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11 dicembre 2024

Errare a Milano

   di Salvatore D'Agostino

    In autunno del 2015 mi sono ritrovato a Milano, a riorientare un nuovo percorso di vita. In quei giorni complicati, in cui mi sentivo perso e con un futuro da ricostruire, ho avuto la fortuna di incontrare un compagno di viaggio: Gianni Biondillo, con cui avevo dialogato diverse volte sia su Nazione Indiana che su questo blog*. Praticamente, senza che lui ne fosse consapevole, mi ha "battezzato", indicandomi come intraprendere questo viaggio a Milano. Mi ha spronato, indirettamente, con la sua stessa erranza.
    L’occasione è stata un cammino di 24 ore intorno a Milano, organizzato in occasione dell’EXPO, il 24 ottobre 2015: Maratown.

24 novembre 2024

mostra fotografica e presentazione del libro LUCELUTTO di Pietro Motisi a Milano presso lo studio di architettura Etra

                  di Salvatore D'Agostino
    A casa mi trovo un libro con dei timbri di una biblioteca dove non ho mai richiesto il suo prestito. Non ho mai capito cosa sia successo e perché questo libro si trovi tra i miei scaffali. So solo che è diventato prezioso per me, segnato dall’usura delle tante volte in cui l’ho riletto. A volte penso che dovrei restituirlo, anche se non sono stato io a prenderlo, ma non ci riesco: è uno dei libri più importanti tra i miei. Recentemente ho riletto più volte il racconto Intervista a mia madre e mi ha colpito ancora più profondamente. È un racconto intenso, che mette a nudo le contraddizioni e le complessità del nostro tempo, sempre più sfilacciato tra un passato recente di cui sembriamo perdere la memoria – senza nemmeno elaborarne il lutto – e una vita vissuta, un tempo, con semplicità, dignità e umanità. Una vita che rispecchia la luce di ciò che significa vivere pienamente.
    Quel libro, scritto da Gesualdo Bufalino nel 1996, si intitola La luce è il lutto. Proprio partendo da questo titolo, il fotografo Pietro Motisi* * *, prende spunto per il suo lavoro. Dopo aver attraversato in lungo e in largo la Sicilia per oltre un decennio, ha pubblicato un libro fotografico dal titolo LUCELUTTO.
    Ho il piacere di ospitare una selezione delle sue fotografie presso il mio studio di architettura  ETRA, a Milano, in Viale Monza 40. Se siete curiosi di scoprire il suo lavoro, vi invito a partecipare alla presentazione del libro sabato 30 novembre alle ore 18.00, insieme a Pietro Motisi e Francesco Gesti.
    La mostra resterà aperta al pubblico dal 1 all’8 dicembre, con orario continuato dalle 10:00 alle 19:00.
    Se sentite il bisogno di esplorare questi temi, vi invito a venire. Vi aspetto.

16 agosto 2024

|088| a mano libera verso aeroporto di Milano Linate #amanolibera 16*08*2024

                  di Salvatore D'Agostino

    Sono sfinito, non ce la faccio più. Questi viaggi disorganizzati, di terza classe, richiedono un impegno enorme, uno sforzo fisico non indifferente. Tanti chilometri percorsi a piedi, tante città visitate, tanti incontri, colori, suoni, e odori che mi hanno accompagnato e, in qualche modo, trasformato. Un viaggio in cui ti butti nell'ignoto, abbandonando tutte le tue abitudini e cercando di vivere quelle del luogo che attraversi, non può che cambiarti. Non puoi essere lo stesso di prima. Ogni voglia di cambiamento implica tanta fatica. Ora torno a casa per riposarmi, dedicandomi al mio lavoro quotidiano.
    I'm exhausted, I can't take it anymore. These disorganized, third-class trips demand enormous effort, a significant physical toll. So many kilometers walked, so many cities visited, so many encounters, colors, sounds, and smells that have accompanied and, in some way, transformed me. A journey where you dive into the unknown, leaving behind all your habits and trying to live those of the place you pass through, cannot help but change you. You can't be the same as before. Every desire for change requires so much effort. Now I’m heading home to rest, dedicating myself to my daily work.


15 agosto 2024

|087| a mano libera verso aeroporto di Londra Heathrow #amanolibera 15*08*2024

                  di Salvatore D'Agostino

    Un viaggio è come un film: ha un inizio e una fine. E come in ogni finale, c’è sempre quell’immagine sfumata che ti lascia intravedere la parola "Fine," che, se vuoi, ti rimanda alla prossima proiezione.
    A journey is like a movie: it has a beginning and an end. And as in every ending, there’s always that faded image that lets you glimpse the word "The End," which, if you want, points you toward the next screening.


|086| a mano libera verso l’aeroporto internazionale Newark-Liberty #amanolibera 15*08*2024

                  di Salvatore D'Agostino

    E mentre viaggio verso l'aeroporto, ridiamo e scherziamo su tutto, e mi torna in mente una canzone di Enzo Jannacci, che ha saputo riflettere sul senso della vita e del ridere con tante delle sue composizioni. Mi viene in mente il ritornello della canzone Vivere del 1976, contenuta nell'album O vivere o ridere, che recita così:
Ridere sempre così giocondo
E ridere delle follie del mondo
E vivere finché c'è gioventù
Perché la vita è bella
La voglio vivere senza tu.
Mi fermo a pensare: cosa significa "La voglio vivere senza tu"? Poi rifletto e mi dico che forse si riferisce a quei "tu", i "tu" giudicanti che avvelenano il sorriso quotidiano. Tu sei così, tu sei insopportabile, tu sei...
E penso che sarebbe davvero bella la vita, senza quei "tu".
    And as I travel to the airport, we laugh and joke about everything, and a song by Enzo Jannacci comes to mind—he knew how to reflect on life and laughter in many of his compositions. The chorus of the 1976 song Vivere, from the album O vivere o ridere, goes like this:
Always laughing so cheerfully
And laughing at the follies of the world
And living while there’s still youth
Because life is beautiful
I want to live it without you.
I stop to think: what does "I want to live it without you" mean? Then I reflect and realize that maybe it refers to those judgmental yous, the ones that poison everyday smiles. You are like this, you are unbearable, you are...And I think how beautiful life would be without those yous.

