introduzione e seconda parte
Per caso nella sala di aspetto del mio dentista ho scoperto che la rivista Vanity fair alla fine di ogni articolo indica:
«Tempo di lettura previsto: x minuti».Il blog offre spazi illimitati e soprattutto non ha un legame commerciale con il lettore, in questo caso i 38.500 caratteri comprensivi di spazio mi sembravano eccessivi. Per comodità ho diviso in due parti un colloquio avuto con Stefano Mirti autore del blog (a mio avviso non rubrica) Mirtilli per la versione on-line della rivista Abitare.
Buongiorno Stefano, mi piacerebbe partire con tre effetti, passando da alcune istruzioni per l'uso e finire analizzando la batofobia.
Buongiorno Salvatore, partirei dai tre effetti e nel frattempo cerco sul dizionario che cosa vuole dire "batofobia".
Prego.
Non facile.
Partirei dal distorsore utilizzato per distorcere il suono della chitarra o basso elettrico. In gergo chiamato "fuzzbox". In quest'ambito sono abbastanza un tradizionalista e dovendo dare dei riferimenti opterei per alcuni celebri pezzi di Jimi Hendrix e le parti di George Harrison in alcune canzoni dei Beatles.
Secondo effetto, direi il filtro di Photoshop. Tra i mille filtri, il mio prediletto è il "photocopy" (all'interno della famiglia "sketch").
Terzo effetto... Ci penso un attimo.
E sulle istruzioni per l'uso?
Qui è più facile. Direi il gioco "Life", alla base di ogni ragionamento riferito a sistemi generativi di ogni sorta. Poi, potrei dire il "Whole Earth Catalogue" di Stewart Brand e altri e ci siamo tolti il problema (delle istruzioni per l'uso).
Posso poi anche dire che quando abitavo in Giappone, una delle cose più strane che avevo fatto era quella di tradurre in italiano una quantità non banale di libretti di istruzioni di aggeggi ed elettrodomestici vari.
Nel frattempo ha trovato che cosa vuole dire "batofobia"?
Dunque, Capisco ora che la batofobia è la paura delle altezze, dello spazio, del vuoto, dello stare vicino a edifici alti. Diciamo che dovendo scegliere tra "fobie" e "philie", le seconde mi sembrano molto più affascinanti...
Le trascriverei un pezzo che mi sembra rilevante: L’inizio dell’effetto | Beaubourg |1
«Durante il medesimo periodo, il progetto per l’edificazione del centro era stato tirato a sorte tra le diverse centinaia che erano stati presentati, e mi fece molto piacere che la scelta fosse toccata a quello dei due giovani architetti vegetariani Ropers e Giano. L’originalità del loro progetto consisteva soprattutto nella messa al bando di qualsiasi originalità, di qualunque ornamento o leccatura, anti-Belle Arti per eccellenza, ritorno nostalgico ai ferri e alle sbarre multicolori del primo Meccano di questi figli perduti di Mies. In profondità, il futuro centro non avrebbe occupato che quattro livelli, il che lasciava disponibile tutta la parte più interna del buco per il nostro centro.
[...]
L’inaugurazione del centro Nobile era stata fissata per il 15 dicembre 1975, poi rinviata di un anno; il che andava bene anche per noi, perché la nostra opera di sistemazione non era ancora terminata. Dunque il 15 dicembre 1976 i centri sovrapposti sono stati inaugurati, ciascuno a modo suo.
Mentre il presidente e gli alti funzionari della pubblica Istruzione e della Cultura ufficiale percorrevano i piani superiori e inauguravano solennemente i locali del Centro di Creazione Industriale, della Biblioteca pubblica, degli stand per la vendita di riproduzioni artistiche eccetera, noi ci dedicavamo agli ultimi preparativi per la nostra prima assemblea generale. A dire il vero, ventisette piani al di sotto di quello dove le autorità pronunciavano le loro tiritere e si ingozzavano di crostini e pasticcini, i preparativi erano stati volontariamente sommari, limitandosi ad un sistema di altoparlanti e ad una profusione di gessi, per consentire ai partecipanti di segnare sulle pareti le eventuali decisioni dell’assemblee inaugurale e costituente. Niente sedie, né banchi, né tavoli, né portaceneri: la gente stessa avrebbe deciso sull’eventuale utilità di provvedere all’istallazione di siffatte attrezzature.»2
Il sociologo francese Albert Meister nel suo romanzo ‘Sotto il Beaubourg’ immaginava una cultura Superiore catalizzatrice della Cultura-Spettacolo, Cultura-potere, Cultura-Merce che inaugurava il suo centro nell’attuale Beaubourg e una Cultura inferiore che contemporaneamente nasceva nelle viscere di Parigi - esattamente ventisette piani sotto il Beaubourg - che negava l’Accademia, l’Autorità e la Gerarchia.
Che cosa è avvenuto il 15 dicembre 1976?
Eh... Non facile la risposta.
Rispetto al Beaubourg e al suo effetto, tenderei a dire che l'aspetto rilevante è Gordon Matta-Clark che cala l'asso di bastoni (e si fotte Piano e Rogers con uno dei suoi lavori più incredibili).
Da questo punto di vista, il cantiere del Beaubourg è niente a confronto del buco di Matta-Clark sull'edificio dirimpetto...
Procederei con: La maturità dell’effetto | Bilbao |
Procediamo...
A proposito del Guggenheim spagnolo, il filosofo John Rajchman in un piccolo saggio apparso su Casabella3 s’accigliava:
«Per Baudrillard, la “società della simulazione” si incarna nel Pompidou – mediante il quale si mirava a trasformare un quartiere storico di Parigi - e in ciò che definisce “effetto Beaubourg". Ai suoi occhi, il Beaubourg ci presenta lo spettacolo di un pubblico che sciama in massa attraverso i tubi a vista della facciata, spinto dal desiderio feticistico di toccare le reliquie di una cultura ormai defunta e nata, invece, all'egida della segretezza e della trasgressione. Analogamente, spiega Baudrillard, poiché neanche le città sono più in grado di rinnovarsi, sono riprodotte artificialmente attraverso la simulazione. Su tale effetto, coltiva una fantasia entropica, per cui l’intero edificio potrebbe crollare sotto il peso di masse affamate di feticci, in un processo di “implosione” nelle “ grandi metropoli”. È possibile rinvenire un senso nuovo di spettacolo urbano nel museo Guggenheim progettato da Frank Gehry a Bilbao?»
A me sembra che Gehry a Bilbao si muova lungo le stesse esatte linee di Piano e Rogers a Parigi/Pompidou. La ricetta mi sembra essere la medesima.
Gli Archigram indicano la Luna, Piano e Rogers osservano il dito e non capendo che c'è la luna lo costruiscono tel-quel. Da lì in avanti e un reiterare over and over il modello originario archigramesco declinato in tutte le forme possibili (generalmente non interessanti e noiose).
Gli Archigram indicano la Luna, Piano e Rogers osservano il dito e non capendo che c'è la luna lo costruiscono tel-quel. Da lì in avanti e un reiterare over and over il modello originario archigramesco declinato in tutte le forme possibili (generalmente non interessanti e noiose).
«Dobbiamo parlare di "effetto Bilbao"?» (John Rajchman)
Mi sembra uguale all'effetto Beaubourg. Semplicemente perché prima le ho girato la foto di Matta-Clark, direi che ancora una volta (come sempre), gli artisti sono circa trent'anni avanti.
Mentre Gehry trasforma le intuizioni di Picasso in edificio costruito (con ottantanni di ritardo), l'arte nel frattempo è già su un altro pianeta.
Si pensi alla spirale di Robert Smithson, al già citato Matta-Clark, ai primi lavori di Richard Long alla fine degli anni Sessanta.
Mentre Gehry è impegnato a fare il Picasso 3d (fuori tempo massimo), James Turrell è già alle prese con il vulcano nel deserto...
;-)
Si pensi alla spirale di Robert Smithson, al già citato Matta-Clark, ai primi lavori di Richard Long alla fine degli anni Sessanta.
Mentre Gehry è impegnato a fare il Picasso 3d (fuori tempo massimo), James Turrell è già alle prese con il vulcano nel deserto...
;-)
«Già in fase di costruzione, quello di Gehry è stato un edificio pubblicizzato dai media, forse il più pubblicizzato in tutta la storia dell’architettura. Al tempo stesso, sembra che il problema sia mutato: la questione non è più la dispersione dei centri urbani in sobborghi automobilistici-consumistici, né la densità e l’implosione di quanto è al centro della grande metropoli. Qui si tratta , invece, del tentativo di catturare il commercio globale, in un ambiente in cui si chiama l’architettura (o lo spettacolo dell’architettura) a svolgere un ruolo-chiave». (John Rajchman)
L'architettura secondo me non conta nulla. Nell'esempio che lei dice, il ruolo centrale c'è l'ha la comunicazione.
Il Guggenheim di Bilbao è stato inaugurato 21 anni dopo il Beaubourg, che cosa è successo quel giorno (18 ottobre 1997)?
Di nuovo, nulla. Se lei va su Wikipedia nelle voci riferite ai giorni specifici e che cosa è successo in quei dati giorni, l'architettura non c'è mai (in quanto non conta nulla).
Il 1997 è l'anno in cui muore lady Diana, quello in termini assoluti è molto rilevante.
Il funerale della people's Princess nella cattedrale con Elton John che suona la canzone per lei composta, quello è un momento di passaggio incredibilmente significativo (nel bene e nel male).
Cosa fa Gehry è irrilevante.
Il funerale della people's Princess nella cattedrale con Elton John che suona la canzone per lei composta, quello è un momento di passaggio incredibilmente significativo (nel bene e nel male).
Cosa fa Gehry è irrilevante.
Tutta questa trattazione, la trova spiegata perfettamente in: Amusing ourselves to death
L’effetto all’italiana | Maddalena |4
Abbandonando la dietrologia e l’opinionismo ovvero l’arte del giornalismo di fare evaporare i fatti e le verità.
Mi piacerebbe conoscere il suo parere:
- sul progetto;
- su questo passaggio della lettera di Stefano Boeri pubblicata su Abitare ‘Alcune riflessioni sul g8 alla Maddalena’: «La Protezione Civile è un “esercito buono” di giovani donne e uomini; migliaia di volontari appassionati e disponibili, con una disciplina austera ed affettiva. Ma a La Maddalena, dopo poche settimane, la Protezione Civile ha abdicato ad un ruolo che forse non avrebbe saputo nemmeno svolgere; al suo posto, al posto delle donne e degli uomini in maglietta blu sono arrivati con piglio di efficienza e rapidità i tecnici dell’”unità di missione per i 150 anni della Repubblica italiana”. Questa è una verità ancora non detta. A La Maddalena, gli architetti con cui collaboravo giravano con macchine scassate ed improbabili, e abitavano in gruppo in appartamenti del centro. I tecnici dell’Unità di Missione – in Rayban - giravano con Audi e BMW e avevano affittato ville sulle coste dell’isola. Fuori dagli uffici e dal cantiere era impossibile che i due gruppi si incontrassero, posti e relazioni erano diversi. A volte le differenze comportamentali sono un limite alla comunicazione, a volte una difesa da relazioni pericolose. I dettagli, in una vicenda complessa, sono sempre micidiali»;
- su questo commento di Marina Perrot (10 marzo 2010): «A Stefano. Non penso che avessi bisogno di giustificarti ma posso capire la tua necessità di spiegare, forse più a te stesso che ai tuoi futuri lettori, la strada percorsa da quella prima scintilla scoccata tra Soru e te e le vostre aspettative sul futuro di La Maddalena. Avete vinto la scommessa nonostante tutta quella montagna di maldicenze e di cancan che continuano a riempire i giornali. Possiamo solo pensare come Voltaire “ che ne parlino male purchè ne parlino”. Il luogo è magnifico, essenziale e poderoso all’immagine dell’arcipelago e non ho bisogno di dirvelo. A me viene la voglia di metterlo nei depliant: insieme alla visita alla casa di Garibaldi anche una passeggiata sotto le corsie del Forte del Mare. Il Vuitton Trophy, che dovrebbe investire tutto il complesso, è un evento mediatico ma puntuale, mentre noi metteremo tutte le nostre forze per fare vivere la parte nobile, quella che, attraverso il passaggio degli skippers di tutto il mondo, farà conoscere al di là delle nostre frontiere un bel esempio di architettura moderna annidata nello scrigno di quest’isola che continuo ad amare da 40 anni. Spero di vederti presto e, nel frattempo, non perdere il sonno. Tu non sei stato messo in causa, sei pulito e come dice Voltaire……».
In realtà la Maddalena è stata inaugurata da Silvio Berlusconi e José Luis Rodríguez Zapatero in occasione di un incontro bilaterale dei corrispettivi paesi.
Qual è stato l’effetto di quel 10 settembre 2009?
Sulla Maddalena e su Stefano Boeri alla Maddalena, quello che dovevo scrivere l'ho scritto in un paio di articoli usciti sulla rubrica "mirtilli" di Abitare non avrei altre cose da aggiungere.
Sull'effetto in merito al quale lei mi chiede...
Non so, direi che in una certa qual misura, anche questo edificio alla Maddalena appartiene alla famiglia degli edifici a cui si faceva riferimento nelle domande precedenti: il Beaubourg, Gehry a Bilbao e così via.
Operazioni mediatiche più o meno ben congegnate, in cui l'architettura è uno dei pezzi dell'insieme.
;-)
Qual è stato l’effetto di quel 10 settembre 2009?
Sulla Maddalena e su Stefano Boeri alla Maddalena, quello che dovevo scrivere l'ho scritto in un paio di articoli usciti sulla rubrica "mirtilli" di Abitare non avrei altre cose da aggiungere.
Sull'effetto in merito al quale lei mi chiede...
Non so, direi che in una certa qual misura, anche questo edificio alla Maddalena appartiene alla famiglia degli edifici a cui si faceva riferimento nelle domande precedenti: il Beaubourg, Gehry a Bilbao e così via.
Operazioni mediatiche più o meno ben congegnate, in cui l'architettura è uno dei pezzi dell'insieme.
;-)
Istruzioni per l’uso | Critica |
Ricollegandomi alla sua esperienza di traduttore di libretti d’istruzione per elettrodomestici, penso che il suo libro su Toyo Ito5 rappresenti l’esempio più maturo di ‘critica storica’.
Nel testo, non troviamo il classico sviluppo critico - spesso asettico - delle opere, ma un racconto - a più voci - del contesto culturale dell’autore.
Velatamente, un'istruzione per l’uso contro la critica dei compendi monografici.
Da questo suo lavoro (piccola chiosa il volume da molto tempo è fuori commercio) si sono sviluppate molte rubriche della nuova ‘Abitare’ di Stefano Boeri, su tutte, il numero dedicato a Renzo Piano.
Ha da offrire, ai critici, un’altra istruzione per l’uso?
No, in verità no.
Ricollegandomi alla sua esperienza di traduttore di libretti d’istruzione per elettrodomestici, penso che il suo libro su Toyo Ito5 rappresenti l’esempio più maturo di ‘critica storica’.
Nel testo, non troviamo il classico sviluppo critico - spesso asettico - delle opere, ma un racconto - a più voci - del contesto culturale dell’autore.
Velatamente, un'istruzione per l’uso contro la critica dei compendi monografici.
Da questo suo lavoro (piccola chiosa il volume da molto tempo è fuori commercio) si sono sviluppate molte rubriche della nuova ‘Abitare’ di Stefano Boeri, su tutte, il numero dedicato a Renzo Piano.
Ha da offrire, ai critici, un’altra istruzione per l’uso?
No, in verità no.
Ovviamente i libri (come qualsiasi altra cosa) nascono da circostanze di vario tipo.
In quel caso la richiesta originaria era stata quella di scrivere un libro su Greg Lynn, dopodiché si era riusciti a virare su un molto più sensato Toyo Ito.
Se dovessi lavorare/ragionare su altre "istruzioni per l'uso", direi che mi piacerebbe molto avere sei mesi per dedicarmi completamente a John Hejduk e altri sei mesi per dedicarmi completamente a Kazuo Shinohara.
Sono sicuro che verrebbero fuori ulteriori "istruzioni per l'uso" molto interessanti e affascinanti.
Però, ovviamente, queste istruzioni sarei in grado di esplicitarle a valle del lavoro e non a monte.
;-)
Essendo però che al momento non ho 6 + 6 mesi di tranquillità a disposizione, credo di non essere in grado di rispondere compiutamente alla sua domanda.
Altra opzione sarebbe quella di scrivere un romanzo di ottocento pagine.
Però qui avrei bisogno di due anni e non di due mesi (dunque ancora peggio).
:-)
Istruzioni per l’uso | Italia |
Ho stralciato dalla rubrica SOS abitare di qualche mese fa,6 alcune considerazioni di Rem koolhaas sull’Italia:
«Rem Koolhaas Come si è formata questa stratificazione?
Gian Maria Sforza Fogliani È possibile che siano tracce di costruzioni, anche abusive…
RK Ho capito. Un po' di italiano lo parlo, o quanto meno riesco a capire i concetti tipicamente italiani.
[…]
GMSF Per produrre l’aggetto del livello superiore, che crea un’ombra sulla facciata del piano terreno. Capisco che anche questa possa sembrare una scelta di natura formale...
RK No guarda, non è ancora una critica, la mia. E adesso passiamo a una questione un po’ più crudele: mi domandavo se da voi in Italia finestre come queste sono retrò, nostalgiche o semplicemente rappresentano qualcosa che non è mai scomparso.
[…]
GMSF Qui c’è la cucina, che in verità ha, più che una finestra, una grande porta aperta verso il giardino.
RK Per me la questione sta in questi termini, al di là degli scherzi ho un profondo amore per l’Italia ma a volte faccio veramente fatica a capire se le (sic) stato delle cose deriva da scelte precise o piuttosto da un retaggio di soluzioni che non sono mai state messe in discussione. Tutto ciò può avere un senso, ma potrebbe anche non averlo. Queste vostre finestre sembrano venire direttamente dagli anni cinquanta.
[…]
GMSF Semplicemente, senza stare troppo a discutere, al posto della terza camera da letto abbiamo fatto uno studio. Cercare di convincere i committenti secondo me non serve più di tanto.
RK Credo che questa sia una grande differenza tra l’architettura italiana e quella dei paesi nordici. Forse voi non vi impegnate a fondo quanto noi nel rapporto con i committenti, considerate i progetti come fatti compiuti, mentre noi passiamo ore a negoziare un punto di vista, tra implacabili lamentele e infinite argomentazioni.
[…]
RK Hai qualche figura di riferimento tra gli architetti, qualche “eroe” che ammiri particolarmente? Hai usato la parola “ordinario”, stai citando qualcuno?
GMSF Non amo in particolare qualche architetto. Ci sono degli edifici bellissimi, che mi appassionano indipendentemente dal loro autore.
RK Percepisco una dimensione “venturiana” in questo concetto della “non riconoscibilità”, una sensibilità alla Bob Venturi frammentata, o rifratta. La riconosco nel modello, e anche nelle piante del vostro progetto.
GMSF Se proprio devo fare un nome, penso a un italiano come Francesco Venezia. Mi piace il suo lavoro, pochi edifici eccezionalmente disegnati, ben costruiti, fuori dalle mode. Amo le sue piante perché sono fatte di geometrie, e non di forme.
RK Conosco il suo lavoro e lo apprezzo molto. È nelle mie corde, dal momento che, pur non condividendola, sono molto interessato alla dimensione estetica dell’architettura italiana.»
Qual è la “dimensione estetica dell’architettura italiana” di oggi?
Rispetto all'ultimo stralcio, confesso che la conversazione tra gmsf e rk a me sembra risibile, noiosa e a grandi linee insignificante. Non ho nulla da dire. Un cumulo di cazzate.
Al fondo lei mi chiede sulla dimensione estetica dell'architettura italiana di oggi.
Io credo che oggi come ieri, l'architettura italiana migliore è quella formalmente ineccepibile e perfetta (il che non vuole dire che sia l'architettura che io prediligo, ancora il DNA nazionale migliore è di quel tipo lì).
Come quando Gianni Brera diceva che la nazionale italiana non può che essere costruita a partire dalla difesa.
