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8 novembre 2010

0046 [SPECULAZIONE] L'architetto di base secondo Gianni Biondillo

di Salvatore D'Agostino

Gianni Biondillo, scrittore ed ex architetto.
È milanese. Figlio di padre campano e madre siciliana. I suoi noir non hanno un set o un ambientazione, ma raccontano - attraverso l'artificio del romanzo - storie di una parte della città di Milano. Il luogo dov'è cresciuto: Quarto Oggiaro.
Per il padiglione Italia di  Luca Molinari - Biennale di Architettura di Venezia in corso - è stato chiamato - mensile Wired - ad essere uno dei 14 visionari.
Più che una visione ha scritto un monito 'Cubatura zero adesso, subito'.*
Quest'intervista è iniziata ufficialmente il  17 giugno del 2009 dopo un suo commento in questo post.
Salvatore D'Agostino Il tuo libro 'Metropoli per principianti'1 inizia con un ammonimento a non far studiare più architettura ai propri figli, altrimenti non resta altro da fare che mandarli a lavorare all'estero.
Francesco Dal Co ha definito questo incipit 'una Boutade'
2, Stefano Boeri crede che le cattive architetture siano frutto anche degli insegnamenti errati delle università3, Renzo Piano - telefonicamente - ti ha ringraziato: «C'è bisogno che ogni tanto qualcuno mi venga a tirare le orecchie»4.
Nel libro proponi d'istituire l'architetto di base.
Che cosa intendi dire?

Gianni Biondillo Ti rispondo con un breve articolo scritto tempo fa che "riassume" la situazione: «Al professor Dal Co non è piaciuto il mio urlo di dolore che apre Metropoli per principianti, dove dico, provocatoriamente: "non fate studiare architettura ai vostri figli".
Intervistato da Stefano Bucci ha detto, un po' piccato, che gli pare "una boutade. Sarebbe come dire: 'non iscrivete i vostri figli a medicina, perché faranno solo i medici di base'."
"Magari!", mi viene da pensare caro professore. Magari fosse così, ci metterei la firma. Tra l'altro i medici di base hanno guadagni mensili non disprezzabili. Invece qui la cosa è assai più tragica. Sarebbe, per mantenere il suo esempio, come dire: "non studiate medicina, che poi vi tocca fare i lettighieri, gli uscieri d'ospedale, gli operatori del call center…"
Perché è questa la vera contraddizione. Siamo il paese col più alto numero di laureati in architettura d'Europa e, al contempo, col più basso numero di progetti realizzati firmati da architetti. La città moderna non ci compete, non l'abbiamo costruita noi. Ci si lascia ingannare dai casi estremi delle star dell'architettura, che sono poco più di specchietti per le allodole, ma lo zoccolo duro, il popolo degli architetti, le mani sul territorio non le ha messe mai. È una percezione falsata quella che ci danno i vari Fuksas, Piano, Gregotti: è un po' come credere che dato che c'è Faletti, tutti gli scrittori vendano ogni volta milioni di copie dei loro romanzi. Non è così: gli scrittori, in media, fanno la fame. Ma con la differenza che almeno pubblicano, mentre gli architetti, in media, non costruiscono affatto.
Anzi, fosse per me farei mie le parole di Dal Co per cambiarle di segno: "Studiate architettura, così diventate architetti di base." Con tutti i problemi che il nostro territorio ha, il patrimonio architettonico da salvaguardare, le questioni di riconversione anche di spazi minimi o irrisolti, l'abusivismo, la sostenibilità, non sarebbe da istituire, a livello governativo, come un dovere di sanità paesaggistica, la figura dell'architetto di base?»5 

Che cos'è la geometrizzazione dell'architetto?

È l'accettazione di una modalità non critica del progetto. L'abbassamento dell'asticella della complessità nel nome non della migliore fruibilità ma del lavoro per il lavoro (teniamo tutti una famiglia) e della banalizzazione della professione.
È disinteressarsi a qualificare il gusto generale per adeguarsi ai pregiudizi scontati della progettazione.

Su Nazione Indiana pubblichi alcuni articoli che raccogli sotto il titolo di Urbanità.
Che cos'è l'urbanità? 

Trovo affascinante che come sinonimo di cortesia si usi il termine urbanità. Insomma questa attenzione alle città, all'urbe (in fondo anche civiltà viene da "civitas") come luogo di scambio simbolico, dove le contraddizioni vengono al pettine e si risolvono. In modo politico (che viene, appunto, da "polis").

