C'eravamo lasciati con il ritratto - più che una storia - delle interazioni in rete degli ultimi dieci anni di Gianluigi D'Angelo.
Proseguiamo con una conversazione - più che un'intervista - con lo stesso autore.
«Di chi sono le notizie?
«Di chi sono le notizie?
Durante la prima guerra mondiale le notizie dal fronte arrivavano ai giornali americani da due agenzie di stampa, Ap e Ins. Irritati per quello che Ins aveva scritto sulle perdite britanniche, gli Alleati decisero di vietare ai giornalisti di quest’agenzia l’uso delle loro linee telegrafiche, di fatto impedendogli di mandare le notizie negli Stati Uniti. Per aggirare il divieto, Ins cominciò a usare i dispacci di Ap, riscrivendo le notizie senza citare la fonte. Ap portò Ins in tribunale e vinse. La corte stabilì che i fatti non possono essere coperti da copyright, ma che le agenzie di stampa possono rivendicare l’esclusiva “sui loro prodotti (le notizie) finché hanno un valore commerciale”, cioè finché sono hot, calde.
È la “Hot news doctrine” e di recente se n’è parlato molto negli Stati Uniti perché è proprio appellandosi a questa dottrina che alcuni giornali, dal New York Times al Washington Post, hanno chiesto che Google e Twitter smettano di riprendere le loro notizie. Non hanno calcolato, però, che negli ultimi cent’anni si è molto ridotto il periodo di tempo in cui una news resta hot. Tom Glocer, il capo della Reuters, un’altra grande agenzia di stampa, ha azzardato una stima: tre millisecondi».1
Bisogna fare una piccola precisazione tra il concetto di news o notizia e quello di informazione. L'informazione naturalmente è di tutti. Tutti hanno il diritto oltre che di ricevere informazioni anche di produrle. La news invece, considerata come piccolo articolo elaborato dall'autore, oltre che contenere al suo interno l'informazione, è allo stesso tempo proprietà intellettuale dell'autore che ne ha redatto i contenuti. Gli strumenti come Twitter e Facebook hanno favorito il news spamming, cosa molto sgradevole per chi per primo produce una notizia. Un microfurto che, a causa della velocità del flusso che rende immediatamente obsoleta un'informazione, lascia gli spammer impuniti. C'è perfino qualcuno che modifica la data di pubblicazione anticipandola rispetto a chi ha prodotto l'informazione, in modo da comparire sul web come prima battuta.
Perché su Channelbeta l’architettura è diventata una news?
Perché poni questa domanda partendo da un assunto errato. Su Channelbeta l'architettura è esattamente il contrario di una news.
Noi non rincorriamo l'ultima realizzazione in corso, non buttiamo lì qualche foto riprendendola da altri siti web. Il nostro lavoro è invece di selezione e ricerca. Ogni singolo progetto pubblicato viene vagliato da un comitato editoriale composto da 8 persone. Le posizioni non sono mai unanimi, ma alla fine si sceglie cosa pubblicare, dopo un intenso dibattito via mail. Poi si aggiorna la "scaletta". Certo non pubblichiamo progetti realizzati da qualche anno, sono quasi sempre freschi ed inediti, almeno in Italia. D'altronde siamo un canale d'informazione sull'Architettura Contemporanea. Di ogni progetto pubblicato il materiale viene direttamente richiesto ai progettisti, non c'è una singola immagine od un singolo testo preso "in giro" e senza autorizzazione dell'autore. Inoltre ogni progetto viene pubblicato comprensivo dei disegni e di una scheda di sintesi di dati tecnici. In un mese pubblichiamo al massimo 5 o 6 progetti proprio per non "bruciarli" alla stregua di semplici short news.
Altra cosa sono le news, che curiamo quotidianamente con dedizione, sette giorni su sette, 350 giorni l'anno. Sezioni differenti, criteri e caratteristiche diverse di comunicazione, proprio perché la pubblicazione di un progetto non è una news.
I livelli di lettura dei media contemporanei sono diversi, per questo ci sforziamo di offrire ai nostri lettori contemporaneamente una fonte di aggiornamento costante e articoli e progetti di approfondimento che nel loro complesso rientrano in una "linea editoriale" credo abbastanza chiara per chi ci segue.
Escludendo la scelta redazionale qual è la differenza ‘critica’ tra i progetti presentati su Channelbeta (disegni + scheda di sintesi + dati tecnici) e quelli auto pubblicati su Europaconcorsi?
Channelbeta ed Europaconcorsi, pur occupandosi entrambi di architettura, lo fanno in modo molto differente. Europaconcorsi da bollettino on line di bandi è diventato un grande contenitore "acritico" nel senso che ogni giorno vengono pubblicati una serie di progetti e proposte di emergenti e archistar. Non vogliono esserci scelte precise, la volontà che emerge sta nel pubblicare il maggior numero di progetti per dare ai lettori un panorama ampio e costituire un archivio straordinariamente vasto. Questo approccio da "portale" è molto consueto in rete, in Italia la stessa cosa fa Archiportale, all'estero abbiamo i giganti Plataforma Arquitectura ed Arch Daily.
