Facebook Header

28 agosto 2010

0040 [SPECULAZIONE] Dialogo AILATI con Luca Molinari [1]

di Salvatore D'Agostino

Inizialmente avevo pensato di fare un’intervista sulle Biennali e non sulla Biennale coordinata da Luca Molinari.
Pensiero che ho corteggiato per pochi giorni, poi ho cambiato idea e inviato questa mail:
Luca Molinari non sarò io a porle le domande ma saranno 14 italiani tra architetti, scrittori, fotografi, politici e, se riesco a trovarla, la casalinga di Voghera (in seguito sostituita da un più consono muratore).
Sarà un dialogo tra lei e alcuni italiani.
Dialogo che sarà diviso in quattro parti: seconda, terza, quarta

Antonie Manolova (Sofia): Un vuoto che rappresenta la crisi dell’architettura italiana

Simona Caleo (Roma): La migliore Italia

Stefano Mirti (Milano): Senza selezione, senza eleganza

Alessio Erioli (Bologna): Ecosistema informatico

Gianmaria Sforza (Milano): L’architettura a volume zero

Uto Pio (Facebook): L’ucronia per leggere il presente

Ettore Maria Mazzola (Roma): Tradizionale non concettuale

Alfredo Bucciante aka AlFb (Roma): Tornare normali

Giacomo Butté (Apolide asiatico): L’Italia di oggi

Mila Spicola (Palermo): Architettura democratica

Mahdy (Muratore emiliano): In cantiere 

Francesco Cingolani (Milano-Madrid-Parigi): Spazio reale virtuale

Rossella Ferorelli (Bari): Accademia

Louis Kruger (Bari): Qual è l’architettura italiana

Vorrei iniziare prendendo spunto da una riflessione, posta in un commento sul blog della rivista Abitare[1], da una donna architetto non italiana
:

- Antonie Manolova:
vive a Sofia in Bulgaria.. Architetto, interior designer, fondatrice e curatrice dell'edizione bulgara della rivista italiana Abitare, il suo intento è di offrire un punto di vista contemporaneo agli architetti bulgari. Per alcuni mesi ha collaborato come progettista e presentatrice a un programma sul design d’interni per il canale bTV.

Antonie Manolova, 05.05.2010 alle 11.43 :
«my italian is not good, but correct me if I got it wrong – you criticize Molinari for not stating that “l’Italia è in crisi fortissima, e non lo si dice.”
Imagine then, what the wise thing to do would be?
It seems to me, that to keep the Italian pavilion closed for the whole duration of the Biennale might convey the message.
Bulgaria will not be in Venice this time, and there will hardly be anyone noticing.
But if Italy does the same – a void will be created, and … the risk involved is to be willing to see what happens next?» [2]
 

- Luca Molinari Fermo restando che per il momento si è parlato solo intorno a un comunicato stampa con un elenco provvisorio di progetti che in questi mesi stanno anche in parte cambiando, non credo di aver mai negato la condizione di crisi strutturale in cui versa l'architettura italiana. I tanti articoli che ho scritto in questi anni lo testimoniano. Ma credo anche che il padiglione Italia abbia il dovere e la responsabilità culturale di rileggere criticamente chi siamo, la situazione complessa che stiamo vivendo, oltre che a rendere visibile le tante storie interessanti e di ricerca faticosa che tanti bravi architetti portano avanti nel nostro territorio. Non credo che l'assenza crei presenza (alla Nanni  Moretti, se vengo alla festa e mi nascondo sul balcone tutti mi notano perché non mi vedono...) ma credo invece che una presenza critica forte, consapevole e generosa sia invece necessaria da parte della critica. A forza di assenza, l'architettura italiana è letteralmente scomparsa dalla scena internazionale, forse perchè non ha nulla da dire, o forse perché è laterale rispetto al mainstream del dibattito generale.

- Simona Caleo: giornalista e fotografa freelance di base a Roma. Collabora con l'agenzia OtN e con il sito dell'Espresso. Ha collaborato con il World Food Programme e l'Unicef e pubblicato sui principali quotidiani e magazine italiani.

L'Italia - paese dominato da speculazioni, miserie edilizie e fame cronica di abitazioni dignitose per sempre più nutrite fasce meno abbienti - sembra vivere ormai in uno stato di costante scollamento tra i grandi progetti che toccano appena (a volte felicemente, altre meno) la vita della gente e una disertata quotidianità.
Quando si parla di visioni concettuali, di anomalie e di sperimentazione vorrei tanto che tutte queste forze di pensiero e di immaginazione si volgessero da quella parte, non per qualche notabile progetto saltuario, ma per un'azione forte e incisiva, almeno in forma progettuale e propositiva. Non potrebbe essere proprio la Biennale il luogo per fomentare una nuova stagione di concretezza creativa, offrendo spazio e voce a tutte le nuovissime leve che potrebbero avere qualcosa da dire e mostrare? Io vorrei essere sorpresa. E lei?