In termini assoluti non sono d'accordo (esistono altri modi - più interessanti - di giocare a calcio), ma se si tratta di aumentare le probabilità di vincere la coppa del mondo, l'assunto di Brera è corretto.
Da questo punto di vista, l'architettura italiana attuale che dal punto di vista formale è indubitabilmente eccellente è quel tipo di architettura portata avanti da Beniamino Servino, da Alessandro Scandurra, alcuni interni di Francesco Librizzi che escono pari pari da una grandissima e infinita tradizione di eccellenza.
È un discorso delicato, fatto di mille sfumature.Ho stralciato dalla rubrica SOS abitare di qualche mese fa,6 alcune considerazioni di Rem koolhaas sull’Italia:
«Rem Koolhaas Come si è formata questa stratificazione?
Gian Maria Sforza Fogliani È possibile che siano tracce di costruzioni, anche abusive…
RK Ho capito. Un po' di italiano lo parlo, o quanto meno riesco a capire i concetti tipicamente italiani.
[…]
GMSF Per produrre l’aggetto del livello superiore, che crea un’ombra sulla facciata del piano terreno. Capisco che anche questa possa sembrare una scelta di natura formale...
RK No guarda, non è ancora una critica, la mia. E adesso passiamo a una questione un po’ più crudele: mi domandavo se da voi in Italia finestre come queste sono retrò, nostalgiche o semplicemente rappresentano qualcosa che non è mai scomparso.
[…]
GMSF Qui c’è la cucina, che in verità ha, più che una finestra, una grande porta aperta verso il giardino.
RK Per me la questione sta in questi termini, al di là degli scherzi ho un profondo amore per l’Italia ma a volte faccio veramente fatica a capire se le (sic) stato delle cose deriva da scelte precise o piuttosto da un retaggio di soluzioni che non sono mai state messe in discussione. Tutto ciò può avere un senso, ma potrebbe anche non averlo. Queste vostre finestre sembrano venire direttamente dagli anni cinquanta.
[…]
GMSF Semplicemente, senza stare troppo a discutere, al posto della terza camera da letto abbiamo fatto uno studio. Cercare di convincere i committenti secondo me non serve più di tanto.
RK Credo che questa sia una grande differenza tra l’architettura italiana e quella dei paesi nordici. Forse voi non vi impegnate a fondo quanto noi nel rapporto con i committenti, considerate i progetti come fatti compiuti, mentre noi passiamo ore a negoziare un punto di vista, tra implacabili lamentele e infinite argomentazioni.
[…]
RK Hai qualche figura di riferimento tra gli architetti, qualche “eroe” che ammiri particolarmente? Hai usato la parola “ordinario”, stai citando qualcuno?
GMSF Non amo in particolare qualche architetto. Ci sono degli edifici bellissimi, che mi appassionano indipendentemente dal loro autore.
RK Percepisco una dimensione “venturiana” in questo concetto della “non riconoscibilità”, una sensibilità alla Bob Venturi frammentata, o rifratta. La riconosco nel modello, e anche nelle piante del vostro progetto.
GMSF Se proprio devo fare un nome, penso a un italiano come Francesco Venezia. Mi piace il suo lavoro, pochi edifici eccezionalmente disegnati, ben costruiti, fuori dalle mode. Amo le sue piante perché sono fatte di geometrie, e non di forme.
RK Conosco il suo lavoro e lo apprezzo molto. È nelle mie corde, dal momento che, pur non condividendola, sono molto interessato alla dimensione estetica dell’architettura italiana.»
Qual è la “dimensione estetica dell’architettura italiana” di oggi?
Rispetto all'ultimo stralcio, confesso che la conversazione tra gmsf e rk a me sembra risibile, noiosa e a grandi linee insignificante. Non ho nulla da dire. Un cumulo di cazzate.
Al fondo lei mi chiede sulla dimensione estetica dell'architettura italiana di oggi.
Io credo che oggi come ieri, l'architettura italiana migliore è quella formalmente ineccepibile e perfetta (il che non vuole dire che sia l'architettura che io prediligo, ancora il DNA nazionale migliore è di quel tipo lì).
Come quando Gianni Brera diceva che la nazionale italiana non può che essere costruita a partire dalla difesa.
In termini assoluti non sono d'accordo (esistono altri modi - più interessanti - di giocare a calcio), ma se si tratta di aumentare le probabilità di vincere la coppa del mondo, l'assunto di Brera è corretto.
Da questo punto di vista, l'architettura italiana attuale che dal punto di vista formale è indubitabilmente eccellente è quel tipo di architettura portata avanti da Beniamino Servino, da Alessandro Scandurra, alcuni interni di Francesco Librizzi che escono pari pari da una grandissima e infinita tradizione di eccellenza.
Per dire, Gardella è formalmente ineccepibile, però Albini è perfetto.
BBPR sono ineccepibili, Mollino di nuovo è perfetto.
Un conto è essere ineccepibili, un altro conto è essere perfetti.
Il primo Rossi è perfetto, così dicasi per molte cose di Francesco Venezia piuttosto che svariati gioielli di Adalberto Libera.