Per il quinto anno consecutivo si è svolto il convegno sull'identità dell'architettura italiana con i contributi dei maggiori insegnanti provenienti da tutte le università d'Italia.6
Secondo te qual è l'identità dell'architettura italiana degli ultimi vent'anni?

È un'identità perduta, da ridefinire, liquida come è liquida la società in cui viviamo.
Sono molto curioso del padiglione italiano della biennale di quest'anno, curato da Luca Molinari, forse lui saprà darci una fotografia della nostra identità (ndr risposta: 26 aprile 2010). 

Liquida! Nel senso baumaniano? 

Certo. 

È possibile un'urbanistica attenta alle diverse sensibilità abitative? 

Non solo è possibile ma è doverosa.

Nella tua playlist, ovvero le architetture che ami del novecento italiano, includi le Vele di Scampia progettate dall'architetto Franz Di Salvo, poiché sostieni, che non sono diverse da alcune case per villeggianti della Costa Azzurra7.

Puoi spiegare meglio questo concetto? 

È esattamente così. Basta fare un giro in Costa Azzurra per accorgersene. Lì però nessuno vuole abbattere quegli edifici, anzi, molti li trovano graziosi e così "piccolo borghesi" da parigino in vacanza.
Confondere le condizioni sociali e il degrado con, banalmente, il progetto è facile e "scandalistico" ma non risolve il problema.

Su City life scrivi: «Tutta colpa di quella mia amica che mi ha detto (ah, il tagliente spirito lombardo) mentre guardava i redering di progetto: "Sembrano due amici che reggono il terzo in mezzo, mentre vomita, ubriaco!"»8.
Non credi che sia la naturale trasposizione - in grande scala - del pensiero imprenditoriale che chiami "Brianza Style"?

Sono due cose leggermente diverse ma non antitetiche.
Il "Brianza style" è una modalità che dalla provincia sta invadendo il gusto della città. Un desiderio di una ipotetica autenticità formale che è sostanzialmente trash, i grattacieli della ex-fiera sono una mera operazione di speculazione edilizia che si copre utilizzando la foglia di fico dei nomi roboanti e internazionali.
Operazione provinciale anch'essa e in questo speculare alla microarchitettura del Brianza style.

«Roma è il paradiso del palazzinaro piccolo borghese. […] le singole, autonome, palazzine paiono una civettuola sfilata di autoreferenti bellezze, indifferenti l'una all'altra. Singoli pezzi, mai davvero legati al contesto, incapaci davvero di fare urbanistica»9.
Non credi che sia necessario iniziare a capire questa storia urbana senza licenziarla come banale, rozza o antiurbanistica?

Sono d'accordo. Occorre guardare senza pregiudizi, né negativi e neppure positivi, ogni opera del passato. Quella storia urbana esiste e chiede di essere raccontata.
Ciò non significa farne un santino colmo di nostalgia.
 

«Nell'Italia meridionale non si leggono libri. La classe dirigente, la piccola borghesia, la classe produttrice, i politici locali, non leggono libri. Dove non si leggono libri non c'è architettura».10
Che cosa c'è?
 

La devastazione, il voto di scambio, il familismo amorale, il far west, lo spreco del territorio, l'abbrutimento sociale, il disincanto, il cinismo.
La resa.

Mi descrivi il tuo miglior progetto da architetto?

Mio?
Progettato da me?
Ma no, poca roba. Sono un architetto che ha fatto cose piccole, ha risolto problemi "privati". Abitazioni, appartamenti, sottotetti. Un paio di piccole piazze e un asilo nido fuori Milano, qualche concorso, ma in generale io sono (stato, ché ormai lo sono sempre meno) un "architetto di base", appunto.
 
Perché hai abbandonato la professione dell'architetto per quella di scrittore?

Perché le giornate sono di 24 ore e tutto purtroppo non si può fare.
E perché mi sono reso conto di avere molta più libertà critica con la scrittura, oggi, che con l'architettura.

