di Salvatore D’Agostino
Il tema proposto era Intersections, il workshop di architettura e urban design,1 articolato intorno al rapporto tra la costa della città di Catania, il suo tessuto urbano e le sue infrastrutture, giunto alla seconda edizione e strutturato con la formula didattica che ha visto al lavoro sei gruppi di studenti e neolaureati coordinati da un architetto visiting e uno resident: Martin Ostermann (Berlin) - Zeroarchitetti (Roberto Forte e Andrea Guardo di Catania); João Antonio Ribeiro Ferreira Nunes (Lisboa) - Nicola Piazza (Palermo); Piero Bruno (Berlin) - Carlo Palazzolo (Siracusa); Gonçalo Byrne (Lisboa) - Gianfranco Gianfriddo (Siracusa); Luigi Snozzi (Locarno) - Emanuele Fidone (Siracusa); Giacomo Leone (Catania) e Giovanni Leone (Venezia).
Ho accettato e scelto di lavorare insieme a CRILO
(Cristian Farinella e Lorena Greco), cambiando l’impostazione generale
del media (che è previsto modificabile secondo il tema e/o il curatore ospite), e scegliendo di caratterizzare il numero con due immagini di sintesi, una per lato.
La prima immagine spontanea, quasi immediata, che CRILO ha disegnato, è diventata la trama di Folio02: un muro.
La prima immagine spontanea, quasi immediata, che CRILO ha disegnato, è diventata la trama di Folio02: un muro.
Nel
primo lato, sopra un muro di cemento grezzo, i sei progetti sviluppati
durante il workshop sono sospesi sulla città: sei proposte possibili,
reali, auspicabili che lambiscono la realtà catanese.
Il
muro rievoca il monito di Giuseppe Fava, scrittore e giornalista che
perse la vita negli anni Ottanta, denunciando la colata di cemento
voluta dai Cavalieri dell’edilizia:
«Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro. Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società. Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua».2
In un data flow abbiamo
raccolto le loro visioni, idee, sensazioni, rappresentando un dialogo
diffranto spezzato dalle pause di silenzio di chi ha preferito tacere.
Un dialogo che percorre delle rotte semantiche e che invita a superare
la tassonomizzazione delle tag attraverso le folkosomie,4
come nel caso della parola-chiave NERO, che rimanda al colore della
lava, dell’asfalto, della città o dell’umore, un tag che offre un'analisi cognitiva più che una chiusura di significato, e rimanda alla
lettura, all’ascolto, all’attraversamento dei luoghi.
Su
questo muro, ogni persona ha il suo carattere (font), ogni parola di
sintesi ha un suo colore e ogni rotta tra frase e tag rimanda alla sua
profondità semantica.
NERO
NERO LAVA - NERO MARE - NEROmenoNERO CEMENTO è l’unica frase lasciata
in maiuscolo perché instintivamente sintetizza il diagramma.
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3 maggio 2012 (ultima modifica 9 maggio 2012)
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Note:
1 Curato da Vincenzo Giusti, Salvatore Gozzo, Eva Grillo, Luigi Pellegrino, Carlotta Reitano e Chiara Rizzica.
2 Giuseppe Fava, I Siciliani, febbraio 1983.
3 Laura Nigro, Giuseppe Allegra, Francesca Sorrentino, Andrea Guardo, Giuseppe Brischetto, Giuliana Di Mauro, Concetta Falanga, Ruben Garcia Rubio, Alida Camaioni, Alice Franchina, Laura Santagati, Claudio Inserra, Jacopo Costanzo, Valeria Zeva, Fabrizio Ciurcina, Viviana La Terra Meli, Simone Litrico, Rachele Tosto, Fabio Guarrera, Andrea Sigona, Ezio Biuso, Claudia Gava, Andrea Grillo, Fabrizio Guglielmino, Chiara Lentini, Cristiana Papale, Simone Patania, Marzia Tarsia, Cecilia Tosto, Federica Zagarella, Fabio Bellassai, Alberto Borgese, Carlo Minotti, Riccardo Traini, Luisa Trovato, Federica Alberti, Marina Cacciato, Elisabetta Lo Trovato, Ludovico Luciani, Caterina Mari, Giacomo Nasini, Alice Palazzo, Roberta Troiani, Valentina Vagnarelli, Chiara De Luca, Andrea Iorio, Ezio Siciliano, Dario Bottino, Roberto Bove, Luisa Coppolino, Loredana Cucinotta, Luca Farina, Eliana Fischer, Francesca Mazzola, Sandro Messina, Roberta Sciuto, Francesco Cottone, Federica Basile, Chiara Bruno, Fabiola Crisafulli, Dario Di Stefano, Cristina Freni, Riccardo Milletarì, Elisa Petriccioli, Raoul Vecchio, Enrico Maccarrone, Chiara Pasqualini e Patrizia Specchia.
