di Salvatore D'Agostino
"«Credo che l'arte sia e non possa essere se non la riproduzione fedele della natura (una setta timida ed eretica pretende che siano scartati gli oggetti di natura ripugnante, quali un vaso da notte o uno scheletro). Perciò l’industria che ci desse un risultato identico alla natura sarebbe l’arte assoluta». Un Dio vendicatore ha esaudito i voti di questa moltitudine. E Daguerre fu il suo messia. E allora la folla disse a se stessa «Giacché la fotografia ci dà tutte le garanzie desiderabili di esattezza (credono proprio, gli stolti!), l’arte è la fotografia». Da allora, la società immonda si riversò, come un solo Narciso, a contemplare la propria immagine volgare sulla lastra. Una frenesia, uno straordinario fanatismo si impossessò di tutti questi nuovi adoratori del sole." (Charles Baudelaire)1
Tra il 1865 e il 1864 Charles Baudelaire decise di camminare per Parigi e raccontare ciò che vedeva. Scrisse cinquanta fantasticherie antitetiche rispetto alle odiate - romantiche - fantasticherie di Jean-Jacques Rousseau (raccolte in Le fantasticherie del passeggiatore solitario e scritte tra il 1777 e il 1778).
Come confessò all’amico Arsène Houssaye: «È stato sfogliando almeno per la ventesima volta il famoso Gaspard de la Nuit, di Aloysius Bertrand che mi è venuta l’idea di tentare qualcosa di analogo, e di applicare alla descrizione della vita moderna, - o piuttosto di una vita moderna e più astratta - il procedimento che lui aveva usato per la pittura della vita di un tempo, così stranamente pittoresca». 2
Raccolse le sue peinture de vie - pitture di vita - in Spleen di Parigi. In questi quadri di parole, incluse i vasi da notte e gli scheletri che trovò nel suo vagare; senza edulcorare attraverso la prosa la natura, entrò nello spleen3 – letteralmente milza ovvero nella bile - del visibile parigino.
Maurizio Strippoli quest’inverno si è perso – per Wilfing Architettura - nella zona Bovisa di Milano, confessa: «un quartiere conosciuto, ma mai attentamente osservato».
Come confessò all’amico Arsène Houssaye: «È stato sfogliando almeno per la ventesima volta il famoso Gaspard de la Nuit, di Aloysius Bertrand che mi è venuta l’idea di tentare qualcosa di analogo, e di applicare alla descrizione della vita moderna, - o piuttosto di una vita moderna e più astratta - il procedimento che lui aveva usato per la pittura della vita di un tempo, così stranamente pittoresca». 2
Raccolse le sue peinture de vie - pitture di vita - in Spleen di Parigi. In questi quadri di parole, incluse i vasi da notte e gli scheletri che trovò nel suo vagare; senza edulcorare attraverso la prosa la natura, entrò nello spleen3 – letteralmente milza ovvero nella bile - del visibile parigino.
Maurizio Strippoli quest’inverno si è perso – per Wilfing Architettura - nella zona Bovisa di Milano, confessa: «un quartiere conosciuto, ma mai attentamente osservato».
I suoi points de vue come nel caso delle peinture de vie di Charles Baudelaire non si celano dietro il pittoresco.
30 marzo 2011
30 marzo 2011
Intersezioni ---> POINTS DE VUE
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Maurizio Strippoli, nato a Milano, dove vive (Bovisa) e lavora come graphic designer. Stampa le sue foto in piccoli formati su carta cotone. Apprezza i points de vue di Luigi Ghirri, Riccardo Varini, Alexander Gronsky, Michael Kenna.
Note:
1 Charles Baudelaire, “Pubblico Moderno e Fotografia” in Salon del 1859, in Scritti sull’arte, Einaudi, Torino 1992, p. 220
2 Charles Baudelaire, Lo Spleen di Parigi, Mondadori, Milano, 1992, p. 5
3 “Spleen” è una parola inglese che significa milza, l’organo che, nella teoria degli umori di Ippocrate, secerne la bile nera, responsabile del carattere malinconico. Lo “spleen” è male esistenziale e fisico assieme; in esso si fondono la noia, l’angoscia e i turbamenti profondi del poeta. Qui
3 “Spleen” è una parola inglese che significa milza, l’organo che, nella teoria degli umori di Ippocrate, secerne la bile nera, responsabile del carattere malinconico. Lo “spleen” è male esistenziale e fisico assieme; in esso si fondono la noia, l’angoscia e i turbamenti profondi del poeta. Qui
E' "confortante" scoprire che certi luoghi sono indistinguibili da altri, come se appartenessero tutti allo stesso posto. Paesaggi reiterati come Portofino (AG) in ciottolo.
RispondiEliminaSpirito libero,
RispondiEliminanon sono d’accordo.
Io trovo queste foto dannatamente ‘milanesi’.
Altra cosa la Portofino (AG) in ciottolo; quest’ultimo è uno scherzo della natura politica italiana.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
Dans la zone Bovisa de Milan, le spleen du photographe
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