Da Cratilo di Platone: «Pare che la parola "verità" (alétheia) indichi il vagabondare di Dio (ále theía.
Che cosa può succedere vagabondando con un compagno di viaggio per la tangenziale di Milano?11

Succede che ridefinisci, dai suoi confini frangiati e incongrui, la mappa di una metropoli immensa che ormai tracima oltre le sue tangenziali, che sono a tutti gli effeti, ormai, delle strade urbane.
Ma farlo a piedi, girare in 10 tappe a piedi la cintura ad alto scorrimento cittadino, è anche un atto politico, resistente, che vuole recuperare la mobilità leggera e pubblica, l'unica, oggi, che dovremmo davvero sviluppare, nel nome della sanità e igiene (anche mentale) collettiva.
E stato un viaggio alla scoperta di un panorama davvero unico. Un pellegrinaggio attorno alla mia città.

Per Michele Monina la città che scorre lungo la tangenziale non è Milano. Per te, Milano inizia dai questi bordi.
Per Carlo Emilio Gadda gli architetti pastrufaziani (spesso imprenditori brianzoli) avevano costruito: «… Di ville! di villule!, di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di case villerecce, di ville rustiche, di rustici ville, gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato, poco a poco un po’ tutti, i vaghissimi e placidi colli delle pendici prenadine, che, manco a dirlo ‘digradano dolcemente’: alle miti bacinelle dei loro laghi».12
Dove sta andando Milano? 

Non ho la palla di vetro. Ma ho la sensazione che Milano stia camminando sulla lama di un rasoio. Se cade dalla parte giusta si riproietta, come è nella sua tradizione, nell'alveo delle città europee, dinamiche e innovative, se invece precipita dall'altra parte, chiude definitivamente il suo ciclo storico per tornare ad essere un villaggio come un altro.
La mia ansia è che la vedo sbilanciata, politicamente e amministrativamente, troppo da questa parte! 

8 novembre 2010
Intersezioni ---> SPECULAZIONE

Come usare WA----------------------------------------------------------------------------Cos'è WA

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Note:

* Visione in seguito elaborata dallo studio Metrogramma con il progetto Esperia 15.

1 Gianni Biondillo, Metropoli per Principianti, Guanda, Milano, 2008.

2 Gianni Biondillo, Urnbanità 4, Blog Nazione Indiana, 15 ottobre 2008. Link

3 Stefano Bucci, 'Architetti, mancano i maestri', Corriere della Sera, 24 maggio 2008. Link

4 Circolo della Colonna, CENA del 23 febbraio 2009. Link

5 Pubblicato su Costruire n. 303, settembre 2008.

6 Link del programma.

7 Gianni Biondillo, op. cit., p. 44.

8 Gianni Biondillo, op. cit., p. 90.

9 Gianni Biondillo, op. cit., p. 63.


10 Gianni Biondillo, op. cit., p. 70.

11 Gianni Biondillo e Monina Michele, Tangenziali. Due viandanti ai bordi della città, Guanda, 2010.

12 Gianni Biondillo e Monina Michele, op. cit., 102.

3 giugno 2008

0007 [A-B USO] San Berillo la 'Citylife' di Catania?

Leggendo la rassegna quotidiana dei blog, mi sono imbattuto in un'accorata lettera dell'architetto Giacomo Leone indirizzata al capo dello stato Giorgio Napolitano: v. Catania: al via transazione illegittima, a rischio sicurezza. Lettera Aperta a Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica scritta dall'architetto Giacomo Leone.
In seguito, ho scritto una mail, per chiedere all’architetto se aveva intenzione di avviare a tal proposito una petizione. Mi ha prontamente risposto e, con il suo assenso, pubblico l’estratto della mail.

Egregio amico combatto questa guerra da oltre quarant'anni e avevo con me Italia Nostra, urbanisti di fama internazionale, partito comunista e sindacati di un tempo. Defilata, sempre, la facoltà di Ingegneria; insensibili gli Ordini professionali; disinteressati i cittadini che, come nei secoli addietro, cercano una città da "mostrare" e non da vivere.
Siamo assediati da grilli parlanti, graffitari da protesta, movide ..... senza riferimenti.... Anche l'immondizia produce denaro.
Una petizione?
Nel nostro Paese si cerca di trovarsi un posto a tavola, come tanti altri.
La Sicilia di ieri registrava, fra i critici "qualche isolato intellettuale" senza citare la lettera che oggi trova spazio su internet ricercando "catania san berillo lettera aperta a Napolitano" grazie per la solidarietà.
Saluti giacomo leone.
Il giorno 31/mag/08, alle ore 16:02 inviato a Salvatore D'Agostino

