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15 maggio 2011

Roma, walk show ovvero i peripatetici fuori stoà

di Salvatore D'Agostino 

Stamattina sarò a Roma per una passeggiata virtualmente, nella realtà mi troverò in prossimità del rifugio Sapienza sull’Etna.

Sfruttando la tecnologia whisper talk – avete presente le audio guida dei musei? – discuteremo sull’impatto che il Web sta avendo nello spazio urbano e sociale, oltre alla mia compagnia virtuale, saranno presenti Anna Maria Bianchi, Alessio Bonetti, Giulio Paolo Calcaprina, Luca Diffuse, Rossella Ferorelli, Alberto Giampaoli, Max Giovagnoli, Luigi Greco, Carlo Infante, Luca Nicotra, Fausto Pascali, Giulio Pascali, Sara Seravalle e Stefania Vannini.

Qui per saperne di più.

Di seguito la traccia audio del mio intervento:


Inizio la mia riflessione rileggendo il finale del Don Chisciotte di Cervantes:
«Così avrai fatto il tuo cristiano dovere consigliando il bene a chi ti vuol male; e io rimarrò fiero e soddisfatto d’essere stato il primo che abbia goduto intero il frutto dei suoi scritti come desideravo; poiché il mio desiderio non è stato altro che quello di far venire in uggia alla gente le false e stravaganti favole dei libri cavallereschi, che in virtù della storia vera del mio Don Chisciotte già cominciano a zoppicare e finiranno certamente col cadere del tutto».
Il romanzo di Cervantes conteneva una forte presa di posizione nei confronti della cultura dominate avvezza a credere alle fandonie ‘cavalleresche’ raccontate nei libri dell’epoca.
Don Chisciotte non era un uomo savio ma un ‘credulone’, non aveva nessuna intenzione di fare la rivoluzione del suo tempo ma semplicemente cercava di imitare gli eroi che aveva letto nei libri.
Don Chisciotte era incapace a leggere la realtà che si presentava sotto i suoi occhi.
Le sue azioni erano dei pasticci ‘civili’ scollegati dal tempo in cui viveva.

Per questa vostra camminata, mi avete chiesto: qual è l’impatto che il web 2.0 sta avendo sull’architettura?
Lascerei stare l’architettura e parlerei dell’impatto che il web sta avendo sugli uomini.
Una delle prime dichiarazioni di Tim Berners-Lee - dopo aver codificato il Web per come lo conosciamo adesso - fu: «Obiettivo principale del Web era quello di essere uno spazio di informazioni condivise attraverso il quale potessero comunicare uomini e macchine. Questo spazio doveva essere inclusivo piuttosto che esclusivo».

Mi soffermo sul tema delle informazioni condivise.
Negli Stati uniti, fin dall’inizio della loro fondazione democratica, i media erano visti come i Watchdog del sistema.
Ovvero i 'cani da guardia' del potere attraverso la loro libertà di esercitare un giornalismo investigativo. I media, non essendo gestiti direttamente dal potere, tutelavano i cittadini dai suoi possibili abusi.

Con l’avvento del Web si è assistito, da parte dei media 'tradizionali', a un uso graduale del media ‘Web’.
Come ipotizzava il suo ideatore, in questo spazio inclusivo convergono, le informazoni delle anime ufficiali dei media alle informazioni prodotte da qualsiasi persona che usa i dispositivi Web. Una coesistenza, spesso, dai confini labili. Com’è avvenuto per il recente caso dell’immagine della morte di Osama Bin Landen, pubblicata da 'pinco pallino' sul Web e ripresa e pubblicata dai giornali di tutto il mondo (con rare eccezioni).
In questo caso il credulone Don Chisciotte ‘Media tradizionale’ infarcito di cultura link ha diffuso un’immagine falsa creando uno dei più grandi pasticci dell’informazione ufficiale.

In questo momento di totale smarrimento dell'informazione, serve un nuovo Cervantes che ci svegli da questa cultura dominante incapace di leggere la matericità di un’informazione.
Serve una nuova ecologia dei media, capace di osservare la nostra realtà dal vivo senza più copia incollarla dal Web.
Occorre un legame attivo dell’informazione con i luoghi.
Un uso dei piedi più che del mouse.
15 Maggio 2011
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6 commenti:

  1. Il walkshow e' andato decisamente bene. Ha funzionato bene anche il tuo spaesaggio al museo andersen. Presto vedrai in rete le foto e le riprese.
    Grazie

    RispondiElimina
  2. Ciao Qfwfq,
    felice del vostro spaesamento.
    Aspetto le news.
    Buondì,
    Salvatore D’Agostino

    RispondiElimina
  3. stralcio del mio commento su UrbExp
    Il format del walkshow nasce fondamentalmente per ricercare l’innovazione nell’utilizzo diverso di oggetti, ambiti e tecnologie: i whisper talk per condividere conoscenza, lo spazio urbano e i suoi mezzi di comunicazione per ospitare discussioni normalmente relegate in luoghi chiusi o comunque statici.
    La sfida del WS Architettura 2.0 doveva essere quella di parlare di architettura e del rapporto con il web 2.0 utilizzando la città come uno sfondo il più possibile neutrale rispetto al percorso della discussione.
    Doveva anche essere una tavola rotonda il più possibile aperta a tutti, una tavola rotonda costituita prevalentemente da “interventi dal pubblico”. Le emergenze architettoniche dovevano essere un fatto episodico, un momento di diversione incidentale, una pausa rispetto ad un dialogo principale.
    È accaduto il contrario.
    ......

    http://www.urbexp.it/walk-show-architettura-2-0-report/

    http://www.amatelarchitettura.com/2011/04/walkshow-architettura-20/

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  4. Qfwfq,
    aspetto di leggere una sintesi della passeggiata.
    A presto,
    Salvatore D'Agostino

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  5. Ho letto, e ascoltato il tuo intervento, il quale mi ha suscitato molto interessi ed interrogativi.
    Son d'accordo con te, sulla posizione che serva un nuovo Cervantes, anche se lo trovo quasi utopico, ma non per questo non ci spero. Sperare in un mondo più trasparente e meno capzioso rientra in una delle tante chimere che infaticabilmente non mi sono ancora stancato di inseguire.
    Trovo a sua volta molto allettante l'invito ad utilizzare più i piedi al posto del mouse, il quale porterebbe dei vantaggi molto al di sopra della semplice attività fisica.
    Colgo l'occasione per rimandare la tua attenzione a questo articolo, che trovo altrettando utile, non per forza per condividerlo o per trarne insegnamento, ma per trarne tuttavia un ennesimo spunto di riflessione.
    http://notizie.tiscali.it/articoli/collaboratori/bolelli/11/05/bin_laden.html

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  6. Paolo,
    grazie per il link .
    Il sonoro del mio intervento (non l’impietosa voce) si lega all’uso dei piedi.
    Sapevo che l’intervento sarebbe stato ascoltato all’interno del museo Andersen di Roma (premesso che non conoscevo il lavoro di Hendrik Christian Andersen – da studiare).
    Sapevo, perché sperimentato in altre occasioni, il possibile effetto di straniamento che i suoni urbani avrebbero causato se ascoltati in un interno.
    A tal proposito aspetto di leggere il resoconto di questo piccolo esperimento.
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

    RispondiElimina

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