Diversamente quello che facciamo noi con Channelbeta, l'ho detto precedentemente, non vuole avere un carattere esaustivo ed è accompagnato da una serie di articoli o riflessioni critiche su eventi in corso o temi di dibattito. Proprio in questi giorni con la collaborazione di Lotus, abbiamo ripubblicato un articolo di Arata Isozaki uscito 15 anni che parla del terremoto di Kobe e che, alla luce dei recenti accadimenti in Giappone, è straordinariamente attuale. In definitiva il taglio che cerchiamo di dare a Channelbeta è quello di una rivista, più vicino a quello delle riviste cartacee.
A mio avviso il limite principale risiede nel voler 'riproporre la rivista cartacea sul Web'.
Il Web offre un altro linguaggio, profondità e sopratutto espressività. Una rivista Web non può essere confusa con la rivista cartacea.
Perché sentite il dovere di replicare canoni consolidati nel cartaceo e non adatti per il Web?
Questa scelta può essere giustamente considerata un limite, è sicuramente una precisa volontà, anche alla luce del generale appiattimento delle riviste cartacee, sempre meno caratterizzate da un approfondimento e sempre più soggette ad una linea editoriale più commerciale a causa della dipendenza degli inserzionisti. Noi questi condizionamenti non li abbiamo. In fondo le caratteristiche di una rivista cartacea sono tali non a causa del supporto ma il risultato di canoni consolidati. Oggi in fondo stiamo assistendo ad un ribaltamento anche della tipologia dell'informazione ed il web oltre che essere preponderante dal punto di vista della velocità, delle news, essendo anche ipertesto è sempre più ricco di spazi di approfondimento. È questo che cerchiamo di fare, secondo registri paralleli e livelli di lettura differenti, per dare ai lettori più di un livello. Per questo personalmente non credo che i canoni del cartaceo siano inadatti al web, in fondo sono sempre di più i lettori che ricercano nel web oltre che la velocità delle informazioni, produzioni editoriali simili al cartaceo, approfondite e curate nei contenuti.
Fondamentalmente ci autofinanziamo, le inserzioni pubblicitarie essendo piuttosto limitate non riescono a coprire le spese. La nostra è un'opera di volontariato culturale. In questi ultimi mesi stiamo cercando di trovare finanziamenti più stabili, questo innanzitutto per migliorare la qualità, per esempio finanziando servizi fotografici ad hoc, o articoli di critici ed inviati, potremmo inoltre pubblicare le news in inglese evitando il sistema automatico di google che inevitabilmente produce traduzioni piuttosto improbabili. Ora riusciamo a tradurre manualmente solo gli articoli. Con la cultura non si mangia, si sa, non ci illudiamo, dopo 10 anni ci piacerebbe però arrivare almeno all'autonomia economica, stiamo lavorando anche su questo e spero che arrivi il prima possibile. A volte riceviamo critiche anche piuttosto dure ma coloro che in maniera disinvolta sentenziano probabilmente non immaginano quanto sforzo ci sia da parte nostra, quanto lavoro. Quello che facciamo è di prendere l'aspetto costruttivo di queste critiche, anche quando sembrano poco costruttive e l'obiettivo della critica è semplicemente quello di volersi mettere al di sopra per fare gli "splendidi". Ma ognuno fa quello che si sente, chi fa sbaglia, chi non fa non può sbagliare... giusto?
Come vi finanziate?
No. Non condivido due punti del tuo discorso:
1. «Con la cultura non si mangia».
Solo con la cultura si mangia, senza si reiterano – erroneamente - linguaggi e canoni spesso senza capirne il significato; grazie alla cultura, ad esempio, si può distinguere l’arte povera come movimento dell’avanguardia artistica italiana degli anni sessanta, dall’arredamento di arte povera che imita con tecniche contemporanee mobili del passato.
2. «[...] l'obiettivo della critica è semplicemente quello di volersi mettere al di sopra per fare gli "splendidi"».
Non credo: «La critica – afferma Umberto Galimberti - è crisi, quindi congedo dal mondo abituale di pensare».2
La prima affermazione è naturalmente una provocazione ed è riferita ad un discorso di carattere economico e non ontologico, ci mancherebbe, d'altronde ogni giorno ci alimentiamo di cultura e cerchiamo di far sì che anche i nostri lettori se ne cibino!
Sul secondo punto posso dirti che è legittima ogni critica, se la critica è però semplice strumento di attacco, se la critica non è propositiva, allora non è critica, e semplice e volgare (nel significato dantesco del termine) "criticare".
Sul secondo punto posso dirti che è legittima ogni critica, se la critica è però semplice strumento di attacco, se la critica non è propositiva, allora non è critica, e semplice e volgare (nel significato dantesco del termine) "criticare".
A che cosa serve un Web log (nel tuo caso Web magazine) per un architetto?
Un web log o un web magazine non hanno una vera e propria natura funzionale, piuttosto aiutano a comprendere contesti e culture diverse dalle nostre. Ci aiuta a tenerci aggiornati su alcuni argomenti.
Ci appassiona nella lettura di determinati contenuti. Un web log o un web magazine non hanno una vera e propria natura funzionale, piuttosto aiutano a comprendere contesti e culture diverse dalle nostre. Ci aiuta a tenerci aggiornati su alcuni argomenti.
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