Tralasciando la sensibilità e il coinvolgimento emotivo dell'architetto catanese, è indubbio che, per Catania, il vuoto del quartiere 'San Berillo' (Corso dei Martiri della Libertà) può diventare una sfida per una rivendicazione culturale ed estetica assopita da tempo. Chi però cerca elementi qualitativi, tra le righe degli accordi politici, trova solo numeri: il costo dell’operazione immobiliare, i posti di lavori e le cubature. Nessuna descrizione del progetto. (v. Giuseppe Bonaccorsi, Svolta per S. Berillo.-Tra sei mesi le ruspe.-Lavori finiti in 5 anni, La Sicilia 31 maggio)
Mentre a Milano si procede alla demolizione dei caseggiati dell'area che ospiterà il controverso Citylife, a Catania i proprietari del cinquantenario 'Ground Zero' prendono accordi senza progetto.
Se i cittadini milanesi possono definire i grattacieli sghembi e poco meneghini, esercitando la facoltà della critica, ai cittadini catanesi non è data neanche quest’opportunità sul vuoto di San Berillo.
L’architettura può aspettare o, come dichiara l'avvocato Andrea Scuderi, consulente dell'Istica (una delle società coinvolte) e responsabile degli aspetti urbanistici: «[…] ad occuparsi del piano di risanamento saranno architetti di fama mondiale, come Massimiliano Fuksas. Ma accanto al nome dell’architetto romano lavoreranno moltissimi altri tecnici. E tra quelli più importanti si fa strada quello di un altro professionista di fama mondiale, un architetto iraniano che dovrebbe occuparsi di disegnare e realizzare il mercato coperto che diverrà la nuova fiera.»
E’ questo l’effetto Bilbao: una cittadina sconosciuta chiama un noto architetto, per osmosi diventa una cittadina nota e cambia progressivamente l’economia locale. Anche in Italia i politici hanno capito il trucco della formula Bilbao e, per far uscire le loro città di provincia dall’anonimato, la utilizzano, chiamando, senza concorso, le grandi firme. Spesso con l’aggravante di giustificare mega speculazioni immobiliari.
Ma Catania, con la sua vis etnea, ha bisogno di uno shock architettonico o di un’architettura innovativa e glocale (v. Restauro del monastero di San Nicolò l'Arena a cura di Giancarlo De Carlo, Winebar CafHè di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Zoculture di Nigel Allen)?


Intersezioni ---> A-B USO

31 maggio 2008

0009 [MONDOBLOG] Mort ... archiwatch

di Salvatore D'Agostino

Giorgio Muratore autore del corrosivo, caustico, sarcastico e sferzante blog: 'ARCHIWATCH'. 

Salvatore D'Agostino Giorgio dal greco gheorgòs "agricoltore": agricoltore/muratore/architetto chi è Giorgio Muratore?

Giorgio Muratore Se potessi scegliere … naturalmente … il primo, poi il secondo e quindi il terzo, che sarei comunque tentato di escludere fin da principio. Sono senz'altro un architetto “pentito” e, in fondo, lo ero diventato, tanti anni fa decisamente “per caso” … scegliendo una facoltà e quindi un “mestiere” che nel ’64, con i miei occhi di allora … sarebbero dovuti essere “del futuro” ...

Muratore, quindi di nome e di fatto … mi piacciono le cose concrete … I muri, le pietre, i mattoni, le cose e le case semplici, normali, naturali, … detesto l’artificio, la maschera, le cose urlate, la “messa in scena”, la manfrina, l’arroganza, l’ignoranza, l’ipocrisia … in breve: l’architettura vincente di oggi …

Agricoltore, quindi, contadino … come un sogno, un’aspirazione alla ciclicità, alla visione naturale di un tempo che si è pur sempre perduto, è altrettanto capace di ricominciare … sempre uguale … il fascino dell’immutabilità e del mutamento … metamorfosi … natura …

A che cosa serve un 'blog' per un architetto? 

Assolutamente a niente … quindi: indispensabile … soprattutto per uno come il sottoscritto che negli ultimi anni non poteva più scrivere praticamente da nessuna parte …
Tutto quello che dice Grillo sulla stampa è vero … la censura esiste … il mondo della carta stampata nella quale ho vissuto per quarant'anni, come l’università è un letamaio; … un blog … finché non staccheranno la spina … è l’unico modo per avere l’illusione di poter parlare, ma è, comunque, una bottiglia nell'oceano, … ma, sicuramente, sempre meglio di niente ...

