di Salvatore D'Agostino
E mentre viaggio verso l'aeroporto, ridiamo e scherziamo su tutto, e mi torna in mente una canzone di Enzo Jannacci, che ha saputo riflettere sul senso della vita e del ridere con tante delle sue composizioni. Mi viene in mente il ritornello della canzone Vivere del 1976, contenuta nell'album O vivere o ridere, che recita così:
Ridere sempre così giocondo
E ridere delle follie del mondo
E vivere finché c'è gioventù
Perché la vita è bella
La voglio vivere senza tu.
Mi fermo a pensare: cosa significa "La voglio vivere senza tu"? Poi rifletto e mi dico che forse si riferisce a quei "tu", i "tu" giudicanti che avvelenano il sorriso quotidiano. Tu sei così, tu sei insopportabile, tu sei...
E penso che sarebbe davvero bella la vita, senza quei "tu".
And as I travel to the airport, we laugh and joke about everything, and a song by Enzo Jannacci comes to mind—he knew how to reflect on life and laughter in many of his compositions. The chorus of the 1976 song Vivere, from the album O vivere o ridere, goes like this:
Always laughing so cheerfully
And laughing at the follies of the world
And living while there’s still youth
Because life is beautiful
I want to live it without you.
I stop to think: what does "I want to live it without you" mean? Then I reflect and realize that maybe it refers to those judgmental yous, the ones that poison everyday smiles. You are like this, you are unbearable, you are...And I think how beautiful life would be without those yous.
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