«Da Anthony Hamelle di Linkfluence è arrivato uno studio molto interessante sulla “eurosfera”, la nuvola di contenuti e link del continente, per il momento limitata a quattro paesi: Germania, Olanda, Francia e Italia. Lo scopo era monitorare come le diverse blogosfere/infosfere nazionali si confrontassero vicendevolmente e soprattutto rispetto ai temi di attualità continentale. Particolarmente interessante è il caso italiano, che appare molto isolato, rinchiuso in se stesso, sostanzialmente disinteressato rispetto all’agenda dell’Unione e pesantemente incline alle opinioni personali piuttosto che alle analisi politiche. Da studiare il grafo sociale presentato».
communities of political bloggers and portals (i.e. communities whose members are affiliated to a given party or clearly advocating a political platform, represented in shades of blue);
communities of journalists and experts (shades of green);
communities of political pundits commenting on public issues without a clear or distinctive party line (under the label “opinion”, shades of red);
media websites (shades of orange);
trade unions (shades of purple);
think tanks (light blue);
institutions (websites of public bodies or international organisations, brown);
NGOs and activists (grey).
communities of journalists and experts (shades of green);
communities of political pundits commenting on public issues without a clear or distinctive party line (under the label “opinion”, shades of red);
media websites (shades of orange);
trade unions (shades of purple);
think tanks (light blue);
institutions (websites of public bodies or international organisations, brown);
NGOs and activists (grey).
Questa frase è stata estrapolata da un post di appunti del giornalista e blogger Sergio Maistrello, sul Personal Democracy Forum Europe tenutosi a Barcellona tra il 20 e il 21 novembre 2009.
Frase che ha colpito particolarmente Giuseppe Granieri, esperto di comunicazione e culture digitali che – come sottolinea nel suo articolo in modalità brainstorming – definisce la blogosfera italiana molle, poiché:
Stupisce che Vittorio Zambardino giornalista e blogger di ‘La repubblica’ autore del manifesto/libro ‘Eretici digitali’ sia affascinato dal nuovo neologismo ‘la blogosfera molle’: «Le cause che Giuseppe ipotizza sono quattro (leggetevelo, quel maledetto post) e io propendo per quelle di cultura politica e antropologica. Detesto quelli che l’avevano detto, ma diciamo che mi fa piacere questa enunciazione di Giuseppe. Il punto però è che siamo nei guai, perché il focus del ritardo provinciale di questo paese non è nell’attardarsi della blogosfera nel cortile: è la mimesi che l’opinione pubblica che si esprime in rete fa del paese: rissoso, fazioso, non fattuale, incolto, non laico, cioè non aperto a normare in modo tollerante e non dogmatico. Perché dovrebbe esserci una buona blogosfera in un paese che ha una politica ferma agli anni ‘50 (e peggio), che taglia la ricerca scientifica per mano di legge (la legge 40), un posto dove il problema dell’industria è farsi sussidiare? Un paese dove la banda larga non parte, non perché manchino i soldi, ma perché si teme che quella modalità d’uso della rete danneggi il potere costituito della tv generalista… E via di seguito». (qui il post)
Stupisce che molti ‘giornalisti/blogger’ abbiano apprezzato il neologismo, parlando al presente e dimenticandosi la storia, se pur breve dei blogger (vedi Luca Sofri, Luca De Biasi, Massimo Mantellini).
Mario Perniola nel suo editoriale Scrivere, scrivere...perché? sulla rivista Ágalma (n.17, marzo 2009) sostiene: «E’ stato osservato che la cultura dei blog si muove in una direzione opposta alla globalizzazione, perché, essendo legata allo spontaneismo espressivo e all’estensione digitale dell’oralità, adopera le lingue nazionali e addirittura gerghi conosciuti da cerchie sociali molto ristrette. Il primo esito è perciò la provincializzazione d’Internet, nel quale la lingua inglese occuperebbe soltanto il 30% dell’intero traffico della rete mondiale: questo fenomeno non ha tuttavia un risvolto neo-nazionalistico, ma conduce ad un ripiegamento provinciale e “strapaesano” della blogosfera. […] Essi sono il prodotto finale, la forma compiuta, il punto d’arrivo di un disastro che è cominciato molto tempo fa e che può essere definito come il dissolvimento dell’opera nella comunicazione. Il proliferare bulimico di scritture che pretendono di essere in presa diretta con l’attualità registrandola nel momento in cui avviene comporta conseguenze clamorose sulla letteratura, rendendola impossibile. L’autismo comunicativo toglie ogni autorevolezza all’autore, contrae il passato e il futuro in un presente effimero, spezza ogni rapporto con una dimensione storica collettiva la quale implica l’esistenza di un significato che va aldilà della mera cronaca».
Stupisce perché credo che vada fatta una banale ma semplice distinzione, tra la scrittura giornalistica e quella Web, poiché molti giornalisti/blogger vivono la propria ubiquità miscelando temi solo apparentemente simili ma antitetici, creando spesso equivoci:
Il blog permette una scrittura non sempre strutturata, dove è possibile inserire link (rimandi a contenuti in rete), immagini, video, file audio e soprattutto il post non è statico, anzi è in continuo mutamento grazie: ai commenti, all’estetica delle pagine che possono essere cambiate dall’utente, alle possibili correzioni o integrazione e infine sono scritture temporanee poiché possono svanire (fallimento server, forzatura coatta o cancellazione da parte dell’utente).
Seguendo la genesi critica della ‘blogosfera molle’ sulla mia finExTRA ho ripubblicato un articolo del giornalista (delle “protesi umane”, concetto fondamentale per capire la rete, già McLuhan parlava degli strumenti tecnologici come semplice estensione dell’uomo) Gianluca Nicoletti [2]: «Il blog tipo, se evitiamo quelli di personaggi già noti e fisiologicamente euforici da successo [ndr definiti precedentemente fighetti], è un diario tristerrimo dove il logorio del quotidiano distrugge irrimediabilmente la voglia di vivere. Tra lo/la/l’ scrivente e il resto del mondo esiste una patina limacciosa che rende catarattico anche il punto di vista di un adolescente».
Dove ho ricevuto dei commenti di dissenso da parte di Loredana Lipperini (blogger a tutto tondo - vedi Lipperatura - e recente neo conduttrice del programma di culto di radio tre 'Fahrenheit') poiché non aveva già condiviso l’articolo (nel 2005) e continuava a non condividerlo, attraverso i commenti ho detto: «il Web (non nella sua totalità, ci sono alcune perle da tutelare) soffre della stessa malattia del giornalismo italiano ‘solipsismo elitario con deriva all’opinionismo controllato’».
Lei ha replicato: «Inoltre, frequento da tempo la rete - credo molto più di Nicoletti a cui, sì, si può imputare uno snobismo disgustato nei confronti di tutto ciò che è plebe - per dire che non è vero. Dalla rete sono venute a galla non poche riflessioni fondanti degli ultimi anni: non ultima, la questione femminile, che è arrivata tardissimo sui media mainstream.
I cercatori di perle ci sono. Ma vengono oscurati dai cercatori di merda, che sono molto più numerosi e visibili».
Strano come anche una ‘blogger navigata’ come la Lipperini confonda i due tipi di scritture e si lasci prendere la mano dal male evidenziato all’inizio da Anthony Hamelle degli italiani inclini: «alle opinioni personali piuttosto che alle analisi politiche».
Fabio Metitieri giornalista di tematiche ‘digitali’, prima di morire prematuramente (2009) ha scritto un libro dal titolo ‘Il grande inganno del Web 2.0’, nel quale analizza i vizi dei blogger italiani e smonta molti neologismi ‘mediatici’ privi di senso come ad esempio il ‘Web 2.0’.
A proposito dei blogger scriveva: «In Tali scenari, nostrani e internazionali, mentre i blog più personali e senza pretese prosperano [ndr analisi ancora prive del boom di facebook in Italia], è naufragata quella rivoluzione dei blog di qualità che, con buona pace dei suoi guru, non è mai neppure iniziata. Tra qualche anno, tuttavia, nessuno parlerà più di blog intesi come una modalità di comunicazione rivoluzionaria e i blog verranno visti soltanto per quello che son veramente: degli strumenti che hanno regalato a tutti navigatori la possibilità di pubblicare on line in modo estremamente facile. Senza più enfasi, ideologie o filosofie di vita si perderà l’orgoglio di appartenere a una nuova categoria di Internet e non ci sarà più un “noi generazione blog”, così come sta cessando di esistere un “noi on line” e non è mai esistito un “noi che scriviamo con i word processor”» [3]
Il limite, come abbiamo detto, ma anche l’aspetto più interessante dei blog è l’autopubblicazione, non capire questo significa semplicemente fare confusione. Per Metitieri la scrittura non redazionale, senza titoli accademici o senza esperienze pregnanti nella vita reale è indice di degrado critico, non a caso chiamava gli autori dei blog, bloggher con la h, per enfatizzare la sgrammaticatura (spesso reale) di molti improvvisati critici. Come etichettava con VIB (Very Important Blogger) alcuni blogger che improvvisandosi esperti riuscivano ad avere un gran seguito nella rete.
Uno spunto interessante proviene dal 43° ‘Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2009’ del Censis (4 dicembre 2009), riporto la sintesi relativa alla politica e l'informazione:
L’Italia digitale/cartacea/TV sembra essere seppellita da un bla, bla, bla senza costrutto.
Un bla, bla, bla (vedi commenti su WA qui, qui, qui) che non esclude i blog di architettura i quali, sovente, trasformano i loro blog in bla, bla, bla...BLAG.
Occorre capire che le scritture blog, anche se blag, al momento restano una parte marginale dell'informazione, nelle ultime elezioni italiane i blog, i forum di discussione o i gruppi su Facebook hanno inciso per il 2,1% sulla scelta del voto (CENSIS-2009).
Metitieri e Perniola sbagliano ad attribuire ai blog una possibile scrittura alta. Poiché i blog vanno letti e criticati capendo la loro struttura ‘mainstream’ cioè uno strumento conosciuto e adoperato da tutti.
Ad esempio il blog Archiwatch di Giorgio Muratore ha tutti i requisiti accademici (fondamentali per Metitieri) per non essere un BLAG ma non è così, poiché il critico romano ama la deriva BLAG.
Nell’inchiesta MONDOBLOG su Wilfing Architettura alla domanda: A che cosa serve un 'blog' per un architetto? Giorgio Muratore rispose: «Tutto quello che dice Grillo sulla stampa è vero … la censura esiste … il mondo della carta stampata nella quale ho vissuto per quarant’anni, come l’università è un letamaio; … un blog … finché non staccheranno la spina … è l’unico modo per avere l’illusione di poter parlare, ma è, comunque, una bottiglia nell’oceano, … ma, sicuramente, sempre meglio di niente ...»
Proprio da questa errata convinzione nasce l'equivoco giornalismo/blogger. Molti blogger sono affetti dalla sindrome, 'Speaker's Corner' ovvero hanno la sensazione (e forse ci credono profondamente) che basta scrivere - urlare - qualsiasi cosa per superare le censure del sistema politico-economico-giornalistico (trinomio inscindibile per le vicende italiane), chiarito quest'equivoco mi chiedo: ma se i blag sono la parte più deleteria (anche se sono convinto del contrario, poiché fanno parte del comune sentire) qual è l’aspetto più interessante dei blog?
Per Jorn Barger, l’autore del primo blog, era la possibilità di condividere in rete il suo work in progress sull’Ulisse di James Joyce e l'intelligenza artificiale (Jorn Barger non fu il primo blogger per una breve storia blog leggere qui).
I blog nascono come ‘appunti’ condivisi attivi (grazie ai commenti). La forza dei blog risiede nella sua capacità di scambiare informazioni. Il post non è un articolo poiché ha la consapevolezza di espandersi attraverso le voci (concorde, flame, snark, troll) dei lettori.
L’energia latente dei blog consiste nella sua capacità, ma anche ingenuità, di essere scrittura 'aperta'.
Molti blogger/giornalisti, a mio avviso, non riescono a cogliere la peculiarità dei blog, cioè la scrittura non ‘giornalistica’ e l’impaginazione crossmediale (testi, audio, video, immagini e link), non a caso i loro blog sono ‘articoli per la stampa’, pillole per i facili linkaggi (personali o per i VIB) e critiche 'giornalistiche' (spesso semplicemente opinioni).
