di Salvatore D'Agostino
Per l’ennesima volta ho inviato una mail a Stefano Ricci (autore dell’ex blog Elmanco) dicendogli che rimandavo nuovamente la pubblicazione di un nostro colloquio, con molto garbo mi ha risposto così: «Cerca anche qualche notizia incoraggiante per la professione ogni tanto, mi raccomando!».
Stefano Ricci ha ragione gli ultimi post di Wilfing Architettura sono un po' tristi.
Tristezza che non abbandono neppure in questo BLOG READER, poiché ieri sabato 6 marzo leggendo l’editoriale di Giovanni De Mauro per il settimanale Internazionale e una lettera di Stefano Boeri ai lettori di abitare sul blog della rivista mi sono accorto che il malessere che sta caratterizzando Wilfing Architettura è diffuso.
Il recente ‘caso Maddalena’ (caso è un eufemismo) ci dovrebbe far riflettere sui ‘comportamenti’ e soprattutto sul potere degli edili (i procacciatori di appalti) che da anni sviliscono il lavoro professionale degli architetti a tutti i livelli, come dimostra questa vicenda, anche a discapito di architetti autorevoli.
Dicevo, non mi sarei mai immaginato di leggere quest’editoriale di Giovanni De Mauro, che com’è noto, non è un sovversivo:
Per l’ennesima volta ho inviato una mail a Stefano Ricci (autore dell’ex blog Elmanco) dicendogli che rimandavo nuovamente la pubblicazione di un nostro colloquio, con molto garbo mi ha risposto così: «Cerca anche qualche notizia incoraggiante per la professione ogni tanto, mi raccomando!».
Stefano Ricci ha ragione gli ultimi post di Wilfing Architettura sono un po' tristi.
Tristezza che non abbandono neppure in questo BLOG READER, poiché ieri sabato 6 marzo leggendo l’editoriale di Giovanni De Mauro per il settimanale Internazionale e una lettera di Stefano Boeri ai lettori di abitare sul blog della rivista mi sono accorto che il malessere che sta caratterizzando Wilfing Architettura è diffuso.
Il recente ‘caso Maddalena’ (caso è un eufemismo) ci dovrebbe far riflettere sui ‘comportamenti’ e soprattutto sul potere degli edili (i procacciatori di appalti) che da anni sviliscono il lavoro professionale degli architetti a tutti i livelli, come dimostra questa vicenda, anche a discapito di architetti autorevoli.
Dicevo, non mi sarei mai immaginato di leggere quest’editoriale di Giovanni De Mauro, che com’è noto, non è un sovversivo:
Titolo: Sostanza
Tecnicamente si può già parlare di dittatura.
Forse non ce ne siamo ancora accorti perché siamo abituati ai colonnelli greci o alla giunta militare cilena. Ma quello che conta è la sostanza, non la forma.
Oggi è inutile mandare i carri armati per prendere il controllo delle principali reti televisive, basta cambiare i direttori. Non serve far bombardare la sede del parlamento, è sufficiente impedire agli elettori di scegliere i parlamentari. Non c’è bisogno di annunciare la sospensione di giudici e tribunali, basta ignorarli. Non vale la pena di nazionalizzare le più importanti aziende del paese, basta una telefonata ai manager che siedono nei consigli d’amministrazione.
E l’opposizione? E i sindacati? Davvero c’è chi pensa che questa opposizione e questi sindacati possano impensierire qualcuno? Gli unici davvero pericolosi sono i mafiosi e i criminali, ma con quelli ci si siede intorno a un tavolo e si trova un accordo. Poi si può lasciare in circolazione qualche giornale, autorizzare ogni tanto una manifestazione. Così nessuno si spaventa.
E anche la forma è salva.
E che Stefano Boeri potesse scrivere:
Come dicevo in un commento sono disinteressato alla vicenda 'Maddalena' o ai problemi marginali evidenziati da Luigi Prestinenza Puglisi nella presS/Tletter n.06-2010 (costi/concorsi), sarei interessato a riflettere sulla cultura edilizia italiana nel suo complesso, per trovare una sinergica strategia e rivalutare il mestiere dell’architetto.
Wilfing Architettura si ferma a riflettere e si associa al pensiero dell'architetto Pierre Alain Croset che in un commento sul blog di abitare ha scritto: «Ci sono tante forze vive in Italia che non chiedono altro di poter lavorare in condizioni “normali”».
Sommessamente chiede ai critici, agli architetti e a tutti gli uomini d'ingegno di poter lavorare in un paese ‘normale’ senza dover competere quotidianamente, a qualsiasi livello, solo con i più furbi.
Sono stanco di dover camminare per le città italiane almanaccando sintassi architettonica banale (forse sarebbe più pregnante chiamarla gelatinosa) e non normale architettura con qualche eccezione 'colta'.
Sono stato vittima di me stesso, delle mie manie di grandezza, della scelta di coinvolgere 53 architetti (quasi tutti lavoravano con me per la prima volta) per fare al meglio un lavoro che forse avrei potuto fare (non meglio, ma bene) nel mio studio milanese con 15 fidati collaboratori. Ma quello che ho guadagnato in curiosità, relazioni, entusiasmo, l’ho perso in organizzazione e soprattutto in risorse economiche. Questo lavoro è stato un disastro finanziario. Ho già speso quasi tutto quello che ho guadagnato e oggi sono terrorizzato che l’impresa non mi fornisca il saldo finale. Dopo aver costruito in 10 mesi quello che di solito un architetto italiano costruisce in 15 anni, rischio in pochi mesi di chiudere uno studio professionale che ha 25 anni di vita. Non male come doppia accelerazione.Dal 1956 al 2001 la superficie urbanizzata del nostro Paese è aumentata del 500% in questi anni si è preferito più un approccio di mera edilizia che architettonico. Si è costruito tanto ma soprattutto non si è diffusa una cultura ‘architettonica del costruire’. Le rare eccezioni di architettura non sono diventate delle regole ma episodi spesso controversi e dibattuti mediaticamente, mentre nel frattempo si è trascurato il 499% di edilizia spesso posticcia e pasticciata (termine usato qui) che a mio avviso andrebbe analizzata con più rigore critico.
Come dicevo in un commento sono disinteressato alla vicenda 'Maddalena' o ai problemi marginali evidenziati da Luigi Prestinenza Puglisi nella presS/Tletter n.06-2010 (costi/concorsi), sarei interessato a riflettere sulla cultura edilizia italiana nel suo complesso, per trovare una sinergica strategia e rivalutare il mestiere dell’architetto.
Wilfing Architettura si ferma a riflettere e si associa al pensiero dell'architetto Pierre Alain Croset che in un commento sul blog di abitare ha scritto: «Ci sono tante forze vive in Italia che non chiedono altro di poter lavorare in condizioni “normali”».
Sommessamente chiede ai critici, agli architetti e a tutti gli uomini d'ingegno di poter lavorare in un paese ‘normale’ senza dover competere quotidianamente, a qualsiasi livello, solo con i più furbi.
Sono stanco di dover camminare per le città italiane almanaccando sintassi architettonica banale (forse sarebbe più pregnante chiamarla gelatinosa) e non normale architettura con qualche eccezione 'colta'.
Chiedo in ‘sostanza’ un’edilizia normale.
BOERI LIAR Dice:
06.03.2009 alle 1:29
Boeri !
can u please come back to the world of the “common sense” and look at the reality again from the people perspective and not for the director pod ?
how can you justify like that your commission to build luxury hotels at the Maddalena ?
please RE-USE your mind !!!!
Stefano Boeri Dice:
3.05.2009 alle 11:12
concordo.
e adesso che il g8 non si terrà più in Sardegna, il suo appello ad un nuovo modello di sviluppo assume un significato ancora più forte e necessario.
sarebbe importante trovare occasioni pubbliche per discuterne. cominciando con l’usare questo sito (e magari anche grazie al prossimo Festarch, ache abbiamo chiesto alla Regione di confermare per il 2009).
EX ARSENALE DI LA MADDALENA: UNA SFIDA VINTA! | Abitare---> 30 giugno 2009
laura.molteni Dice:
30.06.2009 alle 21:02
Vado a La Maddalena da trent’anni (da quando sono nata) e più volte mi sono trovata a pensare “No, io questo G8 non lo voglio; non voglio che si conoscano le bellezze di quest’isola in tutto il mondo, desidero che rimanga sconosciuta ai più”. Poi quando i piani sono cambiati, un colpo al cuore, davvero. Sia per i maddalenini, sia per le opere in corso di costruzione. L’ex-Arsenale è stato portato a termine, ma il resto? Sarebbe interessante indagare cosa sta succedendo…
Ex Arsenal at Maddalena Conversion / Stefano Boeri Architetti | Archdaily ---> 1 luglio 2009
July 2, 2009 at 04:59
hj says:
Good one, but a lot of political issues on the background. Today architecture is not only plan and renders.
July 2, 2009 at 05:27
and.S says:and.S: if you check Stefano’s work and writings you should know there’s plenty more than plan and renders!
July 2, 2009 at 06:0
hj: yes yes for sure I know it, for this reason I was courious and surprised about this project, it involved so much political and economical forces, and maybe not everybody of the international readers know! So a reflection is obliged, expecially because we are speaking about Boeri! From my point of view.
Ex Arsenale at Maddalena by Stefano Boeri Architetti | Dezeen ---> 1 luglio 2009
Gabriela Says:
July 1st, 2009 at 6:21 am
unreal! looks like it’ll topple into the water at any moment.
marcos Says:
July 1st, 2009 at 7:43 am
is not a render… is real! or not?
One Says:
July 1st, 2009 at 9:02 am
Fantastic. Now I know why Stefano Boeri is so famous.
stefano Says:
July 1st, 2009 at 2:06 pm
bellissimo progetto. beati quelli che ci hanno lavorato
ps. non è un render!
Dal vivo alla Maddalena | Abitare ---> 10 settembre 2009
[La redazione di Abitare aveva deciso di raccontare gli eventi che avrebbero portato all'inagurazione della 'Maddalena'].
«Segui dal vivo l’inaugurazione del complesso Ex Arsenale sull’isola della Maddalena progettato da Stefano Boeri Architetti. Progettato originariamente per il vertice G8 del 2009, è pronto a iniziare una vita propria. Immagini, testi, impressioni filmati in diretta sul sito di Abitare. Rimani sintonizzato…»
[In questo post ormai non più visibile (vedi il post successivo per capire il motivo) vi era una ricca documentazione fotografica della visita di Silvio Berlusconi e di José Luis Rodríguez Zapatero insieme ad alcuni ministri e delegati della confindustria dei due paesi].
Live from Maddalena | Lablog ---> 11 settembre 2009
[Al blog Lablog non era piaciuto che il direttore della rivista, nonché progettista dell'opera più rappresentativa della 'Maddalena' si autocelebrasse nella sua rivista e sopratutto avesse pubblicato le foto della visita di alcuni esponenti politici].
We have to aknowledge Abitare has taken in consideration our critics and has removed completely the post (there is nothing linked any more) we mention in text belowe. Abitare and his Director, Stefano Boeri, have shown a great sense of responsability. We are really thankfull for this.
[Riprende un commento di Gennaro Postiglione anch'esso non più visibile].
E’ veramente un peccato che una interessante e ricca rivista on-line come questa si abbassi al cortocircuito di pubblicare un post dedicato ad un’opera del suo direttore. Il complesso è imponente e legato anche a importanti eventi, nel mondo della pubblicistica non sarebbero mancati testate desiderose di pubblicarlo.
Perché dunque spingersi così avanti dando l’impressione di trasformare la rivista in un organo di comunicazione interna?
E poi: ma davvero erano indispensabili alla comprensione del progetto e alla descrizione della giornata tutti quei primi piani dei due Primi Ministri?
Propongo una petizione ai lettori del sito per trasformare il post in una news: due righe e una foto.
[Ricordo per dovere di cronaca che già Stefano Boeri ha contaminato la presentazione di alcune opere di architettura con la lettura incrociata delle reazioni dei media e del Web. Ricordo su tutti lo speciale Domus d'autore curato da AMO/Rem Koolhaas dal tittolo Post-Occupancy. Dove per post s'intende l'osservazione mainstream:«Le abbiamo guardate con gli occhi dei turisti, abbiamo affidato ad altri il compito di registrare le impressioni. Lontano dalla trionfalistica e mortificante ribalta dei media, volevamo vedere cosa succede nei nuovi spazi occupati in assenza dell'autore, rappresentare le realtà che siamo stati complici nel creare, come dei fatti, e non come delle imprese» Dalla prefazione di Rem Koolhaas, aprile 2006].
Un’intervista di Pietro Los | Abitare ---> 24 novembre 2009
Pietro Los: Giocando con le parole, possiamo immaginare un’estetica come rappresentazione formale dell’etica?
Stefano Boeri: Non credo sia così. Ci sono delle valenze etiche fortissime nel fare architettura, che non stanno prima o dopo la dimensione estetica. Semplicemente sono insite nelle scelte progettuali. Faccio un esempio per essere più chiaro: quando mi hanno dato l’incarico di realizzare una parte del progetto per il G8 all’isola de La Maddalena, nell’area dell’ex Arsenale Militare, ho dovuto affrontare da subito il problema di immaginare un insediamento con una duplice funzione: quella -finale- di un grande polo nautico che, inizialmente, per non più di tre giorni, avrebbe dovuto ospitare un evento planetario. L’insediamento dell’ex Arsenale della Marina Militare è stato così pensato e progettato non solo come teatro di un evento eccezionale, ma anche come architettura permanente e destinata a valorizzare un contesto socio-economico penalizzato dalla dismissione di un’antica economia militare. Per questo, in totale sintonia con Renato Soru e Guido Bertolaso, abbiamo in un certo senso “usato” il g8 come acceleratore di un processo virtuoso che avrebbe regalato ad un arcipelago in grande crisi, la transizione da un’economia militare ad un’economia basata sul turismo nautico e sportivo.
PL: E qui la valenza etica è sicuramente presente.
SB: Direi di sì. In questo caso è stata una preoccupazione politica circa la vita di un’architettura anche oltre l’evento per cui era stata pensata, a suggerire la necessità di un intervento che tenesse conto di entrambe le esigenze.
PL: Che soluzioni architettoniche ha individuato per soddisfarle entrambe?
SB: Ho scelto la sintesi formale : un grande tetto, un scatola sull’acqua, un insieme di stecche.
PL: Quasi degli archetipi…
SB: Il paesaggio dell’arcipelago è già così ricco di figure, dettate dallo scorrere per secoli dei venti e del mare sulle rocce friabili di granito e basalto, da quasi esaurire ogni espressione formale. Il mio obiettivo era di costruire un’architettura essenziale che, reagendo con questo paesaggio esuberante, ne selezionasse delle prospettive, dei tagli.
PL: Tutto in funzione post summit…
SB: Ogni edificio è stato realizzato con una sua funzionalità pre e post G8: abbiamo costruito un grande albergo che per tre giorni avrebbe ospitato la delegazione USA, un’area cantieristica che sarebbe stata usata come centro-stampa, un grande polo nautico-commerciale che durante il g8 avrebbe ospitato i 3000 delegati, uno yacht club dove si sarebbe dovuto svolgere il summit….
PL: Che effetti ha avuto il cambio di location del G8, dalla Maddalena all’Aquila, sui lavori in corso?
SB: Per fortuna, relativo. Il cantiere è finito nei tempi previsti, con l’unica eccezione degli spazi verdi e alberati che non erano stati finanziati. Ma nel complesso si tratta di un’opera formidabile se se ne considerano la dimensione e i tempi di realizzazione nel contesto italiano: tra progetto preliminare e costruzione sono passati appena 16 mesi, 10 dei quali –comprese le bonifiche – di cantiere vero e proprio. E oggi, con il probabile arrivo delle fasi iniziale della Coppa America, la propensione originaria del sito verso la vela e la nautica sportiva sarebbe ulteriormente confermata.
presS/Tletter n.03-2010 | pressletter ---> 4 febbraio 2010
[Luca Guido: I costi dell' architettura]
La domanda evidentemente è suonata come inutile e retorica.
A questo punto, dichiarata una certa indignazione nei riguardi della vicenda, voglio precisare la mia opinione riguardo alle opere progettate da Boeri alla Maddalena: nessuna conquista per la storia dell' architettura, nessun avanzamento tecnologico, grande professionismo nel rispettare tempi di consegna progetto e realizzazione (ci si sarebbe dovuti meravigliare del contrario). Resta il fatto che le somme spese avrebbero dovuto produrre un dibattito culturale ben più ampio del risultato ottenuto.
Quelli che si stupivano per i costi delle nuove architetture romane di Meier e della Hadid, dopo aver letto quanto sopra probabilmente saranno impalliditi.
presS/Tletter n.04-2004 (sic) | pressletter ---> 11 febbraio 2010
[Luigi Prestinenza Puglisi]
Lo scambio tra il circostanziato articolo di Luca Guido, apparso nella presS/Tletter precedente, e la non meno circostanziata risposta di Stefano Boeri, che pubblichiamo in questo numero, stimola alcune riflessioni.Quella che a me sembra più urgente e' la questione concorsi. Una questione fondamentale perché dubitiamo che senza gare di creatività si possano creare le condizioni, almeno in Italia, per avere edilizia pubblica degna di rappresentarci come un Paese civile.
[...]