C'è poi Sottsass che va oltre (tipo Picasso che disegna come un bambino ma che essendo che lui sa disegnare come Raffaello non si mette a perdere tempo su attività risibili e tutto sommato non rilevanti).
Il layer di Dan Flavin aggiunto al Muzio della Chiesa Rossa, quella è perfezione contemporanea.
;-)
Un'altra persona che lavora su quel tema è sicuramente Pier Vittorio Aureli di fronte al quale non ci possiamo non togliere il cappello.
;-)
18 giugno 2010 (Ultima modifica 19 settembre 2012)
Intersezioni ---> MONDOBLOG
Come usare WA---------------------------------------------------Cos'è WA
__________________________________________
Note:
La frase del titolo è di Ennio Flaiano, citata da Stefano Mirti nel post introduttivo del blog Mirtilli per la rivista on-line Abitare:«“Mirtilli”. Ovvero, una nuova rubrica con pensieri sparsi di Stefano Mirti. Dovendo spiegare di che rubrica si tratta si può distorcere l’attualissimo Flaiano: “Il design è un investimento di capitali, la cultura un alibi”. A cui si può affiancare un’altra sua grande verità: “Coraggio, il meglio è passato!”»1 “Effetto Beaubourg” Cfr. J. Baudrillard, Simulacri e impostura. Bestie, Beaubourg, apparenze e altri oggetti, Cappelli, Bologna 1980.
2 Albert Meister, Sotto il Beaubourg, Eléuthera, 1988, pp. 20-21.
3 John Rajchman, Effetto Bilbao, Casabella, n. 673/74, dicembre 1999-gennaio 2000, p. 10.
4Stefano Boeri, Effetto Maddalena, Rizzoli, Milano, 2010.
5 Stefano Mirti, Toyo Ito - Istruzioni per l'uso, Postmedia, Milano, 2004.
6 SOS abitare, Una casa nel Salento, Abitare n.491, aprile 2009, pp. 44-59. Un progetto di Antonio Russo e Gian Maria Sforza Fogliani viene 'revisionato' da Rem Koolhaas e Renzo Piano.
Immagini:
- Tratta dal libro di Albert Meister, op. cit
- Gordon Matta-Clark, Conical Intersect - 1975, 27-29, rue Beaubourg, Paris, courtesy of David Zwirner, NY and the Estate of Gordon Matta-Clark. Link
- Screenshot di un post pubblicato su Abitare: 'Dal vivo dalla Maddalena'. Ora non più visibile. Ho raccontato questa storia qui.
Stefano Mirti,
RispondiEliminanon conoscevo il catalogo di Stewart Brand "Whole Earth Catalogue", la ringrazio per la citazione perché colma un mio grande vuoto culturale.
Conoscevo WELL ma non sapevo che fosse nato dall’esperienza di Stewart Brand.
Praticamente è il padre del Web e delle interazioni della rete (“Il catalogo è stato definito come il progenitore del World Wide Web da Steve Jobs, fondatore della Apple” da wiki)
Un toccasana per i miei studi, poiché aggiorna le mie idee.
Prelevo dalla voce wiki in italiano due aspetti per me interessanti:
«Funzioni
Il Whole Earth Catalog funzionava da mezzo di conoscenza e attraverso i commenti di Brand e dei suoi collaboratori anche come mezzo di valutazione sull'oggetto che si cercava.
L'utente viene guidato a capire il valore di cosa sta cercando e come cercarlo.
Un articolo era elencato nel catalogo se ritenuto:
1.utile come strumento
2.attinente ad un'educazione indipendente
3.di alta qualità o costo minimo
4.facilmente disponibile per posta
Struttura
Il catalogo era suddiviso nelle sezioni:
- Understanding Whole Systems (capire i sistemi generali)
- Shelter and Land Use (abitazioni e uso della terra)
- Industry and Craft (industria e artigianato)
- Communications (comunicazione)
- Community (società)
- Nomadics (cose in movimento)
- Learning (Sezione libri)
L'importanza di un articolo era suggerita dalle pagine occupate. Ma non sempre, in alcuni casi come commento all'oggetto veniva scritto : <> ovvero che non c'era bisogno di introduzione data l'importanza che ricopriva».
Attraverso il mio analogico ragionamento avevo pensato a suo possibile riferimento a ‘La vita, istruzioni per l'uso’ di Georges Perec. Niente di più sbagliato.
Grazie anche per la vignetta/storia: Amusing ourselves to death
Se ci permette vorrei ritornare sugli effetti:
Effetto Sacco di Palermo | Costruito tra il 1950-1970 |
Appartamento in Via Libertà (non è uno scherzo toponomastico) 4 vani, 120 mq al 7° piano € 400.000
Link: http://annunci.ebay.it/annunci/vendita/annunci-palermo/palermo-liberta-appartamento-mq-120-vani-4/5846860
Effetto Milano 2 | Costruito tra il 1970-1980 |
Appartamento 3 vani, 126 mq, al 1° piano, € 590.000
Link: http://www.cercasicasa.it/scheda/CC3029848.html
Effetto quartiere Caltagiorne (Ponte di Nova-Roma) | Inizio costruzione 2004 |
Appartamento Via Cannaroli, 4 vani, 100 mq, al 2° piano, € 240.00
L’agenzia immobiliare inizia la promozione in questo modo: ALCUNI CENNI SUL LUOGO: Il 31 marzo 2007 è stato inaugurato uno tra i più grandi centri commerciali retail d'Europa, denominato "Roma Est".
Link: http://annunci.ebay.it/annunci/vendita/annunci-roma/appartamento-quadrilocale-colle-prenestino-monfortani-ponte/5783946
Qual è la differenza tra i primi tre effetti e quest’ultimi?
Salvatore
RispondiEliminamah…
secondo me la sua descrizione potrebbe essere fuorviante.
a grandi linee la citta' viene costruita dai valori immobiliari.
questo adesso, vent'anni fa, cento anni fa e cosi' via.
a milano, a roma, a new york.
in inglese esiste questa triade (location, location, location) che va a defnire i parametri importanti per xyz attivita' (che cosa e' importante per un ristorante, che cosa genera i valori immobiliari e cosi' via).
poi ovviamente,
esistono persone che si dedicano di mestiere all'inventare nuove "location" e/o "centralita’''.
non so,
non credo di riuscire a dire cose che vadano oltre l'ovvia banalita'.
sorrysorry
buona serata
S.
Stefano mirti,
RispondiEliminami è arrivata una mail un po’ contrariata a proposito del dialogo di Rem Koolhaas su Abitare.
Con riferimento alla sua risposta.
Ovvio la mia domanda: Qual è la “dimensione estetica dell’architettura italiana” di oggi?
Ricalcava una certa cultura critica attenta più alle vicende ‘estetiche’ sia di carattere ‘reazionario’ (gli architetti del genius loci) che ‘progressista’ (gli architetti evoluzionisti) e totalmente disattenta nell’osservare la ‘dimensione etica dell’edilizia’.
Con etica intento nel suo significato originario: dal greco antico εθος (o ήθος), èthos, "carattere", "comportamento", "costume", "consuetudine".
Lasciando perdere le frasi definitive, chiuse, contenenti la verità, politicamente convincenti, se ci permette mi piacerebbe ritornare su questa considerazione di Rem Koolhaas: «[…] ho un profondo amore per l’Italia ma a volte faccio veramente fatica a capire se le (sic) stato delle cose deriva da scelte precise o piuttosto da un retaggio di soluzioni che non sono mai state messe in discussione».
Facendo un parallelismo con una frase tratta da un libro, da lei recensito qualche mese fa.
Parlando dell’inaugurazione del quartiere ‘Bijlmermeer’ d’edilizia sovvenzionata a sud di Amsterdam, Alberto Iacovoni dice: «Siamo assai lontani dai grovigli problematici dell’edilizia residenziale pubblica italiana, dove non si capisce mai come e perché tutto o quasi è andato per il verso sbagliato, di chi sia la colpa – gli architetti, i servizi che sono arrivati troppo tardi o mai, gli amministratori inadempienti, le comunità problematiche di alcuni inquilini incapaci di adeguarsi ai modelli di vita collettiva che il quartiere gli proponeva […]». (Alberto Iacovoni e Davide Rapp, Playscape, Libria, 2009, p. 25)
Le riformulo la domanda:
Qual è la dimensione etica dell’architettura italiana di oggi?
Prima parte:
RispondiElimina- «Ovvio la mia domanda: Qual è la “dimensione estetica dell’architettura italiana” di oggi?
Ricalcava una certa cultura critica attenta più alle vicende ‘estetiche’ sia di carattere ‘reazionario’ (gli architetti del genius loci) che ‘progressista’ (gli architetti evoluzionisti) e totalmente disattenta nell’osservare la ‘dimensione etica dell’edilizia’».
- secondo me sono due piani diversi.
se lei mi chiede della dimensione estetica,
io rispondo di estetica.
dal punto di vista estetico alcuni progetti di aldo rossi sono dei capolavori assoluti.
altri invece sono vomitevoli.
nello stesso modo,
si possono fare architetture mirabolanti lavorando con il genius loci, cosi' come porcherie orrende.
per dire,
de carlo usa la partecipazione e fa progetti bellissimi.
poi, mariorossi usa anche lui la partecipazione e fa una vaccata.
allora,
mi viene da pensare che non e' questione di partecipazione, e' questione che de carlo era un architetto bravissimo.
sulla dimensione etica dell'edilizia,
direi che si tratta di un ossimoro e come tutti gli ossimori mi affascina dal punto di vista linguistico, ma poi non e' che mi ci spaccherei la testa sopra.
- «Con etica intento nel suo significato originario: dal greco antico εθος (o ήθος), èthos, "carattere", "comportamento", "costume", "consuetudine"».
-ok.
in genere pero',
il termine etica viene usato da chi non e' capace per tentare di coprire le sue mancanze.
il regista tale fa un film bellissimo e perfetto.
l'altro (non essendo capace a fare un film bellissimo e perfetto), fa invece un film eticamente ineccepibile.
come la ragazza (il ragazzo) che ha una voce bellissima o delle caviglie meravigliose...
:-)
- "Lasciando perdere le frasi definitive, chiuse, contenenti la verità, politicamente convincenti, se ci permette mi piacerebbe ritornare su questa considerazione di Rem Koolhaas: «[…] ho un profondo amore per l’Italia ma a volte faccio veramente fatica a capire se le (sic) stato delle cose deriva da scelte precise o piuttosto da un retaggio di soluzioni che non sono mai state messe in discussione»".
- ma lei e' mai stato in olanda?
e' il posto piu' orrendo e insulso e agghiacciante della terra.
ok, il treno arriva puntuale e il professore all'universita' tu gli mandi la mail e ti risponde in dieci minuti.
perfetto.
essendo che io userei altri parametri per valutare come si vive in un posto il tutto non mi affascina e non penserei mai - neppure per un secondo - di trasferirmi a groeningen o delft.
dopodiche', a me personalmente, non interessa perdere tempo con le fatiche concettuali di rem koolhaas quando pensa all'italia (in quanto stronzate totali dalla prima all'ultima riga).
Seconda parte:
RispondiElimina- «Facendo un parallelismo con una frase tratta da un libro, da lei recensito qualche mese fa.
Parlando dell’inaugurazione del quartiere ‘Bijlmermeer’ d’edilizia sovvenzionata a sud di Amsterdam, Alberto Iacovoni dice: «Siamo assai lontani dai grovigli problematici dell’edilizia residenziale pubblica italiana, dove non si capisce mai come e perché tutto o quasi è andato per il verso sbagliato, di chi sia la colpa – gli architetti, i servizi che sono arrivati troppo tardi o mai, gli amministratori inadempienti, le comunità problematiche di alcuni inquilini incapaci di adeguarsi ai modelli di vita collettiva che il quartiere gli proponeva […]». (Alberto Iacovoni e Davide Rapp, Playscape, Libria, 2009, p. 25)»
- ok.
ma santo dio,
in termini assoluti la periferia italiana e' una merda, esattamente come la periferia olandese.
se uno nasce in una periferia italiana e' sfortunato.
ma se uno nasce in una periferia olandese e' sfortunato esattamente uguale.
ok.
nella periferia olandese il tram arriva puntuale e in quella italiana no.
e c'hai anche il centro sociale colle bocce.
dunque?
destino di merda per destino di merda, secondo me il tram che arriva puntuale e' aggiungere al danno le beffe.
si,
in effetti vivo la mia vita di merda, pero' devo ammettere che il tram arriva puntuale.
grazie, siete proprio gentili.
ma che cosa stiamo dicendo?
dovendo sintetizzare,
posto che in effetti viviamo in tutto e per tutto nella societa' dello spettacolo,
capisco che poi a disneyland il trenino arriva puntuale,
mentre nel paese dei balocchi non c'e' il trenino.
ancora, non mi sembra cosi' rilevante.
Terza parte:
RispondiElimina- «Le riformulo la domanda:
Qual è la dimensione etica dell’architettura italiana di oggi?
io non penso che debba esistere (almeno nei termini da lei suggeriti)».
- l'architettura e' un assoluto.
si possono fare architetture bellissime per regimi totalitari cosi' come costruendo centri sociali autogestiti.
etica e architettura sono due livelli differenti, separati.
io sognerei un mondo in cui il tranviere fa il suo lavoro fatto bene, cosi' come il professore universitario, il bidello, l'architetto e il palazzinaro.
il mondo va a rotoli perche' la gente non fa quello che dovrebbe fare in maniera ineccepibile.
nella strada qui dietro ci sono due bar.
uno e' gestito bene.
entri, hai il corriere, la gazzetta, il tipo sorride, la cameriera e' carina, il caffe' e' ben fatto e la brioche ha la giusta quantita' di marmellata dentro.
l'altro non funziona nulla.
ecco,
il gestore del bar numero uno e' un signore che sta dando il suo porco contributo per salvare il mondo.
e la cosa straordinaria e' che lo fa senza dover parlare di etica.
lo fa perche' a lui sembra nell'ordine naturale delle cose, non potrebbe essere diverso e/o altrimenti.
il professore universitario che fa un corso bellissimo e gli studenti si innamorano di lui e della sua disciplina,
e' un altro che sta salvando il mondo.
l'architettura e' uguale.
esistono persone che utilizzano il medium "edificio costruito" per generare significato interessante.
quelli a me sembrano bravi.
l'etica e' un paravento.
tipo le stupidaggini che dice koolhaas e che lei cita.
lo stewart brand che la affascina
e' uno che e' un figo della madonna perche' non pone questioni etiche,
lui semplicemente si mette al lavoro in maniera seria e per vent'anni consecutivi tutte le mattine, come un martello, picchia picchia e ancora picchia.
ok
e li siamo al livello del signore del bar di cui sopra.
il fatto che poi stewart brand sia un genio
e' che dopo vent'anni passati a costruire cupole geodetiche abbia la lucidita' del dire:
"Domes leaked, always. The angles between the facets could never be sealed successfully. If you gave up and tried to shingle the whole damn thing — dangerous process, ugly result — the nearly horizontal shingles on top still took in water. The inside was basically one big room, impossible to subdivide, with too much space wasted up high. The shape made it a whispering gallery that broadcast private sounds to everyone.
Stefano Mirti