Per le sue caratteristiche intrinseche, nel blog possiamo trovare la scrittura mediata dai bar, non è ammesso il contrario, ovvero, il giornalismo molle-asservito.
Wilfing Architettura essendo tra i bloggher e non tra i blogger, ama prendere nota di questa storia 'aperta' e si è sempre posto una domanda: nel bla, bla, bla delle scritture blog e tra gli autori Wannabe (Want to be, voler esser) o Speaker’s Corner c’è qualcosa che vale la pena leggere?
Questo denso BLOG READER inizia con due eccezioni e procede in ordine cronologico.
Frase che ha colpito particolarmente Giuseppe Granieri, esperto di comunicazione e culture digitali che – come sottolinea nel suo articolo in modalità brainstorming – definisce la blogosfera italiana molle, poiché:
- a) la ‘massa critica’, ovvero i lettori italiani, clicca poco sui link essendo poco interessati alle notizie;
- b) il clima culturale del giornalismo ama il titolo di guerra ed è asservito alla linea politica editoriale;
- c) Friendfeed (letteralmente l’aggregatore dei feed amici, dove per feed s’intende contenuti che si desiderano leggere o tener traccia) è una piattaforma che: «evidenzia molto i “bar” in cui la diversità di pensiero è poco tollerata»;
- d) la cultura politica risente del punto b, si parla poco di contenuti sociali per preferire derive ‘personali’.
Stupisce che Vittorio Zambardino giornalista e blogger di ‘La repubblica’ autore del manifesto/libro ‘Eretici digitali’ sia affascinato dal nuovo neologismo ‘la blogosfera molle’: «Le cause che Giuseppe ipotizza sono quattro (leggetevelo, quel maledetto post) e io propendo per quelle di cultura politica e antropologica. Detesto quelli che l’avevano detto, ma diciamo che mi fa piacere questa enunciazione di Giuseppe. Il punto però è che siamo nei guai, perché il focus del ritardo provinciale di questo paese non è nell’attardarsi della blogosfera nel cortile: è la mimesi che l’opinione pubblica che si esprime in rete fa del paese: rissoso, fazioso, non fattuale, incolto, non laico, cioè non aperto a normare in modo tollerante e non dogmatico. Perché dovrebbe esserci una buona blogosfera in un paese che ha una politica ferma agli anni ‘50 (e peggio), che taglia la ricerca scientifica per mano di legge (la legge 40), un posto dove il problema dell’industria è farsi sussidiare? Un paese dove la banda larga non parte, non perché manchino i soldi, ma perché si teme che quella modalità d’uso della rete danneggi il potere costituito della tv generalista… E via di seguito». (qui il post)
Stupisce che molti ‘giornalisti/blogger’ abbiano apprezzato il neologismo, parlando al presente e dimenticandosi la storia, se pur breve dei blogger (vedi Luca Sofri, Luca De Biasi, Massimo Mantellini).
Mario Perniola nel suo editoriale Scrivere, scrivere...perché? sulla rivista Ágalma (n.17, marzo 2009) sostiene: «E’ stato osservato che la cultura dei blog si muove in una direzione opposta alla globalizzazione, perché, essendo legata allo spontaneismo espressivo e all’estensione digitale dell’oralità, adopera le lingue nazionali e addirittura gerghi conosciuti da cerchie sociali molto ristrette. Il primo esito è perciò la provincializzazione d’Internet, nel quale la lingua inglese occuperebbe soltanto il 30% dell’intero traffico della rete mondiale: questo fenomeno non ha tuttavia un risvolto neo-nazionalistico, ma conduce ad un ripiegamento provinciale e “strapaesano” della blogosfera. […] Essi sono il prodotto finale, la forma compiuta, il punto d’arrivo di un disastro che è cominciato molto tempo fa e che può essere definito come il dissolvimento dell’opera nella comunicazione. Il proliferare bulimico di scritture che pretendono di essere in presa diretta con l’attualità registrandola nel momento in cui avviene comporta conseguenze clamorose sulla letteratura, rendendola impossibile. L’autismo comunicativo toglie ogni autorevolezza all’autore, contrae il passato e il futuro in un presente effimero, spezza ogni rapporto con una dimensione storica collettiva la quale implica l’esistenza di un significato che va aldilà della mera cronaca».
Stupisce perché credo che vada fatta una banale ma semplice distinzione, tra la scrittura giornalistica e quella Web, poiché molti giornalisti/blogger vivono la propria ubiquità miscelando temi solo apparentemente simili ma antitetici, creando spesso equivoci:
- la scrittura giornalistica è mediata/retribuita. Nel giornalismo statunitense ci sono due figure importanti il copy editor e il fact checker, il primo controlla la coerenza dell’articolo, il secondo la veridicità della notizia.
- la scrittura del Web è spontanea/gratuita. Nessun filtro, responsabilità personale sui contenuti, nessuna linea editoriale e la costruzione crossmediale del post (non articolo).
- il ritardo di Giuseppe Granieri, costretto da un’analista a rivedere molti dei sui punti di vista sulla blogosfera;
- il manifesto di Zambardino/Russo dove ritroviamo i due mondi non distinti che condividono gli stessi mali. «La storia d'Italia è storia di ossimori - scrive nel suo ultimo libro Francesco Merlo [1] -, dall'imperialismo straccione di Mussolini alle convergenze parallele di Moro, dal partito di lotta e di governo di Berlinguer agli atei devoti di Giuliano Ferrara, le sintesi impossibili sono il piatto forte della nostra storia». Aggiungo un altro ossimoro il giornalista blogger;
- infine, pur riconoscendo la validità delle tesi del filosofo Mario Perniola, non si può non considerare la differenza sostanziale della scrittura mediata/editoriale e quella spontanea/crossmediale, credo che occorra iniziare a pensare alla vera questione della scrittura Web, ovvero, l’abbondanza.
Il blog permette una scrittura non sempre strutturata, dove è possibile inserire link (rimandi a contenuti in rete), immagini, video, file audio e soprattutto il post non è statico, anzi è in continuo mutamento grazie: ai commenti, all’estetica delle pagine che possono essere cambiate dall’utente, alle possibili correzioni o integrazione e infine sono scritture temporanee poiché possono svanire (fallimento server, forzatura coatta o cancellazione da parte dell’utente).
Seguendo la genesi critica della ‘blogosfera molle’ sulla mia finExTRA ho ripubblicato un articolo del giornalista (delle “protesi umane”, concetto fondamentale per capire la rete, già McLuhan parlava degli strumenti tecnologici come semplice estensione dell’uomo) Gianluca Nicoletti [2]: «Il blog tipo, se evitiamo quelli di personaggi già noti e fisiologicamente euforici da successo [ndr definiti precedentemente fighetti], è un diario tristerrimo dove il logorio del quotidiano distrugge irrimediabilmente la voglia di vivere. Tra lo/la/l’ scrivente e il resto del mondo esiste una patina limacciosa che rende catarattico anche il punto di vista di un adolescente».
Dove ho ricevuto dei commenti di dissenso da parte di Loredana Lipperini (blogger a tutto tondo - vedi Lipperatura - e recente neo conduttrice del programma di culto di radio tre 'Fahrenheit') poiché non aveva già condiviso l’articolo (nel 2005) e continuava a non condividerlo, attraverso i commenti ho detto: «il Web (non nella sua totalità, ci sono alcune perle da tutelare) soffre della stessa malattia del giornalismo italiano ‘solipsismo elitario con deriva all’opinionismo controllato’».
Lei ha replicato: «Inoltre, frequento da tempo la rete - credo molto più di Nicoletti a cui, sì, si può imputare uno snobismo disgustato nei confronti di tutto ciò che è plebe - per dire che non è vero. Dalla rete sono venute a galla non poche riflessioni fondanti degli ultimi anni: non ultima, la questione femminile, che è arrivata tardissimo sui media mainstream.
I cercatori di perle ci sono. Ma vengono oscurati dai cercatori di merda, che sono molto più numerosi e visibili».
Strano come anche una ‘blogger navigata’ come la Lipperini confonda i due tipi di scritture e si lasci prendere la mano dal male evidenziato all’inizio da Anthony Hamelle degli italiani inclini: «alle opinioni personali piuttosto che alle analisi politiche».
Fabio Metitieri giornalista di tematiche ‘digitali’, prima di morire prematuramente (2009) ha scritto un libro dal titolo ‘Il grande inganno del Web 2.0’, nel quale analizza i vizi dei blogger italiani e smonta molti neologismi ‘mediatici’ privi di senso come ad esempio il ‘Web 2.0’.
A proposito dei blogger scriveva: «In Tali scenari, nostrani e internazionali, mentre i blog più personali e senza pretese prosperano [ndr analisi ancora prive del boom di facebook in Italia], è naufragata quella rivoluzione dei blog di qualità che, con buona pace dei suoi guru, non è mai neppure iniziata. Tra qualche anno, tuttavia, nessuno parlerà più di blog intesi come una modalità di comunicazione rivoluzionaria e i blog verranno visti soltanto per quello che son veramente: degli strumenti che hanno regalato a tutti navigatori la possibilità di pubblicare on line in modo estremamente facile. Senza più enfasi, ideologie o filosofie di vita si perderà l’orgoglio di appartenere a una nuova categoria di Internet e non ci sarà più un “noi generazione blog”, così come sta cessando di esistere un “noi on line” e non è mai esistito un “noi che scriviamo con i word processor”» [3]
Il limite, come abbiamo detto, ma anche l’aspetto più interessante dei blog è l’autopubblicazione, non capire questo significa semplicemente fare confusione. Per Metitieri la scrittura non redazionale, senza titoli accademici o senza esperienze pregnanti nella vita reale è indice di degrado critico, non a caso chiamava gli autori dei blog, bloggher con la h, per enfatizzare la sgrammaticatura (spesso reale) di molti improvvisati critici. Come etichettava con VIB (Very Important Blogger) alcuni blogger che improvvisandosi esperti riuscivano ad avere un gran seguito nella rete.
Uno spunto interessante proviene dal 43° ‘Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2009’ del Censis (4 dicembre 2009), riporto la sintesi relativa alla politica e l'informazione:
«Viviamo in un mare tumultuoso di opinioni». Tuttavia, le componenti sociopolitiche, partitiche o giornalistiche, anche quando non cedono al degradarsi verso il gossip, restano prigioniere nell’esasperazione di un diffuso antagonismo (talvolta a forte tasso di personalizzazione) che non permette loro di uscire dal recinto dell’opinionismo. Nell’«antagonismo vissuto colpo su colpo», i soggetti politici perdono il ruolo di ricerca, sintesi interpretativa e proposta che solo può legittimarne la leadership. Non abbiamo nessuno spazio di autorità condivisa, e non bastano a restituire allo Stato autorità e fiducia isolati episodi di un buon governo del fare. «La corrosione esercitata dal primato dell’opinione ha comportato un grande deficit di interpretazione sistemica, di capacità e volontà di definire una direzione di marcia su cui orientare gli interessi in gioco».Le considerazioni sulla blogosfera italiana di Anthony Hamelle coincidono con le analisi del CENSIS.
L’Italia digitale/cartacea/TV sembra essere seppellita da un bla, bla, bla senza costrutto.
Un bla, bla, bla (vedi commenti su WA qui, qui, qui) che non esclude i blog di architettura i quali, sovente, trasformano i loro blog in bla, bla, bla...BLAG.
Occorre capire che le scritture blog, anche se blag, al momento restano una parte marginale dell'informazione, nelle ultime elezioni italiane i blog, i forum di discussione o i gruppi su Facebook hanno inciso per il 2,1% sulla scelta del voto (CENSIS-2009).
Metitieri e Perniola sbagliano ad attribuire ai blog una possibile scrittura alta. Poiché i blog vanno letti e criticati capendo la loro struttura ‘mainstream’ cioè uno strumento conosciuto e adoperato da tutti.
Ad esempio il blog Archiwatch di Giorgio Muratore ha tutti i requisiti accademici (fondamentali per Metitieri) per non essere un BLAG ma non è così, poiché il critico romano ama la deriva BLAG.
Nell’inchiesta MONDOBLOG su Wilfing Architettura alla domanda: A che cosa serve un 'blog' per un architetto? Giorgio Muratore rispose: «Tutto quello che dice Grillo sulla stampa è vero … la censura esiste … il mondo della carta stampata nella quale ho vissuto per quarant’anni, come l’università è un letamaio; … un blog … finché non staccheranno la spina … è l’unico modo per avere l’illusione di poter parlare, ma è, comunque, una bottiglia nell’oceano, … ma, sicuramente, sempre meglio di niente ...»