Perché Archiwatch? 

Immagino che tu voglia sapere come è nata la scelta di un logo così banale … trendy … e, al fondo, volutamente kitsch … la scelta risale ad alcuni anni fa, molto prima del blog ed era il titolo di una rubrichetta su una rivistina architettonica, inventata da Massimo Catalani che, in qualche modo, era a sua volta un’appendice di una testatina artistica di Ludovico Pratesi che, ben prima della rete, si autoriproduceva via fax … e delle quali, vista l’età, non ricordo neppure il nome … sicuramente, erano i primi anni del primo Rutelli, sarà stato il ’93 o il ‘94 e proprio “via fax” [N.d.R.: La rivista si chiamava Artel] … iniziò, per me, la lunga battaglia dell’Ara Pacis … i primi scazzi con l’amministrazione capitolina e i suoi sinistri suggeritori … poi entrai in contatto con James Beck un famoso e compianto professore della Columbia che, con grande modestia, intelligenza ed energia animava un’associazione e un sito intitolato “ArtWatch[N.d.R.: Sito attuale ArtWatch] che lui usava per denunciare le malefatte degli addetti ai lavori nel campo dell’arte antica e del restauro (famosa la sua denuncia contro i restauri della Sistina …) così quando capitò l’eventualità, su due piedi, di dare un nome ad un blog elettorale in occasione delle ultime elezioni per il consiglio dell’ordine degli architetti di Roma … non trovai di meglio che riesumare quell’Archiwatch … che, in fondo, conservava pressoché intatta una certa quale attualità comunicativa … oscenamente trendy … come ho già detto … in fondo l’Archiwatch di oggi è una specie di residuato bellico … riciclato … un po’ come la vespa … come Internet … se vogliamo fare qualche paragone “alto” … si parva licet ...

Un osservatorio sull'architettura … un diario … un pulpitino … dal momento che per me si erano praticamente chiuse le possibilità di comunicare via stampa a causa di una censura lunga ormai diversi anni …

… sono puntini di sospensione che in grammatica indicano pausa, altro, non detto e così via. Perché questa scrittura sospesa e romana? 

Non so se i miei troppi puntini … siano una pratica “romana” o meno … quello che è certo che nella scrittura, come in qualsiasi altra forma di espressione mi sembra opportuno lasciare sempre spazio all'immaginazione, alla creatività del lettore e quindi … giù coi puntini ...  

È sempre preferibile a un nudo … anche se di Marilyn … il panneggio delle vesti dell’estatica Teresa berniniana … è più sexy ...

È possibile costruire oggi a Roma senza fare i conti con la retorica della città storica? 

Naturalmente si … chi lo impedisce?
Basta avere la modestia, la cultura, l’intelligenza e soprattutto le palle per saperlo fare ... La città storica è un’invenzione dei giornalisti e degli urbanisti … due categorie dannose e inutili, destinate alla demolizione ...

Per lei e altri, "Citylife " a Milano è una speculazione finanziaria alla stregua delle villette-abitazione di Monticchiello. È possibile un connubio architettura/imprenditoria senza scadere nell'epiteto 'operazione di speculazione'? 

Da che mondo è mondo dietro ad ogni architetto ci sono un committente e un imprenditore … è il ragionevole equilibrio tra le loro tre esigenze a produrre un’Architettura degna di questo nome ... Tra il caso di Milano e quello di Monticchiello c’è poi una bella differenza ...

Il caso di Monticchiello è stata sostanzialmente una montatura giornalistica estiva in stile Repubblica … vip in vacanza … presenzialismo di vecchi e baffuti intellettuali-guru decotti, scandali colti, ipocrisia e arroganza da cortile snob tra Capalbio e la Val d'Orcia … Insomma: … una tempesta … in un bicchiere di Brunello ...

