24 dicembre 2012

0013 [WILFING] Il metodo Kai-Uwe

di Salvatore D’Agostino

Il blog Brain pickings, secondo l’autrice inglese Maria Popova, è una raccolta disordinata di liste, appunti, note, libri per stimolare il cervello. Su Brain pickings si possono trovare gli undici comandamenti per una sana scrittura quotidiana di Henry Miller, gli otto suggerimenti su come scrivere una grande storia di Kurt Vonnegut, la lista di regole e tecniche per la prosa di Jack Kerouac, i sei suggerimenti per la scrittura di John Steinbeck o il decalogo su come allevare un bambino di Susan Sontag. 

Un blog che ha due caratteristiche appartenenti alla cultura del blogging anglosassone e statunitense: la prima è la cura della grafica affidata a un designer, in questo caso a Josh Boston, e la seconda è il guadagno, delle 450 ore mensili spese, grazie alle donazione dei lettori evitando così i banner pubblicitari. Due peculiarità che arricchiscono il mondo della cultura indipendente in questi paesi. 

A proposito di liste, con gli architetti senza tetto - che hanno da poco creato la rubrica ‘Decaloghi’ - ogni tanto ci abbiamo scherzato un po’ su, forse perché da disillusi italiani siamo schivi alle pratiche dei guru, alle regole definitive o alle liste di buon senso. E non so perché per quest’anno per augurarvi ‘un buon quello che volete’, ho pensato di riportare una lista chiamata il ‘metodo Kai-Uwe’, ovvero come diventare in poco tempo architetto globale come Biarke Ingels [vedi BIG].1

Stabilite voi se attuarla o meno, noi ci rileggiamo il prossimo anno: buon quello che volete.














La socialità di Bjarke è iperproduttiva per BIG, il suo muoversi attraverso il pianeta allacciando relazioni e fortificando quelle già in essere è vitale per la compagnia. Ma se lui viaggia sull'onda di un entusiasmo solo a tratti selettivo e ama credere al gioco del caso, c'è Kai-Uwe Bergmann a mettere a punto la macchina del Business Development.

Accumula biglietti da vista
Quando Bjarke scarica in studio la montagna di bigliettini da visita che ha raccolto nei suoi viaggi, è Kai-Uwe a sistematizzarla. Quello che per Bjarke è un ammasso confuso, per lui è una risorsa inestimabile. Quando Kai-Uwe è entrato in BIG, nel 2006, facendo ordine tra i ricordi di Bjarke e le tracce delle sue caotiche "caselle postali", ha recuperato 200 buoni contatti: nel giro di sei anni ha fatto in modo che l'outlook di BIG ne contasse 20.000, altrettanto validi.

Be friendly
A volte si sente come un Marine, il primo che entra in scena, l'ultimo a uscirne. Spesso è lui a creare il primo contatto con il cliente, poi a prendersene cura, accertandosi che sia ascoltato, seguito, anche a livello personale. Gli manda auguri nelle date comandate, ma anche, e soprattutto, e-mail che non si aspetta. Lo mette a conoscenza degli spostamenti di Bjarke e dei BIGsters nel caso si avvicinino alla città dove vive o lavora, lo tiene aggiornato sulle ultime prodezze del gruppo: in sostanza fa di tutto perché non lasci la nave.

Fai rete
Se al massimo, nel corso di 24 ore, potrà entrare in contatto diretto con dieci persone, Kai-Uwe deve assicurarsi un'efficace rete di diffusione che amplifichi il messaggio di BIG: "Hanno un ruolo i clienti che parlano bene di te, gli amici che passano parola, ma anche tutti gli ex BIGsters sparsi per il mondo (a oggi circa 300), che conoscono la cultura e la trasmetteranno". Resta in contatto con tutti, tiene vivo un gruppo allargato a distanza, mentre attraverso i social network parla anche con tutti quelli che non fanno parte della famiglia in senso stretto.

