7 novembre 2011

0022 [A-B USO] Sarno

di Stefano Boeri*  

Sarno, una storia italiana. Nel 2002, 4 anni dopo la tragica alluvione, ho vinto il concorso per la redazione del Piano Regolatore, in un territorio che fino ad allora non aveva mai avuto pianificazione. Per 6 anni -dal 2003 al 2009- abbiamo fatto di tutto per convincere il Consiglio comunale e due successive Giunte (di centro-sinistra e poi centro-destra) a consegnarci una mappatura aggiornata dell'abusivismo e a bloccare le concessioni edilizie nelle zone a rischio. Tutto inutile.


 
Nel 2007 Abbiamo consegnato un Piano preliminare che non è mai stato discusso in Consiglio. Nel 2009, con grande tristezza e sdegno, abbiamo abbandonato un incarico a cui tenevo moltissimo, con una lettera pubblica che denunciava una politica indecente. Eccola.

Milano, 19 gennaio 2009

lettera aperta al Sindaco,
ai membri della Giunta e del Consiglio Comunale,
ai Cittadini di Sarno
gentile Sindaco,
gentili Consiglieri del Comune di Sarno,
gentili Cittadini di Sarno,

da oltre sei mesi siamo in attesa di una risposta da parte della Giunta comunale e del Consiglio alla nostra proposta di completare la redazione del piano urbanistico comunale.
Un piano urbanistico che ci era stato affidato nella primavera del 2003 dopo aver vinto il concorso pubblico promosso dal comune alla fine del 2002.

Come è noto, più di 3 ani fa, nel dicembre del 2005 avevamo presentato al consiglio comunale la bozza di preliminare del piano urbanistico, un documento che indicava le linee di sviluppo del territorio di Sarno.
Il preliminare del piano proponeva di bloccare lo sviluppo urbano nella piana e il conseguente consumo di suolo di agricolo, di combattere l’abusivismo spostando risorse sul recupero dei centri storici comunali, di valorizzare le attività produttive, di salvaguardare il paesaggio montano e fluviale. Oltre che naturalmente di impedire qualsiasi nuova costruzione o ristrutturazione nelle zone a rischio di smottamento.


Ma questo progetto non è mai stato seriamente discusso dal consiglio comunale, né la sua approvazione è stata messa all’ordine del giorno della Giunta comunale.
Al contrario, in questi 3 anni gli uffici tecnici comunali hanno continuato a licenziare un numero spropositato di concessioni edilizie (ben 53 nuove concessioni nell’area urbana e 29 nelle zone agricole), senza chiederci un parere preventivo e neppure consentirci di consultarle; è bene ricordare che molte di queste licenze sono totalmente in contraddizione con gli indirizzi proposti nella bozza di preliminare e alcune addirittura in aree non edificabili. Non solo: non ci è stata mai fornita la mappatura aggiornata dell’abusivismo edilizio che avevamo più volte richiesto come condizione di partenza per redigere il piano regolatore.
Ancora più grave è stata la scelta del Comune, nel luglio 2005, di presentare e far approvare in Consiglio Comunale una delibera che ha ottenuto il voto unanime dei consiglieri e che rende abitabili (a Sarno! A soli 7 anni dall’alluvione!) tutti i piani interrati; una scelta da cui siamo stati tenuti all’oscuro, che ci è stata comunicata a delibera votata e che da sola inficia tutte le previsioni di crescita della città, oltre che essere pericolosa e irresponsabile.

Il disinteresse verso la nostra bozza di piano regolatore è sembrato di colpo interrompersi nel maggio 2008 quando, a seguito di una nostra dichiarazione durante la trasmissione televisiva "Ambiente Italia" in cui denunciavamo il numero incredibile di concessioni edilizie rilasciate dall' amministrazione comunale, siamo stati convocati dal consiglio comunale a discutere di come riprendere l’elaborazione del piano regolatore.
Nello scorso mese di giugno, nel corso di due successivi incontri con il consiglio comunale, abbiamo avuto modo di ripresentare gli indirizzi del piano regolatore e abbiamo annunciato la nostra volontà di completare la redazione del piano urbanistico a patto che fosse immediatamente bloccata ogni ulteriore concessione edilizia, fino al momento dell'approvazione del nuovo strumento urbanistico. Una misura di garanzia assolutamente necessaria per ridare legittimità ad uno strumento di governo del territorio che altrimenti sarebbe stato reso del tutto superfluo –prima ancora della sua adozione- da una gestione irresponsabile del territorio.

Ma da allora, nonostante alcune dichiarazioni di disponibilità, non abbiamo più avuto comunicazioni nè dai membri del consiglio comunale, nè dalla Giunta comunale di Sarno che, evidentemente, preferisce proseguire in una pratica di rilascio di concessioni edilizie, di oggettivo favoreggiamento dell'abusivismo, di sostanziale disprezzo dell'ambiente e del futuro dei cittadini di Sarno.

Proprio perché non intendiamo offrire alibi a chi non ha nessun interesse a migliorare il suo territorio governandone le trasformazioni, dichiariamo a questo punto la nostra indisponibilità a continuare a ricoprire quel ruolo di consulenza tecnico-urbanistica che di fatto non ci è stato mai permesso di svolgere.

Ma proprio la gravissima condizione in cui versano i territori della piana del fiume Sarno ci spinge, prima di abbandonare il nostro incarico, a denunciare pubblicamente e con forza l'atteggiamento irresponsabile della Giunta e del Consiglio comunale di fronte alla possibilità di approvare - dopo più di 30 anni di assenza - un piano urbanistico in grado di valorizzare e finalmente salvaguardare un territorio ferito non solo dalle catastrofi naturali, ma anche dalle inadempienze degli uomini.

Stefano Boeri

in rappresentanza del gruppo di progettazione
incaricato di redigere il nuovo Piano regolatore del Comune di Sarno

7 novembre 2011
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Nota: 
* Quest’articolo è tratto dalla pagina facebook* di Stefano Boeri del 7 novembre 2011.

16 commenti:

  1. non so se alla base degli atti (o non-atti) di questi amministratori ci sia più criminalità o idiozia.
    Forse entrambe, il che li rende micidiali.

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  2. disarmante...

    [in verità appena vista questo post su Fb nella bacheca di Boeri, pensavo ad una cosa attinente a Genova... e mi pareva un po' affrofittarne, ma poi, certo, è un rimando ad un esempio di negligenza generalizzata, di cui non fa mai male ricordarsene...]

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  3. questa lettera di Boeri apparso sulla sua pagina di FB mi è sembrata anche a me degna di essere rilanciata, perchè esemplifica l'abisso che c'è tra chi ci governa e la volontà di agire veramente.
    Ora però la riflessione obbligatoria, quasi scontata, che che questi governanti siamo sempre noi ad eleggerli, o più banalmente siamo noi a lasciarli snobisticamente fare, per inedia o più semplicemnte per paura di sporcarsi le mani.
    Boeri in primis ora che fa politica raccoglie consensi e sospetti e se fosse stato sindaco ora avrebbe molte più difficoltà a ergersi a censore dell'architettura sana.
    Ciò non toglie che la sua figura sembra proprio una fontanella nel deserto.
    La verità è che il cambiamento deve e può venire solo dal basso.

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  4. Lasciateci in pace! Noi abbiamo i nostri (loro) amministratori perché ci vogliamo costruire la casetta dove diavolo vogliamo (vedi anche Messina, ma ancora il Pennino sempre nel salernitano, precisamente ad Ascea Marittima che prima o poi scivolerà a mare). Noi ce li siamo scelti e noi ce li teniamo. Tanto se succede qualcosa, piangeremo per i nostri sacrifici, per i nostri figli e lo Stato ci deve aiutare perché i Borbone erano meglio. Piove, governo ladro! Ci sono altri comuni nelle stesse identiche situazioni, dove le istituzioni di livello più alto e molto più alto, sono complici con compiacenza. E non si tratta di Camorra nel senso di Sistema, ma di mentalità camorristica.

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  5. Rem,
    né criminalità né idiozia ma identità.
    Sia la criminalità che idiozia sono concetti ‘mediatici’ per semplificare (e quindi deviare) spinte sociali condivise.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  6. Marco+,
    ho seguito la vicenda di Boeri e Sarno nel suo evolversi, conosco l’ostilità della popolazione nel non cambiare il suo stile di vita (fare ciò che si vuole con il proprio ex orto).
    Basta guardare la google map per capire il paesaggio umano, naturale e cementizio.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  7. qfwfq,
    i governanti siamo noi.
    Insisto, dobbiamo cambiare identità ‘abitativa’ (da non confondere con i temi architettonici o urbanistici) quella che abbiamo ci sta danneggiando.
    Quest’inondazione di cemento menefreghista e senza senso civico non dipende dai piani ma da noi cittadini.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  8. Spirito libero,
    condivido e mi ripeto siamo noi i costruttori di questo paesaggio.
    Non so perché ma metto questo video dell’ingegnere più veloce del mondo Gaetano Burgio.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  9. questa di Ciprì e Maresco è stupenda, te la devo rubare!

