Facebook Header

Visualizzazione post con etichetta Salvatore Gozzo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Salvatore Gozzo. Mostra tutti i post

23 novembre 2015

Racconto video e twitter della mostra Paesaggi ibridi di Atelier Crilo

L'inaugurazione del sei novembre della mostra dell'Atelier Crilo e la lecture raccontati in un video di Mauro Maugeri e un live streaming twitter.

s

12 novembre 2015

Note sul percorso espositivo Paesaggi ibridi di Atelier Crilo

di Salvatore D'Agostino


   Il percorso espositivo di paesaggi ibridi è, a sua volta un ibrido, creato interpretando le caratteristiche dello spazio di #VialeAfrica42, dove si alternano visualizzazioni a video con illustrazioni. S'inizia con un video che riprende l’Atelier Crilo mentre realizza Etna, un acquerello creato in occasione della mostra. L’acquerello apre e chiude la mostra. In simultanea, sulle altre quattro pareti sono proiettati dei video, con un montaggio più ritmato, dove ogni paesaggio ibrido è stato rielaborato seguendo il processo creativo, screenshot, video e disegni tecnici che svelano il tavolo da disegno dell’Atelier Crilo.




11 novembre 2015

Note sulla mostra Paesaggi ibridi di Atelier Crilo

di Salvatore D'Agostino

   Lo sviluppo continuo delle tecnologie oggi affronta sfide immaginate, solo qualche decennio fa, dagli scrittori di fantascienza: mentre la sonda spaziale della Nasa Kepler, di recente, ha scoperto Kepler 452b, un pianeta simile alla terra, gli scienziati dell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, stanno cercando di scoprire l’origine del nostro pianeta verificando le teorie del bosone di Higgs. Se la prima ricerca tenta di scoprire nuovi mondi, la seconda si concentra sull'origine del mondo; entrambe inseguono due linee di tempo differenti e opposte: il futuro e il passato.

   Sin dall'inizio della civiltà, queste antitetiche spinte temporali, futuro e passato, convivono nello sviluppo quotidiano delle tecnologie cercando di rispondere a domande semplici: chi siamo? da dove veniamo? cosa ci sarà domani? Per capire meglio questo strano inghippo temporale immaginiamo di utilizzare un qualsiasi software di disegno, e in pochi passaggi, anche da non esperti disegnatori, ci accorgiamo che gli sforzi degli sviluppatori del programma si concentrano su due aspetti principali: elaborare nuove gamme disegnative e riportare tutta la tavolozza espressiva del passato in digitale. Ogni tecnica disegnativa per tradizione - intesa nel suo significato latino di tradere che vuol dire tramandare - è tramandata nel software. Futuro e passato presenti in un solo programma.

30 ottobre 2015

Paesaggi ibridi | Atelier Crilo

di Salvatore D'Agostino

   Il sei novembre alle ore 19.00 si inaugurerà Paesaggi ibridi di Atelier Crilo, mostra che ho curato e immaginato per lo spazio espositivo catanese di Viale Africa 42 e che resterà aperta fino al sei dicembre. La mostra inaugura un programma di eventi culturali nati sotto la direzione artistica di Salvatore GozzoIl sette novembre alle 17.00 l'Atelier Crilo racconterà la propria esperienza e dialogherà con i presenti. Chiunque volesse porre una domanda, anche se non sarà presente, può farlo qui, scrivendo un commento.










Apertura 6 novembre ore 19:00 fino al 6 dicembre 2015
Lecture 7 novembre ore 17:00
Orari 9:00 – 12:30 / 15:30 – 20:00
SicilCima - Viale Africa 42, Catania 

Per informazioni o richieste si prega di contattare l'Ufficio Comunicazione e Pubbliche Relazioni di SicilCima s.r.l 
Salvatore Gozzo Tel. 392.9169493 - comunicazione@sicilcima.it
SicilCima s.r.l. Via Falcone e Borsellino, 20 95042 - Grammichele (CT)

8 aprile 2013

overspeed by Salvatore Gozzo: an involuntary monument to our times


One year since the overspeed accident that caused the grounding of the oil tanker Gelso M, the ship remains stranded on the rocks of Capo Santa Panagia.
To celebrate the opening of the new Pekstudio, the cultural association Pekstudio Foundation will host an exhibition of Salvatore Gozzo’s photography project Overspeed, curated by Salvatore D’Agostino and originally published here in the “points of view” section of Wilfing Architettura.
Seen from above, Capo Santa Panagia resembles a large crag separating the city of men, to the south, from the city of petrochemical fumes, to the north. This promontory of whitened rock has been witness in recent decades to the rapid transformation of a simple town into an industrial center. Thanks to economic “overspeed” directed by astute industrialists and favored by political circumstances, Syracuse managed to attract large amounts of capital in the ‘60s and ‘70s, decades of significant economic development.

