di Salvatore D’Agostino
L’ultimo libro di Walter Siti ‘Resistere non serve a niente’ nasce dalla conoscenza diretta di un gestore di hedge fund, in italiano di ‘fondi speculativi’, fidanzato con una presentatrice televisiva che gira per Roma in bicicletta con un trascorso di volontario per la Caritas e che nel 2010 ha fatturato 28 milioni di euro. Una conoscenza trasformatasi in frequentazione durante la preparazione del libro. Dietro questa apparente normalità si cela una persona senza scrupoli. Siti ricorda1 come, nei personaggi dei libri di Agatha Christie, gli uomini apparentemente normali diventavano feroci assassini per un’offesa ricevuta. Oggi, nella realtà, la mutazione in estremo cinismo delle persone normali non avviene per male ricevuto ma per fare soldi. In un mondo dominato dal denaro, sostiene Walter Siti, resistere non serve a niente.
Questo è l’epilogo di un’altra storia, di seguito il prologo delle vicende giudiziarie di un blog civico romano: Cartellopoli.
L’ultimo libro di Walter Siti ‘Resistere non serve a niente’ nasce dalla conoscenza diretta di un gestore di hedge fund, in italiano di ‘fondi speculativi’, fidanzato con una presentatrice televisiva che gira per Roma in bicicletta con un trascorso di volontario per la Caritas e che nel 2010 ha fatturato 28 milioni di euro. Una conoscenza trasformatasi in frequentazione durante la preparazione del libro. Dietro questa apparente normalità si cela una persona senza scrupoli. Siti ricorda1 come, nei personaggi dei libri di Agatha Christie, gli uomini apparentemente normali diventavano feroci assassini per un’offesa ricevuta. Oggi, nella realtà, la mutazione in estremo cinismo delle persone normali non avviene per male ricevuto ma per fare soldi. In un mondo dominato dal denaro, sostiene Walter Siti, resistere non serve a niente.
Questo è l’epilogo di un’altra storia, di seguito il prologo delle vicende giudiziarie di un blog civico romano: Cartellopoli.
Circa due anni fa, esattamente il primo dicembre del 2010, cartellopoli è stato oscurato dalla magistratura poiché denunciato da una ditta di cartelloni pubblicitari (D.D.N. srl) per:
«"istigazione a delinquere" – come avevamo raccontato in un precedente post - È stato sufficiente pubblicare -accogliendole con entusiasmo- le foto dei cartelloni "danneggiati" (delle semplici scritte «ABUSIVO» o «BASTA CARTELLONI») per venire trattati come pericolosi terroristi».
Dopo due anni di processo, lo scorso nove gennaio, cartellopoli, nella persona fisica del curatore del blog Massimiliano Tonelli, è stato condannato a nove mesi e ventimila euro di multa, poiché:
«il Giudice ha preferito dare ascolto alla appassionata arringa dell'avvocato della società che, - scrive Massimiliano - dopo aver richiesto il sequestro del blog, una volta partito il procedimento si è costituita parte civile richiedendomi la somma di 20mila euro (A me? Perché? Perché qualcuno, anonimamente, sul blog aveva pubblicato delle immagini relative a degli impianti danneggiati che dunque il blog mostrava dopo l'avvenuto danneggiamento -registrandolo- e non prima -istigandolo-...? Mah). L'avvocato di questa ditta, la D.D.N. srl, ha spiegato che i "vandali" (testuale) sono i cittadini che cercano a mani nude e senza nessun secondo fine diverso dal bene comune di combattere contro una situazione fuori controllo, non i cartellonari che questa situazione hanno creato. Ha spiegato che sono i cittadini (istigati dal blog Cartellopoli, e come ti sbagli) ad aver "devastato" (testuale) la città: pazzi noi che pensavamo fino a ieri che questa città fosse stata devastata dalla furia dei cartellonari.»
Salvatore D’Agostino Roma è una città bipolare, intransigente nei confronti delle architetture considerate brutte perché troppo contemporanee e indifferente agli scempi quotidiani di cartellonari, venditori ambulanti abusivi, parcheggiatori incivili, cura maldestra delle piazze, marciapiedi, strade, parchi. Per paradosso, sembra che per i romani sia considerato diverso il senso civico di una vita contemporanea. Un paradosso che ritroviamo nella vostra vicenda: il giudice non condanna chi rende Roma una città brutta ma chi lotta contro gli scempi ‘civici’. C’è una spiegazione a questo paradosso?
Massimiliano Tonelli risponde per cartellopoli Il tuo approccio è corretto e interessante. Nella bizzarra sentenza che mi è toccata per avere avuto la "colpa" di aver tentanto di difendere la città da una barbara invasione c'è dentro un po' anzi molto dell'atteggiamento che la città ha verso se stessa. Non è solo una città ormai refrattaria al nuovo, al rischio, all'azzardo (e questo è male, molto male per una città), ma è una città che vede con sospetto l'ordine, la pulizia, il rispetto delle regole e del buon senso. Quando si vede qualcosa di sistemato ci si insospettisce. Quando un'area della città viene ripristinata nel suo decoro non ci si rallegra, ma ci si domanda "chi ci mangia sopra?". Così succede per i cartelloni abusivi che hanno trasfigurato la capitale del nostro paese: c'è un giro spaventoso di denaro sporco e illecito, c'è il Comune che omette i suoi atti d'ufficio, ci sono infiltrazioni mafiose e ci sono morti su morti eppure l'unica inchiesta che si fa e si porta a termine è quella contro i cittadini che si scagliano contro questa situazione.
Uno strano caso di efficienza giudiziaria. Senza scadere nel vittimismo, c’è una ragione?
È stato un processo particolarmente veloce e una condanna fortemente voluta dal Giudice. Sul perché ho le mie idee, ma sono illazioni che non è il caso di esternare. Resta il dato più interessante: sono morte tante persone a causa dei cartelloni abusivi e non c'è un processo, poi c'è un blog che combatte contro questa mafia terribile e viene condannato per istigazione al danneggiamento. Credo che questo scenario basti e avanzi per farsi una chiara idea.
I blog civici stanno cambiando - o potrebbero cambiare - questa trascuratezza del cittadino nei confronti del proprio ‘degradato’ intorno urbano?
A Roma qualcosa sta succedendo. Il movimento è relativamente recente e i primi blog risalgono al 2006/2007.2 Con l'amministrazione Alemanno, largamente fallimentare sotto molti punti di vista, il fenomeno si è rafforzato ed ha acquisito centralità, autorevolezza e pubblico. Oggi possiamo dire che grazie ai blog ci sono alcune migliaia di cittadini ai quali sono stati aperti gli occhi su dei fenomeni che i cittadini stessi consideravano qualcosa di ineluttabile, normale, ordinaria, inevitabile. Abbiamo spiegato loro che determinate situazioni non solo non sono normali, non solo sono magari sovraintese dal crimine organizzato, ma esistono esclusivamente in Italia e, sovente, esclusivamente a Roma. Ad oggi i blog vengono querelati (e condannati) anche per questo: stanno cambiando la testa a moltissime persone ed è la cosa più sovversiva che si possa fare nella situazione data.
La grande energia dei blog civici è di raccontare la città evitando la semplificazione giornalistica poiché non hanno l’esigenza dell’evento della cronaca mainstream. In un blog civico la città non assomiglia ad altre città. La città è ciò che si vede fuori dalle finestre dove, quello che si osserva, non ti permette di selezionare ciò che è bello da ciò che è brutto. La città non è un quadro. Com'è Roma vista da Cartellopoli?
È una Roma, appunto, vista dal punto di vista dei problemi che ne bloccano lo sviluppo. L'errore più grave è considerare questi problemi come faccende puramente estetiche o di decoro. Non è così. Un sistema di pubblicità esterna che non funziona, ad esempio, blocca l'economia della città, blocca opportunità, blocca investimenti, deprime lo sviluppo e dunque i posti di lavoro.
Chi informa spesso paga con la vita, nel 2012, secondo il ‘The Committee to Protect Journalists’, un terzo dei giornalisti uccisi nel mondo lavoravano per l’informazione online e lo scorso novembre, in Iran, è stato ucciso il blogger Sattar Beheshti anche se il suo My life for my Iran era seguito da non più di una trentina di lettori. Credi che in Italia si sia compreso la forza dell’uso del web come informazione indipendente?
Sta succedendo via via, mese per mese: se ne stanno accorgendo a forza. Ormai i blog, quelli fatti bene, sono più letti di un quotidiano locale. Ma tanto, tanto più letti. Di conseguenza sono anche più temuti e di conseguenza anche più attaccati. Speriamo che non si arrivi all'omicidio dei giornalisti o dei blogger, non sarebbe un bene per i giornalisti ma neppure per le lobby che avessero assoldato il killer.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
A inizio febbraio attendiamo la pubblicazione della sentenza per quanto riguarda la condanna. Dopodiché ricorso in appello e speriamo che i nuovi giudici capiscano di che cosa stiamo parlando e comprendano il ruolo di Cartellopoli a Roma e non solo.