Proprio da questa errata convinzione nasce l'equivoco giornalismo/blogger. Molti blogger sono affetti dalla sindrome, 'Speaker's Corner' ovvero hanno la sensazione (e forse ci credono profondamente) che basta scrivere - urlare - qualsiasi cosa per superare le censure del sistema politico-economico-giornalistico (trinomio inscindibile per le vicende italiane), chiarito quest'equivoco mi chiedo: ma se i blag sono la parte più deleteria (anche se sono convinto del contrario, poiché fanno parte del comune sentire) qual è l’aspetto più interessante dei blog?
Per Jorn Barger, l’autore del primo blog, era la possibilità di condividere in rete il suo work in progress sull’Ulisse di James Joyce e l'intelligenza artificiale (Jorn Barger non fu il primo blogger per una breve storia blog leggere qui).
I blog nascono come ‘appunti’ condivisi attivi (grazie ai commenti). La forza dei blog risiede nella sua capacità di scambiare informazioni. Il post non è un articolo poiché ha la consapevolezza di espandersi attraverso le voci (concorde, flame, snark, troll) dei lettori.
L’energia latente dei blog consiste nella sua capacità, ma anche ingenuità, di essere scrittura 'aperta'.
Molti blogger/giornalisti, a mio avviso, non riescono a cogliere la peculiarità dei blog, cioè la scrittura non ‘giornalistica’ e l’impaginazione crossmediale (testi, audio, video, immagini e link), non a caso i loro blog sono ‘articoli per la stampa’, pillole per i facili linkaggi (personali o per i VIB) e critiche 'giornalistiche' (spesso semplicemente opinioni).
Per le sue caratteristiche intrinseche, nel blog possiamo trovare la scrittura mediata dai bar, non è ammesso il contrario, ovvero, il giornalismo molle-asservito.
****
Wilfing Architettura essendo tra i bloggher e non tra i blogger, ama prendere nota di questa storia 'aperta' e si è sempre posto una domanda: nel bla, bla, bla delle scritture blog e tra gli autori Wannabe (Want to be, voler esser) o Speaker’s Corner c’è qualcosa che vale la pena leggere?
Questo denso BLOG READER inizia con due eccezioni e procede in ordine cronologico.
Buona rilettura o lettura
Prima eccezione:
MIss Kappa Alias Anna Pacifica Colasacco il 31 marzo 2009 alle ore 11.09 scriveva questo laconico post dal titolo terremoto:
Un bacio a tutti. Scappo ché ogni minimo rumore mi sembra il terremoto.... (02 aprile 2009 20.22)
Lunedì 6 aprile alle 3:32 una scossa d'intensità pari a 6,3 magnitudo momento ha distrutto in parte l'Aquila e molti comuni della sua provincia uccidendo più di 300 persone.
Sono tre mesi che a L'Aquila la terra trema. Quasi trecento scosse. Ieri alle 15,38 c'è stata quella fortissima. Panico in tutta la città. A seguire, altre quattro abbastanza intense. E stamani alle 8 un'altra ancora. Io ho dormito in auto. Sono terrorizzata.I suoi amici commentavano (riporto una selezione):
A presto. Spero.
- guglielmo: Non si dice questa notizia da nessuna parte. Il terremoto non è trendy? ciao. (31 marzo 2009 12.19)
- rodocrosite: Dai, vedrai che smette! Resisti. Ultimamente quando sento parlare di terremoti, mi viene sempre in mente Tesla. Mah! (31 marzo 2009 13.41)
- donnigio: Annaaaaaa... mi spiace!!! Io in 35 anni non ho mai sentito un terremoto... e non ho idea di quel che si possa provare!!!! Resisti, prima o poi la terra si stabilizzerà...e spero tante altre cose insieme a lei!! Un abbraccio e a prestoooooooo (31 marzo 2009 14.48)
- Debbi: Aiuto! Non dev'essere una bella sensazione sentire la terra tremare sotto i piedi,speriamo non si faccia male nessuno. Comunque è vero,al telegiornale non se ne sente parlare per niente. (31 marzo 2009 17.54)
- Lello: l'incoronazione dello psiconano é riuscito ad oscurare anche una notizia del genere....come state ciginetta?...ti daró uno squillo!! (01 aprile 2009 12.43)
- NADIA: hola querida..ma èpossibile che non ne parlano ne gionali ne televiosioni...è vero che stanno dietro a quella specie di presidente , ma caspiterina però!! ti sono vicina sono terrorizzata dai terremoti e ti capisco!!! ti abbraccio forte!!! (01 aprile 2009 20.0)
- Andrew: lo so, ho 2 amici che studiano a L'Aquila e mi hanno raccontato delle continue scosse. Anna hai paura, ti capisco benissimo, non è una bella sensazione sentirsi ballare la terra sotto i piedi (02 aprile 2009 02.0)
Un bacio a tutti. Scappo ché ogni minimo rumore mi sembra il terremoto.... (02 aprile 2009 20.22)
Lunedì 6 aprile alle 3:32 una scossa d'intensità pari a 6,3 magnitudo momento ha distrutto in parte l'Aquila e molti comuni della sua provincia uccidendo più di 300 persone.
Seconda eccezione:
cyber.|N|.ethics |edmondo occhipinti architect ---> 6 giugno 2007 Ritorno sul blog di Edmondo Occhipinti e mi chiedo:- possiamo dimenticare uno spunto/appunto così irriverente e libero?
- possiamo abbandonare le scritture Web alle semplificazioni/distrazioni giornalistiche?
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.** Paradigmi ignorati | Peja TransArchitecture research ---> 21 maggio 2009
La sezione 'dialoghi' di Emmanuele Pilia è un esempio rilevante di scrittura Weblog, dove possiamo trovare la spontaneità, l'informalità, l'immediatezza di un semplice dialogo tra due persone che si espande attraverso i commenti.
Copertura leggera per una piccola corte interna | PROG ---> 14 giugno 2009
Alberto Pugnale autore di un blog senza l'assillo del tempo e del linkaggio virale con questo post sperimenta la condivisione di un suo progetto. La chiosa finale: «Si accettano consigli!» forse anticipa i temi del futuro prossimo la cloud project (trasposto dal concetto di cloud computing dove la nuvola -cloud- non è da intendersi esclusivamente come utilizzo in remoto di software).
L’architettura della cybercezione | Il nido e la tela di ragno ---> 28 agosto 2009
Rossella Ferorelli in questo post traduce un inedito dell'artista e teorico Roy Ascott un modo intelligente per ampliare e condividere le proprie letture senza aspettare la stampa ufficiale. Da imitare, potrebbe offrirci una vera strategia di emancipazione 'culturale' e uscire fuori dalla lagna (giustificatrice) che l'editoria italiana non offre molto.
Inizia il workshop | Le 12 isole deserte ---> 29 giugno 2009
Un'interessante iniziativa di Salottobuono che in collaborazione con l'IUAV ha organizzato un Workshop, dove sul blog creato per l’occasione è stato possibile seguire il work in progress dei lavori. Da rivedere i video degli ospiti Stefano Graziani, Francesco Librizzi, Francesca Benedetto qui. Idea che spero possa essere ripresa da altri, sarebbe stimolante far veicolare in rete i contributi dei convegni, workshop e appuntamenti vari.
L’eutanasista - 1 | Fiori di Zucca Ugo Rosa ---> 6 settembre 2009
«Un mio carissimo amico, recentemente scomparso, mi lasciò alcuni fogli con la raccomandazione di leggerli dopo la sua morte e di farne poi quel che volevo. Dopo averli letti mi sono reso conto di avere una di queste due possibilità:
1) Andare alla polizia
2) Distruggerli».
Appena ho letto questo inizio, ho esclamato: finalmente Ugo Rosa! Un consiglio lasciate perdere i tristerrimi (mi perdonerà Nicoletti) bestiari e rintracciate questo racconto (qui il 2°; 3°; 4°; 5°) ne vale la pena (qui uno scambio di vedute tra Wilfing Architettura e Fiori di Zucca).
Vanna Venturi House – tra memoria e maniera del moderno | =Architettura= =Ingegneria= =Arte= ---> 21 ottobre 2009
Matteo Seraceni scrive un post che i teorici del blogging declinerebbero senza riserva poiché non è né breve né intuitivo. L'incipit di questo piccolo saggio è antigiornalistico. Il finale ci offre un'analisi realistica sul manierismo non professionale che caratterizza il nostro paesaggio.
Lied vom Kindsein. canto dall’infanzia dell’architetto | luoghi sensibili ---> 10 novembre 2009
Fabio Fornasari ricorda la caduta del muro di Berlino del 9 novembre 1989. Essenziale, semplice, attento, come di consueto nei suoi post, occorre caderci dentro senza tante chiacchiere.
perché si scrive? | And the rights before ---> 27 novembre 2009
«Scrivo perché ce l'ho con voi, con tutti [...] Scrivo perché amo l'odore della carta, della penna e dell'inchiostro. [...] Scrivo perché come un bambino credo nell'immortalità delle biblioteche e nella posizione che i miei libri occupano sugli scaffali».
Un post, forse epigrafico, scritto da un architetto Wannabe (come lui stesso si ama definire).
1. Le puntate del compasso: Politica e Meritocrazia | Conferenze e talks of Architettura by Antonino Saggio ---> 5 dicembre 2009
Il 5 dicembre 2009 (forse) sarà ricordato come la giornata del 'popolo viola' Antonino Saggio - già ideatore del primo podcast universitario - avvia una nuova serie di blogTV dal titolo 'Le puntate del compasso' prima di partecipare alla manifestazione riflette su tre rivoluzioni che hanno sortito l'effetto contrario: la legge Ponte, l'avvento delle radio/TV libere e tangentopoli. Termina il suo messaggio video con questa frase: «Speriamo di essere sempre più coscienti».
Organic Modeling - a different approach | Beyond The Light Bulb ---> 7 dicembre 2009
Carlo Beltracchi sperimenta il nuovo comando metaballs dell'ultima versione di Grasshopper, non per la creazione di forme bizzarre ma per permettergli: «il passaggio da una modellazione scultorea (come di fatto avviene da sempre) ad una modellazione di logica, di processo e di possibilità».
Ciao Biz | Bizblog ---> 18 dicembre 2009
Un blog che si arresta:
Mi è stato postato questo commento: «Il problema generalizzato della crisi dell'architettura è importante. E' importante discutere e capire come migliorare...
Però pensiamo anche a noi stessi CONCRETAMENTE ! Secondo me la nostra presenza così frequente nei blog e in facebook è chiaro sintomo che lavoriamo poco... in futuro ce ne potremmo pentire di gettare così il tempo prezioso della nostra vita. Salvatore cosa ti da per la tua professione gestir questo blog? Quanto tempo vi dedichi? A cosa lo sottrai? Lo spunto mi viene dalla confessione del nostro amico Guido Aragona (uno dei migliori curatori di blog in circolazione: http://bizblog.splinder.com/).
STIAMO ATTENTI A NON ESSERE ANCHE NOI TRA DIECI ANNI AD ACCORGERSI DI AVER BUTTATO IL TEMPO QUI A SCAPITO DI CRESCITA SUL LAVORO E RAPPORTI FAMIGLIARI.
ECCOVI GUIDO ARAGONA: "Credo che io abbia sentito il bisogno di esternare la scrittura a seguito dell'attentato dell'11 settembre. […] Ma poi, chissà, se il Direttore, non mi dica ancora, fra un po': "scrivi, scrivi ancora"».
Una piccola nota, il mio blog - ma credo tutti i blog - come si evince dal sottotitolo è in transito non durerà in eterno, dammi il tempo di toccare terra, sempre che ci riesca.
Raffinazione digitale: nuova cantina per il "Consorzio Vini Tipici di San Marino" _ [Un prototipo] | S H I F T ---> 19 dicembre 2009
Andrea Bugli ci racconta il suo lavoro dal disegno CAD alla prototipazzione prodotto con una Z-Corp stampante 3D a SILAB dell'Università degli Studi di Bologna. Idee in rete.
