24 marzo 2011

...a proposito della statale 18, 27 visite europee a domicilio e archphoto 2.0...

di Salvatore D'Agostino

... statale 18,

 ...da leggere: Mauro Francesco Minervino, Statale 18, Fandango, 2010.

«Oggi un antropologo non ha bisogno di andare lontano, basta girare nei dintorni della propria casa per trovarsi di fronte a un paesaggio anomalo. Il territorio come caso clinico, questo è il tema. Minervino con sdegno accorato ci dice che i calabresi stanno rovinando la Calabria e non è colpa solo dei mafiosi, ma di una mentalità diffusa nella stragrande maggioranza dei cittadini». (Recensione di Franco Arminio qui)
 
27 visite europee a domicilio,
 
 ...da seguire: 27-the project


«Due architetti, un designer e un regista hanno intrapreso un viaggio per l’Europa per capire come viene progettato il futuro del continente, alla luce delle nuove regole messe in campo dal protocollo di Kyoto (2005): il loro itinerario toccherà ventisette nazioni, li porterà a conoscere ventisette culture e a parlare con ventisette architetti di fama internazionale». 

e archphoto 2.0...
 ...da sfogliare: (dopo San Rocco un'altra rivista di architettura che ancora non ho letto) il primo numero di archphoto 2.0 *1861-2011* uscito a marzo.

«archphoto 2.0 nasce come collana tematica a partire dall’ormai consolidata webzine Archphoto.it, nata nel 2002 per affrontare criticamente le questioni dell’architettura e del progetto in relazione con le discipline delle arti visive e delle scienze sociali. Questa nuova avventura ha lo scopo di rafforzare il pensiero critico espresso dentro la forma web di Archphoto, che rimarrà e verrà implementata dai nuovi contenuti. Uno spazio dedicato al pensiero teorico sui temi inerenti l’architettura e la società affrontati con uno sguardo molteplice attraverso le discipline che sono complementari all'architettura: arte contemporanea, antropologia, sociologia, fotografia, cinema, letteratura, musica, design.
In Italia sono centinaia le pubblicazioni monografiche che si occupano di architettura ma nessuna riesce ad approfondire in modo tematico le problematiche della città e il ruolo degli architetti nei processi di trasformazione. Ogni rivista cerca di attrarre lettori pubblicando immagini spettacolari delle architetture, addirittura pubblicando lo stesso progetto su due testate diverse nello stesso mese. L’esercizio della critica è scomparso. Questa assenza determina un appiattimento della qualità dei progetti che non vengono criticati, anche duramente, in favore di progetti e ricerche più meritori.
Il compito di Archphoto 2.0 è orientare e definire un progetto culturale dove la sperimentazione dei linguaggi è predominante. Il modello di riferimento è Marcatre, emblematica rivista del gruppo letterario ‘63, diretta da Eugenio Battisti con il prezioso contributo di Magdalo Mussio, grafico sublime. Solo attraverso una forte tematizzazione si può creare quella differenza tra archphoto 2.0 e il resto. archphoto 2.0 vuole essere lo spazio per una cultura alternativa ad un sistema dominante con l’ambizione di varcare il territorio nazionale aprendosi al mondo. Prendendo a prestito le parole usate da Battisti nell'introdurre il primo numero di Marcatrè “nasce come una rivista genovese, quindi con una situazione specifica d’ambiente. La Liguria, tutti lamentano, è tagliata fuori dalle linee di circolazione culturale; poco vi accade e quasi sempre senza trovar giusta risonanza in campo nazionale.” 
Questa lucida analisi purtroppo vale ancora oggi!»

24 marzo 2011

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11 commenti:

  1. grazie non conoscevo Minervino sembra interessante

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  2. una canzone di Guccini (statale 17....)

    un gruppo radical chic che gira per incontrare suoi simili pensando di essere il futuro dell'architettura

    ancora un'altra rivista di architettura?

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  3. 27|architects: alla luce del protocollo di Kyoto, non era meglio che facessero 27 conferenze skype piuttosto che produrre anidride carbonica con 54 voli?
    vabbè, la mia è solo invidia...

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  4. @rem
    anche la mia.....
    voglio essere e fare cose radical chic!!!!
    :)

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  5. @qfwfq
    essendo architetto, sei già radical chic per statuto

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  6. caspita mi hanno scoperto........

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  7. ---> Fortunato,
    è interessante non sembra.
    ---> rem e qfwfq,
    avevo rimosso la canzone di Guccini :-)
    Con’ …a proposito’ scechero spesso proposte di pubblicazioni o suggerimenti vari.
    L’idea è radical chic e condivido la frase di rem: “alla luce del protocollo di Kyoto, non era meglio che facessero 27 conferenze skype piuttosto che produrre anidride carbonica con 54 voli?”