4 Folksonomia è un neologismo ideato da Thomas Vander Wal nel 2005, e descrive una tassonomia generata, liberamente, dagli utenti mediante l'utilizzo di parole chiave (o tag).
2 Giuseppe Fava, I Siciliani, febbraio 1983.
3 Laura Nigro, Giuseppe Allegra, Francesca Sorrentino, Andrea Guardo, Giuseppe Brischetto, Giuliana Di Mauro, Concetta Falanga, Ruben Garcia Rubio, Alida Camaioni, Alice Franchina, Laura Santagati, Claudio Inserra, Jacopo Costanzo, Valeria Zeva, Fabrizio Ciurcina, Viviana La Terra Meli, Simone Litrico, Rachele Tosto, Fabio Guarrera, Andrea Sigona, Ezio Biuso, Claudia Gava, Andrea Grillo, Fabrizio Guglielmino, Chiara Lentini, Cristiana Papale, Simone Patania, Marzia Tarsia, Cecilia Tosto, Federica Zagarella, Fabio Bellassai, Alberto Borgese, Carlo Minotti, Riccardo Traini, Luisa Trovato, Federica Alberti, Marina Cacciato, Elisabetta Lo Trovato, Ludovico Luciani, Caterina Mari, Giacomo Nasini, Alice Palazzo, Roberta Troiani, Valentina Vagnarelli, Chiara De Luca, Andrea Iorio, Ezio Siciliano, Dario Bottino, Roberto Bove, Luisa Coppolino, Loredana Cucinotta, Luca Farina, Eliana Fischer, Francesca Mazzola, Sandro Messina, Roberta Sciuto, Francesco Cottone, Federica Basile, Chiara Bruno, Fabiola Crisafulli, Dario Di Stefano, Cristina Freni, Riccardo Milletarì, Elisa Petriccioli, Raoul Vecchio, Enrico Maccarrone, Chiara Pasqualini e Patrizia Specchia.
4 Folksonomia è un neologismo ideato da Thomas Vander Wal nel 2005, e descrive una tassonomia generata, liberamente, dagli utenti mediante l'utilizzo di parole chiave (o tag).
bene, pdf scaricato!
RispondiEliminaRem,
RispondiEliminamandami tutto l'indirizzario degli 'architetti senza tetto' che vi faccio spedire la copia cartacea (detto tra noi, in questo caso, il pdf non serve).
Ci tengo,
S
grazie!
RispondiEliminama il pdf me lo posso tenere?
REM,
RispondiEliminacerto solo se includi tutti gli 'architetti senza tetto' nell'indirizzario ed hai nel tuo HD la cartella 'da sistemare'.
Saluti,
Salvatore D'Agostino
Post davvero molto interessante. Complimenti
RispondiEliminaMi spiace allontanarmi dal coro di consensi, ma sono rimasto deluso da questo Folio (non che gli altri...): superficiale l'analisi del contesto urbano costiero, nudi monumenti i progetti, una sorta di Superstudio senza motivi evidenti.
RispondiEliminaPosso dire che da Agostino mi aspettavo di più?
Parlo da immigrato marchigiano in Sicilia: la mia seconda terra merita sistemi critici più appuntiti!
Emanuele,
RispondiEliminacondivisibile il tuo disappunto.
Permettimi un chiarimento e due note.
Chiarimento:
Folio è una fanzine ideata, curata e finanziata dallo staff di Sicilcima, che di volta in volta affida la cura a delle persone esterne, come in questo caso a me e a CRILO.