- LM Lo scenario che lei dipinge è vero; mai come negli ultimi vent'anni il consumo di territorio e una vera e propria "fame chimica" di cemento ha aggredito il nostro territorio da Nord a Sud. Concordo anche molto sul fatto che la realtà attuale stia producendo domande e desideri inediti che attendono risposte nuove anche dall'architettura. Nella sezione centrale della mostra intitolata "laboratorio Italia" abbiamo provato a individuare alcune famiglie tematiche e progetti di autori spesso sconosciuti che si confrontano con alcune di queste prospettive. Nelle sezioni "Costruire a 1000 euro al metro quadro" abbiamo individuato progetti costruiti di autori che si sono confrontati con i budget tipici da cooperativa e da geometri per costruire residenze con una qualità superiore nelle periferie urbane. Oppure la questione di come utilizzare i beni sequestrati alle mafie che apre prospettive interessanti e mai indagate in una Biennale di architettura, o la questione urgente dell'emergenza paesaggio che sta colpendo tutto il nostro Paese. Sulla questione delle sperimentazioni credo invece che gli autori debbano anche confrontarsi con temi più generali a cui l'architettura possa dare una delle possibili, parziali soluzioni, proprio per riportare la sua ragione d'essere a una dimensione civile e vicina ai reali bisogni delle persone.

- Stefano Mirti: architetto e designer. Fondatore di Cliostraat, responsabile della scuola di design 'NABA', partner di Id-lab, curatore (per un anno) della rubrica Mirtilli per la rivista Abitare sezione online, nel giugno del 2010 ha ideato ὄψις: l'enciclopedia di tutti i tempi, tutte le persone, tutti i paesi.

Luca, sto formulando questa domanda domenica 11 luglio 2010. Questa sera si gioca la finale della Coppa del Mondo, per cui, penso a quel mondo li'.

:-)

Concedimi una cattiveria infinita. Provo a stabilire un parellelo tra il commissario tecnico della nazionale e il curatore del padiglione Italia (so gia' che ti stai toccando, sorry).

;-)

Siamo andati in Sud Africa con una nazionale bolsa e il fatto di essere usciti malamente al primo turno non ha sorpreso nessuno. Similmente a Lippi, anche il tuo lavoro di "selezionatore" ha suscitato molti dubbi e perplessita'. Se la Biennale fosse organizzata tipo la Champion's League, io direi che il Padilgione Italia non passa il primo turno.

Hai riempito la tua squadra di titolari che non farebbero giocare neanche a Dubai (e gia' con Cannavaro abbiamo visto che non si va lontano). In un paese che invece e' ricco di qualita' (a mio avviso). Perche'?

Se il Padiglione Italia della Biennale d'Arte puo' reggere Vezzoli e Penone, non si puo' immaginare un Padiglione Italia della Biennale di Architettura che non vive di tutto e del contrario di tutto?

Che so, quando Sejima aveva fatto il Padiglione del Giappone qualche anno fa, c'era lei e basta.
Non lei che organizzava lo spazio dove poi trovavano spazio e posto 392 figurine ognuna con un ruolo miserrimo e tutto sommato banale.
Che cosa sarebbe successo se il padiglione fosse stato uno spazio significante in quanto tale, affidato a Francessco Librizzi
+ Salottobuono + Tankboys (o chiunque altro delle persone da te selezionate che una per una sono in genere ok, ma che tutte assieme si annullano e disintegrano)?

Non sarebbe stato molto piu' forte, potente, significativo?
Lo so che la tua natura e' un'altra, ma per quel tipo di lavoro li', c'e' gia' il web che funziona egregiamente. Nel 2010, ha ancora senso il padiglione con mille figurine?

Grazie per la risposta, buon "mondiale", ciaociao
Stefano Mirti

- LM caro Stefano
se avessi vinto un Mondiale prima e ripresentassi la stessa nazionale avresti ragione, ma così non è, invece quello che avviene in Italia, alla stessa stregua della nazionale, è che tutti vorrebbero fare i commissari tecnici solo perché leggono tutti i giorni la Gazzetta dello Sport!
Pensare che i progettisti che ho invitato siano "bolsi" fa pensare che la nostra architettura sia messa molto male; ci sono autori anche da te molto amati, ma soprattutto ci sono architetti che malgrado il Paese in cui vivono e lavorano, producono architettura di grande qualità e di forte resistenza culturale e che è necessario rendere visibili a dispetto delle riviste che pubblicano sempre gli stessi autori e di chi si parla solo molto addosso.
Poi i commenti fatti sula lista della spesa pubblicata i primi di maggio mi lasciano abbastanza indifferente perché della scelta di 45 autori nessuno sa cosa esporremo e cosa ne faremo; del gruppo dei 14 autori di Italia2050 si possono fare solo supposizioni visto che stiamo lavorando in tempo reale con loro in un laboratorio interessante e imperfetto.
Io non sono Sejima, sono uno storico dell'architettura d'oggi e penso di avere un altro ruolo politico e culturale. Non posso pensare di mettermi in scena; nè credo che basti chiamare dei giovani di talento per fare un padiglione pieno di poeticissimi coriandoli o di fiori di alluminio.
Lo spazio diventa "significante" se è capace di portare provocazioni utili e consapevoli, questo è il ruolo che sto cercando di dare al padiglione Italia; non una antologia inutile, non un campo giochi per esercitazioni accademiche, ma un progetto su cui confrontarsi attivamente e generosamente.
Che cosa serve oggi all'architettura italiana?

