9 maggio 2008

Punta Perotti, la prima opera di architettura in Italia dopo la devastazione edilizia?

di Salvatore D'Agostino 

Intervista del 28 ottobre 2006
di Salvatore D'Agostino a Pia Livia Di Tardo e Lorenzo Romito
 
   Iniziamo con il definire il “collettivo Stalker/Osservatorio nomade?  

    Stalker è un collettivo di artisti ed architetti formatosi nel '95 a Roma, nato durante l’occupazione della pantera ad architettura… a Valle Giulia…  Osservatorio nomade è una rete di soggetti promossa da Stalker, ed è un progetto transdisciplinare di ricerca.

   La modalità di intervento proposta è sperimentale, fondata su pratiche spaziali esplorative, di ascolto, relazionali, conviviali e ludiche, attivate da dispositivi di interazione creativa con l’ambiente investigato, con gli abitanti e con gli archivi della memoria. Tali pratiche e dispositivi sono finalizzati a catalizzare lo sviluppo di processi evolutivi auto-organizzanti, attraverso la tessitura di relazioni sociali ed ambientali, lì dove per abbandono o per indisponibilità sono venute a mancare. La traccia di tali interventi verrà a costituire una mappatura sensibile, complessa e dinamica del territorio, realizzata con il contributo dei più diversi approcci disciplinari, attraverso cui si intende investigare i mutamenti in atto nel rapporto tra uomo e ambiente. Tale mappatura conterrà dati sofisticati e molteplici e al contempo risulterà uno strumento capace di attivare interesse e di facile accessibilità.

   La modalità operativa descritta, oltre ad essere un inedito strumento di conoscenza, potrà contribuire a promuovere la diffusione di una maggiore consapevolezza della popolazione nei confronti del proprio territorio e quindi ottenere più efficaci feedback di partecipazione creativa nella gestione delle problematiche territoriali e urbanistiche. Tra gli Stalker ci sono artisti, architetti e gente che fa un po' di tutto, dall'odontotecnico all'astrofisico, ma non sono solo quello che fanno nella vita concreta, essere Stalker è un approccio dinamico sensibile alla vita, aperto a nuovi orizzonti, impegnato al rispetto delle diversità etniche culturali, volte all’ incoraggiamento del dialogo tra popoli diversi.

   La diversità è la ricchezza più importante e la cooperazione fra le diversità, rende l’esperienza Stalker/on, unica e completa! Siamo un organismo complesso, perché formato da varie e diverse entità, ed è lo scambio, la comunicazione a rendere le cose interessanti e stimolanti... senza negare momenti di tensione... Questa volontà di interagire pur essendo a volte così diversi per cultura, provenienza, abitudini, è il primo passo verso la comprensione dell’individuo umano... e verso la pace nei mondi! 

   Il 12 e il 15 ottobre il vostro collettivo ha svolto un workshop su ‘Punta Perotti’. Dalla vostra indagine si può parlare ancora di “ecomostro”? Cos’è oggi quel vuoto? 

   Domenica sera (15 ottobre), dopo quattro giorni di cammino - siamo partiti dal molo sud del porto di Barletta giovedì mattina - ci troviamo, seduti sulla terra calda, morbida e appena arata dove fino a poco tempo fa troneggiava "l'ecomostro" di Punta Perotti. Senza sosta ci siamo mossi lungo la linea di costa, accompagnando l'andare a piedi con sguardi dal mare, grazie all'appoggio degli uomini e delle barche della F.I.P.S.A.S. 
   Mi raccontate l'esperienza “sensoriale” avuta, nel percorrere la “via” che dal mare arriva al nuovo campo arato “Perotti”? 

   Abbiamo attraversato e cercato di comprendere usi, abusi, disusi (mi si conceda il termine), usi mancati e usi possibili del territorio a cavallo tra Terra e Mare. Abbiamo percorso quella linea che divide chi vieta da chi trasgredisce, chi progetta da chi usa il territorio. 

  Abbiamo conosciuto persone, ascoltato storie e progetti, abbiamo raccolto e a volte coniato nomi di luoghi ancora da inscrivere sulle mappe, abbiamo tessuto il primo filo di una rete con la quale vorremmo comprendere e provare a ricucire tante lacerazioni. Riteniamo questa esplorazione un punto di partenza per chi volesse interrogare il territorio prima di proporre ricette per la sua salvaguardia e/o il suo sviluppo. Percepito il conflitto fra usi, progetti e norme, pratiche, immaginari e leggi, ci siamo chiesti quale nuova ecologia sociale possa portare ad innescare una dinamica di rispetto, scambio e collaborazione tra istituzioni e persone, così ben espressa nella forma dal nuovo statuto regionale, e dar luogo ad uno spazio del possibile tra vittime, indifferenti e carnefici. Così seduti al tramonto tra le tracce assenti dell’ecomostro abbiamo colto la potenzialità di laboratorio più che di simbolo, che oggi ha Punta Perotti. 

   Facendo appello alla nostra forza ludica… inizieremmo a disegnare un playground che può aiutare a progettare la nuova realtà della bella costa barese vergine, priva di immaginazione per far fruire ai baresi la bellezza della possibilità di andare al mare stando in città! Quindi arte and architettura per un fine comune la lettura mirata dell’immaginario basato su reali esigenze dell’individuo…perché soltanto l'arte può penetrare l'animo umano è far cambiare l'immaginario di consuetudini di comportamento ormai desuete... è l'unico mezzo puro... l'arte è l'organo della filosofia, cioè l'attività mediante la quale si può cogliere l'assoluto nella sua unità e identità di natura e spirito... ma affinché non rimanga solo al livello dell’immaginario, deve unirsi a una progettualità cosciente e strutturata solo nell'accezione del rispetto delle regole...(anch’esse discutibili) un laboratorio che può immaginare futuri diversi e concretamente progettarli... l’immaginario che diventa realtà! Passione! Ci vuole passione...

   La passione non è la febbre dei propri convincimenti ideologici, è la modalità con cui attraversi il territorio, la capacità di sentire con amore, la gente, di sentirne il fiato, di ascoltarne il racconto e di esserne il testimone... offrire la propria voce ai senza voce. L'oggetto fondamentale della nostra passione è fare comunità...
«La radice di ogni cosa è l'essere umano.» (Carl Marx)
   La povertà è la difficoltà nell’immaginare il futuro... la paura lo spavento sono forme nuove di povertà... 

   Hai definito l‘arte e l’architettura come punti di partenza per un buon rapporto tra l’uomo e il territorio. Possiamo definire il crollo della gabbia di cemento come la prima opera di architettura in Italia dopo la devastazione edilizia degl’ultimi trent’anni? 

   Possiamo dire che rappresenta un punto di partenza, la nostra è un'azione sull'immaginario, dare spazio alle utopie nascoste di ognuno di noi. Impossessarsi ideologicamente di quella parte di terra barese importante per migliorare lo sviluppo dell'intera città. Una progettazione partecipata dell’area dove far vivere Punta Perotti, attraverso la voce di tutti, e non dei singoli direttori dei lavori. La gente non è abituata ad immaginare quello che potrebbe esserci. 

   Cosa potrebbe esserci in questo fresco tratturo? 

   La difficoltà non tanto nel sapere le leggi che regolano la vita, ma riuscire ad immaginare altre dimensioni, oltre a quelle già esistenti, lasciar cadere le barriere provincialotte che ci impediscono di liberare il pensiero. Un luogo che vorremmo restasse un luogo del possibile, dove sperimentare un inedito rapporto tra amministrazione e cittadinanza. Un possibile laboratorio più che un monito o un simbolo. 
   Una palestra di usi civici per la città in divenire, per iniziare basterebbe dare accesso, accoglienza e voce ai cittadini. Ci piacerebbe con il Sindaco aprire la stazione, dedicarla a quel ragazzo che due mesi fa nell’attraversare i binari è morto, vittima per aver trasgredito ad un uso gratuitamente impedito. Ci piacerebbe affiggere le immagini dell’esplosione che ha generato quel luogo del possibile, perché un nuovo modo di gestire ed abitare la città non nasca su una rimozione, ma conservi memoria e consapevolezza della propria storia. E poi aprile il lotto anche al mare abbattendo siepi e griglie e rallentando le macchine, tutte barriere che seppur in scala ridotta impediscono ancora oggi di ottenere il risultato per cui tanto si è lottato, ricucire un rapporto tra la Città e il Mare. Barriere che sono forse solo il frutto di distrazione, ma che fanno dubitare i cittadini che tutto ciò sia stato fatto per loro, che sia ancora possibile reinventare un rapporto tra Istituzioni e Cittadinanza.

9 maggio 2008 (ultima modifica 18 agosto 2012)

Come usare WA ----------------------------------------- ----------Cos'è WA 
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Note: 
Stalkers: Lorenzo Romito, Pia Livia Di Tardo, Roberto Dell’Orco, Ketty Di Tardo, Massimo Izzi, Valentina Vetturi, Antonio Porta, Nico Angiuli, Pasquale Carucci, Daniele Coi, Michele Loiacono, Alessandra Giannandrea un grazie speciale all'appoggio degli uomini e delle barche della F.I.P.S.A.S 
Workshop sostenuto dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Bari nell’ambito della rassegna “Premio Gap”, curata da Lia De Venere, Marilena Di Tursi e Antonella Marino.

6 commenti:

  1. Il gruppo Stalker mi ha sempre incuriosito, soprattutto per la loro coerenza con il discorso di Debord. Forse è questo che me li fa apparire un pò anacronistici, ma trovo una certa affinità con alcuni lavori che mi è capitato di realizzare con il gruppo che ho cofondato (EmErgEnzE, laboratorio permanente di arte/architettura effimera). Noi ci occupiamo più di studi "periferici" che di aree "degradate" propriamente dette, ma le connessioni, più andiamo avanti, ne troviamo di sempre più forti...
    www.piliaemmanuele.wordpress.com

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  2. Peja,
    scopro solo adesso questo tuo commento.
    Beh! Dopo quattro anni, cioè un ricambio generazionale per i tempi d’internet, quest’intervista mi fa tenerezza.
    Condivido sull’anacronismo ‘ludico’ debordiano, ma come puoi notare c’è chi ancora oggi insiste su questi ‘dispositivi’ (una parola strabusata e ormai senza senso) situazionisti.

    A presto,
    Salvatore D’Agostino

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  3. Una risposta dopo quattro anni... Quasi come la risposta a una bottiglia lanciata in mare, che casualmente torna a noi dopo tempo! La navigazione ci offre anche questo... :-)

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  4. Be, nel momento in cui ci si rifà dichiaratamente nei fatti a fenomeni di 40/50 anni prima, senza condividere tra l'altro la portata rivoluzionario, ma solo l'etichetta,è semplice scadere nel vetero con poco...
    Sui 4 anni: e sì, davvero... Al tempo del web appare proprio un'eternità...

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  5. Emma,
    direi usare i contenuti della ‘rivoluzione situazionista’ (ovvero i contenuti politici dell’internazionale situazionista) senza fare nessuna ‘rivoluzione’ è deleterio, infantile nel senso d’immaturo.
    Diventa divagazione chic, imbellettamento, fighettismo accademico.

    Quattro 'anni Web' sono un’eternità.

    A presto,
    Salvatore D’Agostino

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