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5 marzo 2012

0025 [A-B USO] I siciliani

di Salvatore D’Agostino 

   Il libro I siciliani o Les Siciliens fu pubblicato in Italia da Einaudi e in Francia da Denoël nel 1977. Raccoglie le fotografie del girovagare siciliano, dagli inizi degli anni sessanta fino al 1977, di Ferdinando Scianna. Foto semplici, quasi spontanee che rilevano un talento naturale, scatti che decretarono la sua fortuna poiché, grazie all’edizione francese, Cartier-Bresson lo volle tra i fotografi dell’agenzia fotografica Magnum la prima e la più importante al mondo.
   Il libro contiene una postfazione di Leonardo Sciascia che cristallizza alcune parole del suo paese Racalmuto come le foto di Scianna - secondo Sciascia - fanno con la Sicilia e una lunga prefazione dello scrittore francese Dominique Fernandez, dove la conoscenza dei testi della narrativa siciliana s’intreccia con le esperienze dei suoi viaggi in Sicilia.
   Dominique Fernandez, per descrivere un aspetto dei siciliani racconta un aneddoto, tratto dai Miti di Francesco Lanza, che ancora oggi ritrovo nel carattere dei siciliani e che potrebbe descrivere il tema di questa rubrica: 'A-B USO: l'utilizzo di A che si trasforma in B'. 
   Aneddoto che ho trascritto, inserendo parti di foto scansionate dal libro. 

Gibellina dopo il terremoto del 1969

di Dominique Fernandez

   Un altro mito di un'estrema semplicità e nello stesso tempo suscettibile di molteplici interpretazioni: il grembiule della donna di Pietraperzia. Lo trascrivo nella versione che ne ha dato Francesco Lanza, uno scrittore siciliano degli Anni Venti, uno di quegli scrittori che si sono dedicati a raccogliere e ricreare le tradizioni orali che pullulano in questa terra.


Palazzolo Acreide
«La pierzese aveva addosso un grembiule che toppe ce n’'erano una sull'altra da non contarsi più, e a cento colori; sicché divenuto spesso del doppio pareva invece la pannicciata dell'asino.
Il marito, che glielo sapeva dal dì delle nozze, non poteva vederglielo più in mano per rattopparselo, che non le bastavano mai pezze e le si sfaldava da ogni parte; e come venne la fiera gliene comprò uno nuovo.

Nicosia: la piazza
Quella a vederlo non sapeva quanto lodarlo, ch'era a fiorami; e intanto faceva:
- Che belle toppe si possono tagliare di qua per il mio grembiule sciupato, e cosi posso mettermelo anche per la festa.
E dato di mano alle forbici si mise a tagliare di là le toppe per quello vecchio; e a lavoro finito, lo mostrava tutta contenta al marito:
- Guardate, marito mio, com'è ora rappezzato il mio grembiule, che pare nuovo nuovo».
L'essere abituati alla miseria, ai cenci, non basta a spiegare il gesto della donna di Pietraperzia; e chi vedesse in questo aneddoto solo un'allusione alla miseria secolare, alla povertà esistenziale del popolo siciliano perderebbe il significato più importante di quel mito: la contentezza che suscita ciò che è variegato e composito.

Lentini: festa di Sant’Alfio
Il grembiule regalato dal marito era bello, di diversi colori, con disegni a fiori; ma aveva il difetto di essere in un pezzo solo, un unico taglio di stoffa. Un grembiule rattoppato, fatto di pezzi e pezzetti, è il solo adatto a una donna della Sicilia: cioè di un paese che non ha un'unica identità, ma innumerevoli. Che è stato, sicano, siculo, greco, cartaginese, romano, bizantino, normanno, svevo, angioino, spagnolo, piemontese. E ancora oggi non sa se è italiano o siciliano, e neppure se appartiene all'Europa o all'Africa.

Ciminna
Di modo che il grembiule della donna di Pietraperzia, rattoppato com'è, rappresenta veramente il simbolo della Sicilia; ed essa indossandolo incarna tremila anni di storia precaria, in movimento, sempre ripresa dall'inizio. Il suo emblema, la sua bandiera: a brandelli, mutilata, pietosa se si vuole. Ma nello stesso tempo fiera e gloriosa, sventolante con tutta l'energia vitale dei suoi colori giustapposti senza paura.

5 marzo 2012
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Nota: 
Sezioni di foto tratte dal libro : Fedinando Scianna, I Siciliani, Einaudi, Torino, 1977 (l'aneddoto è tratto dalle pagine VIII-IX).

5 commenti:

  1. ...una delle tante storie siciliane...! Mi chiedo perchè sono sempre venuti a giudicarci, nel bene e nel male? sarebbe interessante capire cosa siamo stati e siamo e saremo i siciliani nell'immaginario europeo. Una cosa è certa che A.Dumas,per esempio, non gli bastò per entrare in Sicilia, intorno agli anni 1830, un personaggio poco di buono del continente, che di spade,coltelli ed archibugi se ne intendeva. Dovette ricorrere alla copertura di un siciliano doc. lo storico Palmieri. forse bisognerebbe leggere, una volta per tutte, la SCILIA, da sempre piena di ARTE SCIENZA TECNICA.forse il tesoro vero che tutti hanno voluto sbirciare con un pò d'invidia...

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  2. Pietro,
    non credo che lo scritto di Dominique Fernandez dia dei giudizi forse focalizza alcuni aspetti della Sicilia.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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    1. Esatto, Dominique Fernandez è un cultore della Sicilia. Sotto certi aspetti la conosce anche meglio di alcuni siciliani. Osserva e restituisce con brio tante sfaccettature del gioiello che rappresenta.

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  3. Da qui la spasmodica ricerca di un'identità, non solo in Sicilia, ma in generale in tutto il Meridione, senza accettare la realtà di avere tutte quelle passate. Cous-cous e cassata, che poi a loro volta provengono da altre culture.

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  4. Spirito libero,
    l’identità è una trappola ‘ideologica’ come tutte le parole che diventano portatrici di concetti politici o pseudopolitici.

    In quart’ultimi è stato lo scudo, più che del sud, di una certa politica localistica del nord.

    Io vivo in una terra, dove negli ultimi 2000 anni sono passate, lasciando spesso pesanti contributi cultuali, moltissime ‘identità’.
    Oggi grazie all’amplificazione dell’estensione tecnologica ogni giorno mino la mia identità ‘fisica’, quella che si forgia con i luoghi, con l’identità del ‘pensiero’ .
    Estensione tecnologica del pensiero che si deve a Johann Gutenberg con l’idea della riproducibilità del pensiero attraverso i libri.
    Un’invenzione talmente potente che conquassò (esagero) le identità dell’uomo qualunque dell’epoca.
    A tal punto che l’ingenuo Don Chisciotte leggendo (senza avere la capacità critica) molti romanzi picareschi scambiò i miti dei ‘romanzi’ in ‘realtà’ iniziando un allucinato viaggio tra il fisico e il mentale che lo portò a lottare contro i mulini a vento poiché, attraverso la sua mente mediata dalla lettura, scambiò le pale del mulino per enormi giganti.
    L’identità asimmetrica (sempre coniugata nella sua accezione positiva) è una battaglia contro i mulini a vento, poiché le pale nella realtà restano pale non concetti mitici.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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