadere normalmente;

Quarto: qua e là tra i commenti si è parlato del medium specifico del blog, del suo uso e del suo potenziale per gli architetti, la critica dell'architettura, ecc.
Forse questo andrebbe approfondito come dicevi con post più specifici che non rischiano di perdersi facilmente come i commenti.

Quali sono invece gli aspetti negativi?

Primo: la mole di testo prodotto.
È veramente difficile avere il tempo e la voglia di leggere tutti i post e tutti i commenti. Se uno si mette a fare questo lavoro alla fine è un po' come prendere gli atti di convegno e spararseli dall'inizio alla fine come se fosse un romanzo, nessuno lo fa, e non ha senso. La differenza però tra le due cose è che ogni singolo contributo di un atto di convegno può funzionare anche da solo, questa inchiesta invece funziona meglio se uno cerca di leggere l'inizio, la fine e poi la maggior parte dei contributi interni;

Secondo: (negativo o discutibile) la riduzione della partecipazione (e quindi anche della lettura) al contesto italiano.
Non tutti i partecipanti sono architetti praticanti, anche se architetti di formazione, e forse proprio per questi (come me) non è molto interessante la limitazione dell'inchiesta al nostro contesto italiano;
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Terzo: è relativo alla riproposizione di questo lavoro come libro. 
Su questo punto, non mi convince l'idea di costruire dei racconti paralleli accomunati da una parola chiave.
Ho paura che questo possa portare ad una generalizzazione e classificazione approssimativa e poco utile di concetti più complessi, che andrebbero indagati diversamente.
Per farti un esempio che mi viene in mente: diverse volte vengono usate parole come 'architettura digitale' che però non sono molto ricchi di significato, e neanche precisi.
Anzi, sono vaghi e poco utili, invece di chiarire confondono le idee. 
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Allora perché non eliminare il termine e spiegare il concetto?
 
22 settembre 2010


Intersezioni --->OLTRE IL SENSO DEL LUOGO

Come usare WA ----------------------------------------------------------------Cos'è WA
COMMENTA

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L'indice dell'inchiesta:

Prologo: Maledetti imbianchini


Gli interventi:
  • 3XN [1]
  • Aadrl [1]
  • Abcarius & Burns [1]
  • AKT (Adams Kara Taylor) [1]
  • Alberti, Emilio [1]
  • Alles Wird Gut [1]
  • Altro Modo [1]
  • Altro_studio (Anna Rita Emili) [1]
  • Amatori, Mirko [1]
  • Antòn Garcìa-Abril & Ensamble Studio [1]
  • Aragona, Guido [1]
  • Aravena, Alejandro [1]
  • Archingegno [1]
  • Architecture&Vision [1]
  • Architecture for Humanity (Cameron Sinclair) [1]
  • Archi-Tectonics [1]
  • Asymptote Architects [1]; [2]
  • Atelier Bow Wow [1]
  • Ban, Shigeru [1]
  • Barozzi-Veiga [1]
  • Baukuh [1]
  • Baumschlager & Eberle [1]
  • Blogger donne (Lacuocarossa, Romins, Zaha, LinaBo, Denise e tante altre) [1]; [2]
  • Bollinger+Grohmann [1]
  • BM [1]
  • C&P (Luca Cuzzolin e Pedrina Elena) [1]
  • C+S (Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini) [1]
  • Calatrava, Santiago [1]; [2]; [3]; [4]
  • Campo Baeza, Alberto [1]
  • Carta, Maurizio [1]
  • CASE (David Fano) [1]
  • Catalano, Claudio [1]
  • Cirugeda, Santiago [1]
  • Clément, Gilles [1]
  • Cogliandro, Antonino [1]
  • Contemporary Architectural Practice - Ali Rahim [1]
  • Contin, Giulio [1]
  • Coppola, Dario [1]
  • Cosenza, Roberto [1]
  • Critical garden [1]
  • Cucinella, Mario [1]; [2]; [3]
  • Dal Toso, Francesco [1]
  • De Carlo, Giancarlo [1]
  • Decq, Odile [1]
  • Design Institute Cinesi [1]
  • Diffuse, Luca [1]; [2]
  • Diller Scofidio+Renfro [1]; [2]
  • Dogma [1]
  • Douglis, Evan [1]
  • Duminuco, Enzo [1]
  • Eifler, John [1]
  • Eisenman, Peter [1]; [2]
  • Elastik (Igor Kebel) [1]
  • EMBT | Enric Miralles - Benedetta Tagliabue | Arquitectes associats [1]; [2]
  • Emergent Architecture (Tom Wiscombe) [1]
  • Ferrater, Carlos [1]
  • Florio, Riccardo [1]
  • FOA [1]
  • Galantino, Mauro [1]
  • Garzotto, Andrea [1]
  • Gehl Architects [1]
  • Gehry, Frank Owen [1]; [2]
  • Gelmini, Gianluca [1]
  • Grasso Cannizzo, Maria Giuseppina [1]; [2]
  • Graziano, Andrea [1]; [2]
  • Graypants (Seth Grizzle e Jon Junker) [1]
  • Gregotti, Vittorio [1]
  • Guidacci, Raimondo [1]
  • Hadid, Zaha [1]; [2]; [3]: [4]
  • Hensel, Michael [1]
  • Herzog & De Meuron [1]; [2]
  • Holl, Steven [1]
  • Hosoya Schaefer architects [1]
  • Ingels, Bjarke [1]
  • Ishigami, Junya [1]
  • Kahn, Louis [1]
  • Kakehi, Takuma [1]
  • Knowcoo Design Group [1]
  • Kokkugia [1]
  • Koolhaas, Rem [1]; [2]; [3]
  • Kudless, Andrew [1]
  • Kuma, Kengo [1]; [2]
  • Lacaton e Vassal [1]
  • Lancio, Franco [1]
  • Libeskind, Daniel [1]
  • Le Corbusier [1]
  • Lomonte, Ciro [1]
  • Lynn, Greg [1]
  • MAB [1]
  • Made In [1]
  • Mau, Bruce [1]
  • MECANOO [1]
  • Melograni, Carlo [1]
  • Menges, Achim [1]
  • Moodmaker [1]
  • Morphosis [1]
  • Munari, Bruno [1]
  • Murcutt, Glenn [1]; [2]
  • MVRDV [1]
  • Najle, Ciro [1]
  • Njiric, Hrvoje [1]
  • Notarangelo, Stefano [1]
  • Nouvel, Jean [1]
  • Ofis [1]
  • Oosterhuis, Kas [1]
  • Oplà+ [1]
  • Oxman, Neri [1]
  • Palermo, Giovanni [1]
  • Pamìo, Roberto [1]
  • Parito, Giuseppe [1]
  • Park, Sangwook [1]
  • Piano, Renzo [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
  • Piovene, Giovanni [1]
  • Pellegrini, Pietro Carlo [1]
  • Pizzigoni, Pino [1]
  • Porphyrios, Demetri [1]
  • R&Sie(n) (Francois Roche) [1]; [2]; [3]; [4]
  • RARE office [1]
  • Raumlabor [1]
  • Rogers, Richard [1]
  • Ruffi, Lapo [1]
  • Salmona, Rogelio [1]
  • SANAA (Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa) [1]; [2]; [3]; [4]
  • Sandbox [1]
  • Sanei Hopkins [1]
  • Sauer, Louis [1]
  • Schuwerk, Klaus [1]
  • Servino, Beniamino [1]
  • Siza, Alvaro [1]; [2]; [3]; [4]; [5];[6]
  • Soleri, Paolo [1]
  • SOM [1]
  • Sottsass, Ettore [1]
  • Souto de Moura, Eduardo [1]; [2]; [3]
  • Spacelab Architects (Luca Silenzi e Zoè Chantall Monterubbiano) [1]
  • SPAN (Matias Del Campo+Sandra Manninger) [1]
  • Spuybroek, Lars [1]
  • Studio Albanese [1]
  • Studio Albori [1]
  • Studio Balbo [1]
  • StudioMODE + MODELab [1]
  • Supermanoeuvre [1]
  • Tecla Architettura [1]
  • Tepedino, Massimo [1]
  • Terragni, Giuseppe [1]
  • Tscholl, Werner [1]
  • Tschumi, Bernard [1]
  • Uap Studio [1]
  • Uda [1]
  • UN Studio (Ben Van Berkel) [1]; [2]
  • Vanelli, Nildo [1]
  • Vanucci, Marco (Open System) [1]
  • Verdelli, Roberto [1]
  • Vulcanica Architettura [1]
  • Wiscombe, Tom [1]
  • Zoelly, Pierre [1]
  • Zordan, Filippo [1]
  • Zucca, Maurizio [1]
  • Zucchi, Cino [1]
  • Zumthor, Peter [1]; [2]; [3]; [4]; [5]; [6]
Epilogo: Il massimo di diversità nel minimo spazio

Note conclusive sull'inchiesta: