Stamattina intorno alle 10, io e due colleghe del Levi Civita, nel recarci a Piazza Navona dai pressi del Senato dove ci trovavamo, abbiamo impiegato tantissimo tempo perché tutte gli accessi alle strade limitrofe erano sbarrati dai blindati di polizia e carabinieri che, naturalmente, non ci hanno fatto passare. Attraverso quindi un’ampia circonlocuzione siamo giunte nella piazza dove si stava svolgendo del tutto pacificamente la manifestazione. Più tardi, circa tre quarti d’ora dopo, UN CAMION TENDONATO si è fatto largo tra la folla: ebbene, da quel camion è uscito un gruppo di ragazzotti armati di spranghe e catene che ha cominciato a caricare più volte i ragazzi che si trovano lì, pacifici e inermi. La polizia ha lasciato fare… (continua a leggere)
Per chiarezza riporto le dichiarazioni di Francesco Cossiga sulla possibile modalità d'intervento del governo:
Dal "Quotidiano Nazionale" del 23/10/2008
Intervista a Cossiga
"Bisogna fermarli: anche il terrorismo partì dagli atenei"
di Andrea Cangini
D - Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
R - Dipende, se ritiene d'essere il Presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitico PCI ma l'evanescente PD, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia.
D - Quali fatti dovrebbero seguire?
R - Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero Ministro dell'interno.
D – Ossia?
R - In primo luogo, lasciar perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...
D - Gli universitari, invece?
R - Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
D - Dopo di che?
R - Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.
D - Nel senso che...
R - Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano.
D - Anche i docenti?
R - Soprattutto i docenti.
D - Presidente, il suo è un paradosso, no?
R - Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!
D - E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? In Italia torna il fascismo, direbbero.
R - Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio.
D - Quale incendio?
R - Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale.
D - E' dunque possibile che la storia si ripeta? «
R - Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo.
D - Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
R - Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...
D - Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
R - Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente.
Corriere 29 ottobre 2008
Eco bacchetta i ragazzi: combattete per i baroni
Il professor Umberto Eco, invitato dall'Università di Siena, sta parlando al convegno su Luciano Berio. Ma i ragazzi che lo ascoltano sono più interessati a conoscere la sua opinione sulla scuola e sul movimento anti-riforma. E così lui spiega che «l'intenzione del governo è quella di aiutare il più possibile le scuole private elementari e medie perché è lì che si formano i ragazzi. All'università non vale più la pena». La protesta «è appena cominciata ed è diversa dalle altre. Siccome non faccio il profeta di professione, sto a vedere cosa accade. Al governo darei il suggerimento di qualsiasi persona sensata: tagliare i fondi per la ricerca vuol dire impoverire il Paese». A lezione finita, poi, scambia vivaci battute con gli studenti in assemblea sulla lotta al decreto Gelmini: «I tagli danneggiano più i professori che gli studenti: è molto curioso che facciate una battaglia del genere per i baroni». Per Eco, comunque, è curioso che questo movimento «sia sganciato dai partiti ma voglia comunque riforme politiche: un progetto politico prima o poi deve venire fuori».
Credo che ci siano tutti gli elementi per creare confusione e far slittare il problema principale, che è la riforma economica e non pedagogica della scuola primaria, per creare ad arte di bastone la "santa democrazia" basata sull'indignazione e non sui contenuti.
L'università è un'altra storia leggi:
- Corriere della Sera, 10 ottobre 2008, Francesco Battistini: Atenei, l'Italia fuori dai primi 100. Il «Times» apre il caso Bologna.
- Dal blog omonimo di Antonino Saggio: Jury At London AA
Pubblicato sulla PresS/Tletter n.31-2008
N.B.: Squola è un errore voluto ed è semplicemente il nome della rubrica.