P.S: avevo appena finito di scrivere questa Opinione e mi e' arrivata la notizia: “arrestato Balducci, il vice di Bertolaso, per gli appalti alla Maddalena...”. Una notizia troppo importante per non citarla, ancora troppo fresca per suggerirci ulteriori commenti. (LPP).
[Stefano Boeri]
il pezzo di Luca Guido sui progetti da me seguiti a La Maddalena è talmente pieno di strafalcioni e inesattezze da far dubitare della buona fede dell’autore (evidentemente mai ripresosi da una motivata bocciatura durante un esame allo IUAV di qualche anno fa).
Bella Italia | Gizmo ---> 14 febbraio 2010
Tutto è avvenuto nell’ambito di un’indagine dei carabinieri del Ros - coordinata dalla Procura di Firenze - sugli appalti per la realizzazione delle opere in occasione del G8 alla Maddalena nel 2008.
Geopolitica minerale | Abitare ---> 15 febbraio 2010
[Scritto da Stefano Boeri e tratto dal libro 'Effetto Maddalena', Rizzoli, 2010]
Se dunque l’ex Arsenale avrà un futuro, se non resterà orfano di un evento svanito, sarà anche grazie all’antidoto di una Geopolitica che da secoli dispiega le sue logiche nei territori dell’Arcipelago e delle Bocche di Bonifacio. In una lenta e lunghissima vicenda di sovrapposizioni e incastri tra le rocce e le architetture.
Pierre Alain Croset Dice:
25.02.2010 alle 19:11
caro Stefano,
penso che siamo molti ad apprezzare la tua volontà di chiarezza e trasparenza, necessaria di fronte a scandali rivelazioni e intercettazioni. Ma occorre continuare e insistere, e chiedere che la stessa trasparenza che intendi imporre per quanto riguarda il lavoro progettuale del tuo studio e di tutti i giovani collaboratori, venga anche dagli organi di Stato. Devi anche essere tu a chiederlo, ad altissima voce. E’ l’occasione per denunciare le anomalie italiane delle gare di concorso, degli appalti integrati, che limitano sempre di più l’autorità tecnica, e non solo morale, del progettista. Dalla tua autorevole voce, e dalla tua rivista, potrebbe partire una campagna di denuncia, un appello internazionale: ci sono tante forze vive in Italia che non chiedono altro che di poter lavorare in condizioni “normali”.
L’Infedele e lo scandalo della Bertolaso s.p.a. | Architetti senza tetto ----> 15 febbraio 2010
Posted by Rem
on 16 February, 2010, 9:34 am
è bastato chiedere come fosse stato scelto per la Maddalena per far ammutolire l'architetto, eppure non era una domanda difficile e inaspettata.
Posted by Massimiliano
on 16 February, 2010, 3:34 pm
...ammutolito e in ordine (se la memoria non mi inganna come al solito):
1) sguardo allucinato
2) deglutizione
3) bicchier d'acqua
4) deglutizione
5) richesta d'aiuto con sguardo supplichevole a Renato Soru
6) Intervento depistante di Renato Soru
...7) Stefano B. non ha più parlato
nessuno naturalmente ha risposto alla precisa domanda di come ha ottenuto l'incarico se non con un generico: "...incarico diretto dalla protezione civile..."
Emanuele Piccardo_Architettura&Potere un anno dopo | Aechphoto ---> 17 febbraio 2010
[Emanuele Piccardo]
Oggi, nel disvelamento in atto sugli appalti alla Maddalena, è prassi consolidata tra i progettisti formare cordate con gli imprenditori per conquistare porzioni di territorio sempre maggiori,il cui unico fine è l’abbuffata di incarichi senza alcuna significativa traccia lasciata nei libri di storia. In questo senso deve essere ripensato il ruolo dei media dell’architettura (riviste, magazine, critici), che orientano le fortune degli architetti. Occorre una seria autocritica per aver sostenuto e difeso modalità del fare architettura prive di ogni etica appropriandosi di temi e figure di provata moralità, come Giancarlo De Carlo, senza corrispondere un’effettiva adesione ai principi da lui espressi.
presS/Tletter n.05-2010 | pressletter ---> 18 febbraio 2010
[Luigi Prestinenza Puglisi]
La lezione della Maddalena e di altre opere pubbliche
Credo che spetti solo alla autorità giudiziaria stabilire eventuali responsabilità dei progettisti implicati a vario titolo dalle non chiare vicende degli appalti gestiti dalla Protezione Civile o da altre autorità.
Tre aspetti, di carattere più generale, credo che però dobbiamo far rilevare:
1) Come mostra l’articolo di Luca Guido riportato nella sezione IDEE, i costi di troppe opere pubbliche sembrano eccesivi. Non e' possibile pensare che, se si seguono le procedure normali, un’opera debba costare 1.000 euro al metro quadrato e se se ne seguono altre, si possa arrivare a 7.000 – 8.000. Perché se 1.000 euro sono troppo pochi, 7.000 sono esageratamente troppi.
2) Che l’unica strada percorribile, per evitare infinite polemiche quando si eseguono opere di rilevanza architettonica, e' quella dei concorsi e non degli affidamenti diretti sia pure attraverso la formula “indiretta” dell’appalto concorso. L’esperienza francese ha mostrato che farli e' possibile a tempi e costi contenuti. Non si vede perché non dobbiamo ispirarci a un metodo che ha dato buona prova.
3) Che la commistione di troppi ruoli ( progettisti, intellettuali “prestati” alla politica, critici, editori, accademici, direttori di rivista) rischia di procurare solo confusione in un sistema già straordinariamente confuso. (LPP)
[Lugi Centola: Livoroso per bocciatura? Suvvia Prof. articoli meglio...]
E infine lo stimato prof. Boeri non vuole articolare una seria riflessione sul “Sistema Gelatinoso” esplicitato dall’erudito colloquio “intercettato” tra i colleghi Desideri e Casamonti che ha dato il la all’inchiesta sulla nuova tangentopoli dei lavori pubblici culminata con l’arresto di Balducci, De Santis, Della Giovampaola e Anemone?
Cordialmente, Luigi Centola
comunque in Italia un’area di rigore di 25 metri... | Abitare 'Mirtilli' ---> 20 febbraio 2010
[Autore Stefano Mirti]
Leggendo i giornali, guardando la televisione, osservando il dibattito sui vari blog e zine, mano a mano mi venivano cento domande. Che di volta in volta giravo al diretto interessato.
Dopo qualche giorno di scambi disordinati (via sms, al telefono, email), mi è stata (da lui) chiesta una staffilata di domande, le più dirette e pungenti possibili.
Per quanto veloce, ci ho messo qualche giorno (a mettere insieme le domande) e sono stato in grado di arrivare alla lista di domande solo ieri mattina.
Così come organizzare le domande in maniera intelligente è costato qualche giorno, presumo che anche organizzare le risposte porti via un tot di tempo.
Da cui, arrivati alle 11 pm di domenica non sono sicuro di averle (le risposte) per domattina (gli svantaggi di vivere in un mondo in cui tutti vorremmo avere sempre tutto a disposizione in tempo reale…).
Che poi, a me sembra che la questione (vista dal punto di vista degli architetti), sia sostanzialmente una. Il sopracitato Mourinho direbbe: “Comunque in Italia, alcuni professionisti hanno un’area di rigore da 25 metri…”.
E a questo punto il dibattito potrebbe iniziare…
[Wilfing Architettura aspetta gli sviluppi].
In questi anni, nel campo delle opere pubbliche in Italia, anche grazie a protocolli come quello dell’appalto integrato, si è consolidato un gioco perverso di scambio di prestazioni tra politica e architettura.
[...]
La Protezione Civile è un “esercito buono” di giovani donne e uomini; migliaia di volontari appassionati e disponibili, con una disciplina austera ed affettiva. Ma a La Maddalena, dopo poche settimane, la Protezione Civile ha abdicato ad un ruolo che forse non avrebbe saputo nemmeno svolgere; al suo posto, al posto delle donne e degli uomini in maglietta blu sono arrivati con piglio di efficienza e rapidità i tecnici dell’”unità di missione per i 150 anni della Repubblica italiana”. Questa è una verità ancora non detta.
A La Maddalena, gli architetti con cui collaboravo giravano con macchine scassate ed improbabili, e abitavano in gruppo in appartamenti del centro. I tecnici dell’Unità di Missione – in Rayban- giravano con Audi e BMW e avevano affittato ville sulle coste dell’isola. Fuori dagli uffici e dal cantiere era impossibile che i due gruppi si incontrassero, posti e relazioni erano diversi. A volte le differenze comportamentali sono un limite alla comunicazione, a volte una difesa da relazioni pericolose. I dettagli, in una vicenda complessa, sono sempre micidiali.
cherubino gambardella Dice:
07.03.2010 alle 15:10
Alla Maddalena indipendentemente da tutto c’è l’ occasione per vedere finalmente dal vivo alcune teorie tradotte in consistenza minerale.