La scoperta del giovane di turno emergente?
La presentazione di una nuova generazione o stile o dogma?
La messa in mostra del lavoro più polemico e provocatorio da solo come se bastasse a presentare un Paese così complesso e contraddittorio?
L'ennesima lode del "famolo strano" che ci piace a tutti?
Non credo alcuna di queste risposte da sola... 
Io credo illusoriamente che oggi bisogna ripartire da nuovi racconti. Racconti corali, di parte, civili, portatori di contenuti culturali e politici, sembrerà retorico e un poco "vecchia maniera", ma i contenuti densi e che devono necessariamente sedimentare con calma, hanno bisogno di piattaforme anche tradizionali, piattaforme che nessun abile surfing può garantire in questo momento.
Poi si aprirà finalmente la mostra, finalmente tutti voi vedrete cosa abbiamo fatto e, finalmente, si parlerà di contenuti e di scelte.
A questo punto, la mostra, nel bene e nel male, avrà assolto il suo compito, e alla fine della partita si vedrà se il vincitore ci ha fatto emozionare, divertire, insegnato qualcosa di nuovo o se invece ha solo vinto su di un fuorigioco non segnalato.
ciao
L

(ndr risposta del 12 luglio 2010)

28 agosto 2010 (Ultima modifica 1 settembre 2010)

Intersezioni --->SPECULAZIONE

Come usare WA----------------------------------------------------------------------------Cos'è WA
__________________________________________

Note:

[1] Redazionale, AILATI. RIFLESSIONI DAL FUTURO, Abitare Web, 4 maggio 2010. Link

[2] Traduzione: Il mio italiano non è dei migliori, correggetemi se ho capito male – Molinari viene criticato perché sottovaluta che: "l'Italia è in fortissima crisi, e non lo si dice".
Cerchiamo di immaginare, quale dovrebbe essere la cosa saggia da fare?
Mi sembra che chiudere il padiglione italiano per l'intera durata della biennale potrebbe trasmettere un messaggio.
La Bulgaria non sarà alla biennale quest'anno e dubito che ci sarà qualcuno che lo noterà. Ma se l'Italia facesse lo stesso - non si creerebbe un vuoto – con il rischio di essere obbligati a vedere cosa succederebbe dopo?
 

26 agosto 2010

0440 (finExTRA) 26 agosto 2010----> SENZA PAROLE [13] Wilfing Architettura

di Salvatore D'Agostino


Wilfing Architettura cambia aspetto l'header e l'icona (favicon) sono state ideate da Alessandro Cavallaro.




Invece l'impostazione del modello è opera mia.

finExTRA, dopo quest'estate ubiqua, ritornerà a osservare il suo tempo fisico e mediatico.
Wilfing Architettura 
ripartirà - sabato 28 agosto - con un dialogo di Luca Molinari - curatore del padiglione italiano della prossima Biennale di Venezia - con 14 italiani.

"L'Italia è un paese del secondo mondo" ha scritto Nicola La Gioia.
Quest’autunno Wilfing Architettura cercherà di raccontarla.

P.S.: Abbiamo quasi finito di elaborare il libro inchiesta OLTRE IL SENSO DEL LUOGO.
A presto la pubblicazione.


26 agosto 2010

__________________________________________
Come usare WA -------------------------------------------------------------------Cos'è WA

