11 gennaio 2010

0036 [SPECULAZIONE] Paesi, paesaggi, paesologia e Franco Arminio

di Salvatore D'Agostino

Franco Arminio è un ipocondriaco per curarsi scrive. Vive a Bisaccia, un comune campano di 4.400 anime. Quasi giornalmente va a fare visita ai piccoli comuni della sua zona, cammina, osserva, chiacchiera e spesso consuma il suo pranzo (un panino imbottito) seduto su una panchina, quando la trova. Dopo anni di attività pedestre ha inventato una nuova scienza la paesologia.1


Salvatore D'Agostino In Italia ci sono:
  • 835 comuni con meno di 500 abitanti
  • 1138 comuni fra i 500 e 999 abitanti;
  • 1669 comuni fra i 1000 e 1999 abitanti;
  • 1010 comuni fra i 2000 e 2099 abitanti;
  • 702 comuni fra i 3000 e 3999 abitanti;
  • 488 comuni fra i 4000 e 4999 abitanti.

Per un totale di 5842 su 8100. Cioè circa il 72% dei comuni hanno meno di 5000 abitanti pari a una popolazione di circa 15.000.0000 milioni su 60.000.000, quindi il 25% della popolazione italiana vive nei piccoli paesi.
Scrivi: «Un paese è un luogo dove non si può barare».2 Sono tutti luoghi da bandiera bianca?3

Franco Arminio Non credo che siano tutti paesi da bandiera bianca. I paesi da bandiera bianca in realtà sono molto pochi. Sicuramente non sono paesi da bandiera bianca quelli vicini alla città o quelli in pianura. il fatto che quindici milioni di italiani vivano nei piccoli paesi non significa che vivano in luoghi simili. Ogni paese è un po' un caso a sé e quelli di cinquecento abitanti sono assai diversi da quelli di quattromila. Rimane il fatto impressionante che si parla poco di paesi e dei loro problemi. La paesologia nasce proprio dalla constatazione che ci sono i paesi e non se ne parla. Al massimo ci sono quelli che scrivono del proprio paese.
«"E' da li che a me è venuta la voglia, o è tornata, di guardare non solo sempre avanti, ma anche oltre il bordo della strada. Per "PAESAGGIRE" come dice Zanzotto.No! Il paesaggio non è il panorama che si può comprare in cartolina, perché ci siamo dentro noi nel paesaggio!!PAESAGGIRE! IMMAGINARE!!Non solo nel virtuale, ma anche nel reale. Leggere i segni di quello che accadrà domani in quello che hai intorno adesso; il paesaggio non è una quinta da teatro che si possa tirare via così insieme al resto... senza che insieme strappino anche noi dalla scena. E' per questo che ci sentiamo rigidi, spaesati, impauriti...»4
Marco Paolini inizia così il suo viaggio, prima veneto e dopo italiano, facendo suo lo sguardo del poeta Andrea Zanzotto,5 il 'paesaggio' non è una visione estetica ma un deposito di tracce. La paesologia?

Con Zanzotto ho avuto una lunga frequentazione epistolare e anche telefonica quando scrivevo solamente in versi. Ho sempre amato il suo lavoro. Lui, come me, ha una precisa geografia della scrittura, nel senso che scrive quasi sempre all'interno dello stesso paesaggio. La paesologia non è una visione estetica, ma una forma di attenzione per i luoghi più sperduti e affranti. Ovviamente si può descrivere qualunque paese, ma credo che a me riesca meglio parlare dei luoghi più desolati, che poi spesso sono i luoghi più vicini al mio paese. La paesologia è un viaggiare nei dintorni, è la soluzione di chi non riesce più a stare nel proprio paese ma non riesce neppure a lasciarlo. Quando parlo di paesi parlo soprattutto di paesaggi, direi che sono la cosa che sento di più. Mi ricordo quando vado in un luogo più la curva di una collina che il profilo di un viso.

Alla 10° Mostra Internazionale di Architettura, Biennale di Venezia dal tema "Città. Architettura e società" del 2006, il curatore del padiglione tedesco Philipp Oswalt presentò, la ricerca sulle 'Shrinking cities' ovvero le città che si contraggono: 
«La decrescita porta - esattamente come a sua volta la crescita - a trasformazioni di carattere fondamentale, cui corrispondono modifiche dei principi, dei modelli di azione e delle pratiche che di conseguenza generano nuove tendenze all'interno della società. Il fenomeno della contrazione urbana è dovuto a diversi processi di trasformazione. Nei vecchi paesi industrializzati, nei quali principalmente si è riscontrato il fenomeno del ritiro urbano negli ultimi decenni, le cause principali sono dovute alla suburbanizzazione, alla deindustrializzazione, al calo demografico e ai cambiamenti politici seguiti alla caduta del comunismo.»6
In Germania vi è una programmazione nei confronti di queste realtà, l'IBA di Berlino a tal proposito ha stilato 10 principi.7
In Italia, molte città si sono contratte ma contrariamente alla sensibilità politica/accademica tedesca sono stati agevolati interventi non organici che favoriscono la cementificazione coatta.
Qual è il rapporto tra il costruito e gli abitanti nei paesi che vai a visitare?

Nei paesi ci sono più case che abitanti, penso soprattutto ai paesi svuotati dall'emigrazione, quelli che stanno nelle zone più interne e montuose. Spesso sono stati proprio questi emigranti ad alimentare la cementificazione. Molti tornano nei paesi proprio per fare prendere aria alle loro case, chiuse tutto l'anno. Un'altra cosa che mi colpisce è che i paesi abbiano il buco a centro. Quelli che non sono andati via hanno realizzato una sorta di emigrazione in periferia. Io li chiamo i disertori sociali. A causa loro i paesi sono abitati più nei loro margini che al centro. E questa conformazione del costruito contribuisce a creare una sorta di effetto vuoto che si ha andando in giro per i paesi. Sarebbe opportuno riportare nuovi residenti creando delle facilitazioni chi decide di comprare casa nei piccoli centri. D'altra parte sarebbe anche il caso di bloccare la costruzione di nuove case, ma favorire solo la ristrutturazione di quelle ubicate nei centri storici.

È possibile ristrutturare le abitazioni del nucleo più denso dei paesi, non credi che per gli emigranti o gli abitanti siano case povere, inospitali, vecchie?

Ieri sono stato ad Accadia,8 in provincia di Foggia. C'è un pezzo di paese interamente ristrutturato, ma completamente vuoto. Ora vorrebbero affidarlo a un'agenzia turistica, ma è una scelta che non ha senso. La sfida vera è portare nuovi residenti nei paesi. Il patrimonio edilizio è notevole, come quantità e qualità. È una situazione che ho constatato di persona in moltissimi paesi. Magari ci sono zone in cui le case sono povere e inospitali, ma sarebbe meglio risistemarle piuttosto che costruire ancora case nuove.

Non credi che questi luoghi amabili per il turista di passaggio siano incompatibili con le esigenze abitative dell’uomo contemporaneo?

In parte si. D'altra parte "l'uomo contemporaneo" deve capire che non può usare gli spazi a suo piacimento. E penso che alla logica di casa bella in un luogo brutto debba subentrare una logica in cui la bellezza del luogo sia più importante della bellezza della casa. L'uomo contemporaneo deve lasciare il delirio della dimora autistica e deve tornare ad abitare di più gli spazi collettivi. Se ognuno vuole abitare in una reggia è chiaro che fra poco non ci sarà più terra e il mondo diventerà un gigantesco deposito di materiale edile. Purtroppo da questo punto di vista l'italia è all'avanguardia.
«Il centro storico è in rovina, il resto è periferia, una periferia dispersa casa per casa. Solita storia di una comunità in fuga dal passato.» Franco Arminio9
Per Vincenzo Cerami: «l'Italia di oggi è un'unica città senza soluzione di continuità.»10 La fuga di cui parli è osservabile sorvolando il nostro territorio. Che cos'è la periferia nelle piccole comunità?

Io frequento i luoghi italiani dove questa città diffusa si interrompe. Penso alla Lucania, al Molise, alla Sardegna. L'italia costruita dalle betoniere è veramente sconsolante.
Le periferie nei piccoli centri sono i luoghi dei disertori, i luoghi di chi ha voltato le spalle al suo paese, ma non ha avuto il coraggio di andarsene lontano.

Che cos'è la paesanologia?

La paesanologia è la disciplina praticata dagli storici locali, dai presidenti delle pro loco. Sono figure a tutti note, non credo sia necessario aggiungere altro.
«Una volta nei piccoli luoghi si guardava il mondo come una faccenda che avveniva altrove. Il paese era un altro mondo.»11 e «Adesso è quasi l'una. Accenda (sic) la videocamera su una vespa dove un tipo del paese vende due orologi a cinque euro. Mi dice che ha pure gli accendini porno e che se voglio incontrarlo posso andare su youtube o su facebook. Adesso l'incontro reale è sempre più solo l'occasione per darsi appuntamento nel mondo virtuale, un appuntamento che spesso si evade perché dimentichiamo il nome o perdiamo i numeri che ci hanno dato.»12
Qual è la visione del mondo nei paesi oggi?

Difficile dire qual è la visione del mondo nei paesi oggi. Direi che salvo eccezioni c'è un sentimento piccolo, che è quello di entrare in questo mondo, senza rendersene conto che la grandezza di un paese oggi sta proprio nel suo essere fuori dal mondo. Un mondo spento e velleitario dovrebbe incoraggiare più spinte che centrifughe e non le ossessive spinte centripete a cui ancora assistiamo.
«Franco Arminio uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato scrive in una sua poesia: "Venticinque anni dopo il terremoto dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno". Siamo ancora in tempo perché in Abruzzo questo non accada. Non permettere che la speculazione vinca come sempre successo in passato è davvero l'unico omaggio vero, concreto, ai caduti di questo terremoto, uccisi non dalla terra che trema ma dal cemento».
Roberto Saviano conclude così il suo articolo dedicato al terremoto abruzzese del 6 aprile 2009, teme «la maledizione del terremoto non è soltanto quel minuto in cui la terra ha tremato, ma ciò che accadrà dopo».13

Ormai è normale definire con la parola terremoto anche tutto quello che accade dopo, con la fase di ricostruzione. La via che mi sento di suggerire è quella di ricostruire i paesi più che le case. Un paese è qualcosa di più che un insieme di case, questo bisogna sempre ricordarselo.

Lo scrittore Angelo Ferracuti nel 2005 ti venne a fare visita, ecco come descrisse Bisaccia:
«Venerdì 18 novembre 2005.
9.00
Ho preparato il bagaglio. Anche questo breve viaggio è finito e penso che ho visto un altro piccolo pezzo di mondo. Il cielo è aggrottato, per le strade annusi aria di neve. Prima di andarmene faccio un giro per il paese. Le casette in pietra del corso, ‘equilibrio e la grazia dei caseggiati fanno a cazzotti con il cemento del paese nuovo. Stanno come la civiltà alla barbarie. Vicino alle scuole elementari c’è la chiesa, ma sembra un osservatorio della Nasa. circolare, e davanti ha una specie di strano obelisco con in cima quello che sembra un radar. Forse è un misuratore del cattivo gusto, del brutto, e qui ce n’è davvero tanto. È quasi tutto opera di un geniale architetto napoletano.»14
L’architetto napoletano è Aldo Loris Rossi, Anch'esso bisaccese, chiamato a ricostruire il paese dopo il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980.
«Io quando muoio non voglio essere portato in questa chiesa (ndr la stessa descritta da Angelo Ferracuti) e non voglio che sia questo prete a dire la messa». Franco Arminio15
Oggi le due Bisaccie si osservano, forse si fronteggiano. Dopo 29 anni come e dove vivono i bisaccesi?

Ci sono tre paesi. Il nuovo, il vecchio e il cimitero. Oggi, almeno a Bisaccia, il paese dei morti mi pare di gran lunga il più vivo. Ho sempre pensato al mio paese come a un luogo particolare, un luogo con una combustione intellettuale molto forte. Adesso e piuttosto precipitosamente questa anomalia del mio paese va scemando. Stiamo diventando uno dei tanti luoghi spenti dell’appennino meridionale. I bisaccesi vivono male e dicono di stare malissimo, come tutti i meridionali. È un paese di cattivo umore e di cattiva volontà, luogo ideale per i miei esercizi di anatomopaesologia. Non ci sono slanci speranzosi. La vitalità è così bassa che perfino i rancorosi sembra abbiano perso le unghie e i denti.

Questa non è una domanda ma una richiesta: un consiglio agli architetti, urbanisti e ingegneri delle piccole comunità.

Un architetto che lavora nel suo paese dovrebbe sempre ricordarsi che se fa una porcheria dovrà vedersela davanti agli occhi ogni giorno. In un piccolo paese ci vuole una grande architettura, questa è l'idea che dovrebbe guidare il lavoro dei tecnici.

11 gennaio 2010
Intersezioni ---> SPECULAZIONE

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Note:
1 «La paesologia è una forma di attenzione. È uno sguardo lento, dilatato, verso queste creature che per secoli sono rimaste identiche a se stesse e ora sono in fuga dalla loro forma.» Franco Arminio, Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia, Laterza, 2008, p. 180
«In realtà il mondo in cui viviamo è perfettamente simile a quella cosa un po' opprimente che è un posto di cinquecento abitanti, La società globale è la società della ruralità di massa. Niente piazza, niente vita comunitaria, ognuno è un pastore che pascola le sue pecore morte. Veramente non c'è scampo. Poi uno può decidere di non pensarci, può capitare che ci si diverta passeggiando in riva al mare o facendo l'amore in una stanza d'albergo, può essere che si stia bene su una panchina del proprio paese, tutto può essere, ma siamo nel campo delle deroghe, delle eccezioni. La regola, la legge che si profila sembra seguire la curva delirante della mia disciplina: paesologia, tanatologia, teratologia. Detto altrimenti: il mondo è un paese, il paese è morto, dunque il mondo è un inferno abitato da mostri.» op. cit., p. XIII
«La paesologia non si occupa di chi parte ma di chi resta. È la disciplina che segue chi non avanza a vele spiegate, ma chi inciampa, chi sente la vita che si guasta giorno per giorno, paese per paese.» op. cit., p.186
2 Franco Arminio, op. cit., pp. XII-XII
3 «Va di moda assegnare le bandiere ai luoghi. C'è chi assegna la bandiera blu alle migliori località di mare e chi quella arancione ai paesi più belli. La scuola di paesologia potrebbe assegnare la bandiera bianca ai paesi più sperduti e affranti, i paesi della resa, quelli sulla soglia dell'estinzione. Ce ne sono tanti e sono i meno visitati. Non hanno il museo della civiltà contadina, non hanno il negozio che vende i prodotti tipici, non hanno la brochure che illustra le bellezze del posto, non hanno il medico tutti i giorni e la farmacia è aperta solo per qualche ora. Sono i paesi in cui si sente l'assenza di chi se n'è andato e quella di chi non è mai venuto. Non hanno neppure stranezze particolari: gli abitanti non sono tutti parenti tra di loro, non fanno processioni coi serpenti, non fanno la festa degli ammogliati, non hanno dato i natali a una famosa cantante o a un politico o a un calciatore. Non hanno neppure particolari arretratezze, hanno l'acqua calda in tutte le case, hanno le macchine e il televisore, tutti hanno di che mangiare e un tetto dove dormire.» op. cit., p. IX
4 Marco Paolini, I Cani del gas', Einaudi, Torino, 2002
5Andrea Zanzotto, La Beltà, Mondadori, Milano, 1968
6 Città in contrazione presso la 10° Mostra Internazionale di Architettura, Biennale di Venezia, 2006
7 IBA ristrutturazione urbana 2010. Nuove prospettive per le città in cambiamento
8 10 luglio 2009 [ndr data dell'email]
9 Franco Arminio, op. cit., p. 147
10 Intervista a Vincenzo Cerami su 'Fahrenheit' radiotre, 5/12/2007
11 Franco Arminio, op. cit., p. 179
12 Franco Arminio, mattinata a candela, blog Scuola di paesologia, 27 marzo 2009
13 Roberto Saviano, La ricostruzione a rischio clan ecco il partito del terremoto, La repubblica, 14 aprile 2009 (qui)
14 Angelo Ferracuti, Le risorse umane, Feltrinelli, Milano, 2006, p. 204
15 Franco Arminio, op. cit., p. 49

Approfondimenti:


14 commenti:

  1. Alcune delle considerazioni che fa Arminio sono interessanti altre sono da valutare attentamente ma quello che mi preme sottolineare è la sua posizione di intellettuale che si esercita ed esercita la sua sensibilità e la sua conoscenza sul tema che lui definisce, con la stimolante parola che spero di ricordare bene, :"paesiologia".
    Che dire onosco Arminio dai suoi interventi e se prima avevo qualche
    difficoltà mi sono convinto del fatto che se non si fa cultura in questo settore siamo davvero alla frutta. Quindi credo per esperien
    za personale e purtroppo, con una certa convinzione, che la mancanza di cultura e di amore verso la città in genere e quindi verso l'ambiente, sia davvero un dato preoccupante e ad ogni livello.
    La crisi di identità è forte e non abbiamo strumenti per offrire concezioni differenziate della vitaragione per cui l'ambiente si rende trasformabile per manifestazioni che nualla hannoa che vedere con l'amore e la convivenza, cioà secondo quei parametri con cui la citta si è fino a ieri costruita e anche trasformata. Oggi non si traforma più ma si degrada! Questo è un fenomeno preoccupante che è mate
    ria dei più sensibili operatori culturali di oggi e che sono comunque rari e isolati. Il discorso dei paesi e dei centri storici o comunque delle comuità che hanno una ricchezza autonoma come espressione della territoria
    lità italiana è quanto mai vitale ed importante e merita di essere posto al centro del dibattito...
    Renzo Marrucci

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  2. 1° di facebook

    Copio e incollo i commenti di facebook, una piattaforma complementare al blog che facilità l’interazione con gli utenti ribaltando la logica del classico blog. Facebook, a differenza dei blog - strutturalmente accessibile a tutti- è ristretto ad alcuni 'amici' selezionabili dall’utente attraverso specifiche del programma.

    Angelo Verderosa: salvatore ti aspettiamo a cairano 7x, a giugno 2010_ magari anche nelle riunioni preparatorie_ www.cairano7x.it

    Salvatore D'Agostino: Con piacere.

    Franco Arminio: cairano 2010 sarà il più grande evento culturale dell'anno in italia. ne sono abbastanza sicuro.

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  3. 2° di facebook

    Prima parte
    Salvatore D'Agostino: Franco Armino,
    magari!
    Estraggo una frase di Jean-Jacques Rousseau da un libro per me importante, Rebecca Solnit ‘Storia del camminare’
    «Formulato il proposito di descrivere lo stato abituale del mio animo nella strana situazione in cui mai si possa trovare un mortale, non ho visto alcun’altra maniera più semplice e più sicura di attuare tale disegno, che quella di tenere un fedele registro delle mie passeggiate solitarie e delle fantasticherie che le riempiono».
    .Io credo che sia questa l’unica rivoluzione possibile imparare a passeggiare.

    Leggendo la voce Wikipedia di Franco Armino mi sono imbattuto in questo tuo vecchio scritto (pubblicato su Primo Amore): «Ormai vivo murato in casa. Esco solo per depositare il sacchetto con l’immondizia e già mi pare un viaggio. Sono una trentina di metri. Tanto basta per tornare a casa disgustato. Non sopporto le ragazzine col telefonino. Non sopporto i ragazzi che girano con la macchina perché non hanno niente da fare. Ma dove cazzo li prendono i soldi per la benzina? Io ho fatto l’insegnante e adesso sono in pensione. Ho sempre la stessa macchina da vent’anni. E anche gli stessi libri. La mia giornata passa quasi tutta tra la casa e la campagna. Prendo una strada che non passa per il paese. A me la piazza del mio paese fa schifo. Quelle persone avvitate come muffe alle panchine. Tutto prevedibile, quello che si lamenta del sindaco, quello che si lamenta per le tasse, quello che si lamenta per la sciatica e così via. Li conosco uno per uno i lamentatori, in fondo sono uno di loro, ma io almeno mi sono ritirato, non partecipo più alla sceneggiata. Dovevo andarmene da questo paese prima che mi venisse a nausea, non ce l’ho fatta, ho avuto paura».
    E riascoltando il recente contributo tuo contributo a ‘Il vocabolario di Fahrenheit’,Programma radio tre
    (vedi :http://www.facebook.com/?ref=home#/photo.php?pid=30717834&id=1543884450)

    Mi sembra di constatare un bel progresso.
    Ovvero il progresso dell’uomo che sa camminare.

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  4. 3° di facebook

    Seconda parte
    Io credo che questo attitudine (molto simile a tanti poeti contemporanei come ad Angelo Ferracuti e vorrei ricordare un giornalista prematuramente scomparso ‘Sandro Onofri’) ci possa veramente salvare ed andrebbe insegnata nelle scuole primarie.

    Affiancherei alla lettura dei tuoi scritti quella di Gilles Clément (il suoi libri parlano di ciò che osserva camminando attraverso la natura, essendo un giardiniere) nel suo ‘Manifesto del terzo paesaggio’ dice: «Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo spirito del fare».
    Idea simile alle tue osservazioni sull’Appennino, Il vocabolario di Fahrenheit, Programma radio tre del 30/12/2009
    La parola di oggi è: Appennino
    «L’Appennino è l’Italia che avevamo, la gente ci ha vissuto per millenni, consumando quel poco che bastava a sostentarsi. Eppure io guardo all’Appennino come alla vera cassaforte dei paesi. Una cassaforte, però, piena di monete fuori corso. Ci sono zone in cui il paesaggio è ancora incontaminato ed è come deve essere, solitario e sprecato. Cosa augurarsi per queste terre? Più che chiedere politiche ed incentivazione verrebbe voglia d’incentivare l’esodo, in maniera tale che tornino le selve. Che la natura riassorba [ndr non capisco] cementizie che non hanno edificato niente di bello e che non hanno portato reddito. Una nazione con un filo di montagna disposta in tutta la sua lunghezza, dovrebbe ricordarsi più spesso di questa sua geografia e curioso che le nostre montagne , vere e proprie palestra all’aria aperta, siano frequentate più dagli stranieri che dagli italiani. Io credo che sia arrivato il tempo di considerare l’Appennino come il luogo in cui si raccoglie la forza del passato e quella del nostro futuro. Dalla Liguria alla Calabria, [ndr non capisco] è tutta una storia di frane e spopolamento di vecchie dismesse e di scuole che chiudono. Di paesi allungati, deformati dal valzer delle betoniere. Forse questo è il momento d’invertire questa storia, di considerare che anche in un piccolo paese è possibile una grande vita».
    Link: http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=308003

    Osservazioni che nascono da chi ha imparato a camminare.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  5. 4° di facebook
    Salvatore D'Agostino: ---> Lucia,
    grazie a te, se non sbaglio sei artefice di qualche iniziativa interessante a Palermo?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    Marco Saya: molto bello e stimolante! un saluto a Franco.

    Salvatore D'Agostino: Marco,
    non occorre l'ottimismo per ricostruire la nostra Italia ma gente consapevole (e forse stimolante) che sappia descrivere (e non nascondere o mediatizzare) il nostro malessere.
    Serve ripartire da queste cose semplici (apparentemente).
    Serve iniziare a perdersi cura di noi (collettivo) non come identità da tutelare.
    L’identità è la nostra tomba, il punto di forza dei mafiosi, camorristi, tangentisti e via dicendo.
    Saluti,
    Salvatore D'Agostino

    Renzo Marrucci: Caro D'agostino se questo che dici lo pensi vuol dire che stai andando su un terreno perso... prendi la mia scialuppa!

    Salvatore D'Agostino: Renzo,
    lapsus ‘digitale’ (maledetto T9 di word) perdersi/prendersi.
    Chi cammina è pericoloso ad esempio:
    il libro di Roberto Saviano è un racconto di viaggio;
    alcune descrizioni (sulla mafia) di Leonardo Sciascia nascono da semplici passeggiate;
    Peppino Impastato raccontava ciò che vedeva (camminava);
    Letizia Battaglia grazie alla sua vespa è riuscita a documentare fotograficamente la mattanza mafiosa di Palermo (si muoveva con senno);
    la regista Emma Dante traspone l’anima (identità) nata morta dei siciliani nel suo Teatro (http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/01/0026-speculazione-la-vicaria-una-tenia.html) si guarda semplicemente intorno;
    i registi Cipri e Maresco hanno raccontato l’identità della Sicilia, corpi senza dignità e non anime.
    L’identità non identifica ma omologa.
    Grazie per la tua scialuppa, ma sei proprio sicuro di cedermela?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  6. 5° di facebook
    Renzo Marrucci: Come no! visto che la mia imbarcazione anche se modesta ne possiede alcune ...
    Ora però considerare l'identità solo come omologante è fermarsi, staticamente nell'interpretazione della storia.
    Un pezzo di scialuppa è nell'aprire il punto di vista, guardarsi attorno e dentro di sè... Non sentirsi prigionieri del vecchio ma interpretare la continuità! Si muove sempre dal padre e l' età giusta è quando lo comprendi e se ci riesci...
    Un'atro pezzo di scialuppa è nel saperelaborare l'identità come fa anche l'Arminio nel suo sforzo pregevole di scrutare e
    capire il valore che oggi si va sfumando nella legerezza.
    Un'altropezzo di scialuppa è nel constatare che il buon Saviano ora è spinto in un ruolo... sulla base dei media ?


    Renzo Marrucci: L'identità del mafioso? No! questa non è identità caro amico...
    e questa è una scialuppa su cui salire e riflettere...

    Salvatore D'Agostino: Renzo,
    « "L'identità del mafioso? No! questa non è identità caro amico...»
    Hai un’idea edulcorata (forse accademica) del concetto d’identità.
    Io da pedestre (nei due sensi del significato) non mi fiderei tanto di chi parla dell’identità italiana.
    Umberto Galimberti nel suo libro ‘Parole nomadi’ scrive:«L’identità è un fondo vuoto e la sua ricerca un tentativo inutile».
    Grazie per la scialuppa, adesso se ci permetti, vorrei palare del lavoro/idea di Franco Armino.
    Che ne dici?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    Renzo Marrucci: Vuoi dire che te lo stò impedendo ! Non hai capito proprio nulla caro ragazzo !
    Salvatore D'Agostino: Renzo,
    Qualche giorno fa leggevo su Twitter una frase di Beppe Severgnini (9 gennaio alle 17.44, 2010): «Tu non capisci niente!". Esordio di discussione all'italiana: demolire l'interlocutore. Certi giorni i lettori mi fanno proprio arrabbiare».
    Luogo comune dell’identità italiana?
    Non dico che vuoi impedirlo ma non credo sia il caso, in questo post/colloquio, parlare tra noi due.
    Hai/abbiamo la possibilità d’interloquire con qualcun’altro.
    Tutto qui.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    P.S.: Grazie per il ragazzo.

    Michele Sacco: Ecco Zanzotto:
    http://www.facebook.com/note.php?note_id=271851969051

    Michele Sacco: <> Andrea Zanzotto

    Renzo Marrucci: Insomma andamento lento o circolatorio ?

    Renzo Marrucci: Io non ho fatto riferimento all'identità italiana e sarebbe stato assai complesso e improbabile... L'identità è un concetto fondamentale per chi lo capisca naturalmente!

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  7. io non vorrei arrendermi al fascino discreto della malinconia.
    malinconia che nasce dalla difficoltà di dialogo fra passato e moderno, fra le contraddizioni e i turbamenti che ereditiamo e la città e il paese che oggi, nel vivere la contemporaneità, ci tocca progettare.
    io non vorrei, ma so già che un giorno lontano, ormai vecchio, mi dannerò l'anima dietro alla mancanza di cultura, al rispetto per i luoghi, ai materiali negati della nuova architettura.
    io vorrei però oggi, nel presente, perdermi l'anima nella malinconia del nuovo, sempre condannato al confronto con il vecchio. nella malinconia di un nuovo che sommesso, fluido, resiste e attrae i nuovi abitanti e i vecchi abitanti.
    ma non so quanto riuscirò a resistere prima di desistere.
    ma ora è tempo di lavorare. troppe parole sono spese dietro alle malinconie. meglio far qualche segno.
    un saluto Agostino.

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  8. ti prego di scusarmi e correggi quell'agostino con Salvatore.
    ormai la memoria e le assonanze mi fanno scherzi continuamente.
    ciao
    PAoloM

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  9. Caro Salvatore ti ringrazio per la citazione su A As Architectura – A Come Architettura, che da pochissimi giorni ha soltanto acceso, la vera apertura è prevista per la prossima primavera, uno spazio per le nostre discussioni.
    Permettimi di precisare alcune note su nostro network, nato su facebook nemmeno un anno fa come ricordavi giustamente, relativamente alla nostra organizzazione, suddivisa in tre redazioni per gestire i rapporti con i nostri iscritti, che aumentano di circa 1000 al mese, in tre lingue, italiano, inglese e spagnolo a cui vanno aggiunti vari corrispondenti esteri in diversi paesi del mondo che dall’inizio del 2010 si è costituita in una associazione.
    Un lavoro impegnativo, e totalmente volontario, che per ora sta dando buone soddisfazioni a tal punto che sta progressivamente acquisendo uno spazio anche nelle nostre attività anche professionali. La nostra scelta è stata quella di realizzare prima una rete di rapporti, in continua evoluzione sia come responsabili che come amici, prima di entrare nella rete.
    Ora non solo apriremo un blog, ma stiamo aprendo un canale nostro su Youtube e su Vimeo, ed infine su Flickr per affrontare, speriamo al meglio, la comunicazione evitando accuratamente di scadere nel bla, bla, bla….BLAG.
    Due aspetti però condizionano questo nuovo anno; il primo per motivi affettivi dovuto alla morte del padre dei blog Brad L. Graham, il 4 gennaio scorso; l’altro, decisamente più preoccupante, è relativo al Decreto Romani, presentato in questi giorni alle Commissioni della Camera, che pone seri problemi di libertà di informazione come afferma Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa: “Assai pesante, inoltre, il fardello che viene imposto all'informazione via internet: non e' accettabile che i blog vengano assoggettati alle stesse regole alle quali deve giustamente sottostare il giornalismo professionale, ne’che si debba ricorrere all'autorizzazione ministeriale per ogni tipo di trasmissione di immagini televisive continuate”. Un decreto che equipara blog a giornali, blogger a giornalisti, stampa a web pone un aggiornamento di questo articolo in quanto non lede soltanto la libertà di informazione sui blog, ma il suo “mito di fondazione” come espresso dallo stesso Brad Graham.

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  10. Prima parte:
    Renzo,
    il Wishful thinking è un tipo di ragionamento in cui s’insiste su qualcosa presunta vera perché vorremmo che fosse tale. Ovvero si evitano le correlazioni opposte e si procede per affermazioni lineari del tipo:
    L’Italia ha una forte identità.
    Gli uomini ‘intelligenti’ si riconosco nell’ identità italiana.
    Quindi, solo gli uomini intelligenti sono italiani.
    L’identità è una parola tasca (contenitore d’infiniti significati) molto abusata sia dal giornalismo sia dalla critica.
    «Gli uomini non hanno mai abitato il mondo – dice Galimberti nel suo ‘parole nomadi’ - ma sempre e solo la descrizione che di volta in volta la religione, la filosofia, la scienza hanno dato del mondo ».
    Nel 1963 il regista Dino Risi (coadiuvato da importanti sceneggiatori: Agenore Incrocci, Ruggero Maccari, Elio Petri, Furio Scarpelli, Ettore Scola) girò un film in 'chiave comica' per denunciare il carattere peggiore degli italiani, dal titolo emblematico 'I mostri'.
    Reinterpreto alcune sinossi degli episodi, dopo la '/' trovi degli appunti tratti dalla cronaca recente:

    L'educazione sentimentale: Vi vede un genitore educare il figlio alla disonestà / Il mafioso Carmelo Tripodo che in un’intercettazione ambientale spiega al figlio cos’è la mafia. ---> http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-51508a28-76fc-4bea-afe9-5d52b92f75f7.html?p=0

    La raccomandazione: La raccomandazione di un non attore / Le raccomandazioni di due belle ragazze Elena Russo ed Evelina Manna, per ottenere la maggioranza al parlamento. Intercettazioni Saccà e Berlusconi ---> http://www.youtube.com/watch?v=_zWFKDPX6l4

    Il mostro: Due manigoldi si mettono in posa per la foto/ Fabrizio Corona propone un servizio fotografico alle gemelline di Garlasco che avevano pubblicato un fotomontaggio con la foto della cugina assassinata Chiara Poggi, per sbarcare il lunario 'come veline' sui media--->
    http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/ragazza-pavese-2/corona-proposta/corona-proposta.html

    Che vitaccia: Senza lavoro, spende gli unici soldi per andare allo stadio/ «Prima c'erano quelli che stavano in Svizzera per mettere i soldi alla posta. Adesso incontro sempre qualcuno che è andato a fare il piastrellista a Reggio Emilia perrché non poteva più mantenere la sua BMW di seconda mano» (Franco Arminio).

    La giornata dell'onorevole: (ti ricopio solo la sinossi aggiungi tu la / ) un deputato con importanti incarichi pubblici onesto e morigerato nelle apparenze, ospite fisso di un convento di frati, riceve la notizia che un generale incaricato di indagare sulla compravendita di alcuni terreni, sta per consegnargli un dossier con le prove schiaccianti della truffa che sta per essere perpetrata ai danni dello stato. L'onorevole, che nelle sembianze è facilmente riconducibile ad un importantissimo personaggio politico dell'epoca, si inventa numerosi impegni durante il giorno per evitare il colloquio e che il dossier venga consegnato in tempo per denunciare la truffa. Lo stesso generale verrà poi "premiato" dal deputato con il pensionamento.

    La musa: Premio letterario truccato/ «Ed è stato un blog, quello di Mario Fortunato, a denunciare le manovre in atto intorno allo Strega, spingendo il vincitore annunciato, Daniele Del Giudice, a un ritiro dignitoso» ---> http://riccardochiaberge.blog.ilsole24ore.com/2009/04/i-blog-portano-la-democrazia-s%C3%AC-al-premio-strega.html

    Vedendo questo film, invece d'indignarci abbiamo preferito emulare gli aspetti più deleteri. Oggi il cinema italiano sopravvive grazie ai film Panettoni (per capirci) perché hanno intuito (e ci credono) che l'italiano non s'indigna del suo aspetto deleterio ma ne va orgoglioso.

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  11. Seconda parte:
    Ovvio non possiamo limitarci ai caratteri identitari più beceri.
    Mario Cipolla nella sua 'Teoria della stupidità' ci spiega come la minoranza 'stupida' determina (governa) la maggioranza non stupida.
    Tesi che dimostra concretamente il procuratore antimafia Grasso in questa sua affermazione: la minoranza mafiosa non ha colore politico ma con il suo 20% di voti stabilisce chi deve governare.

    Io non credo che ci sia una crisi d'intentità anzi in questo periodo c'è un risorgere in regresso del significato dell'identità: «La memoria è minacciata non solo dalle spinte globali - dice Andrea Zanzotto - per cui si fanno sparire migliaia di piante e migliaia di lingue minori o dialetti, ma anche dalla falsa difesa delle radici, dell'identità che è basata sul fraintendimento e dall'ignoranza che generano per contrapposizione i fondamentalismi localistici».

    Osservo che i ‘fondamentalismi (da nord a sud) localistici’ sono fortissimi.

    Per questo motivo t'invito a leggere i poeti: Buttitta, Caproni, Zanzotto, Merini, Saba, Armino, Pasolini, poiché, anche se individuano delle invarianti identitarie, sanno raccontare le differenze.
    Ogni angolo dell'Italia è diversamente identitaria.
    La ricerca dell'identità come valore assoluto è da temere, a tal proposito ha ragione Umberto Galimberti a dire: «L’identità è un fondo vuoto e la sua ricerca un tentativo inutile»

    Arminio è un sapiente lettore dell'Italia 'diversamente identitaria': «La paesologia non si occupa di chi parte ma di chi resta. È la disciplina che segue chi non avanza a vele spiegate, ma chi inciampa, che sente la vita che si guasta giorno per giorno, paese per paese».
    L'identità non può essere definita è una parola vagabonda (almeno spero).
    Saluti,
    Salvatore D'Agostino

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  12. ---> Paolo Mancini,
    condivido «è tempo di lavorare».
    Ma Arminio non suggerisce la malinconia: «Gli abitanti delle pianure portano qui i materiali edili e fanno case che sommandosi danno l’idea di un penoso autismo architettonico. Arrivo nella parte più alta del paese e ammiro una chiesa tinteggiata con tre colori diversi. Questo è il regno dell’incongruo. Siamo in mezzo alle montagne, a pochi chilometri dall’incanto della costiera. In altre zone d’Europa un paese come del fai da te urbanistico. C’è stato il terremoto e c’è stata anche la frana, c’è stata una miseria secolare. Da questo impasto, da questa betoniera di disastri non poteva che uscire un paese che h al’aria di un cantiere dove si costruisce il non paese che verrà». (Franco Arminio in Vento forte tra Lacedonia e Candela, p.155).
    Arminio ci suggerisce di leggere il paese senza più barare: «Un paese è un luogo in cui non si può barare» pp. XII-XII.
    Ritorno nuovamente su Andrea Zanzotto: «Insomma, i temi dell'ambiente e del paesaggio si erano fatti ogni giorno più acri e indignati, nei sentimenti della gente, e oggi vanno ormai oltre il malessere o l'inquietudine... Si profilava un fatto spiegabile con certi fenomeni dell'Italia prima che scattasse la grande corsa a uno sviluppo divenuto ben presto soprasviluppo senza regole e qui, nella cosiddetta «megalopoli padana» più che altrove. Però, se incombeva ormai come emergenza quanto prima era solo allarme, allo stesso tempo persistevano anche controspinte di segno opposto: si scatenavano forme di ottusità localistica che indicavano come «nemico» chiunque entrasse in scena con qualche obiezione. Nemico anch'io, dunque, certe volte...» (puoi leggere l’intera intervista in una nota pubblicata da Michele Sacco su Facebook ---> http://www.facebook.com/salvatore.dagostino?v=app_2347471856&ref=name#/note.php?note_id=271851969051 )
    Gli architetti (soprattutto quelli provinciali) non possono più barare, non possono non ripartire dalla distruzione causata dal boom economico o dal PIL degli economisti senza freno.
    Dobbiamo cambiare rotta è tempo di ricostruire questa Italia post devastazione cementizia.
    Ieri passano da Reggio Calabria e osservavo il suo paesaggio costiero dall’autostrada, mi domandavo: che nulla hanno da invidiare alle favelas di alcuni Paesi dell´America Latina.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  13. ---> Marco Rinaldi,
    ricopio il tuo commento sul post d’origine. Lì troverai alcune considerazioni.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  14. 6° di facebook

    Michele Sacco: Il Filo Rosso!

    A Solighetto di Pieve di Soligo ci sarà Franco Arminio! Poesia, Paesaggio, Emozione – Villa Brandolini – Centro Culturale Fabbri LA LINGUA DEL PAESAGGIO – La lingua della comunicazione
    Incontro con FRANCO ARMINIO
    Poeta e prosatore fra i più intensi e originali del panorama letterario contemporaneo, è il fondatore e il solitario cultore di una scienza da lui definita “paesologia”, a tutela dei paesi e dei paesaggi. Franco Arminio vive in Irpinia, provincia che ha centodiciannove paesi. Spende le sue giornate ad andarci, nei paesi, anche quelli dove non va mai nessuno; e li visita, li guarda; ci rimane qualche ora o un giorno intero; parla con il vigile, il geometra comunale, la barista; va a vedere la piazza, il cimitero, la scuola, le macchine che passano; qualche volta compera una cartolina. Poi torna a casa: e racconta, scrive, sceglie e allinea le parole con la cura di chi è abituato a camminare, a guardarsi intorno, a notare le cose da nulla, a parlare con le persone.

    Poesia, Paesaggio, Emozione
    PAESAGIRE. La lingua del paesaggio – Ingresso gratuito
    sabato 16 gennaio 2010

    Ora: 17.00 – 20.00

    Villa Brandolini – Centro Culturale Fabbri

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