E, forse, anche l’opportunità di ritrovare iscritta nel dibattito internazionale il lavoro di maggior respiro di un architetto che, assieme a Cino Zucchi e pochissimi altri, ha provato a riscattare da una palude di indecisione una generazione di progettisti italiani che, nonostante sbraitasse tanto contro i propri maestri, non è ancora riuscita a venirne fuori.
Questo ‘Blog Reader’ ripercorre la memoria Web degli eventi legati al ‘caso Maddalena’ richiamando semplicemente gli articoli cronologicamente. Eviterò il corollario critico, alcune mie note saranno inserite tra parentesi quadre, limitandomi a riportare alcuni brani o commenti significativi.
In verde trovate l'aggiornamento dell'otto marzo.
In blu trovate l'aggiornamento del nove marzo.
In blu trovate l'aggiornamento del nove marzo.
BOERI LIAR Dice:
06.03.2009 alle 1:29
Boeri !
can u please come back to the world of the “common sense” and look at the reality again from the people perspective and not for the director pod ?
how can you justify like that your commission to build luxury hotels at the Maddalena ?
please RE-USE your mind !!!!
Stefano Boeri Dice:
3.05.2009 alle 11:12
concordo.
e adesso che il g8 non si terrà più in Sardegna, il suo appello ad un nuovo modello di sviluppo assume un significato ancora più forte e necessario.
sarebbe importante trovare occasioni pubbliche per discuterne. cominciando con l’usare questo sito (e magari anche grazie al prossimo Festarch, ache abbiamo chiesto alla Regione di confermare per il 2009).
EX ARSENALE DI LA MADDALENA: UNA SFIDA VINTA! | Abitare---> 30 giugno 2009
laura.molteni Dice:
30.06.2009 alle 21:02
Vado a La Maddalena da trent’anni (da quando sono nata) e più volte mi sono trovata a pensare “No, io questo G8 non lo voglio; non voglio che si conoscano le bellezze di quest’isola in tutto il mondo, desidero che rimanga sconosciuta ai più”. Poi quando i piani sono cambiati, un colpo al cuore, davvero. Sia per i maddalenini, sia per le opere in corso di costruzione. L’ex-Arsenale è stato portato a termine, ma il resto? Sarebbe interessante indagare cosa sta succedendo…
Ex Arsenal at Maddalena Conversion / Stefano Boeri Architetti | Archdaily ---> 1 luglio 2009
July 2, 2009 at 04:59
hj says:
Good one, but a lot of political issues on the background. Today architecture is not only plan and renders.
July 2, 2009 at 05:27
and.S says:and.S: if you check Stefano’s work and writings you should know there’s plenty more than plan and renders!
July 2, 2009 at 06:0
hj: yes yes for sure I know it, for this reason I was courious and surprised about this project, it involved so much political and economical forces, and maybe not everybody of the international readers know! So a reflection is obliged, expecially because we are speaking about Boeri! From my point of view.
Ex Arsenale at Maddalena by Stefano Boeri Architetti | Dezeen ---> 1 luglio 2009
Gabriela Says:
July 1st, 2009 at 6:21 am
unreal! looks like it’ll topple into the water at any moment.
marcos Says:
July 1st, 2009 at 7:43 am
is not a render… is real! or not?
One Says:
July 1st, 2009 at 9:02 am
Fantastic. Now I know why Stefano Boeri is so famous.
stefano Says:
July 1st, 2009 at 2:06 pm
bellissimo progetto. beati quelli che ci hanno lavorato
ps. non è un render!
Dal vivo alla Maddalena | Abitare ---> 10 settembre 2009
[La redazione di Abitare aveva deciso di raccontare gli eventi che avrebbero portato all'inagurazione della 'Maddalena'].
«Segui dal vivo l’inaugurazione del complesso Ex Arsenale sull’isola della Maddalena progettato da Stefano Boeri Architetti. Progettato originariamente per il vertice G8 del 2009, è pronto a iniziare una vita propria. Immagini, testi, impressioni filmati in diretta sul sito di Abitare. Rimani sintonizzato…»
[In questo post ormai non più visibile (vedi il post successivo per capire il motivo) vi era una ricca documentazione fotografica della visita di Silvio Berlusconi e di José Luis Rodríguez Zapatero insieme ad alcuni ministri e delegati della confindustria dei due paesi].
Live from Maddalena | Lablog ---> 11 settembre 2009
[Al blog Lablog non era piaciuto che il direttore della rivista, nonché progettista dell'opera più rappresentativa della 'Maddalena' si autocelebrasse nella sua rivista e sopratutto avesse pubblicato le foto della visita di alcuni esponenti politici].
We have to aknowledge Abitare has taken in consideration our critics and has removed completely the post (there is nothing linked any more) we mention in text belowe. Abitare and his Director, Stefano Boeri, have shown a great sense of responsability. We are really thankfull for this.
[Riprende un commento di Gennaro Postiglione anch'esso non più visibile].
E’ veramente un peccato che una interessante e ricca rivista on-line come questa si abbassi al cortocircuito di pubblicare un post dedicato ad un’opera del suo direttore. Il complesso è imponente e legato anche a importanti eventi, nel mondo della pubblicistica non sarebbero mancati testate desiderose di pubblicarlo.
Perché dunque spingersi così avanti dando l’impressione di trasformare la rivista in un organo di comunicazione interna?
E poi: ma davvero erano indispensabili alla comprensione del progetto e alla descrizione della giornata tutti quei primi piani dei due Primi Ministri?
Propongo una petizione ai lettori del sito per trasformare il post in una news: due righe e una foto.
[Ricordo per dovere di cronaca che già Stefano Boeri ha contaminato la presentazione di alcune opere di architettura con la lettura incrociata delle reazioni dei media e del Web. Ricordo su tutti lo speciale Domus d'autore curato da AMO/Rem Koolhaas dal tittolo Post-Occupancy. Dove per post s'intende l'osservazione mainstream:«Le abbiamo guardate con gli occhi dei turisti, abbiamo affidato ad altri il compito di registrare le impressioni. Lontano dalla trionfalistica e mortificante ribalta dei media, volevamo vedere cosa succede nei nuovi spazi occupati in assenza dell'autore, rappresentare le realtà che siamo stati complici nel creare, come dei fatti, e non come delle imprese» Dalla prefazione di Rem Koolhaas, aprile 2006].
Un’intervista di Pietro Los | Abitare ---> 24 novembre 2009
Pietro Los: Giocando con le parole, possiamo immaginare un’estetica come rappresentazione formale dell’etica?
Stefano Boeri: Non credo sia così. Ci sono delle valenze etiche fortissime nel fare architettura, che non stanno prima o dopo la dimensione estetica. Semplicemente sono insite nelle scelte progettuali. Faccio un esempio per essere più chiaro: quando mi hanno dato l’incarico di realizzare una parte del progetto per il G8 all’isola de La Maddalena, nell’area dell’ex Arsenale Militare, ho dovuto affrontare da subito il problema di immaginare un insediamento con una duplice funzione: quella -finale- di un grande polo nautico che, inizialmente, per non più di tre giorni, avrebbe dovuto ospitare un evento planetario. L’insediamento dell’ex Arsenale della Marina Militare è stato così pensato e progettato non solo come teatro di un evento eccezionale, ma anche come architettura permanente e destinata a valorizzare un contesto socio-economico penalizzato dalla dismissione di un’antica economia militare. Per questo, in totale sintonia con Renato Soru e Guido Bertolaso, abbiamo in un certo senso “usato” il g8 come acceleratore di un processo virtuoso che avrebbe regalato ad un arcipelago in grande crisi, la transizione da un’economia militare ad un’economia basata sul turismo nautico e sportivo.
PL: E qui la valenza etica è sicuramente presente.
SB: Direi di sì. In questo caso è stata una preoccupazione politica circa la vita di un’architettura anche oltre l’evento per cui era stata pensata, a suggerire la necessità di un intervento che tenesse conto di entrambe le esigenze.
PL: Che soluzioni architettoniche ha individuato per soddisfarle entrambe?
SB: Ho scelto la sintesi formale : un grande tetto, un scatola sull’acqua, un insieme di stecche.
PL: Quasi degli archetipi…
SB: Il paesaggio dell’arcipelago è già così ricco di figure, dettate dallo scorrere per secoli dei venti e del mare sulle rocce friabili di granito e basalto, da quasi esaurire ogni espressione formale. Il mio obiettivo era di costruire un’architettura essenziale che, reagendo con questo paesaggio esuberante, ne selezionasse delle prospettive, dei tagli.
PL: Tutto in funzione post summit…
SB: Ogni edificio è stato realizzato con una sua funzionalità pre e post G8: abbiamo costruito un grande albergo che per tre giorni avrebbe ospitato la delegazione USA, un’area cantieristica che sarebbe stata usata come centro-stampa, un grande polo nautico-commerciale che durante il g8 avrebbe ospitato i 3000 delegati, uno yacht club dove si sarebbe dovuto svolgere il summit….