25 agosto 2010

0439 (finExTRA) 25 agosto 2010---- > MI PIACE [17] Museo dell'aria

di Salvatore D'Agostino


«La prima realizzazione di Cairano 7x è il museo dell’aria. Ha sede sulla rupe, sulla nuca del meteorite che spunta nella valle dell’Ofanto, tra il Formicoso e la sella di Conza. Il museo non ha arredi, non ha custodi. Per istituirlo ci siamo avvalsi unicamente della nostra immaginazione. Ci sono tanti musei in giro, spesso sono inutili. Non esisteva un museo dell’aria, un luogo cioè dove le persone possono andare non per vedere qualcosa ma semplicemente per sentire che la nostra vita si svolge nell’aria e che non c’è niente al mondo che sia più importante dell’aria. L’aria è come il mare, non è mai ferma. L’aria non è mai nostra, viene sempre da qualche parte. Certe volte quando d’estate soffia il vento da nord est io sento in un quel filo di freddo il respiro di una coppia che si è baciata poche ore prima a Sarajevo, vedo gli occhi di un’anziana donna affacciata alla finestra a Fiume. L’aria è un dono che contiene tanti altri doni. Dovremmo ricordarcelo ad ogni respiro, ogni volta che ci entra nei polmoni il giro del sangue è più lieto, i pensieri si fanno appena più chiari. Il mondo vive perché è circondato da un filo d’aria, ma noi ce lo scordiamo, perché l’aria non l’abbiamo fatta noi, non è una macchina, un telefono, un cuscino. Il museo dell’aria a Cairano non dispone neppure di un cartello segnaletico o di guide. È un museo virtuale, nasce nella testa di chi sale alla rupe, non ha orari di apertura e di chiusura. Non appartiene allo Stato e neppure ai privati. Appartiene a chi sa stare all’aperto, a chi sa di essere una piccola parte di questo vorticare perenne a cui stanno appese le piccole scene della nostra vita e di quella degli altri. L’aria è una bestia colossale e generosa, dà la vita a noi e alle formiche, ai cani e alle piante. Il museo di Cairano è la nostra forma di devozione a questa bestia invisibile e senza forma. Forse quello che chiamiamo Dio è semplicemente l’aria ed è un Dio a cui ci piace credere, è un Dio che ha tanti fedeli inconsapevoli e tante chiese, una per ogni polmone, per ogni acquasantiera del respiro.

p.s

il testo è mio, l’idea è di elda martino.

andate a visitarlo. è il primo museo realizzato dalla comunità provvisoria.

franco arminio»

Franco Arminio, MUSEO DELL’ARIA, Blog Comunità provvisoria, 3 agosto 2010. Link

 
25 agosto 2010

__________________________________________
Come usare WA -------------------------------------------------------------------Cos'è WA

24 agosto 2010

‎0438 (finExTRA) 24 agosto 2010----> IDENTITA’ ITALIANA [29] Lo zeitgeist l'è ambriaco :-)

di Salvatore D'Agostino

«Robert Maddalena
data 23 agosto 2010 14:42
oggetto lo zeitgeist l'è ambriaco :-)

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_agosto_23/alemanno-demolire-torbellamonaca-1703622881703.shtml

Salvatore D'Agostino
data 23 agosto 2010 15:12
oggetto Re: lo zeitgeist l'è ambriaco :-)

Dio mio!
Ma come scrive!
“La nuova proposta choc di Gianni Alemanno è arrivata dalle Dolomiti”.

Robert Maddalena
23 agosto 2010 15:17
oggetto Re: lo zeitgeist l'è ambriaco :-)

ma non ti fa morire dal ridere che un giorno voglia demolire l'ara, poi spostarla a tor bella monaca, poi vuol demolir tor bella monaca e non il corviale mentre il suo collega (è ancora collega?) di partito buontempo vuol demolire il corviale e sui tg di oggi (non so li hai visti) metà della ggggente intervistata nel quartiere non vuole che lo si demolisca e soprattutto non ne sa nulla: con buona pace dell'ascolto delle persone…

Salvatore D'Agostino
23 agosto 2010 15:20
oggetto Re lo zeitgeist l'è ambriaco :-)

Da uomo del sud, non rido, piango amaro.
Conosco bene questi uomini banal-popolari.
Io ho difficoltà con il loro senso d'identità politica-civile.
Robert ti confesso, sono molto incazzato (scusa la parola) nei confronti di questa urbanistica fai da te.
Scherzano con la gente, quella perbene.
A dopo,
SD

Robert Maddalena
data 23 agosto 2010 15:27
oggetto Re: lo zeitgeist l'è ambriaco :-)

c'hai anche ragione...»

Paolo Foschi, Alemanno: «Radere al suolo Tor Bella Monaca e poi ricostruirla», Corriere della sera, 23 agosto 2010. Link

24 agosto 2010


__________________________________________
COMMENTA

Come usare WA -------------------------------------------------------------------Cos'è WA

23 agosto 2010

0437 (finExTRA) 23 agosto 2010----> IDENTITA’ ITALIANA [29] Lo straniero

di Salvatore D'Agostino



«Ciò che accomuna queste due impostazioni è l’incapacità di misurarsi, davvero, con la strutturale ambivalenza della figura dello straniero.
Cioè, nella incapacità di cogliere nello straniero, certamente qualcuno che si presenta a noi chiedendo - più o meno apertamente - ospitalità e accoglienza, ma che al tempo stesso - non va dimenticato - è portatore di una minaccia ed è proprio direi per questa ambivalenza che occorrerebbe riuscire ad accoglierlo, proprio anche in funzione della carica di minaccia che insita nella figura dello straniero.