A Milano mi sembra che le cose stiano ben diversamente … si tratta di un modello di sviluppo incivile e selvaggio che si sta sviluppando in tutto il pianeta da parte di alcuni gruppi bancari internazionali e degli architetti al loro servizio … un modello che si potrebbe utilmente evitare nel nostro paese, ma che non trova forze sociali, politiche economiche e culturali capaci di contrastarlo … anzi, da destra e da sinistra, … tutti accorrono in aiuto innescando la catastrofe definitiva, prossima ventura; … l’idea di sviluppo, di sperimentazione e di innovazione sottintesa a queste operazioni è solo uno specchietto per le allodole, un’attrattiva per i gonzi che accorrono a frotte … incoscienti e felici … verso il sedicente “nuovo” che avanza …

Lei è attualmente professore presso la Facoltà di Architettura "Valle Giulia", dov'è titolare della cattedra di "Storia dell'Arte e dell'Architettura Contemporanea". Qual è la situazione dell'università in Italia? 

Questo è un tema un po’ troppo grande per trattarlo in poche battute … sull'argomento credo poi di aver rotto abbastanza le balle … ai miei colleghi e ai miei studenti, per circa quarant'anni, per insistere ancora ... L’università è, com’è ovvio, lo specchio del paese … lei ha presente Napoli … Palermo … Casal di Principe … Gioia Tauro … Roma?

Mi può raccontare lo studente di oggi? 

In questi casi è buona norma lasciarsi andare alla leggerezza … alla speranza … al ritornello: delle nuove idee che vengono dalle nuove generazioni; … tutti contenti e tutti coglionati; … purtroppo non credo che sia così … credo che gli studenti, oggi come ieri, siano sostanzialmente “sempre gli stessi” … con i loro problemi e con le loro speranze … ma che, come sempre, esista soltanto una piccolissima minoranza “realmente” interessata, realmente in grado di capire criticamente le cose, le situazioni, i contesti … insegnare è difficile, ma anche studiare dovrebbe esserlo, almeno un po’ … oggi poi con l’informatica, con i telefonini … si potrebbero fare cose magnifiche, ma … al massimo si scopiazza Zazà o si fanno le tesine copia-incolla … ci sono, come sempre le eccezioni dalle quali c’è sempre qualche cosa da imparare, ma sono veramente eccezioni …

Quanti studenti spengono il telefonino a lezione? … e quanti professori fanno altrettanto? Quest’anno poi mi è capitata, per la prima volta, una strana vicenda: mi si avvicina, prima della lezione uno studente un po’ imbarazzato con un foglietto in mano e mentre io, tutto contento, sperando in una domanda sul programma … in un chiarimento … in un suggerimento bibliografico … tra me e me andavo già dicendomi: “vedi come sono interessati gli studenti di quest’anno …”, mi allunga il bigliettino e mi sussurra con voce implorante “potrebbe farmi una dedica prima della lezione … sa … è il suo compleanno …” capito? Come nelle radio private, nelle feste di paese, nelle televisioni trash di prima serata, … io, naturalmente, ho fatto premurosamente la “dedica”, … ma ho anche pensato per settimane al mio professore di meccanica razionale … se l’avessero chiesto a lui? ...

Comunque all'università, dagli studenti, non si smette di imparare io ci vado ancora per questo … 

Nel suo blog lei è spesso critico verso gli architetti denominati 'archistar' e il potere politico. Qual è la sua idea di architettura?  

“Una cosa semplice e fatta bene” … come diceva un mio vecchio professore che nessuno si filava … perché insegnava arte dei giardini, un “complementare”, … ma che era un galantuomo e si chiamava Francesco Fariello … e che, evidentemente, ripeteva una frase sentita, a sua volta, a scuola … quando, anche lui, era studente … i grandi professori, all’epoca già attigui ai politici, “insegnavano” invece … l’utopia … ed ecco i risultati … 

31 maggio 2008 (ultima modifica: 8 giugno 2011)
Intersezioni ---> MONDOBLOG
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Note:
Per i commenti vai sul blog di Giorgio Muratore: 'Intervista...blog...su blog' del 31 maggio 2008

7 maggio 2008

0004 [MONDOBLOG] Intervista Blog: Giorgio Muratore mort...archiwatch

di Salvatore D'Agostino

questa intervista è stata integrata vedi: 0009 [MONDOBLOG] Mort ... archiwatch 

Giorgio Muratore autore del corrosivo, caustico, sarcastico e sferzante blog: 'ARCHIWATCH'

Salvatore D'Agostino Giorgio dal greco gheorgòs "agricoltore": agricoltore/muratore/architetto chi è Giorgio Muratore? 