Abbiamo turbato la concorrenza, poveri geometri !! | Amate l'architettura ---> 27 dicembre 2009
Dietro questo titolo urlato (ahimè troppa TV e stampa generalista fa male) c'è un post circostanziato sul ruolo del geometra, cosciente che la devastazione della nostra terra non provenga solo da quest'ordine ma anche dagli ingegneri e architetti tornacontisti. Per questo motivo occorre cominciare a fare chiarezza sui ruoli dei professionisti del cemento. Un post oltre il bla, bla, bla...BLAG. Un post concreto, sostantivo, non aggettivante.
A As Architecture | A As Architecture ---> 27 dicembre 2009
Un blog che inizia:
A As Architecture, ha diverse redazioni sparse nel mondo, è nato su facebook (qui) attualmente ha 10.755 amici, adesso la sezione italiana ha aperto un blog. Qui i loro obiettivi.
n.21967066 | Opla+ ---> 31 dicembre 2009
Un anno di POPconversazioni tra il gruppo OPLA+ e Wilfing Architettura: «Post-fazione
Riporto infine questo commento che Salvatore D'Agostino lasciava ad un mio post per il natale 2008 e di buon auspico dell'anno a venire: “Hai ragione niente buoni propositi ma solo “sostanza”. Aggiungo il 2009 è l'anno zero non possiamo più credere nel passato. Inventarsi il presente non quello eccezionale ma quello concreto diventa un imperativo assoluto. Siamo nell'era della post devastazione dei posticci politici (posticci non pasticci). Quindi un buon tutto e un in bocca al lupo da parte mia”
[ndr chiosa di Marco+] Ecco, è passato un anno (tra crisi emergenze gossip)! Dovevamo “...inventarsi il presente non quello eccezionale ma quello concreto”... mi pare che noi abbiamo incominciato a camminare! ... verso un'architettura pop.»
2009 to 2010| Digitag& ---> 1 gennaio 2010
Infine ecco a cosa può servire un blog:
«Per quanto mi riguarda è stato un anno intenso e meraviglioso in cui ho avuto l'opportunità di concretizzare alcuni dei miei sogni e di rendere il mio interesse digitale maggiormente al centro della mia professione. Ma anche un anno in cui il blog ha avuto modo di sfociare in iniziative, workshop, ed incontri. Ecco, sicuramente la cosa più bella ed interessante del 2009 è che il blog mi ha permesso di "incontrare" gente interessante ed interessata .... e tanta.»
[1] Francesco Merlo, Faq Italia, Bompiani, Milano, 2009, p. 78
[2] Gianluca Nicoletti, La blogosfera italiana si è costruita come un universo piramidale non scalfibile ed elitario. Altro che libertà espressiva e letteratura spontanea, Supplemento Tuttolibri, La Stampa, 12 marzo 2005.
[3] Fabio Metitieri, Il grande inganno del Web 2.0, Laterza, Roma-Bari, 2009 pp. 43-44. un modo intelligente per ampliare e condividere le proprie letture senza aspettare la stampa ufficiale. Da imitare, potrebbe offrirci una vera strategia di emancipazione 'culturale' e uscire fuori dalla lagna (giustificatrice) che l'editoria italiana non offre molto.
La sezione 'dialoghi' di Emmanuele Pilia è un esempio rilevante di scrittura Weblog, dove possiamo trovare la spontaneità, l'informalità, l'immediatezza di un semplice dialogo tra due persone che si espande attraverso i commenti.
Copertura leggera per una piccola corte interna | PROG ---> 14 giugno 2009
Alberto Pugnale autore di un blog senza l'assillo del tempo e del linkaggio virale con questo post sperimenta la condivisione di un suo progetto. La chiosa finale: «Si accettano consigli!» forse anticipa i temi del futuro prossimo la cloud project (trasposto dal concetto di cloud computing dove la nuvola -cloud- non è da intendersi esclusivamente come utilizzo in remoto di software).
L’architettura della cybercezione | Il nido e la tela di ragno ---> 28 agosto 2009
Rossella Ferorelli in questo post traduce un inedito dell'artista e teorico Roy Ascott un modo intelligente per ampliare e condividere le proprie letture senza aspettare la stampa ufficiale. Da imitare, potrebbe offrirci una vera strategia di emancipazione 'culturale' e uscire fuori dalla lagna (giustificatrice) che l'editoria italiana non offre molto.
Inizia il workshop | Le 12 isole deserte ---> 29 giugno 2009
Un'interessante iniziativa di Salottobuono che in collaborazione con l'IUAV ha organizzato un Workshop, dove sul blog creato per l’occasione è stato possibile seguire il work in progress dei lavori. Da rivedere i video degli ospiti Stefano Graziani, Francesco Librizzi, Francesca Benedetto qui. Idea che spero possa essere ripresa da altri, sarebbe stimolante far veicolare in rete i contributi dei convegni, workshop e appuntamenti vari.
L’eutanasista - 1 | Fiori di Zucca Ugo Rosa ---> 6 settembre 2009
«Un mio carissimo amico, recentemente scomparso, mi lasciò alcuni fogli con la raccomandazione di leggerli dopo la sua morte e di farne poi quel che volevo. Dopo averli letti mi sono reso conto di avere una di queste due possibilità:
1) Andare alla polizia
2) Distruggerli».
Appena ho letto questo inizio, ho esclamato: finalmente Ugo Rosa! Un consiglio lasciate perdere i tristerrimi (mi perdonerà Nicoletti) bestiari e rintracciate questo racconto (qui il 2°; 3°; 4°; 5°) ne vale la pena (qui uno scambio di vedute tra Wilfing Architettura e Fiori di Zucca).
Vanna Venturi House – tra memoria e maniera del moderno | =Architettura= =Ingegneria= =Arte= ---> 21 ottobre 2009
Matteo Seraceni scrive un post che i teorici del blogging declinerebbero senza riserva poiché non è né breve né intuitivo. L'incipit di questo piccolo saggio è antigiornalistico. Il finale ci offre un'analisi realistica sul manierismo non professionale che caratterizza il nostro paesaggio.
Lied vom Kindsein. canto dall’infanzia dell’architetto | luoghi sensibili ---> 10 novembre 2009
Fabio Fornasari ricorda la caduta del muro di Berlino del 9 novembre 1989. Essenziale, semplice, attento, come di consueto nei suoi post, occorre caderci dentro senza tante chiacchiere.
perché si scrive? | And the rights before ---> 27 novembre 2009
«Scrivo perché ce l'ho con voi, con tutti [...] Scrivo perché amo l'odore della carta, della penna e dell'inchiostro. [...] Scrivo perché come un bambino credo nell'immortalità delle biblioteche e nella posizione che i miei libri occupano sugli scaffali».
Un post, forse epigrafico, scritto da un architetto Wannabe (come lui stesso si ama definire).
1. Le puntate del compasso: Politica e Meritocrazia | Conferenze e talks of Architettura by Antonino Saggio ---> 5 dicembre 2009
Il 5 dicembre 2009 (forse) sarà ricordato come la giornata del 'popolo viola' Antonino Saggio - già ideatore del primo podcast universitario - avvia una nuova serie di blogTV dal titolo 'Le puntate del compasso' prima di partecipare alla manifestazione riflette su tre rivoluzioni che hanno sortito l'effetto contrario: la legge Ponte, l'avvento delle radio/TV libere e tangentopoli. Termina il suo messaggio video con questa frase: «Speriamo di essere sempre più coscienti».
Organic Modeling - a different approach | Beyond The Light Bulb ---> 7 dicembre 2009
Carlo Beltracchi sperimenta il nuovo comando metaballs dell'ultima versione di Grasshopper, non per la creazione di forme bizzarre ma per permettergli: «il passaggio da una modellazione scultorea (come di fatto avviene da sempre) ad una modellazione di logica, di processo e di possibilità».
Ciao Biz | Bizblog ---> 18 dicembre 2009
Un blog che si arresta:
Mi è stato postato questo commento: «Il problema generalizzato della crisi dell'architettura è importante. E' importante discutere e capire come migliorare...
Però pensiamo anche a noi stessi CONCRETAMENTE ! Secondo me la nostra presenza così frequente nei blog e in facebook è chiaro sintomo che lavoriamo poco... in futuro ce ne potremmo pentire di gettare così il tempo prezioso della nostra vita. Salvatore cosa ti da per la tua professione gestir questo blog? Quanto tempo vi dedichi? A cosa lo sottrai? Lo spunto mi viene dalla confessione del nostro amico Guido Aragona (uno dei migliori curatori di blog in circolazione: http://bizblog.splinder.com/).
STIAMO ATTENTI A NON ESSERE ANCHE NOI TRA DIECI ANNI AD ACCORGERSI DI AVER BUTTATO IL TEMPO QUI A SCAPITO DI CRESCITA SUL LAVORO E RAPPORTI FAMIGLIARI.
ECCOVI GUIDO ARAGONA: "Credo che io abbia sentito il bisogno di esternare la scrittura a seguito dell'attentato dell'11 settembre. […] Ma poi, chissà, se il Direttore, non mi dica ancora, fra un po': "scrivi, scrivi ancora"».
Una piccola nota, il mio blog - ma credo tutti i blog - come si evince dal sottotitolo è in transito non durerà in eterno, dammi il tempo di toccare terra, sempre che ci riesca.
Raffinazione digitale: nuova cantina per il "Consorzio Vini Tipici di San Marino" _ [Un prototipo] | S H I F T ---> 19 dicembre 2009
Andrea Bugli ci racconta il suo lavoro dal disegno CAD alla prototipazzione prodotto con una Z-Corp stampante 3D a SILAB dell'Università degli Studi di Bologna. Idee in rete.
Abbiamo turbato la concorrenza, poveri geometri !! | Amate l'architettura ---> 27 dicembre 2009
Dietro questo titolo urlato (ahimè troppa TV e stampa generalista fa male) c'è un post circostanziato sul ruolo del geometra, cosciente che la devastazione della nostra terra non provenga solo da quest'ordine ma anche dagli ingegneri e architetti tornacontisti. Per questo motivo occorre cominciare a fare chiarezza sui ruoli dei professionisti del cemento. Un post oltre il bla, bla, bla...BLAG. Un post concreto, sostantivo, non aggettivante.
A As Architecture | A As Architecture ---> 27 dicembre 2009
Un blog che inizia:
A As Architecture, ha diverse redazioni sparse nel mondo, è nato su facebook (qui) attualmente ha 10.755 amici, adesso la sezione italiana ha aperto un blog. Qui i loro obiettivi.
n.21967066 | Opla+ ---> 31 dicembre 2009
Un anno di POPconversazioni tra il gruppo OPLA+ e Wilfing Architettura: «Post-fazione
Riporto infine questo commento che Salvatore D'Agostino lasciava ad un mio post per il natale 2008 e di buon auspico dell'anno a venire: “Hai ragione niente buoni propositi ma solo “sostanza”. Aggiungo il 2009 è l'anno zero non possiamo più credere nel passato. Inventarsi il presente non quello eccezionale ma quello concreto diventa un imperativo assoluto. Siamo nell'era della post devastazione dei posticci politici (posticci non pasticci). Quindi un buon tutto e un in bocca al lupo da parte mia”
[ndr chiosa di Marco+] Ecco, è passato un anno (tra crisi emergenze gossip)! Dovevamo “...inventarsi il presente non quello eccezionale ma quello concreto”... mi pare che noi abbiamo incominciato a camminare! ... verso un'architettura pop.»
2009 to 2010| Digitag& ---> 1 gennaio 2010
Infine ecco a cosa può servire un blog:
«Per quanto mi riguarda è stato un anno intenso e meraviglioso in cui ho avuto l'opportunità di concretizzare alcuni dei miei sogni e di rendere il mio interesse digitale maggiormente al centro della mia professione. Ma anche un anno in cui il blog ha avuto modo di sfociare in iniziative, workshop, ed incontri. Ecco, sicuramente la cosa più bella ed interessante del 2009 è che il blog mi ha permesso di "incontrare" gente interessante ed interessata .... e tanta.»
FINe sommessamente BUON TUTTO
5 gennaio 2010 (ultima modifica: 29 luglio 2010)
Intersezioni --->BLOG READER
________________________
[1] Francesco Merlo, Faq Italia, Bompiani, Milano, 2009, p. 78
[2] Gianluca Nicoletti, La blogosfera italiana si è costruita come un universo piramidale non scalfibile ed elitario. Altro che libertà espressiva e letteratura spontanea, Supplemento Tuttolibri, La Stampa, 12 marzo 2005.
[3] Fabio Metitieri, Il grande inganno del Web 2.0, Laterza, Roma-Bari, 2009 pp. 43-44. un modo intelligente per ampliare e condividere le proprie letture senza aspettare la stampa ufficiale. Da imitare, potrebbe offrirci una vera strategia di emancipazione 'culturale' e uscire fuori dalla lagna (giustificatrice) che l'editoria italiana non offre molto.
ola'! proprio un post bla bla bla blag... però dovrò rileggere con calma, trovare un attimo di rilassatezza, spegnere tv, leggere oltre, navigare sui link che segnali, pensare... a molte cose, ai blog... ma così facendo che bla bla blag è?!!
RispondiEliminaGrazie come al solito per la citazione. Il mio 2010 (come nella fine del 2009) spero mi vedrà ancora maggiormente impegnato (e non remunerato) nella rete tramite sia il blog, ma soprattutto facebook e twitter (strumenti più agili e veloci). Penso che quello che sta accadendo in questo ultimo anno sulla rete sia qualcosa degno di essere condiviso e partecipato. Ma il discorso torna sempre alla solita questione ovvero non è questione di cosa il blog deve darci ma cosa possiamo dare condividere con il blog.
RispondiEliminaBuon anno Salvatore e grazie.
---> Marco+,
RispondiEliminat’invito a rileggere un vecchio articolo di Nicholass Carr ‘google ci rende stupidi’ qui l’articolo originale ---> http://www.theatlantic.com/doc/200807/google
Analizza il proprio cambiamento di lettura dopo l’avvento di Google (che permette in pochi secondi di trovare argomenti correlati alla propria ricerca).
La lettura Google non conosce ‘calma’.
Wilfing Architettura (già dal titolo) nasce da questo presupposto, chiedendosi : che cosa sta succedendo con l’avvento d’internet nel mondo dell’architettura?
WA ha solo una regola evita di essere vittima della volgarizzazione POP (si ferma un po’ prima) che cerca i suoi cinque minuti di celebrità mediatica.
Come ben sai WA è affascinata dal POP nelle sue sfaccettature, convinto che anche in un BLAG ci sono, a volte, perle.
Occorre distrarsi dalle ‘preoccupazioni’ mediatiche e cominciare a fare altro (bene e spero incisivo nel luogo in cui si abita).
Dal Blog alla piccola porzione di GLOB che ognuno abita.
Saluti,
Salvatore D’Agostino.
Andrea,
RispondiEliminahai colto il senso di questo lungo post: «Ma il discorso torna sempre alla solita questione ovvero non è questione di cosa il blog deve darci ma cosa possiamo dare condividere con il blog».
C’è una forte tendenza tra i critici di amalgamare i mali del giornalismo con quelli del Web.
Il giornalismo, soprattutto in questo periodo, deve rendere conto ai propri editori e finanziatori.
I blogger non hanno quest’obbligo è spesso vengono ‘mediaticamente’ declassati al nulla.
Che sia chiaro come dico alla fine : «Per le sue caratteristiche intrinseche, nel blog possiamo trovare la scrittura mediata dai bar, non è ammesso il contrario, ovvero, il giornalismo molle-asservito».
Non possiamo pretendere dalle scritture blog la chiarezza di un articolo mediato da una redazione. Le scritture blog restano sempre mainstream. Niente di più.
Chiarito questo punto occorre ritornare alla tua considerazione.
Per farlo ti racconto due episodi già postati in un altro commento qui ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/10/0064-oltre-il-senso-del-luogo-diary-of.html
Primo episodio:
Nel novembre 2006 Camilla Baresani scrive, sul domenicale del Sole 24 ore, una recensione negativa sul cibo servito nel ristorante di Dolce & Gabbana. Questi ultimi incavolatissimi ritirano la loro pubblicità dal giornale e ne dicono di cotte e di curde alla giornalista in una puntata di Daria Bignardi ‘Le invasioni barbariche’.
Dopo due mesi il giornale per acquietare gli animi pubblica una recensione positiva a firma di Davide Paolini.
Un riepilogo qui ---> http://www.romanelpiatto.it/pecoranerablog/articolo.asp?id=44
Video ---> http://www.youtube.com/watch?v=4NNEs69DHhg
Secondo episodio:
«Gli imprenditori devono minacciare i media di non dare più pubblicità perché non diffondano la paura della crisi. » Silvio Berlusconi durante una conferenza stampa a palazzo Ghigi il 26 giugno 2009
Questo post pone tre domande:
perché i blog di architettura amano la deriva BLAG e non si emancipano dalle cattive abitudine del giornalismo cartaceo/TV?
perché i giornalisti pretendono dai blog una coerenza che fisiologicamente non può avere?
perché i giornalisti non parlano con più coerenza della propria casta molto asservita e molle?
Riprendendo il racconto del primo episodio Il 6 febbraio Camillo Langone (giornalista molto amato dagli architetti filologici e dell’identità italiana) ne parla su Il Foglio e provocatoriamente afferma: “Avrei fatto lo stesso, se un giornale mi chiedesse un articolo benevolo, da cui dipendesse un contratto pubblicitario, io quell’articolo lo scriverei”.
Tu da blogger (non retribuito) cosa avresti fatto?
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Dunque, il problema è riassumibile nella domanda: date tutte le premesse, come utilizzare la rete per qualcosa che non sia mainstream?
RispondiEliminaO forse ci si dovrebbe chiedere cosa sia mainstream e perché, e se questa, che a sua volta è un'etichetta, debba esserlo necessariamente al negativo.
Tu in parte rispondi al quesito e in parte abbandoni la fiducia (quasi) illimitata nel mezzo che mi sembrava tempo fa avessi, che forse tutti tempo fa avevamo.
Non so, io posso parlare per me, perché parlando per me parlo per una tipica vittima del proprio tempo e dei meccanismi detti sopra. Ho avuto un blog fiorentissino fino a che non ho avuto un progetto di blog preciso.
Ho messo su un blog con un fuoco molto netto, un obiettivo privo di sbavature, e ho smesso di scrivere.
È molto difficile tenere a lungo la mira, perchè bisogna trattenere il respiro. Soprattutto quando il wannabe è l'avanguardia ("che fa tua mamma?" "l'avanguardia").
Non so, nei miei momenti di pessimismo viene anche a me da pensare alla solitudine del blogger (e all'infinita vanità de tutto). E forse proprio al contrario rispetto alla questione del provincialismo che citavi. Ovvero, più ci si accontenta di essere provinciali, meno ci si sente soli; più si cerca di mettersi in rete, più ci si accorge che il bisogno viene da una quotidianità di estremo isolamento.
Insomma, in Italia i blogger non stanno cambiando un bel niente. C'è ancora una frattura profondissima tra rete e "vita reale", e questa frattura va colmata. Certo, io non so come.
Poche idee ma ben confuse, quelle che ti scrivo in questo commento.
Ma è che certe volte mi faccio prendere dallo sconforto per l'inascoltabilità di un rumore di fondo sempre più prevaricante.
ciao Salvatore,
RispondiEliminati ringrazio di cuore per la citazione; penso al mio blog come una vetrina dove, esponendo ricerche e lavori personali, si possa incuriosire chi legge all'approfondimento di alcuni temi specifici. Ciò può avvenire a diversi livelli. L'utilizzo di immagini permette di colpire il lettore interessato ma distratto, che se affascinato da ciò che vede, può cercare di emularlo. L'assenza di indicazioni troppo specifiche per realizzare "quella cosa che si vede nell'immagine",non dipende da una volontà di oscurare o limitare la divulgazione, ma è volta all'indagine critica da parte del fruitore, che si vorrebbe stimolare alla ricerca di algoritmi differenti che possano portare a risultati migliori. Questa impostazione deriva principalmente da un'inclinazione personale: nonostante la mia formazione sia scientifica, ho spesso incontrato difficoltà nel ripercorrere strade già battute (e questo mi ha causato diversi problemi) , cercando sempre di costruire indipendentemente il ragionamento, una volta focalizzata la fattibilità dell'obiettivo da perseguire. A volte l'obiettivo è vicino, il ragionamento rapido, e semplice la sua realizzazione: altre volte l'obiettivo sembra quasi un sogno, qualcosa di molto lontano da ciò che abbiamo nel presente. In questi casi il blog non è più la vetrina da emulare, ma il punto di partenza per "chiedere aiuto" e supporto. Le immagini si trasformano in parole sfuocate, raccontando ciò che si vede in lontananza, per capire se anche altri lo vedono e per trarre forza e collaborazione da tutto questo. E' per questo che la tua segnalazione mi fa due volte piacere, una per il fatto che tu stesso hai apprezzato ciò che ho scritto, la seconda perchè hai dato la possibilità ad altri di poterlo scoprire e valutare.
Un saluto
e buon tutto anche a te :-)
Carlo
Da blogger non retribuito non ho il problema di scrivere un articolo da cui dipendere per un contratto. La libertà ha un prezzo (e anche caro), ma su queste questioni consente molte gratificazioni.
RispondiEliminaRossella,
RispondiEliminanon sono mai stato un ottimista del blog (come mezzo per risolvere problemi complessi), da sempre sono stato molto critico (ma non ci vuole molto per capirlo) a riguardo dei blog di architettura.
Ti riporto due vecchi mie note (tratte dai post o dai commenti).
Prima (27 febbraio 2009):
Louis,
grazie per il suggerimento, ho notato che manca un blogger italiano, ma questo è normale dato che assorbiamo sempre in ritardo le innovazioni tecnologiche. Come puoi osservare, i 'blog di architettura' in Italia sono quasi inesistenti, spesso legati a logiche autoreferenziali o trasposte da altri media. Nessuno riesce a sfruttare a pieno le sue potenzialità, recentemente la rivista 'Abitare' ha aperto una pagina simile al forum/blog, interessante perché catalizza il meglio dei suoi scritti/ori, ma non è una voce indipendente.
Il problema principale di tali operazioni è la mancanza di finanziamenti economici. Negli Stati Uniti (come puoi ben vedere dal link che mi hai inoltrato) ci sono due modi per autofinanziarsi: le pubblicità sul sito (i cosiddetti clic per pagina) e le donazioni. In Italia la prima funzione è stata recentemente introdotta, ma premia solo i grandi numeri (accessi sul sito); la seconda non funziona perché le donazioni, culturalmente, si fanno solo per scopi umanitari.
Infine per ottenere facili accessi devi strutturare gli argomenti in modo tale da richiamare i possibili lettori (o guardoni che entrano nel sito e fanno numero) questo è possibile farlo in tanti modi, ma due sono più efficaci: il 'gossip notizia' anche non vera, ma pruriginosa e lo 'scandalo notizia' anche non vera, ma pruriginosa (ripetizione voluta). Anche le notizie alla 'Grillo' sono efficaci perché attirano i 'Troll', ovvero gli indignati del divano, ma questa è un'altra storia.
[...] a presto,
Salvatore D'Agostino
Qui il link: http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/02/proposito-di-bagno-di-sangue-postpolis.html
Seconda (4 marzo 2009):
Recentemente attraverso alcuni commenti abbiamo cominciato a riflettere sull’inconsistenza in Italia dei blogger/architetti, il dibattito è aperto. Aspetto vostri suggerimenti, segnalazioni, idee…
Qui il link: http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/03/0003-blog-reader-dove-sta-andando.html
Due sono gli aspetti che sono sottolineati in questo post:
1. la confusione che si sta generando tra il giornalismo e l’informazione mainstream (vedi ossimoro giornalista-blogger);
2. esiste una corrispondenza fra qualità dei contenuti in rete e qualità della società che ci circonda (anche se mancano dati certi).
Avevo anticipato molte delle tesi di questo post qui ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/04/0004-blog-reader-larchitettura-blog.html
Invece è importante ciò che dici, poiché alzare il tiro delle proprie idee-scritture implica una maggiore consapevolezza del proprio senso del limite ‘culturale’.
I blogger, le faccia da libro, i cinguettii sono importanti (se saputi utilizzare) per aumentare, alimentare, espandere le proprie conoscenze altrimenti si rischia la sindrome da Wilfing.
Concordo con te i blog non stanno cambiando (e forse non cambieranno) un bel niente.
Infine condivido: «certe volte mi faccio prendere dallo sconforto per l'inascoltabilità di un rumore di fondo sempre più prevaricante».
Mi piace la tua considerazione del wannabe come avanguardia (ovviamente in tono provocatorio)
Saluti,
Salvatore D’Agostino
---> Carlo,
RispondiEliminala tua frase: «In questi casi il blog non è più la vetrina da emulare, ma il punto di partenza per "chiedere aiuto" e supporto».