    Resta valido il primo suggerimento di lettura: Mauro Francesco Minervino.
    Leggo in queste ore la proposta di Silvio Berlusconi per Lampedusa (copio e incollo per comodità): «"Ho un piano colore da attivare anche a Lampedusa: per intenderci vorrei che l'isola avesse i colori di Portofino'' ha aggiunto il presidente del Consiglio. ''Venendo qui - ha aggiunto - ho visto un degrado significativo muri scrostati e niente verde, al contrario nella verdissima isola qui accanto, Linosa''. ''Un piano colore - ha continuato Berlusconi - lo ho gia' realizzato in un paese della Lombardia e per Lampedusa propongo lo stesso modello, arredando le strade con adeguata illuminazione e con ciottolo. E' necessario anche un piano di rimboschimento''.

    Infine il premier ha annunciato: ''Sono andato su Internet e ho comprato una casa a Cala Francese, si chiama Le Due Palme. Anch'io diventerò lampedusano''».

    Redazionale,Berlusconi a Lampedusa, 'Svuotata in 48-60 ore', ANSA , 30 marzo 2011
    Link: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/03/18/visualizza_new.html_1534187903.html
    Vi ripropongo di osservare la google map del post.
    Non c’è niente da fare ‘questo modello vacanza piace’ e farà colpo. Diciamo che fa pandan con il vacuo della politica italiana.
    Io ho necessità di partire da questi luoghi ‘senza capo né coda’ dimenticati da Dio che sognano il piano colore del riccone di turno.
    qfwfq com’è Ostia adesso?
    Rem e le Tremiti?

    Ho tra le mani la rivista archphoto 2.0, ciò che mi lascia perplesso non è l’autorevolezza di chi scrive ma l’idea (vale anche per San Rocco) di utilizzare la lingua inglese.
    Nel 1967 il Direttore Responsabile Fernanda Pivano con il direttore Irresponsabile Allen Ginsberg e il capo dei Giardini: Ettore Sottsass Jr, pubblicarono la rivista ‘Pianeta fresco’.
    Allen Ginsberg, Philip Lamantia, Christo, Le Bardo Thodol, Maurice Percheron, Ram Khan furono tradotti in italiano.
    Penso che quest’idea d’internalizzazione attraverso l’uso dell’inglese scada nell’indistinto globale. Una neolingua piena di concetti ‘contenitori’ applicabili in ogni luogo.
    Sono un po’ stanco del globale, come del locale che imita il globale.
    Più che dei non luoghi abbiamo costruito dei global luoghi.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  8. a salvatò, stava andando tutto bene quando ti sei lasciato prendere la mano e sono usciti fuori i "global luoghi".
    Le Tremiti?!? ci sono stato solo una volta e mi ricordo schiere di signore che vomitavano come fontane...
    e comunque belle foto, un po' sbiadite, ma belle.

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  9. Rem,
    hai ragione ma sentire dire Lampedusa=Portofino mi ha bloccato qualsiasi sana idea ‘architettonica’.
    :-)

    Doppia faccetta ridens per questa frase ‘Strippoli’: comunque belle foto, un po' sbiadite, ma belle.

    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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  10. l'inglese caro salvatore è necessario per dialogare con il mondo, compresa l'italia. bisognerebbe smetterla di essere ombelicali perchè là fuori, nel mondo, non ci considerano perchè non leggono l'italiano ma soprattutto non produciamo ricerche degne di questo nome. la tua citazione di "pianeta fresco" dimostra che oggi non siamo più negli anni sessanta, non bisogna dimenticarlo e la nostra società si è degradata molto...

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  11. Emanuele,
    condivido l’analisi: ombelicali e poveri d’idee.
    Ma sono stanco delle analisi.
    Personalmente sento la necessità di liberarmi dai luoghi comuni globali.
    Pianeta fresco dimostra che serve una forte idea per essere ‘letti’ dal mondo e non viceversa attraverso il semplice uso dell’inglese.
    Inoltre: «non bisogna dimenticarlo e la nostra società si è degradata molto».
    Bene. Occupiamocene, non abbiamo scelta.
    Poiché la nostra generazione è stata spazzata via dal ‘pastrufazianesimo’ abbiamo l’urgenza di pensare alla nuova generazione (già inglese e Web munita, almeno si spera).
    Serve PIANETA FRESCO non la sua traduzione ‘globale’.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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