La rubrica WILFING nasce per registrare alcune reazioni e dialoghi sul Web.
Recentemente un mio commento sul blog di Ugo Rosa, ha stimolato questa reazione: In nome di cosa mi sento migliore…
Ugo,
il 17 marzo Adriano Sofri ha pubblicato questa nota su Facebook: Titolo: «Risposta alla sfida su che cos'è destra e che cosa sinistra. Gianfranco Romani, sfottendo qui la mia "smisurata cultura", del che lo perdono volentieri, mi sfida a dire "una cosa di destra e una di sinistra". Lui crede che non valga più la pena di distinguere. Io sì. Ecco un piccolo campione. Sinistra: la mano sinistra; destra: la mano destra. (Non è una battuta. E' la bella questione del mancinismo). Destra: il chiodo; sinistra: il nodo. Sinistra: il piacere della somiglianza; destra: la paura della differenza. Sinistra: la Caritas diocesana; destra: monsignor Fisichella. Destra: l'essere stati di sinistra, e il rinnegarlo; sinistra: essere stati di sinistra, e farne tesoro. Destra: credere di sapere chi si è e che cosa si vuole (e chiamarlo "identità"); sinistra: sapere chi non si è più, che cosa non si vuole più. Destra: lapidare l'adultera; sinistra: scarabocchiare col dito per terra per distogliere i lapidatori, escogitare l'espediente del "Chi è senza peccato..." per confondere i lapidatori, far scappare l'adultera. Potrei continuare molto a lungo, praticamente senza finire. Una sola appendice: di sinistra è anche ammettere che le cose che penserebbe o farebbe una buona sinistra potrebbe pensarle e farle anche qualcuna, o qualcuno, di destra. Perché ci sono più cose al mondo eccetera».
Ti sembrerà strano, concordo e mi identifico sia nell'idea di sinistra di Adriano Sofri che nei tuoi otto punti del buon uomo di sinistra.
Per dar forza a queste idee ti sottopongo la visione delle prime pagine di due contrapposti quotidiani sulla recente vicenda di cronaca:
Non credo che ci sia bisogno di dirci quale sia l’immagine più arguta o ironica.
Ed è proprio questa netta consapevolezza che mi ha stancato, in questi anni ho visto centinaia e migliaia di bestiari scritti dalle più brave penne del giornalismo di sinistra, ma spesso finivo per apprezzare l'arroganza della rubrica il “Riempitivo” sul Foglio di Pietrangelo Buttafuoco, perché privo di buonismo intellettuale da educatore sociale.
Sono stanco di un linguaggio e di una politica aggettivante, caratteristica principale di tutti i tuoi post, aggiunte di parole che girano a vuoto su un problema creato ad arte dalla destra: la contrapposizione contro gli uomini per evitare un serio confronto sulle idee.
Gesualdo Bufalino raccontava come nella cultura siciliana ci fosse un senso profondo di antistatalismo, un tacito accordo tra cittadini, facendo notare come era in uso segnalare i possibili pericoli istituzionali appena si ravvisavano - Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza - facendo dei gesti di allerta alle persone che s’incontravano.
Una cultura che non sembra essere solo dominio di quella siciliana. Opporsi a questa idea dominante con i semplici presupposti immorali è inutile. Non capire che la nostra cultura è intrisa dell’amore incondizionato nei confronti degli uomini di potere e non dal senso dello stato è uno sbaglio che la sinistra perpetua a fare senza soluzione di continuità.
Recentemente ho letto un libro scritto da un ignorante e quasi analfabeta di nome Vincenzo Rabito, viveva a Chiaramonte Gulfi in Sicilia narra la sua storia: «Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato in via Corsica a Chiaramonte Qulfe, d’allora provincia di Siraqusa, figlio di fu Salvatore e di Qurriere Salvatrice, chilassa 31 marzo 1899, e per sventura domiciliato nella via Tommaso Chiavola. La sua vita fu molta maletratata e molto travagliata e molto deprezata».#1
La sua vita è stata una perenne rincorsa ad accaparrarsi le bontà del potere di turno, semplicemente per riuscire a mangiare.
Un asservimento raccontato senza rancore, poiché culturalmente condiviso.
Un asservimento raccontato senza rancore, poiché culturalmente condiviso.
Ugo,
la tua risposta da intellettuale di sinistra incattivito non mi convince, temo che sia intelligenza sprecata.
Il tuo obiettivo è chiaro, ma gli strumenti con cui fai la guerra sono inefficaci.
Il mio occhiello all’articolo di Cristiano De Majo era volutamente paradossale. Un invito a riflettere ribaltando il punto di vista.
Ed essendo tu architetto, di sottopongo un quesito:
mi è stato affidato l’incarico di progettare una casa di campagna. Per mia consuetudine chiedo ai committenti di spiegarmi ciò che intendono realizzare.
Ecco la sintesi in 25 punti:
1) piscina 6x12 + spogliatoi + doccia + gazebo;
2) corte da un lato;
3) tetto in legno, gronda a sbalzo con perlinato;
4) casa estesa solo a piano terra;
5) parcheggio esterno per 6/8 auto;
6) ingresso laterale;
7) casa adagiata a partire dalla quota del terrazzamento;
8) evitare i gradini, curare i dislivelli;
9) 100/150 mq;
10) salone ampio + forno + cucina in muratura;
11) interno rustico con travi in legno;
12) una camera matrimoniale;
13) due piccole stanze da letto;
14) un bagno;
15) ripostiglio;
16) garage separato per utensili + piccola cantina;
17) giardino naturale;
18) condizionatori;
19) approvvigionamento idrico comunale;
20) pannello solare per l’acqua calda;
21) spesa iniziale massimo euro 80.000;
22) geologo, comune e progettista (cioè io) tutti amici;
23) cisterna;
24) verande;
25) spostare palo della luce.
Questa è la cultura architettonica con cui mi confronto quotidianamente, questa è la mia sfida.
Ti chiedo a che serve dare del cretino al potente di destra di turno se il tuo messaggio non incide nella cultura popolare?
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Intersezioni --->WILFING
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#1
Vincenzo Rabito, Terra matta, Einaudi, Torino, 2007, p. 3