Giorgio Muratore Se potessi scegliere … naturalmente … il primo, poi il secondo e quindi il terzo, che sarei comunque tentato di escludere fin da principio. Sono senz'altro un architetto “pentito” e, in fondo, lo ero diventato, tanti anni fa decisamente “per caso” … scegliendo una facoltà e quindi un “mestiere” che nel ’64, con i miei occhi di allora … sarebbero dovuti essere “del futuro” ...

Muratore, quindi di nome e di fatto … mi piacciono le cose concrete … I muri, le pietre, i mattoni, le cose e le case semplici, normali, naturali, … detesto l’artificio, la maschera, le cose urlate, la “messa in scena”, la manfrina, l’arroganza, l’ignoranza, l’ipocrisia … in breve: l’architettura vincente di oggi …

Agricoltore, quindi, contadino … come un sogno, un’aspirazione alla ciclicità, alla visione naturale di un tempo che si è pur sempre perduto, è altrettanto capace di ricominciare … sempre uguale … il fascino dell’immutabilità e del mutamento … metamorfosi … natura … 

A che cosa serve un 'blog' per un architetto? 

Assolutamente a niente … quindi: indispensabile ... soprattutto per uno come il sottoscritto che negli ultimi anni non poteva più scrivere praticamente da nessuna parte ...

Tutto quello che dice Grillo sulla stampa è vero … la censura esiste … il mondo della carta stampata nella quale ho vissuto per quarant'anni, come l’università è un letamaio; … un blog … finché non staccheranno la spina … è l’unico modo per avere l’illusione di poter parlare, ma è, comunque, una bottiglia nell'oceano, … ma, sicuramente, sempre meglio di niente … 

È possibile costruire oggi a Roma senza fare i conti con la retorica della città storica? 

Naturalmente si … chi lo impedisce?
Basta avere la modestia, la cultura, l’intelligenza e soprattutto le palle per saperlo fare … La città storica è un’invenzione dei giornalisti e degli urbanisti … due categorie dannose e inutili, destinate alla demolizione … 

Per lei e altri, "Citylife " a Milano è una speculazione finanziaria alla stregua delle villette-abitazione di Monticchiello. È possibile un connubio architettura/imprenditoria senza scadere nell'epiteto 'operazione di speculazione'?  

Da che mondo è mondo dietro ad ogni architetto ci sono un committente e un imprenditore … è il ragionevole equilibrio tra le loro tre esigenze a produrre un’Architettura degna di questo nome ... Tra il caso di Milano e quello di Monticchiello c’è poi una bella differenza ...

Il caso di Monticchiello è stata sostanzialmente una montatura giornalistica estiva in stile Repubblica … vip in vacanza … presenzialismo di vecchi e baffuti intellettuali-guru decotti, scandali colti, ipocrisia e arroganza da cortile snob tra Capalbio e la Val d'Orcia … Insomma: … una tempesta … in un bicchiere di Brunello ...

A Milano mi sembra che le cose stiano ben diversamente … si tratta di un modello di sviluppo incivile e selvaggio che si sta sviluppando in tutto il pianeta da parte di alcuni gruppi bancari internazionali e degli architetti al loro servizio … un modello che si potrebbe utilmente evitare nel nostro paese, ma che non trova forze sociali, politiche economiche e culturali capaci di contrastarlo … anzi, da destra e da sinistra, … tutti accorrono in aiuto innescando la catastrofe definitiva, prossima ventura; … l’idea di sviluppo, di sperimentazione e di innovazione sottointesa a queste operazioni è solo uno specchietto per le allodole, un’attrattiva per i gonzi che accorrono a frotte … incoscienti e felici … verso il sedicente “nuovo” che avanza … 

… sono puntini di sospensione che in grammatica indicano pausa, altro, non detto e così via. Perché questa scrittura sospesa e romana?

Non so se i miei troppi puntini … siano una pratica “romana” o meno … quello che è certo che nella scrittura, come in qualsiasi altra forma di espressione mi sembra opportuno lasciare sempre spazio all’immaginazione, alla creatività del lettore e quindi … giù coi puntini ...

È sempre preferibile a un nudo … anche se di Marilyn …il panneggio delle vesti dell’estatica Teresa berniniana ... è più sexy …

7 maggio 2008 
Intersezioni ---> MONDOBLOG
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Note:
 Pubblicato sulla presS/Tletter n.17-2008