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15 marzo 2012

0008 [SQUOLA] Mario Fiorentino: Corviale un edificio romano

La parola scuola è spesso un inciampo, il suo suono trae in inganno.
Non di rado viene scritta sbagliata.
Squola è un errore ed è il nome di questa rubrica.
di Salvatore D’Agostino 

La possibilità di vedere questo riversaggio video si deve all’intuizione dello storico e critico dell’arte Eugenio Battisti* che, intorno la metà degli anni settanta, affascinato dall’organizzazione dei campus statunitensi chiese e ottenne di creare un Centro Audio Visivo nella nascente università di architettura calabrese, ma si deve anche alla flessibilità del neo formato di ripresa video U-Matic, il primo sistema di registrazione su nastro magnetico a cassetta; la U sintetizza graficamente le due bobine che trascinano il nastro. 
Il documento riversato in digitale, nella sua versione integrale, ci consente di ascoltare la descrizione dell’idea del progetto del Corviale dalla voce di uno dei suoi artefici principali l’architetto Mario Fiorentino. 
L’idea descritta s’inserisce nel dibattito del superamento degli schemi prettamente funzionalistici del movimento moderno e che negli anni sessanta fino all’ottanta in Italia vede contrapporsi movimenti di pensiero spesso antitetici. 

di Isidoro Pennisi 

Il testo qui presentato è la trascrizione di una ripresa video realizzata dal Centro Audio Visivo di ciò che, sino a quando nel 1982 non nacque l'Ateneo di Reggio Calabria, era lo IUSARC (Istituto Universitario Statale di Architettura). Una struttura Universitaria che aveva nello IUAV di Venezia il suo esatto omologo. Il Centro Audio Visivo, condotto da Celestino Soddu, nel contesto di una struttura universitaria di architettura posta nel meridione del Paese, aveva il compito di rendere culturalmente meno periferica la sede, attraverso una raccolta di materiale che un equipe appositamente predisposta e attrezzata andava a cogliere con le telecamere ed i microfoni lì dove avvenivano eventi distanti da Reggio Calabria ma importanti per la crescita culturale della sede e dei suoi studenti. Un materiale importante, raccolto nell'arco di circa dieci anni di attività, tra cui una serie di testimonianze come questo commento di Mario Fiorentino sul noto e discusso progetto di Corviale. Nel curarla e rileggerla, nello specifico, devo dire che ho trovato la conferma della superficialità con cui oggi trattiamo presente e passato e non solo della storia dell'Architettura. Un progetto, infatti, ha sempre un lato contingente, che ne sancisce la sua più o meno riuscita, ma ha anche un lato non contingente, in cui vengono messe alla prova metodologie e tecniche o affrontati temi inediti, che sono complessivamente la cifra che più dovrebbe interessare chi, come noi, continua ad occuparsi di architettura. Io credo che, in questo testo, vi sia esattamente un concentrato di questa cifra che, comunque la si pensi, è l'oggetto ed il lascito più importante di un qualsiasi progetto. Nello specifico, l’intervista fa parte di un materiale documentario prodotto in occasione della Mostra Architettura Italiana degli anni settanta, curata da Enrico Valeriani e Giovanna De Feo, ed esposta presso la Galleria di Arte Moderna di Roma e la Triennale di Milano nel 1981.



4 aprile 2008

0013 [CITTA'] Chi ha costruito le periferie?

Ritanna Armeni co-conduttrice su LA7 del programma ‘Otto e mezzo’, chiede a Massimiliano Fuksas: «perché si è lasciata la periferia in mano ai geometri?» L’architetto romano risponde che: vorrebbe fondare il partito per aiutare le persone, ripensando ai quartieri, educando gli imprenditori, superando la questione delle case popolari, non facendo altri ‘Corviale’ e tantomeno nuove ‘Bicocca’. Mi chiedo, ma è vero che le nostre periferie sono state costruite dai geometri e non anche dagli ingegneri del metro cubo e gli architetti della bella distribuzione interna? Mi ricorda lo sfogo, non del tutto sbagliato, dell’ex ministro per i Beni e le attività Culturali, Francesco Rutelli, dove additava gli architetti per aver ceduto alla banalizzazione chiesta/imposta dai geometri. Temo che in Italia ci sia un limite ‘culturale’ dei nostri professionisti, geometri-architetti-ingegneri:

Massimiliano Fuksas a 'Otto e mezzo' un programma di LA7 del 03/04/2008

Rutelli attacca l'«Italia dei geometri»: crescita senza stile, architetti sconfitti, Corriere della Sera, 11/11/2007

3 aprile 2008

0003 [ABITARE] Ma che fine ha fatto e farà l’edilizia sociale/popolare?

Con un articolo di Cristiano De Majo, il settimanale "Internazionale" (n. 737 del 28 marzo), dedica la sua rubrica il ‘Ritratto’ a Gianluca Iannone, uomo di estrema destra ideatore di 'Casa Pound'. Iannone è convinto che in Italia c'è ‘un problema abitativo’: «Quelli di Casa Pound paragonano l'affitto all'usura perché "anche se stai vent'anni in affitto in una casa, i soldi che hai dato al proprietario son buttati". Propongono, invece, di costruire nuove palazzine in edilizia fascista e riconoscere a tutti gli italiani il diritto alla proprietà. "Quelli di sinistra" parlano di canone sociale, loro invece pensano che lo stato debba costruire e dare le case ai cittadini, che possono ripagare il prezzo versando allo stato il cosiddetto mutuo sociale, un mutuo senza interesse che non può superare la proporzione di un quinto del reddito complessivo familiare. Quelli di casa Pound pensano a delle belle città giardino con cinema, biblioteche e centri per gli anziani, non a quartieri come Corviale o il Laurentino 38.»

Il settimo punto del vademecum del PD recita: «Più case in affitto 700.000 nuove case disponibili a un canone tra i 300 e i 500 euro mensili. Detrarre fino a 250 euro mensili dell'affitto pagato e tassare il reddito da affitto ad aliquota fissa. Riqualificare il patrimonio edilizio pubblico.»

Canone o mutuo?

Ma che fine ha fatto e farà l’edilizia sociale/popolare?:

Mutuo sociale spiegato alla trasmissione ‘Lucignolo’ Italia 1

Canone sociale spiegato agli elettori del PD