Pubblico un breve intervento del geografo Franco Farinelli (presto su WA approfondirò il suo pensiero) apparso nell'ultimo domenicale del Sole 24 Ore a pagina 27.
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NIENTE CONFINI MA SCATOLE CINESI
«Una città è una città»: così ancora mezzo secolo fa Roberto Lopez esprimeva la rinuncia degli storici al tentativo di una risposta onnicomprensiva alla questione su che cosa una città fosse, perché il concetto di città muterebbe da tempo a tempo e da paese a paese, mentre attraverso le epoche e le culture non muterebbe affatto, o di poco, il grado di coscienza dell'esistenza della città da parte dei contemporanei. La base materiale di tale coscienza era costituita appunto dalla differenza-opposizione tra città e campagna, visibilmente diverse dal punto di vista delle forme materiali, oltre che della natura e della funzione. Ma che cosa succede se, come ai giorni nostri, ogni differenza di questo tipo scompare o quasi? Se non soltanto il numero dei terrestri che vivono in città separa quello degli abitanti della campagna, ma tra quella e questa non si coglie quasi più nessuna diversità funzionale?
Succede che si è innanzitutto costretti a rinunciare a ogni modello del funzionamento del mondo di tipo esclusivamente spaziale, vale a dire fondato sull'esistenza di un intervallo standard che consenta di tener distinti il soggetto dall'oggetto, ambedue fissi e immobili. E perciò si è costretti prima d'altro a riscoprire che il mondo non si compone di cose che stanno più o meno lontane o vicine l'una rispetto all'altra, come da Anassimandro a Erodoto e poi per tutta la modernità la cultura occidentale ci ha convinto, ma piuttosto di cose che stanno l'una dentro l'altra: si pensi a Venezia, dove a San Marco una chiesa cristiana sta dentro una moschea; a Bari dove a San Nicola una chiesa ortodossa sta dentro una chiesa cattolica; a Urbino, dove due minareti, che chiamiamo torricini, stanno dentro il Palazzo Ducale. E con esempi di tale ricorsività (il contrario in questo caso della spazialità) si potrebbe continuare. Naturalmente possiamo tornare a guardare in tal maniera il mondo perché dall'estate del 1969 esiste la Rete, sicché non soltanto tempo e spazio significano sempre meno se si tratta della dinamica mondiale, ma siamo anche costretti ad ammettere che dentro ogni aggregato materiale (hardware) esiste una forma d'intelligenza (software). Niente di nuovo, a pensarvi: già per sant'Agostino gli abitanti della città terrena erano «pietre vive».
Estratto dell'intervento che il geografo Franco Farinelli terrà il 30 aprile al Festival delle città impresa (dal 27 aprile al 1 maggio nel Triveneto).
26 aprile 2011
Intersezioni --->CITTA'
Come usare WA ---------------------------------------------------Cos'è WA
dopo Minervino un altro ottimo suggerimento
RispondiEliminagrazie
Fortunato,
RispondiEliminami fa piacere, reputo tutte e due suggerimenti importanti.
Notevole ‘Geografia’ di Franco Farinelli.
Saluti,
Salvatore D’Agostino