Mi riporta alla considerazione principale di questo post, i blogger non sono giornalisti ma persone che cercano di condividere e forse ‘chiedere aiuto’ sui temi che amano.
In Italia il blogger più famoso (anche all’estero) è Beppe Grillo ma è un esempio di uso politico dello strumento, il comico è un speaker's Corner evoluto.
Per ottenere quello che speri: «Le immagini si trasformano in parole sfuocate, raccontando ciò che si vede in lontananza, per capire se anche altri lo vedono e per trarre forza e collaborazione da tutto questo».
C’è bisogno di una buona dose di consapevolezza del ‘mezzo’ blog.
Il blog è protesi della nostra conoscenza che si espande in rete, niente di più.
Il problema dell’Italia è la nostra ‘identità’ di perenni ciarlatori sul nulla.
Come dice Perniola nel testo citato sul post:« La patologia che sembra più prossima a quest’ultimo sviluppo della tecnologia di Internet sembra perciò l’autismo, i cui caratteri specifici sono appunto l’incapacità di interazione sociale e di rapporti di reciprocità, l’indifferenza emotiva agli stimoli esterni o la reazione scomposta ed ipereccitata, la paura del cambiamento, l’ecolalia, vale a dire la ripetizione stereotipata di ciò che è ascoltato». ma è evidente che non è il tuo caso.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
---> Andrea,
RispondiEliminatu sei un’eccezione per due motivi:
1 – tratti argomenti che in Italia sono sconosciuti;
2 – non ti preoccupi di tenerle segrete (vedi l’accademia italiana, un’elite ben pagata per far ricerca sull’altro ieri).
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Dramma n. 1: Il primo blog che ho visitato è stato il mio. Non sapevo nulla di cultura da blogger e cultura del blog.
RispondiEliminaDramma n. 2: Internet è un mondo tutt’altro che autosufficiente e completo, figuriamoci la blogosfera. Mi riferisco principalmente ai contenuti base, le informazioni oggettive. Constatazione vecchia di due anni, ma ancora attualissima.
Dramma n. 3: Aspiranti blogger, me compreso, sviluppano la seguente equazione fondamentale fondata sui primi due drammi: “se su internet manca qualcosa provvedo io e lo faccio tramite un blog (minimo sforzo, minima competenza, minimo investimento)”. Questo è quello che generalmente si tenta di dare con un blog: qualcosa che manca da altre parti.
Dramma n.4: Il contenuto dei miei post diventa l’unica fonte su un determinato argomento, acquista credibilità e google ci premia inaspettatamente. Provate a cercare “casa tugendhat” sul celeberrimo motore di ricerca e il primo risultato che vi apparirà è una tesina scritta da uno studente al secondo anno di università. La mia tesina per intenderci, scritta quando ancora non avevo cognizione di cosa fosse l’architettura, letta (e copiata) da oltre 400 lettori al mese. E ditemi voi se questo non è un dramma. In poche ore sono passato da studente a blogger, a scrittore, a critico d’architettura.
Dramma n. 5: Visti i risultati prima elencati, è chiaro che non si riesce bene a capire quale debba essere il proprio ruolo o se il blog è un buono strumento per perseguire i propri obiettivi. E non esistono Blog di riferimento, in realtà non può esistere neanche una definizione nonostante wikipedia ne annoveri circa 15. Seguo Dezeen e Plataforma Arquitetura, magazine online con tanto di redazione, che credono di essere blog solo perché pubblicano articoli commentabili o magari perché un tempo lo erano davvero. Siti con un milione di contatti al mese, numeri da portali d’architettura e anche belli grossi. Chiari esempi del binomio giornalista/blogger che in ultima analisi non è solo un problema italiano.
Dramma n. 6: Non so se la blogosfera sia molle o meno, ma di sicuro al momento è “informe”, ovvero priva di forma che secondo la definizione del professore di economia F. Rizzo tende a una condizione di entropia, si dissolve nel tempo e diventa spazzatura, senza valore e senza valori. La variabile tempo nel mondo dei blog è tutt’altro che trascurabile e un’analisi in merito non può che essere dinamica per definizione. Abolita la parola “fine”, limitate le previsioni, incertezze sul presente e poche certezze sul passato. L’essere “informe” riguarda le strutture, i contenuti, il posizionamento nel mare di internet, le interrelazioni. Effimero è un buon aggettivo in questo caso. E ammetto che la deresponsabilizzazione derivata dalla non assolutezza dei nostri assunti (nel tempo e nello spazio), mi solleva fortemente da questi drammi. Drammi nuovi per me, cui tento di dare risposte solo da poco.
Salvatore, ancora complimenti per il fantastico blag. Ce ne fossero…
Concordo pienamente con l'intervento di Cesare.
RispondiElimina"L'equazione fondamentale del blogger" la metto di diritto nei miei "quote"!
Io vorrei invece ribaltare la questione: perchè dovrebbero esistere Blog seri in Italia quando anche il giornalismo delle grandi testate non riesce più a produrre informazione decente?
RispondiEliminaOvvero: se si considera il blog un fratello "minore" del giornalismo, non dovrebbe essere messo in discussione l'intero sistema informativo, anzichè l'appendice più esile?
E poi: è così vero che il blog dovrebbe discendere dal giornalismo? A me pare che negli ultimi tempi il giornalismo si stia trasformando sempre più in blog, anzi, in blag, per citare il titolo del post (e non mi riferisco solo a Studio Aperto, che è passato dall'ANSA a facebook per scovare nuove notizie).
Ancora: un blog deve per forza essere "concorrente" del giornalismo?
Io ad esempio ho sempre considerato il mio blog come un "approfondimento" di temi che spesso vengono ignorati piuttosto che un "competitore" delle riviste di architettura: per sapere cosa fa l'architetto Pinco Pallo o quanto è alto il Burj Dubai basta iscriversi ad una newsletter.
Quindi occorre anche diversificare i fini e le modalità dei diversi blogger; in fondo la proliferazione dei cosiddetti "cazzoni da bar" è nota fin dal primo dopoguerra (e credo che, in quanto abitante di un Comune medio-piccolo della Romagna, ne so qualcosa a riguardo delle "chiacchiere da bar"): questi si sono semplicemente trasferiti dal "bar" al "web".
Ed in ogni modo mi fido di più di un posto dove so che esistono e posso parlare liberamente ANCHE questo genere di persone, piuttosto che luoghi in cui queste voci (ed anche alcune più sensate) non sono nemmeno prese in considerazione.
A presto
Matteo
Prima parte:
RispondiEliminaCarmelo,
i tuoi drammi sono ricchi di spunti.
Rispondo con degli atti o meglio degli atti incompleti che aprono altri scene/ari:
Atto 1: Questo è l’aspetto fondamentale del bloggare (e di molte piattaforme Web) si fa’qualcosa’ senza conoscere (aver studiato) il sistema.
Ti faccio una domanda: in seguito per organizzare il tuo blog quali blog/libri/siti hai consultato?
Atto 2: Constatazione vecchia (ci dai il riferimento) ma errata. Poiché non esistono ‘nuovi’ contenuti ma protesi di contenuti della vita reale che si depositano sul Web.
Ancora siamo degli ignoranti digitali, difficilmente riusciamo a elaborare contenuti Web e dal Web.
Un esempio ci proviene da ‘Second Life’, pochissimi nel costruire la loro vita ‘digitale’ hanno immaginato qualcosa di diverso dalla vita reale si sono trasportati il loro mondo (vedi le architetture).
Ci sono dell’eccezione ma sono rare (vedi le architetture di Asian Lednev un architetto che si è emancipato dal linguaggio ‘first life’).
Atto 3: Fondamentale quello che dici, poiché non è vero quello che spesso sentiamo dire ‘su internet c’è tutto’ poiché ancora manca tanto.
Ti segnalo quest’articolo di Gillo Dorfles ---> http://www.facebook.com/photo.php?pid=30720118&id=1543884450
«La moltiplicazione inarrestabile degli oggetti, delle informazioni, delle sollecitazioni sensoriali fa sì che l’uomo d’oggi si trovi in una situazione del tutto diversa da quella, non di secoli, ma anche solo di una cinquantina di anni fa. Horror pleni significa estendere il concetto di ripulsa, di rifiuto, di orrore appunto, alla situazione di cui sopra: proprio come contrapposizione a quell’opposto concetto dell’horror vacui con il quale ci si è spesso riferiti all’attività di antiche popolazioni preistoriche, i cui graffiti nelle caverne e sulle pareti rocciose avevano, a quanto pare, tra le altre anche la funzione di vincere e sconfiggere l’horror vacui, ossia quel senso di sgomento che offriva l’assenza d’ogni segno e di ogni traccia umana. Se è accettabile, comunque, l’ipotesi che l’uomo dell’antichità più remota fosse posto di fronte a una situazione del tutto opposta a quella odierna, quella cioè di un immenso spazio-tempo da colmare, è altrettanto vero che l’uomo d’oggi è talmente lontano da una simile situazione da non poterla quasi immaginare, sicché il suo atteggiamento attuale dovrebbe essere (anche se spesso non lo è) quello di odio, timore, rifiuto di questa sovrabbondanza appunto di troppe immagini, troppi oggetti, troppo “rumore”».
Sul Web c’è un eccesso di contenuti ma non è detto che ci sia la ‘qualità’ dell’intervallo (parafrasando Dorfles), cioè qualcosa che si possa assorbire lentamente perché particolarmente pregnante.
Prima parte:
RispondiElimina---> Matteo,
in questo post ho cercato attraverso la scrittura blog (che è fatta di richiami –link- ovvero si dice al lettore per favore approfondisci quest’argomento qui), scrittura che –come ho detto – ha una sua autonomia ed è totalmente diversa dalla scrittura giornalistica. Il blog non va confuso con il giornalismo.
«Era anche fatale che il blog, per sua natura strumento “giornalistico” –come sostengono Vittorio Zambardino e Massimo Russo nel loro ultimo libro ‘eretici digitali’ - fosse destinato a interferire con l’immaginario giornalistico e a creare quella forma di “conversazione ostile” verso i media, che è un genere diffuso in tutto il mondo, alcuni paesi autoritari inclusi».
Il blog non è nato come ‘struttura giornalistico’ ma semplicemente come strumento di condivisione di ‘contenuti Web (scrittura-audio-video)’ on-line. Niente di più.
In questa contraddizione giornalismo/blogger risiede l’errore di Zambardino/Russo.
Il blog essendo autopromosso e accessibile a tutti non può essere scambiato per ‘giornalismo’ manca la struttura principale del giornalismo la ‘redazione’.
Sui blog si può condividere tutto, senza la pretesa di essere notizia giornalistica.
Riprendo le tue domande:
«Io vorrei invece ribaltare la questione: perchè dovrebbero esistere Blog seri in Italia quando anche il giornalismo delle grandi testate non riesce più a produrre informazione decente?»
Perché la notizia ‘giornalistica pagata’ oggi va a caccia degli introiti della pubblicità Web. Quindi Belen deve stare allo stesso piano della notizia di cronaca, esagero, della recente storia della politica italiana.
Il giornalista deve scrivere articoli linkabile, come il blogger virale (che costruisce i post non per l’eleganza dei contenuti ma per la facilità di ricerca del’utente su Google o altrove –semantica dei poveri cristi-).
«Ovvero: se si considera il blog un fratello "minore" del giornalismo, non dovrebbe essere messo in discussione l'intero sistema informativo, anzichè l'appendice più esile?»
Il problema sta alla base, il blogger non è un giornalista. Quindi il giornalismo invece di blogghizzarsi deve ritrovare la sua strada, in poche parole non deve fare la concorrenza ai blogger, ma ridiscutere la propria professionalità.
«E poi: è così vero che il blog dovrebbe discendere dal giornalismo? A me pare che negli ultimi tempi il giornalismo si stia trasformando sempre più in blog, anzi, in blag, per citare il titolo del post (e non mi riferisco solo a Studio Aperto, che è passato dall'ANSA a facebook per scovare nuove notizie)».
Non lo è. È un falso problema giornalistico per non parlare dei propri endemici mali.
Ti faccio un classico esempio della costruzione di una notizia in TV.
‘File per i saldi stagionali’
La giornalista fa la domanda (a circuito chiuso, ti piace/non ti piace, d’accordo-non d’accordo) a diversi avventori. In post produzione –quindi montaggio- seleziona ciò che gli interessa far dire.