|085| a mano libera verso Preakness Shopping Center #amanolibera 14*08*2024

                  di Salvatore D'Agostino

    Domani si torna a casa, e mentre mi trovo in questo enorme parcheggio di un centro commerciale, mi viene in mente la storia dell'architetto Victor Gruen di origine austriaca che si trasferì negli USA nel 1938, fuggendo dalla tragedia imminente causata dai populismi in Europa. Si deve a lui l'idea del centro commerciale come lo conosciamo oggi. Victor Gruen costruì, il Southdale Center, a Edina, Minnesota, nel 1956, il primo centro commerciale moderno al mondo.
Gruen era un socialista di stampo europeo; trovava i negozi sparsi nei centri cittadini inefficienti, e lo stile di vita suburbano dell'America degli anni '50 troppo "incentrato sulle auto". Voleva progettare un edificio che fosse un luogo di incontro comunitario, dove le persone potessero fare shopping, bere un caffè e socializzare, come ricordava dalla sua Vienna natia. Il Southdale Center era vagamente ispirato ai portici delle città europee densamente popolate e includeva "vetrine all'altezza degli occhi" per attirare i clienti nei negozi. Gruen immaginava un centro che avrebbe incluso "un centro medico, scuole e residenze," non solo una serie di negozi sfarzosi. Lo descriveva come un luogo che avrebbe potuto "soddisfare le esigenze odierne e della vita odierna" e unire la comunità, offrendo "un nuovo spazio per l'istinto umano primario di mescolarsi con gli altri."
E mentre penso a questo, mi rendo conto che l'Europa, a distanza di qualche decennio, trovò geniale questa soluzione e la importò. Ma in questo ritorno al punto di partenza si è creato un corto circuito: l'idea originale di Gruen, nata in Europa e portata negli USA, torna indietro come un surrogato, perdendo quel paradosso iniziale che Gruen aveva voluto.
Domani torno a casa, e con me porto questa lezione importante.
    Tomorrow, I’m heading home, and while I stand in this huge parking lot of a shopping mall, I’m reminded of the story of architect Victor Gruen, an Austrian who moved to the USA in 1938, fleeing the looming tragedy caused by populism in Europe. He is credited with the idea of the shopping mall as we know it today. Victor Gruen built the Southdale Center in Edina, Minnesota, in 1956, the first modern shopping mall in the world.
Gruen was a European-style socialist; he found scattered shops in city centers inefficient, and the suburban lifestyle of 1950s America too "car-centered." He wanted to design a building that would be a community gathering place, where people could shop, grab a coffee, and socialize, much like he remembered from his native Vienna. The Southdale Center was loosely inspired by the arcades of densely populated European cities and featured "eye-level windows" to attract customers into the stores.
Gruen envisioned a center that would include "a medical center, schools, and residences," not just a series of flashy shops. He described it as a place that could "meet the needs of today’s life and society" and unite the community, offering "a new space for the primal human instinct to mingle with others."
And as I think about this, I realize that Europe, decades later, found this solution brilliant and imported it. But in this return to the starting point, a short circuit occurred: Gruen's original idea, born in Europe and taken to the USA, came back as a surrogate, losing the initial paradox that Gruen had intended.
Tomorrow I go home, and I carry this important lesson with me.

|084| a mano libera verso Wanaque #amanolibera 14*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Mentre mi trovo all'interno della casa di mio zio, mi viene in mente una parola che ho imparato in Portogallo: saudade. Letteralmente significa "nostalgia," ma ho capito che non si tratta di una semplice nostalgia per il luogo di origine o per da dove si è partiti. La saudade è un sentimento più complesso, un atteggiamento fisico e mentale. Come uomo, vivo la mia vita legato profondamente al luogo di origine, ma qui, su questa terra, mi sento italiano, spagnolo, pakistano, africano, irlandese, inglese, e così via, all'infinito, perché questa terra contiene lo spirito di tutto il mondo. Le architetture degli interni non hanno uno stile preciso, ma vivono nel riflesso della saudade. Trovi tracce delle tradizioni dei luoghi di origine. Se dovessi definire lo stile delle case negli Stati Uniti, lo chiamerei "stile saudade," perché intimamente legato ad altri luoghi.
    As I find myself inside my uncle's house, a word I learned in Portugal comes to mind: saudade. Literally, it means "nostalgia," but I’ve come to understand it’s not just simple longing for one’s place of origin or where one started. Saudade is a more complex feeling, a physical and mental state. As a man, I live my life deeply connected to my place of origin, but here, on this land, I feel Italian, Spanish, Pakistani, African, Irish, English, and so on, endlessly, because this land contains the spirit of the entire world. The interior designs don’t have a precise style but exist in the reflection of saudade. You find traces of traditions from places of origin. If I had to define the style of homes in the United States, I would call it "saudade style," because it is intimately tied to other places.

14 agosto 2024

|083| a mano libera in giro per Manhattan #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino


    Non ricordo quando e chi mi ha detto che a New York i tassisti sono tutti di origine pakistana. Forse l’ho letto in un libro, sentito in un film o ascoltato in uno dei racconti dei miei zii, che si sono trasferiti qui. Non lo so, ne ho visti alcuni, ma come in tutte le metropoli del mondo, non riesci a congelare un'identità o una tradizione: in poco tempo tutto cambia. In questo caso, Uber ha rivoluzionato tutto, anche qui.
    I don’t remember when or who told me that all taxi drivers in New York are of Pakistani origin. Maybe I read it in a book, heard it in a movie, or listened to one of my uncles' stories, who moved here. I don’t know; I’ve seen a few, but as in all the world’s metropolises, you can’t freeze an identity or a tradition: everything changes quickly. In this case, Uber has revolutionized everything, even here.