[…]

In realtà questo sentimento di paura, che è in fondo quello più diffuso, suscitato dalla figura dello straniero. Sentimento sul quale, non va dimenticato, alcune forze politiche hanno anche costruito la loro fortuna - tra l’altro tutt’altro che effimera - questo sentimento di paura, esprime non già un ragionamento in base al quale s’individui con chiarezza nello straniero, qualcuno che possa davvero minacciare la nostra incolumità o i nostri beni. La minaccia di cui lo straniero è portatore, ha a che vedere con il suo statuto più proprio, cioè, con il fatto che egli, è per l’appunto, ‘altro’ rispetto a noi, salvo che è per l’appunto questa alterità che rende anche la figura dello straniero “interessante” per noi.

[…]

Proprio perché nel rapporto con lo straniero, con il ‘radicalmente altro’ rispetto a noi, posso anche definire la mia specifica identità e quindi, la paura nei confronti dello straniero alla fine si risolve nell’aver paura a voler vedere riconosciuta la propria identità, che può definirsi nel rapporto con quell’altro, di cui lo straniero è figura massimamente rappresentativa».

Fahrenheit, L'affiorare dell'altro, con Umberto Curi, Radio tre, 6 agosto 2010. Link

23 agosto 2010


__________________________________________
COMMENTA
Come usare WA -------------------------------------------------------------------Cos'è WA

22 agosto 2010

‎0436 (finExTRA) 22 agosto 2010---- > WWW o WWC [58] Il blog della Biennale di Venezia

di Salvatore D'Agostino


FinExTRA tra qualche giorno finirà il suo viaggio estivo ubiquo con Wilfing Architettura.
Wilfing Architettura ritoccherà un po' il suo aspetto e il 28 agosto 2010 darà inizio a un dialogo tra Luca Molinari (curatore del Padiglione Italia della prossima Biennale di Venezia) e alcuni italiani tra architetti, scrittori, fotografi, politici e un muratore.

A proposito di blog anche la Biennale di Venezia ha il suo: Curiosità, notizie, approfondimenti dai diversi mondi della Biennale di Venezia. Link

Primo post: redazionale, Capturing Emotions, "una finestra per la fantasia collettiva", Blog biennale, 25 maggio 2010. Link

22 agosto 2010

__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

21 agosto 2010

0435 (finExTRA) 21 agosto 2010---- > WWW o WWC [57] Leggere i commenti

di Salvatore D'Agostino


«Gipi in esplorazione tra i commenti, in cerca di risposte ai commenti.

[…]

