12 maggio 2011

La casa è un'app per abitare?

di Salvatore D'Agostino

Stasera, secondo Diego Terna, sarò un corpo virtuale a Bergamo, alle ore 20 e 30, presso l'ex chiesa della Maddalena, via Sant'Alessandro 39d.

A chiacchierare sul tema: L'architettura immaginata, la casa è un'app per abitare?

Insieme a:
Diego Terna (organizzatore) moderatore della serata assieme a Ilaria Mazzoleni.
Fabio Fornasari, Oliviero Godi, Giovanni La Varra, Paolo Panetto e Pietro Valle; e come corpi virtuali, Marco Atzori, Marco Brizzi, Silvio Carta, Mario Gerosa, Tiago Giora, Stefano Mirti, Emmanuele Pilia, Luigi Prestinenza Puglisi, Ugo Rosa, Italo Rota e Luca Silenzi.

Ecco ciò che dirò:


Cos'è successo all'architettura durante la rivoluzione digitale?

Più che di rivoluzione digitale, parlerei di rivoluzione elettrica o meglio di era elettronica.
Il primo libro elettrico è stato ‘Lo Spleen di Parigi’ scritto tra il 1855 e il 1864 da Charles Baudelaire.
Il libro è una raccolta di appunti sulle sue incursioni notturne nella 'città delle luci', scrive Baudelaire «È soprattutto dalla frequentazione delle città smisurate, dell’incrociarsi dei loro innumerevoli rapporti che nasce questo ideale ossessionante».1

La virtualità influenza solo i media di produzione grafica o cambia la natura dello spazio architettonico?

Certo che la virtualità sta cambiando lo spazio architettonico, ma non saprei come. Ci vuole una particolare attenzione per cogliere tutte le variazioni di sfumature, dei cambiamenti che avvengono giornalmente sotto i nostri occhi.
Nicholas Carr a proposito della relazione tra macchina e scrittura racconta questo aneddoto: «Nel 1882 Friedrich Nietzsche comprò una macchina da scrivere. Aveva cominciato a perdere la vista, e tenere lo sguardo concentrato su una pagina stava diventando doloroso e stancante: spesso soffriva di spaventosi mal di testa. Scriveva sempre meno e temeva di dovervi rinunciare del tutto. La macchina da scrivere lo salvò. Una volta imparato a battere Nietzsche poté scrivere con gli occhi chiusi e le parole tornarono a fluire sulla pagina.
Ma la macchina ebbe anche un effetto più impalpabile. Un amico compositore notò un cambiamento di stile nella scrittura del filosofo: la sua prosa era ancora più scarna e telegrafica di prima. "Forse attraverso questo strumento passerai a un nuovo idioma”, gli scrisse l'amico in una lettera».2

La riflessione critica sull'architettura sta sfruttando l’approccio multimediale introdotto con l’avvento del web?

Anthony Hamelle in uno studio del novembre 2009, sulla nuvola dei contenuti Web e link dell'eurosfera, constata: «Particolarmente interessante è il caso italiano, che appare molto isolato, rinchiuso in se stesso, sostanzialmente disinteressato rispetto all'agenda dell’Unione e pesantemente incline alle opinioni personali piuttosto che alle analisi politiche».3
A me ha ricordato il rapporto di fine anno del CENSIS del 2007: «La società [ndr italiana] sembra adagiarsi in un’inerzia diffusa, una specie di antropologia senza storia, senza chiamata al futuro. Una realtà sociale che diventa ogni giorno una poltiglia di massa [...] che inclina pericolosamente verso una progressiva esperienza del peggio».4
La riflessione critica sull'architettura sta, colpevolmente o per arroganza, sfruttando il sottoscala di questa realtà Web e sociale.
Ma non vorrei sembrarvi apocalittico, poiché tra questa 'poltiglia di massa' c'è il latente critico, basta saperlo cercare tra gli spam.

Navigare su web implica uno spazio fisico?
[Video]

La casa è un'app per abitare?
[Video]

12 Maggio 2011
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Note:
Ringrazio Maurizio Romano per l'aiuto tecnico e Vivian Ostrovsky perché mi ha spalancato una finestra.

Charles Baudelaire, Lo Spleen di Parigi, Mondadori, Milano, 1992, p. 7
2 Nicholas Carr (traduzione italiana), Google ci rende stupidi, Internazionale 751, 4 luglio 2008
3 Salvatore D'Agostino, 0006 [BLOG READER] Bla, bla, bla...BLAG, Wilfing Architettura, 5 gennaio 2010. Qui
4 41° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2007. Qui

3 commenti:

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