READ MORE >>>

23 marzo 2013

Salvatore Gozzo | Overspeed


Overspeed caused the grounding of the Italian oil tanker Gelso M. on March 10, 2012, when its captain, grappling with rough seas stirred by unusually high winds, over-throttled the propeller engine, forcing it to cut out. Without engine power, the storm carried the ship aground against the whitened rocks of Syracuse’s coastline, near Capo Santa Panagia. Overspeed means pushing too hard on the throttle, trying to push an engine beyond its maximum rated power.

Overspeed is the pace of today’s frenetically overheated global economy, straining to deliver the goods required by the unbounded demands of commerce. Every day, across all corners of the globe, we attend as captains of our economy take leave of the shore, preparing to brave the headwinds of an avoidable storm and run the chances of a shipwreck.

19 marzo 2013

Overspeed di Salvatore Gozzo | Un involontario monumento del nostro tempo

di Salvatore D’Agostino

Dopo un anno dall’overspeed - fuori giri - della petroliera Gelso M, la nave resta a Siracusa, incagliata sugli scogli di Capo Santa Panagia.

In occasione dellʼinaugurazione del nuovo Pekstudio, l’associazione culturale Pekstudio Foundation presenta il progetto fotografico Overspeed di Salvatore Gozzo, curato da Salvatore D’Agostino e pubblicato in anteprima nella rubrica points de vue di Wilfing Architettura.




22 marzo 2012

0012 [POINTS DE VUE] Salvatore Gozzo | Overspeed

di Salvatore D’Agostino

Lo scorso 10 marzo un overspeed ha causato l’incagliamento della nave petroliera Gelso M quando il suo comandante, nel tentativo di fronteggiare i marosi agitati da venti inconsueti, ne ha mandato il motore dell’elica fuori giri. La nave, senza forza motrice e spinta dalla mareggiata, si è arenata sugli scogli di pietra bianca di Siracusa, nei pressi di Capo Santa Panagia. Overspeed significa andare fuori giri, e succede quando si tenta di superare il limite massimo delle potenzialità di un motore. 

Overspeed è la forsennata corsa fuori giri dell’economia mondiale del nostro tempo che tenta di far viaggiare le merci oltre il limite. Ogni giorno, da diverse parti del globo, assistiamo a comandanti dell’economia che lasciano la riva consapevoli di dover lottare contro l’evitabile tempesta e dover sfidare un possibile naufragio. 

Overspeed è la metafora dei cacciatori di disgrazia dei post disastri che nel caos delle scelte spesso prese di fretta e senza competenza tecnica, lucrano sull’inefficienza delle decisioni politiche. 

Overspeed è il nostro mondo mediatico che decide secondo il grado di viralità dell'informazione dove accendere o spegnere i riflettori. 

Overspeed è il reportage fotografico che il 15 marzo Salvatore Gozzo ha realizzato intorno alla costa siracusana che in questi giorni comincia a riflettere i primi raggi della primavera, e dove lentamente il Gelso M. sembra assumere i colori di un involontario monumento del nostro tempo.


17 gennaio 2011

0012 [A-B USO] Salvatore Gozzo | Comiso

Comiso (Ragusa) offre una situazione urbanistica comune a molte città medie dell’entroterra siciliano. 
Un Programma di Fabbricazione (1971) è stato per oltre tre decenni l’unico strumento urbanistico, scontando difficoltà nel governo dell’espansione urbana per un fisiologico invecchiamento e per un’intrinseca rigidezza. La pianura a Nord del centro consolidato otto-novecentesco è stata l’unica possibile direzione di crescita per la città, contenuta a Est e a Ovest dal fiume Ippari e dal costone dei monti Iblei. Lungo questa direttrice le previsioni edificatorie del P.D.F. si sono precocemente esaurite – Comiso presenta un trend demografico debolmente positivo e mai interrotto dal 1951 – e la nuova edificazione negli anni ‘70 e ‘80 si è sviluppata in modo abusivo, perdendo compattezza e disperdendosi nella campagna.