Ogni mattina mi faccio del male. Mi considero immortale.
Così, partendo da questa considerazione, perdo tempo. Se un giorno il Signore volesse farmi il più bel regalo del mondo, dovrebbe darmi la coscienza piena della mia mortalità. Vorrei che mi desse un nuovo senso, un settimo, quasi di serpente, che frammenti lo scorrere del tempo in schegge appuntitissime, che mi si sfiorino nel corpo con il sangue, e che mi tengano all’erta di continuo, al ritmo di un “io sono il tempo che passa e non tornerò. Quindi regolati. non gettare via le ore e le giornate. Fai le cose più belle. Costruisciti.”.
Ma questo non succede. Mi sveglio convinto di essere immortale e (se non devo urgentemente lavorare) mi metto a perdere mattine intere leggendo articoli sul web.
Gli articoli sul web, a differenza di quelli sulla carta hanno i commenti dei lettori. Io leggo anche quelli. Ci sono 437 commenti. Li leggo.
Li leggo tutti. Passano le ore, ed il senso di serpente non si fa sentire. Spenderò questo secolo così, poi nel prossimo vedremo. Ginnastica, magari.
Il mio giro di lettura è, più o meno, sempre lo stesso: Parto da Repubblica. Vado sul Post. Il Fatto Quotidiano. A volte L’Unità. Spesso Il Giornale.
Leggo gli articoli. Seguo i collegamenti ai blog degli autori e leggo qualche pezzo in più. Se ci sono commenti, leggo anche quelli.
Posso andare sul sito di Grillo, se me lo ricordo. E andavo su quello di Antonio di Pietro, abbastanza spesso, almeno fino ai giorni dell’appoggio a De Luca.
Ci sono cinquecentosessantaquattro commenti. Li leggo.
Leggo i commenti, quelli delle persone senza firma, che sono rappresentate in rete da pseudonimi o nomi di battesimo con cifre appese che cerco sempre di capire se sono date di nascita, o altre cifre dai significati nascosti. Mi interesso a questo aspetto, quello dei nomi. Ci sono commentatori che ritrovo, di alcuni sono diventato grande estimatore. A volte guardo se, collegato al soprannome usato per lasciare un commento , si può trovare un indirizzo di posta elettronica. Si, perché vorrei scrivere a questi sconosciuti, a volte, e comunicargli il mio apprezzamento per i ragionamenti espressi, o per lo humour messo in pagina, dipende. I motivi possono essere numerosi.
Spesso, la mattina, faccio questo. Perdo tempo così. Se sono in un giorno ottimista cerco di consolarmi dicendomi che leggendo imparo delle cose, ma in realtà la mia idea di apprendimento sarebbe distante dal livello raggiungibile con il sedere sulla sedia e gli occhi sullo schermo.
“Tutte le strade portano a Woodstock 5 stelle”.
Ci sono, in questo momento esatto (ricarico la pagina, sono le 13:02) 803 commenti.
Non li leggerò tutti. Non leggerò neppure l’articolo, non ora, adesso sto ragionando d’altro. Questa è una operazione scientifica, se non si fosse ancora capito.
Guardo i commenti. Non li leggo. Li guardo soltanto, li scorro. Attuo una ricerca per vedere se, oltre agli ottocento e passa commenti si trovi una qualche replica dello staff del redattore dell’articolo. Una risposta, insomma.
Non c’è.
Cambio sito. Unità.it. So che cercando l’editoriale della direttrice, sempre seguitissimo, troverò moltissimi commenti. Questa sarà una cosa buona, ai fini della mia ricerca scientifica amatoriale.
“Le domande semplici”, questo il titolo dell’editoriale della direttrice de L’unità, alle ore 13:05 di oggi. Commenti: zero.
Zero?
Non è possibile. Forse per uno scienziato queste risposte imprevedibili ad un test sono la normalità, per me è scioccante.
Commenti: zero. È stato appena pubblicato. Non va bene per il mio test.
Prendo l’articolo precedente: “Vecchi amici”. Redatto il 25 Luglio alle 22, 31.
Commenti presenti: duecentonovantatre.
Ancora, non mi interesso al contenuto dell’articolo e neppure alle argomentazioni dei commenti, rilevo solo il numero di risposte a questi: Ancora zero.
Una volta, un giornalista del Fatto rispose a un commento. Sobbalzai e ne fui felice.
Per evitare fraintendimenti: non rispose a me. Io non lascio mai commenti, sono solo uno spione.
Rispose, così, in generale. Non ricordo, l’articolo originale. Non ricordo la domanda del commento, ne lo pseudonimo del commentatore, ne se avesse numeri nel nome.
Ricordo solo che quella risposta, per un attimo, mi tolse quell’immagine di balcone assolato dalla mente. Mi fece bene».

Gipi, Balcone 2.0, Il post, 3 agosto 2010. Link

21 agosto 2010

__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

20 agosto 2010

0434 (finExTRA) 20 agosto 2010---- > MI PIACE [16] Big [Cit.]

di Salvatore D'Agostino


Giuseppe,

non avevo capito il senso dei tuoi Big [Cit.].
Ti confesso, che avevo trovato banale - per non usare un intercalare siculo - la frase che mi avevi inviato attraverso Facebook “Lo scrittore è un ingegnere dell’anima” e conoscendo il festival UVAGRAPES mi ero concentrato sugli appuntamenti.

Perdonami, hai il diritto di denunciarmi per vilipendio all’intelligenza.
Saluti,
Salvatore D’Agostino