‘I saldi stagionali ci stanno risollevando dalla crisi’.
Adesso ti pongo una domanda: devi scrivere un articolo su un presunto ‘gruppo satanista’ che sembra fare proseliti in una determinata area geografica. Cerchi su facebook e ti accorgi che il gruppo ancora non esiste, che fai?
«Ancora: un blog deve per forza essere "concorrente" del giornalismo?
Io ad esempio ho sempre considerato il mio blog come un "approfondimento" di temi che spesso vengono ignorati piuttosto che un "competitore" delle riviste di architettura: per sapere cosa fa l'architetto Pinco Pallo o quanto è alto il Burj Dubai basta iscriversi ad una newsletter».
Un blog è un blog. Come spesso abbiamo detto, la parte più interessante è il suo essere appunto condiviso. L’aspetto veramente rivoluzionario sarebbe far veicolare le notizie che i giornalisti in lotta per il potere politico/mediatico dimenticano. Ma questo è un sogno non è realtà. Poiché i blogger (le persone qualunque) amano i BLAG.
Seconda parte:
RispondiElimina«Quindi occorre anche diversificare i fini e le modalità dei diversi blogger; in fondo la proliferazione dei cosiddetti "cazzoni da bar" è nota fin dal primo dopoguerra (e credo che, in quanto abitante di un Comune medio-piccolo della Romagna, ne so qualcosa a riguardo delle "chiacchiere da bar"): questi si sono semplicemente trasferiti dal "bar" al "web"».
Su Twitter Beppe Severgnini il 9 gennaio alle 17.44, scriveva: «Tu non capisci niente!". Esordio di discussione all'italiana: demolire l'interlocutore. Certi giorni i lettori mi fanno proprio arrabbiare».
Direi anche con l’arroganza/presunzione dei bar.
Occorre capire che cosa significa ‘discorsi da bar’: cioè discutere temi senza aver approfondito. Una caratteristica principale degli astanti è l’ecolalia (dal dizionario Garzanti: disturbo che consiste nel ripetere involontariamente parole o frasi pronunciate da altre persone). Ci si parla addosso senza accettare spunti esterni. Il bla, bla, bla delle quattro mura.
«Ed in ogni modo mi fido di più di un posto dove so che esistono e posso parlare liberamente ANCHE questo genere di persone, piuttosto che luoghi in cui queste voci (ed anche alcune più sensate) non sono nemmeno prese in considerazione».
Fabio Metitieri amava creare nuovi acronimi, ad esempio PUB (bellissima in riferimento alla sua accezione di bar) Pensiero Unico del Blog.
Per lui i blog amano parlarsi addosso (il che è vero) e non creano interazioni interessanti.
Io condivido con te, che il blog possa essere ancora un luogo dov’è possibile parlare di altri contenuti che non siano mediaticamente pilotati, ma sappiamo bene che è difficile.
Per finire ti cito nuovamente Fabio Metitieri poiché nel suo libro ‘Il grande inganno del Web 2.0’ anticipa il tormentone di Granieri/Zambardino/Russo ‘blogosfera molle’ ma che nessuno di loro lo cita. Poiché (prima di morire) è stato un flame sui loro blog –spesso ottimistici – in poche parole era un rompiballe.
T’invito a leggerlo poiché per evitare il PUB o l’Homophilia occorrerebbero diversi Metitieri: «Insomma, stiamo assistendo a un riassetto di tutto il settore [ndr giornalistico], in cerca di nuovi modelli per fronteggiare la crisi, ma gli unici risultati, finora, paiono essere una sensibile diminuzione della professionalità e la riduzione dei tempi di lavoro e dei compensi, su tutti i fronti, vecchi e nuovi, con un conseguente, progressivo e inevitabile scadimento delle qualità dell’informazione stessa. Del vero citizen journalism, intanto, aspettiamo ancora di vedere almeno l’ombra, in particolare in Italia, dove i bloggher, secondo una ricerca dell’aggregatore Wikio (Pasteris 2007), riportano in gran parte notizie tratte dai grandi quotidiani. Forse ci ritroveremo tra qualche tempo con un’infinità di opinioni sulle opinioni e senza nessun autore che produca delle notizie originali o delle idee nuove, in una situazione che riporta alla mente le critiche di Geert Lovink e di Dave Winer». P. 77
Saluti,
Salvatore D’Agostino
---> Carmelo Cesare
RispondiEliminaParte seconda:
Atto n. 4: Qualche mese fa ‘passavo’ per una ‘università del sud. Per caso ho visto una tesina di uno studente su ‘Piranesi’. Premetto l’insegnate era tra i più bravi dell’ateneo nonché allievo di un professore della presunta ‘autorevole’ accademia italiana. La tesina era ricca d’immagini, poche pagine scritte e una bibliografia fondata sugli scritti del professore e i suoi riferimenti proto-accademici (ovvero il suo maestro). Niente di più.
Ho chiesto allo studente se avesse consultato dei libri su Piranesi. Mi ha risposto di no e che le immagini le aveva scaricate da internet.
Solito (e annoso) problema dell’università le ‘fonti’ devono essere solo quelle ‘accademiche’ (libri o dispense del professore) il resto è fuffa.
Il vero problema del Web non sono i contenuti che mancano, ma la perdita della concezione dell’autorevolezza della fonte (su questo tema occorre rileggere Umberto Eco e il suo ‘come si fa una tesi di laurea’). Il Web è una biblioteca espansa occorre saper cercare bene (e ottimizzare i tempi) sullo schedario (ovvero i browser google- Bing- Yahoo-…) per la propria ricerca, altrimenti si rischia il Wilifing.
La lettura/ricerca Web non è diversa dalla lettura cartacea, per evitare perdite di tempo occorre saper scegliere, quindi, restano importanti il concetto di autorevolezza dell’autore e la veridicità della fonte.
«Se sai risolvere una ricerca - sostiene Larry Page fondatore di Google - sai risolvere qualsiasi problema, puoi fare qualsiasi cosa».
Atto n.5: Questo è il nocciolo del mio post il giornalismo per essere appetibile sul Web si è blogghizzato (articolo commentabili) ma peggio (a tal proposito ti passo un’altra mia nota dalla finExTRA http://www.facebook.com/photo.php?pid=30605958&id=1543884450) sta studiando l’aspetto più deleterio (ma commerciabile) per essere il più linkato.
Ecco perché credo che sia un ossimoro la definizione giornalista/blogger, forse anche un’invasione di campo inopportuna.
Il giornalismo non ha capito che per vincere contro il mainstream (non giornalistico) della rete deve fare semplicemente bene, anzi benissimo, il proprio mestiere.
I giornalisti non devono temere il linkaggio virale della rete poiché è una battaglia persa in partenza, va da se che tra un ottimo articolo di Pansa, Buttafuoco, Battista, Saviano, vincerà sempre un video ‘presunto hard’ di Belen.
Giovanni De Mauro direttore del settimanale Internazionale nell’editoriale del numero 825 | 11 / 17 dicembre 2009, scriveva: «In California, come in tutti gli Stati Uniti, chiudono o rischiano di chiudere i quotidiani locali. Alla notizia che presto San Francisco possa ritrovarsi senza un giornale, il sindaco ha risposto: “La gente al di sotto dei trent’anni non se ne accorgerà neanche”. Ma una volta i giornali erano l’anima delle città. Lo racconta bene Richard Rodriguez: “Negli Stati Uniti la morte di un giornale non significa solo il fallimento di un’impresa, ma anche la fine del senso di appartenenza a un luogo. Se il San Francisco Chronicle rischia di morire, è perché San Francisco sta perdendo la sua identità”. Intanto è appena uscito San Francisco Panorama, il prototipo del quotidiano perfetto progettato dallo scrittore Dave Eggers. L’obiettivo è dimostrare che, se fatto bene, un giornale può vendere molte copie. Perfino a San Francisco».
I giornalisti non devono studiare la rete ma semplicemente ritornare alla loro ‘autorevolezza’ di scrittura redazionale.
Niente di più. Magari perdere gli introiti pubblicitari virali ma riconquistare, sul proprio campo, i lettori.
Curiosità: ci sono siti/blog di architettura da un milione di contatti al mese?
---> Carmelo Cesare
RispondiEliminaParte terza:
Atto n.6: Condivido: «Non so se la blogosfera sia molle o meno, ma di sicuro al momento è “informe”».
Ancora non conosciamo bene la cultura ‘digitale’ e ci buttiamo a capo fitto su tutto ciò che è nuovo/novità senza conoscere i bug del suo utilizzo.
Dopo molti anni dall’avvento del cellulare non sempre sappiamo utilizzarlo al meglio (creiamo e riceviamo molti fastidi).
Il problema della blogosfera è l’uso ‘virale’ di un certo ‘giornalismo pagato’ che ama razzolare consensi nel nulla del linkaggio facile.
Ti propongo un piccolo esperimento, apri la pagina on-line del quotidiano ‘New Yorker’ (http://www.newyorker.com/) e dopo quella del ‘Corriere della Sera’ (http://www.corriere.it/) adesso: “Scopri le differenze”.
P.S.: Qui una nota sui drammi su Facebook ---> http://www.facebook.com/nicoletti.gianluca?v=feed&story_fbid=286773642165#/notes/salvatore-dagostino/la-blogosfera-informe-i-drammi-di-carmelo-cesare-schillagi-e-gli-atti-incompleti/286449529026
Scenario 1.1 Vorrei poterti dire che ho letto libri, fatto ricerche, interrogato professionisti e altro ma direi che oggi non sono in vena di dire bugie. Mi sono limitato a guardarmi intorno, a scovare qualche punto di riferimento creando una sorta di lista di blog “preferiti”. Non chiedermi nomi (o link) perché mio malgrado credo che dovrò andarci giù pesante (la sfortuna di voler fare l’architetto è aver piantato uno stramaledetto occhio critico in mezzo la fronte che vive in completa autonomia). Ho fatto una bella scoperta: i blog non sono eterni, se non muoiono del tutto si trasformano in blag (tu dici che “approdano, speriamo). Questa sorte è capitata pure ai miei beniamini: professionisti, giovani di belle speranze, che si distinguevano per spunti di riflessione e idee brillanti. Il tutto si è risolto con post pruriginosi al limite della pornografia dove i contenuti scritti sono stati integralmente sostituiti da immagini, video, link. E un po’ il mio blog risente di questo.
RispondiEliminaLe riviste di settore propongano un guru dietro l’altro e i blogger famosi si autoproclamano santoni. Questo ha fatto sì che cominciassi a guardare tali figure con uno scetticismo poco produttivo per finire con l’ignorarli del tutto. Questo concetto dovrebbe apparire chiaro se si pensa che il più importante blog italiano è quello di Grillo e la rivista sforna-guru più autorevole Wired… Il wilfing sui siti non sempre produce effetti interessanti e quei pochi blog autentici hanno bisogno di un buon periodo di rodaggio per essere apprezzati.
L’unica risorsa web interessante consigliatami dai prof all’università è stata la newsletter, anzi la presstletter di Prestinenza. Un buon consiglio direi.
Ai libri non sono ancora arrivato ma ripeto, i drammi, anzi, la consapevolezza dei drammi per me è roba nuova che solo il passare del tempo ha svelato. Approfondiremo tuttavia…
Domanda da un milione di dollari: da dove si comincia? Qualche consiglio?
Scenario 2.1 Non volevo analizzare i rapporti tra i mondi o porzioni di mondi. Mi viene in mente Popper e già mi fa male la testa. La mia considerazione è semplice e abbastanza banale: apro il mio bel (sempre meno bel) Mozilla Firefox e cosa riesco a trovare-fare? Poco, ma velocemente in compenso. Quel “poco, ma velocemente” è in buona sostanza il motore che movimenta il web alla stregua del gradiente idraulico in Idraulica o dei gradienti termici nella Termodinamica. Qui si tratta di un gradiente di informazioni (non nel senso di notizie, ma basi su cui modellare i processi e le cose, come l’informazione genetica), flussi che si instaurano tra chi ne ha molte e chi ne vuole ancora. L’entropia, immagino e ammesso che tale parallelo regga, ci porterà a ritrovare tutte le informazioni disponibile nel reale (libri, immagini ma anche conversazioni faccia a faccia, pensieri, visioni, micro-notizie) riproposte sul web. I blog accelerano questa trasfusione di informazioni e il più delle volte vivono o sopravvivono di questo. Poche volte capita di ottenere un surplus durante questo trasferimento, qualcosa di nuovo intendo, alla stessa maniera di come il degradamento di un gradiente termico può produrre preziosa energia elettrica. Prestinenza dice: “Ecco cinque concetti in cui credo e che stanno alla base di questo sito web:… nello scambio delle informazioni. Il critico cerca chiavi di lettura agli eventi, ma anche tenta di provocarli accelerandone la diffusione. Il critico è, insomma, un nodo della rete;” (http://www.prestinenza.it/biografia.aspx). Posizione che trovo parecchio simile alla mia sull’utilizzo del web nonostante si riferisca nello specifico al critico e non al blogger. E qui può innestarsi quella che ho chiamato equazione fondamentale dei blogger.