PL: Che effetti ha avuto il cambio di location del G8, dalla Maddalena all’Aquila, sui lavori in corso?
SB: Per fortuna, relativo. Il cantiere è finito nei tempi previsti, con l’unica eccezione degli spazi verdi e alberati che non erano stati finanziati. Ma nel complesso si tratta di un’opera formidabile se se ne considerano la dimensione e i tempi di realizzazione nel contesto italiano: tra progetto preliminare e costruzione sono passati appena 16 mesi, 10 dei quali –comprese le bonifiche – di cantiere vero e proprio. E oggi, con il probabile arrivo delle fasi iniziale della Coppa America, la propensione originaria del sito verso la vela e la nautica sportiva sarebbe ulteriormente confermata.
presS/Tletter n.03-2010 | pressletter ---> 4 febbraio 2010
[Luca Guido: I costi dell' architettura]
La domanda evidentemente è suonata come inutile e retorica.
A questo punto, dichiarata una certa indignazione nei riguardi della vicenda, voglio precisare la mia opinione riguardo alle opere progettate da Boeri alla Maddalena: nessuna conquista per la storia dell' architettura, nessun avanzamento tecnologico, grande professionismo nel rispettare tempi di consegna progetto e realizzazione (ci si sarebbe dovuti meravigliare del contrario). Resta il fatto che le somme spese avrebbero dovuto produrre un dibattito culturale ben più ampio del risultato ottenuto.
Quelli che si stupivano per i costi delle nuove architetture romane di Meier e della Hadid, dopo aver letto quanto sopra probabilmente saranno impalliditi.
presS/Tletter n.04-2004 (sic) | pressletter ---> 11 febbraio 2010
[Luigi Prestinenza Puglisi]
Lo scambio tra il circostanziato articolo di Luca Guido, apparso nella presS/Tletter precedente, e la non meno circostanziata risposta di Stefano Boeri, che pubblichiamo in questo numero, stimola alcune riflessioni.Quella che a me sembra più urgente e' la questione concorsi. Una questione fondamentale perché dubitiamo che senza gare di creatività si possano creare le condizioni, almeno in Italia, per avere edilizia pubblica degna di rappresentarci come un Paese civile.
[...]
P.S: avevo appena finito di scrivere questa Opinione e mi e' arrivata la notizia: “arrestato Balducci, il vice di Bertolaso, per gli appalti alla Maddalena...”. Una notizia troppo importante per non citarla, ancora troppo fresca per suggerirci ulteriori commenti. (LPP).
[Stefano Boeri]
il pezzo di Luca Guido sui progetti da me seguiti a La Maddalena è talmente pieno di strafalcioni e inesattezze da far dubitare della buona fede dell’autore (evidentemente mai ripresosi da una motivata bocciatura durante un esame allo IUAV di qualche anno fa).
Bella Italia | Gizmo ---> 14 febbraio 2010
Tutto è avvenuto nell’ambito di un’indagine dei carabinieri del Ros - coordinata dalla Procura di Firenze - sugli appalti per la realizzazione delle opere in occasione del G8 alla Maddalena nel 2008.
Geopolitica minerale | Abitare ---> 15 febbraio 2010
[Scritto da Stefano Boeri e tratto dal libro 'Effetto Maddalena', Rizzoli, 2010]
Se dunque l’ex Arsenale avrà un futuro, se non resterà orfano di un evento svanito, sarà anche grazie all’antidoto di una Geopolitica che da secoli dispiega le sue logiche nei territori dell’Arcipelago e delle Bocche di Bonifacio. In una lenta e lunghissima vicenda di sovrapposizioni e incastri tra le rocce e le architetture.
Pierre Alain Croset Dice:
25.02.2010 alle 19:11
caro Stefano,
penso che siamo molti ad apprezzare la tua volontà di chiarezza e trasparenza, necessaria di fronte a scandali rivelazioni e intercettazioni. Ma occorre continuare e insistere, e chiedere che la stessa trasparenza che intendi imporre per quanto riguarda il lavoro progettuale del tuo studio e di tutti i giovani collaboratori, venga anche dagli organi di Stato. Devi anche essere tu a chiederlo, ad altissima voce. E’ l’occasione per denunciare le anomalie italiane delle gare di concorso, degli appalti integrati, che limitano sempre di più l’autorità tecnica, e non solo morale, del progettista. Dalla tua autorevole voce, e dalla tua rivista, potrebbe partire una campagna di denuncia, un appello internazionale: ci sono tante forze vive in Italia che non chiedono altro che di poter lavorare in condizioni “normali”.
L’Infedele e lo scandalo della Bertolaso s.p.a. | Architetti senza tetto ----> 15 febbraio 2010
Posted by Rem
on 16 February, 2010, 9:34 am
è bastato chiedere come fosse stato scelto per la Maddalena per far ammutolire l'architetto, eppure non era una domanda difficile e inaspettata.
Posted by Massimiliano
on 16 February, 2010, 3:34 pm
...ammutolito e in ordine (se la memoria non mi inganna come al solito):
1) sguardo allucinato
2) deglutizione
3) bicchier d'acqua
4) deglutizione
5) richesta d'aiuto con sguardo supplichevole a Renato Soru
6) Intervento depistante di Renato Soru
...7) Stefano B. non ha più parlato
nessuno naturalmente ha risposto alla precisa domanda di come ha ottenuto l'incarico se non con un generico: "...incarico diretto dalla protezione civile..."
Emanuele Piccardo_Architettura&Potere un anno dopo | Aechphoto ---> 17 febbraio 2010
[Emanuele Piccardo]
Oggi, nel disvelamento in atto sugli appalti alla Maddalena, è prassi consolidata tra i progettisti formare cordate con gli imprenditori per conquistare porzioni di territorio sempre maggiori,il cui unico fine è l’abbuffata di incarichi senza alcuna significativa traccia lasciata nei libri di storia. In questo senso deve essere ripensato il ruolo dei media dell’architettura (riviste, magazine, critici), che orientano le fortune degli architetti. Occorre una seria autocritica per aver sostenuto e difeso modalità del fare architettura prive di ogni etica appropriandosi di temi e figure di provata moralità, come Giancarlo De Carlo, senza corrispondere un’effettiva adesione ai principi da lui espressi.
presS/Tletter n.05-2010 | pressletter ---> 18 febbraio 2010
[Luigi Prestinenza Puglisi]
La lezione della Maddalena e di altre opere pubbliche
Credo che spetti solo alla autorità giudiziaria stabilire eventuali responsabilità dei progettisti implicati a vario titolo dalle non chiare vicende degli appalti gestiti dalla Protezione Civile o da altre autorità.
Tre aspetti, di carattere più generale, credo che però dobbiamo far rilevare:
1) Come mostra l’articolo di Luca Guido riportato nella sezione IDEE, i costi di troppe opere pubbliche sembrano eccesivi. Non e' possibile pensare che, se si seguono le procedure normali, un’opera debba costare 1.000 euro al metro quadrato e se se ne seguono altre, si possa arrivare a 7.000 – 8.000. Perché se 1.000 euro sono troppo pochi, 7.000 sono esageratamente troppi.
2) Che l’unica strada percorribile, per evitare infinite polemiche quando si eseguono opere di rilevanza architettonica, e' quella dei concorsi e non degli affidamenti diretti sia pure attraverso la formula “indiretta” dell’appalto concorso. L’esperienza francese ha mostrato che farli e' possibile a tempi e costi contenuti. Non si vede perché non dobbiamo ispirarci a un metodo che ha dato buona prova.
3) Che la commistione di troppi ruoli ( progettisti, intellettuali “prestati” alla politica, critici, editori, accademici, direttori di rivista) rischia di procurare solo confusione in un sistema già straordinariamente confuso. (LPP)
[Lugi Centola: Livoroso per bocciatura? Suvvia Prof. articoli meglio...]
E infine lo stimato prof. Boeri non vuole articolare una seria riflessione sul “Sistema Gelatinoso” esplicitato dall’erudito colloquio “intercettato” tra i colleghi Desideri e Casamonti che ha dato il la all’inchiesta sulla nuova tangentopoli dei lavori pubblici culminata con l’arresto di Balducci, De Santis, Della Giovampaola e Anemone?
Cordialmente, Luigi Centola
comunque in Italia un’area di rigore di 25 metri... | Abitare 'Mirtilli' ---> 20 febbraio 2010
[Autore Stefano Mirti]
Leggendo i giornali, guardando la televisione, osservando il dibattito sui vari blog e zine, mano a mano mi venivano cento domande. Che di volta in volta giravo al diretto interessato.
Dopo qualche giorno di scambi disordinati (via sms, al telefono, email), mi è stata (da lui) chiesta una staffilata di domande, le più dirette e pungenti possibili.
Per quanto veloce, ci ho messo qualche giorno (a mettere insieme le domande) e sono stato in grado di arrivare alla lista di domande solo ieri mattina.
Così come organizzare le domande in maniera intelligente è costato qualche giorno, presumo che anche organizzare le risposte porti via un tot di tempo.
Da cui, arrivati alle 11 pm di domenica non sono sicuro di averle (le risposte) per domattina (gli svantaggi di vivere in un mondo in cui tutti vorremmo avere sempre tutto a disposizione in tempo reale…).
Che poi, a me sembra che la questione (vista dal punto di vista degli architetti), sia sostanzialmente una. Il sopracitato Mourinho direbbe: “Comunque in Italia, alcuni professionisti hanno un’area di rigore da 25 metri…”.
E a questo punto il dibattito potrebbe iniziare…
[Wilfing Architettura aspetta gli sviluppi].
[Per gli sviluppi vedi il post 'SEMBRAVA FOSSE “ALICE”... | Abitare Mirtilli ---> 8 marzo 2010']
Chiarimenti da Stefano Boeri Architetti: riflessioni sulla Maddalena | Blog di Luca Guido ---> 23 febbraio 2010
In omaggio a tutte le persone oneste che hanno lavorato ai progetti della Maddalena vi propongo alcuni preziosi chiarimenti ricevuti dallo studio Boeri.
Luca Guido
Caro Luca, ti rispondo ora a nome di Stefano Boeri Architetti. Metto in cc anche il Direttore Prestinenza Puglisi, chiedendo la pubblicazione di questo approfondimento, se lo riterrà interessante, al fine di fornire dati approfonditi ai suoi lettori. [Scritto da Michele Brunello]
presS/Tletter n.06-2010 | pressletter ---> 26 febbraio 2010
[Luigi Prestinenza Puglisi]
Rettifiche
Come i nostri lettori avranno letto, la scorsa settimana, mentre inviavamo la presS/Tletter n.5, ci siamo accorti di uno spiacevole errore. Nella risposta di Luca Guido a Stefano Boeri, veniva erroneamente indicato il gruppo Ipostudio come imputato in recenti indagini per turbativa d’asta. Accortici dell’errore – Ipostudio e' totalmente estraneo alle vicende- abbiamo subito bloccato la spedizione, corretto ed inviato una rettifica con le nostre scuse. Ma anche la rettifica, a quanto pare, conteneva una imprecisione perché in effetti non era imputato nessuno, Marco Casamonti compreso, non essendoci stato il rinvio a giudizio. Ho riflettuto a lungo sull’episodio e mi sono chiesto cosa avrei pensato se qualche altra newsletter avesse fatto lo stesso errore con me. E invito voi lettori a porvi la stessa domanda. La mia risposta e' che mi avrebbe dato fastidio. Credo pure la vostra. Anche se imputato non vuol dire condannato e se si e' innocenti sino a quando e' formulata una condanna definitiva, il fatto di essere erroneamente pensati come imputati non fa certo piacere. Credo quindi che inviando subito una rettifica abbiamo fatto la cosa giusta: quando si commette un errore non c’e' altro modo di agire che riconoscerlo nel più breve tempo possibile e pubblicamente. Ma la storia credo non si possa chiudere qui. Mi convinco infatti sempre di più che sulle questioni che investono reati e aspetti penali delle nostre penose vicende nazionali edilizie e paraedilizie– concorsi precostituiti, appalti truccati, compiacenze di architetti nei confronti di un sistema largamente corrotto- debba occuparsi la magistratura. Noi da parte nostra dobbiamo fare un altro lavoro: appurare, al di là delle singole responsabilità personali, cosa non va e proporre alternative. Anche perché, se le regole non funzionano, una volta stanato e arrestato l’architetto X, ci sarà sempre un architetto Y che ne prenderà il posto. Detto questo, mi sembra che dalla questione della Maddalena e da altre vicende della Protezione Civile, emergano due inquietanti interrogativi.
1) Si può consentire di costruire edifici che costano tanto quanto ci racconta Michele Brunello a nome di Stefano Boeri Architetti, nella rubrica DOCUMENTI? Cioè 4500 o come sembra 6000 euro al metro quadrato, quando normalmente una scuola la si fa con 1500 euro e cioè con un terzo (e io ne ho visto proprio adesso una molto brillante, di classe A e con molte vetrate fatta da C+S a Ponzano a circa 1060 al metro quadrato)?
2) E poi, perché la generalità della progettazione delle opere pubbliche in Italia non viene affidata dopo un regolare concorso?
Alcune riflessioni sul G8 alla Maddalena | Abitare ---> 5 marzo 2010
[Vorrei sottolineare questo passaggio di Stefano Boeri]
Chiarimenti da Stefano Boeri Architetti: riflessioni sulla Maddalena | Blog di Luca Guido ---> 23 febbraio 2010
In omaggio a tutte le persone oneste che hanno lavorato ai progetti della Maddalena vi propongo alcuni preziosi chiarimenti ricevuti dallo studio Boeri.
Luca Guido
Caro Luca, ti rispondo ora a nome di Stefano Boeri Architetti. Metto in cc anche il Direttore Prestinenza Puglisi, chiedendo la pubblicazione di questo approfondimento, se lo riterrà interessante, al fine di fornire dati approfonditi ai suoi lettori. [Scritto da Michele Brunello]
presS/Tletter n.06-2010 | pressletter ---> 26 febbraio 2010
[Luigi Prestinenza Puglisi]
Rettifiche
Come i nostri lettori avranno letto, la scorsa settimana, mentre inviavamo la presS/Tletter n.5, ci siamo accorti di uno spiacevole errore. Nella risposta di Luca Guido a Stefano Boeri, veniva erroneamente indicato il gruppo Ipostudio come imputato in recenti indagini per turbativa d’asta. Accortici dell’errore – Ipostudio e' totalmente estraneo alle vicende- abbiamo subito bloccato la spedizione, corretto ed inviato una rettifica con le nostre scuse. Ma anche la rettifica, a quanto pare, conteneva una imprecisione perché in effetti non era imputato nessuno, Marco Casamonti compreso, non essendoci stato il rinvio a giudizio. Ho riflettuto a lungo sull’episodio e mi sono chiesto cosa avrei pensato se qualche altra newsletter avesse fatto lo stesso errore con me. E invito voi lettori a porvi la stessa domanda. La mia risposta e' che mi avrebbe dato fastidio. Credo pure la vostra. Anche se imputato non vuol dire condannato e se si e' innocenti sino a quando e' formulata una condanna definitiva, il fatto di essere erroneamente pensati come imputati non fa certo piacere. Credo quindi che inviando subito una rettifica abbiamo fatto la cosa giusta: quando si commette un errore non c’e' altro modo di agire che riconoscerlo nel più breve tempo possibile e pubblicamente. Ma la storia credo non si possa chiudere qui. Mi convinco infatti sempre di più che sulle questioni che investono reati e aspetti penali delle nostre penose vicende nazionali edilizie e paraedilizie– concorsi precostituiti, appalti truccati, compiacenze di architetti nei confronti di un sistema largamente corrotto- debba occuparsi la magistratura. Noi da parte nostra dobbiamo fare un altro lavoro: appurare, al di là delle singole responsabilità personali, cosa non va e proporre alternative. Anche perché, se le regole non funzionano, una volta stanato e arrestato l’architetto X, ci sarà sempre un architetto Y che ne prenderà il posto. Detto questo, mi sembra che dalla questione della Maddalena e da altre vicende della Protezione Civile, emergano due inquietanti interrogativi.
1) Si può consentire di costruire edifici che costano tanto quanto ci racconta Michele Brunello a nome di Stefano Boeri Architetti, nella rubrica DOCUMENTI? Cioè 4500 o come sembra 6000 euro al metro quadrato, quando normalmente una scuola la si fa con 1500 euro e cioè con un terzo (e io ne ho visto proprio adesso una molto brillante, di classe A e con molte vetrate fatta da C+S a Ponzano a circa 1060 al metro quadrato)?
2) E poi, perché la generalità della progettazione delle opere pubbliche in Italia non viene affidata dopo un regolare concorso?
Alcune riflessioni sul G8 alla Maddalena | Abitare ---> 5 marzo 2010
[Vorrei sottolineare questo passaggio di Stefano Boeri]
In questi anni, nel campo delle opere pubbliche in Italia, anche grazie a protocolli come quello dell’appalto integrato, si è consolidato un gioco perverso di scambio di prestazioni tra politica e architettura.
[...]
La Protezione Civile è un “esercito buono” di giovani donne e uomini; migliaia di volontari appassionati e disponibili, con una disciplina austera ed affettiva. Ma a La Maddalena, dopo poche settimane, la Protezione Civile ha abdicato ad un ruolo che forse non avrebbe saputo nemmeno svolgere; al suo posto, al posto delle donne e degli uomini in maglietta blu sono arrivati con piglio di efficienza e rapidità i tecnici dell’”unità di missione per i 150 anni della Repubblica italiana”. Questa è una verità ancora non detta.
