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26 aprile 2011

0019 [CITTA'] Gli abitanti sono delle «pietre vive»

Pubblico un breve intervento del geografo Franco Farinelli (presto su WA approfondirò il suo pensiero) apparso nell'ultimo domenicale del Sole 24 Ore a pagina 27.

di Franco Farinelli 
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NIENTE CONFINI MA SCATOLE CINESI

«Una città è una città»: così ancora mezzo secolo fa Ro­berto Lopez espri­meva la rinuncia degli storici al ten­tativo di una risposta onnicom­prensiva alla questione su che cosa una città fosse, perché il concetto di città muterebbe da tempo a tem­po e da paese a paese, mentre attra­verso le epoche e le culture non mu­terebbe affatto, o di poco, il grado di coscienza dell'esistenza della cit­tà da parte dei contemporanei. La base materiale di tale coscienza era costituita appunto dalla differenza-opposizione tra città e cam­pagna, visibilmente diverse dal punto di vista delle forme materia­li, oltre che della natura e della funzione. Ma che cosa succede se, come ai giorni nostri, ogni diffe­renza di questo tipo scompare o quasi? Se non soltanto il numero dei terrestri che vivono in città separa quello degli abitanti della campagna, ma tra quella e questa non si coglie quasi più nessuna di­versità funzionale? 


Succede che si è innanzitutto co­stretti a rinunciare a ogni modello del funzionamento del mondo di ti­po esclusivamente spaziale, vale a dire fondato sull'esistenza di un in­tervallo standard che consenta di tener distinti il soggetto dall'ogget­to, ambedue fissi e immobili. E per­ciò si è costretti prima d'altro a ri­scoprire che il mondo non si com­pone di cose che stanno più o me­no lontane o vicine l'una rispetto all'altra, come da Anassimandro a Erodoto e poi per tutta la moderni­tà la cultura occidentale ci ha con­vinto, ma piuttosto di cose che stanno l'una dentro l'altra: si pensi a Venezia, dove a San Marco una chiesa cristiana sta dentro una mo­schea; a Bari dove a San Nicola una chiesa ortodossa sta dentro una chiesa cattolica; a Urbino, dove due minareti, che chiamiamo torri­cini, stanno dentro il Palazzo Ducale. E con esempi di tale ricorsività (il contrario in questo caso della spazialità) si potrebbe continuare. Naturalmente possiamo tornare a guardare in tal maniera il mondo perché dall'estate del 1969 esiste la Rete, sicché non soltanto tempo e spazio significano sempre meno se si tratta della dinamica mondia­le, ma siamo anche costretti ad am­mettere che dentro ogni aggregato materiale (hardware) esiste una forma d'intelligenza (software). Niente di nuovo, a pensarvi: già per sant'Agostino gli abitanti della città terrena erano «pietre vive».

Estratto dell'intervento che il geo­grafo Franco Farinelli terrà il 30 aprile al Fe­stival delle città impresa (dal 27 apri­le al 1 maggio nel Triveneto).

26 aprile 2011
Intersezioni --->CITTA'

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2 commenti:

  1. dopo Minervino un altro ottimo suggerimento
    grazie

    RispondiElimina
  2. Fortunato,
    mi fa piacere, reputo tutte e due suggerimenti importanti.
    Notevole ‘Geografia’ di Franco Farinelli.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    RispondiElimina

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