|082| a mano libera verso Manhattan #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Cari Oscar Niemeyer e Le Corbusier,
anche se l’ONU nasceva con buoni intenti, avete progettato un edificio che, più che una speranza di pace e cooperazione tra i popoli, sembra rappresentare il suo opposto. Cemento e vetro senza anima, senza pace, senza cooperazione.
Occasione sprecata.
Vostro SD
    Dear Oscar Niemeyer and Le Corbusier,
even though the UN was born with good intentions, you designed a building that, rather than embodying a hope for peace and cooperation among peoples, seems to symbolize the opposite. Concrete and glass without soul, without peace, without cooperation.
A wasted opportunity.
Yours, SD

|081| a mano libera verso Manhattan #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Mi ritrovo di fronte ai ponti iconici di Manhattan e penso a come da lì arrivino le migliaia di operai che servono a far girare il brillante circo economico di questa parte dell’isola. Non vedo la storia degli uomini ricchi e potenti, ma la fatica dei più umili che, attraversando ogni giorno questi ponti, contribuiscono a lucidare il potere dei soldi.
    I find myself in front of Manhattan's iconic bridges and think about how thousands of workers cross them, fueling the glittering economic circus of this part of the island. I don’t see the story of the rich and powerful men, but the toil of the humble workers who, crossing these bridges every day, help polish the power of money.

|080| a mano libera verso Manhattan #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    C’è un espediente narrativo, comune in molti telefilm d’azione o di suspense, dove, dopo aver sconfitto il nemico o risolto casi misteriosi, la tensione si allenta. Parte una musica di sottofondo e i protagonisti, finalmente rilassati, si vedono ridere, magari mentre bevono qualcosa in un bar o si ritrovano insieme. Questo momento magico mi è capitato mentre eravamo fermi e osservavo la gente che, apparentemente uscita dal lavoro, camminava in modo sconnesso, come se tutto fosse sospeso sulle strisce pedonali. Per paradosso, mi viene in mente la scena di Full Metal Jacket, quando Stanley Kubrick usa lo stesso espediente: i soldati, dopo essere stati decimati da una cecchina vietnamita, cantano la Marcia di Topolino, in un finale lugubre e surreale. E la voce narrante riflette: «... certo, vivo in un mondo di merda, questo sì. Ma sono vivo... e non ho più paura.»
    There’s a narrative device, common in many action or suspense TV shows, where, after defeating the enemy or solving mysterious cases, the tension eases. Background music starts playing, and the protagonists, finally relaxed, are seen laughing, perhaps while drinking something at a bar or gathering together. This magical moment happened to me as we were stopped, and I watched people, seemingly just off work, walking in a disjointed way, as if everything were suspended on the crosswalk. Paradoxically, it reminds me of the scene from Full Metal Jacket, when Stanley Kubrick uses the same device: the soldiers, after being decimated by a Vietnamese sniper, sing the Mickey Mouse March, in a grim and surreal ending. And the narrator reflects: “... sure, I live in a world of shit, yes. But I’m alive... and I’m not afraid anymore.”

|079| a mano libera verso Manhattan #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Attraversando il Brooklyn Bridge, la mia memoria mi riporta a un libro letto anni fa, dove sullo sfondo si raccontano le vicende familiari di un padre e un figlio che si alternano nella costruzione del ponte. Entrambi muoiono prima che venga completato. Cerco di vagare nella mia mente, ma non riesco a ricordare l’autore. Forse Philip Roth, o più probabilmente Paul Auster. Sì, sono convinto che sia Auster, ma non riesco a ricordare in quale libro ho letto questa storia. Vorrei tanto rileggerla.
    Crossing the Brooklyn Bridge, my memory takes me back to a book I read years ago, where the background tells the family story of a father and son who take turns working on the construction of the bridge. Both die before it's completed. I try to wander in my mind, but I can't recall the author. Maybe Philip Roth, or more likely Paul Auster. Yes, I'm convinced it's Auster, but I can't remember which book I read this story in. I would really love to read it again.

|078| a mano libera verso Manhattan #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    E ti chiedi: "Che cos'è?" Ma non hai il tempo di fermarti, sei su una strada trafficata. Intuisci solo che somiglia a una torre d'acqua, con vetri colorati che creano un interessante effetto cromatico. Poi, una volta a casa, interroghi Google Immagini e scopri che è un'opera dell'artista Tom Fruin. Fruin spiega che le sue architetture riproducono la griglia della città, mentre i colori sgargianti, creati con materiali di recupero, riflettono la vivacità delle diverse comunità che compongono il tessuto urbano. Ma tutto questo lo scopri solo dopo, quel "dopo" che significa un momento di riflessione e meditazione. Altrimenti, resta solo un’immagine sfuggente, una cosa intravista di passaggio che, se non ci pensi, dimentichi in fretta perché, apparentemente, non ha senso ricordare.
    And you ask yourself, "What is it?" But you don't have time to stop; you're on a busy road. You only sense that it looks like a water tower, with colored glass creating an interesting chromatic effect. Later, once you're home, you search on Google Images and discover it's a work by the artist Tom Fruin. Fruin explains that his structures replicate the city's grid, while the bright colors, created from reclaimed materials, reflect the vibrancy of the various communities that make up the urban fabric. But you only find this out later, that "later" meaning a moment of reflection and contemplation. Otherwise, it remains just a fleeting image, something glimpsed in passing, which, if you don't think about it, you quickly forget because, on the surface, there's no reason to remember it.

