Ai Weiwei quando inizia a scrivere il suo blog, offerto dalla società di pubblicità online per la Cina e le comunità globali cinesi SINA* nel gennaio del 2006, non sapeva niente della cultura blogger, gli è bastato poco tempo però per capire che non serviva interrogarsi sul buon uso del mezzo o sulla sua struttura, ma bastava rilanciare nei post tutta la sua energia e farsi trascinare dalla dinamica della nuova modalità di comunicazione. Grazie ai commenti e al passaparola dei link condivisi, il suo dialogo in rete è diventato un punto di riferimento per artisti, architetti, urbanisti, attivisti e soprattutto i cittadini cinesi.
Superato il primo periodo con post tra l’autoreferenziale e il mondo dell’arte, Ai Weiwei iniziò a raccontare ciò che molta stampa di regime non riferiva. Una narrazione compulsiva e quotidiana di ciò che vedeva con i propri occhi fatta sia d’immagini, attraverso la pubblicazione di centinaia di migliaia di foto, sia di parole. Il blog, da subito monitorato dal potente sistema di firewall cinese, fu indicato come politicamente scomodo ma Ai Weiwei, anche se ammonito dalla polizia, investì il novanta per cento delle sue energie, come dichiarato in un’intervista, su quelle pagine web diventando una voce di dissenso contro il potere cinese affiancandosi ai tanti blog simili esistenti in Cina.1 Il ventotto maggio 2009 dopo la pubblicazione della lista di 5.826 nomi di bambini morti nel terremoto del Sichuan del dodici maggio 2009 a causa delle scuole, come li definisce ‘fatte di tofu’ cioè costruite con materiali scadenti, il suo blog fu oscurato e incarcerato per ottantuno giorni. Il terremoto fu una tragedia immensa che i media cinesi nascosero per non disturbare l’imminente festa dell’inaugurazione dei giochi olimpici dell’otto agosto 2009.2
Una delle dinamiche più interessanti del suo quotidiano blogging è il personale lento cambiamento della pratica del disegno che da gesto manuale su carta è passato al blog come disegno, per capire meglio questo processo ho pensato di estrapolare dal libro di Hans Ulrich Obrist ‘Ai Weiwei Speaks’ edito in Italia dal Saggiatore3 le sue esperienze da blogger, eccole: