19 maggio 2008

0006 [MONDOBLOG] Intervista Blog: PEJA TransArchitecture

di Salvatore D'Agostino

TransArchitecture research lo zibaldone di Peja. Appunti, dialoghi, divagazioni di uno studente di architettura.

Salvatore D'Agostino Perché 'TransArchitecture'? 

Emmanuele Pilia Credo che sia una questione chiave! Prima di tutto potrei iniziare a parlare della questione della transarchitettura, o come viene chiamata tante volte erroneamente, architettura virtuale. La transarchitettura è una disciplina di confine tra le scienze molli, l'ingegneria informatica, la grafica ed ovviamente, offrendosi come spunto euristico per la progettazioni di "spazi", l'architettura. La prima definizione di transarchitettura è di Marcos Novak, che parla più o meno come spazi "tra" il virtuale ed il reale. Dunque quella radice non ha niente a che vedere con le transavanguardie come vorrebbero alcuni critici italiani. Ecco, il mio blog nasce proprio per parlare di questo.

A cosa serve un Blog per uno studente e un futuro professionista? 

Ho letto la tua intervista a Giorgio Muratore, e sinceramente sono d’accordo con lui: "un blog non serve a nulla, quindi è indispensabile". Anche se credo che ci siano "troppi" blog di architettura in cui non si parli di assolutamente niente. La gente, presa dalla possibilità di poter parlare davanti ad una platea potenzialmente infinita, si fa prendere la mano e troppo spesso scambia il concetto di "critica/teorica" con quello di un servizio di cronaca. Dunque, può essere una bella vetrina ovviamente, ma come penso sai, ha bisogno di sforzo per non annacquare nella globalità in cui si inserisce.

La transavanguardia è un movimento artistico italiano e come dici tu non ha niente a che vedere con la 'Transarchitecture' chi sono (se ci sono) i tuoi padri di riferimento?

Mi piacerebbe dire di essere un autodidatta dato che ho scoperto solo dopo aver intrapreso questa ricerca chi erano i padri fondatori, ma come dicevo prima, il primo che ha parlato esplicitamente di architettura virtuale è stato Marcos Novak. Un personaggio che dopo essere caduto un po’ in disgrazia intorno nel 2003 ha smesso di produrre materiale teorico. Successivamente, stimolati da questa ricerca, altri architetti e pensatori hanno iniziato a lavorare su questi concetti. Per citare i più originali, Lars Spuybroek e Maurice Nio, che ho avuto il piacere di conoscere, Kas Oosterhuis, che ha prodotto transarchitetture vere e proprie, anche per la biennale di architettura del 2004 e Greg Lynn. Ma credo che il concetto di spazio virtuale nella sua formulazione su cui oggi lavoriamo ancora debba essere cercata altrove, e precisamente nella cinematografia e nella letteratura. Chi parla per la prima volta, descrivendone i paradigmi in modo veramente profetico è William Ford Gibson nel Neuromante. È un libro che in alcuni passaggi può apparire un saggio di Derrick De Kerckhove. Poi dovrei citare anche il film "The Cube", che per capire il riferimento occorre vedere il film. Eccezionale.

Qual è l'approccio progettuale, il movimento ideativo, creativo ed esecutivo per un architetto 2.0?

Avendo scoperto che la transarchitettura, che ripeto come disciplina è nascente, contiene personaggi tanto variegati da farne non tanto un movimento unitario, ma una procedura euristica, posso parlare di come lavoro io. In realtà nel processo ideativo/formale non trovo eccessive differenze con la procedura di un edificio solido, se nonché cerco di interrogarmi sulle nuove "funzioni" a cui deve essere adibita la transarchitettura che si sta progettando, e che bisogni dovranno avere gli Avatar che dovranno fruire questo "spazio". Vorrei specificare che per me è molto importante far chiarezza su un aspetto: la mia non è futurologia, si sta parlando di una problematica che per quanto temporalmente distante, sta sempre di più incombendo. Prendendo spunto dalla psicologia della Gestalt, e prendendo coscienza che entro massimo una decina di anni saranno diffuse periferiche uomo/macchina che si interfacceranno direttamente con la mente, trovo di primaria importanza una comunicazione dello spazio che eviti in maniera assoluta lo shock come valore, ma si faccia sensuosità. In finale, dietro i "bisogni" dell'avatar, ci sono le pulsioni di chi manovra quel manichino.

Per il programmatore/hacker Richard Stallman, ideatore del copyleft, la conoscenza dei software avviene leggendo semplicemente i manuali. Com'è avvenuta o avviene la tua conoscenza?

Leggendo i manuali (su internet)...

Sfruttando le potenzialità della 'condivisione' che stanno alla base della filosofia 'Wiki' e dell'architettura 2.0?

Certo, anche! È una cosa in cui credo molto. La vedo vicino al concetto di senso civico: se la gente invece di creare micro/vandalismo informatico collaborasse ad una valorizzazione dello spazio più fruito oggi (il web) si eviterebbero tanti problemi di obsolescenza delle informazioni cui la cultura contemporanea è afflitta.

Quali sono i tuoi strumenti?

Un notebook che sta per andare in pensione, ed un set di programmi che ho scelto per le possibilità euristiche che mi offrono: Rhinoceros per la geometria Nurbs, Blender per lo scripting delle forme, Cinema 4d perché è italiano, e come dice Rem Koolhaas, è stupido andare contro il sistema, noi dobbiamo riuscire a migliorarlo. Poi ovviamente, come tutti gli architetti, sono schiavo del Cad...

L'università di oggi prepara l'architetto del futuro?

Nelle più banali delle ipotesi: no! Ma non solo perché non prepara alla realtà lavorativa, ma perché il corpo docente per lo più è composto da un disomogeneo insieme di intenti, che nella loro complessità abbozza tanti temi, senza affrontarne seriamente nessuno.

19 maggio 2008
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Note: 
...si possono leggere altri commenti sul blog 'PEJA TransArchitecture research'

2 commenti:

  1. abbastanza confuso il Peja...
    marcos novak, Nox, oosterhuis, Lynn sono da metà degli anni novanta (se non prima) che lavorano sui temi dell'architettura virtuale.
    I waterpavillions di nox e oosterhuis sono stati realizzati nel '97 e già dalla biennale del 2000 hanno realizzato installazioni vere e proprie sul tema dell'interazione tra architettura virtuale e l'uomo. Anzi direi che già dal 2001 sono crollate precipitosamente tali teorie che nella pratica non sono riuscite ad esprimersi se non con inutili formalismi.
    Direi che stiamo parlando di "passato remoto"....

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  2. Caro Armando, rispondo quì essendo il diretto interessato della discussione:
    In realtà le speculazioni sul concetto di realtà virtuale è ben più antico degli anni '90, e non parlo di ambienti esterni all'architettura. Basta pensare al fatto che Manovic già negli '80 lavora in modellazione a questi fini. Ovviamente non poteva nemmeno avvicinarsi a ciò che intendevano i vari architetti che anche tu citi. Tra l'altro c'è da chiedersi il perchè parli di passato remoto se ci sono architetti di professione che utilizzano piattaforme commerciali come Second Life per lavorare. Non so se sia il futuro, ma il fatto che i più "carismatici" hanno o continuato per altre vie, o smesso di essere pubblicati in Italia (dato che Nox e Oosterhuis, per citare i più famosi hanno continuato a lavorare sul tema, e quì c'è da chiedersi casomai sul perchè di questo disinteresse), o sono usciti proprio dalla scena, non vuol dire che ciò di cui si parla ora è cosa morta. Tra l'altro, cosa che a me interessa molto, pensare che sperimentazioni su nuove procedure euristiche siano "inutili formalismi" credo sia riduttivo. Se fosse così, sarebbero "inutili formalismi" anche le sperimentazioni sulla prospettiva dei pittori rinascimentali. Soprattutto se consideriamo l'influenza che ha avuto sullo sviluppo delle avanguardie più estreme. Basta pensare la strada neorganica intrapresa da Zaha Hadid...
    Non vorrei che leggessi il mio intervento come un attacco, ma credo in Italia ci siano molta "manualistica" sul tema, e per niente divulgazione e speculazione teorica...

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