di Salvatore D'Agostino
Più percorro questo paesaggio, più mi ritrovo nelle pennellate di Edward Hopper, in particolare nel quadro del 1949 intitolato "High Noon," dove si vede una donna sull’uscio della sua casetta. La donna, vestita di bianco, con la porta aperta alle sue spalle, è rivolta verso lo spettatore ma con lo sguardo distante, suggerendo un momento di attesa o di riflessione. L'architettura della casa e la luce intensa del sole creano ombre forti e definite, conferendo alla scena un'atmosfera di immobilità e silenzio. In questo caso, però, l'uomo sull’uscio della porta è mio zio, emigrato dalla Sicilia, che mi saluta. Eppure, non posso fare a meno di accostare questo saluto al quadro di Edward Hopper e alla sua poetica.
The more I travel through this landscape, the more I find myself in the brushstrokes of Edward Hopper, particularly in the 1949 painting titled "High Noon," where a woman stands on the doorstep of her small house. The woman, dressed in white, with the door open behind her, faces the viewer but with a distant gaze, suggesting a moment of waiting or reflection. The architecture of the house and the intense sunlight create strong, defined shadows, giving the scene an atmosphere of stillness and silence. In this case, however, the man on the doorstep is my uncle, who emigrated from Sicily, waving to me. Yet, I can’t help but associate this greeting with Edward Hopper’s painting and its poetic essence.
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