Vola in Prima
Per Kai-Uwe volare in prima classe è un lavoro. Sa che in questa porzione dell'aeromobile è sospesa la fetta di società che conta, quella in cui scovare potenziali clienti. Osserva le persone, è socievole come sempre e se non trova nessuno con cui chiacchierare, cerca ispirazione nei magazine stampati per questo gruppo di viaggiatori eletti: le pagine pubblicitarie portano i nomi di compagnie che per BIG potrebbero essere interessanti ...

In fiera mai da solo
“In fiera c'è un sacco di confusione, l'ambiente è di per sé affaticante nessuno mediamente sa chi sei, né cercherà di conoscerti, devi fare in modo di essere accompagnato e introdotto da altri: se andassi in giro a venderti da solo, sarebbe di sicuro un fiasco”.

Capitalizza la conferenza
Una lecture dà a Kai-Uwe, Bjarke o chi per loro tra i BIGsters la possibilità di convincere dal palco 100 o 200 persone alla volta. "Non c'è tempo né spazio migliore di quello successivo a una conferenza per incontrare potenziali clienti”.

Sii selettivo
Partecipare a un concorso è un ottimo modo di procacciarsi lavoro, ma Kai-Uwe non ha peli sulla lingua: "Spesso gli architetti di fronte alla notizia di un nuovo bando sembrano cani in calore, completamente instupiditi e pronti ad assalire qualsiasi gamba, senza fare alcuna ricerca". All'interno di BIG cerca di arginare il fenomeno animale, se gli altri non lo fanno, sarà lui ad assicurarsi che un concorso valga la pena di essere preso in considerazione, e non sia solo una perdita di tempo e di denaro.

Sbandiera i premi
Molti clienti fanno caso al numero di premi assegnati allo studio, se non fosse per questo i riconoscimenti ufficiali, che spesso comportano perdita di tempo e di denaro, non interesserebbero troppo a Kai-Uwe: "Ma bisogna tenere conto del fatto che BIG per ora ha costruito pochissimo: nella competizione con studi in piedi da anni e con intere città realizzate alle spalle, anche il luccichio di qualche medaglia può giocare un ruolo”.

24 dicembre 2012


Intersezioni ---> WILFING



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Note:1 Pubblicata su Abitare, dicembre-gennaio, 2012-13, n. 528, p. 56. Dedicato a Bjarke Ingels.

10 commenti:

  1. Caro Salvatore,
    Brain Picking è una vera miniera d'oro, soprattutto per chi ama i libri. Questa sorta di decalogo che pubblichi (in realtà è un ottalogo...) voglio leggerlo in positivo: investiamo nelle relazioni umane, soprattutto quelle belle e non necessariamente utili.
    Auguri di buone feste da AST

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  2. REM,
    condivido la tua speranza.

    Buon inizio,
    Salvatore D'Agostino

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  3. Ho letto tutto lo speciale (e mi è piaciuto parecchio!).
    Purtroppo Bjarke continua a rimanere unico baluardo di ottimismo in un mondo di architetti tristi e cinici...

    Poi, ovvio, lo si può accusare di tutto e di più.
    Personaggio mediatico che preferisce il Marketing all'Architettura?
    I suoi edifici sono freddi ed inespressivi?
    Utilizza la stessa mossa (quel maledetto ruota-stira-freccia) per ogni edificio indifferentemente dalla sua posizione geografica, programma o scala?
    Può essere: sono tutte delle critiche ragionevoli.

    Eppure, a mio modestissimo parere, non dovremmo recitare, come solito, la Volpe che non raggiunge l'uva! Ma prendere a piene mani da esperienze positive e stimolanti. ^__^

    Insomma, se riesce a piacere a mia madre, vuol dire che ha fatto centro ;)

    My 2 cents

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    1. i being da mettere in fila, questo è ottimo, in fondo importante per un architetto come lo è sempre stato è costruire relazioni, se uno si avvale non di gradi di nobiltà ma del proprio istinto va bene, no?

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    2. Massimiliano Ercolani5 gennaio 2013 alle ore 11:52

      Riesco solo in parte ad essere in accordo con te, è sempre bene prendere da esperienze "positive e stimolanti", ma, ad esempio, a mia madre piacciono gli architetti, le voglio bene, ma non credo abbia fatto centro... :-)

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    3. tetsu1,
      Abitare con i suoi being offre un approfondimento non banale sugli attori principali del nostro tempo dal mio punto di vista mi piacerebbe leggere un being su una porzione di città costruita negli anni del boom edilizio con la stessa intensità emotiva che gli analisti riservano ai BIG, ma questa è un’altra storia.
      Riporto integralmente la tua citazione: «BIG parla per mia mamma e mia nonna, a me interessano cose più articolate…» è una considerazione di uno studente dell’università di architettura di Copenaghen.
      Anch’io ho letto con interesse questo numero la differenza sostanziale tra l’architettura di Ingels e ciò che definisci il ‘mondo di architetti tristi e cinici..’ si è manifestata durante la conferenza collettiva dello ‘Storefront’ come osserva Kurt W. Forster: «Quando è toccato a Bjarke, intorno a lui c’erano rettori di università e personaggi del mondo dell’architettura – Peter Eisenman, Alejandro Zaera-Polo Stan Allen – che hanno sfidato, se non con le parole, con i gesti, il suo apparente disinteresse per le questioni teoriche. Perché le “questioni teoriche”, come si chiama chiamarle oggi, sembrano aver perso il posto della sostanza dell’architettura.»
      Lo stesso Ingels confesserà alla curatrice di questo speciale Valentina Ciuffi: «Non puoi startene lì, nei sotterranei del Cooper-Hewitt o da Storefront a discutere di questioni ignote alla maggior parte delle persone. A noi piace presentare i progetti in modo che risultino comprensibili a tutti. Un approccio che forse interessa anche la politica.»
      Forse un punto di svolta per rileggere, almeno in Italia, l’architettura edilizia che i critici negli ultimi trent’anni hanno dimenticato perché preoccupati dalle “questioni teoriche”.

      Saluti,
      Salvatore D’Agostino

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    4. @Sandro Saccuti,
      costruire relazioni sta alla base di qualsiasi mestiere.

      C’è da dire che forse Bjarke Ingels non sarebbe esistito (almeno così in scala planetaria) senza l’apporto del Web come racconta Kai-Uwe a Serena Danna: «I pop-up ci permettono di offrire una lecture per ogni progetto grazie la rivoluzione tecnologica e culturale del web, Bjarke Ingels prova a cavalcarle. Kai-Uwe Bergmann a capo del settore di business development di BIG, racconta che nel 2005 un blog cileno pubblicò una lunga recensione di VM Houses, pluripremiato progetto residenziale per il nuovo quartiere Ørestaden di Copenaghen. “Grazie alla pubblicazione di quel post – spiega Bergmann - il progetto cominciò a circolare online tra architetti e appassionati di architettura. È stato il tam tam sul web a svegliare l’interesse dei media tradizionali”. La filosofia dello studio “Yes is more” si ritrova nell’approccio di BIG al web sociale.»

      Questo nuova strategia ci invita a riflettere sul cambiamento radicale della comunicazione architettonica, prima erano le riviste tradizionali a dettare le regole del gioco adesso un blog cileno (cioè http://www.plataformaarquitectura.cl/) può lanciare nel firmamento planetario un giovane sconosciuto danese.

      Come le stesse dinamiche di relazioni sono cambiate ad esempio la giovane scrittrice Nataly Kelly ci spiega qui come pubblicare un libro attraverso l’uso ‘social’ del Web.
      Ovvio non è tutto così lineare come sembra.

      Saluti,
      Salvatore D’Agostino

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    5. @Massimiliano Ercolani,
      t’invito a vedere i video della conferenza allo ‘storefront' qui

      Saluti,
      Salvatore D’Agostino

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  4. Salvatore, non posso che essere d'accordo su tutta la linea.

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