17 settembre 2010

...a proposito di Adriano Olivetti, Biennale di architettura e Le Corbusier...

di Salvatore D'Agostino

...Adriano Olivetti, 
Da Emanuele Piccardo
06 settembre 2010 12:04
oggetto Adriano Olivetti

Ciao Salvatore,
il premio che l'Asolo Art Film Festival ha dato al film "Lettera22" dimostra quanto sia importante diffondere il pensiero e le azioni di Adriano Olivetti che ha sempre posto al centro del suo agire l'uomo e la comunità. 
Egli ha teorizzato e realizzato in parte, un nuovo modello di società attraverso l'architettura. Ha dimostrato che l'architettura se viene usata bene consente all'essere umano di migliorare le proprie condizioni di vita.
Un esempio per tutti gli architetti che oggi mettono al centro dei loro interessi unicamente il profitto e l'egoismo.

emanuele
case per famiglie numerose di Figini&Pollini

...Biennale di architettura,
Da Salvatore Gozzo
31 agosto 2010 12:15
oggetto Cartoline da Venezia

Salvatore,
due cartoline da Venezia: una di mente, l'altra di cuore.
Saluti 


 e Le Corbusier... 
Da Martino Di Silvestro
03 dicembre 2009 10:56
oggetto Le Corbusier

Ciao [...]
Ti mando queste foto, niente di che, ma rappresentative.
È la strada dell'abitazione di Le Corbusier, la maison blanche, anzi dei genitori di Le Corbusier a La chaux de Fonds.
Passava da lì, forse ancora non aveva gli occhialoni... [...]

...e poi in quel boschetto alle spalle della maison ho trovato, irrazionalmente, questa scultura lignea vivente, perbacco!


17 settembre 2010
Intersezioni ---> ...a proposito di...
Come usare WA ------------------------------------------------------------------------------------------Cos'è WA

22 marzo 2010

0009 [FUGA DI CERVELLI] Colloquio Polonia ---> Italia con Aleksandra Jaeschke

di Salvatore D’Agostino

Fuga di cervelli è una TAG non una definizione. La TAG è contenitore di diversi 'punti di vista'.

La corruzione dell'identità multipla in un’Italia che ama architettonicamente il calcistico 'catenaccio'. Una formazione europea, l'architettura come network e l'Italia vista e costruita giocando.









Salvatore D’Agostino Aleksandra Jaeschke di anni..., originaria di..., migrante a ..., qual è il tuo mestiere?

Aleksandra Jaeschke

età: 33 anni;

originaria di: Stalowa Wola (Polonia) anche se sono stata sempre migrante e questo ha tanta importanza. Direi che la mia città di origine è Poznan ci sono andata al liceo e ci torno per trovare i miei genitori ma non ci abito da 15 anni;

migrante: a Siracusa prima sono stata a Varsavia, poi a Londra e Barcellona;
qual è il tuo mestiere: architetto.

Qual è stata la tua formazione? 

Al penultimo anno di liceo ho cominciato a prepararmi per entrare in una facoltà di architettura. Volevo però andare a studiare all'estero. Cercando delle borse di studio ho trovato un concorso per studiare grafica a Londra in un college americano. Ho deciso di partecipare anche se non era quello che volevo fare. Ho vinto il concorso ma ho deciso comunque d'iscrivermi in una facoltà di architettura in Polonia per poter tornare in qualsiasi momento.

Mentre mi preparavo per Londra, frequentavo i corsi a Varsavia. Questi tre mesi passati nella facoltà mi hanno fatto capire il sistema dell’insegnamento polacco - secondo me molto vicino alle scuole italiane -. Non ero molto entusiasta, eravamo in troppi e i corsi erano molto teorici e poco sperimentali. Non si giocava. Così sono partita per Londra. Ho frequentato il college americano per due anni per ottenere una piccola laurea “Bachelor of Arts in Visual Communication”. La scuola non era molto stimolante ma ho conosciuto degli insegnanti che mi hanno fatto capire come muovermi a Londra, aiutandomi a crescere. Uno di questi professori mi ha fatto scoprire l’Architectural Association (AA) e mi ha aiutato a ottenere una borsa di studio. Passati gli esami sono entrata al primo anno (mentre completavo ancora l’altro corso), se ricordo bene era il 1999.

La AA mi ha cambiata e ha cambiato il mio modo di pensare l’architettura. Anzi, “mi ha imposto il suo” - un concetto fortemente anglosassone e sperimentale. La cosa incredibile della AA è che in questa scuola si gioca ma si gioca sul serio.
Durante i miei primi tre anni alla AA ho lavorato part-time per uno grosso studio americano Gensler. Questo mi ha permesso di scoprire il mondo della professione, il mondo reale, direi iper-reale.
Al secondo anno ho vinto una borsa di studio grazie alla quale ho passato un mese alla British Academy in Rome. Questo è stato il mio primo soggiorno in Italia.