|077| a mano libera nei dintorni di Brooklyn #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Attraversando questo quartiere, che pur cambiando la sua popolazione mantiene ancora un’anima operaia, rifletto sulla retorica politica di Donald Trump, che proprio ieri, su X (l’ex Twitter), ha partecipato a un’intervista condotta dall’amico Elon Musk, proprietario del social network. Più che un confronto, sembrava una conversazione informale tra amici al bar, priva di domande scomode. In un passaggio, Trump elogiava Musk per la sua capacità di licenziare senza esitazioni, dicendo: "Guardo cosa fai. Entri, chiedi ‘Vuoi licenziarti?’ e se scioperano, tu dici ‘Va bene. Siete tutti fuori. Siete tutti fuori.’" Mi chiedo come sia possibile che in una nazione dove è nato il primo sciopero generale, proprio nella città di Chicago, ci si sia dimenticati di questa importante storia di lotte operaie. È incredibile come molti operai americani abbiano perso la consapevolezza del proprio potere e del diritto di scioperare, scegliendo spesso politiche che celebrano la capacità di licenziare senza giusta causa, solo perché hanno il potere di farlo.
    As I walk through this neighborhood, which, despite its changing population, still retains a working-class soul, I reflect on Donald Trump's political rhetoric. Just yesterday, on X (formerly Twitter), he took part in an interview conducted by his friend Elon Musk, the owner of the social network. More than a confrontation, it seemed like an informal chat between friends at a bar, devoid of tough questions. At one point, Trump praised Musk for his ability to fire without hesitation, saying: "I watch what you do. You come in, ask, ‘Do you want to quit?’ and if they strike, you say, ‘Fine. You're all out. You're all out.’" I wonder how it’s possible that in a nation where the first general strike was born, right in the city of Chicago, people have forgotten this important history of workers' struggles. It’s incredible how many American workers have lost awareness of their own power and the right to strike, often choosing policies that celebrate the ability to fire without cause, simply because they have the power to do so.

|076| a mano libera nei dintorni di Brooklyn #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Entriamo in 18th Avenue, Brooklyn, dove ancora si respirano le tracce della comunità italiana, e ci ritroviamo a Palermo: le luminarie sgargianti e colorate evocano la festa di Santa Rosalia, mentre la gente si affretta a preparare stand e festoni per le celebrazioni. Qui il concetto di tradizione sembra fare un triplo salto mortale con doppio avvitamento, e immagino Santa Rosalia parlare con l'accento di un italo-americano, tradendo un po' la sua origine siciliana e quel forte accento da isolana.We enter 18th Avenue,         Brooklyn, where traces of the Italian community are still palpable, and suddenly we find ourselves in Palermo: the bright and colorful lights evoke the feast of Santa Rosalia, while people hurry to set up stands and decorations for the celebrations. Here, the concept of tradition seems to do a triple somersault with a double twist, and I imagine Santa Rosalia speaking with an Italian-American accent, betraying her Sicilian origins and that strong island accent.

|075| a mano libera nei dintorni di Brooklyn #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Le grandi città racchiudono spesso al loro interno piccole città, ciascuna connessa alle tradizioni dei propri abitanti: quartieri ebraici, spagnoli, Chinatown, Little Italy. In questi angoli di città si parla una lingua diversa, si vive secondo abitudini particolari, si professano altre religioni, si trasmettono valori culturali specifici e si pubblicizzano prodotti delle terre d’origine. Sono luoghi dove frammenti di mondi diversi si intrecciano con le loro radici, creando nuove identità.
    Large cities often contain small cities within them, each connected to the traditions of its inhabitants: Jewish neighborhoods, Spanish quarters, Chinatown, Little Italy. In these corners of the city, a different language is spoken, people live according to particular customs, practice different religions, pass down specific cultural values, and advertise products from their homelands. These are places where fragments of different worlds intertwine with their roots, creating new identities.

|074| a mano libera nei dintorni di Brooklyn #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    In giro per Brooklyn, attraversiamo il quartiere ebraico e mi viene in mente una battuta di Woody Allen: “Lei di che confessione è?” “Di nascita sono di confessione ebraica, poi crescendo mi sono convertito al narcisismo.” Le città, più cerchiamo di narrarle, più sembrano sfuggire al racconto. La città è una realtà antropologica, sempre in continuo movimento di storie ed edifici, nulla mai si cristallizza. Le storie delle città sono destinate alla narrativa, non alla verità storica. Sono affreschi che in un attimo cambiano, come tonalità di luce, colore e umanità. A differenza degli uomini, la città non può permettersi di essere narcisista, perché per sua natura entra in empatia con chi la vive.
    As we wander through Brooklyn, we pass through the Jewish neighborhood, and a Woody Allen joke comes to mind: “What’s your religion?” “I was born Jewish, but later I converted to narcissism.” The more we try to narrate cities, the more they seem to escape the story. The city is an anthropological reality, always in constant motion, with stories and buildings never crystallizing. The stories of cities are meant for narrative, not historical truth. They are frescoes that change in an instant, like tones of light, color, and humanity. Unlike humans, the city cannot afford to be narcissistic, because by its very nature, it empathizes with those who live in it.


|073| a mano libera nei dintorni di Brooklyn #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Ripeto l’esperienza dopo più di trentacinque anni: farmi condurre da un trenino di legno su una montagna russa, un’opera in legno di quasi cento anni fa, costruita da abili carpentieri. Il trenino, scomodo e spigoloso, viaggia a circa 100 km/h, e ogni curva si sentono i cigolii del legno. Questa volta, ho vissuto l’avventura con mio figlio, che ormai ha quasi trent'anni, cercando di ritrovare quel divertimento infantile. Penso a tutti quelli, bambini e adulti, che hanno provato il famoso "Cyclone", con la sua corsa vertiginosa tra l’oceano Atlantico e i margini di Brooklyn.
    I’m repeating the experience after more than thirty-five years: being taken by a wooden train on a roller coaster, a nearly hundred-year-old wooden structure built by skilled carpenters. The rickety, uncomfortable train travels at about 100 km/h, and at every turn, you can hear the creaking of the wood. This time, I experienced the adventure with my son, who is now almost thirty, trying to recapture that childhood thrill. I think of all the people, both children and adults, who have experienced the famous "Cyclone," with its dizzying ride between the Atlantic Ocean and the edges of Brooklyn.

