9 settembre 2008

0009 [A-B USO] Catania: Cratere San Berillo un affare tra compari?

Uno dei difetti del provinciale è reiterare gli errori senza processare gli eventi. Oggi la bella, scura ed esplosiva Catania sembra avere queste referenziali.

Eppure a mio avviso non mancano le eccellenze, ma sembrano non emergere e soprattutto non occupare i posti di potere congeniali. Il catanese, come il siciliano, non ama le chiacchiere, il dialogo o le poesie della gente pensante e si crogiola su idee fisse senza sfaccettature.
Una di queste
idee fisse è l’economia basata sul cemento, in piena sinergia con l’ultimo rapporto congiunturale dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, maggio 2008, che festeggia, per il nono anno consecutivo, la crescita del settore, la Confcommercio catanese chiama gli imprenditori ad investire nell’etneo.

Ma investire nel cemento significa sviluppo?

L’economia edile è basata sull’uso del suolo, un bene che non può più considerarsi illimitato. I nostri imprenditori, incapaci di investire su settori competitivi e innovativi, si rifugiano in un bene antievolutivo. Cementificare senza tregua sembra essere l’unica idea redditizia.

Il fotografo cinese Yao Lu inventa paesaggi irreali fotografando i teli verdi dustproof che caratterizzano i cantieri della new-China. Per l’artista un paesaggio privo di questi elementi significa che quel paese non è entrato nel processo di ammodernamento e quindi non ha futuro. Questo paradosso è possibile per Catania? Vi è una strategia di marketing mondiale come in Cina? Catania ha il respiro internazionale nelle sue iniziative imprenditoriali?

Io temo di no. Osservando la vicenda San Berillo che riguarda il vuoto in prossimità del Corso Martiri della Libertà, non si nota un sistema virtuoso tra imprenditoria e politica, dove al profitto si deve contrapporre l’efficienza e l’armonia di un brano di città. Sembra un tipico affare tra compari.
Basta seguire la cronaca per
accorgerci dell’abuso di potere da parte di chi deve investire, avallato da una classe politica autoreferenziale e senza identità sociale:

- il 30 maggio 2008 viene firmato l’accordo alla presenza di tutti gli uomini politici vecchi e nuovi;

- lo stesso giorno il difensore civico del Comune di Catania, Francesco Siracusano, scrive una lettera al commissario straordinario Vincenzo Emanuele invitandolo ad astenersi dal sottoscrivere l’intesa«L'eventuale sottoscrizione della transazione tra il Comune di Catania ed i privati proprietari delle aree di Corso Martiri della Libertà può presentare gravissimi profili di illegittimità, tanto per la violazione della vigente disciplina urbanistico-edilizia, quanto per la violazione delle competenze proprie del Consiglio Comunale che, cosa ancor più grave, da mesi è impegnato nelle procedure volte all'approvazione del nuovo Prg della città di Catania»;

- il giorno prima l’architetto Giacomo Leone scrive una lettera-monito al Presidente della Repubblica per invitarlo a sorvegliare sulla trattativa (riportato anche su Wilfing Architettura: San Berillo la Citylife di Catania e San Berillo e l'architettura. Chiarimenti di Giacomo Leone;

- il 5 agosto 2008, Roberto Di Caro sul settimanale l’Espresso pubblica una piccola inchiesta sullo stato attuale di Catania che appare come tutta un buco (metafora non casuale);

- leggendo quest'ulimo articolo, Giorgio Muratore, l'attento professore di Storia dell’Arte e dell’Architettura Contemporanea della Facoltà di Architettura "Valle Giulia" e autorevole Blogger, fa notare come gli attori imprenditoriali siano gli stessi di alcuni funesti interventi romani: «com’è, anche, “romana” ’sta storiella … ce se ritrova l’Immobiliare … quella de li preti vaticani … ce se ritrova Palmeri … quello de Risorse pe’ Roma … de Rutelli e de Veltroni … ce se ritrova Parnasi … quello dell’Euromostro2 … de Purini … ce se ritrova puro Massimiliano … imperatore dell’architetti capitolini … ma allora è proprio vero … che tutte le strade … c’ariportano a Roma …».

Un malvezzo degli imprenditori è non considerare il proprio investimento come ‘progetto sociale’. Sono dell’idea che una città accorta non può fare a meno di importanti capitali ed investimenti soprattutto esteri, ma quest’ultimi devono essere mediati, da chi governa, in modo trasparente e lungimirante per garantire l’economia all’imprenditore e la città al cittadino.

Catania ancora una volta sembra aver scelto la roba verghiana degli interessi personali al suo latente nero splendore, per degradare dall’etichetta di provinciale a quella di paesano.
Buon viaggio.

Intersezioni ---> A-B USO

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P.S.: Augurandomi che Massimiliano Fuksas non sia solo per il suo nome garanzia di legalità e bellezza  a proposito alla fine ha costruito il barbecue a Messina?

1 commento:

  1. Risolta tra compari?
    Normale prassi nelle vicende catanesi, non mi meraviglio.
    Provinciale non è semplicemente Catania ma l'Italia, stiamo perdendo tutte le sfide della nostra contemporaneità.
    Noto che questo blog continua a crescere in bocca al lupo.

    Fortunato F.

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