Mi sono laureata nel 2005. Il periodo della tesi è stato molto duro ma anche il più importante per la mia formazione. Si potrebbe dire che in questi due anni sono diventata l’architetto che sono adesso.
Dopo la laurea ho tentato di avviare uno studio di architettura con Andrea Di Stefano e altri due architetti, tutti laureati alla AA. Abbiamo lavorato insieme a diversi concorsi per sei mesi. Durante questo periodo abbiamo capito che non volevamo rimanere a Londra e ci siamo trasferiti come studio ACAB a Barcellona (aprile 2006-marzo 2007). Durante il soggiorno a Barcellona sono stata invitata a far parte di OCEAN (prima Ocean North) un network internazionale per la ricerca nel campo di architettura. Nel frattempo il gruppo ACAB si è sciolto.
Dopo questa esperienza sono venuta a Siracusa per partecipare al concorso Europan 9, edizione del 2007. Siracusa era una delle città partecipanti poiché insieme a Andrea Di Stefano avevamo già lavorato sulla stessa zona precedentemente, abbiamo deciso di partecipare.

Finito il concorso ci siamo dedicati alle attività di ricerca di OCEAN. Abbiamo fatto mostre, istallazioni, workshop e progetti insieme ad altri membri del network. Questo ha comportato tanti viaggi.
Nel 2008 insieme a Andrea Di Stefano abbiamo aperto lo Studio Aion
Ufficialmente lo studio esiste dall’aprile 2008 anche se AION è un nome che usiamo per le nostre attività di ricerca dal 2002.

Hai lavorato per il più grosso studio di architettura nel mondo 'Gensler' un’azienda con un organico con più di 1200 architetti. In Italia non c'è uno studio così strutturato tra i primi 50 in Europa. Ci puoi parlare di questa esperienza? 

È stata un'esperienza relativamente poco importante per la mia formazione. Ho visto come funziona un’azienda ben strutturata e dove si ha accesso a tutte le consulenze immaginabili. Ho imparato cosa significa la professionalità e come si organizza lo studio per renderlo molto produttivo. Sfortunatamente ho partecipato poco allo sviluppo dei progetti visto che ero ancora all'inizio della mia formazione. Comunque la mia impressione è che allo studio mancava la coerenza architettonica che normalmente si sviluppa intorno ad una e diverse figure di riferimento - Gensler non ha l’impronta di un architetto fondatore - per questo la chiamo un’azienda.

Del tuo racconto mi ha colpito un verbo ‘giocare’ che usi due volte, raccontando della tua esperienza all'interno dell’università polacca dove «Non si giocava» e della formazione all'AA dove: «in questa scuola si gioca ma si gioca sul serio». 
Che cosa intendi per gioco? 

Per gioco intendo un approccio alla progettazione che fa parte integrante del modello d'insegnamento anglosassone.
La scuola che ho fatto è impostata intorno ai laboratori di progettazione. Normalmente durante l'anno si fa un progetto solo. Il lavoro comporta tantissimi sperimenti – si fanno disegni, plastici, film, happening, interviste, diagrammi. Tutto quello che può aiutare a osservare, interpretare e canalizzare i processi in corso, per capire i materiali con cui si lavora. Si fanno tantissime cose che sembrano assurde e slegate dall'architettura per trovare nuovi modelli, nuove modalità di leggere e di trasformare lo spazio. La domanda che viene posta è: “Come funziona?” piuttosto che “Cos'è?”
Bisogna affrontare le cose con la mente di un bambino che vede le cose per la prima volta per poi smontarle e rimontarle in un modo diverso. La libertà' e spregiudicatezza con cui si fanno le cose ne fa un gioco ma è un gioco serio perché deve diventare un sistema di relazioni rigoroso, un modello ad alta prestazione.
Alla fine dell'anno si deve difendere il lavoro di fronte ad una giuria dei professori per poter passare all'anno successivo. Questo ne fa un gioco molto serio :-)

Com'è organizzato Ocean e che cosa intendi per network internazionale? 

Ocean è un organizzazione non profit che si dedica alla ricerca nel campo di architettura, urbanistica, design e altre discipline legate all'ambiente e allo spazio. Raggruppa diversi professionisti, non solo architetti. I membri del gruppo lavorano insieme su progetti di ricerca, spesso attraverso università affiliate, organizzano workshop, mostre e pubblicazioni. Lavorare in una rete di liberi professionisti e accademici ha un enorme potenziale perché connette delle competenze e dei modi di lavorare che provengono da diversi ambienti che normalmente non si incrociano. Ognuno porta con se non solo il suo bagaglio culturale e professionale ma anche l'accesso a delle competenze e conoscenze diverse.
Il modo in cui si svolge il lavoro di questa rete dipende dal progetto. Alcune volte abbiamo dovuto spostarci per poter lavorare insieme nello stesso posto (questo funziona meglio per i progetti di breve durata, per esempio concorsi). Altre volte abbiamo lavorato tramite internet, ogni tanto organizzando delle video conferenze per poter discutere lo sviluppo del progetto. Nella maggior parte dei casi c'è una persona o un gruppo che propone un progetto e poi si occupa della sua gestione e gli altri contribuiscono in una maniera mirata – lavorando su un aspetto specifico del progetto, su richiesta del responsabile del gruppo.