21 gennaio 2013
1 Tito Lima, intervista a Walter Siti, Mucchio. Riportata sul blog minima&moralia, 18 settembre 2012*
2 Di seguito una lista di alcuni blog urbani romani: Abitare; Basta cartelloni; bicisnob; Cartellopoli; Ciclabili a Roma; Comitato di Quartiere Salviamo Talenti; Comitato Metro X Roma; Comitato Serpentara; Coordinamento Residenti Città Storica; Delle Vittorie; Degrado Esquilino; Degrado Talenti; E liberaci dalla transenna; Esquilino's Weblog; Fortezza Bastiani; Il post di Roma; Italia 2013: Immaginazione urbana; Manifesti abusivi; Malaroma; Migliora Roma; Mobilita(') Roma; Mobilità Tuscolana-EUR; Oltre il tempo; Osservatorio Casilino; Performing Roma; Pro pup Roma; Quanto sei sporca Roma; Residenti Campo Marzio; Riprendiamoci il quartiere; Riprendiamoci Roma; Roma fa schifo; Roma nove; Roma Violata; Salviamo le palme; San Lorenzo resiste; Sanpa blog; Traffico matto; Urban Blog Torresina e Zappata Romana.
Pingback
RispondiEliminaLa vicenda ha del paradossale. Do' tutta la mia solidarietà a Tondelli.
RispondiEliminaUna istituzione giudiziaria non può accogliere il principio per cui un cittadino può farsi giustizia da solo (in questo caso abbattendo cartelloni abusivi); però è evidente che lo Stato così finisce per tutelare solo chi infrange la legge.
Con l'aggravante che oggi nemmeno chi fa semplicemente informazione (ancorchè schierata) può sentirsi immune.
Mi ricorda quel caso del canale youtube chiuso perchè parlava di Hitler (parlava, non inneggiava).
Sarebbe interessante leggere le motivazioni della sentenza.
Ad esempio, noto che sul sito di Cartellopoli si deidica ampia attenzione a casi simili di azioni di demolizione e sabotaggio ampiamente pubblicizzate sui media (senza provocare reazioni giudiziarie).
Probabilmente in quei casi nessuno ha pensato di sporgere denuncia.
Non è detto quindi che anche quelle altre azioni non fossero condannabili allo stesso modo di Cartellopoli.
Se fosse così, questa sentenza sarebbe un brutto precedente: un'arma in più agli abusivi.
Su un altro piano potrebbe essere interessante proprio capire se esistono delle differenze tra le diverse azioni di protesta: capire se effettivamente nella "linea editoriale" del blog la forma e i modi di presentare il problema delle affissioni abusive non abbia ecceduto al punto da rendere giustificabile l'azione penale.
Una battaglia contro un abuso non può rischiare di farsi additare come abusiva essa stessa.
qfwfq,
Eliminasulla sentenza chiedo a Massimilano.
Questa non è una battaglia contro l'abuso ma come si osserva nell'intervista: “L'errore più grave è considerare questi problemi come faccende puramente estetiche o di decoro. Non è così. Un sistema di pubblicità esterna che non funziona, ad esempio, blocca l'economia della città, blocca opportunità, blocca investimenti, deprime lo sviluppo e dunque i posti di lavoro”.
Saluti,
Salvatore D'Agostino
@qfwfq
RispondiEliminae' proprio così.
Una bella intervista su Wilfing Architettura. Buona lettura.
RispondiEliminaE veramente paradossale, come se chi chiama la polizia per denunciare un furto viene accusato dal ladro di aver ostacolato il suo lavoro. Solo in Italia il tribunale da ragione al ladro.
RispondiEliminaCiao TOM,
Eliminaaggiungo il tuo/vostro sito 'roma sostenibile' tra i media civici, che ne pensi?
A dopo,
Salvatore D'Agostino
ricordo di aver chiesto io l'amicizia fb a massimo tonelli, che cortesemente ha accettato. mi aveva molto colpito la sua battaglia, cartellopoli appunto. che seguivo. sono un imperdonabile distratto e questa bella vicenda giudiziaria me la sono persa. non riesco a crederci! questo paese è zeppo di vicende giudiziarie paradossali. e vergognose. la mia stima.
RispondiEliminaEfrem Raimondi,
Eliminatrovo paradossale mettere sullo stesso piano le invettive via ‘web’ fatte alle persone (è stato citato il caso Boldrini) con l’azione civica di un gruppo che cerca di lottare contro il degrado di una città disgraziatamente imbruttita da gente senza scrupoli .
Saluti,
Salvatore D’Agostino
“In un blog civico la città non assomiglia ad altre città” dice Salvatore D’Agostino. Probabilmente, è proprio per questo motivo che Massimiliano Tonelli – autore di cartellopoli.net – è stato condannato in primo grado a nove mesi di reclusione. Poiché denunciava gli abusi pubblicitari nella città di Roma, un blogger è stato ritenuto colpevole di istigazione a delinquere. E’ come accusare un radiologo di procurare tumori. Credo sia venuto il momento, per i blogger italiani, di costituire un fondo di solidarietà per difendersi collettivamente. La libertà di espressione non è un bene negoziabile. Non dobbiamo farci intimidire. Io sto con Tonelli.
RispondiElimina