A La Maddalena, gli architetti con cui collaboravo giravano con macchine scassate ed improbabili, e abitavano in gruppo in appartamenti del centro. I tecnici dell’Unità di Missione – in Rayban- giravano con Audi e BMW e avevano affittato ville sulle coste dell’isola. Fuori dagli uffici e dal cantiere era impossibile che i due gruppi si incontrassero, posti e relazioni erano diversi. A volte le differenze comportamentali sono un limite alla comunicazione, a volte una difesa da relazioni pericolose. I dettagli, in una vicenda complessa, sono sempre micidiali.
cherubino gambardella Dice:
07.03.2010 alle 15:10
Alla Maddalena indipendentemente da tutto c’è l’ occasione per vedere finalmente dal vivo alcune teorie tradotte in consistenza minerale.
E, forse, anche l’opportunità di ritrovare iscritta nel dibattito internazionale il lavoro di maggior respiro di un architetto che, assieme a Cino Zucchi e pochissimi altri, ha provato a riscattare da una palude di indecisione una generazione di progettisti italiani che, nonostante sbraitasse tanto contro i propri maestri, non è ancora riuscita a venirne fuori.
SEMBRAVA FOSSE “ALICE”... | Abitare Mirtilli ---> 8 marzo 2010
[Stefano Mirti]
Sul fronte intervista invece sono stati fatti una serie di passi avanti. Da due settimane fa a oggi l’intervista è stata completata eppoi tramutata nel pezzo a firma di Stefano Boeri che è uscito su questo stesso sito ieri l’altro.
A grandi linee una serie di mie curiosità sono state soddisfatte, altre sono rimaste forse in sospeso, ma per quello che mi riguarda la lettura del testo di ieri mi ha molto colpito e sono contento (per quello che mi compete) per aver stimolato Boeri a esporsi con tale (e rara) franchezza.
«Era lui alla Maddalena che controllava ogni cosa I costi lievitati del 57%» | Corriere della Sera ---> 8 marzo 2010
[Eccezione fonte no Web, intervista di Sergio Rizzo]
SR: Voi quanto avete intascato?
SB:«Abbiamo lavorato in cinquanta per meno di 100 mila euro al mese, e oggi avendo pagato tutte le spese e aspettando ancora il saldo finale, sono in rosso. Per me rischia di essere una piccola catastrofe economica. Forse a differenza di altri».
SR: Altri chi?
SB:«A quanto ne so gli stipendi dell’Unità tecnica di missione, la struttura di Angelo Balducci che aveva in mano tutto, erano alti, assolutamente incommensurabili rispetto ai nostri».
SR: Lei racconta che i tecnici dell’Unità di missione abitavano in ville affittate sulla costa e circolavano con le Bmw o le Audi, mentre gli architetti si dividevano appartamenti in paese.
SB:«Erano stili di vita molto diversi, due modi diversi di partecipare a quello che avrebbe dovuto essere una sfida comune ».
SR: Sicuro che fosse proprio «una sfida comune»? Dice queste cose come se si sentisse tradito.
SB:«Sì, ma in un senso più generale. Nei giorni dopo lo spostamento del G8 a l’Aquila, visitando nell’ex Arsenale di La Maddalena un cantiere finito in tempi miracolosi e pensando ai soldi pubblici spesi per realizzare le opere, mi sono chiesto quali fossero le ragioni vere di una scelta così assurda».
SR: Sul blog c’è scritto «uno spreco ingiustificabile di risorse». Ho letto male?
SB:«Alla Maddalena non c’era ostentazione di lusso che potesse offendere un Paese colpito dalla calamità del terremoto. E a l’Aquila c’era forse necessità di un piedistallo planetario che distraesse dalle tragedie della vita quotidiana? Ho cominciato in quei giorni a chiedermi se c’era una regia dietro una scelta che ha subito, troppo presto, convinto tutti».
SR: Non crede che questa brutta storia una cosa l’abbia almeno chiarita? Cioè che i grandi eventi non possono essere gestiti in questo modo, tanto meno dalla Protezione civile?
SB:«Sono d’accordo. Anche se va detto che a gestire l’operazione non è stata la Protezione civile».
SR: Come?
SB:«L’Unità di missione non è esattamente la stessa cosa. Non è la Protezione civile che interviene nei terremoti o nelle calamità naturali. Nel nostro caso era un gruppo di tecnici selezionati che faceva riferimento all’ingegner Balducci. Che aveva anche delle competenze e una consuetudine di rapporti, diversi dalla Protezione civile ».
SR: Come, come?
SB:«Solo la prima parte del progetto è stata elaborata assieme ai tecnici della Protezione Civile. Poi è subentrata l’Unità tecnica di missione, che è la stessa per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Loro erano sia stazione appaltante che coordinatori. La Protezione civile come la conosciamo noi non si è occupata del coordinamento dei cantieri del G8».
Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA
[Stefano Mirti]
Sul fronte intervista invece sono stati fatti una serie di passi avanti. Da due settimane fa a oggi l’intervista è stata completata eppoi tramutata nel pezzo a firma di Stefano Boeri che è uscito su questo stesso sito ieri l’altro.
A grandi linee una serie di mie curiosità sono state soddisfatte, altre sono rimaste forse in sospeso, ma per quello che mi riguarda la lettura del testo di ieri mi ha molto colpito e sono contento (per quello che mi compete) per aver stimolato Boeri a esporsi con tale (e rara) franchezza.
«Era lui alla Maddalena che controllava ogni cosa I costi lievitati del 57%» | Corriere della Sera ---> 8 marzo 2010
[Eccezione fonte no Web, intervista di Sergio Rizzo]
SR: Voi quanto avete intascato?
SB:«Abbiamo lavorato in cinquanta per meno di 100 mila euro al mese, e oggi avendo pagato tutte le spese e aspettando ancora il saldo finale, sono in rosso. Per me rischia di essere una piccola catastrofe economica. Forse a differenza di altri».
SR: Altri chi?
SB:«A quanto ne so gli stipendi dell’Unità tecnica di missione, la struttura di Angelo Balducci che aveva in mano tutto, erano alti, assolutamente incommensurabili rispetto ai nostri».
SR: Lei racconta che i tecnici dell’Unità di missione abitavano in ville affittate sulla costa e circolavano con le Bmw o le Audi, mentre gli architetti si dividevano appartamenti in paese.
SB:«Erano stili di vita molto diversi, due modi diversi di partecipare a quello che avrebbe dovuto essere una sfida comune ».
SR: Sicuro che fosse proprio «una sfida comune»? Dice queste cose come se si sentisse tradito.
SB:«Sì, ma in un senso più generale. Nei giorni dopo lo spostamento del G8 a l’Aquila, visitando nell’ex Arsenale di La Maddalena un cantiere finito in tempi miracolosi e pensando ai soldi pubblici spesi per realizzare le opere, mi sono chiesto quali fossero le ragioni vere di una scelta così assurda».
SR: Sul blog c’è scritto «uno spreco ingiustificabile di risorse». Ho letto male?
SB:«Alla Maddalena non c’era ostentazione di lusso che potesse offendere un Paese colpito dalla calamità del terremoto. E a l’Aquila c’era forse necessità di un piedistallo planetario che distraesse dalle tragedie della vita quotidiana? Ho cominciato in quei giorni a chiedermi se c’era una regia dietro una scelta che ha subito, troppo presto, convinto tutti».
SR: Non crede che questa brutta storia una cosa l’abbia almeno chiarita? Cioè che i grandi eventi non possono essere gestiti in questo modo, tanto meno dalla Protezione civile?
SB:«Sono d’accordo. Anche se va detto che a gestire l’operazione non è stata la Protezione civile».
SR: Come?
SB:«L’Unità di missione non è esattamente la stessa cosa. Non è la Protezione civile che interviene nei terremoti o nelle calamità naturali. Nel nostro caso era un gruppo di tecnici selezionati che faceva riferimento all’ingegner Balducci. Che aveva anche delle competenze e una consuetudine di rapporti, diversi dalla Protezione civile ».
SR: Come, come?
SB:«Solo la prima parte del progetto è stata elaborata assieme ai tecnici della Protezione Civile. Poi è subentrata l’Unità tecnica di missione, che è la stessa per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Loro erano sia stazione appaltante che coordinatori. La Protezione civile come la conosciamo noi non si è occupata del coordinamento dei cantieri del G8».
7 marzo 2010 (Ultima modifica 9 marzo 2010)
Intersezioni --->BLOG READER
Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA
1° di facebook
RispondiEliminaCopio e incollo i commenti di facebook.
Marco Opla
... ma dove sono queste forze vive... che chiedono?