Prima nota:
per sintetizzare i contenuti del workshop (tema di questo numero) abbiamo pensato (con CRILO) di fare due diagrammi uno per lato.
Prendendo le distanze dall’uso ‘tecnico del diagramma’ sporcando l’analisi con il disegno ti rilancio questo spunto di CRILO: «Il compromesso è sempre presente e cerchiamo di mantenere il più possibile dei segni che originariamente erano dello schizzo, perché lo schizzo di solito è sempre molto più dinamico rispetto ai volumi realizzati. Il disegno di un progetto dovrebbe lavorare in gran parte sulla trasmissione di una sensazione e non solo sulla precisione del segno, per questo facciamo in modo che i nostri disegni siano "sporcati" là dove serve: da un lato per rendere il disegno digitale più caldo introducendovi quelle imperfezioni caratteristiche di quello manuale, dall'altro prendendo come riferimento una frase di Piranesi, "Con lo sporcar si trova". Ovvero indagare lo spazio attraverso il disegno, che è quello che lui fa dalle Carceri in poi, esplorando lo spazio attraverso il tratto, il chiaroscuro intrecciato, così fitto da sembrare una macchia sul foglio». Leggi qui
Seconda nota:
Folio non presenta nessuna idea ‘utopica’ (senza luogo) ma congela delle idee maturate durante il workshop e dei dialoghi post workshop.
Folio è un Giano che sintetizza due dialoghi.
La nostra critica risiede nelle increspature del muro di cemento e nello sporco delle nostre mani.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Grazie Salvatore per la prontissima risposta ai miei dubbi.
RispondiEliminaIn realtà, per elucubrazioni tutte mie, mi aspettavo su questo Folio più una ricerca, una analisi, un tentativo di sintesi di una realtà incoerente come è una città (e Catania un pochino la conosco, quindi avrei approfondito volentieri). Questo in linea anche con l'intervista a Tafuri che hai pubblicato qualche post fa, in cui Tafuri dice che non è la forma che dà risposte ma qualche altro tentativo di sintesi di una realtà sociale diversa e complessa.
Invece, mi pare di capire, alla base della vostra partecipazione al Foglio c'era un workshop di progettazione, che ha ideato delle forme in 6 contesti diversi, senza però circostanziare (almeno nella sintesi del documento) come e perché queste forme siano nate, come interagiranno con il contesto, cosa le abbia motivate, che funzioni avranno...
Dunque bene cercare crepe nei muri e sporcarsi le mani di grafite e inchiostro: però io sento oggi più bisogno di descrivere la realtà (per quanto sia possibile), architettonica e non, della città, piuttosto che progettarci sopra.
Sono sicuro che da questa nostra discussione nasceranno futuri post molto propositivi, come la serie dedicata alla Calabria. Grazie per lo spazio e l'attenzione.
E
Emanuele,
RispondiEliminacome accade nei workshop i ragazzi hanno lavorato sulla base di un canovaccio di testi, mappe, ricostruzioni storiche avvalorate dalla visita dei luoghi coordinati dagli architetti visiting e resident.
Condivido la tua esigenza verso un maggiore realismo. Per questo motivo il lato ‘dialogo’ di folio ospita le osservazioni degli studenti. Un racconto collettivo, sporco, incerto, sincero di Catania, osservata durante quei giorni.
Vorrei riprendere un passo dell’intervista di Tafuri che hai citato:
«Invece se ragioniamo sulla città dovremmo vedere quali sono le grandi trasformazioni che sono già avvenute, che dovrebbero essere lette in una serie di fatti estremamente in subbuglio e contraddittori che riguardano alcune punte avanzate con dei contraccolpi anche notevoli perché non fatte da qualcuno che le pensa, ma da una serie di mutamenti fondamentali delle grandi domande».
Folio vuole essere un invito a riflettere sui mutamenti della città non congela nessun valore ‘estetico’ architettonico.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
bel lavoro! mi sono iscritto anche al sito!
RispondiEliminaRich,
RispondiEliminagrazie collettivo.
Saluti,
Salvatore D'Agostino