11 luglio 2011

0047 [MONDOBLOG] Verifica dei poteri 2.0: archphoto

di Salvatore D'Agostino

Il 24 marzo 2011 il blog Nazione Indiana ha iniziato un’indagine sulle dinamiche letterarie e critiche che si sono sviluppate in rete negli ultimi dieci anni, chiamandola Verifica dei poteri 2.0; una ricostruzione storica a cura di Francesco Guglieri e Michele Sisto è sottoposta al vaglio di diversi protagonisti del Web e non.

L’inchiesta inizia con questa citazione del 1960 di Franco Fortini:
«I luoghi dell’opinione e del gusto letterario sono stati sorpresi nel giro di pochi anni dall’insorgere ed estendersi di forme per noi nuove di industria della cultura che hanno mutato aspetto e funzione ai tradizionali organi di mediazione fra scrittori e pubblico, come l’editoria, le librerie, i giornali, le riviste, i gruppi politici e d’opinione. Alla motorizzazione la società letteraria ha resistito anche meno dei nostri storici centri urbani.»1
Quest’intervista a Emanuele Piccardo, direttore editoriale di archphoto, ripercorre una tra le tappe delle nuove forme di comunicazione degli ultimi dieci anni dell’architettura italiana.



Salvatore D'Agostino 
«Ieri ricevo, come molti, la newsletter di Domusweb in cui con grande enfasi si parla delle novità grafiche bellissime, contenuti bla, bla, bla... spinto dalla curiosità vado a cliccare e devo dire che un po' di scoramento mi è preso."[...] negli ultimi sei mesi abbiamo lavorato a un sito completamente nuovo che ridefinisce la presenza di Domus sul web. Sarà un inizio completamente nuovo e introdurrà una rinnovata e bellissima linea grafica, una serie di nuovi contenuti, collaboratori e rubriche"Così scrive il bravo Joseph Grima. Però qualche dubbio mi viene navigando nel sito, dopo dieci anni di frequentazioni web con Archphoto e con gli amici di Channelbeta, noi che siamo stati i primi a mettere gallery di immagini, video interviste, video alle architetture. Poi tutti ci hanno copiato a partire da Europaconcorsi, Exibart ecc... noi però eravamo già orientati verso l'uso totale dei media già nel 2002.»2
Inizia così una tua recente nota su Facebook. Pensi che Archphoto sia stata l’avanguardia del Web in Italia? 

Emanuele Piccardo Il web che si occupa di architettura in Italia nasce nel 1995 con la creazione, da parte del gruppo Dada, del portale architettura.it (Arch'it) gestito da Marco Brizzi (ndr dal 1998). Successivamente nascono Antithesi, Architecture.it (ndr Web log non più attivo),  Archphoto e Channelbeta.
A fine 2001 insieme a Luca Mori fondiamo archphoto.it , effettivamente attivo da gennaio 2002, contrariamente a quanto si pensa non è un sito di architettura e fotografia. Chi ha inventato il nome, da me condiviso, ben esprimeva la mia persona ovvero un architetto-fotografo che nel tempo non farà il progettista ma farà progetti culturali.
Dopo una breve frequentazione come collaboratore di arch'it3, mi sono reso conto che non mi soddisfaceva. Gli articoli trattavano i temi più disparati così ho iniziato a pensare che c'era spazio per fare una rivista diversa, tematica e che producesse contenuti, non limitandosi solamente a mettere articoli senza una linea critica. Produrre per me significa seguire il dibattito e rappresentarlo, attraverso il video, per il "web people" che non può assistere a mostre o eventi o visitare architetture e renderlo visibile online. Come già affermato, in una recente intervista da Gianlugi D'Angelo su questo blog, il web in quegli anni era archeologico, i siti si aggiornavano con Dreamweaver e tutto era abbastanza complicato non c'erano né blogspot né wordpress.
Archphoto dunque nasce per raccontare l'architettura non solo attraverso i progetti e le riflessioni teoriche ma anche attraverso le discipline ad essa affini come sociologia urbana, fotografia, cinema e arte contemporanea. Fin dall'inizio io, Luca Mori e poi Luisa Siotto ragioniamo sulle modalità di presentazione dei progetti, sull'inserimento dei video, non c'era lo streaming gratuito per cui erano salvati rigorosamente in Windows Media Player o Real Player divisi per isdn e 56K, caricandoli sul server del sito, con l'obiettivo di renderli fruibili a tutti. Siamo stati la prima webzine italiana di architettura ad avere i video e i contributi audio.
Inoltre ho iniziato a usare l'intervista video come strumento per fare critica.
Ciò mi ha consentito di produrre una quantità considerevole di video, solo in parte messi in rete (visibili qui).
Quindi sì Archphoto è stata all'avanguardia perché produceva cultura, non solo nella dimensione virtuale ma anche nei territori organizzando conferenze e seminari (come la biennale off del 2002 "14_02 incontri per l'architettura italiana" che diede origine ad un numero monografico di Parametro). Modalità che continuano anche oggi. Poi con l'avvento di wordpress tutto è divenuto più facile, dal 2007 Archphoto è su wordpress grazie al lavoro di Miki Fossati che ha modificato i parametri dati per rifare con wordpress stesso la grafica dell'"archeologico" Archphoto. Ciò smentisce chi, ignorando come funziona il web, afferma che wordpress è limitato e non consente modifiche non è vero ed Archphoto ne è la dimostrazione lampante (ndr con riferimento alle dichiazioni di Fabrizio Gallanti di Abitare su WA).
 

A vent’anni dal World Wild Web e dieci da archphoto. Non credi che inserire gallery di foto, video interviste e news siano state semplici trasposizioni dell’uso comune del Web?

Visto con gli occhi di oggi la risposta è ovvia: sì.
Infatti le gallery di foto riguardano il settore dedicato alla fotografia, io mi riferivo però all'inserimento delle immagini negli articoli. Noi oggi possiamo inserire video e foto contemporaneamente all'interno della struttura grafica di archphoto o di una piattaforma gratuita. La tecnologia e le opportunità sono mutate e si sono evolute. Quindi sì è uso comune. Affermare che sia "una semplice trasposizione" non la condivido perché occorre contestualizzare storicamente i fenomeni altrimenti si rischia di essere superficiali. Però non confondiamo una rivista online di architettura con un blog, nascono da presupposti differenti.


Mi spiego meglio. Non mettevo in discussione la vostra azione pioneristica – come ad esempio l’uso delle video-interviste – e immagino le difficoltà tecniche e i tempi biblici per caricare un video. Siete stati intuitivi e quindi bravi.
Ti chiedevo vi è bastato introdurre questi nuovi strumenti d’informazione (ripeto bravi per l’arguzia) per essere definiti una rivista di architettura digitale d‘avanguardia? 

L'avanguardia consiste nell'anticipare azioni e comportamenti che poi verranno fatti da tutti.  Archphoto ha anticipato modalità di rappresentazione visiva dei contenuti inerenti alle arti visive che poi sono divenute "normali". Europaconcorsi all'inizio non aveva le gallery di progetti, Exibart non aveva i video; magari non siamo stati determinanti però... La vera sfida è innovare attraverso le idee, siti che esistevano negli anni duemila sono scomparsi quindi ci vuole una certa resistenza per sopravvivere.
Ad esempio siamo stati i primi nel 2008 a creare un aggregatore di notizie sull'architettura e sul design "The city of blogs" (e tu ci avevi intervistato), che il buon Gianlugi D'Angelo ne aveva rimosso l'esistenza (ndr confronta qui), nonostante fosse venuto al nostro stand al congresso UIA di Torino 2008.
Nello stesso anno abbiamo fatto lo streaming video in diretta dal padiglione americano ai giardini della Biennale di Venezia, non con una connessione wi-fi o in fibra ma con una pennetta vodafone, quindi con sbalzi del segnale di ricezione. Oggi Archphoto ha un ruolo di avanguardia culturale nel senso che il livello di approfondimento critico è molto più selettivo del passato, soprattutto rimane una forte volontà nel ricercare nuovi autori (architetti, artisti, intellettuali) per costruire un network in progress.

Io distinguerei tra l’avanguardia e i pionieri nel Web.
L’avanguardia sono i codici ideati da Tim Berners-Lee e testati il 6 agosto del 1991.
I pionieri chi elabora i codici di Tim Berners-Lee creando nuove città nell’infinito pianeta Web.
A proposito di The city of blogs perché dopo il congresso UIA il progetto fu sospeso?

Giusta osservazione. Anche in questo caso contestualizzo "avanguardia" in quanto le mie competenze sono culturali e non informatiche com'è giusto che sia. Compito di chi cura e gestisce un sito è proporre temi interessanti ai suoi lettori che siano espressione di un concetto politico (in senso lato) dell'architettura in cui sia chiaro l'obiettivo. Deve esserci una totale unicità di visione tra l'informatico e il gestore del sito, se una delle due figure è latitante non funziona.
Per cui intendo avanguardia le modalità di concezione di un sito nell'ambito culturale, ovvero quello che riesco a controllare. Poi dal 2007 con la sinergia attuata con Miki Fossati c'è stata un'evoluzione ulteriore e si è rafforzato l'insieme contenuto+struttura. Ciò è potuto succedere perché nel frattempo le opportunità e il contesto tecnologico l'hanno consentito. Oggi è più facile fare un sito, hai piattaforme gratuite con grafiche dignitose, sei tu che gestisci tutto.
The city of blogs l'abbiamo sospeso e messo offline, forse verrà riattivato con nuove modalità, un'idea in merito c'è, vedremo...

«Dipenderà quindi da noi se, nel futuro, vorremmo fare di questi mezzi, in nome di una ideologia della dematerializzazione universale, un uso alienante, oppure farne invece, come io ritengo che si dovrebbe, un uso che sfrutti al massimo il formidabile potenziale di interfaccia conoscitiva, progettuale e creativa dell’uomo con il mondo. Non una fuga mundi, ma una creatio mundi.»4
Quest’invito di Tomás Maldonado, scritto circa vent’anni fa, stride con l’idea e l’uso quasi infantile della tecnologia in Italia. L’auspicata creatio mundi si è arenata in un default mundi (perdona l’accostamento improprio delle due parole).
Da default aspettiamo passivi le nuove funzioni. Nel caso delle riviste digitali di architettura, in questi vent’anni, non c’è stata nessuna Webzine in grado di dialogare con le testate storiche italiane (apprezzate all’estero) e imporsi ‘autorevolmente’ fuori dal contesto italiano.
Perché? 

A proposito di avanguardia il pensiero di Maldonado lo è!
Domanda difficile. Come fai a dialogare con riviste come Domus e Casabella se ti poni in uno spazio alternativo a loro, se proponi un diverso modo di interfacciarsi con il progetto usando strumenti e linguaggi diversi?
Oggi il web è il mezzo più veloce per diffondere le notizie, è un infinito archivio che raccoglie dati su persone, fatti, eventi in cui non hai un limite di tempo. Nel caso dell'architettura è fantastico, puoi aggiornare il sito in ogni momento a seconda delle esigenze senza avere una scadenza. Però sono importanti sia le riviste cartacee sia quelle online. Sul cartaceo puoi fare approfondimenti teorico-critici che non puoi fare nel web, per questo abbiamo deciso di fare archphoto 2.0 cartacea, anche per prendere in giro quelli che parlano di web 2.0., rafforzando la tematizzazione e ponendosi contro un certo modo di fare la rivista. Oggi le riviste italiane non hanno più quella capacità di fare critica come nel moderno o negli anni sessanta laddove riviste come Domus e Casabella rompevano con la loro tradizione per assimilare contenuti e forme grafiche simili alle fanzine degli Archigram o alle autopubblicazioni degli architetti e degli artisti.
L'altra ragione riguarda il provincialismo delle webzine italiane che sono, per evidenti motivi economici, in italiano senza traduzione in altre lingue. Questo determina esclusione perché non dialoghi con il resto del mondo.
 

Non credo che Internet sia un archivio, ma non importa.
Perché senti l’esigenza di creare una rivista ‘contro’ e non ideare una rivista con un carattere autonomo?

Internet per me e molti altri è un archivio di parole, pensieri, notizie, è uno spazio come potrebbe essere una biblioteca d'idee in cui tutti contribuiscono ad implementarla. Internet è un mare di gesti nei confronti dell'altro, fornendogli un punto di vista fatto di molti punti di vista, non m'interessa il pensiero di un architetto che apre un blog e scrive ciò che gli passa per la mente. M'interessa un architetto che fa delle riflessioni coerenti con il proprio tema di ricerca, se ce l'ha, un architetto che esca dal proprio ego; capisco di chiedere troppo. Internet è un modo alternativo di fare cultura, dare spazio e visibilità a chi produce ricerche interessanti che altrove non sarrebbero conosciute, in questo senso è democratico. Chiunque può mettere online le proprie idee e ricerche, sta al lettore selezionare e capire dove si annida la fuffa e dove c'è realmente competenza scientifica. Internet non è la panacea di tutti i mali, non è infallibile, se devo fare una ricerca avrò ancora bisogno di consultare un libro cartaceo, toccarlo, sentirne l'odore. Internet è uno degli strumenti ma non deve essere l'unico, per me è necessario usare più strumenti per comprendere meglio la natura delle cose.
Per entrare nel merito della tua domanda, il sistema accademico e tradizionale della Rivista non esplora i nuovi territori dell'architettura si mantiene all'interno di un binario consolidato, insomma non rischia. L'esigenza di essere contro è manifestare un'autonomia di pensiero dalla cultura dominante, de-strutturare il linguaggio per costruirne uno nuovo così si crea un carattere autonomo. Perché solo individuando il nemico sai qual è la direzione, senza nemico non hai riferimenti. Il nemico è l'ipocrisia, la banalità, la superficialità degli intellettuali che orientano la cultura, sia essa architettonica o letteraria. Intellettuali che non hanno etica nelle loro azioni ignorandone le conseguenze sociali, ciò vale per tutte le discipline ma negli ultimi anni in particolare per l'architettura.

Niente di personale, su internet, sui blog e sul nemico mi trovi in disaccordo ma non è rilevante.
A che cosa serve una rivista digitale per un architetto?

Meno male che non condividiamo gli stessi pensieri altrimenti sarebbe una discussione noiosa. Senza il nemico c'è il "buonismo", il non prendere posizione e quindi compiere delle scelte, individuare un punto in cui mettersi
A che cosa serve una rivista cartacea/digitale per un architetto?
Dipende dall'architetto. All'architetto incapace servono entrambe per copiare il linguaggio da altre architetture, all'architetto capace serve per capire come si sviluppano le ricerche di altri architetti, artisti, sociologi ed essere aggiornato sulla riflessione critica contemporanea. Dipende dalla rivista, se prendiamo Lotus degli anni ottanta o Domus di oggi, Abitare di Italo Lupi o L'Arca, Arch'it o Architecture, Archphoto o Under-Construction (ndr sito non più visibile)...
Per il resto mi sembra di aver già risposto spiegando le motivazioni che mi hanno mosso a fondare Archphoto.
Le risposte le darà il tempo, giudice delle nostre azioni.

11 luglio 2011
Intersezioni ---> MONDOBLOG

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Note:
1 Franco Fortini, Verifica dei poteri, in Id., Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie, nuova edizione accresciuta, il Saggiatore, Milano 1969, p. 41.
2 Emanuele Piccardo, La deriva delle riviste di architettura, note di Facebook profilo personale, 3 dicembre 2010 alle ore 10.39. Qui
3 Alcuni articoli apparsi su Arch'it: 8 aprile 200125 aprile 2001 e 4 agosto 2011.
4 Tomás Maldonado, Reale e Virtuale, Milano Feltrinelli, 1993 (I ed. 1992), P. 78

Scheda storica: 
Archphoto viene registrato nel 2001 sulla piattaforma DADA fondatori Emanuele Piccardo e Luca Mori.
Il primo numero online è edito nel gennaio 2002; tema trattato Architettura e Fotografia.
Nell'estate del 2002 inizia la collaborazione con Luisa Siotto.
Nel 2003 nasce il laboratorio plug_in e si decide di far editare archphoto attraverso plug_in.
Nel 2007 Miki Fossati cura il passaggio sulla piattaforma Wordpress nell'architettura informatica attuale.
Nel marzo del 2011 nasce la rivista cartacea archphoto 2.0.