Il gruppo non è gerarchico, tutti possono proporre delle attività e essere il capogruppo di un progetto. La struttura che esiste all'interno della rete serve solo per facilitare l'amministrazione.
Io ho partecipato alle attività del gruppo per due anni, lavorando, per esempio, sul concorso per la nuova biblioteca di Praga (New Czech National Library in Prague, OCEAN NORTH and Scheffler + Partner, 2006), un'istallazione a Oslo (Barely - Sound-Active Installation, 2007), una mostra a Orleans (OCEAN - Conception Performative, FRAC Centre, Orleans, 2008) e alcuni workshop.

Il tuo ultimo progetto?

Una casa unifamiliare. Nel progetto tutto scaturisce dal semplice atto di impilare e slittare le travi in legno lamellare. Abbiamo cercato di limitare uso di acciaio, inserendo il minimo necessario all'interno dello spessore di legno.
La sezione delle travi, ridondante dal punto di vista strutturale, permette il controllo di altre dinamiche: condizioni termiche, problemi legati all'usura del materiale, l'umidità o l'acustica. Le pareti laterali vengono bucherellate in una maniera apparentemente casuale ma il sistema rispetta rigorosamente le esigenze luminose.
Questo stabilisce uno stretto legame tra la struttura, il materiale e le condizioni interne – nella sua semplicità volumetrica e funzionale la casa stabilisce dei rapporti specifici con il suo ambiente - una monade che assorbe il mondo esterno per capire meglio vedi qui.

L'undici settembre 2005 sul Corriere della Sera è stata pubblicata una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica (ndr in quel periodo era Carlo Azeglio Ciampi) firmato da 35 architetti italiani ti riporto l’incipit:
«L'architettura italiana attraversa una situazione drammatica. Mentre in altre nazioni europee, in particolare in Francia, in Germania, in Spagna, negli ultimi decenni sono state realizzate grandi opere di interesse sociale che hanno trasformato sensibilmente l'ambiente urbano mettendo a disposizione dei cittadini nuovi servizi che esprimono lo spirito del nostro tempo, in Italia iniziative del genere si contano sulle dita, mancano di una meditata programmazione e si devono quasi sempre all'intervento di architetti stranieri. Nel riconoscere il carattere positivo dell'apporto di forze culturali esterne non si può fare a meno di notare che una delle ragioni della preferenza loro accordata si deve alle realizzazioni compiute, realizzazioni per le quali in Italia sono mancate le premesse concrete, con la conseguenza di aver privato gli architetti italiani di quelle occasioni di lavoro che avrebbero permesso loro di offrire un contributo originale all'attuale stagione di rinnovamento della architettura.»1
In Italia non si fa ricerca. Agli architetti manca un metodo coerente con i tempi. Manca un rinnovamento nell'ambito universitario.
Gli architetti italiani non dovrebbero essere allarmati perché gli stranieri gli rubino il lavoro ma perché il loro lavoro venga svolto da altri professionisti ad un prezzo ribassato e in una maniera mutilata. Servirebbero dei cambiamenti nella legislazione. La professione si è impoverita anche perché è scomparsa dalla scena politica. Nei programmi dei partiti politici non si parla mai della città come potenziale ambito di rinnovo sociale. Non si parla dell'ecologia urbana. Manca un rinnovamento politico. Io mi auguro più stranieri in Italia e più italiani all'estero. Una contaminazione creativa e produttiva.

L'ultima domanda è contenuta in questa foto:
Interno Duomo di Siracusa foto di Salvatore Gozzo










Una grande lezione di architettura. Un giusto equilibrio tra il rispetto che uno porta per il passato e quello che ha per il futuro. Magnifico modo di operare sulla storia senza scordarci delle necessità di oggi. Sarebbe bello poter pensare che questo processo non sia finito e che questo edificio possa mutare con i tempi. Ci vorrà rispetto, coraggio e tanta spregiudicatezza.

22 marzo 2010
Intersezioni ---> Fuga di cervelli
__________________________________________
Note:
1 L'appello degli architetti italiani, Corriere della Sera, 11 settembre 2005. (Qui per capire)