Salvatore D'Agostino
Sicuramente non si può contrastare il sistema dei 'furbi' con le riviste.
Marco Opla
ahime! figurati... con i blog!
Salvatore D'Agostino
Con i blog ancora peggio.
Marco Rinaldi
buona ricostruzione, scarsa trasparenza, poca architettura
a presto una risposta
Francesco Alois
Al di la del discorso di architettura bella o brutta, buona o cattiva, è il sistema che è malato e se possibile lo sarà sempre di più. Chi ci governa non ha la minima intenzione di farlo a nome dei propri elettori e questi, troppo spesso, lo fanno solo per il loro misero e sporco tornaconto, ad iniziare dalle elezioni amministrative fino a quelle europee. Deve cambiare la mentalità opportunista degli italiani e di conseguenza, lentamente, cambierà il resto, ma sapremo aspettare un secolo se già oggi ci preoccupiamo solo ed esclusivamente dei nostri immediati bisogni? Ho come l'impressione che la parola Stato significhi sempre di più solamente il passato del verbo Essere.
"È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo." A. Frank
2° di facebook
RispondiElimina---> Francesco,
ti riporto un dialogo di Paolo Villaggio tratto dal programma di Lilli Gruber ‘Otto e mezzo’ (16 maggio 2009)
Federico Guglia: Ma poi Brunetta forse non casca in questi trucchi che lei raccontava prima.
Paolo Villaggio: C’è già cascato, l’ottimismo, non conosce l’avversario è un animale pericolosissimo, straordinario commovente, anche, ci si vantava a quei tempi di non fare niente. Io ricordo gente che diceva “Io è da nove anni che non vedo una pratica”, allora c’era un altro che “Ah! Ah! Ah! io dodici” c’era una gara a chi non faceva un c.. ha capito!
Ti passo il link ---> http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=ottoemezzo&video=26334
Ecco forse non conosciamo l’animale pericolosissimo con cui abbiamo a che fare.
Affrontiamo i furbi con troppa eleganza.
I ‘furbi’ sono molto potenti e distruggono, ahimè, tutto ciò toccano perché non hanno il senso del bello e tantomeno della storia.
Sono sciatti e noi dobbiamo cambiare atteggiamento.
In quest’altra finExTRA ---> http://www.facebook.com/album.php?aid=75054&id=1543884450&saved#!/photo.php?pid=30779869&id=1543884450
Rem Koolhaas diceva: “Il progetto realizzato in 10 mesi alla Maddalena e poi abbandonato per spostare il G8 all’Aquila «Non è una storia solamente italiana. Quello che è successo alla Maddalena ha un valore universale, rappresenta il malefico risultato della politica sull' architettura»”.
Un articolo richiesto da Domus e mai pubblicato, apparso in un secondo momento sul Corriere della Sera il 7 ottobre 2009.
Questa non è una storia di architettura ma una chiara vicenda di uomini di potere che come di consueto si spartiscono la torta.
Che fare?
Dobbiamo ancora patteggiare con i furbi?
Dobbiamo ancora vivere da morti?
Saluti,
Salvatore D’Agostino
"Dobbiamo ancora patteggiare con i furbi?
RispondiEliminaDobbiamo ancora vivere da morti?"
A detta di Villaggio (a proposito, grazie per il link, veramente interessante), sembrerebbe di si. Ne sono purtroppo convinto anch'io. Le mele marce non cadono mai lontano dall'albero. Fra i miei parenti c'è una famiglia intera che ha campato e campa di "conoscenze". Tutti i figli ed i figli dei figli (tranne solo tre eccezioni), occupano i posti che occupano grazie al "qualcuno", ma è insito nel loro modo di fare. Se ti trovi a parlare con uno di loro di qualche visita in qualche ufficio che devi fare (magari consegnare semplicemente una DIA) ti indirizzano subito verso "questo" o "quello" che siccome è loro amico ti si metterà a disposizione (anche se semplicemente fa parte del suo lavoro). Se poi parli di un tuo progetto professionale ("Devo progettatare il Guggenheim di Crova!") ti chiederanno: "Chi conosci?" (cioè, come ci sei arrivato? mica pensano che magari se mediamente bravo!). A me piace pensare che anche per fare una scorreggia chiedano ad un proprio conoscente se questi conosce qualcuno che presti loro... il "necessario"... Sono, purtroppo, viscidi e non si accorgono di vivere nella mediocrità anche perché nessuno di loro è emerso dalla melma, ma sono contenti così, hanno il loro piccolo impero fatto di "conoscenze", connivenze e contiguità. Non si sono fermati neanche davanti all'arresto "dell'esponente di spicco" della famiglia, esponente che si vantava di avere certi amici (mescolati nello stesso calderone) che poi ha immediatamente rinnegato quando la sua sedia (è un professionista ed anche un po' di più...) ha cominciato a tremare. Ah, era arrivato dove stava, grazie ad un'amicizia (che oggi lui vanta, non ricambiato).
Eppure credo che il fenomeno si ridimensionerà, ma non sparirà.
---> Francesco,
RispondiEliminat’invito a leggere i libri di Franco Arminio se ti va anche questa intervista di WA ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2010/01/0036-speculazione-paesi-paesaggi.html
Arminio con la sua scrittura asciutta ci racconta ciò che vede passeggiando per le città dell’Irpinia, ci descrive quel tessuto sociale fatto di diffidenza, mediocrità, invidia che caratterizza l’Italia, lasciamo perdere la questione nord-sud.
Stefano Mirti nel suo ultimo scritto su abitare spiega come l’Italia sia una nazione intessuta di relazioni, ma si dimentica di parlare delle qualità delle relazioni.
Come ci spiega il magistrato Nicola Grattieri, il potere della ‘ndrangheta dipende dalle fortissime relazioni parentali.
Un altro magistrato Roberto Scarpinato, più volte ha spiegato il concetto di ‘mafioistà’ che non è la pratica di azioni mafiose ma è un atteggiamento mentale condiviso dalla società
Questo concetto è stato raccontato benissimo da Angelo Provenzano, figlio di Bernardo Provenzano in un’intervista su ‘Il giornale’, 1 dicembre 2008: «Cos’è la mafia? Bella domanda… Sono ancora oggi alla ricerca di una risposta definitiva. Di primo acchito mi verrebbe da dire che è un atteggiamento mentale. La mafia viene dopo la “mafiosità” che non è comportamento solo ed esclusivamente siciliano. La mafiosità si manifesta a cominciare dalla raccomandazione per arrivare prima a fare una lastra o ad avere un certificato in Comune. Ancora mi chiedo dov’è il limite, tra mafia e mafiosità. Tra l’organizzazione criminale, per come la intende il codice penale, e l’atteggiamento mentale, per come la intendono i siciliani. È il vecchio discorso dell’uovo e della gallina. Secondo me la mafia è un magma fluido che non ha contorni definiti. Per il codice la mafia è un’associazione per delinquere, e su questo non discuto e non entro nel merito. Ma non si può ridurre tutto a persone che sparano”».
Ieri Sera Stefano Boeri sul suo blog ritorna sulla necessità dei concorsi: «Il punto è che oggi manca in Italia una legge sui concorsi che permetta a chi dirige gli enti pubblici di scegliere (se necessario, anche rapidamente) i candidati per la progettazione di un’opera pubblica, basandosi su uno spettro trasparente di candidature. A ben guardare, la legge ci sarebbe, e riguarderebbe anche la riforma delle modalità delle gare di appalto, ma giace da anni in parlamento, vittima del fuoco incrociato di lobbies trasversali.
Credo sia urgente impegnarsi tutti perché questa legge venga riproposta e discussa».
No, non ci siamo. Non abbiamo capito che il problema è l’atteggiamento culturale (e la formazione scolastica) non solo delle leggi per favorire l’architettura.
Ieri in Sicilia è stato approvato il piano casa, da tempo la mentalità ‘mafiosa’ diffusa era in attesa di questa legge.
T’invito a leggere i commenti di questo post come prologo al tuo commento ---> http://www.architetturafacile.com/piano-casa-sicilia.htm
Ne riporto uno: «SOPRA AL MIO APPARTAMENTO HO DI MIA PROPRIETà UN SOTTOTETTO DI M. 68 NON ABITABILE PER L’ALTEZZA. CON LE NUOVE NORMATIVE POSSO RENDERLO ABITABILE ANCHE CON UNA STRUTTURA PRECARIA IN LEGNO? IL TUTTO SI TROVA IN SICILIA IN PROVINCIA DI MESSINA. GRAZIE».
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Sòld e amicessia
RispondiEliminaa i dann in tal cùl
a la giustessia...
Lo diceva mia nonna.
Caro anonimo,
RispondiEliminapubblico il tuo intervento ma la prossima volta metti almeno un nick.
L’indicazione geografica si capisce non credo che sia del Sud.
Saluti,
Salvatore D’Agostino