«Dalla parola tramandata a quella scritta. O meglio citata. Nell'epoca virtuale del copia e incolla è sempre più diffuso il ricorso alla citazione. Un comportamento linguistico sollecitato soprattutto dai nuovi strumenti di comunicazione, da Twitter a Facebook. Il cosiddetto sapere lento e astratto, costruttore di concetti e produttore di pensiero argomentato, è stato letteramente sbaragliato da una comunicazione/informazione fai da te, veloce e immediata. Sms, profili, bacheche, status: oggi più che mai la parola viaggia sul binario dell'aggiornamento on line. Una costante diffusione di informazioni private invade blog e social network, diari virtuali e di dominio pubblico, in cui la parola vieneconsumisticamente usurata, riprodotta, abusata. Anche quella citata. «La citazione è divenuta così popolare e democratica, che nella sua reiterazione compulsiva è divenuta una nuova declinazione dello spamming». Da questo cortocircuito crossmediale parte e si muove il progetto “Big [Cits]” di Giuseppe Parito, architetto e artista visivo, socio del noto studio mono | architetti di Catania. L'evento, un'anteprima della settima edizione del festival uvagrapes, ideato da Scenario Pubblico performing arts e organizzato quest'anno con l'AME Associazione Musicale Etnea, si mostrerà dal 16 agosto al 1 settembre 2010 sui cartelloni stradali di alcune città della Sicilia orientale. Uno spam visivo e a tinte colorate che disseminerà, nelle nostre caotiche vie cittadine, gli aforismi di cinque anonimi autori. «Il termine spamming» spiega Parito «è adattabile anche alla pubblicità da affissione e all’inquinamento da essa prodotto. I 6x3 sono ad una scala diversa il luogo del paesaggio dove le parole si vanificano l’un l‘altra, ma dove andrebbe maturato un diverso senso di responsabilità. Il paesaggio è l’unico “media” indisattivabile che pone l’osservatore in una condizione di crudele impotenza».
Ecco allora giganti messaggi off line, ragionamenti fugaci ma avveduti di ignoti personaggi, cinque riflessioni trasversali facilmente condivisibili, piccole verità a caratteri cubitali che piombano improvvisamente nel tran tran quotidiano e suggeriscono spunti di riflessione. «Le parole in determinati momenti possono essere dei fatti», indica saggiamente uno dei poster. Con “Big [Cits]” le parole diventano un accadimento, uno spazio fisico di incontro e scontro, una dimensione privata e collettiva, un luogo di transizione del pensiero e del dubbio. Non importa a chi appartengano, diventano nostre subito dopo averle lette. Eppure provando a trascriverle nei motori di ricerca scopriremo che dietro quelle frasi si celano identità insospettabili: Silvio Berlusconi, Adolf Hitler, Benito Mussolini, Iosif Stalin, Mao Tse-tung. Immediatamente ci sentiamo spiazzati, ammoniti e responsabilizzati: le parole, come i fatti, sono importanti».

Vanessa Viscogliosi, Big [cits], Tribenet, 19 agosto 2010. Link

20 agosto 2010


__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

19 agosto 2010

0433 (finExTRA) 19 agosto 2010----> WWW o WWC [56] Nichi Vendola batte Silvio Berlusconi su facebook

di Salvatore D'Agostino

Degli status di Nichi Vendola e Silvio Berlusconi ne avevo parlato qualche settimana fa.

Piace a 185.650 persone.

Piace a 227.620 persone.

Alle ore 11.45 di oggi:
  • Nichi Vendola piace a 227.337 in 26 giorni ha avuto un incremento di 41.687 mi piace;
  • Silvio Berlusconi piace a 227.092 in 25 giorni ha registrato un decremento di 528 mi piace.
Nichi Vendola piace più di Silvio Berlusconi almeno su Facebook.Valore economico blog.

19 agosto 2010

__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

18 agosto 2010

0432 (finExTRA) 18 agosto 2010----> WWW o WWC [55] Dal Wilfing ai Walled garden

di Salvatore D'Agostino


«This is not a trivial distinction. Over the past few years, one of the most important shifts in the digital world has been the move from the wide-open Web to semiclosed platforms that use the Internet for transport but not the browser for display. It’s driven primarily by the rise of the iPhone model of mobile computing, and it’s a world Google can’t crawl, one where HTML doesn’t rule. And it’s the world that consumers are increasingly choosing, not because they’re rejecting the idea of the Web but because these dedicated platforms often just work better or fit better into their lives (the screen comes to them, they don’t have to go to the screen). The fact that it’s easier for companies to make money on these platforms only cements the trend. Producers and consumers agree: The Web is not the culmination of the digital revolution».

Chris Anderson and Michael Wolff, The Web Is Dead. Long Live the Internet, Wired, 17 agosto 2010. Link

18 agosto 2010

__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

17 agosto 2010

0431 (finExTRA) 17 agosto 2010---> OTTIMISMO [19] Francesco Cossiga e la dottrina del bastone

di Salvatore D'Agostino


Il mio ultimo ricordo di Francesco Cossiga:

«D - Quali fatti dovrebbero seguire?

R - Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero Ministro dell'interno.

D – Ossia?

R - In primo luogo, lasciar perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...

D - Gli universitari, invece?

R - Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.

D - Dopo di che?

R - Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.

D - Nel senso che...

R - Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Salvatore D'Agostino, 0003 [SQUOLA] La dottrina del bastone?, Wilfing Architettura, 30 ottobre 2008. Link


17 agosto 2010

__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

12 agosto 2010

‎0430 (finExTRA) 12 agosto 2010----> IDENTITA’ ITALIANA [28] La Palermo felicissima secondo Ugo Rosa

di Salvatore D'Agostino



Stamattina ho ricevuto un commento da parte di Maurizio Zappalà -
0397 (finExTRA) 6 giugno 2010 ---> DIAFASIE [2] L’architettura non è più necessaria (Italo Rota) -:


«...esilarante ugo...va sempre oltre...piacevolmente oltre!
http://architettura.supereva.com/lanterna/20100805/index.htm».