7 commenti:

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  2. ---> Gianluigi D’Angelo,
    sì anche se la memoria Web è molto labile, per diversi motivi:
    1. L’impaginazione della pagina Web è in continuo movimento sia per gli aggiornamenti dei gestori delle piattaforme Web che per i titolari del sito (nessuno si cura di conservare gli archivi dell’impaginazione Web);
    2. Spesso alcune pagine sono cancellate (provider o titolari della pagina) per far spazio, perché ritenute obsolete, per decisione di chi ha scritto il testo, per restyling del sito (vedi i domus sensors e l’archivio storico di Domus Web);
    3. A volte si abbandonano e come nel caso delle pagine di Francesco Tentori eliminate dal Webmaster dell’università IUAV (qui su WA);
    4. Possibile fallimento dei gestori dei dati;
    5. Si cancellano come il caso di architettura.supereva.it citato da Emanuele Piccardo e adesso non più visibile. Aggiungo dueapiup.it un sito della neo nata rivista (1999), architettura.supereva.it o iper-spazio.com di Giacinto Cerviere.
    L’intersezione ‘MONDOBLOG’ si occupa di annotare parlandone con i protagonisti alcune pezzi di memoria Web.

    A proposito di ‘The city of the blogs’ e di architecturefeed ambedue sono stati concepiti come aggregatori cronologicamente dopo ‘archiblog’un aggregatore un po’ ‘datato’ che mantiene ancora la sua freschezza, un osservatore per temi e lingue (non nazioni) da entrambi dimenticato (qui su WA)

    ---> Emanuele Piccardo,
    come emerge dall’intervista non condivido alcuni tuoi pensieri ad esempio questa tua frase: «per questo abbiamo deciso di fare archphoto 2.0 cartacea, anche per prendere in giro quelli che parlano di web 2.0.»
    In che senso prendere in giro? A chi ti rivolgi?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  3. salvatore hai ragione, per quanto riguarda archiblog è un sito che conosciamo, non lo abbiamo ignorato, ma anch'esso è come the city f blogs un aggregatore di blogs appunto, anche se evidentemente hanno molti aspetti in comune.
    Gianluigi

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  4. ciao salvatore, come ho scritto su facebook: ho letto stamattina davanti al caffè, interessante, pian piano si sta ricostruendo un pezzo di web che stava per essere dimenticato.

    rispondendo ad Emanuele riguardo the city of blogs non ne ho naturalmente rimosso l'esistenza, ma che essendo un progetto che si è chiuso in un determinato arco temporale e specifico dei blog, c'entra in fondo solo in parte rispetto ad architecturefeed che è un aggregatore completo, di news, progetti, design e anche blogs contenente attualmente oltre 60'000 post provenienti da circa 250 fonti

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  5. Gianluigi,
    la cronistoria degli aggregatori (cioè chi rilancia i post dai vari siti/blog di architettura senza nessuna linea editoriale catalogandoli spesso per temi) è:
    - Archiblog (non so il mese) 2005
    - The city of blogs giugno 2008
    - Architecture FEED giugno 2010
    Riprendendo una recente considerazione di Sergio Maistrello mi viene da pensare all’uso ormai obsoleto degli aggregatori.
    Personalmente rilancio sempre i miei link ai noti aggregatori ma ricevo pochi feedback (qualcuno da Wikio o OKnotizie) ad esempio nessuno da ‘Architecture FEED’.
    Il più potente ‘aggregatore’ (l’idea di contenitore dove si rilanciano le notizie del Web) è diventato facebook. Un aggregatore involontario pieno di consigli provenienti degli amici, che ricorda il vecchio passaparola o la conversazione informale: sai ho letto questo, ti consiglio di dare un’occhiata qui e altro.

    L’idea di NIBA
    (creata da Rossella Ferorelli) nel gennaio del 2011 prendeva atto di questo cambiamento. «Cari amici blogger di architettura, lettori di blog di architettura o appassionati,
    sicuramente molti di voi si saranno resi conto che i blog e Facebook sono strumenti molto diversi, per pregi e difetti.
    Amiamo i blog per la libertà che ci lasciano nel dar loro la nostra forma preferita.
    Amiamo Facebook per la facilità con la quale ci tiene in contatto e ci permette di condividere contenuti.
    Abbiamo creato questo gruppo con l’intenzione di farne un connettore di blog, per aiutare i blogger di architettura italiani (e non) a tenersi meglio aggiornati sulle loro attività. Non chiediamo altro che di dargli visibilità e di condividere contenuti: in particolare, sono bene accette note e link ai vostri post».

    Parafrasando Maistrello c’è da chiedersi: Che architetto sto diventando?
    Beatrice Galilee, nel primo dibattito di Domus (crtical futures#1) osservava come le immagini ‘patinate’ dei blog siano prossime a quelle pornografiche dove conta solo l’atto architettonico.
    E si domandava: Qual è l’effetto di questo fenomeno sulla cultura architettonica contemporanea?
    Ecco, tralasciando l’aspetto pioneristico degli aggregatori e dei web log italiani, ti e vi chiedo: Qual è l’effetto di questo fenomeno (poiché esiste includendo tutti i portali, siti e blog) sulla cultura architettonica contemporanea italiana?
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    P.S.: non m’interessano le boutade del tipo ‘le riviste di architettura si prostituisco agli inserzionisti pubblicitari‘ e ‘in Italia non ci sono blog’ :-)

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  6. Per quanti sforzi abbia fatto, non riesco proprio a catalogare il Web come un immenso archivio. Le notizie, o i testi, o le immagini, o i video, o tutto il resto umanamente immaginabile, sul Web non è fermo, impossibile da tenere a bada e da raccogliere, ha una consistenza liquida e, come tale, assume la forma del recipiente che lo contiene. Il cosiddetto Web2.0 è uno di questi recipienti, forse più ampio, senz'altro migliore del Web1.0 (non foss'altro per i già citati Wordpress e Blogspot, lo streaming, Facebook, ecc., ma anche tumblr che è il multimedia per eccellenza).
    Secondo me l'equivoco è in questo passo: "Internet è un modo alternativo di fare cultura": non è un modo alternativo, ma semplicemente UN MODO.
    Non credo poi che "Senza il nemico c'è il ''buonismo'', il non prendere posizione e quindi compiere delle scelte", perché se di guerra si tratta, si è perso in partenza, da ambo le parti.

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  7. Francesco,
    condivido i tuoi stessi dubbi.
    Il web non è un archivio ma protesi (per dirla alla Derrick de Kerckhove che parafrasa Marshall McLuhan) alla stregua di un’automobile o un cellulare o se vuoi un quotidiano.
    Dall’ultimo rapporto del CENSIS pubblicato qualche giorno fa qui
    tra le operazioni internet maggiormente utilizzate nella vita quotidiana ci sono in ordine:

    1. trovare strade e località 37.9% (una mappa geografica);
    2. ascoltare musica 26,5% (uno stereo);
    3. svolgere operazioni bancarie 22,5% (uno sportello bancario);
    4. fare acquisti 19,3% (un supermercato);
    5. prenotare un viaggio 18% (un’agenzia di viaggio);
    6. comprare libri e DVD 6,2% (una libreria o una - ahimè - Ricordi);

    Inoltre cito per intero: «Infine, effettua telefonate attraverso Internet (tramite Skype o altri servizi voip) il 10,1% degli italiani che si connettono, soprattutto i giovani (14,8%) e le persone più istruite (14,5%)» (un telefono).

    Ad esempio mio figlio non usa 'Guida TV’ non dice che cosa c’è stasera in TV? Interagisce con il Web dicendo che cosa mi vedo stasera (sceglie non subisce)? Decide, consultandosi con noi genitori o con gli amici o con il Web, ‘scarica’ e vede un film.
    Sempre lui, qualche anno fa, ascoltando una canzone di Daniele Silvestri ha realizzato questo video
    (quattordici anni senza conoscenza dei programmi imparando da solo e smanettando con il PC). Ha messo in rete un suo punto di vista (che io condivido) visitato 14.000 volte.

    Sul web 2.0 non capisco chi siano gli ingenui.

    Sono inoltre d’accordo sull’idea che il Web sia uno dei tanti modi di fare ‘cultura’ (non è alternativo).
    Ovviamente sul web c’è anche chi fa sperimentazione avendo uno sguardo divergente o se vuoi alternativo, un po’ come quei piccoli gruppi musicali che traggano la loro energia nei festival non mainstream. (senza guadagnare niente solo qualche applauso ).
    Per questo motivo il web più interessante va cercato (non su google) nei vicoli della rete dove si annidano questi festival.
    Sul ‘buonismo’ è un pensiero vago. Ricordo il ‘cattiverio’ di Pietrangelo Buttafuoco che non posso confondere con l’ipotetico ‘cattivismo’ che risulta come opposto di buonismo.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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