Il Giornale dell’architettura, che in questi giorni è in edicola con il suo ultimo numero, pubblica un’inchiesta sulla fragilità idrogeologica del nostro territorio curata da Cristiana Chiorino. Tra i vari contribuiti, c’è un mio articolo dove, in estrema sintesi, sostengo che non possiamo più descrivere il mondo come se fosse tutto uguale poiché San Sperato, Monticello Conte Otto, Caserta, la statale 18, l’agro Pontino, la Bovisa, l’Irpinia, Strongoli, Cassinetta di Lugagnano, C.E.P. village di Bari, a guardali bene, escono fuori dai luoghi comuni per rientrare nei luoghi intesi come ‘territorio’ e comuni come ‘città’ perché non esistono ‘luoghi comuni’ identici. E, nel caso dei possibili interventi a scala territoriale, ogni luogo, esige un progetto specifico con un auspicabile interesse verso la prevenzione che non si fermi all'emergenza.
Tra le righe, vi è una sintesi del convegno tenutosi lo scorso novembre alla biennale di Venezia sul tema ‘Territori fragili: Architettura, emergenza e ricostruzioni’.
Il torrente Longano esondato tra Barcellona Pozzo di Gotto e Saponara, novembre 2012, foto Salvatore Gozzo |