|072| a mano libera nei dintorni di Brooklyn #amanolibera 13*08*2024

                 di Salvatore D'Agostino

    Mentre le politiche ‘sovraniste’ cercano di limitare le forme di protesta, quelle ancora tollerate sembrano essere quelle che difendono interessi locali, una sorta di 'sovranismo' in scala ridotta. Parlo delle proteste di quartieri o comunità che cercano di opporsi a iniziative pubbliche che potrebbero danneggiare il loro territorio. Questo fenomeno è sintetizzato dall'acronimo inglese NIMBY (Not In My Back Yard, "Non nel mio cortile"). Attraversando le vecchie strade di Brooklyn, un tempo abitate da italiani e oggi prevalentemente dalla comunità cinese, assisto a una protesta: centinaia di persone manifestano contro il comune per opporsi alla costruzione di un centro per senzatetto tra l'86° strada e la 25° Avenue. Una forma di sovranismo locale, applicata al quartiere.
    While ‘nationalist’ policies seek to limit forms of protest, those still tolerated seem to be the ones that defend local interests, a kind of 'nationalism' on a smaller scale. I’m referring to protests by neighborhoods or communities that try to oppose public initiatives that could harm their territory. This phenomenon is summarized by the English acronym NIMBY (Not In My Back Yard). As I walk through the old streets of Brooklyn, once inhabited by Italians and now predominantly by the Chinese community, I witness a protest: hundreds of people are demonstrating against the city to oppose the construction of a homeless shelter between 86th Street and 25th Avenue. A form of local nationalism, applied to the neighborhood.

|071| a mano libera nei dintorni di Brooklyn #amanolibera 13*08*2024

                di Salvatore D'Agostino

    "Salvatore," mi dice mio zio, "vedi tutte quelle case con i negozi? Prima erano tutti negozi di italiani, adesso se li sono comprati i cinesi. Brooklyn non è più quella di una volta."
    "Salvatore," my uncle says to me, "do you see all those houses with shops? They used to all be Italian-owned, but now the Chinese have bought them. Brooklyn isn’t what it used to be."

|070| a mano libera verso Coney Island #amanolibera 13*08*2024

                di Salvatore D'Agostino

    Le "HOV Lane" sono corsie riservate ai veicoli con più di tre persone a bordo. Ho pensato: una bella idea per incoraggiare le persone a viaggiare insieme, invece di prendere ciascuno la propria auto. Purtroppo, guardando dal finestrino, la corsia che stavo percorrendo era quasi deserta, mentre alla mia sinistra c'era il solito groviglio di auto, ognuna con un solo autista al volante. Nulla da fare.
    The "HOV Lanes" are lanes reserved for vehicles with more than three people on board. I thought: a great idea to encourage people to travel together instead of each taking their own car. Unfortunately, looking out the window, the lane I was driving in was almost empty, while to my left was the usual tangle of cars, each with only one driver behind the wheel. No luck.

|069| a mano libera verso Coney Island #amanolibera 13*08*2024

                di Salvatore D'Agostino

    Per tutto il viaggio mi avevano colpito queste strutture simili a igloo in terracotta, costruzioni ancestrali che spuntano in un paesaggio di cemento e asfalto. Solo dopo molte miglia mi hanno spiegato che si tratta di depositi di sale, posizionati vicino alle autostrade e utilizzati quando le temperature si avvicinano al punto di formazione del ghiaccio. Il sale viene rilasciato sull'asfalto per prevenire la formazione di lastre di ghiaccio e garantire la sicurezza delle strade.
    Throughout the trip, I was struck by these igloo-like terracotta structures, ancient-looking buildings emerging in a landscape of concrete and asphalt. Only after many miles did they explain to me that these are salt storage facilities, located near highways and used when temperatures approach the freezing point. The salt is spread on the asphalt to prevent ice formation and ensure road safety.

13 agosto 2024

|068| a mano libera verso Pompton Queen Diner & Restaurant #amanolibera 12*08*2024

                di Salvatore D'Agostino

    "Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, il debole di volontà, il forte di braccia, il buffone, il beone, il rissoso? Tutti, tutti dormono" … qui accanto a noi, senza alcuna barriera, poiché la città dei morti convive con la città dei vivi, sullo stesso piano.

    “Where are Elmer, Herman, Bert, Tom, and Charley, the weak-willed, the strong-armed, the joker, the drunkard, the brawler? All, all are sleeping” ….here beside us, without any barrier, as the city of the dead coexists with the city of the living, on the same level.

12 agosto 2024

|067| a mano libera verso St Joseph’s Wayne Hospital #amanolibera 11*08*2024

                di Salvatore D'Agostino

    All'improvviso blocchiamo l'autobus: uno di noi ha mangiato qualcosa che gli scatena una reazione allergica, e in pochi secondi capiamo che la situazione potrebbe precipitare. Il rischio di uno shock anafilattico è evidente. In men che non si dica, arrivano tre volanti della polizia, come se l'intera città fosse pronta a intervenire. Dopo circa mezz'ora, finalmente sopraggiunge l'ambulanza. Con un certo sollievo, scopriamo che poliziotti e infermieri, di origini italiane, ci assistono tra battute e rassicurazioni, con grande professionalità. Nel frattempo, l'autista dell'autobus, insieme a tutti i passeggeri, attende pazientemente. Solo quando veniamo portati in ospedale, l'autobus riprende il suo viaggio. Alla fine, per fortuna, non è successo nulla di grave, e meno male che, per precauzione, avevamo sottoscritto un’assicurazione medica.
    Suddenly, we stop the bus: one of us has eaten something that triggers an allergic reaction, and within seconds, we realize the situation could take a turn for the worse. The risk of anaphylactic shock is clear. In no time, three police cars arrive, as if the whole city was ready to intervene. After about half an hour, the ambulance finally arrives. With some relief, we discover that the police officers and paramedics, of Italian origin, assist us with jokes and reassurances, showing great professionalism. Meanwhile, the bus driver and all the passengers wait patiently. Only when we are taken to the hospital does the bus resume its journey. In the end, fortunately, nothing serious happened, and thankfully, as a precaution, we had taken out medical insurance.

|066| a mano libera in giro per New York #amanolibera 11*08*2024

                di Salvatore D'Agostino

    "Una nuova vita ti aspetta nelle colonie extraterrestri. La possibilità di ricominciare in una terra dorata di opportunità e avventure."
    "A new life awaits you in the off-world colonies. The chance to begin again in a golden land of opportunity and adventure."

11 agosto 2024

|065| a mano libera nell'ascensore della High Line #amanolibera 10*08*2024

               di Salvatore D'Agostino


    Cosa hanno in comune la Riserva dello Zingaro di San Vito lo Capo e la High Line di New York? La stessa matrice ideativa. Come nel caso della Riserva dello Zingaro, dove un comitato di cittadini riuscì a bloccare la costruzione di una strada che avrebbe attraversato un luogo incontaminato, anche per la High Line due cittadini, Joshua David e Robert Hammond, innamorati della vegetazione spontanea cresciuta sulla linea ferroviaria sopraelevata abbandonata negli anni '80, fondarono l'associazione Friends of the High Line. Questa associazione senza scopo di lucro fu pensata per sostenere la conservazione e il riutilizzo della High Line come spazio pubblico. L'iniziativa, che all'epoca trovò il supporto del sindaco Bloomberg, oggi rappresenta l'unico gruppo responsabile della gestione e manutenzione della High Line, in collaborazione con il New York City Department of Parks & Recreation.
    Che questo progetto spontaneo sia uno dei più belli realizzati a New York è evidente, soprattutto considerando che la progettazione si è sviluppata attraverso un concorso internazionale. Il concorso riscosse grande successo, con un totale di 720 idee provenienti da oltre 35 Paesi. Tra i quattro vincitori principali selezionati da una giuria, venne scelto lo studio di design Diller Scofidio + Renfro insieme al progettista di piante Piet Oudolf. Ma questo è relativo rispetto all'idea nata dalla determinazione di alcuni cittadini. Penso che l'urbanistica e l'architettura dovrebbero ascoltare più spesso le sensibilità spontanee che emergono in ogni luogo.
    What do the Zingaro Nature Reserve in San Vito lo Capo and the High Line in New York have in common? The same conceptual foundation. Just as in the case of the Zingaro Nature Reserve, where a citizens' committee succeeded in blocking the construction of a road that would have cut through an unspoiled area, two citizens, Joshua David and Robert Hammond, fell in love with the spontaneous vegetation that had grown on the elevated railway line abandoned in the 1980s and founded the Friends of the High Line association. This non-profit organization was created to support the preservation and reuse of the High Line as a public space. The initiative, which at the time found support from Mayor Bloomberg, today represents the only group responsible for the management and maintenance of the High Line, in collaboration with the New York City Department of Parks & Recreation.
    That this spontaneous project is one of the most beautiful realized in New York is evident, especially considering that the design was developed through an international competition. The competition was hugely successful, with a total of 720 ideas from over 35 countries. Among the four main winners selected by a jury, the design studio Diller Scofidio + Renfro, along with plant designer Piet Oudolf, was chosen. But this is secondary to the idea born from the determination of a few citizens. I believe that urban planning and architecture should more often listen to the spontaneous sensitivities that emerge in every place.

|064| a mano libera intorno al 102°piano dell’Empire State Building #amanolibera 10*08*2024

              di Salvatore D'Agostino

    “Ecco!” mi sono detto, “io e la mia voglia di viaggiare facendomi trascinare da ciò che vedo e intuisco possa essere interessante da scoprire, senza troppe organizzazioni. Come posso pretendere di vedere bene la New York dei super-ricchi senza usare i giusti occhiali?”. E mentre scendevo in un ascensore che in realtà sembrava una sorta di navicella spaziale, ho provato la sensazione di vuoto, come se avessi fatto un viaggio perso, perché sicuramente non avrò visto le meraviglie che hanno visto le persone che indossano gli occhiali giusti.
    “That’s it!” I told myself, “Me and my desire to travel by being guided by what I see and sense might be interesting to discover, without too much planning. How can I expect to properly see the New York of the super-rich without wearing the right glasses?” And as I descended in an elevator that felt more like a sort of spaceship, I experienced a feeling of emptiness, as if I had taken a wasted trip, because surely I haven’t seen the wonders that those wearing the right glasses have seen.

|063| a mano libera intorno al 102° piano dell’Empire State Building #amanolibera 10*08*2024

              di Salvatore D'Agostino

    Basta un lotto di 62 metri per 32 metri per poter costruire un grattacielo a New York. Ciò che si ottiene in queste dimensioni è ovviamente tutto un po’ ridotto, e gli appartamenti, a volte duplex, che si vendono sono destinati a portafogli non certo di piccola portata. Questa nuova tendenza degli imprenditori edili di New York dimostra una genialità notevole.
    All it takes is a lot measuring 62 by 32 meters to build a skyscraper in New York. What you get within these dimensions is, of course, somewhat reduced, and the apartments, sometimes duplexes, that are sold are aimed at those with substantial budgets. This new trend among New York real estate developers demonstrates remarkable ingenuity.

10 agosto 2024

|062| a mano libera in giro per New York #amanolibera 09*08*2024

             di Salvatore D'Agostino

    La metropolitana di New York, a mio avviso, ha un grande vantaggio: potrebbe essere restaurata mantenendo il suo aspetto attuale senza spendere nemmeno un dollaro. I pilastri in acciaio un po’ usurati, le panche in legno dipinte di nero e sbiadite, i cavi dei servizi sospesi in aria e ammassati a vista, e soprattutto le piastrelle bianche sporche, sono tutti elementi essenziali che potrebbero essere valorizzati in un restauro in stile industriale, lasciando tutti soddisfatti. Ci sono tanti architetti che progettano con l’obiettivo di ottenere proprio questo risultato, un po’ come i jeans strappati prodotti in serie; qui, invece, è già tutto realizzato, e mi sembra molto più autentico di un falso stile industriale progettato ex novo.
    In my opinion, the New York subway has a great advantage: it could be restored while maintaining its current appearance without spending a single dollar. The slightly worn steel pillars, the faded black-painted wooden benches, the service cables suspended in the air and bunched up in plain view, and especially the dirty white tiles, are all essential elements that could be highlighted in an industrial-style restoration, leaving everyone satisfied. There are many architects who design with the aim of achieving just this result, much like mass-produced ripped jeans; here, however, everything is already in place, and it seems much more authentic to me than a faux industrial style designed from scratch.

|061| a mano libera verso Staten Island Ferry Whitehall Terminal Greenmarket New York #amanolibera 09*08*2024

             di Salvatore D'Agostino


    You press the button, we do the rest” - "Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto" - era lo slogan con cui, agli inizi del Novecento, il fondatore della Kodak, George Eastman, promuoveva le sue prime macchine fotografiche. A mio avviso, immaginava già ciò che avviene oggi, perché la sua idea si basava sul fatto che proprio tutti potessero creare immagini. Pubblicare milioni di foto in un'ora sul web è ormai una realtà, ed è impensabile che ci sia una supervisione per capire chi, tra queste milioni di immagini, abbia catturato qualcosa di significativo. Purtroppo, queste foto generano dati che vengono studiati principalmente per fare marketing e guerre. C'è chi pensa anche al valore della foto come gesto artistico e come memoria, ma questo è un discorso molto marginale, non centrale rispetto a ciò che le immagini oggi generano.
    You press the button, we do the rest” was the slogan with which, in the early 20th century, Kodak founder George Eastman promoted his first cameras. In my opinion, he was already envisioning what happens today because his idea was based on the notion that everyone could create images. Publishing millions of photos online in an hour is now a reality, and it’s unthinkable that there could be any oversight to determine who, among these millions of images, has captured something significant. Unfortunately, these photos generate data that is mainly studied for marketing and warfare. There are those who also consider the value of the photo as an artistic gesture and as a memory, but this is a very marginal discussion, not central to what images generate today.

|060| a mano libera verso St George Ferry Terminal New Jersey #amanolibera 09*08*2024

             di Salvatore D'Agostino

    Penso che molti abbiano letto durante l'adolescenza il libro Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach. Sono sicuro che lo abbiano letto almeno quelli che avevano una passione per la lettura, una passione che, su dieci amici, si condivideva in due, massimo tre, se si aveva una compagnia sfortunata. Io penso che quel gabbiano, che voleva vivere la propria vita in modo autentico, perseguendo i propri sogni con determinazione, senza paura di essere diverso o di fallire, me lo sono portato dentro per molto tempo. Certo, poi sono arrivate le letture di Pasolini, Kafka e Dostoevskij, che mi hanno fatto capire che la letteratura era altro. Ma quella prima lettura innocente non me la sono mai dimenticata.
    I think many people read Jonathan Livingston Seagull by Richard Bach during their adolescence. I’m sure at least those with a passion for reading have read it, a passion that, out of ten friends, was shared by two, maybe three, if you had an unfortunate group. I believe that seagull, who wanted to live his life authentically, pursuing his dreams with determination, without fear of being different or failing, stayed with me for a long time. Of course, then came the readings of Pasolini, Kafka, and Dostoevsky, which made me realize that literature was something else entirely. But that first innocent reading is something I have never forgotten.

|059| a mano libera verso St George Ferry Terminal New Jersey #amanolibera 09*08*2024

             di Salvatore D'Agostino

    Mio nonno era un abile capomastro e voleva che io diventassi ingegnere navale. Ogni volta mi raccontava dei viaggi che aveva fatto tra la Sicilia e New York e dei lunghi mesi d’imbarcazione. Non erano crociere, ma viaggi verso il nuovo mondo, pieni di speranze e sogni da realizzare. Mi raccontava che, prima di entrare nel nuovo mondo, dovevano passare i controlli su una piccola isola artificiale della baia di New York, chiamata Ellis Island. Erano controlli sulla documentazione, sullo stato di salute e, a volte, non faceva mai male qualche dollaro in nero per ottenere delle priorità, perché così va il mondo. In attesa dell'ultima nave che li avrebbe portati alla destinazione finale, continuavano a sognare osservando i grattacieli di New York e l'imponente Statua della Libertà al loro fianco. Per mio nonno e i miei parenti, quest'isola era il limbo che alimentava la speranza in una vita migliore, che in Italia non potevano avere.
    In quel periodo, nessuno li respingeva; Ellis Island non era l'isola di Pantelleria di oggi, dove devi essere fortunato ad arrivare e dove molti muoiono mentre cercano di raggiungere il loro nuovo mondo. Quella manodopera giovane, in salute e desiderosa di lavorare, serviva a rafforzare una nazione che cresceva economicamente, soprattutto grazie alle loro braccia. Purtroppo, io sono diventato architetto e non costruirò mai navi, ma porterò sempre con me i racconti di mio nonno e i suoi sogni da migrante.
    My grandfather was a skilled foreman, and he wanted me to become a naval engineer. He would often tell me stories about the journeys he made between Sicily and New York and the long months spent at sea. These weren’t cruises but voyages to the New World, filled with hopes and dreams waiting to be realized. He told me that before entering the New World, they had to go through inspections on a small artificial island in New York Bay, called Ellis Island. These were checks on their documentation and health, and sometimes, a few extra dollars slipped under the table didn’t hurt to get some priority, because that’s how the world works. While waiting for the final ship that would take them to their ultimate destination, they continued to dream as they gazed at the skyscrapers of New York and the imposing Statue of Liberty beside them. For my grandfather and my relatives, this island was a limbo that fueled their hope for a better life, something they couldn’t have in Italy.
    Back then, no one was turned away; Ellis Island wasn’t like Pantelleria today, where you have to be lucky to arrive and where many die trying to reach their new world. That young, healthy workforce eager to work was needed to strengthen a nation that was growing economically, largely thanks to their labor. Unfortunately, I became an architect and will never build ships, but I will always carry with me my grandfather’s stories and his dreams as a migrant.

|058| a mano libera in giro per New York #amanolibera 09*08*2024

             di Salvatore D'Agostino

    La Old City Hall, o City Hall Loop, è una stazione fantasma della metropolitana di New York, chiusa il 31 dicembre 1945 ma ancora visibile dalla metro. A vederla così al volo, sembra l’ingresso ancora attivo di abitanti ipogei.
    The Old City Hall, or City Hall Loop, is a ghost station in the New York subway, closed on December 31, 1945, but still visible from the train. Seeing it briefly, it almost seems like the still-active entrance for subterranean inhabitants.

9 agosto 2024

|057| a mano libera in giro per New York #amanolibera 08*08*2024

             di Salvatore D'Agostino

    Con la nebbia, New York diventa ancora più enigmatica; devi lavorare con l’immaginazione per completare uno skyline che ogni giorno cambia, perché è una città che non si ferma mai.
    With the fog, New York becomes even more enigmatic; you have to work with your imagination to complete a skyline that changes every day because it’s a city that never stops.

|056| a mano libera in giro per New York #amanolibera 08*08*2024

            di Salvatore D'Agostino

    Con la nebbia, New York diventa ancora più enigmatica; devi lavorare con l’immaginazione per completare uno skyline che ogni giorno cambia, perché è una città che non si ferma mai.
    With the fog, New York becomes even more enigmatic; you have to work with your imagination to complete a skyline that changes every day because it’s a city that never stops.

|055| a mano libera in giro per New York #amanolibera 08*08*2024

            di Salvatore D'Agostino

    Da piccolo facevo la spola tra il mio paese e la città di Catania. Questa esperienza, vissuta da bambino, mi ha sviluppato l'olfatto nella lettura delle città, l'organo più attivo in quella fase della crescita. Ogni volta che torno a Catania, la percepisco attraverso il suo odore, che negli anni è cambiato. Se dovessi descrivere l'odore di New York, non riuscirei a farlo perché è sovrastato dall'odore della marijuana. Forse perché è una città che va vissuta come il sorriso ebete di Robert De Niro nella scena finale del film ‘C'era una volta in America’, dopo che aveva fumato dell'oppio.
    As a child, I used to shuttle between my hometown and the city of Catania. This experience, lived as a child, developed my sense of smell in reading cities, the most active organ during that phase of growth. Every time I return to Catania, I perceive it through its scent, which has changed over the years. If I had to describe the smell of New York, I wouldn't be able to because it’s overwhelmed by the scent of marijuana. Perhaps it's because New York is a city that should be experienced like Robert De Niro's dazed smile in the final scene of ‘Once Upon a Time in America’, after he had smoked opium.

|054| a mano libera in giro per New York #amanolibera 08*08*2024

            di Salvatore D'Agostino

    Non lo so, non posso saperlo, non ho mai lavorato in questa città, ma da ciò che vedo in giro, questa grandezza spropositata degli edifici ti schiaccia e ti fa sentire piccolissimo. Immagino che chi lavora qui e ricopre delle cariche di responsabilità debba avere una grinta e una determinazione da cattivo. Sicuramente, deve essere il più cattivo.
    I don't know, I can't know. I've never worked in this city, but from what I see around me, this disproportionate scale of the buildings crushes you and makes you feel incredibly small. I imagine that anyone who works here and holds important positions must have a grit and determination like a villain. Surely, they have to be the toughest.

|053| a mano libera in giro per New York #amanolibera 08*08*2024

            di Salvatore D'Agostino

    “Guarda, c’è una delle sedi della pasticceria Carlos” e ci ritroviamo immersi nell'immaginifico mondo USA raccontato dai media in Italia.
    “Look, there’s one of the Carlos Bakery locations,” and we find ourselves immersed in the imaginative world of the USA as portrayed by the media in Italy.

|052| a mano libera in giro per New York #amanolibera 08*08*2024

            di Salvatore D'Agostino


    Lì.
    There.

|051| a mano libera verso New York #amanolibera 08*08*2024

            di Salvatore D'Agostino

    E poi, davanti a te, appare un immenso accrocchio di edifici alti, mentre continui a percorrere un paesaggio fatto di asfalto, cemento e acciaio. È una natura urbana, dove persino l'aria che respiri sembra fatta di asfalto, cemento e acciaio.
    And then, before you, an immense jumble of tall buildings appears as you continue to traverse a landscape made of asphalt, concrete, and steel. It’s an urban nature, where even the air you breathe seems to be made of asphalt, concrete, and steel.

|050| a mano libera verso New York #amanolibera 08*08*2024

           di Salvatore D'Agostino

    Mentre continua a piovere, realizziamo che il nostro viaggio è stato quasi una fuga dall'uragano Debby; in pratica, abbiamo seguito lo stesso percorso. Sentivamo questa pressione anche perché eravamo stati avvisati attraverso i telefoni dell'allerta rossa e dell'arrivo dell'uragano. Durante il nostro viaggio, abbiamo immaginato l'uragano Debby come se fosse Jack Nicholson in ‘Shining’, con gli occhi spiritati da matto mentre ci inseguiva chiamando la moglie “Wendy!”. Nel frattempo, mio figlio, per esorcizzare ciò che stava avvenendo, metteva a tutto volume la canzone di Jovanotti ‘Piove’. Abbiamo avuto un po' di paura, ma per fortuna ci siamo risparmiati l'esperienza di essere investiti da un uragano; non era certo qualcosa che desideravamo vivere.
    As it continues to rain, we realize that our journey has been almost an escape from Hurricane Debby; in fact, we followed the same path. We felt this pressure because we had been warned through our phones about the red alert and the approaching hurricane. During our trip, we imagined Hurricane Debby as if it were Jack Nicholson in The Shining, with his crazed, wild eyes chasing us while calling out to his wife, “Wendy!” Meanwhile, my son, to exorcize what was happening, played Jovanotti’s song ‘Piove’ at full volume. We were a bit scared, but fortunately, we were spared the experience of being caught in a hurricane; it was certainly not something we wanted to go through.

|049| a mano libera verso Ridgefield #amanolibera 08*08*2024

           di Salvatore D'Agostino



    Vai negli USA e pensi che l’uso della tecnologia abbia da tempo concluso il suo ciclo generazionale e che tutti si affidino alle mappe digitali per muoversi. Ma non è così: c’è ancora chi diffida di questa tecnologia e si affida a mappe disegnate personalmente. Ecco perché, per mio zio, è un eroe.
    You go to the USA and assume that the use of technology has long completed its generational cycle and that everyone relies on digital maps to get around. But that's not the case: there are still those who distrust this technology and rely on hand-drawn maps. That’s why, to my uncle, he’s a hero.