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  10. Spirito libero, Salvatore, posto un mio commento già comparso su Antithesi sul problema Sarno, non perché voglia risparmiarmi la fatica di scriverne uno nuovo, ma perché sono ancora dello stesso parere:
    "Sul fatto che il territorio italiano necessiti di essere 'messo in sicurezza' non ci sono dubbi, sul fatto che possa essere messo in sicurezza ci sono dubbi, sul fatto che non si debba costruire (abusivamente) su aree torrentizie o faglie franose ci dovrebbero essere certezze.
    Forse, specie a Sarno e a Messina, bisognerebbe cominciare dalle elementari ad insegnare ai bimbi che se fai una casa abusiva in zona sismica o alluvionale, può essere che la perdi per catastrofe naturale, perché mai lo stato te la dovrebbe ripagare?
    Certo te lo dovrebbe quantomeno impedire, demolirla con le ruspe una volta che l'hai fatta, forse aveva intenzione di farlo se, come sembrerebbe, ci sono un migliaio di provvedimenti antiabusivismo recapitati ad altrettanti abusivi.
    Forse la natura è solo arrivata un pò prima della burocrazia....."
    Neanche a farlo apposta, nella stessa sede un altro intervento riporta che "Il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, a seguito della tragedia di Giampilieri, di Scaletta Zanclea e di altri centri abitati del Messinese, ha espresso la volontà di adottare un atteggiamento intransigente verso l’abusivismo ......" Ma dobbiamo farne un eroe perché fa rispettare leggi dello stato? Ma non sarebbe un obbligo? Comunque, era ora! .... anzi, no ..... visto che il tutto è datato 2009, forse l'ora è in leggero ritardo.

    Vilma

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  11. Vilma,
    l’abusivismo in Italia è una questione di ‘identità culturale’.
    Forse la più verace delle identità, qualche giorno fa passeggiavo per le vie del borgo antico di Como e sono rimasto meravigliato dagli arditi sporti in legno (ciò che adesso si fa con l’alluminio nelle nostre case) e dalle conquiste degli spazi vuoti (gli sporti fiorentini sono troppi nobili).
    La superfetazione (per usare un termine tecnico) è sempre stata un sistema costruttivo.
    Ogni generazione rimaneggiava la sua casa secondo le proprie esigenze.
    Beniamino Servino chiama quest’atteggiamento ‘abuso di necessità’.
    Con l’avvento del cemento il nostro carattere ‘posticcio’ ha preso il sopravvento.
    Una straordinaria sintesi di quest’aspetto devastante (poiché il cemento è duttile e immediato) della nostra identità si deve ad Andrea Zanzotto: «L’Italia è passata dai campi di sterminio allo sterminio dei campi».
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  12. Salvatore, sono d'accordo su una sorta di (perversa) estetica dell'abuso, la superfetazione stratifica le conoscenze e persino gli affetti, l'ibridazione aguzza l'ingegno, l'abusivismo di necessità è un curioso ammortizzatore sociale che tampona tante emergenze.
    Ma allora, non scandalizziamoci per i condoni e piani casa, a pensarci bene credo che gli abusi vengano permessi per poter essere poi condonati ……

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  13. Anonimo,
    la mia era una riflessione sulla nostra ‘identità architettonica’ non una considerazione rassegnata.
    Sottoscrivo le parole di Zanzotto un’identità che negli ultimi cinquant’anni ha sterminato il paesaggio italiano.
    È arrivato il momento di cambiare ‘identità’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  14. è una triste, tristissima definizione dell'Italia tutta.
    Mi chiedo se mai cambieranno realmente le cose...

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  15. Anonimo,
    certo, cambiando ‘identità’ o se vuoi rinnovando la nostra ‘identità’.
    La casa isolata in campagna non ci fa ricchi e non ci fa contadini, è una contraddizioni in termini ‘architettonici e urbanistici’.

    Buon tutto,
    Salvatore

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