Maurizio,
qui mi trovi empatico: «Il cialtrone arrogante è, infatti, spesso anche stupido e in questo consiste forse l'apporto autoctono (scrivo con cognizione di causa, da un luogo non lontanissimo da Palermo che per autonoma cialtroneria, arroganza e stupidità non è secondo a nessuno...)».
Meno sul linguaggio critico ammesso solo per Ugo Rosa.

«Sarà bene dirlo subito e con franchezza: detesto Palermo.
È un'antipatia di vecchia data che ho coltivato con diligenza fin dal primo anno di università e che, con il tempo, si è imbrunita acquistando una patina bronzea che, sinceramente, mi dispiacerebbe molto scalfire.
Ho un'età in cui le antipatie vanno coltivate con affetto, visto che invecchiando si tende a scivolare nelle fauci odiose di quel leviatano che viene giornalisticamente definito "ceto medio riflessivo" il quale, accarezzando le mezze tinte e limando indignazioni e antipatie, fagocita intelligenza e caca conformismo.
Oggi non detesto solamente l'ottusa, oleosa, opacità attuale di questa città, che ingoia qualsiasi lucentezza ne venga a contatto, ma ne trovo disprezzabile anche il ricordo.

[...]

Sarà per questo che il panormita presenta caratteristiche ibride mescolando (anche, probabilmente, per questioni genetiche) la cialtroneria levantina all'arroganza normanna.
Il colore dei suoi manufatti, inoltre, è spaventoso, almeno quanto la porosa sporcizia dei suoi vicoli.
Dell'odore preferisco non parlare.
Che i suoi abitanti se ne vadano in giro per panelle e sfincionello incuranti della mondezza che li sommerge e nella quale (a breve) affogheranno, non fa che confermare quanto appena detto.
Il cialtrone arrogante è, infatti, spesso anche stupido e in questo consiste forse l'apporto autoctono (scrivo con cognizione di causa, da un luogo non lontanissimo da Palermo che per autonoma cialtroneria, arroganza e stupidità non è secondo a nessuno...).
Tutte queste cose sono però divenute letteratura e, col tempo, mutate in altrettanti attestati di qualità per cui il turista va matto: gadget, articoli di consumo.
Immondizia, criminalità, traffico e corruzione sono ammennicoli, interessanti, lo ammetto, ma, per quel che mi riguarda, non decisivi; quello che di Palermo mi fa nausea è proprio la glassa: di ciò che c'è sotto s'interessino pure giornalisti, assistenti sociali, esperti di marketing e operatori culturali; a me basta quella.
Allora perché scrivere di un paio di progetti che, in fondo, non fanno altro che attestare il destino di una città e, silenziosamente, riproporne il carattere fatuo e dozzinale con un lezioso travestimento alla moda?
In effetti, i progetti in questione sarebbero, in sé, trascurabili, ma presentano caratteristiche tali da renderli rappresentativi.

Gli autori sono due architetti italiani quasi coetanei e, se non vado errato, discretamente noti: Flavio Albanese e Italo Rota.

[...]

Nella citazione di Laurana, da parte di Rota, e in quella di Carpintieri, da parte di Albanese, c'è, insomma, la stessa furbizia mercantile di chi vende perline ai selvaggi facendole luccicare al sole. Un atteggiamento colonialista che sarebbe il caso, mi pare, di rispedire al mittente: a Milano c/o Formigoni Roberto e Moratti Letizia, oppure, magari, direttamente al padrone della baracca che così "ghe pensa lù"».

Ugo Rosa, Palermo felicissima, Arch'it rubrica Lanterna magica, 5 agosto 2010. Link

12 agosto 2010

__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA

0429 (finExTRA) 11 agosto 2010----> IN TV [1] L'Emilia senza la mafia sarebbe povera

di Salvatore D'Agostino

Link originale

«Inchiesta di Rainews24 sulle mafie a Modena perché la geografia di Gomorra cambia spostandosi sempre più verso il Nord ricco dove fare affari. Ma il procuratore della Repubblica di Modena, Vito Zincani, nei giorni scorsi era stato ancora più netto nella sua denuncia: se eliminassi il crimine, sarebbe un disastro finanziario».

Enzo Ciconte: «Nel mondo dell'edilizia, ormai, sta penetrando ampiamente la presenza mafiosa. In modo particolare dei casalesi a Modena, della 'ndrangheta a Reggio Emilia, a Parma, in altre realtà emiliane romagnole e del nord italia.
[...]
L'edilizia è il cavallo di troia delle penetrazioni. Perché non crea allarme sociale, nessuno se ne accorge e di difficile identificazione».

Flaviano Masella, Le mafie che ingrassano Modena, Inchiesta Rai news 24, 21 gennaio 2010. Link

11 agosto 2010

__________________________________________

Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA