di Salvatore D’Agostino
Il fotografo messicano Pablo Lopez Luz, con la sua macchina fotografica di medio formato, ha osservato Città del Messico ai bordi di alti palazzi, raggiungendo le cime delle montagne e sporgendosi dagli elicotteri ha ottenuto delle immagini quasi cartografiche di estremo realismo. In questo pieno infinito di case emergono le contraddizioni della smisurata città in continua espansione alla conquista di ogni spazio disponibile. Qui la nozione di paesaggio si dissolve in una distesa di umanità abitativa.
Gli studi sulla storia della pittura e fotografa messicana di Pablo Lopez Luz fanno assumere al suo ‘estremo realismo’ l’aspetto di ‘realismo magico’,* una corrente artistica che dal 1967 in poi, grazie allo scrittore Gabriel García Márquez e il suo libro ‘Cent'anni di solitudine’ ha fatto scoprire la letteratura e il mondo delle arti del sud America. Il ‘realismo magico’ offrì, al realismo inteso come pura cronaca o assoluta verità, uno scarto narrativo straniante.
La realtà fotografata da Pablo Lopez Luz con estrema precisione ci fa rimanere in sospeso, quasi senza fiato.
3 ottobre 2013
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Note:
*Il termine ‘realismo magico’ si deve al critico tedesco Franz Roh che nel 1925 sintettizò la pittura italiana degli anni venti, la realtà minuziosa dei quadri di De Chirico, Carrà, Morandi aveva cambiato il concetto di realismo come pittura di pura verità offrendo al mondo del visivo uno scarto straniante.
le visioni aeree hanno sempre un fascino particolare... queste di più. alcune mi ricordano le discariche immense del sud america
RispondiEliminaEfrem,
Eliminapiù che discarica io vedo un'infinita umanità abitativa. Persone su persone che abitano un luogo per vivere, forse, nella speranza di vivere meglio.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Avevo già visto queste foto, ma ero convinto che fossero esagerazioni da fotoritocco... invece sono impressionanti. Sembrano uscite dal film Elysium (che, a questo punto, mi sorge il dubbio che sia stato girato in quelle zone).
RispondiEliminaAlberto,
Eliminaahimè non ho ancora visto il film ripasso dopo.
Saluti,
Salvatore D’Agostino