Scenario 4.1 E’ pericolosissimo fare domande agli studenti e nel nostro paese in generale è pericoloso fare domande.
Scenario 5.1 In risposta alla tua curiosità “ci sono siti/blog di architettura da un milione di contatti al mese?” ti riporto ciò che trovi scritto sulla presentazione di dezeen quel magazine che si crede un blog di cui ti parlavo: http://www.dezeen.com/about/
RispondiEliminaDezeen was launched at the end of November 2006 and has grown rapidly to become one of the most popular and influential architecture and design blogs on the internet. We now get over a million visitors a month, and traffic is growing fast
Scenario 6.1 esperimento in corso
Caro Salvatore ti ringrazio per la citazione su A As Architectura – A Come Architettura, che da pochissimi giorni ha soltanto acceso, la vera apertura è prevista per la prossima primavera, uno spazio per le nostre discussioni.
RispondiEliminaPermettimi di precisare alcune note su nostro network, nato su facebook nemmeno un anno fa come ricordavi giustamente, relativamente alla nostra organizzazione, suddivisa in tre redazioni per gestire i rapporti con i nostri iscritti, che aumentano di circa 1000 al mese, in tre lingue, italiano, inglese e spagnolo a cui vanno aggiunti vari corrispondenti esteri in diversi paesi del mondo che dall’inizio del 2010 si è costituita in una associazione.
Un lavoro impegnativo, e totalmente volontario, che per ora sta dando buone soddisfazioni a tal punto che sta progressivamente acquisendo uno spazio anche nelle nostre attività anche professionali. La nostra scelta è stata quella di realizzare prima una rete di rapporti, in continua evoluzione sia come responsabili che come amici, prima di entrare nella rete.
Ora non solo apriremo un blog, ma stiamo aprendo un canale nostro su Youtube e su Vimeo, ed infine su Flickr per affrontare, speriamo al meglio, la comunicazione evitando accuratamente di scadere nel bla, bla, bla….BLAG.
Due aspetti però condizionano questo nuovo anno; il primo per motivi affettivi dovuto alla morte del padre dei blog Brad L. Graham, il 4 gennaio scorso; l’altro, decisamente più preoccupante, è relativo al Decreto Romani, presentato in questi giorni alle Commissioni della Camera, che pone seri problemi di libertà di informazione come afferma Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa: “Assai pesante, inoltre, il fardello che viene imposto all'informazione via internet: non e' accettabile che i blog vengano assoggettati alle stesse regole alle quali deve giustamente sottostare il giornalismo professionale, ne’che si debba ricorrere all'autorizzazione ministeriale per ogni tipo di trasmissione di immagini televisive continuate”. Un decreto che equipara blog a giornali, blogger a giornalisti, stampa a web pone un aggiornamento di questo articolo in quanto non lede soltanto la libertà di informazione sui blog, ma il suo “mito di fondazione” come espresso dallo stesso Brad Graham.
1° di facebook
RispondiEliminaCopio e incollo i commenti di facebook, una piattaforma complementare al blog che facilità l’interazione con gli utenti ribaltando la logica del classico blog. Facebook, a differenza dei blog - strutturalmente accessibile a tutti- è ristretto ad alcuni 'amici' selezionabili dall’utente attraverso specifiche del programma.
Maria Luisa Valenti: Il vero dramma è l'istruzione che oggi si presenta carente e lacunosa, il che porta alla progressiva perdita dell'uso competente e integrale della lingua italiana e nonsolo.
E' qui che entra in gioco il dualismo giornalista /blogger: il giornalista ha il dovere di diffondere le notizie, come ben detto, in maniera veritiera e coerente, ma ciò non toglie al blogger l'importante funzione NON RETRIBUITA e forse per questo più apprezzabile, di diffondere l'informazione creando dei percorsi meno tortuosi e più lineari supportato da un linguaggio che potrebbe anche esulare dall'avere la formalità richiesta ad un giarnalista (escludo i riferimenti ai gerghi che portano alla "provincializzazione d'Internet" di Mario Perniola).
Il compito più arduo sarà quello del lettore chiamato a distinguere il vero dal falso, la correttezza dalla scorrettezza.
La nostra tesina su casa tughendat, benchè sia stata eseguita con i dovuti riferimenti bibliografici, diventa un documento di grande importanza perchè gli utenti la rendono tale e i motori di ricerca avallano tali consensi. Ormai le biblioteche, i giornali e tutti gli strumenti cartacei difficilmente vengono utilizzati, perchè fare fatica se digitando solo poche parole sulla tastiera e con un colpo di click riesco ad avere quello che cerco?
Insomma come hai dimostrato con quelle eccezioni (e penso di poter dire che non sono tutte), tra i bla bla bla di cui si parla, spesso c'è anche del contenuto non sempre posto in primo piano e spesso nascosto da tutto ciò che permette a quel post di essere cliccato.
---> Carmelo Cesare Schillagi,
RispondiEliminaGooglidi/googlati 1.1: «Farsi una bibliografia [per una ricerca o in questo caso una tesi di laurea] significa cercare quello di cui non si conosce ancora l’esistenza. Il buon ricercatore è colui che è capace di entrare in una biblioteca senza la minima idea su un argomento e uscirne sapendone di più», era il consiglio di Umberto Eco nel suo libro “Come si fa una tesi di laurea”.
Fabio Metitieri è stato uno degli inventori del sistema OPAC (Cataloghi di biblioteche italiane disponibili via Internet) nel suo libro, che ho più volte citato dice: «In conclusione, siamo entrati in un’epoca in cui le barriere fra autore e lettore stanno cadendo – capitolo ‘Attrezzarsi per il medioevo 2.0’- ; le figure di intermediazione come i giornalisti e i bibliotecari devono essere riprogettate; la validazione, quando esiste ancora, non avviene più prima della pubblicazione ma dopo; persino ambienti che erano per antonomasia strutturati, come i sistemi bibliotecari integrati, presenteranno i documenti all’utente senza distinzioni in base alla loro origine; e le nuove leve di ricercatori, per riprendere le parole dell’Acrl sull’information literacy, non sanno come sia organizzata la conoscenza – una vera e propria deriva, rispetto al mondo tranquillo e rassicurante dello scorso millennio.
[…]
In mancanza di nuove e buone idee, l’unica soluzione che sta avendo un vero successo per ridurre i costi, tra i vecchi media come tra quelli nuovi, è la pratica selvaggia del copia e incolla, seguita da tutti, sia dai professionisti, che non vengono più pagati abbastanza per approfondire i problemi, sia dagli hobbisti che per quel poco che fanno non sono pagati affatto; ed è una pratica che ovviamente piace molto agli studenti». p.149
Da dove si comincia? Dalla solita brutta vecchia storia dal saper valutare bene le fonti.
Sappi che ormai tutti fanno lo stesso errore: “cercano esclusivamente su internet”, in questo modo si rischia la piattezza mediatica, poiché tutti cliccano sulle stesse ‘fonti’ non sempre autorevoli.
Tre semplici consigli e nessuna verità:
una buona ricerca (conoscenza) richiede movimento fisico (lettura: Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea);
fidati degli autori bravi evita i cloni (lettura: Fabio Metitieri, Il grande inganno del Web 2.0);
cammina, il mondo non è dentro il FLATmonitor (lettura o meglio stile di vita Rebecca Solnit, Storia del camminare)
sia i CAD sia i software devono essere riprogrammati dall’utente, evita il default (lettura o meglio stile di vita Richard Matthew Stallman – hacker-).
Googlidi/googlati 2.1: il critico è un nodo ‘rizomatico’ della rete (non genera opinioni personali).
«Non vorremmo essere fraintesi, non intendiamo assolutamente cantare inni all’irrazionale o interpretare i fasci ideologici nel loro interagire come “rizomi” alla Deleuze e Guatteri» Manfredo Tafuri, La sfera e il labirinto: Avanguardia e architettura da Piranesi agli anni ’70, Einaudi, Torino 1980.
Googlidi/googlati 3.1: Secondo te, cosa manca a uno studente di architettura nella rete?
Googlidi/googlati 4.1: Hai ragione le domande dovrebbero essere poste ai professori.
Googlidi/googlati 5.1: Perfetto! Come per altri media i siti più cliccati non sempre sono quelli più interessanti (Lettura: Anderson Chris, Gratis, Rizzoli, 2009 –considerazioni molto ‘globali’ da leggere con cautela).
Googlidi/googlati 6.1: Attendo.
Marco Rinaldi,
RispondiEliminaNon sapevo che fosse morto Brad L. Graham, l’autore del neologismo ‘Blogosfera’: «Goodbye, cyberspace! Hello, blogiverse! Blogosphere? Blogmos? (Carl Sagan: "Imagine billions and billions and billions of blogs.")»
Qui il post originale: http://www.bradlands.com/weblog/comments/september_10_1999/
Le restrizione sul Web tanto ‘amate’ dal nostro governo nascono soprattutto da questo equivoco di equiparare i blogger ai giornalisti, come dicevo nel post, alimentato dagli stessi giornalisti.
La struttura degli stessi giornali nella versione on-line, come più volte evidenziato, è ormai un blog contribuendo alla confusione.
C’è da dire che molti neo-giornali “on-line” si camuffano da blog per evitare le classiche procedure di registrazioni, ma in questo caos l’unica cosa che ci resta da fare è avere le idee chiare.
Alessandro Giglioli, giornalista e blogger (Piovono pietre batte spesso il blog di Beppe Grillo nel primato sui blog) per l’Espresso, in questa intervista, involontariamente ci spiega perché un giornalista non è un blogger: «Io per mia cultura personale vorrei che il mio sito, il mio blog fosse completamente libero, libero proprio per tutti, compresi i troll, come vengano chiamati, cioè persone che vengono apposta per insultarti o per schernirti, dopo di che, siccome il mio blog fa parte di una piattaforma, fa parte di un sito che è quello dell’espresso, che ha delle responsabilità civili e penali, ogni tanto l’azienda, mi chiede di star un po’ attento alle cause e quindi ogni tanto viene un po’ fatta di pulizia, diciamo così, di quei commenti che possono portare a conseguenze di carattere civile o penale perché è evidente che se un commentatore sul sito dell’Espresso scrive “voglio uccidere Berlusconi” il danno d’immagine al di là di quell’aspetto civile o penale, che può avvenire sull’Espresso è notevole e quindi, sono un po’ costretto a tenere una polis un filino più rigido rispetto a quello che terrei io, che è di totale apertura, perché io sono convinto che le cattive idee, anche anzi le pessime idee, anche le pessimissime idee, i siti di odio, i siti di violenza, le idee cattive si combattono con le buone idee, sono convinto che non si combattono con le censure o con le manette, come qualche volta avviene di conseguenza, anzi più si da spazio alle…, più si lascia anche le cattive idee si palesino, più si palesano nella loro pochezza, più è facile combatterle»
Conversazione con Alessandro Gilioli, 13/01/2010, Radio tre ---> http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=309048
Saluti,
Salvatore D’Agostino
2° di facebook,
RispondiElimina---> Maria Luisa Valenti,
non sono d’accordo con questa tua affermazione: “alla progressiva perdita dell'uso competente e integrale della lingua italiana e non solo” poiché si legge e si scrive di più, certo è indubbio che ci sia in atto un cambiamento della nostra lingua. Ma le lingue, come la natura, mutano.
Concordo invece, con le altre tue considerazioni.
La rubrica BLOG READER nasce per evidenziare ciò che non è bla, bla, bla…
Qualcosa d’interessante c’è, occorre rilevarlo, non credi?
Saluti,
Salvatore D’Agostino