di Salvatore D'Agostino
Mio nonno era un abile capomastro e voleva che io diventassi ingegnere navale. Ogni volta mi raccontava dei viaggi che aveva fatto tra la Sicilia e New York e dei lunghi mesi d’imbarcazione. Non erano crociere, ma viaggi verso il nuovo mondo, pieni di speranze e sogni da realizzare. Mi raccontava che, prima di entrare nel nuovo mondo, dovevano passare i controlli su una piccola isola artificiale della baia di New York, chiamata Ellis Island. Erano controlli sulla documentazione, sullo stato di salute e, a volte, non faceva mai male qualche dollaro in nero per ottenere delle priorità, perché così va il mondo. In attesa dell'ultima nave che li avrebbe portati alla destinazione finale, continuavano a sognare osservando i grattacieli di New York e l'imponente Statua della Libertà al loro fianco. Per mio nonno e i miei parenti, quest'isola era il limbo che alimentava la speranza in una vita migliore, che in Italia non potevano avere.
In quel periodo, nessuno li respingeva; Ellis Island non era l'isola di Pantelleria di oggi, dove devi essere fortunato ad arrivare e dove molti muoiono mentre cercano di raggiungere il loro nuovo mondo. Quella manodopera giovane, in salute e desiderosa di lavorare, serviva a rafforzare una nazione che cresceva economicamente, soprattutto grazie alle loro braccia. Purtroppo, io sono diventato architetto e non costruirò mai navi, ma porterò sempre con me i racconti di mio nonno e i suoi sogni da migrante.
My grandfather was a skilled foreman, and he wanted me to become a naval engineer. He would often tell me stories about the journeys he made between Sicily and New York and the long months spent at sea. These weren’t cruises but voyages to the New World, filled with hopes and dreams waiting to be realized. He told me that before entering the New World, they had to go through inspections on a small artificial island in New York Bay, called Ellis Island. These were checks on their documentation and health, and sometimes, a few extra dollars slipped under the table didn’t hurt to get some priority, because that’s how the world works. While waiting for the final ship that would take them to their ultimate destination, they continued to dream as they gazed at the skyscrapers of New York and the imposing Statue of Liberty beside them. For my grandfather and my relatives, this island was a limbo that fueled their hope for a better life, something they couldn’t have in Italy.
Back then, no one was turned away; Ellis Island wasn’t like Pantelleria today, where you have to be lucky to arrive and where many die trying to reach their new world. That young, healthy workforce eager to work was needed to strengthen a nation that was growing economically, largely thanks to their labor. Unfortunately, I became an architect and will never build ships, but I will always carry with me my grandfather’s stories and his dreams as a migrant.
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